Radici

Aperto da acquario69, 10 Maggio 2016, 08:58:59 AM

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acquario69

posto qui sotto questo (a mio avviso) ottimo articolo per riflettere su un argomento che secondo me vale la pena rifletterci un po sopra

http://www.ilcorrieredelleregioni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=8719:silenzio-tra-le-generazioni&catid=130:nuovo-umanesimo&Itemid=161

a me sono venute in mente tante cose e tre punti in particolare;

1) senza più radici non si va da nessuna parte

2) mi sono riapparsi dei ricordi quando ancora adolescente ho avuto la fortuna di vivere in un ambiente dove ancora potevo assorbire forti legami e tradizioni culturali,che oggi sono appunto scomparsi.

3) un altro spunto di riflessione,che solo in apparenza può sembrare poco collegato all'argomento in esame,e cioè che il nostro paese a differenza di altri possedeva,secondo me,ancora un "anima" molto profonda, (nel senso esposto al punto 2)  e che proprio per questo stesso motivo sia stato il paese occidentale in un certo senso più preso di mira e "attaccato" dalla nuova elite globale nascente di quei tempi..(anche storicamente eravamo il paese a "rischio" - vedi contrapposizione usa/urss,dove i "valori" consumistici made in usa dovevano essere garantiti e coltivati A TUTTI I COSTI - vedi anche stragi)..quell'elite che pasolini (io so..disse) aveva perfettamente inquadrato già all'epoca e la sua denuncia,vana e inascoltata riportava proprio le origini e le conseguenze descritte dall'articolo

baylham

Citazione di: acquario69 il 10 Maggio 2016, 08:58:59 AM
posto qui sotto questo (a mio avviso) ottimo articolo per riflettere su un argomento che secondo me vale la pena rifletterci un po sopra

http://www.ilcorrieredelleregioni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=8719:silenzio-tra-le-generazioni&catid=130:nuovo-umanesimo&Itemid=161


Un articolo di chiara ispirazione conservatrice, reazionaria.

Un inciso:  definire la psicologia di Freud "filosofia di serie C" è patetico.


Metaforicamente:

1) L'uomo è un animale mobile, non è un vegetale, senza radici può esplorare in molte direzioni;

2) se le tradizioni e i legami sono scomparsi significa che non erano affatto forti;

3) come sopra, evidentemente l'anima del paese non era affatto profonda.

acquario69

#2
Un articolo di chiara ispirazione conservatrice, reazionaria.

dipende dal valore che dai all'accezione di conservatrice e reazionaria,per me ad esempio significa qualcosa che andrebbe oltre il significato che tu presumo gli avresti attribuito

Un inciso:  definire la psicologia di Freud "filosofia di serie C" è patetico.

dare del patetico e' qualcosa che te lo puoi tenere per te,del resto puoi dare l'opinione (rispettosa) che vuoi al riguardo,questa e' la tua,la sua e' quella che hai già letto e la mia e' "filosofia di serie D" 

Metaforicamente:

1) L'uomo è un animale mobile, non è un vegetale, senza radici può esplorare in molte direzioni;

avere radici non significa affatto che non possa al tempo stesso essere un animale che esplora in molte direzioni
la differenza sta nel fatto che nel momento che le radici sono recise il suo diventa un vagare senza senso,perché gli manca il supporto e il principio di fondo di cui e' costituito.. una negazione della sua stessa identità..dopodiche viene il nichilismo e a seguire subito dopo il nulla.

2) se le tradizioni e i legami sono scomparsi significa che non erano affatto forti;

3) come sopra, evidentemente l'anima del paese non era affatto profonda.

si,non nego che in parte dev'essere stato anche così,la svolta resta comunque quella che la generazione del dopoguerra in poi si sia fatta incantare dal pifferaio magico,ordito dall'elite globalista (di cui gli USA il suo braccio armato e in tutti i sensi possibili,non solo militari) attraverso i pseudo valori "progressisti e liberali" come cavallo di troia per instaurare di seguito il regime (in realtà nel suo vero volto di matrice consumistico-edonista),più totalitario e assoluto che la storia abbia mai conosciuto finora,essendo riuscito a penetrare nell'intimo di ognuno di noi..tanto da non rendersi manco più conto da difenderlo ad oltranza!
e rimango comunque del parere che l'Italia in particolare sia stato uno degli obiettivi su cui sferzare gli attacchi più feroci per i motivi già detti all'inizio.

baylham

Non capisco perché non dovrei esprimere i miei sentimenti, mentre l'articolista prima e tu poi siete liberi di esprimerli dileggiando l'opera di Freud.

L'esplorazione ha già un senso, non ha bisogno di altro. Il nichilismo non mi preoccupa, è una filosofia costruita sul nulla, che appunto non esiste.

Il giudizio sulla seconda parte del Novecento mi appare eccessivamente schematico e negativo. Ci sono stati e ci sono movimenti culturali e politici portatori di valori nettamente positivi ed influenti: l'antirazzismo, l'antiautoritarismo, il femminismo, il sindacalismo operaio, il movimento studentesco, l'ecologismo, alcuni dei quali sono infatti presi di mira dall'articolista di impronta conservatrice.

Se i cittadini sostengono spontaneamente e volontariamente il regime politico culturale in cui vivono significa che è un buon regime, sicuramente migliore di quelli sostenuti con la forza e il terrore.

acquario69

#4
il mio intento nell'argomento da me proposto mirava ad una discussione critica al di la di posizioni ideologiche o etichettature del genere e percio privo di inutili e sterili polemiche.
noto del resto che vi sarebbe (e lo dico in senso critico generale) una resa pressoché incondizionata,una mentalità profondamente negatrice e di qualunque possibilità alternativa...appunto non esiste,come dici tu.

l'equivalente dell'unico mondo possibile,correlativo dell'unico pensiero possibile (ossia l'attuale dispotismo)
chiaro che a quel punto ogni discussione diventa inutile e ci si adopererà per far rientrare tutto all'interno dei propri confini (politicamente corretti)

se quelli sopra sono i valori attuali non si spiegherebbe pero il perché di una deriva (che l'articolista ha a mio giudizio spiegato in maniera limpida e chiara) che dovrebbe essere evidentissima (dovrebbe,ma come detto poco fa,diventa di per se impossibile)

antirazzismo...e pensare che e' stata proprio la nostra civiltà moderna a ritenere che altre diverse culture fossero inferiori e che andavano civilizzate (in verita colonizzate e schiavizzate)

antiautoritarismo...peccato non accorgersi che quello attuale e' un regime totalitario,mascherato al suo interno da una psuedo democrazia

femminismo...il risultato e' che la loro identità si e' persa perché conformata a voler somigliare a quella maschile e la peggiore
e quale presunta liberta avrebbe conquistato,se non quella di diventare strumento mercificato perfettamente idoneo all'ingranaggio capitalista e consumista

sindacalismo operaio...ancora esistono gli operai? e che facevano i loro sindacalisti prima che questi scomparissero? forse banchettavano insieme al potere costituito che avrebbero invece dovuto contrastare?

movimento studentesco...gli stessi che poi si sono reintegrati al sistema stesso che criticavano,e oggi quale critica viene sollevata,forse cliccando un mi piace su facebook

ecologismo....prima dell'avvento della società dei consumi non era nemmeno concepibile,era ovvio e naturale essere "ecologisti"

baylham

"ecologismo....prima dell'avvento della società dei consumi non era nemmeno concepibile,era ovvio e naturale essere "ecologisti""

In questa idea assai diffusa c'è una profonda incomprensione dell'ecologia come scienza e come politica e del problema radicale alla base dell'ecologia: come conservare l' equilibrio  in un universo in evoluzione. Ciò costituisce il problema della società post industriale contemporanea come delle società raccoglitrici e agricole del passato. I problemi ecologici non sono una nuova emergenza, sono una costante dell'umanità. Gli uomini del passato non erano naturalmente ecologisti, erano naturalmente ignoranti. Un'illustrazione banale è fornita dall'evoluzione del problema dei rifiuti, degli scarti che ogni società umana nel corso della sua storia ha dovuto ingegnarsi ad affrontare (per esemplificare le deiezioni umane, le carcasse degli animali sono rifiuti).

Sono anche questi problemi che spiegano la differenza tra generazioni, la loro supposta incomunicabilità: le nuove generazione sono necessariamente costrette ad innovare, quindi a cambiare i valori, la cultura della generazione precedente per sopravvivere in un ambiente in cui cambiano le condizioni iniziali, di partenza.

acquario69

Citazione di: baylham il 12 Maggio 2016, 09:59:20 AM
"ecologismo....prima dell'avvento della società dei consumi non era nemmeno concepibile,era ovvio e naturale essere "ecologisti""

In questa idea assai diffusa c'è una profonda incomprensione dell'ecologia come scienza e come politica e del problema radicale alla base dell'ecologia: come conservare l' equilibrio  in un universo in evoluzione. Ciò costituisce il problema della società post industriale contemporanea come delle società raccoglitrici e agricole del passato. I problemi ecologici non sono una nuova emergenza, sono una costante dell'umanità. Gli uomini del passato non erano naturalmente ecologisti, erano naturalmente ignoranti. Un'illustrazione banale è fornita dall'evoluzione del problema dei rifiuti, degli scarti che ogni società umana nel corso della sua storia ha dovuto ingegnarsi ad affrontare (per esemplificare le deiezioni umane, le carcasse degli animali sono rifiuti).

Sono anche questi problemi che spiegano la differenza tra generazioni, la loro supposta incomunicabilità: le nuove generazione sono necessariamente costrette ad innovare, quindi a cambiare i valori, la cultura della generazione precedente per sopravvivere in un ambiente in cui cambiano le condizioni iniziali, di partenza.

secondo me le cose non stanno così,fino a prova contraria prima della società industriale e poi consumista non si accumulavano rifiuti,il ciclo era naturale e in natura i rifiuti non esistono,perché la natura non produce rifiuti

cvc

#7
Il tema delle radici o del ritorno alle origini è molto importante. Anche perché, questa è la mia opinione, la natura dell'uomo in sé non muta nei millenni. Sono cambiati gli apparati, l'organizzazione sociale, ma l'uomo è sempre combattuto fondamentalmente dagli stessi sentimenti: odio, amore, rabbia, tristezza, speranza, felicità. Di certo cambiano, anche se non sempre, gli oggetti dei vari sentimenti. Ciò che ci rende felici o tristi oggi è spesso differente da quello che provocava in noi le stesse reazioni in epoche lontane. Se si accetta l'idea che l'animo umano è fondamentalmente immutato, allora diventa particolarmente interessante vedere, per ciò che è consentito, come i nostri antenati reagirono per primi ai grandi problemi che ci attanagliano: la convivenza, la sussistenza, l'idea della morte, della paura, del dolore. Trovo sempre curioso come leggendo gli antichi saggi si possano trovare consigli ancora attualissimi ai giorni nostri. Shakespeare e Sant'Agostino avevano già menzionato ai loro tempi casi che potremmo definire di bullismo, un fenomeno che a noi appare figlio sei nostri tempi. Shakespeare fa dire ad un suo personaggio: "Vorrei che l'età fra i 14 e 20 anni non esistesse o passasse il più presto possibile; perché non è che un continuo rubare, menar le mani, mettere in cinta ragazze, molestare gli anziani". Sant'Agostino riferiva come i giovani di bella famiglia facessero scherzi feroci ai compagni meno disinibiti.  Allora cos'è ciò che qui giustamente si rileva, ossia l'allontanarsi dai valori e dai legami tradizionali? Io credo una risposta possa trovarsi nell'elevazione  dell'individualismo e dell'ego. Il benessere di cui godiamo ci porta a pensare di non avere bisogno di nessuno, a sentirci come entità isolate, soli in mezzo alla folla. La rivoluzione industriale ha stravolto le nostre vite in una maniera di cui fatichiamo ancora a rendercene conto. Il salario sicuro è diventato l'unica cosa che conta, la spinta ad abbandonare in massa campagne e luoghi d'origine per andarsi ad ammassare nelle città. Al diavolo i luoghi natali, l'antica solidarietà paesana e contadina, i legami con parenti e amici, la certezza dei posti immutati nel tempo che erano sempre lì ad accoglierci. Ecco, a me piace pensare che ci allontaniamo dalle nostre radici perché crediamo di non averne più bisogno ma che esse, qualora lo vogliamo, possano sempre, in un modo o nell'atro, offrirci la possibilità di riaccoglierci. Forse perché riesco a percepire il tempo più come un cerchio che come una linea retta.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

paul11

#8
Ho letto quasi tutto l'articolo di cui ifa riferimento acquario69.
E' vero che c'è una punta di conformismo, ma la sua chiave di lettura è la figura dei genitori, ed ha perfettamente ragione.
E' impossibile per un bambino maturare una personalità senza prima avere un modello chiaro e identificativo  da imitare nei genitori e poi da contestare. Se manca la presenza fisica, affettiva, educativa, non possono ad esempio essere gli insegnati nelle scuole a sostituirsi a i genitori, nemmeno gli amici e le compagnie. Se una pianta cresce male in anni fondamentali di crescita e sviluppo.... se li porta dietro per l'intera vita. L'unica scusante è sociologica: il passaggio dal mondo agricolo al post industriale, l'economia famigliare, con ognuno che ha i suoi tempi di lavoro, le madri che lavorano, ecc Ma giustifico solo per sopravvivenza economica, non perchè devono farsi la casa o tre automobili , e quattro villeggiature per il mondo, perchè "FA IN" e non bisogna essere "OUT"; questi sono i genitori già immaturi della mia generazione che credono di capire il mondo viaggiando come uccelli migratori, che credono che il conto in banca sostituisca gli affetti, che credono di non credere più a niente, e infatti valgono niente, con madri con i pantaloni, con i padri con le gonne, e i televisori che fanno da baby sitter.
Che generazioni pensiamo che escano da lì?...... Quelli che pascolano per le città come cafoni.. con un telefonino per essere connessi con il mondo meno che  con i propri neuroni .

acquario69

#9
sul senso che do io di radici e' quella di origine immutabile e principio fondativo da cui poi scaturiscono tutte le cose e a qualsiasi grado e livello successivo
allora io credo che tutto dovrebbe far riferimento innanzitutto a questo,proprio perché esiste un ordine implicito che andrebbe rispettato.

quello che a a me sembra evidente e' che a partire dal momento in cui quest'ordine non viene più considerato e che di conseguenza ogni criterio si rifa esclusivamente all'arbitrio soggettivo ed individuale,allora succede che salta tutto e subentra solo il caos.

la considerazione che esiste un ordine e per giunta da rispettare probabilmente viene vista e vissuta come una subordinazione e forse persino come una perdita di identità ma a mio avviso e' vero esattamente il contrario,penso quindi che la nostra identità non sia da considerarsi separata ma entità correlata del tutto,ed ecco quale sarebbe stato pure il senso nell'aver detto che senza radici non si va da nessuna parte.
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non molto tempo fa ho ascoltato un programma alla radio che parlava dell'iniziativa dal basso (visto che le istituzioni sono fantasmi) di creare un fronte comune alla micro criminalità dei furti nelle case ect
i cittadini che non si sentono protetti,le denunce che poi finiscono con un nulla di fatto,tanto che molti ci rinunciano in partenza.
allora le diverse iniziative cercano di coinvolgere l'intera comunità non più come un assemblaggio di persone isolate,indifferenti l'una all'altra,quindi una struttura debole in partenza ma di essere qualcosa di organico e unito ma non inteso a fronteggiare con la forza,tipo ronde ma come un tessuto sociale che nella sua coesione scoraggi di fatto la micro criminalità stessa.. 
insomma io credo che da questo si può capire bene una cosa e cioè che il modello di società improntato sull'individualismo (quindi a monte di quella stessa ideologia in cui a torto pensiamo di essere separati) 
ci ha resi non solo isolati e deboli ma e' la libertà stessa (evidente paradosso del fatto che si crede all'individualismo come principio di libertà,in seno alla società stessa) che viene meno.
quindi e' fasullo e privo di qualsiasi riferimento reale ed oggettivo

paul11

ma quale sarebbe questo ordine "giusto" a cui fare riferimento? Tu indicherai il "tuo", io il "mio" e qualcun'altro il "suo"

Non esiste una legalità nel far da sè la giustizia, perchè magari lo Stato e i suoi organismi sono latitanti.Si cambialo lo Stato allora, non
improvvisando delle idee di giustizia che poi forse hanno poco di giusto.

Quello che indichi sono effetti sociali che svegliano gli individui solo perchè toccano i loro interessi privati, ma non
c'è nulla in loro come capacità di disamina e analisi delle problematiche di funzionamento dello Stato, 
Andranno come al solito a votare come pecoroni   e voteranno i soliti noti oppure chi gli ha promesso favori personali

Le radici che indichi tu sono di carattere filosofico e il popolo non ha tempo di far filosofia, è perso per i fatti suoi o cazzeggia nei social , sono lobotomizzati  e non cambierà nulla se non si svegliano.

La politica come l'economia è il dominio della pratica e quì vigono le leggi di natura ,del più forte, sublimati in astuzia, capacità tattica e strategica e di mimetica, di prendere per il ...naso la gente e condurla dove vogliono facendoli credere felici :ci stano riuscendo alla grande.
Non è inseguendo le notizie scandalistiche di corruzioni, malversazioni, concussioni, che il popolo si emancipa, deve chiedersi la radice storica  da cui proviene e deve finalmente riflettere cosa siano libertà, uguaglianza e giustizia, negli Stati nel tempo del post-moderno.
Richiede pensiero e il pensare oggi è una fatica.