Tempus fugit

Aperto da doxa, 03 Gennaio 2021, 17:55:58 PM

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doxa



Otto van Veen, "Allegoria del tempo", 1607, musée de l'hospice Comtesse, Lille (Francia)

La  frase "tempus fugit" (= "il tempo fugge") è spesso presente in cima agli orologi a pendolo,  negli orologi solari con lo gnomone o nelle meridiane  presenti sui muri di alcuni edifici.

Tradizionalmente il quadrante è accompagnato da un motto. Spesso è costituito da un gioco di parole, a volte è un'ammonizione che ricorda all'uomo il suo ineluttabile destino.

La locuzione latina "tempus fugit" deriva da un verso scritto nelle  "Georgiche", "Sed fugit interea fugit irreparabile tempus" (= "Ma fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo") (Virgilio, Georgiche, III, 284)




Il "tempus fugit" è anche una filosofia di vita paragonabile al  "Carpe diem".

L'antico poeta Orazio (65 a. C. – 8  a. C.) nell'undicesima ode del primo libro delle Odi (Carmina) dice alla ragazza: "Non cercare di sapere, o Leuconoe (saperlo non è lecito) quale fine gli dei abbiamo assegnato a me, quale a te .... sii saggia ! ... restringi in un ambito breve le lunghe speranze. Mentre noi parliamo, sarà già sparita l'ora, invidiosa del nostro godere. Cogli la giornata d'oggi e confida in meno possibile in quella di domani". 

E' inverno e sibila forte il vento. Raccolti nel tepore di una stanza, il poeta e Leuconoe (la fanciulla "dagl'ingenui pensieri" ) si godono il loro momento di intimità.  Leuconoe,  per passare il tempo, si dedica a calcoli astrologici per sapere se essi vivranno a lungo. Il consiglio dato dal poeta invece è quello di bere e godersi il presente, che è un attimo che non rivivranno mai più; da qui nasce l'espressione che ha reso celebre l'ode: "carpe diem".

L'attimo presente ? Ma cos'è il tempo ? Non è un attributo dell'universo.
Comprenderlo significa capire il prima, l'adesso e il dopo.

E' un espediente credere che esista il tempo. E' una modalità per separare gli eventi.

Noi viviamo l'eterno istante. Diciamo che il tempo scorre, ma è la nostra  mente che lo immagina scorrere.

L'unico tempo che riusciamo realmente a percepire è il presente.

Il passato  è affidato alla memoria ed il futuro lo affidiamo all'immaginazione. Sono rappresentazioni in connessione col presente.

C'è il tempo scandito dall'orologio e dal calendario e c'è il tempo psichico, che è soggettivo e variabile, lo crea la mente per distinguere il passato il presente e il futuro.

C'è anche il "tempo cristiano": la rivelazione giudaico-cristiana proclama che il tempo ha un inizio ed una fine.
Alla fine dell'anno 2013  papa Francesco propose questa riflessione: "La visione biblica e cristiana del tempo e della storia non è ciclica ma lineare, è un cammino che va verso un compimento. Un anno che è passato non ci porta a una realtà che finisce ma che si compie, è un ulteriore passo verso la meta che sta davanti a noi, una meta di speranza, felicità, perché incontreremo Dio, ragione di speranza e fonte di letizia".

Il tempo cristiano  non è storico ma escatologico, è rivolto verso un fine ultimo. Il passato e il presente hanno un senso che può essere scoperto solo in relazione all'incarnazione  del Figlio di Dio e al Giudizio finale.




Ipazia

Tempi ce ne sono tanti e ciascuno ha la sua unità di misura. Il tempo antropologico si misura con la durata della vita umana. Ed è quello cui allude Orazio nel "carpe diem". Invito sempre ottimo, che Epicuro argomentò magistralmente.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

doxa

Ipazia ha scritto
CitazioneTempi ce ne sono tanti e ciascuno ha la sua unità di misura.

Buongiorno Ipazia. Si è vero. Secondo gli psicologi sociali il nostro apparato psicologico e neurale è un pessimo valutatore del tempo oggettivo.

Lo psicologo  sociale statunitense Philip Zimbardo, (figlio di genitori italiani originari della Sicilia) ha effettuato delle ricerche in merito con la collaborazione dello psicologo John Boyd ed altri. I risultati li ha pubblicati nel suo libro titolato: " Il paradosso del tempo". Egli ha individuato sei orientamenti psicologici: 

orientamento psicologico positivo verso il proprio passato
:  gli individui con questo orientamento psicologico  ricordano il proprio passato con piacere e nostalgia;  amano la continuità nella propria famiglia ed i connessi  rituali, hanno  autostima  e sono socievoli. Non gradiscono i cambiamenti e le novità. Sono i cosiddetti "laudatores temporis acti" (lodatori del tempo passato; Orazio "Ars poetica"),  frequenti tra le persone anziane. Orazio critica tale orientamento, perché denota l' incapacità di accettare le innovazioni del presente e di adeguarsi al progresso.



Orientamento psicologico negativo verso il proprio passato
: è causato da esperienze traumatiche, dolorose, da ingiustizie e delusioni. Le persone comprese in questo tipo di orientamento psicologico tendono alla depressione, all'ansia e all'aggressività.  Chi rimane prigioniero del proprio passato rinuncia ad immaginare il proprio futuro in modo creativo, progettuale.



Orientamento psicologico edonistico verso il presente
:  come nei bambini, che trovano nel gioco il divertimento e la gratificazione. Gli adulti compresi in tale orientamento psicologico tendono all'amicizia, sono creativi ma possono avere scarso autocontrollo. I tossicodipendenti, o i borderline, sono orientati al presente-edonistico, agiscono in base a un istinto di piacere, vivono il presente e pensano poco alle conseguenze delle proprie azioni.



Orientamento psicologico fatalistico verso  il presente
:  l'individuo si affida al fato e pensa che tutto sia determinato dal caso. Tende ad essere ansioso ed aggressivo.



Orientamento verso il futuro con  progetti ed obiettivi
: è tipico di chi pensa che ogni mattina si debba pianificare la giornata e che rispettare le scadenze sia più importante del divertimento. Chi appartiene a questa categoria di solito è coerente  e perseverante, ed ha autocontrollo.  L'eccesso di programmazione può causare l'ansia, la competitività e l'asocialità.



Orientamento verso il futuro trascendentale
: come nei credenti una religione, in chi crede alla vita oltre la morte. In questo gruppo ci sono molte persone anziane.

Ipazia

Non mischierei tossici e fanciulli. Eraclito, che non era certo un borderline, alla fine concluse: "Il tempo è un fanciullo che gioca spostando i dadi: il regno di un fanciullo". Il regno di un fanciullo cresciuto è semmai il ricercatore, il cui tempo sta sospeso nel piacere della scoperta delle infinite combinazioni dei dadi universali. Avendone in cambio qualche sprazzo d'infinito, come per Leopardi.

Zimbardo sovrappone il tempo dell'orologio (costante neppure lui come insegna Einstein: povera oggettività !) al tempo della vita. La gaia scienza, con le grandezze corrette da Protagora, è di là da venire e chissà mai se arriverà. Nel mio micro spaziotempo ci provo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Secondo me, l'essenza di ogni aspetto della nostra vita, quindi anche del tempo, è il suo valore.

Il valore di qualsiasi cosa è il suo autentico essere.

Di modo che l'essere è lo stesso valore che diamo.
E noi altro non siamo che quello stesso valore. Siamo ciò che amiamo...

Il tempo è emblematico.

Se per esempio paragoniamo un momento di autentico amore, con una durata infinita ma senza amore.

Questa immortalità sicura ma vuota mi suscita orrore. Non vale nulla, rispetto a quel solo attimo di beatitudine.

Cos'è allora l'eternità?

Non è proprio in quel istante, dove tutto di compie?
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

L'amore appartiene integralmente al tempo antropologico di cui è l'estensione più imponente e densa.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

niko

Io tendenzialmente parto da una definizione negativa del tempo: il tempo è quella cosa per cui le cose non accadono simultaneamente. E una sorta di filtro della realtà, tale per cui, se si immagina di toglierlo, tutto avviene insieme. Lo spazio dell'istante è incompenetrabile, infatti nell'istante, i solidi devono occupare sezioni diverse di spazio; viceversa, in un singolo quanto di spazio considerato attraverso il tempo i solidi possono sovrapporsi, ovvero, tolto uno, posso mettere nello stesso posto un altro.


Così esco subito da ogni presentismo: mi sembra reale e corrispondente al vero il fatto che le cose non accadano simultaneamente, dunque il tempo esiste. La condizione della sovrapposizione dei solidi è il loro movimento, e il loro movimento necessita di tempo.


Per recuperare anche solo un'immagine di presentismo, che poi vero presentismo non è, ho bisogno dell'infinito atomistico Democriteo, in cui gli atomi cadono e cadono in ogni direzione perché nell'infinito non c'è il basso, quindi l'assenza di una direzione di caduta, genera la possibilità di ogni direzione di caduta per gli atomi.


Ora, gli atomi si aggregano nell'infinito generando più mondi, di cui io ne vedo e ne conosco la piccolissima parte di uno. Per trovare anche solo un abbozzo di presentismo coerente, cioè di nuovo sistema che tolga dal vecchio sistema la variabile tempo e faccia accedere tutte le cose simultaneamente, devo immaginare l'immensità dell'infinito che non vedo, e gli altri mondi. E' ovvio che in questo mondo non c'è un'armonia o una correlazione causale per cui gli eventi possano accadere simultaneamente, ma viceversa c'è un'armonia e una correlazione causale per cui, nel senso in cui ho spiegato prima, esiste il tempo.


La simultaneità potrebbe derivare da un'armonia casuale, ma che prima o poi nell'infinito ricorre, tra più mondi, due o più, ovvero l'infinito può ospitare infiniti mondi sostanzialmente e destinalmente identici tra di loro ma anche temporalmente sfasati tra di loro, per cui è all'infinito che il tempo non passa, perché il passato del mondo a è il presente del mondo b e il futuro del mondo a è il presente del mondo c, ovvero io posso pensare il mondo come contenuto in un unico istante solo se riesco a figurarmi tutti gli intervalli di tempo come intervalli di spazio, e questo è ovvio che non riesco a farlo nel mondo che cade sotto i miei sensi e sotto la mia conoscenza, perché in questa parte conosciuta di mondo vi sono le sovrapposizioni e gli eventi irreversibili, ma naturalmente non si può escludere che all'infinito ciò che esiste nella mia memoria esiste anche altrove, e ciò che esiste nella mia aspettativa esiste anche altrove, con una somiglianza tale da avere una sovrapponibilità e un'identità di esperienza se io vivessi in tale altrove.


L'infinito potrebbe avere una varietà tale da restituirmi istantaneamente il tempo come spazio, posto sempre che il tempo sia ciclico e che non abbia una gradualità di variazione altrettanto infinita. In questa infinità ci sarebbe ancora movimento e scambio posizionale, ma non più irreversibilità degli eventi e cambiamento: ci sarebbe una regione di spazio molto più grande del singolo mondo, che comprende abbastanza mondi da contenere la storia del mondo, i cambiamenti locali dei singoli mondi sarebbero irrilevanti e gli eventi del tempo potrebbero sempre e comunque esistere senza sovrapporsi, quindi avendo quella che noi comunemente consideriamo un'esistenza istantanea, in cui ogni cosa occupa una ben definita posizione.


Ma finché la memoria del passato e l'aspettativa del futuro restano puramente mentali, e non ho prova degli altri mondi in cui i contenuti empirici di tale memoria e tale aspettativa esistono materialmente a distanza, fino a prova contraria per me il tempo esiste.


La versione animica del tempo, per cui il futuro non sarebbe che immaginazione, e il passato memoria, ha il problema che questa immaginazione, del futuro, influenza le mie decisioni, dal momento che parto dal presupposto di avere libero arbitrio, e a seconda di come mi immagino il futuro agisco in un modo o in un altro nel presente, quindi è un'immaginazione retro attiva che produce effetti sul presente, poi come sia ante-attiva la memoria, e produca effetti sul presente lo sanno tutti, quindi se il futuro è immaginazione, non è solo immaginazione, un'immaginazione innocua, e se il passato è memoria, non è solo memoria, una memoria non produttiva di effetti; dunque ciò che può condizionare il presente esiste, anche se non nel presente.


E penso anche che il tempo sia ciclico perché infinito, quindi se io esisto nell'infinito, l'infinito passato non mi ha impedito di esistere, emergo dall'abisso del tempo da cui se dovessi trapassare un'infinità di attimi tutti separati e tutti diversi tra di loro non dovrei proprio emergere, quindi devono esistere cause generiche (coestese a tutto il tempo, e non singolari in un solo punto del tempo) della mia esistenza, che anche se non esistono propriamente nel presente, condizionano il presente, e così vale per tutto, tutto quello che vediamo emerge dall'infinito, quindi la sua esistenza, non solo attuale, ma anche genericamente considerata, non è in linea di principio incompatibile con l'infinito, esprime una possibilità combinatoria che non si esaurisce per il solo fatto di essersi localmente o una sola volta verificata.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

iano

#7
Lo spazio divide le cose e il tempo gli eventi , che sono due modi, complementari , di classificare ciò  che percepiamo.
Il tempo quindi ha la stessa consistenza incerta dello spazio.
Non mi sembra saggio farsi mettere ansia da un pur utile escamotage percettivo.
E'un po' come avere paura dei fantasmi.
Qualunque attrezzo è progettato per fare qualcosa di preciso , ma poi si riesce sempre a farci altro, non sempre di buono , come farsi venire l'ansia per il tempo che fugge, cosa che produce atteggiamenti parossistici.
Tipo quello che ,,,prima di morire voglio girare il mondo.
Avete presente la storia di quello che avendo un appuntamento con la morte prova a fuggire su un cavallo veloce, senza la quale fuga non sarebbe riuscito a giungere puntuale all'appuntamento.
In un modo o nell'altro l'appuntamento non lo mancheremo , ma a che serve agitarsi ?
Meglio mettersi comodi e bere qualcosa.
Una parte di spazio e una di tempo, mescolato , non agitato.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''