Senescĕre

Aperto da doxa, 24 Aprile 2021, 16:58:00 PM

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Jean

"Scrivere mi conferma di essere vivo e mi dà l'illusione di non morire".

Qual limite d'età potremmo mettere per iscriversi a codesto nostro circolo (Pickwick) dell'anziani arzilli? Forse over60 parrebbe ragionevole, sempreché i qui intervenuti rientrino, che nel caso si abbassa... accidenti, usar l'età per discriminare le persone è un criterio spannometrico la cui grossolanità si evidenzia all'avvicinarsi alla "soglia" a progressione 10 se non 5.


Ricordo il rinnovo della patente... prima erano 10 anni e da un giorno all'altro eccoli dimezzati... però gradisco lo sconto per anziani in mostre ed eventi, l'inespressa legge di compensazione universale talora funziona, eh...


Doxa, quel che ha scritto Pansa lo condivido al pari di quello del Bonicelli, normale o diversamente girato come proposto da Ipazia. Mentre stavo postando ho visto la tua très belle réponse  ad Alexander (... Jean e Anne sono due dei tre personaggi principali del mio romanzo - Il colore nascosto della lavanda) che mi riprometto di commentare.


Condivido anche buona parte dell'opinione di Bobmax (non questa: Ma senza la morte, la vita è vuoto meccanismo... bisognerebbe prima provarla tale vita se non immortale almeno matusalemmica) nonché quella di Alexander che mi ha ricordato un dialogo avuto con un tunisino che parlando del padre (non troppo over60, che in quel paese l'aspettativa di vita è meno che da noi) e dei "vecchi" del suo paese riferiva di come fosse filosofia di vita trascurare sintomi che altrove conducono ad accertamenti, esami ecc.


Ringrazio chi abbia apprezzato la mia poesia e anch'io non posso che confermare le qualità poetiche di Ipazia, la più bella (intellettualmente parlando, eh...) del circolo (al momento... l'unica).


L'ultimo desiderio
corteggia la morte
l'unica amante
ancora sconosciuta


Se sia davvero l'ultimo codesto desiderio
lo dico adesso, pria di saper se sarà vero.
Ché arrivato in fondo, oltre il climaterio,
quel che più non volli... chissà perché lo spero.





Cordialement
Jean

bobmax

Ma Jean, la vita senza la morte è proprio quella che si vive per la maggior parte del tempo!

E se ci mettiamo a guardarla questa vita, da cui abbiamo espulso la morte, se riusciamo a osservarla con distacco... non è forse che vuoto meccanismo?

Un meccanismo che si inceppa e va in mille pezzi quando irrompe la morte dell'amato, quando osserviamo noi stessi avviarci verso la fine.

Il Nulla riprende la scena. E dona valore ad ogni cosa.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

Citazione di: doxa il 27 Aprile 2021, 07:30:16 AM
Secondo Boncinelli la nostra vita finisce a causa del disinteresse che la natura ha per gli individui dopo che si sono riprodotti. Alla selezione naturale non serviamo dopo che ci siamo riprodotti. Si prova disagio ad accettare questa realtà, perché la logica della natura non corrisponde alla vita affettiva o professionale che ci motiva a vivere in salute e longevi. 

Boncinelli è un buon divulgatore ed è, cosa ancora più importante, in buona fede.
Tuttavia è pure un pessimo filosofo. Non ha infatti consapevolezza del limite metafisico a cui giunge inevitabilmente la sua ricerca.

Una volta mi capitò di fargli notare, in coda ad una sua conferenza dove aveva illustrato alcune meraviglie della biologia del corpo umano, come ormai l'idea dell'esistenza dell'io fosse aggrappata alle informazioni presumibilmente presenti nel nostro cervello. E che di conseguenza l'eventuale trapianto del mio cervello in un altro corpo, o anche solo il download delle informazioni ivi presenti nel cervello di un altro, avrebbero comportato il mio ritrovarmi nel nuovo corpo.
Apriti cielo! Scartò bruscamente l'ipotesi come assurda, per la mera ragione che non era attualmente possibile...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

doxa

Buon pomeriggio Jean, uomo di penna e di pensiero, propongo alla tua, alla vostra lettura, un piacevole articolo della professoressa Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica al San Raffaele Resnati di Milano.



Il titolo dell'articolo è "Dirsi addio con un sospiro" e riguarda l'ultima tappa della vita di un cavallo campione di corse.


«Preparalo, come per un concorso». O'Dooley, vecchio e malato, era fuori, nel prato. Aveva la sua coperta, la sua capannetta, ma era infinitamente triste. Ancora di più perché pioveva, quella pioggia malinconica, sottile e uggiosa, che sembrava Irlanda. Ma non era la sua Irlanda, dove era nato e cresciuto, con un'ottima scuola. Perfetto in dressage. Nel prato c'era tanto pantano e faceva freddo. Più di tutto gli mettevano tristezza quelle gambe che non si muovevano quasi più. Ogni passo, una fatica tremenda. E ancora più tristezza gli metteva non lavorare nella scuola e restare solo. Non aveva più il gusto di una volta, a stare nel prato. Una volta gli piaceva, era bello dopo il lavoro. Ora non più. Sì, c'erano altri cavalli negli altri recinti, ma nessuno con cui potersi strofinare e coccolare. Gli occhi erano tristi, quasi assenti. Si rianimavano, e mi sorrideva, quando andavo a trovarlo, ogni giorno in cui andavo al maneggio, e gli portavo zuccherini, mele e carote. Aveva un cuore grande, O'Dooley. Coraggioso, allegro, attento, affettuoso. Con una pazienza misteriosa che era fatta di intuizione, di incoraggiamento e di ascolto: un vero professore, come si dice dei cavalli che hanno cuore e cervello, e un grande passato. Finiti i concorsi, era diventato un cavallo della scuola. Ci siamo piaciuti subito, tanti anni fa, per quei feeling misteriosi che scattano in un secondo, anche con gli animali, e non basta una vita a spiegarsi perché. Intuiva quello che volevo fare, e anche se lo chiedevo in modo impreciso, mi aiutava a farlo sempre meglio. Sapeva rendermi felice dei piccoli progressi, dei dettagli. Da giovane era stato un grande cavallo. Ora gli piaceva insegnare. «Coraggio – mi diceva – riprova!». Mi consolava e mi ridava fiducia. «Dai, riprova...».


«Preparalo, come per un concorso», dice l'istruttore. Parte lesta la ragazza, va a prendere O'Dooley nel prato, in quel giorno torvo e grigio. Lo lava con dolcezza, lo asciuga, lo striglia bene. Il bel muso baio si riaccende di luce. Lo mette in un box luminoso col truciolo tenero e il fieno profumato e fresco. O'Dooley si guarda intorno, soddisfatto. Gli piacciono tanto quelle cure, quanti bei ricordi... C'è un bel tepore e la luce e gli altri cavalli e i suoni familiari. Il profumo del fieno è ancora più buono. Il cuore è contento, ma le gambe non rispondono più. Con fatica si stende. «Guarda che O'Dooley non è più nel prato, è nel box in fondo», mi dice la ragazza quando la incontro perché lo sto cercando. Mi illudo per un attimo, quando lo vedo. Così pulito, col pelo brillante e lucido, è ringiovanito. E' ancora così bello, penso. Non può essere il suo ultimo giorno. Il bel muso intelligente mi guarda intenso. E' sdraiato, ora. Non riesce ad alzarsi. Ha capito. Mi accuccio e gli porgo gli zuccherini, le mele, le carote, il fieno. Intanto lo accarezzo piano piano. E' lui che mi sorprende, ancora una volta. Pian piano, con gentilezza per non farmi male, lui che è così grande, appoggia la testa sulle mie ginocchia. «Fammi ancora una carezza», sembra mi dica. Lo sguardo è intenso. Risento una dolcezza acquietata e antica. Lascio andare il tempo. Il suo respiro diventa lento e profondo, quasi un sospiro. Si abbandona, con la stessa fiducia, fatta di amore e nostalgia, che ho sentito in mia madre quando mi è morta tra le braccia.



Mi scorre tra le mani la stessa commozione, mentre sento la tristezza irreparabile di un altro addio. Ha capito. Non sarà un concorso. E' arrivato il momento di portarlo in clinica. Si alza con fatica, lentamente va verso il trailer. Vanno e vengono i cavalli, in una scuderia dove si fanno tanti concorsi. Chi non è in gara, se ne sta tranquillo nel suo box. Quel giorno esce solo lui. Prima di salire, guarda un'ultima volta la scuderia. E lancia un nitrito, basso e lungo. La voce di O'Dooley, sempre così calma, dice qualcosa di particolare, di speciale. Tutti i cavalli alzano la testa attenti. E nitriscono. Un brivido ci prende. Non succede mai. Tutti gli hanno detto addio, in quel giorno grigio e senza più tempo.


Addio O'Dooley. Un ultimo zuccherino e una sedazione serena, senza più dolore. Penso che tutti dovremmo morire così, accompagnati, con una carezza dolce e un sospiro. Non soli e disperati nelle rianimazioni. Forse dovremmo avere le stanze affettuose degli addii, anche negli ospedali. Come a casa, per chiudere gli occhi abbracciati a chi ci ama. Se Dio esiste, e avrà misericordia, forse mi farà ritrovare anche i dolci cavalli che ho amato, per correre e ridere felici, nelle immense praterie dell'infinito.






Jean

Il tempo dei senescenti è tempo di morti, accidenti e dolori, quasi non passa giorno senza codeste notizie, sì che per noi, pur l'avessimo espulsa (la morte) eccola rientrar da telefoni, incontri e altre circostanze.


Il mirabile meccanismo grazie al quale abbiamo "composto" le nostre vite nel modo unico e irriproducibile che ci ha resi quel che siamo, necessariamente, avendo geneticamente impressa la data di scadenza (salvo anticipi di varia natura...), arriverà al suo turning-point (punto di svolta, virata che dir si voglia), percorrendo la direzione inversa.


Scartare come assurde le ipotesi al momento impossibili è posizione antiscientifica per eccellenza, aeroplano docet. Allo stesso modo l'idea dell'esistenza dell'io non è che una tra le molte idee o ipotesi... che uno privilegia in funzione del suo background; siamo ancora ben lontani (a mio parere) dall'aver fatto luce sul mistero dei misteri, altrimenti codesto forum e l'intero mondo forse cesserebbe d'esistere nel modo che conosciamo...



Il cavallo O-Dooley (a cui va il mio affettuoso saluto) ha supportato la messinscena della sua proprietaria che, scusate, ho trovato un po' macabra... (non voglio entrare nel merito, ognuno compie le scelte che ritiene giuste) con la dignità che sovente gli animali ci insegnano. Come tutte le cose, stelle e galassie comprese, anch'essi arrivano al famoso turning-point...


Quando Beethoven morì, fu sepolto in un cimitero. Un paio di giorni dopo, l'ubriaco della città stava attraversando il cimitero e ha sentito uno strano rumore provenire dall'area in cui era sepolto Beethoven. Terrorizzato, l'ubriaco corse e fece venire il prete ad ascoltarlo. Il prete si chinò vicino alla tomba e udì una musica debole e irriconoscibile provenire dalla tomba. Spaventato, il prete corse a chiamare il magistrato della città.

Quando il magistrato arrivò, chinò l'orecchio verso la tomba, ascoltò per un momento e disse: "Ah, sì, quella è la nona sinfonia di Beethoven, suonata al contrario".

Ascoltò ancora un po 'e disse: "C'è l'ottava sinfonia, ed è anche al contrario. La cosa più sconcertante". Così il magistrato ha continuato ad ascoltare; "C'è il Settimo ... il Sesto ... il Quinto ..."

All'improvviso il magistrato si rese conto di quanto stava accadendo; si alzò e annunciò alla folla che si era radunata nel cimitero: "Concittadini miei, non c'è nulla di cui preoccuparsi. È solo Beethoven che si sta decomponendo".


Cordialement
Jean

viator

Salve jean. Oooooohhh! Finalmente un poco di sana ironia cimiteriale !. Bravissimo!. Tutti quelli che inorridiscono davanti alla decomposizione fan parte dell'antiecologismo (vergogna !) perchè risultano contrari al riciclo dell'organico.


I più buffi son poi quelli che - proclamando la sacralità dei corpi (umani, solo umani !) in decomposizione, non trascurano tuttavia di coltivare la più ridicola delle contraddizioni : la viltà della "carne" opposta alla nobiltà dello "spirito" il quale sembra non chieda altro che di abbandonare al più presto le cosiddette "spoglie mortali". Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Razionalista al cubo il nostro magistrato viennese, con qualche goccia di spirito ebraico suppongo. Per nostra fortuna quelle musiche siamo ancora in grado di ricomporle, ridando vita al grande compositore ogni volta in maniera diversa, secondo lo spirito dei tempi, garantendogli un'eterna giovinezza e un godimento raro, ora che le può sentire.

"L'amore è l'arte del presente" e la musica è perfetta per tale compito nella sua immaterialità capace di resistere a qualsiasi cataclisma e trascorrere del tempo. Arte ancillare, Frau Musika, si sottrae all'imperialismo dello sguardo, offrendo tutta se stessa all'organo gregario dell'udito con una forza che nessuna immagine può evocare, fino a sospendere tempo e spazio in un presente amoroso fattosi arte.

Di questi sottili piaceri è fatta la senescenza che, libera da patemi di sopravvivenza e prestazione, si può alfine arrendere alla gioia del puro esistere, per quel che dura. Per quell'infinito, che vale.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

doxa





Lo scrittore brasiliano Mario De Andrade (1893 - 1945) nella sua poesia titolata "Ho contato i miei anni", dice fra l'altro: "Se conto i miei anni mi sento come quel bimbo cui regalano un sacchetto di caramelle: le prime le mangia felice e in fretta, ma quando si accorge che gliene rimangono poche comincia a gustarle lentamente.


Non ho più tempo per sopportare le persone assurde, gli invidiosi che cercano di screditare i più capaci per appropriarsi del loro talento e dei loro risultati.


Ho poco tempo per discutere di beni materiali o posizioni sociali.


Adesso voglio vivere non tra chi vanta i suoi lussi e le sue ricchezze, ma con gente che desidera vivere con onestà e rettitudine.


Solo l'essenziale è ciò che fa sì che la vita valga la pena di viverla.


Si, ho fretta di vivere con intensità che la maturità ci può dare.
Non intendo sprecare neanche una sola caramella di quelle che mi restano nel sacchetto".  ???




doxa

Per concludere vi faccio leggere un'intervista rilasciata dal prof. Umberto Veronesi, noto ancologo, circa un anno prima di morire.

Che cosa rimane della vita a 90 anni ?. "A volte il desiderio di morire".
Novant'anni, una data da festeggiare? "Certo. Lo farò con tutta la mia famiglia. Siamo una tribù di quasi trenta persone, dai novanta ai due anni. Un'era geologica".

"Quando sei giovane non pensi alla vecchiaia e man mano che invecchi il confine fra "giovane e anziano" si sposta sempre più in là. Semmai si pensa alla morte, questo sì. Io ci ho pensato molto perché sono un sopravvissuto. A diciott'anni in guerra sono saltato su una mina e sono rimasto vivo per caso. O per miracolo, qualcuno direbbe. Da allora ogni giorno di vita per me è una conquista. Ho deciso che avrei colto la bellezza dell'esistenza a piene mani, finché vita ci fosse stata. E così è avvenuto. Non mi sono fatto mancare nulla".


Lei ha detto: se esiste il diritto alla vita, esiste anche il diritto di morire. Si chiama eutanasia. Sarebbe pronto a farvi ricorso?
"Senza la minima esitazione. Se una malattia mi privasse della mia dignità di persona chiederei l'eutanasia. Ho fatto anche il testamento biologico che contiene le mie volontà sulla fine della mia vita, in caso mi accadesse di essere incapace di esprimerle di persona".

È sicuro di non essere sfiorato in alcun modo da un ripensamento sull'abbandonata fede?
"Perdere Dio mi ha obbligato a cercare valori morali dentro di me. Sono sufficienti a darmi forza. L'impegno etico è la sola cosa che mi ha lasciato Dio. Non ho avuto e non avrò alcun ripensamento, ma ho continuato a studiare le religioni. È un viaggio affascinante che aiuta a capire la storia, perché le religioni sono il risultato delle circostanze e della cultura di un popolo in un determinato periodo".

La religione ai tempi della sua adolescenza era l'unica cornice della vita. L'avvertiva addosso?
"Non mi pesava perché rientrava nei riti familiari di mia madre, una donna che io adoravo incondizionatamente. I suoi gesti mi rassicuravano: recitare il rosario, preparare la tavola, mettermi a letto con lo scaldino per i piedi, accendere una candela in chiesa. Quando ho sviluppato un mio senso critico e la cornice ha iniziato a gravarmi, l'ho subito abbandonata. Mia madre ci ha parecchio sofferto, ma mi ha capito".

Come laico ha mai cercato di costruirsi un suo Dio privato e succedaneo oppure, per dirla con Nietzsche, Dio è morto e nulla più?
"Sto con lo scienziato Peter Atkins, che dice che Dio non è mai esistito".

Se si guarda indietro, qual è il suo più grande senso di colpa?
"Non aver fatto abbastanza per salvare l'umanità dal cancro".

Meglio Derrida: imparare a vivere significherebbe imparare a morire, a considerare, per accettarla, la finitezza assoluta della vita, senza salvezza, resurrezione o redenzione. O Cioran: chiunque non muore giovane presto o tardi se ne pentirà.
"Derrida dalla prima all'ultima parola. Vivere più a lungo permette di produrre più idee e le idee rappresentano la nostra immortalità. Il senso della vecchiaia è questo. E il senso della vita, in fondo".

Un'altra sua citazione: mi preparo a morire senza accorgermene. Che cosa significa?
"Considero la morte un dovere e un imperativo biologico. Fin da ragazzo ho pensato che la vita deve finire e non ha alcuna dimensione metafisica. Chi crede nella finitezza assoluta della vita è sempre pronto a morire. Non c'è da perdonare né da chiedere perdono dei peccati o redimersi per garantirsi un buon soggiorno nell'aldilà. Se le nostre idee sono la nostra immortalità, con la nostra vita di pensiero, ogni giorno ci prepariamo a morire".

La sua definizione di vecchiaia?
"La vecchiaia del corpo è un massacro. Quella della mente no, se si è fortunati".

Quando ha cominciato a dirsi oggi sono diventato vecchio? Voglio dire, quando comincia l'età della nostra manutenzione?
"La manutenzione del corpo c'è sempre, o almeno dovrebbe esserci, ma mentre da giovane è un dettaglio della vita, da vecchio diventa un'attività prioritaria. La vecchiaia è anche questo: il corpo che non sta più dietro alla mente".

Quali sono i privilegi degli anziani, se ne esistono?
"Il potersi esprimere liberamente senza paura di rovinarsi la carriera, il matrimonio, la famiglia, i rapporti sociali profittevoli".

Tutto si perde, restano solo i ricordi?
"Sì. Dell'infanzia il sorriso di mia madre Erminia, il calore dell'amicizia degli animali. Degli anni della guerra le urla di dolore dei moribondi, gli sguardi increduli dei soldati di fronte alla follia della violenza. La prima donna che ho baciato, non rammento chi fosse, ma ricordo il suo profumo e la sensazione dello sbocciare di un sentimento. Il primo grande dolore, la morte di mio padre, Francesco. Avevo sei anni. Le persone scomparse delle quali continuo a evocare il nome, un gesto, le forme del viso o del corpo: mia madre, mia sorella Franca, i miei fratelli Pino, Lino e Antonio, Don Giovanni il prete-filosofo di campagna. Intorno ai diciotto anni ho vissuto sesso, amore e dolore. La mia vita è continuata così, in sovrapposizione permanente ".

Qual è il tempo più crudele?
"Quando si perde la lucidità, a qualsiasi età avvenga".

Ha finto spesso di essere felice?
"Più che felice, ho finto di essere ottimista, per dare speranza ai miei malati".

Pensa di essere riuscito a dare un significato al suo passaggio su questa terra?
"L'esistenza in generale non ha alcun senso. La terra è un granello in un universo indifferente, è destinata a scomparire per la seconda legge della termodinamica. Eppure ho cercato anch'io di dare un senso alla mia vita e l'ho trovato nel trasmettere un pensiero che spero possa contribuire al miglioramento concreto delle generazioni future che per circa due milioni di anni ancora vivranno su questo pianeta".

Quali sono i traguardi raggiunti di cui va orgoglioso?
"I progressi nel controllo del cancro prima di tutto e poi qualche battaglia vinta nell'avanzamento civile e sociale. Come la fecondazione assistita, per fare un esempio. Poi ho creato, con l'aiuto di molte persone straordinarie, delle istituzioni, che, spero, terranno vive molte delle mie idee. L'Associazione italiana per la ricerca contro il cancro, l'Istituto europeo di oncologia e la mia Fondazione per il progresso delle scienze".

Lei è stato spesso, diciamo così, un provocatore: dalla chirurgia sul seno all'eutanasia, dal nucleare agli Ogm, dalla posizione sull'ergastolo fino al riconoscimento parziale delle ragioni dell'Is. Mai un pentimento?
"Nessuno, quelli che lei cita come se fossero errori sono stati gli impegni scientifici e civili più importanti della mia vita. Non sono un provocatore a meno che per provocare si intenda indurre a una visione diversa delle cose che si distacca dai luoghi comuni e dalle posizioni più popolari. Pensi che non sopporto neppure lo scontro verbale dei talk show. Mi sento piuttosto un anticonformista e credo di averlo dimostrato pagandone le conseguenze, venendo preso di mira da critiche feroci. Vede, c'è un doppio fil rouge che lega tutte le mie lotte di pensiero. Il primo è il bisogno di infrangere i retaggi e le verità acquisite per sviluppare un sistema di idee e valori propri. Il secondo è la convinzione che tutti i fenomeni hanno una causa e solo agendo sulle cause si possono risolvere anche le situazioni più dolorose e tragiche. Questo è anche il senso delle mie parole sull'Is. Opporre violenza alla violenza non fa che alimentare una spirale di sangue, morte e paura. Esattamente ciò che l'Is vuole. Occorre invece capire le ragioni della follia jihadista e su queste intervenire dopo averle, non legittimate, ma decodificate".

Che cosa resterà di noi dopo la morte? Non saremo più nulla com'era prima di nascere?
"Noi non saremo più nulla ma rimarranno le nostre idee. Ce l'ha insegnato Socrate che infatti resta nel nostro pensiero anche dopo duemilaquattrocento anni".

Quali sono stati i suoi comandamenti privati?
"Credo nella libertà, nella giustizia, nella solidarietà e nella tolleranza".

E la sua fedeltà assoluta?
"Al principio dell'autodeterminazione della persona".

Siamo noi ad avere una vita o è la vita che ci possiede?
"Siamo parte di un disegno biologico codificato nel nostro Dna che ci impone di conservarci, riprodurci e poi morire ".

L'aldilà è dell'anima o del pensiero?
"Non c'è aldilà. Il pensiero può sopravvivere al corpo ma in modo immanente. Il nostro pensiero può continuare a vivere sulla terra attraverso chi ci pensa".

Ricordo una sua battuta: "Ti annuncio che sono moribondo". Perché? "In questi giorni non ho voglia di fare l'amore". In una classifica personale delle priorità in quale posizione mette il sesso?
"Altissima. Il sesso è

un'espressione vitale positiva e irrinunciabile. Oltre a essere, lo ripeto, un imperativo del Dna, che ci ordina di riprodurci".

È stato più Casanova o più Don Giovanni?
"Casanova. Ho sempre amato l'eterno femminino".

Ipazia

Un ricco mansionario per dipartenti scritto dal grande clinico ateo. Vezzeggiato fino alla fine: Casanova o Don Giovanni ? Certo non Leporello !
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri