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Razze

Aperto da viator, 22 Dicembre 2019, 22:25:18 PM

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viator

Salve. Scrivo qui poichè considero che l'eventuale esistenza - all'interno della specie umana - di categorie definibili come "razze" rappresenta - in tutta evidenza - tematica di carattere squisitamente CULTURALE e SOCIALE nonostante l'argomento poggi su basi biologiche peraltro, come certamente vedremo - IPERCONTROVERSE.

Naturalmente, anche se cercherò di esprimermi nel più neutro dei modi possibili, ne nascerà il solito putiferio superideologicizzato. Ma tant'è. Come fai, farai sempre male.

Dunque......sembrerebbe che per quanto riguarda TUTTI i MAMMIFERI (ma non solo) esisterebbero delle basi biologiche, genetiche ed evoluzionistiche (per chi accetta l'evoluzione darwiniana) COMUNI.

Dico sembrerebbe, poichè si è liberi di considerare quanto ho appena detto come una falsità, o una dubbiosità.

Nel caso però si accetti la premessa che ho esposto appena sopra, volevo sottolineare la situazione assai curiosa in cui sembra trovarsi il mammifero umano nei tempi recenti.
Mi risulta infatti che negli ultimi anni siano fioriti gli studi che hanno dimostrato l'avvenuta deriva genetica del genere umano, deriva che l'ha privato dell'attributo razziale.

Ormai la scienza è concorde in proposito : le razze umane non esistono.........anzi, secondo molti non sono proprio mai esistite.........si era trattato di un abbaglio o di un imbroglio !.
Mi è persino capitato di udire o leggere commenti derisori da parte di eminenti studiosi verso chi si mostrava incredulo circa tale notizia !

Personalmente sono molto contento del fatto che la scienza sia riuscita a "levare" letteralmente la terra sotto i piedi dei razzisti, però devo anche confessarvi di essere parecchio disorientato da un fatto : ma se l'uomo è tuttora un mammifero e se i mammiferi hanno avuto evoluzione e genetica in comune............come mai le razze sono rimaste appiccicate SOLO AGLI ANIMALI (non sto a ricordarvi la varietà clamorosa di RAZZE canine, equine, bovine etc. etc. etc.) e dappertutto leggo ed odo di "mucche di razza frisona", cagnetti di razza chihuahua", "cavallini di razza haflinger".....................?

Che abbiano ragione i creazionisti e che l'uomo sia veramente un essere del tutto speciale ? Voi che dite ?. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Tematica interessante. Io l'avrei messa addirittura in scienza. Non sono ironico. Fatto sta che le razze nel mondo animale sono state anch'esse create dall'uomo, attraverso incroci continui, così come sono state creati, nel corso dei secoli e attraverso selezioni "guidate", semi più adatti (ad esempio nei cereali questo processo dura da millenni). Qualcuno, in un recente passato, ha provato anche ad applicare questo modello all'uomo. Se davvero si riuscisse ad obbligare tutti gli uomini più alti di due metri a riprodursi fra di loro, inevitabilmente la statura di questo sottogruppo aumenterebbe. Allo stesso modo se si creasse una comunità di matematici. Sicuramente il loro interesse per la matematica sarebbe mediamente superiore. Potrebbe accadere esattamente la stessa cosa accaduta con la selezione della gallina padovana, scelta per la carne tenera e la prolificità di uova (sto inventando).
 Pertanto, l'affermazione che non esistono razze è relativa alla situazione odierna, in un mondo dove siamo liberi di copulare e riprodurci con chi più ci aggrada. Nel caso in cui fossimo costretti a riprodurci entro determinati standard biologici, sarebbe possibile generare delle razze con tratti genotipici del tutto analoghi. Si potrebbe giungere ad una somiglianza sorprendente, come accade con i cani labrador. Basterebbe pazientare per qualche secolo ed accettare qualche eventuale magagna, derivante dalla riproduzione entro un gruppo ristretto (un pò come si accetta il rischio che i cani pastore tedesco ad una certa età non riescano più a reggersi sulle gambe posteriori).
Però, la differenza sta nel fatto che non esiste nessuna libera repubblica dei cavalli, o la federazione unita degli asini (questa forse c'è, ma solo in senso figurato). Se vi fossero, anche al loro interno si domanderebbero perchè solo i cavalli frisoni devono essere attaccati al carretto, mentre i cavalli arabi sono liberi di gareggiare nelle corse.
E' sempre molto seducente l'idea che l'umanità sia differenziata al suo interno, perchè così si può affermare che sia la stessa natura a sancire una differenza di compiti. Di solito si tende a considerare la propria fazione come quella "più in gamba", per destinare i lavori di "fatica" ed altre eventuali disgrazie alle altre "psedo-razze".
Detto questo, da un punto di vista strettamente biologico, l'inesistenza di una razza umana deriva dalla libertà con la quale ci siamo riprodotti. Allo stesso modo non esistono razze di scimpanzè o razze di delfini o razze di leoni. Nella libertà della natura esiste solo il caso e la necessità. Le razze sono un prodotto culturale, applicato a certe specie animali, particolarmente importanti per l'uomo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Possiamo teorizzare un genoma originario comune, ma non la libertà di procreare visto che le barriere naturali hanno costretto molti gruppi "etnici" a riprodursi tra loro in ambiti ristretti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#3
I confini fra razze specie e altri termini simili volti a individuare gruppi di viventi sono convenzionali e servono a governare ,catalogandola ,la complessità degli esseri viventi.Ma non c'è un modo univoco per farlo , trattandosi di convenzioni. Basterebbe questo per dire che razze e specie e altro in se' non esistono .
A rigore non esistono soluzioni di continuità fra gli esseri viventi , se non assunte per comodità di catalogazione.
Il fatto stesso che le polemiche si incentrano sulle razze umane è indice della loro pretestuosita.


Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

anthonyi

Citazione di: viator il 22 Dicembre 2019, 22:25:18 PM
Salve. Scrivo qui poichè considero che l'eventuale esistenza - all'interno della specie umana - di categorie definibili come "razze" rappresenta - in tutta evidenza - tematica di carattere squisitamente CULTURALE e SOCIALE nonostante l'argomento poggi su basi biologiche peraltro, come certamente vedremo - IPERCONTROVERSE.

Naturalmente, anche se cercherò di esprimermi nel più neutro dei modi possibili, ne nascerà il solito putiferio superideologicizzato. Ma tant'è. Come fai, farai sempre male.

Dunque......sembrerebbe che per quanto riguarda TUTTI i MAMMIFERI (ma non solo) esisterebbero delle basi biologiche, genetiche ed evoluzionistiche (per chi accetta l'evoluzione darwiniana) COMUNI.

Dico sembrerebbe, poichè si è liberi di considerare quanto ho appena detto come una falsità, o una dubbiosità.

Nel caso però si accetti la premessa che ho esposto appena sopra, volevo sottolineare la situazione assai curiosa in cui sembra trovarsi il mammifero umano nei tempi recenti.
Mi risulta infatti che negli ultimi anni siano fioriti gli studi che hanno dimostrato l'avvenuta deriva genetica del genere umano, deriva che l'ha privato dell'attributo razziale.

Ormai la scienza è concorde in proposito : le razze umane non esistono.........anzi, secondo molti non sono proprio mai esistite.........si era trattato di un abbaglio o di un imbroglio !.
Mi è persino capitato di udire o leggere commenti derisori da parte di eminenti studiosi verso chi si mostrava incredulo circa tale notizia !

Personalmente sono molto contento del fatto che la scienza sia riuscita a "levare" letteralmente la terra sotto i piedi dei razzisti, però devo anche confessarvi di essere parecchio disorientato da un fatto : ma se l'uomo è tuttora un mammifero e se i mammiferi hanno avuto evoluzione e genetica in comune............come mai le razze sono rimaste appiccicate SOLO AGLI ANIMALI (non sto a ricordarvi la varietà clamorosa di RAZZE canine, equine, bovine etc. etc. etc.) e dappertutto leggo ed odo di "mucche di razza frisona", cagnetti di razza chihuahua", "cavallini di razza haflinger".....................?

Che abbiano ragione i creazionisti e che l'uomo sia veramente un essere del tutto speciale ? Voi che dite ?. Saluti.

Ciao viator, il concetto di razza è in concetto usato in biologia applicabile ad alcune specie, ma non ad altre. Mi risulta ad esempio che anche per i cani l'uso di questo concetto sia problematico per alcune razze canine.
Poi per carità, possiamo anche parlare di etnie, d'altronde non ci sono limiti alla creatività concettuale umana, come dimostrate te e myfriend che avete coniato questo concetto di "razzismo culturale" che forse avrebbe bisogno di essere chiarito meglio visto che mischia aspetti genetici e aspetti socio-culturali.
Riguardo all'idea che questo razzismo sia caratterizzato dall'idea che la propria cultura è superiore, credo che questo farebbe definire razziste tutte le culture che conosciamo. Altro discorso è l'idea che la propria cultura possa venir imposta ad altri. Ancora altro discorso è l'idea che, siccome la propria cultura è superiore allora è legittimo dominare coloro che sono portatori di altre culture.
Un saluto

myfriend

Citazione di: anthonyi il 23 Dicembre 2019, 07:45:58 AM
Citazione di: viator il 22 Dicembre 2019, 22:25:18 PM
Salve. Scrivo qui poichè considero che l'eventuale esistenza - all'interno della specie umana - di categorie definibili come "razze" rappresenta - in tutta evidenza - tematica di carattere squisitamente CULTURALE e SOCIALE nonostante l'argomento poggi su basi biologiche peraltro, come certamente vedremo - IPERCONTROVERSE.

Naturalmente, anche se cercherò di esprimermi nel più neutro dei modi possibili, ne nascerà il solito putiferio superideologicizzato. Ma tant'è. Come fai, farai sempre male.

Dunque......sembrerebbe che per quanto riguarda TUTTI i MAMMIFERI (ma non solo) esisterebbero delle basi biologiche, genetiche ed evoluzionistiche (per chi accetta l'evoluzione darwiniana) COMUNI.

Dico sembrerebbe, poichè si è liberi di considerare quanto ho appena detto come una falsità, o una dubbiosità.

Nel caso però si accetti la premessa che ho esposto appena sopra, volevo sottolineare la situazione assai curiosa in cui sembra trovarsi il mammifero umano nei tempi recenti.
Mi risulta infatti che negli ultimi anni siano fioriti gli studi che hanno dimostrato l'avvenuta deriva genetica del genere umano, deriva che l'ha privato dell'attributo razziale.

Ormai la scienza è concorde in proposito : le razze umane non esistono.........anzi, secondo molti non sono proprio mai esistite.........si era trattato di un abbaglio o di un imbroglio !.
Mi è persino capitato di udire o leggere commenti derisori da parte di eminenti studiosi verso chi si mostrava incredulo circa tale notizia !

Personalmente sono molto contento del fatto che la scienza sia riuscita a "levare" letteralmente la terra sotto i piedi dei razzisti, però devo anche confessarvi di essere parecchio disorientato da un fatto : ma se l'uomo è tuttora un mammifero e se i mammiferi hanno avuto evoluzione e genetica in comune............come mai le razze sono rimaste appiccicate SOLO AGLI ANIMALI (non sto a ricordarvi la varietà clamorosa di RAZZE canine, equine, bovine etc. etc. etc.) e dappertutto leggo ed odo di "mucche di razza frisona", cagnetti di razza chihuahua", "cavallini di razza haflinger".....................?

Che abbiano ragione i creazionisti e che l'uomo sia veramente un essere del tutto speciale ? Voi che dite ?. Saluti.

Ciao viator, il concetto di razza è in concetto usato in biologia applicabile ad alcune specie, ma non ad altre. Mi risulta ad esempio che anche per i cani l'uso di questo concetto sia problematico per alcune razze canine.
Poi per carità, possiamo anche parlare di etnie, d'altronde non ci sono limiti alla creatività concettuale umana, come dimostrate te e myfriend che avete coniato questo concetto di "razzismo culturale" che forse avrebbe bisogno di essere chiarito meglio visto che mischia aspetti genetici e aspetti socio-culturali.
Riguardo all'idea che questo razzismo sia caratterizzato dall'idea che la propria cultura è superiore, credo che questo farebbe definire razziste tutte le culture che conosciamo. Altro discorso è l'idea che la propria cultura possa venir imposta ad altri. Ancora altro discorso è l'idea che, siccome la propria cultura è superiore allora è legittimo dominare coloro che sono portatori di altre culture.
Un saluto
Prima di tutto io non ho coniato nessun concetto di "razzismo culturale". Te lo stai inventando o te lo sei sognato.
Secondo, le differenze esistono...etniche, di razza o culturali. Ma non per questo qualcuno è superiore a qualcun altro.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

Ipazia

Citazione di: anthonyi il 23 Dicembre 2019, 07:45:58 AM
...
Poi per carità, possiamo anche parlare di etnie, d'altronde non ci sono limiti alla creatività concettuale umana, come dimostrate te e myfriend che avete coniato questo concetto di "razzismo culturale" che forse avrebbe bisogno di essere chiarito meglio visto che mischia aspetti genetici e aspetti socio-culturali.
Riguardo all'idea che questo razzismo sia caratterizzato dall'idea che la propria cultura è superiore, credo che questo farebbe definire razziste tutte le culture che conosciamo. Altro discorso è l'idea che la propria cultura possa venir imposta ad altri. Ancora altro discorso è l'idea che, siccome la propria cultura è superiore allora è legittimo dominare coloro che sono portatori di altre culture.
Un saluto

Tralasciando gli aspetti genetici sui quali qualche dubbio simile a viator ce l'ho pure io (la superiorità degli africani, nativi o trapiantati, nelle arti atletiche è comprovata dai fatti olimpici), ritengo però che l'aspetto culturale umano sia prevaricante e pertanto non mi pare così strampalato il concetto di etnia, che unisce aspetti differenziali di evoluzione ambientale di tipo sia naturalistico che ideologico.

Concordo invece sulla parte finale del commento di Anthonyi e a tal proposito rispondo al post di niko che qui esplicita ampiamente la sua convinzione.

Il relativismo etico e la tolleranza connessa, anche per il padre plurimo di tale posizione filosofica ("Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo") si limita al dire, ma tra il dire e il fare si pone, giustamente, il mare.

Che dire ad esempio di un'etnia che ritiene il furto un aspetto specifico della sua cultura. Che grado di tolleranza può pretendere da "etnie" che invece lo condannano e ne subiscono gli effetti ? O quelle che sgozzano la figlia che ama l'infedele ? O quelle che condannano a morte l'apostata ? O applicano le pene corporali e la legge del taglione ? Oppure cose meno truculente come partorire figli a raffica e affidarli alle correnti marine e all'altrui benevolenza appena si reggono in piedi da soli ?

Di fronte a queste situazioni, che non appartengono ad un passato evolutivo ma sono compresenti nello scontro di civiltà paradiso multietnico globale, una presa di posizione da che parte stare, con tutte le gradazioni etiche che ne conseguono, mi pare inevitabile anche per l'animo più filantropico che posi il suo piede sull'accidentato mondo umano.

Tutti i comportamenti, anche i più rivoltanti, hanno un loro background ambientale (etologico) e la partita doppia della "superiorità" culturale rivela sempre defaillance da una parte e dall'altra, nel dare e nell'avere, ma pensare che la tolleranza eletta a petitio principii sia la soluzione di tutti i mali mi pare abbastanza ingenuo.

Si potrebbe ragionare per ora sulla legittimità del diritto di proprietà e sulle sue complesse fenomenologie, sulla parità dei blocchi di partenza, sull'emancipazione sociale e sessuale, sulle modalità ottimali di esercitare solidarietà ed empatia, ma senza manicheismi ideologici che non reggerebbero nemmeno al governo di un condominio.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve. Citando Ipazia : "Che dire ad esempio di un'etnia che ritiene il furto un aspetto specifico della sua cultura. Che grado di tolleranza può pretendere da "etnie" che invece lo condannano e ne subiscono gli effetti ? O quelle che sgozzano la figlia che ama l'infedele ? O quelle che condannano a morte l'apostata ? O applicano le pene corporali e la legge del taglione ? Oppure cose meno truculente come partorire figli a raffica e affidarli alle correnti marine e all'altrui benevolenza appena si reggono in piedi da soli ?".

Naturalmente qui dentro c'è chi non ha capito quale parte del mio intervento di apertura ponga dei quesiti al nostro buonsenso e quale parte invece ironizzi su facili e bambinesche tesi culturali egualitaristiche.

Il problema che rende reale lo scontro che qualcuno chiamerà razziale e qualcun altro etnico.........è semplicemente quello qui sopra evidenziato da Ipazia !!!. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

anthonyi

Citazione di: myfriend il 23 Dicembre 2019, 09:02:27 AM
Citazione di: anthonyi il 23 Dicembre 2019, 07:45:58 AM
Citazione di: viator il 22 Dicembre 2019, 22:25:18 PM
Salve. Scrivo qui poichè considero che l'eventuale esistenza - all'interno della specie umana - di categorie definibili come "razze" rappresenta - in tutta evidenza - tematica di carattere squisitamente CULTURALE e SOCIALE nonostante l'argomento poggi su basi biologiche peraltro, come certamente vedremo - IPERCONTROVERSE.

Naturalmente, anche se cercherò di esprimermi nel più neutro dei modi possibili, ne nascerà il solito putiferio superideologicizzato. Ma tant'è. Come fai, farai sempre male.

Dunque......sembrerebbe che per quanto riguarda TUTTI i MAMMIFERI (ma non solo) esisterebbero delle basi biologiche, genetiche ed evoluzionistiche (per chi accetta l'evoluzione darwiniana) COMUNI.

Dico sembrerebbe, poichè si è liberi di considerare quanto ho appena detto come una falsità, o una dubbiosità.

Nel caso però si accetti la premessa che ho esposto appena sopra, volevo sottolineare la situazione assai curiosa in cui sembra trovarsi il mammifero umano nei tempi recenti.
Mi risulta infatti che negli ultimi anni siano fioriti gli studi che hanno dimostrato l'avvenuta deriva genetica del genere umano, deriva che l'ha privato dell'attributo razziale.

Ormai la scienza è concorde in proposito : le razze umane non esistono.........anzi, secondo molti non sono proprio mai esistite.........si era trattato di un abbaglio o di un imbroglio !.
Mi è persino capitato di udire o leggere commenti derisori da parte di eminenti studiosi verso chi si mostrava incredulo circa tale notizia !

Personalmente sono molto contento del fatto che la scienza sia riuscita a "levare" letteralmente la terra sotto i piedi dei razzisti, però devo anche confessarvi di essere parecchio disorientato da un fatto : ma se l'uomo è tuttora un mammifero e se i mammiferi hanno avuto evoluzione e genetica in comune............come mai le razze sono rimaste appiccicate SOLO AGLI ANIMALI (non sto a ricordarvi la varietà clamorosa di RAZZE canine, equine, bovine etc. etc. etc.) e dappertutto leggo ed odo di "mucche di razza frisona", cagnetti di razza chihuahua", "cavallini di razza haflinger".....................?

Che abbiano ragione i creazionisti e che l'uomo sia veramente un essere del tutto speciale ? Voi che dite ?. Saluti.

Ciao viator, il concetto di razza è in concetto usato in biologia applicabile ad alcune specie, ma non ad altre. Mi risulta ad esempio che anche per i cani l'uso di questo concetto sia problematico per alcune razze canine.
Poi per carità, possiamo anche parlare di etnie, d'altronde non ci sono limiti alla creatività concettuale umana, come dimostrate te e myfriend che avete coniato questo concetto di "razzismo culturale" che forse avrebbe bisogno di essere chiarito meglio visto che mischia aspetti genetici e aspetti socio-culturali.
Riguardo all'idea che questo razzismo sia caratterizzato dall'idea che la propria cultura è superiore, credo che questo farebbe definire razziste tutte le culture che conosciamo. Altro discorso è l'idea che la propria cultura possa venir imposta ad altri. Ancora altro discorso è l'idea che, siccome la propria cultura è superiore allora è legittimo dominare coloro che sono portatori di altre culture.
Un saluto
Prima di tutto io non ho coniato nessun concetto di "razzismo culturale". Te lo stai inventando o te lo sei sognato.
Secondo, le differenze esistono...etniche, di razza o culturali. Ma non per questo qualcuno è superiore a qualcun altro.
Se ti sei offeso ti chiedo scusa, myfriend, a me era sembrato nell'altro topic che viator si riferisse proprio a qualcosa scritto da te. Comunque se si parla di razzismo per me è scontato che si suppone che qualcuno si senta superiore o inferiore a qualcun altro. La specificazione delle differenze non è certo segno di razzismo, anche quando questa specificazione riguarda aspetti oggettivi e qualitativamente confrontabili. Io ad esempio posso dire che le etnie dell'area subsahariana hanno doti atletiche superiori a quelle delle altre etnie, così come posso dire che i test del QI danno i valori più alti per le etnie cinesi, e questo non è razzismo. Se però uso questi aspetti per affermare che i popoli subsahariani, o i cinesi, sono popoli superiori allora sono razzista.
Saluti

anthonyi

Citazione di: Ipazia il 23 Dicembre 2019, 09:29:14 AM

Si potrebbe ragionare per ora sulla legittimità del diritto di proprietà e sulle sue complesse fenomenologie, sulla parità dei blocchi di partenza, sull'emancipazione sociale e sessuale, sulle modalità ottimali di esercitare solidarietà ed empatia, ma senza manicheismi ideologici che non reggerebbero nemmeno al governo di un condominio.

Ciao Ipazia, secondo me qui sei un po' uscita dal tema, quando si discute di conflitti tra culture si parte dalla premessa che queste culture già ci siano con le loro caratteristiche.
Le questioni "liberali" (Perchè sono questioni poste dal pensiero liberale, e non sai quanto mi fa piacere che tu le ponga) che poni presuppongono un discorso razionale, senza a priori di tipo storico, che sono invece necessari quando parli di culture e di civiltà.
Il tuo ragionamento dovrebbe partire dalla premessa che esiste una civiltà liberale che si pone come superiore a tutte le altre e che, con la sua superiorità, si permette anche di giudicare le altre civiltà, affermando ad esempio che l'infibulazione è inaccettabile, e che questo vale in ogni stato, in ogni cultura, e per ogni etnia ...

Ipazia

Citazione di: anthonyi il 23 Dicembre 2019, 13:51:03 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Dicembre 2019, 09:29:14 AM

Si potrebbe ragionare per ora sulla legittimità del diritto di proprietà e sulle sue complesse fenomenologie, sulla parità dei blocchi di partenza, sull'emancipazione sociale e sessuale, sulle modalità ottimali di esercitare solidarietà ed empatia, ma senza manicheismi ideologici che non reggerebbero nemmeno al governo di un condominio.

Ciao Ipazia, secondo me qui sei un po' uscita dal tema, quando si discute di conflitti tra culture si parte dalla premessa che queste culture già ci siano con le loro caratteristiche.
Le questioni "liberali" (Perchè sono questioni poste dal pensiero liberale, e non sai quanto mi fa piacere che tu le ponga) che poni presuppongono un discorso razionale, senza a priori di tipo storico, che sono invece necessari quando parli di culture e di civiltà.
Il tuo ragionamento dovrebbe partire dalla premessa che esiste una civiltà liberale che si pone come superiore a tutte le altre e che, con la sua superiorità, si permette anche di giudicare le altre civiltà, affermando ad esempio che l'infibulazione è inaccettabile, e che questo vale in ogni stato, in ogni cultura, e per ogni etnia ...

Non ho capito questa obiezione. Le questioni da me poste sono parte integrante di ogni cultura nelle loro diverse declinazioni, hanno una matrice storica, e non sono per nulla patrimonio esclusivo del pensiero liberale (nato in un contesto classista e schiavista) ma antropologiche in generale.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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anthonyi

Ho difficoltà a pensare che il diritto di proprietà abbia a che fare con gli scontri di civiltà, Ipazia, stesso vale per i discorsi di pari opportunità e di emancipazione che valgono soltanto quando la società è condizionata dalla cultura liberale, che potrà anche essere nata in civiltà classiste etc., così come sono state la gran parte delle civiltà, ma si è certamente emancipata rispetto ad esse.

viator

#12
Salve a tutti. Le definizioni.........aaaaahhhhh!!...........le definizioni mancanti......cioè quei binari che dovrebbero guidare la discesa delle palline chiamate "idee" in modo tale che queste ultime, giunte al piano, confluiscano tutte nello stesso posto dove magari troveranno chi romperà le palline.......ma almeno queste potranno starsene tutte assieme !!.

Razza : aggregato di individui caratterizzato dalla presenza - in essi - delle medesime attitudini naturali (non importa se artificialmente indotte,. è sufficiente che risultino NATURALI in quanto APPLICABILI a naturali modi di esistere).
Infatti la RAZZA umana (termine usato da chi non condivide il linguaggio zoologico applicato agli umani, quindi non parlerà mai di GENERE umano) si qualifica e si distingue per il possedere la naturale e generalizzata attitudine al pensiero (ed altre attitudini marginali).

In effetti il concetto di razza, così come da me definito, dovrebbe risultare ben distinguibile da quello di specie, genere, classe, famiglia etc. etc ed ogni altro titolo di classificazione tassonomico-biologica.

Infatti esso concetto non include affatto le caratteristiche genetiche, fisiologiche, anatomiche degli individui appartenenti ad una razza (i quali tutti hanno genetica, fisiologia, anatomia etc. in parte tra loro identiche ed in parte tra loro diverse), bensì – ripeto – l'attitudine a fare od essere (o tendere a fare od essere) qualcosa di specifico rispetto ad altri.

Ma come mai – direte – dopo aver fatto notare che ufficialmente le razze non dovrebbero esistere (incredibile la mancanza di senso dell'umorismo e dell'ironia da parte di alcuni lettori!) io mi trovo nuovamente a parlarne ?.

E' perchè mi sto appellando alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. In essa infatti si afferma, tra l'altro "Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di RAZZA, di colore, di sesso, di lingua, di religione.................".


Perciò se l'ONU parla tuttora di RAZZE.........oppure tale Dichiarazione è un insieme di castronerie ?

A me risulta che i Pigmei siano anche una razza, per via della loro corporatura tipica, dovuta a ragioni genetico-evolutive le quali hanno prodotto la loro attitudine (assai minore in altre etnie e razze) all'inseguimento delle prede nell'intrico del sottobosco equatoriale.

Ugualmente per gli Eschimesi-Inuit, con la loro attitudine nel resistere al raffreddamento corporeo dovuta alla loro anatomia particolarmente minuta e compatta.

Non mi-vi annoio con altri esempi di ATTITUDINI RAZZIALI, che certamente sono tuttora evidenziabili sul nostro pianeta.

Il problema – frutto di mode culturali profondamente ipocrite generatesi nel nostro Primo Mondo – non è – cari miei – quello di riuscire ad eliminare le ingiustizie attraverso il revisionismo linguistico od il "politically correct" (no razze sì etnie.....no invalidi sì diversamente abili.......no ciechi sì non vedenti.......).

Il problema non è il fingere l'eguaglianza (che non esiste ed anzi va combattuta stimolando le diversità utili), bensi quello di non voler o non poter realizzare la PARI DIGNITA' delle persone. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Citazione di: anthonyi il 23 Dicembre 2019, 17:36:22 PM
Ho difficoltà a pensare che il diritto di proprietà abbia a che fare con gli scontri di civiltà, Ipazia, stesso vale per i discorsi di pari opportunità e di emancipazione che valgono soltanto quando la società è condizionata dalla cultura liberale, che potrà anche essere nata in civiltà classiste etc., così come sono state la gran parte delle civiltà, ma si è certamente emancipata rispetto ad esse.

Il diritto di proprietà non è innato e sulla sua interpretazione esiste uno scontro di civiltà fin da quando vi furono umani che accamparono diritti di proprietà su altri umani denominati schiavi. Storia non è ancora finita, ma soltanto variata nella forma, con buona pace di Fukuyama. Poi vi è il diritto di mettere paletti sul suolo terrestre, tramandando quanto recintato (con le buone o più spesso con le cattive) ai propri discendenti. Anche qui c'è molto da discutere e molto scontro di civiltà tra visioni del mondo radicalmente contrapposte.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

niko

#14
Citazione di: Ipazia il 23 Dicembre 2019, 09:29:14 AM
Citazione di: anthonyi il 23 Dicembre 2019, 07:45:58 AM
...
Poi per carità, possiamo anche parlare di etnie, d'altronde non ci sono limiti alla creatività concettuale umana, come dimostrate te e myfriend che avete coniato questo concetto di "razzismo culturale" che forse avrebbe bisogno di essere chiarito meglio visto che mischia aspetti genetici e aspetti socio-culturali.
Riguardo all'idea che questo razzismo sia caratterizzato dall'idea che la propria cultura è superiore, credo che questo farebbe definire razziste tutte le culture che conosciamo. Altro discorso è l'idea che la propria cultura possa venir imposta ad altri. Ancora altro discorso è l'idea che, siccome la propria cultura è superiore allora è legittimo dominare coloro che sono portatori di altre culture.
Un saluto

Tralasciando gli aspetti genetici sui quali qualche dubbio simile a viator ce l'ho pure io (la superiorità degli africani, nativi o trapiantati, nelle arti atletiche è comprovata dai fatti olimpici), ritengo però che l'aspetto culturale umano sia prevaricante e pertanto non mi pare così strampalato il concetto di etnia, che unisce aspetti differenziali di evoluzione ambientale di tipo sia naturalistico che ideologico.

Concordo invece sulla parte finale del commento di Anthonyi e a tal proposito rispondo al post di niko che qui esplicita ampiamente la sua convinzione.

Il relativismo etico e la tolleranza connessa, anche per il padre plurimo di tale posizione filosofica ("Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo") si limita al dire, ma tra il dire e il fare si pone, giustamente, il mare.

Che dire ad esempio di un'etnia che ritiene il furto un aspetto specifico della sua cultura. Che grado di tolleranza può pretendere da "etnie" che invece lo condannano e ne subiscono gli effetti ? O quelle che sgozzano la figlia che ama l'infedele ? O quelle che condannano a morte l'apostata ? O applicano le pene corporali e la legge del taglione ? Oppure cose meno truculente come partorire figli a raffica e affidarli alle correnti marine e all'altrui benevolenza appena si reggono in piedi da soli ?

Di fronte a queste situazioni, che non appartengono ad un passato evolutivo ma sono compresenti nello scontro di civiltà paradiso multietnico globale, una presa di posizione da che parte stare, con tutte le gradazioni etiche che ne conseguono, mi pare inevitabile anche per l'animo più filantropico che posi il suo piede sull'accidentato mondo umano.

Tutti i comportamenti, anche i più rivoltanti, hanno un loro background ambientale (etologico) e la partita doppia della "superiorità" culturale rivela sempre defaillance da una parte e dall'altra, nel dare e nell'avere, ma pensare che la tolleranza eletta a petitio principii sia la soluzione di tutti i mali mi pare abbastanza ingenuo.

Si potrebbe ragionare per ora sulla legittimità del diritto di proprietà e sulle sue complesse fenomenologie, sulla parità dei blocchi di partenza, sull'emancipazione sociale e sessuale, sulle modalità ottimali di esercitare solidarietà ed empatia, ma senza manicheismi ideologici che non reggerebbero nemmeno al governo di un condominio.

Non è vero come sostiene antony e come quota ipazia che è intrinseco a tutte le culture sentirsi superiori alle altre, come se fosse impossibile che una cultura si ritenga pari alle altre.
Come già detto altrove, oltre alla tolleranza, la grande conquista della nostra cultura è il relativismo e il nichilismo nel senso alto del termine, quindi la nostra cultura non solo tollera le altre, ma è in grado di sentire e porre se stessa alla pari con le altre, "astraendo" da se stessa e dalle altre e poi "ridiscendendo" alle radici materiali, psicologiche ed esistenziali di ogni cultura (faccio riferimento soprattutto ai filosofi del sospetto, Marx, Freud e Nietzche, la cui strada è stata preparata del pensiero illuminista poi e cristiano prima, anche se questo suscita le divagazioni di Ipazia sul mio presunto cattocomunismo, che lascio a voialtri giudicare quanto siano pertinenti), quindi c'è almeno una cultura che non si sente intrinsecamente superiore alle altre e falsifica il vostro assunto, cioè la nostra, di cultura.

In realtà penso che tutte le persone intelligenti e non narcisiste di ogni cultura siano così, non si sentono intrinsecamente e immotivatamente superiori agli altri; la nostra ha solo formalizzato, oltre alla tolleranza, il nichilismo e il relativismo come valori. Aumentando così le possibilità che le persone intelligenti e non narcisiste del mondo si riconoscano e si scelgano tra di loro.

Per quanto riguarda i paletti che circondano le proprietà e permettono ai figli di ereditare quanto rapinato dai padri (perché la proprietà è intrinsecamente un furto) di cui anche qui si è parlato, essi sono la causa per cui il fenomeno migratorio esiste e insieme la causa per cui esso viene percepito come tale e come una minaccia, quindi è al cosa di cui stiamo parlando quando parliamo di immigrazione, regolare e non, il flusso migratorio va da dove non c'è ricchezza a dove c'è e viene percepito come flusso e come minaccia perché invade degli steccati, dei paletti che secondo gli autoctoni non dovrebbe invadere, è evidente che se non ci fosse disparità di ricchezza, non ci sarebbe flusso, e se non ci fossero steccati non ci sarebbe percezione, e stigmatizzazione ostile del flusso.

Per quanto riguarda lo scontro di civiltà, che per Ipazia è reale e ci impone di schierarci, contro gli islamici cattivi che perseguitano le donne, contro i rom cattivi che rubano, contro i nigeriani cattivi che sono pigri, mafiosi eccetera, e attribuisce gli aspetti negativi dell'altro alla sua "cultura", vivendo lo scontro di civiltà come "reale", io alla domanda "con chi stare", da comunista sono fiero di avere solo una risposta, che dal neolitico non è cambiata, è sempre la stessa da cinquemila anni: lo scontro non è di civiltà, è di genere e di classe, e dunque io lo so benissimo, con chi stare, anche se è un con chi stare trascendente alla linea dello scontro di civiltà e tracciante in esso un'altra linea, perché gli uomini e le donne stanno in tutte le civiltà, e gli sfruttatori e gli sfruttati in tutte le civiltà. Civiltà, paesi, fabbriche eccetera.

Sto con i perdenti, sperando che un giorno diventino, e che in un certo senso siano già, vincenti. Ma dello scontro reale però, non di quello immaginario.

Le violenze sulle donne, sui bambini eccetera, perpetrate da culture diverse dalla nostra non sono questione di civiltà, sono casi singoli esprimenti semmai i rapporti di forza dello scontro reale in corso, cioè del percorso storico che ha seguito l'assoggettamento familistico e lavoristico delle donne e degli schiavi, dalle catene al lavoro salariato. Assoggettamento legato a doppio filo col fenomeno della stanzialità, per questo ce la prendiamo tanto con gli zingari e con gli ebrei, la loro esistenza ci ricorda che siamo stanziali da cinquemila anni, e nomadi da cinquecento mila. La scelta tradizionale ed ecologica rispetto all'animale che siamo è la loro, non la nostra. Che la condizione femminile sia questione di rapporti di forza e non di cultura è comprovato dal fatto che fino agli inizi del novecento noialtri in Italia stavamo messi come i paesi islamici: delitto d'onore, matrimonio riparatore, uso del velo (fazzoletto) per le donne sposate. Chiedete ai vostri bisnonni che hanno vissuto in un paesino com'era considerata una donna sposata che usciva di casa senza fazzoletto in testa. Se non sono rincoglioniti, vi risponderanno una puttana. In pochi decenni poi, non è cambiata la cultura, sono cambiati i rapporti di forza. Se si vuole imporre la liberazione ad altri sfruttati o sottomessi, l'unico modo di farlo è combattere la sfruttamento e la sottomissione in casa propria, e dare il buon esempio. Il nemico è in casa mostra, sia per quanto riguarda il patriarcato che per quanto riguarda  il capitalismo, quindi non vedo tutta questa necessità di liberare dall'esterno le donne islamiche, che decideranno del loro destino.

Insomma Ipazia, ci chiedi con chi stare rispetto ad un presunto scontro di civiltà. Con chi schierarci in trincea. Imperi centrali o democrazia. Guelfi o ghibellini.
Che ti devo dire?

Per me in trincea, se proprio non si è riusciti a disertare, si rivoltano i fucili dall'altra parte e si spara agli ufficiali. Ogni popolo ai propri.

Se non condividi questo ok, però non dire che il cattocomunista sono io.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

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