Riflessioni sul concetto di femminicidio e sul rapporto tra i generi.

Aperto da Socrate78, 23 Novembre 2023, 18:15:40 PM

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niko

Io direi che possiamo tranquillamente chiamare:

"patriarcato"

La:

"maggior  tendenza biologica e culturale del maschio alla violenza"

nella precisa misura in cui tale violenza HA SUCCESSO, nel plasmare psicofisicamente il mondo secondo la volonta' di potenza del soggetto (del dualismo maschio/femmina) maggiormante violento.

Cosi' come si puo' osservare che i maschi sono i maggiori clienti di negozi di caccia,e armerie, con appena un po' piu' di acume, si puo' ANCHE osservare che tale "quantum" in piu' di violenza proprio del maschio, non rappresenta SOLO una violenza destinalmente ed esistenzialmente frustrata, solo una violenza di tipo istantaneo distruttivo/autodistruttivo intendo, che in quanto tale puo' al limite far male in alcuni singoli casi ma non puo' mai lasciare storicamente e durevolmente il segno (certo a volte e' anche, ma non solo, questo), ma, aime' spesso rappresenta una violenza che non solo "si protende" in generico un tentativo violento di plasmazione del mondo, ma anche "vi riesce", nel tentativo, e plasma davvero, il mondo.

E nella misura in cui vi riesce non e' solo violenza negatrice, ma violenza plasmativa e sopraffatrice.

La maggior violenza del maschio e' patriarcato nella misura in cui forma e informa (e non solo ineffabilmente distrugge) il mondo. 

Per non essere patriarcato tale "maggior violenza"  dovrebbe essere, o meglio divenire, violenza frustrata o nulla, cioe' violenza che in qualche modo cerca la strada e l'espressione di se stessa come violenza, non la trova, magari perche' sbatte (finalmente) le corna contro un soggetto altrettanto astuto e forte, e diviene altro. E con altro intendo sublimazione, equilibrio, alternanza nella vicenda stessa del dominio e della sottomissione (il terrore di Socrate...).

Se e finche' la trova, questa strada verso l'autoespressione e l'autoesistenza di se stessa in quanto violenza, e' una violenza tangibile, che e' anche una "archia"/arcato, cioe' una forma di governo delle cose e delle persone riconoscibile nello spazio e nel tempo.

Non ci serve piu', di portare il mammuth a casa per farci gli spiedini.

E non serve piu' nemmeno una particolare forza muscolare per spingere il bottone del trattore, o della bomba atomica.

Il dibattito su cosa ce ne facciamo oggi come oggi, di questo "quanto" di violenza in piu', che determina una "sproporzione" tra i due sessi nell'agibilita' del mondo, se non giusto, e' quanto meno attuale.

A meno di non essere anime belle, maschi o femmine in generale (le anime belle non hanno sesso) che pensano che la violenza non vinca mai o non abbia mai l'ultima parola.

Perche' lo hanno detto i puffi, Cristina d'avena e Platone.

La violenza vince, e ha l'ultima parola quasi sempre.

Il patriarcato, e pure il capitalismo ne sono tangibile dimostrazione.

Se vincera' per sempre anche in un indeterminato ed immenso futuro non posso saperlo, e sinceramente neanche lo voglio, sapere.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

InVerno

Citazione di: Ipazia il 25 Novembre 2023, 22:30:24 PMRiducendo il potere a questione amministrativa tra uguali in dignità e diritti. Senza sopraffazioni su base sessuale , etnica, economica, politica.

La divisione del lavoro non implica automaticamente sopraffazione una volta garantito a tutti gli stessi blocchi di partenza e la stessa dignità. Il merito farà la differenza, senza trucco e senza inganno.
E nessuno lo contesta, neanche in via ipotetica, perchè siamo in Italia 2023 (nord, se serve sottolinearlo) ed è facile tirarsi dietro strascichi storici a patto di riuscire a dimostrarli. Se dobbiamo prendere lezioni di sociologia dalle sorelle delle vittime, oh dio, che mondo gramo che ci spetta, probabilmente la gestapo. (Pur sottolineando che sono simpatetico con qualsiasi esternazione della sorella di una vittima, in senso umano, anche se discordo sul piano razionale). Come ho sottolineato scherzando, Turetta è solo qualche anno troppo grande per essersi perso la Biancaneve senza principe, ma negli anni scorsi si è fatto tantissimo per le donne, in america praticamente non si è parlato d'altro e noi viviamo culturalmente dei loro rigurgiti, solo con dieci anni di jet lag, Turetta e Giulia sono la generazione target del femminismo moderno. Giulia è nata nel miglior luogo e tempo sul pianeta per essere donna, persino nei paesi scandinavi tanto famosi per le loro policy egualitarie la violenza di genere è più accentuata che in Italia, ed in generale in occidente le donne sono sempre state meglio che altrove, non per una scarsa presenza patriarcale, ma per via delle forme familiari nucleari e affini. Si aggiunge a ciò il fatto che tutti siamo stati adolescenti, e almeno una volta nella vita tutti hanno intrattenuto pensieri caotici tra l'amore e la morte, Romeo e Giulietta muoiono più volte proprio per rimarcare quanto nelle persone infatili questi due campi si intrattegano in relazioni insalubri. Non è stato presentato nessun segno evidente di misoginia, nonostante sono sicuro intere redazioni abbiano scandagliato i video di Turetta cercando di trovare quello in cui canta ubriaco "son tutte puttane". Se la misoginia non serve, ma si può essere "involontariamente patriarcali" siamo al processo delle intenzioni, che richiede una casta sacerdotale per essere processato socialmente. Nonostante tutto questo e molto altro, se la prima riposta è "patriarcato", siamo in una società malata di individualismo dove neanche la relazione con l'altro sesso produce più un "noi", siamo sempre e soli singoli individui sul "mercato sessuale", irresponsabili vittime di ciò che l'altro produce in forma di associazione mafiosa di genere.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Il surplus di energia non si traduce automaticamente in violenza. Il predatore appagato si riposa e al massimo fa una corsetta. La violenza patriarcale è tutto fuorché biologica. Lo comprese già l'Ariosto. È violenza "politico-economica" di sottomissione, radicata nella psiche umana da così tanto tempo da apparire naturale. Come alcune religioni millenarie, con cui ha molti punti di contatto ideologico.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

Citazione di: niko il 25 Novembre 2023, 23:37:28 PMIo direi che possiamo tranquillamente chiamare:

"patriarcato"

La:

"maggior  tendenza biologica e culturale del maschio alla violenza"
E di conseguenza, la maggior tendenza "biologica e culturale" (?) del maschio a finire in prigione. Perchè la popolazione carceraria dimostra che la società reagisce di conseguenza agli eccessi di testosterone, in una società realmente patriarcale (che un antropologo chiamerebbe tale) il Turetta non starebbe contemplando come passare i decenni tra le sbarre, ma più probabilmente ponderando se la prossima donna che vuole è bionda o rossa.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

daniele22

Si vive in una società molto competitiva e in seno a questa la violenza sarebbe un'emersione anche spontanea. O almeno vi sono parecchie persone che non serbano saldi i propri nervi tanto che tutti si parla di costoro ... se ne parla male naturalmente. Le regole ci sono, servono quel che servono, sembra quasi che le si faccia per lavarsi un po' le mani tra tanto incomprensibile sudiciume ... Comunque ci resta il coraggio di stigmatizzare la violenza e pure di proporre l'educazione all'affettivitá. Senti senti da che pulpito vien la predica. Eraclito li chiamava idioti? Sembra quasi un eufemismo

niko

Citazione di: InVerno il 26 Novembre 2023, 09:01:12 AME di conseguenza, la maggior tendenza "biologica e culturale" (?) del maschio a finire in prigione. Perchè la popolazione carceraria dimostra che la società reagisce di conseguenza agli eccessi di testosterone, in una società realmente patriarcale (che un antropologo chiamerebbe tale) il Turetta non starebbe contemplando come passare i decenni tra le sbarre, ma più probabilmente ponderando se la prossima donna che vuole è bionda o rossa.


Ti pare che mettere in prigione Turetta abbia risolto il problema del predominio maschile in generale sulla specie umana attuale?

Da domani il mondo e' sessualmente egualitario, o matriarcale, perche' Turetta va in prigione?

No?

E allora fai lo sforzo per comprendermi che faresti per comprendere la lista degli ingredienti delle patatine.

Io ho detto che la maggior violenza dell'uomo forma e informa il mondo, e questo informare e formare si chiama patriarcato.

Quelli che sono i maggiori clienti di armerie e negozi di caccia a pesca sono anche i maggiori frequentatori di posizioni di potere: politiche, sociali e familistico familiari.

Famiglie, chiese, cda, parlamenti.

E, di solito, al potere ci restano anche senza andare in prigione.

Questo, e' un fatto.

E' facile, reagire con sdegno ad una violenza bizzarra e distruttiva.

Piu' difficile, reagire a una violenza intangibile e strutturata, che plasma il contesto sociale in cui ancora tutti viviamo.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Jacopus

I femminicidi sono l'apice sconvolgente di una asimmetria di potere, che è anche uno stupido spreco di risorse, poiché una donna può avere più capacità di un uomo in molti tipi di attività, se tutti si partisse dalla stessa posizione. Che in Italia le donne non siano più costrette a girare con il velo sulla testa è un'ottima notizia ma non è sufficiente. Il problema credo che sia più generale. È una sorta di effetto domino, poiché se si accetta che uomo e donna siano uguali, si rischia di dover ammettere che anche gli stranieri debbano avere gli stessi diritti e le stesse opportunità , fino a giungere ai ricchi e ai poveri. Ed i poveri si manipolano facilmente, facendogli credere che il problema vero sia la differenza di genere, di stato o di religione, mentre il problema radicale è "questo capitalismo".

Ovvio che su un patriarcato tradizionale, ben lungi da essere debellato anche in questo "magnifico" Occidente, si innestano altre dinamiche culturali che possono amplificare la violenza. Sulla scomparsa del padre non solo come patriarca ma anche come principio normativo e regolativo sono stati scritti fiumi di inchiostro, ma è anche interessante ciò che scriveva Lacan quando proponeva come tratto distintivo del presente la sostituzione del padre come legge con il capitale come desiderio da soddisfare ad ogni costo, eventualmente mercificando non solo gli oggetti ma anche le persone e le relazioni. Lacan parlava proprio di successione dal "discorso del padre" (ovvero discorso della legge) con il "discorso del capitalista" (ovvero il discorso della merce e della mercificazione).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Pio

Difficile però eliminare l'aggressività nell'uomo, dato l'oggettivo fattore biologico. Aggressività che non si esprime solo verso le donne, generata dalla paura di perdere qualcosa che dà soddisfazione e piacere, ma anche tra uomo e uomo, tra fratelli, tra genitori e figli, persino verbalmente (anche se pure le donne non scherzano in quanto a violenza verbale, anzi). Conflitto ad ogni livello insomma. Gli umani fuggono la solitudine, ma quando sono assieme non riescono a vivere senza conflittualità; anche in un monastero, per dire. Il conflitto genera sofferenza. E anche questo è vanità.
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

Phil

Citazione di: Jacopus il 25 Novembre 2023, 23:14:25 PMla tua sembrava quasi una giustificazione giusnaturalistica alla violenza maschile
Ripongo tutte le mie speranze di essere compreso in quel «sembrava quasi»(cit.), perché nel mio post non ci sono né giustificazioni (non è un mio hobby) né giusnaturalismo (che ho già confutato in passato, parlando con altri di fallacia naturalistica e dintorni), tantomeno applicati alla violenza maschile.

@niko
Certo, possiamo anche decidere di usare «patriarcato» in modo totalmente diverso da quanto suggerisce il vocabolario; così facendo evitiamo neologismi ambigui (con annesso appiattimento, v. sopra), tuttavia c'è sempre il rischio che qualcuno, abituato alla lingua italiana, faccia fatica a giostrarsi fra i due omonimi a seconda dell'interlocutore di turno (De Saussure direbbe che un repentino cambiamento diacronico nel medesimo contesto comunicativo non giova alla comprensione fra parlanti). Comunque concordo sia importante avere una definizione esplicitamente condivisa, o quantomeno individualmente dichiarata.

Jacopus

Un certo livello di aggressività, Pio, non solo è tollerabile ma è anche fondamentale per la vita umana. Ma aggressività e violenza non sono sinonimi, come vorrebbero farci credere all'insegna del nihil sub sole novi, così come non sono sinonimi violenza e violenza di genere.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Pio

Citazione di: Jacopus il 26 Novembre 2023, 11:08:12 AMUn certo livello di aggressività, Pio, non solo è tollerabile ma è anche fondamentale per la vita umana. Ma aggressività e violenza non sono sinonimi, come vorrebbero farci credere all'insegna del nihil sub sole novi, così come non sono sinonimi violenza e violenza di genere.
Non sono sinonimi, ma è difficile esercitare violenza senza aggressività. Persino nel freddo e cinico esercizio della violenza a servizio del potere costituito , che genera i conflitti tra stati, c'è al fondo l'aggressività rapace umana. Non sono d'accordo che l'aggressività possa essere anche positiva. Secondo me è sempre negativa e causa di sofferenza.
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

Jacopus

L'aggressività è presente in tutti gli animali, compreso l'uomo (animale anch'esso). La violenza invece è riscontrata solo negli scimpanzé oltre che nell'uomo (lasciando da parte formiche e termiti che sono troppo diverse da noi). L'aggressività è una funzione vitale. La violenza è una funzione della civiltà, ovvero di un certo tipo di civiltà, quella stessa, ad esempio, che parla di caduta dell'umanità dopo il peccato originale, secondo cui ora dobbiamo condividere un mondo di violenza e peccato prima di tornare nella pace celestiale. Il che è un ottimo assist per tutti coloro che esercitano la violenza. Però, fatta questa distinzione preliminare, la violenza va ulteriormente esaminata nel dettaglio e non buttata nello stesso calderone, come già faceva notare Phil. E fra queste distinzioni una fra le più recenti e interessanti è quella del "femminicidio".

CitazioneConsiderando come i generi biologici siano soltanto due, il gioco delle combinazioni non consente poi molte altre variazioni; direi quattro in tutto e, considerando quale dei due sessi tenda di più alla violenza, biologicamente, storicamente e culturalmente (basta contare i cacciatori e i clienti di armerie, dividendoli per genere), ci sono almeno due combinazioni che dovrebbero e, guarda caso hanno (se non erro), il sopravvento statistico nel campo della morte altrui.
Il giusnaturalismo, Phil, l'ho intravisto in questa tua frase, poiché se storicamente e culturalmente concordo con la maggior tendenza alla violenza dell'uomo, proprio culturalmente e storicamente dobbiamo contrastarla, visto che fortunatamente non siamo scarabei  stercorari, condizionati da pattern comportamentali fissi, ma siamo esseri viventi neuro-dinamici, ovvero capaci di modificare i nostri assett comportamentali. Fatto comprovato da più di un secolo di studi antropologici.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

niko

Quello che l'uomo ha in piu' della donna attualmente non e' un surplus di energia, e' un surplus di violenza.

Se fosse per quello, anche la donna ha tante energie in tante situazioni.

E la violenza e' sempre, politica economica e culturale.

I Turetta, grotteschi capri espiatori sociali e mediatici, sono la manifestazione fenomenica di questa violenza nel suo FALLIRE.

Per questo fanno scandalo. Per questo sono eclatanti.

Se io ti ammazzo, tra me e te non c'e' piu' nessuna (attuale, e tra viventi) relazione. Nemmeno una relazione di dominio. Nemmeno nella memoria.

Turetta ha dovuto uccidere la sua vittima, per poterla "dominare".

E' riuscito con cio' a confermare un sistema (patriarcale) nei suoi simboli e nella sua generalita', non certo a realizzare i suoi scopi individuali e personali basati sul calare microfisicamente gli aspetti a lui giovevoli del sistema nella sua personale vita.

Facendo della sua vittima un simbolo, e' diventato lui stesso un simbolo. E i simboli non sono vita, non sono realta'.

I morti non hanno sguardo. E neanche gli assassini.

Turetta temeva la solitudine, e la solitudine, infine, in conseguenza dei suoi gesti ha avuto.
Per questo, e' un fallito, o almeno, adesso tutti lo additano come un fallito.

Tutti gli altri, i non-Turetta, raporesentano questa stessa violenza patriarcale nel suo RIUSCIRE.

Se io ti sottometto e non ti ammazzo, tra me e te c'e' una relazione, sia pur basata sulla sottomissione. In questa relazione, i simboli di tutto il resto del contesto sociale, inconsci e e preesistenti, agiscono fortemente perche' non sono manifesti. Perche' noi, viventi, nel nostro divenire non siamo ancora diventati simboli, non ci siamo ancora entificati ad uso e consumo di terzi, ricevendo e dando la morte nel contesto della nostra relazione.

La vita e' divenire, e l'essere e' dopo, la vita. Dallo sforzo evolutivo, ci riposiamo, e ci riposeremo, essendo. Consegnandoci, in corpo e in memoria, agli altri.
Anche la metafisica funziona. Come simbolo.

Credo che il cuore dell'uomo non voglia (mai) veramente uccidere.

Ogni omicidio rappresenta solo un fallimento, o al limite un fraintendimento, di quello che veramente e' la relazione di potere antropicamente connotata.

Forse, questo cuore conosce e accetta l'eterno ritorno di ogni evento e ogni cosa vittime degli assassini comprese; o forse e' solo troppo vigliacco per volere un gesto di negazione definitiva, per restate in un male senza sguardo che sia solo solitudine.

Non vuole uccidere, questo cuore dell'uomo, ma vuole vincere e dominare. Si supera. Si espande. Vuole sempre che un altro voglia (qualcosa); o vuole sempre il qualcosa che vuole un altro.

Siamo tutti innocenti. Siamo tutti nella relazione di una volonta' con se stessa.

I desideri, o almeno, molti tra i desideri, non esistono per essere tolti, esistono per diventare legge, per realizzarsi nella forma del comune e del collettivo, nella forma del due o piu'.

Romeo ama Giulietta e Giulietta ama Romeo.

Singolarmente, Romeo non si ama, e Giulietta non si ama.

Singolarmente, hanno ognuno un bel problema, un bel desiderio che nel suo manifestarsi in un cuore solo fa male.

Romeo spera che Giulietta abbia in se' il suo stesso desiderio, e Giulietta spera che Romeo abbia in se' il suo stesso desiderio.

Quello che questi due ragazzotti scemi vogliono fare insieme non e' una comunita', ma e' una comune.

Perche' la loro felicita' non prevede, due desideri compatibili, ma lo stesso desiderio in due cuori.

Alla faccia di Schopenahuer, e forse perfino di Budda, qui non c'e' un desiderio umano che deve togliersi risolvendosi in una ascesi o in una equanime tranquillita', c'e' uno stesso identico desiderio che da' sofferenza quando vale per uno, e che (invece) da' gioia quando vale per due.

L'altro, qui, puo' cambiare di segno al contenuto emotivo e finanche fisico del desiderio, senza che il desiderio in se', diventi altro nell'altro.

Non c'e' l'oggetto perfetto di desiderio che spegne il desiderio, non c'e' contemplazione, non c'e' idealizzazione, ma apertura alla prospettiva di un godimento temporalmente esteso, all'evento di un continuare a desiderare finanche in presenza dell'oggetto del desiderio, il che e' squisitamente umano e non e' svalutante ne' della natura del desiderante ne' di quella del desiderato: tutt'altro.

Ma un desiderio che vale per due e che regola due non e' piu' solo un desiderio.

E' anche una legge.

La legge del desiderio, che vale per Giulietta, e per Romeo.

Questo stesso desiderio che vuole crescere, che senza senso vuole espandersi, che si odia, nell'uno, e si ama, nel due.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Phil

Citazione di: Jacopus il 26 Novembre 2023, 11:28:17 AMIl giusnaturalismo, Phil, l'ho intravisto in questa tua frase, poiché se storicamente e culturalmente concordo con la maggior tendenza alla violenza dell'uomo, proprio culturalmente e storicamente dobbiamo contrastarla
Eppure quello è il passo del post più freddamente descrittivo, oggettivo, persino statistico-matematico, quindi quello meno adatto ad essere inteso come giudizio valoriale o come discriminazione fra ciò che è bene e ciò che è male (secondo giusnaturalismo o altro che sia). Né nel testo né nel vuoto "fra le righe" troverai nulla che si opponga o precluda al tuo «dobbiamo contrastarla»(cit.), che già non è più descrittivo, ma prescrittivo ed etico. Descrivere antropologicamente il comportamento dell'uomo non significa approvarlo né ritenerlo giusto.

InVerno

A livello lessicologico il contributo più importante l'ha dato a mio avviso Mancuso, mettendo l'accento non sul "patri" che scalda gli animi delle discussioni, ma sull'-arcato, cioè la definizione di subordinazione nella relazione: la sovranità, l'unilateralità del rapporto. Perchè va dato atto che se la prima risposta è stata "patriarcato", la seconda è stata decisamente meno impulsiva. Si dirà che sono iperboli, o che sono esempi che non rappresentano il sentire comune, che i meglio informati non considerano il patriarcato un associazione mafiosa. Eppure (la) Murgia, da principale esponente della terza ondata femminista italiana e rimbalzata da ogni outlet di sinistra, paragonava sovente la mascolinità ad una associazione mafiosa. Iperbole? Io non so chi appartiene alla categoria del patriarcato, ma penso di essere abbastanza capace di usare la categoria di "misoginia" e "misandria", essendo due categorie che funzionano, non è complicato applicarle.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

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