Secondo voi la pena di morte può essere ammissibile?

Aperto da Socrate78, 04 Maggio 2019, 09:40:50 AM

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Socrate78

Apro questo topic per discutere di un tema difficile, spinoso, cioè se di fronte a reati di enorme gravità (serial killers, pedofili assassini, mafiosi stragisti, ecc.) la pena di morte possa essere ammissibile. Io credo di sì, spesso la cronaca nera ci mostra sempre più spesso reati commesse da gente che secondo me non possono purtroppo essere più definite persone, ma semmai belve o addirittura demoni, mostri, per la lucidità, la crudeltà e il cinismo con cui delinquono.
E' di qualche settimana fa il caso del patrigno che ha massacrato di botte un bambino (aveva l'intestino spappolato!..), oppure casi gravissimi di pedofili assassini.
Ora, il problema in questi casi è stabilire se la funzione rieducatrice della pena può avere un senso per questi "soggetti" (uso un termine neutro.....): io credo che se un individuo si sia così incancrenito del male, non sia rieducabile, e comunque niente, anche la migliore rieducazione, può ripagare il male enorme che in passato ha fatto, le vite innocenti (o anche forse non così innocenti, ma sempre vite......) che ha distrutto, quindi meglio estirparlo dalla vita, perché lui per primo non la merita avendola calpestata, se calpesti in maniera così crudele un bene importantissimo come la vita non devi averlo nemmeno tu.
Spero di non avervi fatto iniziare la giornata con un thread forse per alcuni molto pesante, voi che cosa ne pensate?

Ipazia

Contraria per una questione di coerenza filosofica: chi esercita la giustizia non può macchiarsi dello stesso crimine che punisce. Lascerei però al condannato, con supporto psicologico, la scelta dell'eutanasia. Eccezioni: legittima difesa. Scorciatoie: durante scontri armati con criminali; con moderazione e cognizione di causa.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Eutidemo

Secondo me, ci sono due argomenti principali contro la pena di morte da applicare agli assassinii più efferati, a seconda del profilo sotto il quale si vuole affrontare la questione.
1)
PROFILO ETICO
Come giustamente osserva IPAZIA, chi esercita la giustizia non può macchiarsi dello stesso crimine che punisce; sarebbe come sodomizzare per punizione uno stupratore anale.
Il che costituirebbe un po' un "controsenso", sebbene indubbiamente molto "poetico": come, appunto, il "contrappasso" dantesco, in base al quale  la pena deve colpire i rei mediante il contrario "speculare" della loro colpa, ovvero per analogia a essa.
Inoltre, la sanzione, oltre che a punire (come deve indubbiamente fare), in teoria dovrebbe mirare anche a "recuperare" socialmente il reo; il che, con i cadaveri, è un po' difficile (ammesso che sia facile con i vivi)!
2)
PROFILO PRATICO
Dal punto di vista pratico, e, cioè, della DETERRENZA, sembra proprio che la pena di morte sortisca l'effetto esattamente opposto di quello che si prefigge: ed infatti, come per una perfida ETEROGENESI DEI FINI, con essa GLI OMICIDI AUMENTANO, INVECE DI DIMINUIRE.
Ed invero, un'analisi statistica delle percentuali di omicidi in paesi abolizionisti e mantenitori della pena di morte, ha dimostrato che i paesi mantenitori hanno in genere una percentuale maggiore di omicidi; confrontando i dati, l'analisi conferma che nei cinque paesi abolizionisti esaminati, il tasso più alto di omicidi era 11.6 per 100.000 persone, mentre nei paesi mantenitori il tasso più elevato era 41.6 per 100.000 persone. 
In particolare, in Canada il tasso di omicidi per 100.000 persone scese da un massimo di 3.09 nel 1975, anno precedente l'abolizione, a 2.41 nel 1980; e da allora è rimasto relativamente stabile. 
Un recente studio condotto in California, infine, ha dimostrato che nei 15 anni in cui la California eseguiva condanne a morte molto frequentemente (circa una ogni due mesi, dal 1952 al 1967) il numero di omicidi è aumentato di circa il 10% ogni anno; invece, tra il 1967 ed il 1991, periodo in cui non hanno avuto luogo esecuzioni, l'aumento medio annuale era del 4.8%, come dalla seguente tabella:

***
Per quale ragione si verifichi tale fenomeno, che è indubbiamente "contro-intuitivo", non è ancora ben chiaro, sebbene le spiegazioni prevalenti siano due:
- quando il criminale sa che se lo beccano rischia una esecuzione capitale, è più propenso ad uccidere, piuttosto che a farsi catturare (molti decessi sono dovuti, infatti, in tal caso, a poliziotti uccisi mentre inseguivano il delinquente);
- quanto più una legislazione è spietata e brutale, tanto più la cosa influenza negativamente la socio-psicologia dei cittadini, soprattutto se criminali.

Jacopus

È un discorso già affrontato altrove. Eutidemo ha fatto una sintesi sufficiente. Parlare in modo semplice o semplicistico di questo tema conduce a giustificare i peggiori istinti dell'essere umano.
La criminologia da Lombroso ad oggi spiega sotto molti aspetti le dinamiche comportamentali del criminale. Ciò che invece io non riesco davvero a spiegarmi è come una persona che si professa cattolica possa invocare la pena di morte, a meno che non rinneghi Cristo e si rifaccia al solo antico testamento. Solo in questo caso sarebbe coerente con sé stesso.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Socrate78

E' possibilissimo invece che io che mi professo cattolico ( e continuerò a farlo) invochi anche questo tipo di punizione e ti spiego anche il motivo, sebbene ammetto sia un po' complicato e non immediato da capire, ma non pensa ci sia davvero contraddizione, anzi. Proprio perché io, in quanto cristiano/cattolico (ma anche in modica parte rifacendosi alla visione veterotestamentaria....) ritengo che la vita umana abbia un valore assoluto e sia sacra, di conseguenza è alla fine naturale che io resti particolarmente indignato di fronte ai crimini orrendi esposti sopra (negazione del valore/vita=male gravissimo), la percezione del valore di qualcosa (la vita umana in questo caso) porta anche come immediata conseguenza il sentimento di indignazione verso il male e la forte percezione (più della media) della gravità di esso. Da qui quindi deriva il desiderio che venga fatta appunto giustizia in maniera anche estrema se l'estremità del crimine lo ravvisa, proprio perché il reo calpestando un valore importantissimo è come se avesse negato il valore della sua stessa vita.

Jacopus

Per Socrate: quello che scrivi non ha nessuna corrispondenza con l'insegnamento di Cristo. Almeno che io sappia. Vorrei che fossero citati i passi del Vangelo che supportano la tua tesi. Altrimenti la tua interpretazione evangelica e nello stesso tempo mortifera, resta una tua interpretazione, priva di valore ad un livello del discorso un po' più ampio. Ad ogni modo, rallegrati, sei in buona compagnia. Va di moda essere katholikos senza conoscerne il significato. La cosa buffa è che spesso lo devono ricordare i non credenti a credenti.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Socrate78

Scusa Jacopus, ma non ti dice niente già il : "Guai a chi scandalizza uno di questi miei piccoli (in senso generale, gente innocente, ma anche per antonomasia bambini): sarebbe bene che si caricasse una macina al collo e si gettasse nel più profondo dei mari!". E non si applica tanto più al caso di un pedofilo assassino? Altroché "scandalizzare" in quel caso! E' Cristo a dire chiaramente che alcuni peccati gravissimi (leggi poi crimini gravissimi per il codice penale) non saranno mai perdonati e chi li mette in atto nega in maniera irrimediabile il valore della sua stessa vita, al punto che è invitato addirittura al suicidio!!

Jacopus

A parte il fatto che ci sono innumerevoli esempi contrari. Ma proprio l'esempio che fai è chiaro. Gesù non dice che sarà ucciso da Dio o dagli uomini ma che la pena divina sarà così terribile che sarebbe meglio che si eliminasse da solo.
In ogni caso non dobbiamo giustificare la pena di morte sulla base delle sacre scritture. Il mio era solo un tentativo per far scorgere le aporie del pensiero (bispensiero) di molti credenti.
Posso dimostrarti facilmente per altre vie la inopportunità della pena di morte, alcune delle quali sono già state mostrate da Eutidemo.
Posso solo aggiungere che gli stati che ammettono la pena di morte sono, e questo è facilmente dimostrabile, sono, o paesi arretrati o autoritari, con l'unica eccezione di alcuni stati federali degli Usa.
Io personalmente sono orgoglioso di essere italiano perché fu uno stato italiano che per primo, nel 1700, abolì la pena di morte, il Granducato di Toscana.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

odradek

a Socrate :

Le parole di Gesù... a sostegno della pena di morte?
E a proposito di Vangelo, alcuni obiettano che sembrerebbe sussistere un appiglio esegetico per giustificare la pena di morte partendo dalle parole di Gesù. Si tratterebbe del passo matteano della "macina da mulino":



cf. Mt 18, 6-7

Una sorta di "lodo pedofilia", dunque? Esisterebbe una colpa passibile di morte nell'umano consesso, stando a Gesù? E quella colpa sarebbe la pedofilia? Sembra un'interpretazione isterica, viziata da un clima (anche comprensibilmente) elettrizzato, sull'argomento: in realtà nulla lascia pensare che parlasse dei bambini (almeno in via esclusiva), e se il contesto rende più che plausibile che i bambini c'entrino basta avere un minimo di attenzione critica, su quel medesimo contesto, per cogliere anche la distinzione. Il contesto infatti si estende dal v. 1 al v. 10 del cap. 18 di Matteo: l'ultimo versetto riprende i termini del v. 6 e dell'1 per chiudere la pericope. All'interno dei dieci versetti si evidenzia, per quanto ci interessa, una significativa distinzione: in 18,1-5 si pone la domanda sulla grandezza (usando la parola greca μείζων [mèizon], letteralmente "più grande"), ma la risposta di Gesù si compie col gesto di chiamare e additare un bambino (l'evangelista usa la parola παιδίον [paidíon], che significa "fanciullo" e che non si contrappone dialetticamente, di per sé, a "grande" o a "più grande"): il discorso diretto di Gesù, poi, spiega che bisogna "diventare come i bambini" [παιδία] per entrare nel regno; che chi diventa come quel bambino [παιδίον] è "il più grande" [μείζων] nel regno; e che chi accoglie anche un solo bambino [παιδίον] come quello nel suo nome sta accogliendo Gesù stesso. Dunque la parola "bambino" torna tre volte sulle labbra di Gesù e una sulla penna dell'Evangelista. Quattro volte in quattro versetti. E nessuna in tutti gli altri sei.   al versetto 6, infatti, Gesù continua a parlare di quelli di cui ha detto fino a quel momento (usa il dimostrativo "questi"), ma non usa più la parola "bambino" [παιδίον], bensì quella "piccolo" [μικρός] (mikròs, che si contrappone, dialetticamente e di per sé, a "grande" e a "più grande"). La parola non tornerà più fino al versetto 10, dove appunto ricompare nel medesimo sintagma del v. 5 riprendendo il tema dei cieli, che era stato posto nel v. 1.

Quello che accade nei vv. 7-9 spiega dunque chi sono i "piccoli" e in che senso si distinguano (se si distinguono) dai "bambini": Gesù si mette a parlare in seconda persona, impiegando il "tu generico", e spiega cosa vuol dire evitare gli scandali e come fuggirli. "Tagliati la mano o il piede" e "cavati l'occhio": in ballo c'è sempre il regno del v. 1. Il "piccolo" è l'uomo che ascolta Gesù e «torna e diventa bambino» (perché l'infanzia spirituale non è conseguibile tramite un "regresso" psicologico o un'impensabile inversione dei processi biologici – cf. Gv 3, 1-8), e quel piccolo – che è in ciascun discepolo – deve essere difeso dallo scandalo e al contempo ha il dovere di preservarsene.

Dunque i bambini non c'entrano e quindi possono essere scandalizzati? Ma figuriamoci! Gesù invita gli uomini a diventare come i bambini per permettere poi di scandalizzarli? Non ha senso. Il fatto è che chiunque si conosca un minimo sa bene – e la sua grandezza sta solo in questo – di essere piccolissimo e fragilissimo davanti a qualunque alito di vento. Ormai diversi anni fa Georges Cottier, teologo della casa pontificia, commentava così il passo:

È dopo aver invitato i discepoli a farsi piccoli e ad accogliere i bambini, che Gesù parla, con grande severità dello scandalo arrecato ad altri: «Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!» (cf. Mt. 18, 6-7).

Necessità non vuol dire evidentemente fatalità. Significa che lo scandalo è inevitabile essendo il mondo segnato dal peccato. Ma questo non deve portare alla passività e alla rassegnazione. L'animazione evangelica della vita sociale è un dovere dei cristiani. Quindi devono alzare la voce ed impegnarsi in favore dei «piccoli» senza difesa e prendere delle iniziative per correggere i costumi il cui degrado offende la dignità dell'essere umano creato ad immagine di Dio.

www.aleteia.org

Socrate78

................E non a caso caro Jacopus l'Italia è il paese del garantismo, degli avvocati della difesa che dimezzano le condanne con ogni appiglio (non per nulla si dice avvocato del diavolo, eh sì...) anche per crimini gravissimi, delle sentenze sempre troppo miti anche di fronte ad una colpevolezza di una certa evidenza.  E' uno schifo Jacopus, e mi dispiace che tu non lo riconosca come me! Un serial killer che tortura si vede riconosciuta spesso la seminfermità mentale , hanno liberato tempo fa (me ne ricordo molto bene....) un certo signor Angelo Izzo massacratore del Circeo che aveva ingannato tutti con il suo pentimento ed approfittò della libertà vigilata per compiere gli stessi orrori se non peggio, tra i casi di cui si parla ancora adesso c'è quello di Marco Vannini (se n'è parlato a "Un giorno in pretura") in cui un ragazzo fu lasciato morire dissanguato per ore colpito da un colpo di pistola mentre si poteva salvare e l'hanno consapevolmente fatto morire tra atroci dolori, e gli hanno dato in Appello solo 5 ANNI!
No, è il paese del garantismo che ha troppe garanzie per i colpevoli.

Jacopus

Socrate. Parlare di casi eclatanti da "prima pagina" non serve. Tra l'altro è necessario distinguere. Il garantismo è una parola che racchiude tutte quelle norme che discendono dall'habeas corpus del diritto anglo-sassone. Ovvero la necessità che l'imputato giunga vivo davanti al giudice.  Angelo Izzo invece godeva di una misura alternativa al carcere, cosa molto diversa dal garantismo.
Il fatto è che il diritto penale assolve ad un compito importantissimo: ripristinare la giustizia laddove è stata spezzata dell'atto del criminale, che si pone così fuori dalla società.
Ma gli studi criminologici ormai ci hanno detto talmente tanto in merito e non voglio tediarti. Ti basti sapere che contro la pena di morte ci sono i seguenti argomenti:
1) possibilità di errore giudiziario;
2) i paesi che prevedono la pena di morte non sempre sono meno violenti. Anzi spesso è vero il contrario.
3) uno stato che prevede la pena di morte si pone allo stesso livello del criminale, poiché diventa padrone della vita, non più dei cittadini, ma dei sudditi.
4) Molti studi hanno ormai confermato che la legge non è uguale per tutti e pertanto a parità di condizioni, la probabilità di salire sul patibolo è maggiore per un povero, immigrato, senza cultura, emarginato, rispetto ad un ricco, autoctono, colto, integrato.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Freedom

Il tema è certamente controverso ma non gioverà addentrarsi negli arzigogoli mentali più appropriati ad un azzeccagarbugli che ad un serio ricercatore della verità.

Da un punto di vista umano, al di là delle pur condivisibili argomentazioni proposte da Jacopus e, nonostante la pancia possa negarlo (il classico esempio di chi viene ferito "mortalmente" dall'assassinio, magari efferato, di una persona cara), uccidere è inaccettabile per una questione intuitiva: togliere la vita è semplicemente disumano. A volte comprensibile ma inumano. Chi lo fa, quale che sia la ragione che lo spinge a farlo, perde, per sempre! la sua umanità. Non mi sento, in tutta franchezza, di spendere altre parole per un concetto così naturale, così profondamente iscritto nei cuori e nelle coscienze di ognuno di noi. Chi non lo comprende, spero di non apparire superbo, se ne assume la responsabilità.

Da un punto di vista cattolico ed ebraico uccidere è semplicemente disobbedire ad un comandamento mosaico. Forse il più importante dopo il primo. Con buona pace del catechismo cattolico che, con piroette dialettiche degne di miglior causa, arriva, in casi particolarissimi e rarissimi (sic!) a giustificarlo. Una roba che grida vendetta al cielo e di cui, temo, qualcuno dovrà rendere conto.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

baylham

Citazione di: Socrate78 il 04 Maggio 2019, 19:48:56 PM
 E' uno schifo Jacopus, e mi dispiace che tu non lo riconosca come me! Un serial killer che tortura si vede riconosciuta spesso la seminfermità mentale , hanno liberato tempo fa (me ne ricordo molto bene....) un certo signor Angelo Izzo massacratore del Circeo che aveva ingannato tutti con il suo pentimento ed approfittò della libertà vigilata per compiere gli stessi orrori se non peggio, tra i casi di cui si parla ancora adesso c'è quello di Marco Vannini (se n'è parlato a "Un giorno in pretura") in cui un ragazzo fu lasciato morire dissanguato per ore colpito da un colpo di pistola mentre si poteva salvare e l'hanno consapevolmente fatto morire tra atroci dolori, e gli hanno dato in Appello solo 5 ANNI!
No, è il paese del garantismo che ha troppe garanzie per i colpevoli.

Puoi aggiungere qualche altro caso? Si riciclano all'infinito pochi casi di recidiva, una infima minoranza, ma non si considerano i moltissimi casi di non recidiva, la stragrande maggioranza. Molti telegiornali, soprattutto locali, sono specializzati nel riciclo continuo di omicidi efferati, per esempio il TG4 di mezzogiorno.

Inoltre farei le necessarie distinzioni sui moventi dei delitti per valutare la pena.

Quello che non condivido assolutamente è che ci sia una volontà omicida, una crudeltà genetica, isolata dal contesto, sistema sociale, di cui solo alcuni individui sono portatori.

Gli omicidi non saranno ridotti dalla pena di morte, semmai aumentati, sono inevitabili. La giustizia non esiste, nulla può riparare la morte della vittima, la pena di morte è solo vendetta altrettanto crudele. La pena di morte è sullo stesso piano dell'omicidio criminale, la differenza è che è collettivamente istituzionalizzata e approvata.

Le garanzie giuridiche sono una necessità di ogni sistema penale, sono necessarie per giungere alla verità processuale dei fatti e per difendere l'innocente.

Socrate78

Può esistere anche la crudeltà genetica, non è dimostrato, ma se ad esempio una persona ha dei geni che fanno sì che ci sia (ipotizzo....) insufficiente secrezione cerebrale di neurotrasmettitori o squilibrio ecco che proprio quella configurazione particolare del suo cervello potrebbe corrispondere ad una tendenza di base alla crudeltà,magari non sempre manifesta, ma che si manifesterà quando l'ambiente avrà la sua influenza. Ti posso aggiungere molti altri casi peggiori ancora, ma non voglio influenzarti, tu tieni le tue opinioni come le mie. Amen.

odradek

a Socrate :
Può esistere anche la crudeltà genetica, non è dimostrato, ma se ad esempio una persona ha dei geni che fanno sì che ci sia (ipotizzo....) insufficiente secrezione cerebrale di neurotrasmettitori o squilibrio ecco che proprio quella configurazione particolare del suo cervello potrebbe corrispondere ad una tendenza di base alla crudeltà,magari non sempre manifesta, ma che si manifesterà quando l'ambiente avrà la sua influenza. Ti posso aggiungere molti altri casi peggiori ancora, ma non voglio influenzarti, tu tieni le tue opinioni come le mie.

Quindi questa persona non sarebbe responsabile delle sue azioni.
Quindi questa persona dovrebbe essere o curata od internata e non certo uccisa.

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