Sul "sovranismo"

Aperto da 0xdeadbeef, 23 Giugno 2018, 16:42:28 PM

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0xdeadbeef

Citazione di: paul11 il 26 Giugno 2018, 23:26:44 PM
in fondo avete ognuno le proprie giuste ragioni.
Ma dobbiam sapere che sovranità ed economia sono mutati concettualmente dopo nemmeno un secolo, per riconfigurazione
sostanziale, direi fisica dell'economia e direi anche virtuale ancora dell'economia stessa.

Fisica perchè oggi l'economia è pura convezione.Sembra paradossale

Ciao Paul11
A mio parere le tue considerazioni rientrano nel discorso che facevo sulla globalizzazione. Che "inizia" (...)
nel 1989 con l'accordo Reagan-Thatcher sulla libera circolazione di capitale.
Al capitale sono seguite le aziende "fisiche", con la cosidetta "delocalizzazione", ed infine le persone con una
emigrazione di massa mai vista prima.
Tutto ciò è quindi frutto di una precisa decisione politica, che è stata presa sulla base di una precisa
ideologia (quella di un mercato che dev'essere "libero" in quanto capace di autoregolarsi da sè per il meglio).
Non sono quindi d'accordo laddove affermi che: "non esiste una teoria economica superiore alle altre - l'economia
è pura convenzione". A mio parere la teoria economica "dominante" (e che certamente aspira ad essere considerata
superiore alle altre) è quella che a me piace chiamare "mercatismo", per distinguerla dal liberalismo di matrice
classica. Ed essa trae i suoi fondamenti dalla dottrina di Von Hayek e della Scuola Marginalista (tant'è che
la Thatcher considerava Von Hayek sua "musa ispiratrice").
Non vedo dunque, se la realtà è vista attraverso la "lente mercatista", nessun paradosso e nessun assurdo.
Mi sembra, anzi, che certe dinamiche che descrivi siano in tutto e per tutto in linea con i dettami di
quella ideologia.
E' del resto verissimo che l'economia è "mutata concettualmente". Già Max Weber parlava del capitalismo come
di una "gabbia d'acciaio" in cui i soldi servono ormai solo a fare altri soldi. Egli cioè già notava una
specie di "mutamento genetico" del liberalismo classico, nel quale il potere politico ancora aveva la
bacchetta di comando sull'economia.
Non più adesso (e solo adesso si chiarisce ciò che Weber aveva solo intuito); perchè adesso il "mercatismo"
è l'estensione della sfera economica ad ogni dove, e quindi anche nella sfera che prima era di pertinenza
della politica.
Non certo indifferente a questo processo è la "volontà di potenza", che Severino descrive come lo strumento
atto al fine di possedere ancor più potenza (ecco, a parer mio, l'analogia con i "soldi e che servono a fare
altri soldi" di Weber).
Un mezzo che, dunque, diventa anche fine: in ciò consiste il "mutamento genetico" del capitalismo e dell'
economia in genere.
Ma su quest'aspetto ci sarebbe parecchio da dire.
saluti

paul11

#16
ciao Mauro(Oxdeadbeef),
non capisco come e dove hai dedotto quanto da te esposto in base al mio post precedente.

La sovranità e l'economia non sono scoperte della modernità. Semmai sono invenzioni teoriche dentro un tempo che era l'industrializzazione che ha portato al capitalismo quasi immediatamente.
L'omeostasi di qualunque cellula vegetale e animale, il loro equilibrio energetico, rappresentano il dato pratico di come un vivente possa sussistere .Questo per me è la "vera" teoria economica da dedurre.
L'economia nella teoria moderna è una favola politica,perchè l'agente umano è teorizzato come puro edonismo utilitaristico e persino menefreghistico e cinico nei confronti del  prossimo.Se una cellula se ne fregasse del tessuto come insieme di cellule, e se ogni organo e nostro apparato si comportasse in maniera egoistica, come potrebbe sussistere il corpo umano ,nel nostro caso?
Von Hayek fa pura apologia della sua ideologia.Lui parla da dentro un sistema che è già connaturato capitalisticamente, ma non funzionerebbe in una economia non capitalistica egoistica e cinica. e competitiva.
La teoria marginalista fu aspramente criticata in maniera perspicace da Sraffa in una lettera inviata a Keynes.

O si attaccano le fondamenta e i paradigmi di una teoria, o semplicemente la si aggiusta.L'ha attaccata a modo suo Marx, e poi...........
il niente.
Oggi siamo nella situazione che le le ve del governo economico utilizzate da banche centrali e Stati, non danno più gli stessi effetti.E' come se un farmaco, come gli antibiotici ,non riuscissero più a combattere i batteri che hanno mutato il dna.
La configurazione attuale di un economia enorme come mole di denaro, come velocità degli scambi e come rottura del concetto di luogo geografico, ha mutato i concetti politici tra cui la sovranità.
Molte teorie politiche nelle sue sfumature si sono adattate ,persino un "marxismo"( si fa per dire) internazionale ormai appoggia la globalizzazione.
Quando ad esempio  il PD ripete come un mantra che l'italia si sta isolando dalla comunità internazionale in realtà in parte dice davvero ciò che sostiene l'attuale sinistra internazionale, ed ecco l'appoggio ai migranti.
Perchè si sostiene che lo Stato, di solo qualche decennio fa, è inesorabilmente mutato e le resistenze sovraniste sono pure utopie, persino perdite di tempo, perchè il trend globale è verso l'equilibrio globale, impossibilitato da gestire da parte di piccoli Stati, ma solo da Unioni, Blocchi, con trattati accordi bilaterali, trilaterali, ecc.
Attenzione non è detto che questo sia il mio pensiero, ma questa teoria ha una logica e sta nell'impossibilità nel medio periodo da parte di qualunque Stato singolo di resistere al cambiamento globale.
Per questo ho descritto come mutano i rapporti investimenti= lavoro= reddito= profitto,ecc.
Le vecchie regole ad esempio la politica degli investimenti non regge se non è finalizzata e studiata bene; le cosiddette politica a "pioggia" di denaro sono definitivamente finite in soffitta.Se un tempo 1 milione di euro di investimenti produttivi equivalevano a 100 posti di lavori nuovi, oggi ne vale 1 sì e no.Finirà sul lungo periodo persino il concetto e pratica del tempo di lavoro= salario/stipendio.Noi siamo già in un tempo in cui i l senza lavoro è un dato di fatto, non è più un'anomalia, Nelle teorie economiche è impossibile la piena occupazione, persino la corruzione e il lavoro  nero sono contemplate nelle teorie, in quota parte e dentro tolleranze percentuali,  sono dentro il sistema di mercato e servono a mantenere gli equilibri economici di costi e prezzi.
Ma il sistema "mondo" non è uno spazio infinito, questa è la teoria di una certa sinistra attuale, quando il mercato raggiungerà tutte le latitudini, il problema a quel punto saranno 6-7-8 miliardi di persone, non i 60 milioni di italiani, o di francesi o di tedeschi,perchè il lavoro è globale e i contratti di lavoro per certe funzioni prevedono spostamenti "migrazioni", globali.
Nessun diritto del lavoro locale, nessun sindacato dei lavoratori locale, può resistere all'impeto della velocità del cambiamento.
Quì siamo nel"adattati o muori".
Ora, può il concetto di sovranità esistere, sussistere e resistere alla velocità degli squilibri del mutamento?
Nel lungo periodo la mia risposta è assolutamente no, lo Stato attuale uscito dalla storia della modernità per come era ,sarà solo un ricordo, una memoria storica.
Il mio parere è cercare di capire come si potrà vivere, quali spazi e tempi di vivibilità dei singoli, di comunità possono e mio parere, devono comunque continuare a sussistere: ne va della nostra identità.
Perchè è altrettanto chiaro che essendo ormai spuntati tutti gli strumenti di resistenza,di difesa al globalismo economico, con una perdita storica ovunque del pensiero sociale  storico, andremo a governi mondiali, (le attuali frantumazioni sono solo passaggi di tempo...)in un sistema,dove se non mutano queste teorie dell'agente economico umano cinico ed egoistico, l'uomo sarà un concetto di consumo,di reddito, dove la parte umana che ci caratterizza sarà un orpello, un'anomalia,da eliminare, nella massa di obbedienti e cretini di un prossimo futuro.

viator

Salve. Per Paul11 : Io la vedo semplice :L'evoluzione del mondo inanimato prima, di quello animato non umano poi, di quello umano ancora dopo e fino all'attualità (e non si capisce cosa dovrebbe cambiare in futuro, ci piaccia o ci dispiaccia) è consistita in una progressiva complicazione dei fattori dell'esistenza.

Il senso di tale andamento, sempre secondo me, è costituito dalla tendenza del mondo a riprodurre continuamente copie "di riserva" dei suoi aspetti un modo che se una parte di essi andasse persa, si potrebbe ricominciare da quello che rimane. Si chiama "istinto di sopravvivenza", in questo caso riferito all'intero esistente.

All'interno di una simile dinamica il singolo componente diventa sempre meno essenziale. Ciò vale ovviamente anche per le individualità umane.

Gli individui verranno sempre più utilizzati (dal mondo fisico, attraverso tutti i suoi meccanismi e tutte le sue componenti - delle quali fanno parte anche le società umane, il capitalismo, la globalizzazione etc:) per costruire super-organismi collettivi (hai presente certe società di insetti ?) che possiederanno una loro propria intelligenza e logica ULTRAINDIVIDUALI.

Naturalmente la cosa per noi ed oggi è quasi incomprensibile e sicuramente inaccettabile. Resta solo da augurarsi che io mi sbagli. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

0xdeadbeef

Citazione di: paul11 il 27 Giugno 2018, 22:32:04 PM
ciao Mauro(Oxdeadbeef),
non capisco come e dove hai dedotto quanto da te esposto in base al mio post precedente.



Ciao Paul11
C'è evidentemente stato un malinteso. Per parte mia mi sembrava di aver capito che, con quel tuo: "l'economia
è pura convenzione" volessi dire che non esiste nessuna teoria economica (laddove io sostengo che la teoria
economica dominante è quella dell'"ordine spontaneo" di Von Hayek).
Su questo punto vorrei però capire e capirti un pò meglio. Perchè dal punto di vista dell'"ordine spontaneo"
(che chiaramente non è il mio, ma questo penso lo si sia capito) non esiste proprio nessuno degli assurdi o
paradossi di cui parlavi.
Il denaro virtuale "serve", a me pare con ogni evidenza, ad espandersi nella finanza senza l'impiccio
dell'inflazione che un conio reale di denaro comporterebbe (e l'espansione, dicevo, è forse la caratteristica
più spiccata che connota l'economia capitalistica).
Lo stato che, dicevi, rischia di diventare un uovo vuoto non è un "assurdo", e non lo è perchè, appunto,
l'espansione capitalistica (mercatistica), se lasciata fare, non può che travolgere confini e frontiere.
Non so, dicevo che a me queste dinamiche mi paiono in tutto e per tutto in linea con l'ideologia dominante
dell'"ordine spontaneo" (che è, allo stesso tempo, ideologia economica E politica - per il fatto, cui appena
ho accennato, della "mutazione genetica" e della trasformazione dei mezzi in scopi).
E vengo alla, per così dire, "domanda capitale": "può il concetto di sovranità esistere, sussistere e resistere,
alla velocità degli squilibri del mutamento?"
Sulla base di quanto dicevo vi sarà sempre una "sovranità" che è, in ultima istanza, politica. Ma mi sembra ovvio
tu stia parlando della sovranità statuale, della sovranità "politica" così come l'abbiamo sempre intesa.
Non lo so. Già l'analisi circa le dinamiche della contemporaneità è molto complessa. Ancor di più lo è la
previsione sugli sviluppi futuri.
Mi sento di poter dire che, sicuramente, c'è un "risveglio" che solo pochi anni fa era impensabile. Non sto
parlando dei meri risultati elettorali o dei governi che si sono formati; mi sembra di avvertire come una
maggior consapevolezza che "tutto questo" (ciò che succede nel suo insieme) sia essenzialmente dovuto al
modello economico dominante. E non mi sto riferendo solo al nostro paese.
Sicuramente vi influisce il maggior grado di istruzione; solo pochi anni fa la gente andava regolarmente dietro
la bandierina di un certo colore senza porsi nessuna domanda.
Ripeto, non facciamoci fuorviare da eventi che, magari, potrebbero essere contingenti e domani sparire.
Guardiamo piuttosto gli eventi dell'attualità come a dei "segni" che magari stiamo malinterpretando; ma che
forse indicano che qualcosa di profondo sta veramente cambiando.
saluti

InVerno

Citazione di: paul11 il 27 Giugno 2018, 22:32:04 PMO si attaccano le fondamenta e i paradigmi di una teoria, o semplicemente la si aggiusta.L'ha attaccata a modo suo Marx, e poi...........il niente.
E continuerà cosi, secondo me, il niente. Perchè il capitalismo non sarà battuto da un libro o da una teoria, ma dall'esaurimento di se stesso e dei suoi fondamentali, a partire dalla forza lavoro. La grandezza di Marx sta nell'aver visto il futuro quando nel suo presente era praticamente inesistente (2% di operai in fabbrica quando scrisse il Capitale), abbiamo altre menti capaci di guardare il futuro, ma il futuro chiede un cambiamento, il cambiamento energia, e siamo biologicamente costituiti a "risparmio energetico". E' esistito un capitalismo "nobile", in Italia qualcuno se lo ricorda con Olivetti & altri, il punto non sta nel capitalismo ma nella cultura politica su cui attechisce. Per esempio ho visto citato "A. Spinelli", e ironicamente mi piacericordare che il manifesto di Spinelli non parla di UE come tutti paiono credere, ma di un partito socialista europeo. Era ancora il tempo dove non si metteva il carro davanti ai buoi e si partiva dalle priorità.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

paul11

rispondo a Viator, Mauro(Oxdeadbeef) e Inverno.
Le teorie moderne, nascono da un substrato culturale/filosofico ,che qualche filosofo indica come dialettica del fondamento o aporia del fondamento ,altri li definiscono dispositivi culturali , e tutto li indicano nel tempo classico dei greci.
Quì non è il luogo di discuterne.
Di sicuro è nella modernità(figlia dell'aporia), quando l'uomo ha esaltato se stesso come dominatore del mondo e artefice del proprio destino.
La teoria economica si basa sul soggetto uomo esaltandone sue caratteristiche e negandone altre.
Se nasciamo in un sistema volutamente costruito sull' egoismo dove le condizioni sociali restringono  le caratteristiche di possibilità e volontà, essendone veicolate per fini che il sistema stesso ha scelto e facciamo passare questo come "spontaneismo" ,stiamo dimenticando che altre culture attuali che non sono occidentali, e il passato storico ,mostrava e praticava altre azioni economiche e sociali.
Se vogliamo far passare questo com e"destino dell'Occidente" dobbiamo sapere che è vero come potenza in atto, come forza propulsiva, ma che non regge come teoria economica dell'uomo in relazione al mondo naturale, non regge come cooperazione umana, non regge come caratteristiche volutamente obnulate che viviamo come , nevrosi ,alienazione ,emarginazione.
Non è in crisi il capitalismo che è come un virus adattativo che muta periodicamente nei suoi cicli economici evolutivi, è in crisi l'uomo è in crisi la cultura intera che è nata nella modernità  che ha finito la spinta propulsiva che ha chiamato benessere ,progresso, spacciando il gingillo tecnologico.Il paradosso quale è? Che siamo noi stanziali e indigeni occidentali che sentiamo la crisi e la decadenza, ma nelle altre parti del mondo la globalizzazione ha già vinto, tutti hanno accettato la regola del gioco, il substrato culturale della potenza delirante e a loro sta promettendo "accetta il capitalismo ,ti diamo benessere e progresso sociale, in cambio m iprendo la tua anima".  Perderanno la loro cultura, perchè loro non hanno vissuto la nostra di cultura, le altre vedono solo la punta dell'iceberg e gli dice che saranno più felici, potenti, siamo noi che vediamo il deliri odi potenza, perchè la nostra cultura sta decadendo, la loro sta "rinascendo" come potenza, vedi Cina, India, ma perderanno l'anima delle loro tradizioni,Loro stanno crescendo in potenza, noi stiamo declinando, noi inquinavamo e loro respiravano, già oggi loro inquinano di più e noi respireremo. Capite?
Domani loro avranno la possibilità di dominarci, è solo questione di gap tecnologico, e alcune analisti USA lo hanno già evidenziato.
Il Nord coreano che dopo la provocazione dei missili stringi le mani di Trump mostrano la potenza della mediazione del dragone cinese nello scacchiere mondiale.
La dimostrazione sono  i dazi USA, che sono forme economiche difensive, la sovranità nel concetto attuale è pura difesa
Il capitalismo che promette "profumi, balocchi e cotillon," è vincente.

Il mio parere è che l'unica soluzione è che la nostra cultura dopo il Medio Evo è da rivisitare, perchè è lì che storicamente emerge (nasce prima) il delirio di potenza, inteso come esaltazione dell'uomo sul dominio universo. Noi sopra la natura e pieghiamo la natura alle nostre esigenze., la natura è al nostro servizio.
Questa cultura che ribadisco è il substrato su cui è nato il capitalismo, lo sfruttamento, l'alienazione, perchè non è  bastato considerare  l'uomo come concetto universalistico  superiore come qualità alla natura, va oltre non avendo un limite culturale che lo blocca, ha detto io sono superiore a te e quindi ti sfrutto, io sono superiore ate come razza e ti metto in un lager, io sono superiore a te e decido
 il tuo destino.

0xdeadbeef

#21
Sicuramente il nostro substrato culturale-filosofico nasce nel tempo dei Greci. Altrettanto sicuramente, direi,
forti influenze sono da ricercare nella religione, visto che già nella Bibbia la natura è interpretata come un
qualcosa di creato PER l'uomo, e quindi a sua disposizione.
Però, messa in questi termini, la faccenda diventa davvero un "destino dell'Occidente". Che poi non regga come
"teoria dell'uomo in relazione al mondo naturale" è una cosa che ben sappiamo tutti (cioè: quelli che lo
vogliono sapere lo sanno...).
Del resto non mancano certo le critiche radicali, e fondate, alla cultura occidentale (Levinas, Severino);
critiche che, però, non vanno mai al di là delle aule accademiche o dei discorsi fra gli addetti ai lavori
(per evidenti motivi).
Quindi, diciamo, sono d'accordo con il tuo ragionamento ma mi limiterei ad aspetti più, come dire, "pratici",
contingenti ed immediati (naturalmente nella consapevolezza che la pratica, la contingenza e l'immediatezza,
devono sempre e comunque fare i conti con qualcosa di più profondo).
In maniera direi quasi "kantiana" proporrei di fare un ragionamento siffatto: "sappiamo come stanno le cose;
e allora, beh, che si fa?".
Voglio dire: non si fa niente perchè c'è un substrato culturale e religioso che ci metterà inevitabilmente
i bastoni fra le ruote?
Citando di nuovo Weber mi verrebbe da dire: "mettiamoci al lavoro ed adempiamo al compito quotidiano".
saluti
PS
Vorrei aggiungere, tu proponi di rivisitare tutto a partire dalla fine del Medioevo (Severino addirittura
a partire dal "parricidio platonico"...), ma ti sembra possibile una impresa siffatta?
Non è forse meglio prendere atto dei nostri limiti costitutivi e, con probità ed onestà intellettuali,
fare quel che è possibile fare?
Certo, mi rendo conto che quel che è possibile fare rischia di essere molto poco, oberati come siamo da
millenni intrisi in una catena segnica di interpretanti ed interpretati ben precisa, ma quali altre
alternative abbiamo?
E allora arrenderci così, al destino? O impegnarci in un compito superiore ad ogni nostra forza?
A parer mio c'è, ma è da ricercare con grande fatica, una terza via.

paul11

ciao Mauro(Oxdeadbeef)

non si riesce a riflettere attentamente..............
i dispositivi culturali occidentali sono legati all'azione .
I nostri scopi sono azioni che agiscono sui risultati finali, fin dalle scuole ci insegnano questo, fin dalla famiglia, non parliamone nel lavoro ,nell'economia; lo stesso diritto è fondato sull'azione.

Tutti si fanno la stessa domanda: cosa facciamo? Ed è già questo dentro  i dispositivi culturali.
Ho scritto in un passaggi odi stare attenti a due termini: possibilità e volontà.
La possibilità (la potenza) era tipica del mondo antico ed era limitata dalla stessa cultura:agiva già sul pensiero e limitava l'azione.
la volontà prende il sopravvento sulla possibilità nella modernità (Nietzsche li utilizza entrambi : volontà di potenza).

Dal tempo moderno l'uomo (occidentale) ritiene che la sua volontà sia superiore a qualunque ostacolo e tutti  i nostri dispositivi culturali ci dicono persino i nostri training autogeni: "ce la puoi fare, basta volerlo..."

E io, personalmente ,agisco il contrario, perchè penso di aver capito il meccanismo occidentale.
Anzi in verità, non agisco, la mia è inazione per disinnesscare il dispositivo culturale
L'ultima volta che ho votato, non lo ricordo.(mi avevano chiamato in prefettura per dare una giustificazione per la mi a"vacanza elettorale"........quindi è parecchio tempo fa)
Non sono proprietario di nulla.
Potevo scegliere di fare carriera, non ho voluto 
Mi accontento di ciò che ho
Sul lavoro da anni sanno che è meglio lasciarmi stare, io faccio bene il mio, mi danno denaro e io dò prestazioni: punto e basta.
Coltivo soprattutto da una vita la curiosità da autodidatta in parecchie discipline.

Cosa dice lo scrivano Bartleby al suo capo, nel famoso scritto di Melville:"Preferisco di no........." e lo fa come un mantra.
Il mio parere è che Il finissimo Melville ,scrittore di capolavori come Moby Dick, ha indagato l'animo umano in profondità  e ha capito che non si  può vincere un destino della balena bianca con tutta la volontà e cinismo e  dall'altra un animo gentile un comunissimo scrivano risponde gentilmente ad ogni richiesta "preferisco di no......"

Disinneschiamo i dispositivi ,cercando di essere noi stessi, non quello che vorrebbero che noi fossimo per loro, nella quotidianità dei nostri gesti, azioni e inazioni.

Quindi "che fare"? "Preferisco di no"..........

0xdeadbeef

Posso comprendere, ma reputo in ultima istanza impossibile un atteggiamento come il tuo.
Del resto, per tua stessa ammissione, anche tu lavori. E lavori non per costrizione (potresti, che so,
dormire sotto i ponti e mangiare presso un ente assistenziale), ma essenzialmente per una decisione,
cioè per un atto di volontà.
In una bella metafora che sempre ricordo con piacere T.W.Adorno chiede alla stessa umanità: "ma voi,
davanti ai vagoni piombati diretti ad Auschwitz, avreste voltato lo sguardo?"
Ecco allora che qualsiasi atteggiamento è in fondo una decisione, una scelta, cioè un atto di volontà.
Certo, anche l'inazione lo è. E perchè mai non dovrebbe esserlo?
Dicevo, non che io non ti comprenda nella tua riflessione sull'agire come fondamento della cultura
occidentale (e non che io non comprenda la fondata critica ad essa), ma vorrei chiederti: non ti
sembra che il tuo sia un vero e proprio odio verso la cultura occidentale? Non so, forse sbaglio ma è
questo che io percepisco dalle tue parole.
Non che a me sia particolarmente simpatica, intendiamoci (condivido con te un estremo livore contro
certe affermazioni circa l'"onnipotenza" della volontà), ma ad un odio così estremo e viscerale no,
non arrivo.
Ma forse ti sto fraintendendo.
saluti

paul11

#24
ma perchè odio? Sarebbe allora odiosa la vita visto che ci vivo.
Si tratta di costruire degli equilibri, non mi interessa la villa, l'auto lussuosa, la barca, la portaerei, e gli elicotteri, fra un poco vedremo per la strada carri armati civili,
Fino a quando l'uomo occidentale invidierà "l'uomo che non chiede mai" per poi fare l'estremista ,sarà in contraddizione con il sistema. e questo sistema vive di implicazioni psicologiche, di motivazioni al successo, a fare come nei film e pubblicità.
E ci riescono anche se le persone credono falsamente di non esserne coinvolti.

Se si pensa di cambiare le virgole a questo sistema è come fare gargarismi avendo una polmonite.
A me non interessa il successo, essere invidiato o invidiare, il conto in banca l'amante e,la barca, l'elicottero.
Lo lascio volentieri ai cretini arricchiti che credono di aver capito la vita, sniffando cocaina e passando le ore nelle paranoie.

Perchè per costruire una falsa personalità di successo quando sotto o dentro il falso scudo arrogante, batte un cuore umano come tutti quanti, ci vogliono dosi di anfetamine, per far emergere all'esterno una personalità falsa che combatte con quella vera, per poi sapere che basta un infarto per rimetterti a terra e capire come funziona la vita.

La vera rivoluzione non passa per le armi, quelli non cambieranno mai la cultura, ma passa per i pensieri e le azioni semplici.
Applico un linguaggio, in senso generale, nella vita diverso dal sistema pur vivendoci dentro.
Loro corrono e io cammino, loro dormono e io studio, loro vanno in trekking in Perù e io prendo la bicicletta e faccio birdwatching in una oasi.Loro sono portaborse e galoppini sempre di qualcuno che è superiore a loro, io li guardo negli occhi e vado altrove dove vanno loro. Non ho ansie di competizione, non ho ansie di conti in banca, non ho ansie da prestazione, piu hai e più hai preoccupazioni, perchè ti sveglierai un mattino e capirai di essere rimasto indietro a qualcun'altro che ti ha scalzato.
Ci vuole una bella faccia tosta a non guardarsi bene allo specchio,ci vuole tanta palestra di cretinismo per finirci con l'essere e diventarci.
Vedo eserciti, masse di questi personaggi e il sistema vive di questo, si nutre e si sostenta, altro che partiti e politica.
Un altro esercito vive "la via di mezzo", vorrebbe essere qualcosa d'altro, ma non ci riesce,Vive la schizofrenia di fare cose che per forza deve fare, ha il sorrisino cretino, dice sempre sì come in una caserma.

Siamo noi che dobbiamo rivoluzionarci capendo cosa siamo e non un sistema che cambia l'uomo per farci diventare androidi con qualche sinapsi e neurone persi in una scatola cranica da suppellettile.
Termini come autenticità, identità, onestà, forse nemmeno più i vocabolari fra poco li avranno.
E questo grazie ai dispositivi culturali costruiti dalla negatività umana, quella dei desideri infiniti, quella che spaccia la felicità egoistica in una società di drogati, alcolizzati,anfetaminizzati e sul lettino psicanalitico, Perchè hanno collassato il "di dentro" per diventare qualcosa d'altro "di fuori".

La sovranità, per tornare a bomba sul l'argomento, è una difesa e ha delle sue ragioni identitarie, le sue tradizioni culturali, la sua storia,ma sono mulinelli all'interro di una impetuosa corrente di un fiume che spiana e irrompe dentro e fuori il suo alveo

0xdeadbeef

Concordo con molte delle tue considerazioni, ma non posso non pensare tu stia troppo generalizzando.
L'Occidente è ciò che dici, e lo è senz'altro; ma è anche qualcosa di diverso da quello: qualcosa che
non si rassegna (non può e non deve) ad essere solo e soltanto quello.
E tuttavia la tua critica all'Occidente non è una critica che si limita ad aspetti esteriori e deleteri;
ma è una critica che cerca di decostruire l'Occidente fin dalle sue fondamenta, che ritroviamo nel
pensiero greco e nel Cristianesimo.
Per come io la vedo, la tua critica dice che "necessariamente" l'uomo occidentale è diventato un essere
abietto ed egoista, amante solo dell'edonismo più sfrenato. E su questo punto no, non sono d'accordo.
Anzi, io vedo nel "sovranismo" una rinascita dello spirito comunitario; una rinascita molto, molto
difficile, ma un qualcosa che non possiamo non tentare.
Vedi, io ero di sinistra (lo sono sempre stato), ma ad un certo punto mi è sembrato di capire come tutta
la cultura della sinistra fosse, in definitiva, funzionale all'utilitarismo e all'individualismo di
matrice anglosassone (oggi chiaramente cultura dominante).
Mi è sembrato di capire che, forse, l'unico modo di opporsi alla cultura che con efficaci "pennellate"
descrivi fosse un tentativo di "ritorno" alla comunità, ai suoi valori ed alle sue tradizioni.
Non si tratta di "cambiare le virgole a questo sistema". Come dicevo non è davvero il caso di entusiasmarsi
per l'attuale governo ed esultare per la crisi dei partiti "di sistema"; questo, se sarà, è appena
l'inizio di un cammino lunghissimo ed irto di grandi difficoltà.
Guarda, sono consapevole di sperare in un qualcosa di improbabile. Quello che Severino chiama "sottosuolo
filosofico degli ultimi secoli" parla chiaro e dice cose non certo piacevoli da sentire. Ma non è forse
quella perduta la battaglia più nobile che si possa combattere?
E perchè non combatterla? Perchè l'inazione?
saluti

InVerno

Sono in sintonia con il messaggio di Paul, penso che al di la della distanza anagrafica abbiamo preso scelte simili nella vita, ma non penso che l'inazione sia un termine correttamente descrittivo, può esserci un inazione pubblica o politica ma a livello personale l'inazione non esiste, il fatto stesso di esprimersi su un forum la interrompe. Ma capisco il messaggio generale, al di la del termine, e lo vedo comunque come una conseguenza dell'individualismo, un voler metterlo alla prova definitiva, il che è positivo penso. Altri hanno parlato di fuga, inazione, addirittura eremitismo, comunque di percorsi individuali, nessuno più si sente parte di forme sociali o immagina il proprio cambiamento nel loro utero. Abbiamo sempre avuto bisogno di narrazioni, dialettica, tribalismi per cambiare la società, l'individualismo liquefa le forme sociali e ci dice che possiamo farcela anche come individui senza il giogo di una ideologia; ma possiamo davvero? Possiamo cambiare la società come individui? Se non possiamo, dovremo dichiarare fallito l'individualismo e ricostruire forme di collaborativismo, onde evitare una "stagnazione secolare" non dell'economia, ma dell'umanità..il sovranismo è una chiamata alla collaborazione, purtroppo una chiamata tardiva e vuota di contenuti, ma la necessità a cui risponde è quella, io penso.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

paul11

A sedici anni ricordo che leggevo sotto il banco alle scuole superiori Stato e Anarchia di Bakunin e contemporanemente un libro su Buddha.
Le dottrine politiche sociali hanno fallito nell'analisi sull'uomo. Marx era convinto che bastava lo stato di sfruttamento, renderlo cosciente agli sfruttati ,per cambiare rivoluzionariamente il sistema nel periodo in cui il ciclo economico del capitale avesse raggiunto il picco.Quest mancanza analitica sull'uomo lo ebbi già chiara quarant'anni fa.
Mi chiesi quali fossero le condizioni del sistema uomo, sistema economico, sistema politico e sistema culturale che avessero potuto dare  come risultato questo tipo di società umana.Da quel periodo  iniziai ad analizzare soprattutto psicologia, economia ,politica e filosofia.Quando ognuno di noi legge, studia,osserva, agisce ,ha un parametro interiore che dà un risultato ad uno studio di un pensiero, ad un'azione a "tutto quello che ci gira attorno", quel parametro è intimo, spesso incomunicabile e ci indica se un pensiero è giusto, sbagliato, acuto, banale, ecc. Per me quel parametro iniziale era l'umanità pura e semplice di una persona. Forse la definirei "innocenza",vale a dire di una persona che vuole solo stare in pace  non agisce mai contro il prossimo.
Il cristianesimo, la filosofia, altre analisi politiche ecc. sono venute dopo.
Qualche anno dopo feci azione politica, durò poco.Prima di tutto notai un linguaggio asettico, poco umano, c'era personalismo, ma erano a scopo di  carriera.Parlavano di sfruttati, ma con lo stesso metodo e linguaggio che un padrone parla ai schiavi, un datore di lavoro ai suoi subordinati.
Notai che i linguaggi erano uguali anche se parti avverse in competizione fra loro.L'uomo di partito guarda soprattutto ai competitori degli altri partiti e applica strategie e tattica , proprio come un imprenditore guarda ai suoi competitori.
Linguaggi simili, meccanismi identici.Studiando altre culture,approfondendo la storia, attraverso autori non banali ed acuti, ci si accorge che vi sono dispositivi culturali diversi che agiscono sul come condurre la propria esistenza.

L'inazione è quello che non si aspettano.L'imprenditore economico vuole che le mani del consumatore scelgano il suo prodotto, come il partito vuole che l'elettore faccia una croce sul suo marchio politico..
Si possono fare mille metafore ed esempi per spiegare che nulla sfugge all'uomo dentro una cultura, il fatto di porsi pro o anti è comunque sempre interno a quel sistema e lo si vede dai meccanismi.
L""ideologia" del marketing è lo studio del gesto del consumatore che sceglie, deve capire il meccanismo mentale per mutarlo e condizionarlo.Tutte le analitche soprattutto statunitensi basate sui test, che sono parecchio interessanti, non è lo studio di fondamenti culturali, ma guardano a risultati ,Non arrivano a capire le cause, nessuno riuscirà mai a spiegare per filo e per segno cosa ,come si costruiscono, e agiscono meccanismi psichici e mentali.Ma la teoria dei giochi ,la teoria delle scelte, ad esempio spiega dei meccanismi "esterni", pratici.Ma nessuno studio sociale politico è andato mai a fondo sull'uomo per certi tipi di analisiI come i "markettari"
E hanno vinto loro........Il mio parametro fondamentale quarant'anni dopo è ancora l'uomo, al netto, scevro da qualunque sovrastruttura, culturale, economica, politica.E' l'uomo"nudo e crudo" con la sua esistenza..
Quando Jean, Sariputra o l'attuale discussione sulla felicità ci paiono quasi di un mondo diverso da quello fatto dalle scadenze: le ricette dal medico, la patente da rinnovare, il bollo auto, le bollette da pagare, l'avanzo o disavanzo a fine mese e poi il mondo mediatico con le notizie economiche ,politiche..............perchè mondi diversi se l'uomo è uno?
A quale sistema siamo chiamati, a quali sistema siamo ancorati, perchè ogni mondo ha linguaggi diversi, ogni dominio parla a se stesso  noi a correre per altre ricette, nuovi bolli,nuove bollette.....e la vita scorre.
Quale è il meccanismo che ha portato tutto questo?Questo è peggio del destino e fatalismo utilizzato contro DIo.
Perchè queste sono pure e semplici costruzioni umane che hanno indotto un'intera cultura a proseguire e perseguire una strada,
Dobbiamo chiederci se è veramente umana e può rispondere solo la nostra intimità e dopo, solo poi capire se agire o non agire, come agire o come non agire, per non perderci e disumanizzarci in questo sistema.
La mia unica fiducia è ancora nell'uomo, a tutti batte un cuore , tutti hanno sentimenti e sono convinto che tutti vorrebbero vivere in pace e felici; ma daccapo allora perchè nonostante tutto pensiamo e agiamo in maniera sistematica e funzionale alla disumanizzazione.
Continua la mia inazione, non agisco su come vorrebbe il marketing, non agisco come vorrebbero i partiti, mi siedo sull'erba e ascolto la natura e cerco una mia sintonia, non odio nessuno, anzi è più una compassione, perchè ho maturato talmente ciò in cui penso che le parole invidia, gelosia, sono eliminate dal mio personale vocabolario.

anthonyi

Citazione di: paul11 il 01 Luglio 2018, 01:25:00 AM




E hanno vinto loro........Il mio parametro fondamentale quarant'anni dopo è ancora l'uomo, al netto, scevro da qualunque sovrastruttura, culturale, economica, politica.E' l'uomo"nudo e crudo" con la sua esistenza..


Ciao paul11, permettimi un'osservazione, ma come fai a riconoscere l'uomo al netto di qualsiasi sovrastruttura culturale? E soprattutto, ti rendi conto che anche se fosse possibile farlo sarebbe grazie all'azione di una sovrastruttura culturale?
Un saluto. 

paul11

ciao Anthonyi,
quando discutiamo con famigliari, amici, conoscenti, colleghi i lavoro, magari anche semplici passanti in una sala d'aspetto, quando
emerge una situazione in cui ci sente piacevolmente bene e lo si capisce anche lo sono altri, ecco emergere la parte positiva umana, quella colloquiale, quella di una cena o di un dopo cena, dove il tempo è in sospensione.
Lì c'è l'umanità umana, anche se nella discussione su qualcosa non ci troviamo d'accordo, ma cerchiamo tutti la stessa cosa.

Penso che i dispositivi culturali, o le semplici situazioni mondane, fanno emergere o la parte positiva umana, quella conviviale, o la parte negativa quella di arroganza, di potenza.

In una accesa discussione spesso c'è la situazione della pallina da tennis.Uno alza la voce e tira la pallina dall'altra parte della rete, l'altro alza ancora di più la voce e tira ancora più forte la pallina all'altro, emerge la potenza, anche se il problema è banale.
Ma se si lascia passare la pallina senza ribattere, c'è un momento di inazione, in cui tutto torna alla normalità.E spesso si finisce col capire che il motivo banale della discussione non meritava una tale presa di posizione.
L'uomo per natura è colloquiale e conviviale, addirittura penso che cerchi l'ozio, ma non inteso come "peccato" dalla cultura di questo sistema, ma come qualità di vivere un tempo sospeso.
Ci sono molti e troppi dispositivi culturali nei paradigmi della nostra società che ci inducono a pensare ed agire in un certo modo, perchè è "la norma", la "norma-lità"
Disinnescare i meccanismi, uno dei quali è prendersi il proprio tempo in un tempo sospeso e non correre dietro al tempo, è già uno.

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