TECNICHE DI PERSUASIONE, PALESI ED OCCULTE

Aperto da Eutidemo, 28 Ottobre 2016, 08:36:49 AM

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Eutidemo

Bisogna riconoscere che le TECNICHE DI PERSUASIONE, PALESI ED OCCULTE messe in atto da parte dei fautori del SI' al REFERENDUM COSTITUZIONALE, sono davvero degne di nota.
1) TECNICHE DI PERSUASIONE PALESI
Parlo della SCHEDA, che costitituisce il primo esempio nella storia di una scheda di voto, sulla quale è spiegato esplicitamente "COME" bisogna votare.
Ed infatti, storicamente, molte volte i risultati dei  "referendum" e dei "plebisciti" sono stati alterati "a monte"con la forza, o "a valle" con i brogli nel conteggio delle schede; ma la furbesca soluzione (tutta toscana) di spiegare "per cosa bisogna votare", sulla scheda stessa, costituisce una NOVITA' STORICA assoluta!
Ed infatti, secondo i sondaggi, circa il 20% dei votanti si reca alle urna non "indecisa", bensì "completamente disinformata" su cosa va a votare (che è cosa ben diversa); per cui tale 20% si basa solo sul tenore del quesito, e di fronte a una scheda che spiega che votando SI' si risparmia (vero o meno che sia), è OVVIO che si voterà SI'.
2) TECNICHE DI PERSUASIONE OCCULTE
Ma, recentemente, si è ricorsi ad una forma di "persuasione occulta" davvero sottile: mi riferisco al dibattito RENZI / DE MITA, che ierisera Enrico Mentana ha preannunciato.
Ed infatti, quale che sia l'esito del dibattito, è ovvio "già da prima" che il NO perderà comunque  MOLTI consensi (secondo i sondaggisti, "a prescindere", un sicuro 5%/10%); e questo, perchè è "sondaggisticamente"appurato che la figura di De Mita, ormai, suscita solo una pregiudiziale e diffusa ostilità nel pubblico degli ascolatori..."qualunque cosa egli dica" (sebbene sia indubbiamente un bravo parlatore).
Ammesso che siano necessari i sondaggi per capirlo.
E' ovvio!
Per cui, bisogna riconoscere che si tratta di una MOSSA DAVVERO MOLTO ASTUTA, perchè, rispettando scrupolosamente la "par condicio", si mette però in scena un confronto che IN OGNI CASO, favorirà scorrettamente il SI'; e nessuno avrà modo di eccepire nulla, almeno a livello formale.
Ma a me, questi subdoli espedienti, inducono sempre di più a votare NO...perchè tanta subdola "subornazione" dei votanti, mi preoccupa alquanto, pensando al futuro!

baylham

Hai sostanzialmente ragione.

Come era facilmente immaginabile l'informazione pubblica che dovrebbe limitarsi a ricordare ai cittadini l'appuntamento referendario è stata trasformata in uno spot a favore del si sfruttando l'ingannevole quesito referendario.
Vedere quest spot pubblico dopo quello del PD in televisione lascia veramente la cattiva impressione di essere di fronte a dei bari.

Il confronto con De Mita mi richiama immediatamente uno slogan pubblicitario: ti piace vincere facile.

Piccole differenze, furbizie, che determinano i bivi della storia.

Comunque personalmente sono abituato a sentirmi e far parte di posizioni politiche minoritarie e spesso perdenti.







acquario69

questo pero denota pure quanto siamo arrivati in basso,se una cifra consistente di persone si lascia abbindolare da queste suggestioni (e chissa quante altre,prima di arrivare alle urne!)..significa appunto che si "decide" solo per sensazioni a pelle. 

siamo ai livelli del cane di pavlov!  :(

Eutidemo

Citazione di: acquario69 il 28 Ottobre 2016, 13:40:54 PM
questo pero denota pure quanto siamo arrivati in basso,se una cifra consistente di persone si lascia abbindolare da queste suggestioni (e chissa quante altre,prima di arrivare alle urne!)..significa appunto che si "decide" solo per sensazioni a pelle.

siamo ai livelli del cane di pavlov!  :(


Hai ragione.
I seguaci della "Nuova Scuola di Francoforte", ed in particolare Habermas Apel, sostengono che chiunque partecipi ad un dibattito "razionale", dovrebbe implicitamente riconoscere alcune pretese universali di validità:
1) Giustezza (Richtigkeit): ogni dialogante deve rispettare le norme della situazione argomentativa (ad esempio, ascoltare le tesi altrui o ritirare le proprie, qualora si siano dimostrate false);
2) Verità (Wahreit): ogni dialogante deve formulare enunciati esistenziali appropriati;
3) Veridicità (Wahrhaftigkeit): ogni dialogante deve essere sincero e convinto dei propri asserti;
4) Comprensibilità (Verständlichkeit): ogni dialogante deve parlare in modo aderente al senso e alle regole grammaticali.
Come mai questo, in pratica (anche per me) è così difficile, e spesso, senza neanche accorgermene, ricorro infingardamente a qualcuno degli stratagemmi dialettici così bene descritti da Schopenauer?
Ritengo che ciò, in buona parte, dipenda da un conflitto tra "intelletto" e "conformazione cerebrale" umana.
Ed infatti, Amodio, distingue e definisce due diversi processi mentali che contribuiscono a sviare un processo di giudizio "razionale" alla stregua di cui sopra:
1) Il PREGIUDIZIO, che  lui definisce come la disposizione d'animo nei confronti di una persona, formatasi considerando esclusivamente l'appartenenza della persona in esame ad un determinato gruppo (un'etnia, un genere, un orientamento sessuale, un partito politico, una tifoseria ecc.); per cui, per quanto costui possa razionalmente esporre le sue tesi, noi siamo "istintivamente" e "inconsapevolmente" portati a respingerle.
Ma il "pregiudizio" non è una categoria solo filosofica, bensì emintemente "neurologica"; esso, infatti, è caratterizzato da una forte componente emotiva e trova le sue basi neurali in quelle aree più antiche del nostro cervello, condivise con i rettili e i mammiferi inferiori e facenti parte del sistema limbico e dei gangli della base, sedi delle reazioni emotive e istintive. 
Tale tipo di reazioni, sono direttamente "visibili" col "neuroimaging", per mezzo del quale, (anche tramite PET, fMRI, NIRSI e SPECT) si possono "vedere" in un monitor i cambiamenti nel flusso ematico locale, legato all'aumento di attività cellulare e quindi neuronale; in questo caso specifico l'AMIGDALA, una piccola ma complessa struttura sottocorticale coinvolta nel processamento degli stimoli paurosi e nei comportamenti di attacco-fuga, gioca un ruolo decisivo.
Usando un test chiamato IAT (Implicit Association Task), è stato per esempio dimostrato come i bianchi siano più lenti ad associare parole positive ed approvazione, davanti a volti afro-americani piuttosto che a volti caucasici.
Ma lo stesso discorso vale in qualsiasi altro ambito.
Io stesso ho sperimentato che, premettendo ad un discorso "neutro" la mia (vera o simulata) "etichetta politica", i miei argomenti venivano più facilmente accolti da chi si identificava in quella etichetta, rispetto a chi la avversava; e, questo, a prescindere dal "merito" del discorso, che, come ho detto, era privo di specifiche colorazioni politiche.
2) Lo STEREOTIPO, invece, è un insieme di attributi, come tratti personali (es. disonesto) o caratteristiche circostanziali (es. povero), assegnati ad un gruppo (es. immigrati) sulla base della cultura e/o della società
Ora, se il pregiudizio rappresenta la componente emotiva della categorizzazione, lo stereotipo ne rappresenta la componente cognitiva: quest'ultimo ha una natura semantica, più che neurologica, e, cioè non nasce da una reazione subconscia e difficilmente controllabile, bensì da un processo di apprendimento formatosi nel tempo. 
Ed infatti, questa differenza si riflette anche nel cervello: mentre il pregiudizio condivide il substrato neurale con la paura e le reazioni istintive agli stimoli pericolosi, lo stereotipo viene codificato nelle aree neurali di più recente evoluzione, ossia nella neocorteccia. Studi di risonanza magnetica funzionale mostrano che le strutture dei lobi temporali implicate nella formazione e nella memorizzazione di concetti sono le stesse implicate nella "stereotipizzazione": come impariamo che un tavolo ha quattro gambe e un piano,  cosi impariamo ad associare determinate caratteristiche ad una persona appartenente ad un certo gruppo.
Ed anche tale tipo di reazione, se ben ricordo (ma dovrei verificare), è visualizzabile in un monitor con il "neuroimaging".

acquario69

Citazione di: Eutidemo il 29 Ottobre 2016, 06:15:46 AM
Hai ragione.
I seguaci della "Nuova Scuola di Francoforte", ed in particolare Habermas e Apel, sostengono che chiunque partecipi ad un dibattito "razionale", dovrebbe implicitamente riconoscere alcune pretese universali di validità:
1) Giustezza (Richtigkeit): ogni dialogante deve rispettare le norme della situazione argomentativa (ad esempio, ascoltare le tesi altrui o ritirare le proprie, qualora si siano dimostrate false);
2) Verità (Wahreit): ogni dialogante deve formulare enunciati esistenziali appropriati;
3) Veridicità (Wahrhaftigkeit): ogni dialogante deve essere sincero e convinto dei propri asserti;
4) Comprensibilità (Verständlichkeit): ogni dialogante deve parlare in modo aderente al senso e alle regole grammaticali.
Come mai questo, in pratica (anche per me) è così difficile, e spesso, senza neanche accorgermene, ricorro infingardamente a qualcuno degli stratagemmi dialettici così bene descritti da Schopenauer?
Ritengo che ciò, in buona parte, dipenda da un conflitto tra "intelletto" e "conformazione cerebrale" umana.
Ed infatti, Amodio, distingue e definisce due diversi processi mentali che contribuiscono a sviare un processo di giudizio "razionale" alla stregua di cui sopra:
1) Il PREGIUDIZIO, che  lui definisce come la disposizione d'animo nei confronti di una persona, formatasi considerando esclusivamente l'appartenenza della persona in esame ad un determinato gruppo (un'etnia, un genere, un orientamento sessuale, un partito politico, una tifoseria ecc.); per cui, per quanto costui possa razionalmente esporre le sue tesi, noi siamo "istintivamente" e "inconsapevolmente" portati a respingerle.
Ma il "pregiudizio" non è una categoria solo filosofica, bensì emintemente "neurologica"; esso, infatti, è caratterizzato da una forte componente emotiva e trova le sue basi neurali in quelle aree più antiche del nostro cervello, condivise con i rettili e i mammiferi inferiori e facenti parte del sistema limbico e dei gangli della base, sedi delle reazioni emotive e istintive.
Tale tipo di reazioni, sono direttamente "visibili" col "neuroimaging", per mezzo del quale, (anche tramite PET, fMRI, NIRSI e SPECT) si possono "vedere" in un monitor i cambiamenti nel flusso ematico locale, legato all'aumento di attività cellulare e quindi neuronale; in questo caso specifico l'AMIGDALA, una piccola ma complessa struttura sottocorticale coinvolta nel processamento degli stimoli paurosi e nei comportamenti di attacco-fuga, gioca un ruolo decisivo.
Usando un test chiamato IAT (Implicit Association Task), è stato per esempio dimostrato come i bianchi siano più lenti ad associare parole positive ed approvazione, davanti a volti afro-americani piuttosto che a volti caucasici.
Ma lo stesso discorso vale in qualsiasi altro ambito.
Io stesso ho sperimentato che, premettendo ad un discorso "neutro" la mia (vera o simulata) "etichetta politica", i miei argomenti venivano più facilmente accolti da chi si identificava in quella etichetta, rispetto a chi la avversava; e, questo, a prescindere dal "merito" del discorso, che, come ho detto, era privo di specifiche colorazioni politiche.
2) Lo STEREOTIPO, invece, è un insieme di attributi, come tratti personali (es. disonesto) o caratteristiche circostanziali (es. povero), assegnati ad un gruppo (es. immigrati) sulla base della cultura e/o della società.
Ora, se il pregiudizio rappresenta la componente emotiva della categorizzazione, lo stereotipo ne rappresenta la componente cognitiva: quest'ultimo ha una natura semantica, più che neurologica, e, cioè non nasce da una reazione subconscia e difficilmente controllabile, bensì da un processo di apprendimento formatosi nel tempo.
Ed infatti, questa differenza si riflette anche nel cervello: mentre il pregiudizio condivide il substrato neurale con la paura e le reazioni istintive agli stimoli pericolosi, lo stereotipo viene codificato nelle aree neurali di più recente evoluzione, ossia nella neocorteccia. Studi di risonanza magnetica funzionale mostrano che le strutture dei lobi temporali implicate nella formazione e nella memorizzazione di concetti sono le stesse implicate nella "stereotipizzazione": come impariamo che un tavolo ha quattro gambe e un piano,  cosi impariamo ad associare determinate caratteristiche ad una persona appartenente ad un certo gruppo.
Ed anche tale tipo di reazione, se ben ricordo (ma dovrei verificare), è visualizzabile in un monitor con il "neuroimaging".

grazie per i preziosi chiarimenti.

indubbiamente credo nessuno può sentirsi escluso da questo conflitto..io pero' ci metto un pero'  :)  che proverò a spiegare all'ultimo

intanto mi viene da pensare che sulle pretese universali di validità (che condivido) avrei come l'impressione che nei dibattiti,sopratutto mediatici,vengano più o meno tutti e a diversi livelli,diciamo camuffati

giustezza 
spessissimo le tesi altrui non vengono nemmeno ascoltate,oppure succede che non si lascia finire di parlare l'interlocutore,interrompendolo ogni volta,magari facendo pure la voce grossa oppure infilando dentro un discorso che non rientra nell'argomento stesso,facendolo pero passare idoneo e/o coerente al medesimo.

verita
secondo me andrebbe già premesso che su questa parola in genere suscita l'orticaria solo a sentirla :) e già questo secondo me ne compromette sin dall'inizio le "basi" (purtroppo)
e poi mi chiedo; ma in un mondo dove ormai tutto viene mercificato,contabilizzato,utilizzato,calcolato,insomma disumanizzato,che cognizione dell'esistenza stessa si può ancora avere? ..e a quel punto che verita può esserci se l'esistenza e' diventata qualcos'altro?

veridicita
io credo che si e' sinceri quando ci si conosce davvero a fondo,perché a quel punto la falsita non può più esserci e la veridicità trova la sua ovvia coincidenza,essendo questa una ed unica...ma se mancano tali premesse meglio descritte nel punto due,allora la faccenda diventa impossibile (secondo me) ...e purtroppo ancora

comprensibilita
l'aderenza al senso credo che poi dipenda da tutti e tre i punti precedenti...ma se ritieni diversamente mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi

..ritornando al pero' iniziale
non e' facile ma provo a spiegarlo lo stesso :)

intelletto e conformazione cerebrale sono la stessa cosa?
io non ne sarei così sicuro,anzi..
l'intelletto e' trascendente,il cervello invece e' solo lo "strumento" che ci consente di essere razionali sul piano fenomenico. (infatti e come hai fatto notare anche tu sopra e' soggetto spesso a interpretazioni falsanti quali il pregiudizio e lo stereotipo,dovuto pure alle contingenze stesse,credo può capitare benissimo)
l'intelletto essendo trascendente coincide con la Verita,non so se sia appropriato il paragone ma,almeno così mi sembra,e' un po la stessa cosa che hai spiegato poco fa in un altro post;

In effetti Pippo, tecnicamente, non è un sogno di "qualcun altro"...cioè di un altro Pippo (o di una farfalla), ma, semmai, è ' un IO individuale sognato dal suo più intimo SE' universale; figurativamente, si potrebbe dire che sia un'onda che si crede mare.
Non è che l'"onda" (l'io individuale) non esista; ma esiste solo "sub specie" di "onda"...finchè si intestardisce a non capire che la sua vera sostanza è il mare.
E ciò che lo frena è soprattutto la sua illusoria "volontà" individuale, che gli impedisce di prendere consapevolezza di quello che realmente "è": è "Lui", ma non è "lui".

detto in altre parole:
l'intelletto si "ricollega" simultaneamente al SE',mentre il cervello "produce" l'IO. 

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