Perché non si considerano le pene alternative al carcere?

Aperto da Socrate78, 18 Febbraio 2019, 14:18:42 PM

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Socrate78

Come mai, nonostante se ne parli da anni, ancora non sono comminate in maniera seria le pene alternative al carcere per chi delinque? Se noi esaminiamo la funzione educativa della pena, dovremmo concludere che il carcere non sia la soluzione più idonea, essa è idonea al limite (ma ci sarebbe da discutere...) solo per la funzione puramente punitiva o di tutela della società dai criminali, ma almeno a mio avviso non per far migliorare la persona e farla desistere dal crimine. Le pene alternative invece, basate sul lavoro, riuscirebbero a dare un vantaggio maggiore anche dal punto di vista economico alla società e, nello stesso tempo, potrebbero essere uno strumento educativo più efficace, potrebbero favorire un più proficuo inserimento del condannato nella vita sociale, abituarlo ad impegnarsi per uno scopo utile e combattere quindi l'abitudine mentale al crimine. Invece mi risulta che l'affidamento in prova ai servizi sociali (pena alternativa) venga effettuato assai raramente, in un numero molto limitato di casi e per reati minori, invece tale pratica andrebbe estesa. Quindi, se razionalmente mi sembra proprio che queste pene siano utili, perché rimanere (irrazionalmente direi) così  ancorati alla pena detentiva che poi costa anche allo Stato in termini economici?

doxa

#1
perché tra i rei ci sono gli psicopatici che non possono essere rieducati.

Come pena alternativa al carcere si potrebbero allestire dei "campi di rieducazione" , come quelli cinesi ai tempi di Mao.

Per esempio gli spacciatori di droga  perché non condannarli ai lavori forzati nelle miniere come scopo educativo ?  Invece dopo pochi giorni di carcere  escono e ricominciano.

Ipazia

In un paese dove il crimine organizzato controlla intere regioni anche da parte dei boss e picciotti in carcere, pensare di scarcerarli sarebbe come fare definitivamente harakiri. Anche l'impossibilità di carcerare i microcriminali sta generando situazioni di degrado sociale insopportabili. Ormai questo paese è diventato uno "stato di diritto a delinquere". Le donne ammazzate dalle pene alternative e dalle tutele legali dei loro persecutori ormai sono legione. Chi è socialmente pericoloso deve essere messo in condizione di non nuocere in barba a tutte le palle sulla rieducazione. Per gli altri esiste già il lavoro e una marea di altre agevolazioni. Fin troppe. E' ora di pensare anche ad Abele.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

davintro

ho l'impressione che uno dei motivi per cui non si investe come dovrebbe sulla rieducazione sta proprio in un timore da parte di chi ha responsabilità decisionali in questo campo di subire attacchi da parte di un'opinione pubblica sempre più ubriacata di mentalità giustizialista e forcaiola che etichetta come "buonismo" ogni misura inerente il principio per il quale la giustizia non è vendetta e la pena non è una punizione etica, bensì va intesa in  uno stato civile come un "male minore" che andrebbe applicata solo entro i limiti in cui serve a impedire che un criminale possa continuare a danneggiare da libero altri individui. Purtroppo, a livello emotivo/patetico il giustizialismo ha una voce ben più potente del garantismo: nell'immediatezza colpisce più la rabbia verso chi compie un crimine, la voglia di vendetta che ci spinge a provare piacere nel somministrare sofferenze anche inutili solo come sfogo per la nostra indignazione, rispetto a una lucida e calma razionalità che valuta quanto una pena sia funzionale o meno al benessere complessivo della società, evitando ogni eccesso che sia motivato dal semplice piacere sadico e gratuito di vedere soffrire persone oggetto della nostra rabbia. In questo senso il problema affonda le radici in una mentalità che fa leva su istinti strutturali antropologici, che solo una educazione improntata a comunicare un valore opposto ad essi, il valore che ogni essere umano mantiene una dignità interiore che trascende la malvagità delle azioni esteriori che compie, che ogni persona ha la possibilità di oggettivare le azioni commesse nel passato, pentirsene e diventare una persona migliore, tornando a giocare un ruolo armonico nel consesso civile, e se anche così non fosse, non potremmo togliere tale opportunità in modo aprioristico, potrebbe entro certi limiti minimizzare. Poi quando a livello politico ci troviamo un ministro dell'interno che si augura che un condannato "marcisca in galera"  anziché augurarsi un trattamento carcerario severo ma dignitoso e finalizzato ad un recupero, per lisciare il pelo agli istinti peggiori, più violenti, vendicativi dell'opinione pubblica, strumentalizzandoli per guadagnare ulteriore consenso, è inevitabile che tali istinti siano sempre più legittimati a livello politico-culturale, rafforzando il loro peso, e schiacciando i difensori dei principi dello stato di diritto in una posizione minoritaria, da etichettarsi spregiativamente come "elite indifferente ai sentimenti popolari", solo perché preferiscono usare un minimo di razionalità, anziché lasciarsi andare a esprimere posizioni frutto della pura immediatezza emotiva.

Ipazia

Non si tratta di vendetta, ma di razionalissima legittima difesa sociale che si realizza impedendo a elementi socialmente pericolosi di continuare ad agire criminalmente. Se sono diventati innocui, li si può anche lasciar marcire nella loro coscienza. Meglio se all'estero. Riportarli in patria, come Cesare Battisti, è solo una spesa in più a carico dei contribuenti. A meno che non gli si possa sequestrare qualcosa. Ma rimettere in libertà un mafioso nel suo milieu, uno spacciatore che continuerà a spacciare, un rapinatore che continuerà a rapinare o un geloso psicopatico che continuerà a perseguitare è un delitto contro l'umanità e le sue vittime.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

0xdeadbeef

X Davintro
Non hai completamente torto, ma come disse Lenin (mi pare...) "il popolo non si ferma a Kerenskij",
cioè questa "voglia di forca" è stata colpevolmente prodotta da un lassismo di stato che da decenni
non vede e non considera più il potere deterrente della pena.
Perchè diciamola tutta: oggi si delinque anche sulla base di un preciso calcolo (e mi riferisco
naturalmente anche ai crimini dei "colletti bianchi"...).
Trovo che il tuo discorso, che è quello di un umanista (in positivo) ma anche di una "anima bella" (in negativo), non tenga
minimamente in conto questi aspetti.
saluti

Jacopus

#6
CitazioneNon si tratta di vendetta, ma di razionalissima legittima difesa sociale che si realizza impedendo a elementi socialmente pericolosi di continuare ad agire criminalmente. Se sono diventati innocui, li si può anche lasciar marcire nella loro coscienza. Meglio se all'estero. Riportarli in patria, come Cesare Battisti, è solo una spesa in più a carico dei contribuenti. A meno che non gli si possa sequestrare qualcosa. Ma rimettere in libertà un mafioso nel suo milieu, uno spacciatore che continuerà a spacciare, un rapinatore che continuerà a rapinare o un geloso psicopatico che continuerà a perseguitare è un delitto contro l'umanità e le sue vittime.
Ipazia. È proprio vero che le ideologie, i movimenti culturali sono cambiati. È evidente che la criminologia non rientra fra i tuoi interessi. Anzi vi è in te una forte componente di ripulsa verso i cosiddetti delinquenti. La cosa mi sorprende per due ordini di motivi. Il primo è legato al marxismo. Uno come Cesare Battisti, se avesse trionfato il socialismo reale, ora non sarebbe un delinquente marcescibile ma un apprezzato colonnello delle forze armate. Le rivoluzioni non sono un pranzo di gala e si ottengono essenzialmente con atti delinquenziali di massa.
La seconda obiezione è più funzionale al mantenimento dell'attuale assetto sociale. A questo proposito credo che la pena della reclusione sia ormai superata per svariate ragioni.
1) automazione del lavoro e sua delocalizzazione. Per molti secoli, dal 500 alla metà del 900, il sistema penitenziario ha avuto anche la funzione di produzione industriale ed è stato per questo accomunato ad altre istituzioni totali, la fabbrica, la caserma, il manicomio.
2) Fine di un modello sociale gerarchico. La reclusione serviva a modellare le menti entro un sistema rigido e gerarchico, dove ad ognuno veniva assegnato un posto, che per quanto infimo, era il suo riconoscimento. Oggi l'unico riconoscimento plausibile è dato dal denaro (ed è anche per questo che per certe categorie di reati sarebbe molto meglio ridurre sul lastrico i rei, piuttosto che incarcerarli).
3) Effetti patogeni della carcerizzazione. Il carcere è una piccola università del crimine, dove si conquistano spazi e punti nella carriera deviante. A questo proposito sono interessanti due parole latine: Carcer e captivus. Carcer era il nome delle gabbie dove erano alloggiate gli animali selvaggi negli anfiteatro. Captivus era il prigioniero. Come dire: chiunque sia privato della libertà diventa cattivo.
4) Risultati di indagini ormai cinquantennali sul carcere. Queste indagini dichiarano all'unanimità che il carcere comporta un tasso di recidiva altissimo a differenza delle pene scontate attraverso lavori socialmente utili. Le stesse e altri indagini hanno ormai verificato che ad un sistema penale più rigido corrisponde di solito un tasso di criminalità più alto ed efferato. Breivick, in Norvegia, dopo aver ucciso circa 80 adolescenti è stato condannato a 20 anni di carcere. In Norvegia affittano le prigioni a Svezia e Danimarca per carenza di utenti.

Quindi cosa fare? Non credo che al momento il carcere possa essere sostituito con altro, anche perché rappresenta, al di là delle debolezze elencate, una sorta di confine fra buoni e cattivi e serve anche da monito per coloro che sono tentati dal crimine ma hanno paura delle conseguenze. Ma va usato con sale in zucca. In modo parsimonioso. Eventualmente andrebbe usato di più verso coloro che davvero delinquono alla grande: amministratori delegati, banchieri, finanzieri corrotti e corruttori. Invece il carcere è il ricettacolo degli sfigati, con qualche eccezione, dovuta alla serietà della lotta antimafia in qualche procura o in qualche caserma dei carabinieri.
Ben vengano quindi le pene alternative, che sono disciplinate in Italia fin dal 1986. Ovvio che talvolta c'è il rischio che uno su cento usi questi benefici per tagliare la corda ma lo stesso discorso vale per i pentiti di mafia o per la graduatoria Isee per l'assegnazione della casa popolare. Ci sarà sempre qualche furbacchione ma il compito della politica è quello di guardare la società nel suo complesso.
Resta il tema molto spinoso delle vittime. In molti casi si stanno sviluppando forme di risarcimento simbolico, attraverso incontri dove le vittime o i familiari incontrano gli autori di reato e l'incontro diventa catartico e foriero di cambiamenti reali e non falsi e momentanei tipici della pena tradizionale. Per chi volesse saperne di più, digiti "mediazione penale".
Altro discorso parallelo è quello della prevenzione. Perché se si agisce sui bambini e sulla cultura generale si avranno meno delinquenti poi, ma questo significa riconsiderare seriamente i rapporti economici attualmente vigenti, un discorso quasi marxista, direi.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

acquario69

#7
Citazione di: Socrate78 il 18 Febbraio 2019, 14:18:42 PM
Come mai, nonostante se ne parli da anni, ancora non sono comminate in maniera seria le pene alternative al carcere per chi delinque?

Secondo me non esiste nessuna volontà di vera riabilitazione carceraria o delinquenziale che sia perché sostanzialmente una certa manovalanza ha fatto sempre molto comodo al potere...e il potere,quello vero e appunto criminale che rimane invisibile e trama dietro..mentre i loro fantocci e/o camerieri (ecco la democrazia) ne eseguono le direttive

davintro

per Ipazia

Mi pare di poter concordare con l'ultimo messaggio, senza dubbio la pericolosità è (e dovrebbe essere anche l'unica) è motivazione per infliggere pene, la rieducazione non dovrebbe essere intesa come un allentare i controlli sui carcerati col rischio di lasciarli poter tornare a compiere danni, ma proprio a escogitare percorsi di reinserimento finalizzati a disinnescare a livello interiore la volontà criminale. Per questo porsi il problema della rieducazione non è affatto buonismo o pietismo verso i criminali, o almeno, non solo questo, ma funzionale alla sicurezza dei cittadini: è funzionale alla sicurezza agire in modo che, una volta scontata la pena, il detenuto torni a vivere nella società motivato a rispettarne le norme e i princìpi e a non tornare a delinquere. L'unica alternativa in relazione a tale fine sarebbe imporre automaticamente l'ergastolo per qualunque tipo di crimine, cosicché per ogni reato il criminale, anche se non rieducato, non potrebbe più tornare a nuocere, ma appare evidente come tale soluzioni sia irricevibile, sia dal punto di vista della sproporzione della pena rispetto alla gran parte della gravità dei reati, sia dal punto di vista della conseguenza del sovraffollamento carcerario con tutto quel che ne consegue


Per Oxdeadbeef

non nego l'esistenza di sacche di impunità e lassismo come problema che giustamente colpisce e indigna l'opinione pubblica, ma non ritengo questo ragion sufficiente per venir meno al principio del rispetto della dignità del carcerato e della finalità rieducativa della pena insiti all'articolo 27 della Costituzione. Questi principi non hanno minor valore di quello della certezza della pena, e il fatto che quest'ultimo sia troppo stesso disatteso non toglie nulla all'importanza del rispetto verso quelli. Va bene comprendere le ragioni che possono alcune pulsioni a livello di massa, ma sempre stando attenti a non varcare il confine che separa la comprensione dalla giustificazione o legittimazione politica. A cosa si ridurrebbe una società nel quale ciascuno si sente legittimato a usare mancanze o inefficienze dello stato come un alibi per deviare dal rispetto di principi fondamentali, come se un errore potesse giustificarne un altro producente conseguenze in senso contrario, invece che determinare ulteriore male?

Socrate78

#9
Una rivoluzione comunque non necessariamente deve passare attraverso la violenza ed atti delinquenziali di massa, ad esempio se gli operai di moltissime fabbriche, le varie categorie di lavoratori, iniziassero a scioperare ad oltranza, a rifiutarsi di eseguire il lavoro, occupando in massa le fabbriche, e così per settimane intere, il sistema entrerebbe in crisi senza per questo spargere sangue. E poi, il rivoluzionario non può essere definito secondo me delinquente, perché secondo me delinquente è chi commette reati per ottenere un vantaggio personale o per una certa categoria di appartenenza, ma chi è mosso da un ideale e desidera migliorare la società non è delinquente, semplicemente è una persona che valuta che purtroppo è necessaria anche un'azione di forza per raggiungere un fine nobile. Il rivoluzionario è poi diverso anche dal terrorista, poiché quest'ultimo considera la violenza come mezzo privilegiato per sovvertire un sistema politico, mentre il rivoluzionario può benissimo ritenere che la via pacifica sia la più idonea, Mahtama Gandhi fu appunto un rivoluzionario assolutamente pacifico, tutte le sue proteste furono forme incruente di disobbedienza civile di massa, tale però da mettere in crisi un sistema iniquo senza prevedere il male.

Ipazia

Mai dire mai, ma forse stavolta, grazie alla "Spazzacorrotti" voluta da m5s un corrotto eccellente italiano finirà in galera: il venerabile CL Roberto Formigoni.
5 anni e 10 mesi, ma conoscendo il belpaese ogni dubbio è legittimo.

Qui da rieducare c'è solo la casta politica italiana, secondo il principio pedagogico reso famoso dalle BR. Il celeste non è certamente rieducabile.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Elia

#11
Se con 'pene alternative' intendiamo i lavori forzati con cui i galeotti verrebbero educati al lavoro, alle regole, al risarcimento del danno causato e a non pesare sulla società, allora sono d'accordo. Non mi piace il reo captivus, tenuto in cattività nel chiuso di una prigione, ma gli farei respirare aria nuova ogni giorno mandandolo in miniera o nei cantieri edili.
Per i minorenni abbasserei l'età per la carcerazione visto che attualmente  maturano prima e sono utilizzati dalla malavita, e reintrodurrei il riformatorio per chi si macchia di reati gravi o reiterati.
Il sistema penale rigido che produce maggiore criminalità di cui parla qualcuno è quello dove vige l'abuso di potere da parte dei carcerieri. Occorrono punizioni severe ma anche severi controlli onde evitare abusi.
Vorrei assicurare l'altro utente intervenuto che noi non siamo un clan di zulu di qualche sperduta area dell'Africa, o malati di sadismo nel provare piacere a vedere punito un reo. Siamo persone realiste, abbiamo constatato le conseguenze del buonismo ed il risultato lo abbiamo sotto gli occhi. Dunque direi che siamo diventati, al contrario, piuttosto masochisti. Non viviamo certo in uno stato di diritto, se non quello di 'delinquere', appunto, come dimostrato ampiamente anche dalla telenovela "migrantes" dove chiunque può sfidare e dettare legge allo Stato.

Donne violentate da un branco di decerebrati vengono messe alla gogna dargli stessi stupratori perché questi vengono subito liberati, grazie al prevalente buonismo che ha messo al bando etica e morale.
Sarei dunque d'accordo anche sulla castrazione chimica.
A farne le spese, in questa assurda società dell'incontrario, senza etica e senza morale, amata e promossa dalle sinistre, è sempre il piú debole. Poi ci si meraviglia della legge piú permissiva sulla legittima difesa? (non ero d'accordo ma se non c'è alternativa bisogna accettarla) Sul riaprire le 'case chiuse'? (non sono d'accordo ma se siamo arrivati ad un degrado mai visto e non c'è alternativa, ben vengano).
"Chi è causa del suo mal pianga sé stesso".
Abbiamo voluto cambiare i connotati della società col cosiddetto progressismo? Bene, questo è il nuovo volto della società "progressista". Di  conseguenza in qualche modo ora si tenta di correre ai ripari.
Una vecchia canzone francese dice: "Se il mellon è uscito bianco mo' con chi t'ha vuo' piglià?"
"L'egemonia di sinistra ha creato un deserto e l'ha chiamato cultura".
(M.V.)

Vittorio Sechi


Jacopus

#13
Elia. Non credo e non voglio farti cambiare idea. Non volevo neppure rispondere in realtà. Ma mi è sembrato un atto di viltà e quindi comincio.
1) non si chiamano pene alternative ma misure alternative al carcere. Sono presenti nel ns ordinamento dal 1986.
2) Mandarli in miniera è arduo. Non ci sono più miniere attive in Italia.
3) Nei cantieri edili invece è possibile ed alcune misure alternative prevedono, guarda un po', il lavoro. Il lavoro inizialmente può essere pagato attraverso borse, sussidi, premi legati a progetti europei o regionali e qualche volta si trasformano in contratti veri, "trasformando" il delinquente in probo cittadino. Anche laddove non si trasformano si tratta di una esperienza che si può aggiungere nel CV.
4) "Abbassare l'età per la carcerazione" è un progetto di politica penale a me oscuro. Probabilmente ti riferisci all'abbassamento dell'età dell'imputabilita' che in Italia è fissata in 14 anni. Ma anche prima si può intervenire con il collocamento in comunità come misura di sicurezza. Ad ogni modo abbassare l'età dell'imputabilita' significherebbe far entrare minori di dodici, dieci, otto anni (?), in un circuito dove sono presenti soggetti più grandi, più compromessi. In una età del genere è follia allo stato puro, poiché significa fissare in modo indelebile una identità deviante a chi è ancora un bambino. Con la conseguenza di aumentare a dismisura i delinquenti futuri ( ma questo sembra essere l'obiettivo degli attuali governanti).
5) Ti ripeto l'esempio della Norvegia. Forse ti è sfuggito. Breivick, assassino di circa 80 giovani è stato condannato alla pena massima, cioè se non ricordo male 16 anni. In Norvegia le carceri vengono affittate alla Svezia per mancanza di clienti.
6) Per restare in campo minorile puoi trovare in rete molta documentazione: i minori che evitano il carcere e riparano il reato con attività socialmente utili, controlli sulla famiglia, attività di mediazione hanno un livello di recidiva molto basso a differenza di chi finisce in carcere che invece tende a ricascarci.
7) Dell'allarme reati puoi invece andare nella pagina del Ministero degli Interni o in quella della Giustizia per appurare che quasi tutte le tipologie di reati sono in diminuzione o stabili da almeno 15 anni.
OTTO) Ultima obiezione sarcastica. Vogliamo un diritto penale in stile Alcatraz? Bene ma cerchiamo di essere equi. Un po' di miniera la farei assaporare anche ai tanti concittadini che in modo signorile evadono le tasse, senza avere, come parziale giustificazione, situazioni disastrose come quelle di coloro che finiscono in carcere o ad espiare una pena, anche alternativa: un universo di sfigati.
Perché non mettiamo in galera, ai lavori forzati, quelli che hanno taroccato i controlli sul ponte Morandi? Quelli che si sono arricchiti vendendo i bond argentini e quelli che non fanno la ricevuta neanche in punto di morte?
Al di là della necessità di un luogo punitivo, che non metto in discussione, dobbiamo però interrogarci anche sulla funzione dei delinquenti comuni, che talvolta sembra essere quella di occultare i delinquenti "della porta accanto", quelli che salutiamo tutte le mattine o che magari incontriamo guardandoci allo specchio.
Ricordo in proposito una proposta di legge che Craxi e i suoi sodali stavano predisponendo proprio nei mesi iniziali della prima storica mani pulite: si trattava di una legge che criminalizzava tutti gli assuntori di sostanze, senza più distinguerli dagli spacciatori, un tentativo in extremis per distogliere lo sguardo da un mondo di corrotti e corruttori che, di lì a poco, avrebbe sotterrato la prima repubblica.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Elia

Citazione di: Vittorio Sechi il 31 Marzo 2019, 22:21:57 PM
Tutto molto bello, manca solo l'olio di ricino.
:)
No! L'olio di ricino no. Non hai idea di quali proprietà ha quest'olio, non lo sprecherei cosí.

Scherzi a parte, quello
è un metodo di tortura, nessuno qui sta parlando di torture.


Certo, certo, Norvegia, Svezia, paesi del nord Europa che vengono presi (ancora per poco)  ad esempio. Non è oro tutto ciò che luccica.


"La Finlandia ha il record di suicidi in Europa, 
la Svezia di volontari dell'Isis e la Norvegia 
di consumo di eroina.
La Svezia ha un altro record. La città di Göteborg ha mandato più terroristi per abitante a combattere con lo Stato islamico di qualsiasi altra città in Europa. La seconda città più grande della Svezia, un paese che si fregia di essere pacifista e neutralista, vede i suoi abitanti particolarmente impegnati in un progetto: la guerra santa islamica.
La Svezia è diventato un caso da manuale, con articoli come quello di Foreign Policy: "Dal welfare state al califfato".
Svezia e Danimarca sono anche i paesi in Europa dove si registra il più alto numero di aggressioni sessuali.
La Svezia negli ultimi decenni è diventato il secondo paese al mondo per numeri di stupri. James Traub su Foreign Policy l'ha chiamata "la morte del paese più generoso sulla terra". Si colloca al secondo posto tra i paesi con il maggior numero di violenze sessuali al mondo con 53,2 stupri ogni 100 mila abitanti, superata solo dal piccolo stato del Lesotho, nell'Africa del sud, che registra 91,6 abusi sessuali ogni 100 mila abitanti.
 Stoccolma è la "capitale mondiale dei single", dove tre case su cinque hanno un solo abitante 
e si va da soli 
anche al creatore.
Secondo il rapporto Ocse, il trenta per cento delle donne islandesi ha avuto una prescrizione di antidepressivi nella vita. Si stima che il 38 per cento delle donne danesi e il 32 per cento per cento degli uomini danesi riceveranno un trattamento di salute mentale a un certo punto durante la loro vita. Danimarca in testa alle classifiche mondiali dei paesi dove "è più difficile fare amicizia".
La Svezia ha il record di bambini confusi col proprio genere sessuale. Louise Frisén, psichiatra infantile all'Ospedale pediatrico Astrid Lindgren, ha appena detto all'Aftonbladet che nel 2016 ben 197 bambini si sono proposti per una "transizione" e cambiare sesso: "C'è un aumento del cento per cento ogni anno, e le persone che stiamo vedendo sono più giovani e sempre più bambini". Il capo della squadra identità di genere del Karolinska University Hospital, Cecilia Dhejne, ha detto che l'aumento dei bambini infelici con il proprio gender riflette "una maggiore apertura" nella società svedese. 

Vengono chiamate no-go zone islamiste.
Il Ministero dell'Interno svedese ed il NOA (Dipartimento Operazioni Polizia) hanno aggiornato l'elenco dei distretti del Paese definiti "particolarmente vulnerabili" per l'ordine pubblico; in pratica zone ad alto tasso di criminalità e emarginazione a cui è richiesto, alle stesse forze di polizia, tecniche di intervento particolari.
Erano 15 nel 2015 ed oggi sono 23; a questi si aggiungono altri 53 distretti "vulnerabili" in cui la situazione di ordine pubblico non è critica come gli altri ma a rischio degenerazione. I distretti sono diffusi nelle città maggiori (Stoccolma, Goteborg, Malmö, Uppsala)."
La Norvegia ha un altro record: è "la capitale mondiale dell'eroina": le acque delle fogne di Oslo contengono più anfetamine di qualsiasi altro paese europeo e ha il più alto numero di morti per overdose del resto del continente. Certamente si sta benone in Nord Europa. Ma questa "Scandimania" ha qualcosa di grottesco.  E c'è ancora speranza che un italiano medio, piazzato al quarantasettesimo posto dell'indice di felicità dell'Onu, possa essere più felice di un autodeterminato cittadino norvegese o finlandese."
Mi fermo qui?
"L'egemonia di sinistra ha creato un deserto e l'ha chiamato cultura".
(M.V.)

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