Sapienza e ... dintorni

Aperto da doxa, 17 Novembre 2023, 17:55:58 PM

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"Sapienza": questo sostantivo deriva dal latino "sapientia", in ebraico "Hohmàh",  in greco "Sophìa".

"Sapientia"  discende dal verbo "sàpere" che nell'antichità significava "avere sapore",  saporito = "sapido",  dal latino sapĭdus, anche questo aggettivo deriva dal verbo latino "sàpere".

Sapienza e mitologia

Atena, la dea greca della sapienza, protettrice delle arti e della strategia in battaglia. Difendeva e consigliava gli eroi, come Eracle (= Ercole), Giasone, Odisseo (= Ulisse).



Nell'Iliade compare come  sostenitrice degli Achei durante la guerra di Troia. Ma essi dopo aver conquistato la città con l'inganno (il cavallo di Troia), non rispettarono la sacralità di un altare dedicato ad Atena,  presso il quale si era rifugiata la profetessa troiana Cassandra. Per punirli, Atena chiese a Poseidone, dio del mare, di scatenare una tempesta che distrusse la maggior parte delle navi greche sulla via del ritorno  nelle loro polis.

Atena aveva come epiteti "Pallade"  (= lanciatrice d'asta) o "Parthènos" (= la vergine) perché non ebbe amanti o mariti, secondo la mitologia.

I suoi simboli: la civetta e l'ulivo.

E' raffigurata  con indosso la corazza  l'elmo e lo  scudo, sul quale è appeso un dono votivo di Perseo: la testa  di Medusa, una Gorgone.

Le Gorgoni, mostri marini,  erano tre sorelle: Medusa, Euriale e Steno.  Ognuna di essa  simboleggiava una forma  di perversione. Euriale la perversione sessuale, Steno la perversione morale, Medusa la perversione intellettuale.

Avevano ali d'oro e mani di bronzo, al posto dei capelli avevano dei serpenti. Chi le guardava negli occhi rimaneva pietrificato.

Medusa era l'unica mortale fra le tre e la  loro regina. Per volere di  Persefone custodiva gli Inferi.

Il mito narra che Perseo,  avendo ricevuto l'ordine di consegnare la testa di Medusa a Polidette, sovrano dell'isola di Serifo,  si recò prima presso le Graie, sorelle delle Gorgoni, costringendole a indicargli la via per raggiungere le Ninfe. Da queste ricevette sandali alati, una bisaccia e un elmo che rendeva invisibili: doni ai quali si aggiunsero uno scudo levigato, tanto da riflettere l'immagine della Gorgone, da parte di Atena e un falcetto da parte di  Ermes.

Così armato, Perseo volò contro le Gorgoni e, mentre erano addormentate, guardandone l'immagine nello scudo donato da Atena per evitare di rimanere pietrificato, tagliò la testa a Medusa e la chiuse nella bisaccia delle Graie. Dal tronco decapitato di Medusa uscirono, insieme al sangue, il cavallo alato Pegaso  e Crisaore, padre di Gerione.

Perseo donò la testa della Gorgone alla dea Atena, la quale la fissò al centro del proprio scudo per terrorizzare i nemici in battaglia.

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Ad Atena gli Ateniesi le dedicarono un grande tempio: il Partenone, costruito sull'acropoli della città.
 

veduta del Partenone, Atene
 
Il nome Partenone  deriva  dall'epiteto parthenos attribuito alla nubile dea Athena.
 
La storia del Partenone cominciò più di duemila anni fa. Nel tempo ebbe numerose trasformazioni.
 
Ad Atene, sull'acropoli,  il primo santuario dedicato ad Athena  l'Hekatompedon (significa "lungo 100 piedi", circa 30 metri, ma la sua lunghezza complessiva raggiungeva i 46 metri), fu costruito tra il 570 e il 550 a. C..
 
Fu demolito dagli Ateniesi nel 490 a.C. (al termine della "prima guerra persiana",  dopo la vittoria sui Persiani nella  "battaglia di Maratona") per costruire un tempio più grande conosciuto come il "vecchio Partenone" o "pre-Partenone",  dedicato ad Atena Poliàs. Era ancora in costruzione quando i Persiani saccheggiarono la città nel 480 a. C. e bruciarono gli edifici sull'acropoli.
 
Venne sostituito dall'attuale Partenone, progettato dagli architetti Ictino, Calllicrate e Mnesicle. Il noto scultore Fidia fu il dirigente dei lavori (epìskopos). Sua la concezione della decorazione figurata, la creazione dei modelli.
 
Costruito  dal 445 a. C., l'edificio fu completato nel 432 a. C..
 
All'interno del Partenone, nella cella orientale  fu collocata la grande statua  crisoelefantina  (da chrysós, "oro" ed eléphas, "avorio")  dedicata ad Athena Parthénos, protettrice della città.
 

acropoli di Atene, veduta del Partenone
 
 

veduta parziale  del Partenone
 
Nel V sec. d. C. durante il periodo bizantino il Partenone  fu trasformato in chiesa cristiana, dedicata alla Theotokos (Madre di Dio). La conversione del tempio in chiesa implicò la rimozione delle colonne interne,  di alcuni dei muri della cella, e la creazione di un'abside nella facciata orientale. Fu inevitabile la rimozione e poi la dispersione di alcune metope che raffiguravano dei pagani. Altre  metope furono modificate e reinterpretate secondo la simbologia cristiana.
 
Nel XV secolo divenne una moschea.
 
Nel 1687 fu usato come deposito di munizioni  e venne in parte distrutto da un colpo di mortaio.
 
Nei secoli successivi gran parte delle sue sculture furono asportate.
 
Da aggiungere che il culto e le caratteristiche della dea Atena furono sovrapposte dagli Etruschi a una loro divinità: "Menrva" = Minerva.
 
Con Giove e Giunone, Minerva fece parte della triade capitolina.
 
A Roma le furono dedicati diversi templi, di cui resta ancora memoria nella odierna denominazione di piazza della Minerva e nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, nei pressi del Pantheon. 
 
Come Atena anche Minerva  preferiva la civetta.  I Romani celebravano questa dea  dal 19 al 23 marzo.
A Roma le furono dedicati alcuni templi, di cui resta ancora memoria nella odierna denominazione di piazza della Minerva e nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, nei pressi del Pantheon. 
 
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#2
I  cosiddetti "Inni Omerici", attribuiti dalla tradizione a Omero, hanno codice linguistico, metro e stile della poesia epica; essi ebbero la funzione introduttiva alle recitazioni rapsodiche. Cantano le gesta degli dei, ai quali  erano dedicati.

Uno di essi, il 18/esimo,  è dedicato ad Athena: nell'Olimpo greco è  la dea della sapienza, ma ha anche altri attributi.

   Ad Athena

 Comincio a cantare Pallade Atena, la gloriosa dea
 dagli occhi splendenti, ingegnosa, dal cuore inflessibile,
 vergine casta, intrepida signora dell'acropoli,
 Tritogenia; il saggio Zeus la generò da solo,
 dal suo capo venerabile, rivestita già delle armi di guerra
 dorate e lucenti. Tutti gli immortali si stupirono
 a questa vista: essa balzò fuori rapidamente
 dal capo immortale, agitando un giavellotto acuto
 davanti a Zeus Egìoco (= che ha l'egida; nell'Iliade, è attributo frequente di Zeus).

 Il vasto Olimpo sussultò
 cupamente sotto l'urto della dea dagli occhi splendenti,
 la terra emise un grido terribile, il mare si sconvolse,
 gonfiandosi con flutti spumanti. Poi d'improvviso le onde
 si fermarono, il luminoso figlio di Iperione arrestò
 lungamente i veloci cavalli, fino a quando la vergine
 Pallade Atena ebbe tolto dalle spalle immortali
 le armi divine: ne gioì il saggio Zeus.

 Così ti saluto, figlia di Zeus egìoco:
 io canterò te e anche un'altra canzone".

La dea  Athena era considerata figlia di Zeus. Secondo alcuni mitologi nacque  dalla fronte del padre già adulta ed armata.

Per altri, Athena è figlia di Zeus e della sua prima moglie Metide.
 
La dea Athena degli antichi Greci fu denominata "Minerva dagli antichi Romani


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Sapienza e religione

La Sapienza è un concetto centrale nelle religioni ebraica e cristiana.
 
La sapienza di Dio si manifesta nella creazione e nel governo dell'universo. Nelle persone si manifesta con la saggezza, la conoscenza.
 
La tradizione ebraica l'ha fatta coincidere con la Toràh,  la Legge.
 
Per la teologia  cristiana la Sapienza è un attributo divino, identificabile con la seconda persona della Trinità: il Figlio.
 
Per la teologia cattolica la Sapienza è anche uno dei sette doni dello Spirito Santo. Gli altri sono:  l'intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà, il timor di Dio ( vedi Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1831).
 
Questi doni hanno la loro radice nel profeta Isaia (11, 1-3): "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire".
 
Per i cristiani questi versetti descrivono il Messia e i doni dello Spirito  presenti in lui.
 
I 7 doni vengono offerti a tutti i cristiani mediante l'azione dello Spirito  Santo, che è iniziata nel battesimo, si è confermata nella cresima e rinnovata nella festa di Pentecoste.
 
Nella Bibbia il numero 7  è  considerato un  numero sacro. Simboleggia la totalità, la completezza e perfezione.
 
Il primo uso del numero 7 nella Bibbia è in Genesi,  si riferisce alla settimana della creazione. Dio crea i cieli e la terra per sei giorni e poi si riposa il settimo giorno. Su questo si basa la settimana di sette giorni, osservata ancora oggi in tutto il mondo. Anche Israele doveva riservare al riposo  il settimo giorno: il sabato, in ebraico Shabbath. Per gli ebrei il sabato è la ricorrenza più importante e va interamente dedicata al Signore. Inizia dopo il tramonto del venerdì e si conclude all'apparire delle prime stelle del sabato.
 
In ebraico, Shabbath deriva da shavath ("cessare") e ricorda il giorno in cui il Signore concluse la creazione.
 
Anche nel Deuteronomio (5, 12) c'è il giorno sacro dedicato al riposo: "Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato".
 
Il 7 biblico è presente in vari contesti vetero-testamentari. Esempi, gli animali devono avere almeno sette giorni di vita prima di essere sacrificati (Esodo 22, 30); il comando a Naaman il lebbroso di bagnarsi sette volte nel fiume Giordano per essere completamente purificato (2Re 5, 10); il comando a Giosuè di marciare intorno a Gerico per sette giorni (e il settimo giorno di fare sette giri) e a sette sacerdoti di suonare sette trombe fuori dalle mura della città (Giosuè 6, 3-4). In questi casi, il 7 indica un  mandato divino adempiuto.
 
Ed ancora, nell'antica Grecia i sette sapienti (o  sette savi) erano personalità politiche vissute nel periodo tra il 620 a. C. circa e il 550 a. C.. Furono considerati dai posteri modelli di sapienza, di saggezza, e autori di consigli e aforismi.

 
La loro filosofia era diversa da quella omerica. Talete di Mileto, il più importante dei sette saggi, è considerato il primo uomo ad essere chiamato "filosofo".
 
Le fonti non sono concordi sui nominativi dei sette savi. Il filosofo Platone li enumera nel "Protagora":  "Di questi vi era Talete di Mileto, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene, il nostro Solone, Cleobulo di Lindo, Misone di Chene e per settimo si diceva ci fosse anche Chilone spartano".
 
Tratti comuni: l'esortazione all'auto-osservazione e all'autovalutazione delle proprie scelte, compendiata nel celeberrimo motto delfico "Conosci te stesso" e l'esortazione alla mēsotes (la scelta del "giusto mezzo") ispirata alla giustizia (dike), e alla moderazione, contrapposta alla "hybris", all'insolenza, alla tracotanza.  Nella cultura greca antica hybris è anche la prevaricazione dell'individuo contro il volere divino.
 
Il giurista e politico ateniese Solone (638 a. C. – 558 a. C.), uno dei sette sapienti, invitava ad attenersi al precetto morale "nulla di troppo" (in greco: μηδὲν ἄγαν, in latino:ne quid  nimis). La prescrizione invita ad evitare gli eccessi seguendo la "via di mezzo", la "mesòtes descritta dal filosofo Aristotele nell'Ethica nicomachea. 
 
 
Altro esempio nell'ambito del cristianesimo.  Dal V secolo  c'è la leggenda dei "Sette fanciulli dormienti di Efeso".
 
Narra che nel III secolo durante l'imperium di Decio (dal 249 al 251) i sette adolescenti furono convocati in tribunale per abiurare la loro fede cristiana. Ma inutilmente. Per evitare l'arresto si nascosero in una grotta del monte Celion. Ma furono scoperti. L'ingresso della grotta venne chiuso, condannandoli in tal modo alla morte. Per intervento divino, i ragazzi  anziché morire dormirono per due secoli. Si svegliarono  quando le pietre che ostruivano l'ingresso della grotta furono asportate da alcuni muratori, nel periodo del regno di Teodosio II, imperatore romano dal 408 al 450 e le  persecuzioni ai cristiani erano ormai cessate.
Il miracolo venne interpretato come una testimonianza della veridicità della resurrezione della carne annunciata da Cristo.
 
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In ambito religioso i "Libri sapienziali" sono   testi didattici o di etica morale. Hanno lo scopo di insegnare la sapienza al popolo di Israele.

Sono sette per i cristiani e cinque per il canone ebraico tradizionale, "Halakhah:

Libro di Giobbe: argomenta sul  valore salvifico terreno e ultraterreno della triade umiltà-integrità-purezza. Tale triade una vita di amore-preghiera-penitenza.

Salmi: è una raccolta di inni, suppliche, meditazioni sapienziali.

Libro dei proverbi: raccolta di massime, regole di comportamento e proverbi, ispirati da Dio al popolo di servitori eletti.

Qoelet (Ecclesiaste): esposizione il contraddittorio fra il bene e il male.

Cantico dei Cantici: inno poetico di lode e amore  verso.

Libro della Sapienza (di Salomone):  elaborato in lingua greca, forse nel 30 a. C.. da un ebreo della diaspora di Alessandria d'Egitto. La dottrina dell'immortalità beata dei giusti, la sapienza come dono divino che pervade i fedeli e li guida nella loro esistenza, la vicenda dell'esodo biblico di Israele dall'Egitto come simbolo dell'eterna lotta tra bene e male, sono i tre grandi temi che si snodano in questo libro sotto il patronato di Salomone, il sapiente re che   regnò  nel X sec. a.C.; a lui sono attribuiti i Proverbi, una raccolta eterogenea per contenuti ed epoche storiche. A lui è assegnato sia il Cantico dei cantici, sia il Qohelet, ma fu scritto nel III sec. a. C..
Nell'Antico Testamento si racconta che  Salomone, nel momento della sua incoronazione a re d'Israele, chiese il dono della sapienza, considerata "la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio".
 
Siracide: Sirach autore del libro omonimo era uno scriba  ebreo di Gerusalemme che si dedicò  allo studio "della Legge, dei Profeti e degli altri scritti".
Il Siracide ha temi diversi: la sapienza come caratteristica del popolo ebraico (la sapienza è identificata con la legge data  da Dio al popolo eletto, Israele);  solo i fedeli a Dio possono accedere alla sapienza; premi e castighi. 

Nella Bibbia ebraica non ci sono il Siracide e la Sapienza (di Salomone). Essi  furono esclusi  dal Tanakh nel concilio ebraico di Yamnia nel 95 d. C.. Gli altri cinque libri non formano un gruppo a sé, ma appartengono all'insieme degli "Altri Scritti", detti in ebraico "Ketubìm".

Le Bibbie per i protestanti e quelle anglicane si attengono al canone ebraico, perciò Sapienza e Siracide mancano anche in esse.

Giobbe, Proverbi, Qoèlet, Sapienza e Siracide, assieme ad alcuni Salmi detti "sapienziali", costituiscono un gruppo di scritti dominati dal tema della sapienza, derivante dalla letteratura del Vicino Oriente antico. La sapienza biblica, infatti, è debitrice nei confronti di correnti culturali "sapienziali" nelle civiltà vicine, in particolare dall'Egitto e  dalla Mesopotamia.

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Sapienza e filosofia
 

Andrea Sacchi, Saggezza divina, 1629 – 1633, affresco nella volta  di un salone nel Palazzo Barberini, a Roma.

Sacchi era anche architetto: a Roma progettò la cappella dedicata a santa Caterina da Siena (1637-39) nella sacrestia della basilica di Santa Maria sopra Minerva.

In ambito filosofico la sapienza, secondo Platone, allude alla conoscenza razionale ed equilibrata, la prudenza nel distinguere il bene dal male, il lecito e l'illecito, l'utile e il dannoso.

Negli antichi filosofi greci fu l'interesse per la Sapienza a motivarli verso la conoscenza.

La sapienza indica il possesso della perfezione spirituale torica, la stessa che nella saggezza (in greco antico phronesis) costituisce il fondamento per il comportamento morale e l'azione pratica.

Connesso a phronesis è sophrosyne, indica il comportamento moderato che caratterizza la saggezza.

Il filosofo Aristotele  nell'Etica Nicomachea  definisce la saggezza come "una disposizione vera, accompagnata da ragionamento, che dirige l'agire e concerne le cose che per l'uomo sono buone e cattive". 

La saggezza ha come oggetto l'individuo, realtà imperfetta e mutevole, non la scienza.

Il termine "saggezza", spesso sinonimo di sapienza, è connesso all'esperienza e diventa anche sinonimo di buon senso nell'agire.

La distinzione tra sapienza e saggezza permette di evitare la confusione fra teoria e pratica.

E' pure necessario distinguere tra Sapienza divina  e Sapienza umana.

Nella  filosofia Scolastica Tommaso d'Aquino si rifà alla definizione di Aristotele intendendo la sapienza come somma virtù conoscitiva che attraverso la grazia viene donata da Dio agli uomini che possono così conoscere quelle verità alle quali prima potevano accostarsi soltanto per fede.

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Sapienza e letteratura
 
Nella "Commedia", cantica dell'Inferno, terzo canto, Dante e  Virgilio  sono nell'Antinferno, davanti la porta dell'Inferno. Incontrano il demonio Caronte, il traghettatore dei dannati nel fiume Acheronte,  e  gli ignavi. Tra essi è citato, indirettamente, papa Celestino V,  colui / che fece per viltade il gran rifiuto.

Nei versi 4 – 9 il poeta scrisse: "Giustizia mosse il mio fattore: / fecemi la divina potestate, / la somma sapienza e'l primo amore. / Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. / Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate".

Parafrasi: La giustizia ha fatto agire il mio alto Creatore (Dio): mi hanno costruito la potestà divina (Padre), la somma sapienza (Figlio) e il primo amore (Spirito Santo).
Prima di me non fu creato nulla, se non eterno, e io durerò eternamente. Lasciate ogne speranza, voi che entrate qui".

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#7

Pisa: Palazzo della Sapienza. L'edificio di epoca rinascimentale è la sede della facoltà di giurisprudenza e della biblioteca universitaria. E' nei pressi di piazza Dante, poco lontano dal Lungarno Pacinotti.
Il Palazzo della Sapienza fu edificato dal 1486 per volere di Lorenzo de' Medici per riunire le varie scuole presenti a Pisa e risolvere il problema della frammentazione della didattica. L'opera architettonica fu completata da Cosimo I de' Medici nel 1543.

Da Pisa a Roma, nell'Università "La Sapienza, che mi vide "baldo giovane di belle speranze".
 
 La "cittadella universitaria" fu edificata dal 1932 al 1935, in epoca mussoliniana.
 
 Il progetto della nuova sede della università di Roma venne ideato dall'architetto Marcello Piacentini come una città di nuova fondazione, un'opera moderna realizzata in soli tre anni.
 
 L'impianto architettonico è basato su una piazza centrale sulla quale affacciano gli edifici più significativi: il palazzo del Rettorato con l'accesso da uno scalone monumentale in asse con i propilei d'ingresso, con l'Aula magna e la Biblioteca Alessandrina, ai lati gli edifici delle facoltà.
 
 All'incrocio dei due assi principali c'è il piazzale della Minerva e la grande statua bronzea che raffigura Minerva (simbolo della Sapienza e dell'ateneo di Roma 1) realizzata dal noto scultore Arturo Martini. Fu collocata sulla piazza il 21 aprile 1935. (il 21 aprile si festeggia il leggendario "Natale di Roma", fondata da Romolo...).


La statua che raffigura Minerva (Atena) che nasce armata dalla testa di Giove (Zeus per i Greci) è su un alto basamento in cemento rivestito con lastre di porfido. Ha le braccia alzate e aperte, con la mano sinistra regge lo scudo, con la destra la lancia.


 
 "All'inaugurazione della Città Universitaria, Mussolini, indossando l'uniforme del comandante in capo dell'esercito, ricordò al Re, al Rettore e al Ministro dell'Educazione i legami indissolubili tra militarismo e istruzione. In questo programma, l'Atena di Martini esprime la dualità dell'istruzione (e il sapere che viene impartito) e il militarismo delle armi brandite dalla dea. Atena, a differenza di Marte, incorpora il valore guerriero insieme alla saggezza e alle virtù civiche e combatte per mantenere l'ordine e la legge" (Ida Mitrano, in "La Minerva di Arturo Martini. Storia dell'icona universitaria).
 
 Nella capitale la prima università fu avviata il 20 aprile 1303 con la bolla pontificia "In Supremae praeminentia Dignitatis" del pontefice Bonifacio VIII, il quale istituì lo "Studium Urbis".
 
 Nel XIV secolo c'erano in città diverse scuole, collocate presso chiese (di solito francescane e domenicane) ma senza un ente ufficialmente riconosciuto ed esterno alla corte papale. Con la bolla di Bonifacio VIII venne istituita la prima università di Roma. I finanziamenti iniziali giungevano dalla tassazione del vino "forestiero" e dalla munificenza di alcuni nobili romani. Quando la sede pontificia fu spostata ad Avignone, la gestione dell'università fu affidata al Comune di Roma.
L'originaria sede era a Trastevere.  Nel 1431 papa Eugenio IV per dare all'università romana  una struttura più articolata, provvede all'acquisto di alcuni edifici nel rione Sant'Eustachio, tra piazza Navona e il Pantheon. In quell'area circa 200 anni dopo fu costruito il seicentesco Palazzo della Sapienza, oggi sede dell'Archivio di Stato.
 Nei primi anni del Cinquecento fu il figlio di Lorenzo De' Medici, papa Leone X, a dare un impulso a questa università chiamando a Roma da tutta Europa studiosi famosi.

Nel 1660 lo Studium Urbis si trasferì nella nuova sede, il palazzo in Corso Rinascimento che prende il nome di Sapienza dall'iscrizione posta sopra il portone principale: Initium Sapientiae timor Domini. Presso quella sede prestigiosa, che oggi ospita l'Archivio di Stato, nel 1670 venne fondata da Alessandro VII Chigi la biblioteca Alessandrina, dal nome del pontefice.
A quel bell'edificio è annessa la chiesa di Sant'Ivo, progettata dal Borromini.
 
 

cortile del Palazzo della Sapienza
 
Nel 1632 Francesco Borromini cominciò a occuparsi del difficile progetto per la chiesa all'interno del complesso universitario.
 
 L'architetto e scultore era condizionato dagli edifici preesistenti e dal cortile.
 
 Nell'area quadrangolare a disposizione ebbe la possibilità di far costruire dal 1643 la chiesa a pianta centralizzata che all'interno disegna una stella a sei punte.
 
 All'esterno la cupola presenta un tamburo articolato su linee convesse e si conclude su un'alta lanterna con un coronamento a spirale, caratterizzato da un ideale percorso ascensionale.
 
 A Roma ci sono anche altre due università statali, quella di "Roma 2" e quella di "Roma 3", allocate in sedi diverse.
 
 L'università di Roma 2 (Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", nell'omonimo quartiere) iniziò l'attività didattica nel 1982.
 
 L'università di Roma 3, fondata nel 1992, è la terza università statale nella capitale. Fu istituita recuperando aree industriali abbandonate, attuando la riqualificazione urbana del quadrante con i quartieri Ostiense – San Paolo – Marconi.
 
 Fine