Razze e razzismo.

Aperto da Eutidemo, 21 Settembre 2018, 12:49:28 PM

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Eutidemo

Soprattutto attualmente, secondo me, si parla di RAZZE e di RAZZISMO in modo improprio, ammesso che esista un modo veramente "proprio" di parlarne.
Ed invero, al riguardo, ci sono diversi aspetti da considerare.

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1) PROFILO ANTROPOLOGICO
Sotto il profilo "antropologico", si possono in primo luogo fare due considerazioni principali:
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a) 
"Tassonomicamente" parlando, se proprio si vuole parlare di "razze" più o meno "pure", ormai è scientificamente dimostrato che, per quanto concerne la SPECIE "sapiens", la razza sicuramente più "pura" è proprio quella NERA.
Ed infatti, nelle popolazioni non africane, ed europee in particolare, è stato riscontrato ben il 20 per cento del patrimonio genetico della "specie" Neanderthal; sebbene nessun singolo individuo ne possieda più del quattro per cento circa.
Si è anche riscontrato che il rintracciamento di "genomi"  neanderthaliani, dà luogo ad alcune varianti geniche tipicamente neanderthaliane - alcune delle quali legate a un aumento del rischio di malattia - le quali sono distribuite in una maniera peculiare lungo il DNA; ed infatti, alcune regioni cromosomiche, come quelle che regolano i tessuti dei testicoli e il cromosoma X, ne sono quasi prive, suggerendo l'esistenza di meccanismi di selezione contro i geni meno compatibili con quelli del moderno "homo sapiens".
Gli Africani, invece, sono del tutto privi di geni neanderthaliani, o di qualsiasi altra "specie" umana più arcaica e (per così dire) "inferiore" a quella SAPIENS; per cui, almeno sotto tale profilo, se fosse lecito esprimersi in tal modo, si potrebbe dire che LA RAZZA NERA E' PIU' "PURA" DI TUTTE LE ALTRE.
Ed infatti, gli antichi SAPIENS, di pelle scura e capelli ricci, che migrarono dall'Africa in Europa circa 40.000 anni fa (via medio-oriente) , sia pure in minima parte, si "ibridarono" con la popolazione NEANDERTHAL, che, presumibilmente era di carnagione chiara, capelli biondi ed occhi azzurri; tutte caratteristiche, queste, degli europei moderni, che, però, non derivano, se non in minima parte, dalla "ibridazione" con i Neanderthal, bensì principalmente dal millenario effetto dei fattori climatici.
Quanto sopra, almeno stando alle conclusioni a cui è pervenuta la prevalente e quasi totalitaria scienza moderna.
***
b)
Ciò premesso (più che altro come curiosità paleontologica), sempre secondo la prevalente e quasi totalitaria scienza moderna, a differenza di quanto riteneva quella nazifascista degli anni '30, il concetto di RAZZA è privo di "effettiva" consistenza scientifica.
Ed invero, l'indubbia e stretta affinità  genetica del genere umano attuale, è frutto della comunanza di antenati recenti e delle migrazioni, che hanno determinato unioni e scambi di geni fra individui provenienti da aree geografiche diverse; il che non va confuso con le caratteristiche fisiche predominanti di certe popolazioni (colore della pelle ecc.) le quali, INVECE, dipendono da un numero molto ridotto e quasi insignificate di geni -per lo più riguardanti l'epitelio- e sono state selezionate dalle condizioni ambientali.
Richard Lewontin, che ebbe un ruolo guida nello sviluppo delle basi matematiche della genetica delle popolazioni e della teoria dell'evoluzione, e che è stato uno dei primi ad applicare tecniche della biologia molecolare, come l'"elettroforesi su gel", per lo studio di problemi di variazione ed evoluzione genetica, fu il primo genetista a smentire il mito dell'esistenza di differenti razze umane; ed infatti, quando gli chiesero se lui credesse nella razza, la sua risposta fu: "Certo, le razze esistono...", salvo poi indicarsi la testa e aggiungere: "....sono tutte quante qui". 
Ovviamente faceva riferimento alla nostra immaginazione: l'unico "luogo" dove le superficiali differenze tra le diverse popolazioni umane vengono prese ancora sul serio (come meglio esporrò nel seguente paragrafo). 
Al riguardo, pur senza approfondire oltre l'argomento (che sarebbe vastissimo), non si può non fare un accenno all'ANTROPOMETRIA, cioè lo studio e la catalogazione delle misure e delle proporzioni del corpo umano, che divenne la stampella scientifica su cui si appoggiò il razzismo nazifascista: in base a tale "pseudoscienza", ogni razza poteva essere definita da un preciso set di numeri e statistiche, ma si trattò di un'idea che non teneva in considerazione i cambiamenti tra una generazione e la successiva, e che eliminava in toto dal discorso l'evidente variabilità all'interno della stessa "razza".
Tali studi vennero portati avanti, ancor più che in Germania, dall'"Istituto centrale di BONIFICA umana, di ortogenesi e di terapia naturistica" (attualmente trasformatio nell'Ospedale Sant'Eugenio, a due passi da casa mia), voluto da Nicola Pende nel 1934, e la cui costruzione  venne iniziata nel 1938 su interessamento di alcuni studiosi coinvolti nel progetto e firmatari del "MANIFESTO DELLA RAZZA", ai fini della "EUGENETICA RAZZIALE" (che in Germania condusse alla nefanda AKTION T4).
A dire il vero, tale pseudoscienza -di evidente ispirazione politico-idologica- era già nata "morta", perchè non teneva conto neanche delle scoperte scientifiche già acquisite all'inizio del secolo; per esempio, già agli inizi del XX secolo, Franz Boas pubblicò studi che dimostravano quante differenze ci fossero tra una generazione e l'altra della stessa "razza", e quanto anche i valori medi di certi parametri si modificassero con il passare delle generazioni. 
E si potrebbe andare avanti a lungo.
Personalmente, però, ritengo che, così come le teorie "razziste" degli anni '30, di chiara ispirazione politico-idologica, erano totalmente FALSE, non si può però negare che un pizzico di "pruderie" antirazzista postbellica abbia forse un po' troppo radicalizzato certe posizioni moderne.
Ed invero, a mio avviso non si tiene nella debita considerazione che il "GENERE HOMO", si è manifestato, con una EVOLUZIONE A CESPUGLIO, E NON LINEARE, in diverse, seppure affini "SPECIE UMANE", delle quali qui fornisco un breve elenco solo di quelle  codificate:
Homo habilis (fra 2,5 ed 1 ma)
Homo rudolfensis (2 ma)
Homo ergaster (fra 2 ed 1 ma)
Homo georgicus (1,8 ma)
Homo erectus (fra 1,8 ma e 50.000 anni fa)
Homo antecessor (800.000 anni fa)
Homo heidelbergensis (fra 600.000 e 200.000 anni fa)
Homo rhodesiensis (fra 300.000 e 125.000 anni fa)
Homo floresiensis (fra ? e 50.000 anni fa)
Homo neanderthalensis (fra 250.000 e 30.000 anni fa)
Homo sapiens (da 200.000 anni fa ad oggi)
Molte di queste SPECIE, per lungo tempo, hanno convissuto; a volte anche nello stesso territorio.
Orbene, poichè le SPECIE (non solo umane) esistono, da tale fatto -secondo me- non si può che desumere che, in qualche modo, esse si debbano pure essere formate; e, almeno a mio avviso, l'unico modo in cui possono essersi generate "specie diverse", è per il tramite di una progressiva differenziazione in "razze", le differenze delle quali, accentuandosi sempre di più, hanno infine dato luogo a "specie" differenti. In taluni casi, peraltro, ancora "ibridabili" in maggiore o minore misura.
Tale fenomeno evolutivo, però, nell'"HOMO SAPIENS, si è defintivamente interrotto decine di migliaia di anni fa, per due motivi fondamentali:
- la differenziazione razziale è eminentemente dovuta all'azione condizionante dei diversi "habitat" in cui creature della stessa specie si trovano a vivere, ma, poichè la caratteristica principale dell'"homo sapiens" è quella di adattare l'ambiente a se stesso (e non viceversa), il meccanismo differenziatorio si è ridotto a mere apparenze quasi del tutto irrilevanti;
- anche le già ridotte differenze, almeno a partire da circa 10.000 anni fa, si sono ulteriormente "riassorbite" quasi ovunque, a causa del rimescolamento genetico globale dovuto ai commerci, alle migrazioni e alle invasioni.

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1) PROFILO PSICOLOGICO
Sotto il profilo psicologico (e, direi, anche neurologico), la "reazione razzista", è principalmente dovuta al modello percettivo della razza definito O.R.E., cioè, "Other-Race-Effect", anche chiamato "own bias di gara", ovvero "effetto cross-race"; ed infatti è stato sperimentalmente rilevato che, quando viene dato un riconoscimento facciale, gli osservatori umani tendono a reagire in modo significativamente migliore con la propria razza rispetto alle facce di altre razze (con notevole rilevanza statistica).
Tuttavia, sebbene siano state proposte varie spiegazioni dell' ORE da parte di etologi, antropologi cognitivi, sociologi ecc., la ragione fondamentale di tale fenomeno rimane ancora molto discussa.
Sono sono state però individuate le aree cerebrali interessate.

Da parte mia, per quel che può valere, propendo per una doppia molto semplice spiegazione:
***
a) 
Una genetico-evolutiva, perchè, nello stato di natura, in genere il "diverso da te" è più pericoloso del "simile a te".
***
b) Una culturale, perchè, a seconda della maggiore o minore "apertura" di una determinata cultura, il "diverso" può dare il senso di una maggiore o minore "minaccia" all'omogeneità sociale.
Nel secondo caso, in effetti, spesso si tende a confondere il "Razzismo" con la "Xenofobia" (da ξένοϚ, straniero, e ϕόβοϚ, paura)  che si manifesta attraverso comportamenti e atteggiamenti di rifiuto pregiudiziale (ma non sempre) nei confronti dello straniero; essa non prende di mira un avversario politico o economico o definito per certe sue pratiche culturali particolari, ma chi appartiene a un'altra cultura, e cioè lo straniero. Se costui è molto lontano, senza reali rapporti con la società in cui si manifesta la xenofobia, quest'ultima sarà piuttosto debole, senza molto peso, quasi priva di oggetto, o, viceversa, si rafforzerà; come, purtroppo, sta accadendo adesso.
Il Razzismo e la Xenofobia, peraltro, sono molto affini, così come sono entrambe "limitrofe" all'Omofobia; quest'ultima, di primo acchito,  sembra una reazione di tipo diverso, ma, in genere, si trova quasi sempre associata alle altre due in qualsiasi campione statistico...che, solitamente, è quasi sempre "di destra" (politica, ma non economica).
Tuttavia questo, sia pur statisticamente indubbio, non è sempre del tutto vero; ed infatti, la figlia di Stalin, Svetlana Allilueva,  così ha scritto:
"Negli anni del dopoguerra l'antisemitismo diventò l'ideologia ufficiale e militante, sebbene la cosa venisse tenuta nascosta in ogni modo. Ma dappertutto si sapeva che nella selezione degli studenti e nell'assunzione al lavoro la preferenza si dava ai russi, mentre per gli ebrei era stata sostanzialmente stabilità una percentuale che non si doveva oltrepassare. Nell'Unione Sovietica l'antisemitismo era stato dimenticato soltanto nel primo decennio dopo la rivoluzione. Ma, con l'esilio di Trozki, con l'annientamento dei vecchi comunisti negli anni delle purghe, molti dei quali erano ebrei, l'antisemitismo era risorto su una nuova base e innanzi tutto in seno al partito".
Questo scrive Svetlana, cosa peraltro confermata anche da altri storici; sebbene, almeno a mio parere, Stalin era comunista nello stesso modo in cui Alessandro VI era cristiano!
Ma non voglio qui assolutamente entrare in questioni politiche, per carità! ;)

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