Perchè non posso più dirmi "di sinistra".

Aperto da 0xdeadbeef, 01 Marzo 2018, 20:16:29 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

0xdeadbeef

Citazione di: paul11 il 26 Marzo 2018, 01:12:14 AM
ciao Mauro (Oxdeadbeaf).
sono d'accordo su entrambi i tuoi due punti, ma come dato iniziale.
Anch' io penso che l'uomo occidentale abbia una cultura ontologica dell'io troppo sviluppata da arrivare alla costruzione di un ego
smisurato.
Ma si tratta di capire se lo è per natura, per indole rispetto alle altre etnie del pianeta, e se qualche dispositivo culturale lo abbia posto in luce. Personalmente ritengo che siano esistite entrambe le circostanze.
Così come penso che viviamo un tempo umanamente decadente, ma gratificato da un tempo altrettanto imponente tecnicamente e tecnologicamente che ,per così dire, equilibra lo squilibrio.L'uomo si sta illudendo che le conquiste tecnologiche possano renderlo felice.

Come ho sostenuto in altre discussioni il controllo sociale fra individui, compreso il cittadino verso il potere, lo si può avere a misura di luogo circoscritto in comunità.Quando geograficamente il potere si allontana dalle comunità diventa difficile sia amministrare il governo e sia mantenere il contatto fra individui in comunità diverse.
A questo punto il federalismo potrebbe essere una soluzione ,che tanto per capirci fu in italia portato avanti da Carlo  Cattaneo nell'Ottocento.





Mi chiedo se sia lecito disgiungere, nell'uomo, natura e cultura...
Dirò di più: cos'altro è la "natura umana" se non la capacità dell'uomo di essere (parafrasando Aristotele) "animale
culturale"?
Ma se questa mia interpretazione fosse plausibile, perchè mai questa "smania" di ricercare sempre e comunque l'origine
come se da essa non fosse possibile nessun "ritorno"?
L'individuo è emerso nella cultura occidentale da gran tempo; con Socrate, con il Cristianesimo; ma già prima i segni
della consapevolezza dell'uomo di essere individuo sono ben presenti.
Eppure ciò non ha impedito periodi di preminenza della comunità. Già nella Mesopotamia il potere regale "restaurato"
si inaugurava in genere con una cancellazione della schiavitù per debiti (cosa che avveniva regolarmente in assenza,
o in debolezza, di un potere politico sovrano). Le stesse "steli" dei sovrani venivano in genere poste nei luoghi
deputati al mercato (puro caso?).
Insomma: proprio il pragmatismo tanto caro a certi (incerti...) conoscitori della filosofia anglosassone e
americana dovrebbe portarci a riflettere un attimo sui guasti cui ha condotto l'acritica e passiva accettazione
di questo modello di sviluppo, non credi?
E allora, questo "animale culturale" sa ancora domandarsi cosa sia una "legge"?
Ebbene, fino a prova contraria una legge (questa volta parafrasando Machiavelli) o si, diciamo, "auto-nomina da se"
o è per convenzione generale. Ma sempre e comunque è intesa come assoluta (o altrimenti mai potremmo dire che essa è
"uguale per tutti").
Dunque, mi dicano i "pragmatici" come è possibile avere leggi senza questo riferimento all'assolutezza (e mi dicano
anche se per loro è possibile fare a meno delle leggi...).
Un riferimento all'assolutezza che, con ogni evidenza, non può darsi al di fuori di valori e principi condivisi, cioè
non può darsi al di fuori della comunità (anche pensandola "materialmente", come classe - ma è un modello almeno
per il momento storicamente perdente-, tale assolutezza permane sempre e comunque).
Io non credo sia ancora tempo di pensare ad una "cura" (ancora troppo vaga ed incerta è la diagnosi).
Per me sarebbe preferibile avere una Europa coesa; una Europa "comunità"; ma la strada è ancora troppo lunga (e mi
sembra che in ben pochi intendano percorrerla...).
Non vedo favorevolmente il modello federalista. Tanti staterelli con una ben limitata sovranità mi sembra che a poco
possano giovare (anche perchè, e stavolta Hegel aveva ragione, "nell'arena internazionale non v'è pretore").
saluti

Phil

Citazione di: green demetr il 26 Marzo 2018, 22:18:35 PM
citazioni di Phil
"Chiedo: questa salvaguardia statale del privilegiato (per incompetenza mia, non mi viene in mente molto in merito, ma mi fido  :) ) non viene bilanciata un po' dai differenti livelli di tassazione, dal "rischio di impresa" e dal welfare?"


Caro Phil mi sorprendi...ma in quale mondo vivi?  (vale a dire: ma quando mai?)
Incapace di pensare politicamente e digiuno di politica, mi rimetto alla clemenza della corte  :)
Il fatto è che sento spesso parlare di tale "salvaguardia statale" dei facoltosi privilegiati, ma altrettanto spesso non viene poi esplicato in che modo il sistema, di diritto e/o di fatto, tuteli i privilegiati; esempi concreti e pertinenti, intendo... se parliamo di mafie, evasione fiscale etc, mi si conceda che non sono elementi legislativamente fondanti lo stato, quindi il discorso "tutela statale" del forte a scapito del debole, va fuori-fuoco. Sicuramente c'è dell'altro, ma lo ignoro...

P.s.
A la Marzullo: il ricco è tale perché è privilegiato oppure è privilegiato perchè è ricco?

P.p.s.
Interessanti le questioni su Hegel, la religione e il postmoderno, anche se l'off topic è dietro l'angolo  ;)

anthonyi

Citazione di: green demetr il 26 Marzo 2018, 22:18:35 PM


Come nel caso di Anthony trattasi di persone che hanno completamente perso il senso delle relazioni

Ciao green demetr
Sarei curioso di sapere sulla base di quali mie affermazioni trai una conclusione del genere. Non che mi dispiaccia essere associato alla cultura aziendalista, anzi, ma sulla base di cosa puoi affermare che questa cultura, e la cose che dico, siano prive di "senso delle relazioni"?
Un saluto

paul11

In effetti ha ragione Green, non è possible discutere sul "dispositivo culturale" che permea da secoli la civiltà occidentale.
Ci ho provato, ma c'è uno svicolare incredibile, un non voler entrare nell'ipocrisa umana di questo tempo.

Dopo questa premessa.

Ciao Mauro(Oxdeadbeaf),
personalmente disgiungo natura e cultura anche se sono intimamente connessi nell'uomo.
L'uomo nasce animale e ha delle facoltà intuitive e intellettive, delle predisposizioni.Ma non nasce "imparato", deve fare esperienza e conoscere per essere e fare  cultura.
Da quì l'ambiguità umana. la cultura è un abito che può assecondare qualunque istinto animale umano.
Si può creare una cultura di comodo a propria misura e autogiustificazione.
E questo grazie al dispositivo culturale.
E faccio un esempio per rispondere a Phil indirettamente.
La persona ,Green, etimologicamente deriva dal greco e significa maschera, quella della  tragedia greca.
Come saprai Nietzsche ha scritto un importante aforisma sulla maschera.

La maschera è l'ambiguità umana e la persona è ambiguità, perchè può avere parecchi appellativi e attributi.
Per ambiguità non intendo quindi il termine in forma denigratoria necessariamente, ma il fatto che può avere molti attributi, che le etiche, la morale hanno dibattuto.La necessità delle religioni, dei dogmi come delle Leggi, prende sia la morale che la prassi del diritto.

Giuridicamente avviene che la persona oggi sia fisica e giuridica.Strabiliante formalizzazione che parecchi giuristi contemporanei hanno dibattuto.
Il ricco si nasconde nella personalità giuridica, formalizzata dal diritto creando, costituendo società.
Persino il fisco divide la persona fisica da quella giuridica.
Quando il diritto imperiale anglosassone al tempo del colonialismo, delle Compagnie delle Indie accettò di PRIVILEGIARE
i finanzieri per il colonialismo, in quanto lo scambio economico era, se si fa denaro fuori dall'Inghilterra, è altrettanto vero che il denaro torna nei forzieri della madre patria.Ma adatto che il finanziamento comportava RISCHIO, i commercianti e banche chiesero di disgiungere la proprietà privata,il patrimonio del singolo  da quello societaria.
Questo PRIVILEGIO sussiste ancora.Il diritto fallimentare stabilisce che se una società di capitali viene dichiarata fallita(a seconda se la società è per azioni in accomandita, ecc.) è il patrimonio dell'azienda con i libri contabili ad andare  in tribunale, ma non la proprietà, il patrimonio del singolo associato che non viene toccato dal regime fallimentare.Quindi tutto ciò che è patrimonio aziendale, compreso auto, panfili intestata alla nonna di cento anni che vive invece in una baita sperduta con la pensione minima, è  BENE STRUMENTALE e come tale può essere scaricato fiscalmente come deduzioni e/o detrazioni.
Ogni investimento nel patrimonio societario, ogni asset, entra nel passivo contabilmente societario.
Quando ogni anno le società per azioni presentano il conto economico e patrimoniale da lì si vedono incrociando  i dati con formule opportune8es, EBITDA) come dividono finanziariamente e operativamente la società
Il lavoratore invece con contratto di lavoro di subordinato, le trattenute fiscali e contributive sono alla FONTE.
Ed è quì, non certo sui patrimoni delle società che gli Stati fanno i conti quando bisogna fare i SACRIFICI.
Perchè è quì che c'è  L'ENTRATA FISCALE CERTA e pure come capitale anticipato e non posticipato che secondo le equazioni finanziarie maturano un interesse economico.

Questo è un privilegio che nessuna sinistra occidentale riformista ha mai messo in discussione, semmai hanno sguinzagliato gli agenti della finanza a cercare denaro quando lo stato be aveva bisogno,ed oggi è parecchio più semplice stanare evasione ed elusione fiscale.
Ma se sbaglia il lavoratore subordinato paga la multa, se invece si piglia un grande evasore, si crea un patteggiamento sul dovuto che è sempre meno del capitale iniziale dovuto.

Le sinistre mondiali hanno accettato di fatto ,da sempre che il motore economico fossero le società private e gli hanno creato privilegi e pure litanie ideologiche. Perchè "creano" lavoro è bella la pantomima linguistica nel passaggio dallo sfruttamento economico a quello della creazione del posto di lavoro.Indi, ha un ruolo sociale fondamentale, come se SOLO questa potesse essere l'unica forma di economia di scambio. E le sinistre parlamentari questo lo hanno accettato praticamente da subito.

Il lassismo politico  delle sinistre storiche ha così patteggiato con i poteri forti economici, tu sorreggimi anzi finanziami il partito e le campagne elettorali e in cambio...........In USA funziona così ed è anche trasparente, tutti possono sapere chi ha finanziato Trump o la Clinton.

Il problema è cosa signfiica oggi dirsi di sinistra, di destra o di centro?
Se la proprietà privata è intoccabile, se il fisco non tocca i patrimoni, dove si vuole che lo Stato "peschi" i soldi?
da quanti anni si parla di patrimoniale e questa sottospecie di sinistra che per me è la nuova democrazia cristiana uscita da ulivo  e margherita e con tante erbette,non ha mai fatto nulla di sinistra?
Evviva l fine di questa sinistra se era sinistra.

Phil

Citazione di: paul11 il 27 Marzo 2018, 18:26:10 PM
Questo PRIVILEGIO sussiste ancora.
Credo di aver capito il tuo discorso, ma la questione che ponevo è quella della "salvaguardia statale dei privilegiati" (da te evocata): intestare un panfilo alla nonna che vive in baita, più che una tutela garantita dallo stato (che ne penserebbe un controllo del fisco?) è un escamotage da "fatta la legge, trovato l'inganno", un espediente imputabile al singolo, non certo l'applicazione di un servizio di sostegno statale alla ricchezza...
Quando parlavo di "bilanciamento" da parte del welfare intendevo, ad esempio, che in caso di fallimento, il lavoratore può sperare sul contributo di disoccupazione e altre agevolazioni, l'imprenditore può invece sperare che non gli pignorino la nonna  ;D

Con ciò non voglio fare l'apologia dell'imprenditore, tuttavia da quanto leggo sembra che il suo privilegio sia più una questione di astuzia gestionale (ai limiti dell'illegalità) e di eventuali favoritismi amicali (anche questi non certo auspicati dalla legislazione), piuttosto che di statale supporto ai ricchi a discapito dei poveri.
Come accennavo, distinguerei infatti i privilegi statali (quali?) concessi ai ricchi, dalle furbate, dall'evasione e dalle mafie; tutti elementi che possono fare certo parte del sistema, sebbene, almeno legislativamente, siano avversate dallo stato (il che non consentirebbe di parlare di "privilegi statali", almeno fino a prova contraria...).

Citazione di: paul11 il 27 Marzo 2018, 18:26:10 PM
L'uomo nasce animale e ha delle facoltà intuitive e intellettive, delle predisposizioni.Ma non nasce "imparato", deve fare esperienza e conoscere per essere e fare  cultura.
Da quì l'ambiguità umana. la cultura è un abito che può assecondare qualunque istinto animale umano.
Si può creare una cultura di comodo a propria misura e autogiustificazione.
E questo grazie al dispositivo culturale.
Secondo me, si può creare un'ideologia, non una cultura; il dispositivo che (auto)giustifica un determinato approccio alla politica o all'economia, non è culturale, semmai ideologico.
La cultura richiede un'identità interdisciplinare, un forte consolidamento storico e una accettazione popolare, che l'ideologia non può conoscere, essendo essa per sua natura settoriale, generazionale e inevitabilmente in contrasto con le altre ideologie con cui coabita nel medesimo territorio.
Fatta questa sostituzione linguistica (cultura/ideologia), concordo con il resto del discorso.

0xdeadbeef

Citazione di: Phil il 27 Marzo 2018, 15:50:37 PMIncapace di pensare politicamente e digiuno di politica, mi rimetto alla clemenza della corte  :)
Il fatto è che sento spesso parlare di tale "salvaguardia statale" dei facoltosi privilegiati, ma altrettanto spesso non viene poi esplicato in che modo il sistema, di diritto e/o di fatto, tuteli i privilegiati; esempi concreti e pertinenti, intendo... se parliamo di mafie, evasione fiscale etc, mi si conceda che non sono elementi legislativamente fondanti lo stato, quindi il discorso "tutela statale" del forte a scapito del debole, va fuori-fuoco. Sicuramente c'è dell'altro, ma lo ignoro...

P.s.
A la Marzullo: il ricco è tale perché è privilegiato oppure è privilegiato perchè è ricco?

P.p.s.
Interessanti le questioni su Hegel, la religione e il postmoderno, anche se l'off topic è dietro l'angolo  ;)




A parer mio non è questione di "salvaguardia statale" (dei facoltosi privilegiati), quanto del fatto che lo "stato"
va sempre più assumendo la connotazione di "minimo" (come nella fondamentale teoria di R.Nozick).
Lo "stato minimo" è, nella teoria di Nozick (che ad esempio R.Reagan riprese nel celebre: "lo stato non è la
soluzione del problema; lo stato è il problema"), quello stato che si occupa solo ed esclusivamente della
sicurezza interna ed esterna e che, soprattutto, garantisce il rispetto dei contratti.
Dunque uno stato che lascia campo libero al "contratto" come unico strumento della risoluzione delle controversie.
Nessuna "mediazione"; nessun corpo intermedio (ad esempio sindacato e rappresentanza datoriale) che si frappone
fra le parti contraenti. Ma dirò di più: nessun tipo di rappresentanza alcuna; foss'anche il "partito" democraticamente
inteso (che bisogno c'è dei partiti; che bisogno c'è della stessa democrazia laddove lo stato è già inteso,
dogmaticamente, come "minimo"?).
E' dunque importante saper vedere il "contratto" nella luce che esso ha assunto nel tempo (certo non è
più quello, diciamo, come lo si è sempre inteso). Da questo punto di vista, "vedere il contratto" vuol dire
vedere il Mercato (la maiuscola è voluta...) nella connotazione "ontologica" che sempre più va assumendo.
Uno stato siffatto (cioè minimo), salvaguarda i facoltosi privilegiati in quanto, nel contratto, la parte
contraente forte ha necessariamente la meglio su quella debole.
Su Hegel sì, l'off topic è dietro l'angolo; ma è anche vero che una riflessione su Hegel (e, naturalmente, su
tutto l'Idealismo) si impone laddove da certi, diciamo, punti di vista non è possibile pensare l'"altro", cioè
pensare uno degli elementi fondamentali su cui poi costruire la "comunità" (che, secondo quanto vado esponendo su
questo post, è la sola alternativa al contrattualismo dilagante).
saluti

paul11

ciao Phil,
dubito che hai capito, come dubito che lo abbia capito il forum,troppo condizionato dalla nostra condizione educativa che ci hanno martellato dispositivi culturali.
Faccio un esempio per eccezione.Le associazioni mafiose che costituiscono società economiche con prestanome hanno avuto necessità di una legge STRAORDINARIA affinchè i beni dei mafiosi potessero essere confiscati dallo Stato.Chiediti allora in via ordinaria cosa accade e per i beni mafiosi cosa accadeva.
Semplicemente che per successione ereditaria rientravano nella "famiglia":morto un papa se ne fa un altro.l
La perpetuazione del privilegio che dalla sovranità della polis passa al concetto giuridico economico.

Il dispositivo culturale è stata la capacità della metamorfosi del concetto metafisico di Sovranità che nell'antica Grecia, come ho scritto altrove era il nomos basileus.
La personalità giuridica ,separata dalla personalità fisica nasce nel diritto romano commisto con quello canonico.
Avviene una"trascendenza". Affinchè il concetto di sovranità fosse postulato all'interno di una forma superiore alla nuda vita fisica del singolo individuo ,bisognava dare una regola costitutiva alla comunità, all'associazione, fino allo Stato ,che fosse di un ordine superiore

Nella modernità il potere economico si appropria di questa forma trascendente costruendo il mostro giuridico di un ente di diritto privato che ha una personalità giuridica così come lo Stato è il supremo ente di diritto pubblico.

E' accaduto storicamente al pari passo della storia della cultura occidentale, che non  è vero che sia stata superata la metafisica  è stato mantenuto il dispositvo culturale come forma, lo hanno semmai svuotato degli antichi contenuti formali e relazionali con gli ordini e i domini di universali e di dominio naturale in cui lo stesso dominio umano doveva essere in accordo.

Si è spacciato con un terrmine ambiguo"libertà", il liberarsi dalle condizioni in cui il dominio umano era culturalmente immesso, fra quello universale e quello naturale. L'uomo si è illuso con l'ontologia dell'io che giustamente Oxdeadbeaf ha posto, che l'appropriazione della propria volontà di potenza finalmente liberata dalle catene relazionali in cui i domini culturali superiori lo costringevano, potesse possedere la conoscenza, non per migliorare se stesso, l'appropriazione come conquista di territori, come appropriazione dei segreti della natura, il tutto come volontà di potenza, che solo una cultura surrogata poteva spacciare come libertà.La cultura della libertà negativa(liberarsi da...) per quella positiva(liberasi per...) ha solo creato disfunzioni sociali, disgregando la comunità e creando nuove sopraffazioni.

Quindi, lo sfruttamento economico è già LEGITTIMATO E LEGALIZZATO nel nostro sistema e ordinamento giuridico.
Nessuno, nemmeno lo Stato può impedire ad una Società di capitali la sua volontà di eliminare una sua PROPRIETA'  da un luogo di lavoro per spostarla e crearne un'altra agli antipodi del mondo: nessuno e ribadisco, nemmeno lo Stato.
Le pantomime dei sindacati e dei partiti  politici, sono sceneggiate .


Quindi la Sovranità del popolo che costruisce una polis, una cives, uno Stato non può superare la volontà di un ente di diritto privato quale una multinazionale o comunque una società di capitali.

questo è chiaro?

Cosa è in realtà allora una Repubblica liberaldemocratica?
Perchè hanno costruito un mostro a due teste confliggendo le libertà civili e sociali con quelle economiche e in cui il potere economico supera il singolo Stato.
Ecco allora il problema delle sovranità nazionali, ecco il problema di democrazia libertà uguaglianza.
Ecco insomma cadere come immagini retoriche i principi delle Legge Costituzionale.
Il potere economico è superiore alle Sovranità delle volontà popolari sancite dalle Leggi degli Stati.

Oxdeadbeaf, il contratto giuridicamente è una scrittura privata, è un accordo attraverso un negoziato, è l'incontro attraverso una mediazione di interessi diversi.

Nel'ordinamento esiste una gerarchia legislativa. La scrittura privata è vincolata dalle disposizioni legislative, così come le leggi sono a loro volta legate ai Quattro codici e quest'ultimi alla Costituzione.
Il neocorporitarismo o neocontrattualismo è semplicemente la sceneggiata della pacificazione del conflitto.
E' il potere legislativo che sancisce i limiti del contratto delle parti sociali che sono libere associazioni, non sono nemmeno enti di diritto pubblico.Basta andare da un notaio con uno statuto per costruire un nuovo sindacato o un nuovo partito essendo società  di persone e non di capitali.

Il contrattualismo è la rappresentazione del conflitto che il potere legislativo demanda alle parti sociali.
Quindi è un sottoinsieme che dipende dal potere statale che infatti è libero  o meno di riconoscerlo o convocarlo al tavolo del Governo
e adatto che nessuna legge italiana ha formalizzato il sindacato, semplicemente lo riconosce scrivendo "i sindacati più rappresentativi....", vale adire riconosce il poter edi rappresentanza dato dal numero del consenso con le tessere

Phil

Citazione di: 0xdeadbeef il 28 Marzo 2018, 20:41:53 PM
Su Hegel sì, l'off topic è dietro l'angolo; ma è anche vero che una riflessione su Hegel (e, naturalmente, su
tutto l'Idealismo) si impone laddove da certi, diciamo, punti di vista non è possibile pensare l'"altro", cioè
pensare uno degli elementi fondamentali su cui poi costruire la "comunità" (che, secondo quanto vado esponendo su
questo post, è la sola alternativa al contrattualismo dilagante).
L'altro è pensabile in molti modi (tu stesso citavi Levinas, se non erro, che lo pensa ben differentemente da Hegel); possiamo pensarlo in modo esistenziale, in modo religioso, in base all'Isee, in base alla cultura... poi scommetto distingueremo fra l'altro-x e l'altro-y (dove "x" e "y" possono essere, a piacimento: amico/nemico, ricco/povero, buono/cattivo, familiare/ignoto, etc.). Ho il sospetto che gli altri siano sempre (almeno) due  ;)

Citazione di: 0xdeadbeef il 28 Marzo 2018, 20:41:53 PM
Uno stato siffatto (cioè minimo), salvaguarda i facoltosi privilegiati in quanto, nel contratto, la parte
contraente forte ha necessariamente la meglio su quella debole.
(Tauto)logicamente non potrebbe essere il contrario... per parlare di uno stato che non privilegia i forti, dovremmo avere quindi uno stato che elimina la differenza fra forti e deboli, abolendo radicalmente l'asimmetria della contrattazione? Scenario interessante, ma bisognerebbe allora rifondare l'economia e il mercato del lavoro praticamente da zero; operazione difficile da fare "in corsa", senza resettare tutto il meccanismo...

Citazione di: paul11 il 29 Marzo 2018, 09:54:12 AM
Faccio un esempio per eccezione.Le associazioni mafiose che costituiscono società economiche con prestanome hanno avuto necessità di una legge STRAORDINARIA affinchè i beni dei mafiosi potessero essere confiscati dallo Stato.Chiediti allora in via ordinaria cosa accade e per i beni mafiosi cosa accadeva.
Non ho capito: citi l'esempio di una legge straordinaria contro la mafia per dimostrare che lo stato tende ad ammiccare ai potenti? Un'azione correttiva del genere, almeno a livello formale-legislativo, non dimostra il contrario?
Mi sembra continuino a mancare esempi concreti per la tesi della "salvaguardia statale dei privilegiati"...

Citazione di: paul11 il 29 Marzo 2018, 09:54:12 AM
Si è spacciato con un terrmine ambiguo"libertà", il liberarsi dalle condizioni in cui il dominio umano era culturalmente immesso, fra quello universale e quello naturale. L'uomo si è illuso con l'ontologia dell'io che giustamente Oxdeadbeaf ha posto, che l'appropriazione della propria volontà di potenza finalmente liberata dalle catene relazionali in cui i domini culturali superiori lo costringevano, potesse possedere la conoscenza, non per migliorare se stesso, l'appropriazione come conquista di territori, come appropriazione dei segreti della natura, il tutto come volontà di potenza, che solo una cultura surrogata poteva spacciare come libertà.La cultura della libertà negativa(liberarsi da...) per quella positiva(liberasi per...) ha solo creato disfunzioni sociali, disgregando la comunità e creando nuove sopraffazioni.

Quindi, lo sfruttamento economico è già LEGITTIMATO E LEGALIZZATO nel nostro sistema e ordinamento giuridico.
Nessuno, nemmeno lo Stato può impedire ad una Società di capitali la sua volontà di eliminare una sua PROPRIETA'  da un luogo di lavoro per spostarla e crearne un'altra agli antipodi del mondo: nessuno e ribadisco, nemmeno lo Stato.
Le pantomime dei sindacati e dei partiti  politici, sono sceneggiate .
Non mi pare che quel "quindi"(giuridico) abbia un forte legame logico con l'interessante excursus storico-filosofico che lo precede (libertà, ontologia dell'io, volontà di potenza, etc.), oppure non l'ho capito... se intendi che l'economia permessa dalle leggi del nostro sistema si basa sullo sfruttamento-impiego di risorse (umane e non), mi risulta difficile pensare ad una forma di economia (statale e non) che funzioni diversamente...

Citazione di: paul11 il 29 Marzo 2018, 09:54:12 AM
Quindi la Sovranità del popolo che costruisce una polis, una cives, uno Stato non può superare la volontà di un ente di diritto privato quale una multinazionale o comunque una società di capitali.

questo è chiaro?
Mi sembra di capire, ma forse sbaglio, che auspichi un'economia fortemente statalizzata, un "protezionismo interventista" che tenga le multinazionali fuori e le nostre aziende dentro i nostri confini... sarebbe davvero un passo avanti per la tutela dei deboli o per i lavoratori in generale? Si può davvero percorrere questa strada, oggi?

paul11

#113
ciao Phil,
il job act così caro a Renzi e compagnia è il più eclatante esempio di come un umano che per poter vivere deve avere un reddito e per avere un reddito deve lavorare(perchè ha la sfortuna di essere nato da famiglia non privilegiata), nel momento in cui entra in un luogo di lavoro si trova in uno scenario dove i diritti sono compravendita in funzione dei profitti.
Essendo questo tipo di mercato capitalistico e competitivo i diritti civili e sociali sono economicamente costi nello scenario  economico Quindi il ricatto economico è o si perde in diritti o il profitto economico cerca luoghi di produzione del plusvalore in cui i costi siano più bassi.
Quindi ciò che aumenta economicamente come profitto ha necessità di perdere come diritti e come la bilancia mondiale dei diritti globale dimostra, colui che ha più diritti li perde in funzione di chi non ne ha.

Phil quale altro esempio vuoi se non che lo Stato non entra mai nelle tassazioni patrimoniali, che la volontà Sovrana nulla puà contro la volontà Economica? la sudditanza politica all'economia stratifica necessariamente in classi sociali,
Ed essendo per la politica necessario che il motore economico, una volta ritenta inviolabile  la proprietà privata dei mezzi di produzione, come forma socio  economica in cui si riconosce lo Stato, è altrettanto chiaro che lo scontro  fra diritto nella Legge e legge economica è prassi non solo teoria.

Quando si dice "siamo tornati indietro...." è riferito alla perdita di diritti.
Cercali nei post che ho scritto in varie discussioni i diversi esempi di come l'economia capitalistica sorregga e sostenti i privilegiati e accorra come una croce rossa i "deboli".

Il problema storico dello Stato è che la Legge deve creare ORDINE  e LIMITE.
Deve necessariamente limitare i privilegi, deve dare un tetto ai patrimoni, deve insomma limitare il forte se vuole che si conviva con il debole e quest'ultimo non si ribelli.L'ordine non può essere assecondare l'utilità egoistica perdendo la giustizia.
La libertà non è quella economica che assolutizza quella del forte condizionando l'agire dei diritti del debole.
Se un lavoratore è nelle condizioni di "tacere per lavorare...." si limita di fatto un diritto per avere uno scambio economico, quello di continuare ad avere un reddito per vivere.Il ricatto che sarebbe lo scambio economico del diritto politico è un assurdo ,è il paradosso di chi riteneva che il riformismo come il progresso fosse una retta lanciata all'infinito e non una ciclicità  che l'economia con le sue crisi ricatta riprendendosi ciò che prima era stato concesso.
Oggi esistono aziende eternamente in stato di crisi, per lo Stato ed eternamente in profitto economico come economie che i mass media spacciano in crisi per poi scoprire bilanci in profitto.
La cultura della crisi continua è la cultura del ricatto e del sacrifico continuo e toglie pretese rivendicative.

Se non si capiscono questi semplici concetti è inutle che continui a postare.

Qualunque configurazione economica è possible, ma tenendo ferma l Legge che deve avere ordine e limite se vuole avere la giustizia.
Oggi( è da ieri, l'altro ieri.....)i è il contrario, è la Legge, la Sovranità a sottomettersi al profitto,all'economia del capitale che compete.

Ma soprattutto il dispositivo culturale che ha messo al centro LA SOLA organizzazione umana per poi lasciare al forte la possibilità di determinarne scopi e fini significa aver perso gli ordini universali e quello naturale, per cui le risorse limitate, l'ambiente e l' ecologia sono fuori dalle regole egoistiche della pazzia utilitaristica individuale.oggi dovremmo chiederci cosa e come riconfigurare il sistema umano globale sostenibile al sistema mondo

0xdeadbeef

Citazione di: paul11 il 29 Marzo 2018, 09:54:12 AM
Quindi, lo sfruttamento economico è già LEGITTIMATO E LEGALIZZATO nel nostro sistema e ordinamento giuridico.
Nessuno, nemmeno lo Stato può impedire ad una Società di capitali la sua volontà di eliminare una sua PROPRIETA'  da un luogo di lavoro per spostarla e crearne un'altra agli antipodi del mondo: nessuno e ribadisco, nemmeno lo Stato.
Le pantomime dei sindacati e dei partiti  politici, sono sceneggiate .


Quindi la Sovranità del popolo che costruisce una polis, una cives, uno Stato non può superare la volontà di un ente di diritto privato quale una multinazionale o comunque una società di capitali.


Oxdeadbeaf, il contratto giuridicamente è una scrittura privata, è un accordo attraverso un negoziato, è l'incontro attraverso una mediazione di interessi diversi.

Nel'ordinamento esiste una gerarchia legislativa. La scrittura privata è vincolata dalle disposizioni legislative, così come le leggi sono a loro volta legate ai Quattro codici e quest'ultimi alla Costituzione.




A parer mio non tieni nella dovuta considerazione quei concetti di "limite"; di "finitudine"; di "misura" e,
conseguentemente, di "giustizia" cui accennavamo.
Dal tuo discorso traspare (o meglio: a me sembra traspaia) quasi un "tutto o niente"; quasi come se una
volta istituita la proprietà privata ogni cosa ne fosse poi logica, necessaria e, soprattutto, irrimediabile
conseguenza.
Sotto tale luce, mi sembra assai più comprensibile questo tuo dare estrema importanza all'origine...
Eppure, nell'ultima risposta a Phil affermi: "Il problema storico dello Stato è che la Legge deve creare ORDINE 
e LIMITE. Deve necessariamente limitare i privilegi, deve dare un tetto ai patrimoni, deve insomma limitare il
forte se vuole che si conviva con il debole e quest'ultimo non si ribelli.L'ordine non può essere assecondare
l'utilità egoistica perdendo la giustizia".
Ecco, questo è esattamente quel che anch'io penso; ma mi sembra vi sia, come dire, un aspetto conflittuale con
altre tue affermazioni.
Dai, ad esempio, dai una interpretazione molto tecnica del "contratto", che non rispecchia certamente quel che
io intendo con questo termine.
Per me, che ne cerco di dare una interpretazione filosofico-politica, il "contratto" è null'altro che la, diciamo,
"nuova legge": ciò che prende il posto della norma "uguale per tutti" e vi si sostituisce con una non-norma disuguale
per sua stessa natura.
Il "contratto" è, in altre parole, lo strumento-principe dell'individuo laddove la legge lo era delle entità collettive
(e la storia del pensiero ci dice che la contemporaneità rappresenta il trionfo dell'individuo e l'obliarsi di
ogni entità collettiva).
Ora, era forse il trionfo del "contratto" già inscritto nei, per così dire, "cromosomi" del concetto di proprietà
privata fin dall'origine? Era cioè "destino" che esso trionfasse?
Ecco, da quanto hai scritto mi sembra, e forse sbaglio, di vedere che per te era proprio questo il destino delle
società umane e dell'uomo stesso.
saluti

0xdeadbeef

Citazione di: Phil il 29 Marzo 2018, 17:07:07 PM

L'altro è pensabile in molti modi (tu stesso citavi Levinas, se non erro, che lo pensa ben differentemente da Hegel); possiamo pensarlo in modo esistenziale, in modo religioso, in base all'Isee, in base alla cultura... poi scommetto distingueremo fra l'altro-x e l'altro-y (dove "x" e "y" possono essere, a piacimento: amico/nemico, ricco/povero, buono/cattivo, familiare/ignoto, etc.). Ho il sospetto che gli altri siano sempre (almeno) due  ;)
(Tauto)logicamente non potrebbe essere il contrario... per parlare di uno stato che non privilegia i forti, dovremmo avere quindi uno stato che elimina la differenza fra forti e deboli, abolendo radicalmente l'asimmetria della contrattazione? Scenario interessante, ma bisognerebbe allora rifondare l'economia e il mercato del lavoro praticamente da zero; operazione difficile da fare "in corsa", senza resettare tutto il meccanismo...


L'"altro" è, per me, quel che per gli Idealisti era il "non io"...
Senonchè, nella mia visione ("mia" per modo di dire) non avviene alcuna "sintesi", è l"altro" permane nella sua
irriducibile alterità (in quanto l'"altro" rimane "oggetto" - seppur conoscibile dal soggetto solo come "fenomeno").
La mia visione, in parole povere, è la stessa di Kant...
La differenza fra forte e debole non può essere eliminata (naturalmente...), ma può, e deve, essere "attenuata".
Così come l'asimmetria della contrattazione può (e deve) essere attenuata mediante il ricorso a rappresentanze di
tipo collettivo (l'esempio più tipico è chiaramente quello dei sindacati e delle organizzazioni datoriali).
Perchè mai usare il termine "rifondare" (l'economia e il mercato del lavoro) in un senso che a me pare quasi
richiamare quello di "rivoluzionare"?
Occorre forse tornare indietro di secoli per ritrovare forme di contrattazione collettiva?
Forse che il pragmatismo non ci suggerisce di considerare i guasti che questo recentissimo modello economico ha prodotto?
A tal proposito, vorrei tornare un attimo su quella "domanda interna" cui accennavamo (mi pare proprio con te).
A fronte di "perfomances" brillanti delle esportazioni il PIL non cresce (o cresce poco, in maniera assolutamente
insufficiante a limitare l'aumento del debito pubblico).
Questo è evidentemente dovuto ad una scarsissima domanda interna, eppure quasi nesssuno parla di questo gigantesco
problema. Perchè? Forse perchè questo ci obbligherebbe a ripensare un attimo alle condizioni ed ai salari da fame
frutto di una contrattazione "selvaggia" (leggi: non più regolamentata)?
Non si tratta di discutere di valori e principi morali (certo, anche di quelli ma non solo...); si tratta di cominciare
a discutere di economia "dura" in maniera critica e (molto) meno ideologizzata.
Trovo, francamente, che sarebbe l'ora di cominciare...
saluti

viator

Salve. Secondo il mio punto di vista, e con riferimento alla sola realtà italiana, si è tornati e si sta tornando indietro in conseguenza di una grave carenza istituzionale di cui abbiamo sempre sofferto nel dopoguerra: la mancanza di stabilità e di autorità degli Esecutivi che si sono succeduti nel tempo, in parte incapaci ed in parte del tutto riluttanti (e la riluttanza è un ottimo strumento per celare l'incapacità) ad opporsi agli eccessi capitalistici di certe fasi storiche ed agli eccessi demagogici, ideologici e socialutopici di altrri momenti storici.

Governi che si sono succeduti occupandosi solo dell'ordinario e della gestione elettoralistica del potere. Governi d'altra parte espressi da un Sistema (che io chiamo sbrigativamente "italico andazzo") che prevede che molti abbiano un poco di potere unito a molti benefici e nessuno abbia un minimo di responsabilità.

In mezzo a tanto squallore, esiste purtuttavia una peculiarità stupefacente di un tale sistema : la sua intrinseca immodificabilità. In nome di una democraticità e di una Costituzionalità di facciata esso provvede automaticamente ad espellere da sè tutto ciò e tutti coloro che non vi si adattino.

Problematiche come mafie, questione meridionale, rapporti con il Vaticano...secondo voi sono state affrontate da qualcuno nel dopoguerra?

Ora è chiaro che se i veri nodi interni non sono mai stati affrontati, figuriamoci se siamo in grado di affrontare fenomeni esterni come la globalizzazione o le  migrazioni dal terzo mondo !!

Io vedo tre ipotetici sbocchi alla situazione italiana :

- quello più positivo ma del tutto utopistico ed improbabile :
----qualcuno decide di dichiarar guerra alla Svizzera, in tre settimane la perdiamo e diventiamo una felice e prospera colonia elvetica;

- quello di dubbio esito e di moderata probalilità :
----compare sulla scena un secondo Uomo della Provvidenza (venne così definito dal Papa il Cav. B.M. dopo la firma del Concordato);

- quello più desolante ma più probabile :
----decadimento, disfacimento, marcescenza.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

paul11

Citazione di: 0xdeadbeef il 30 Marzo 2018, 16:11:37 PM
Citazione di: Phil il 29 Marzo 2018, 17:07:07 PM

L'altro è pensabile in molti modi (tu stesso citavi Levinas, se non erro, che lo pensa ben differentemente da Hegel); possiamo pensarlo in modo esistenziale, in modo religioso, in base all'Isee, in base alla cultura... poi scommetto distingueremo fra l'altro-x e l'altro-y (dove "x" e "y" possono essere, a piacimento: amico/nemico, ricco/povero, buono/cattivo, familiare/ignoto, etc.). Ho il sospetto che gli altri siano sempre (almeno) due  ;)
(Tauto)logicamente non potrebbe essere il contrario... per parlare di uno stato che non privilegia i forti, dovremmo avere quindi uno stato che elimina la differenza fra forti e deboli, abolendo radicalmente l'asimmetria della contrattazione? Scenario interessante, ma bisognerebbe allora rifondare l'economia e il mercato del lavoro praticamente da zero; operazione difficile da fare "in corsa", senza resettare tutto il meccanismo...


L'"altro" è, per me, quel che per gli Idealisti era il "non io"...
Senonchè, nella mia visione ("mia" per modo di dire) non avviene alcuna "sintesi", è l"altro" permane nella sua
irriducibile alterità (in quanto l'"altro" rimane "oggetto" - seppur conoscibile dal soggetto solo come "fenomeno").
La mia visione, in parole povere, è la stessa di Kant...
La differenza fra forte e debole non può essere eliminata (naturalmente...), ma può, e deve, essere "attenuata".
Così come l'asimmetria della contrattazione può (e deve) essere attenuata mediante il ricorso a rappresentanze di
tipo collettivo (l'esempio più tipico è chiaramente quello dei sindacati e delle organizzazioni datoriali).
Perchè mai usare il termine "rifondare" (l'economia e il mercato del lavoro) in un senso che a me pare quasi
richiamare quello di "rivoluzionare"?
Occorre forse tornare indietro di secoli per ritrovare forme di contrattazione collettiva?
Forse che il pragmatismo non ci suggerisce di considerare i guasti che questo recentissimo modello economico ha prodotto?
A tal proposito, vorrei tornare un attimo su quella "domanda interna" cui accennavamo (mi pare proprio con te).
A fronte di "perfomances" brillanti delle esportazioni il PIL non cresce (o cresce poco, in maniera assolutamente
insufficiante a limitare l'aumento del debito pubblico).
Questo è evidentemente dovuto ad una scarsissima domanda interna, eppure quasi nesssuno parla di questo gigantesco
problema. Perchè? Forse perchè questo ci obbligherebbe a ripensare un attimo alle condizioni ed ai salari da fame
frutto di una contrattazione "selvaggia" (leggi: non più regolamentata)?
Non si tratta di discutere di valori e principi morali (certo, anche di quelli ma non solo...); si tratta di cominciare
a discutere di economia "dura" in maniera critica e (molto) meno ideologizzata.
Trovo, francamente, che sarebbe l'ora di cominciare..
.
saluti
ciao Mauro(Oxdeadbeaf),
prima di tutto una serena Buona Pasqua a te e a tutto il forum.
Ho evidenziato la tua ultima parte del post, perchè bisogna adesso capire il dispositivo culturale economico.
Ho spiegato il primo dispositivo culturale politico che era ORDINE e LIMITE  originariamente, poi si è piegato .grazie alla cultura della modernità, sull'esigenza degli individui,  spacciando la GIUSTIZIA per utilità egoistica.

Il nocciolo dell'economia è come nasce il dispositivo del  CAPITALISMO, da dove e come quello che tu chiami MERCATO è potuto diventare quello che è oggi.
Personalmente ritengo che il dispositivo culturale originario è il CRISTIANESIMO,Vediamo come il capitalismo è riuscito a mantenere la forma, svuotare i contenuti e metterne altri.
il CREDITO E IL DEBITO sono concetti di REDENZIONE E COLPA.
il titolo di credito che surroga il denaro metallico, nacque per comodità e affinchè i banditi non svaligiassero i corrieri con i cavalli nell'epoca post rinascimentale e medioevale.Se non ricordo male  la cambiale nacque a Prato,vicino alla potente e fiorente Firenze dei commercianti Medici.
Il denaro metallico era ingombrante già allora.Questo processo di SMATERIALIZZAZIONE svuoterò il denaro da ogni valore
( stranamente anche valore è sinonimo di un termine morale) divenendo puramente autoreferenziale.
Il titolo di credito è una MONETA FIDUCIARIA( L a Fede che è anche Speranza),mentre la moneta metallica doveva avere il suo valore intrinseco nei componenti della moneta stessa (oro, argento ecc.).
L'interesse economico nasce concettualmente dall'argomentazione che chi ha un capitale e lo presta compie UN SACRIFICIO, per cui l'ìnteresse è il compenso del sacrificio
In sintesi il capitalismo è una RELIGIONE CULTURALE(per questo è potente) che applica un culto ,ma non secondo un qualche dogma.Questo culto non conosce momenti di arresto, è continuo come la maturazione di un capitale in montante (capitale+interesse),non ha giorni di riposo festivo,l'anno economico è di 360 giorni per le equazioni finanziarie.
Il culto capitalistico non è diretto alla REDENZIONE ,ma alla COLPA.Un' aberrante coscienza colpevole che non conoscendo redenzione fonda se stessa sulla colpa e non espiandola deve renderla universale.Alla fine riesce nella sua rete a catturare anche Dio nella sua colpa.per cui non è vero che Dio è morto, ma è stato incorporato nel destino umano
Nè Nietzsche, nè Freud, nè Marx sono riusciti a vincere questo concetto del dispositivo culturale,paradossalmente ne sono solidali.Il SUPERUOMO. IL RIMOSSO e il SOCIALISMO hanno con sè ancora la colpa del rimosso peccaminoso
L'antica PISTIS ,la FEDE era il credito di cui godiamo presso Dio.
Il culto capitalistico si è emancipato da ogni oggetto e la colpa da ogni peccato.La banca ha preso il posto della chiesa e governando il credito manipola LA FEDE.

Costruire quindi l'economia del debito e del credito indissolubile con continuità infinita,non può essere fermata o estinta.
Se non volete comprare, qualcuno vi induce a farlo, se non avete denaro qualcuno è pronto a prestarlo

Prima di entrare nella scienza economica e nei suoi postulati egoistici,bisogna capire questo secondo dispositivo culturale.

0xdeadbeef

Ciao Paul, contraccambio di cuore il tuo augurio di una buona Pasqua.
Sto proprio adesso leggendo un saggio di M.Liverani ("Uruk, la prima città"), magnifico come del resto lo sono gli altri
di questo acuto storico e pensatore.
Fin dalle prime pagine, l'autore di interroga sulla cosiddetta "accumulazione originaria", mettendo in risalto il fatto
che le notizie cui siamo pervenuti sembrerebbero avvalorare l'ipotesi di un "surplus" produttivo che va a beneficio di
tutti (non sembrano esservi differenze sostanziali nella costruzione delle abitazioni private, così come le sepolture,
tutte simili, non mostrano mai segni di quell'opulenza nei corredi funerari che sempre è indice dell'avvenuta emersione
delle elites).
Sembra, insomma, che in questa forma proto-statuale la magnificienza, la ricchezza ottenuta dal surplus produttivo vada
ad esclusivo beneficio del "tempio"; sempre più grande ed opulento rispetto agli standard abitativi "privati".
Non facile è però risalire al momento in cui il surplus va ad arricchire anche i privati, o comunque le elites che
governano ed amministrano lo "stato-templare".
Secondo Liverani la fase immediatamente precedente la formazione proto-statuale (che Liverani chiama, mi pare sulla scia
di Childe, "chiefdom") già delinea una differenza; una distinzione che ancora nè le abitazioni né le sepolture rilevano.
Questa differenza, questa distinzione di "rango" verrebbe poi replicata all'interno del proto-stato templare.
In parole povere: "dove" comincia e in cosa consiste il "capitalismo"? La risposta non mi sembra facile; e neppure che
questa risposta possa avere i tratti della univocità.
Il capitalismo è forse l'arricchimento privato e la fortuna familiare? Certo questa risposta è molto generica, ma ci
evita di fare i conti con troppe definizioni "tecniche", non credi?
Sicuramente il Cristianesimo presenta molte affinità ed analogie con certe dinamiche e "meccanismi" del capitalismo.
Certo, tu parli (e non a sproposito) di "dispositivo culturale originario"; ma io preferisco, oltre a non fare una
troppo netta distinzione fra natura e cultura (come ti dicevo), pensare che questo "dispositivo originario" sia
in "ultima istanza" l'emergere dell'individuo.
Dal mio punto di vista il capitalismo non riguarda solo la cultura occidentale (diciamo "greco-cristiana-illuministica"),
anche se nella cultura occidentale il capitalismo ha, per così dire, trovato il terreno più fertile per la sua
affermazione. Ma lo ha trovato, e secondo me è questo il punto, perchè nella cultura occidentale è stato più forte
ed incisivo che altrove l'emergere dell'individuo.
Del resto a me sembra che lo stesso Cristianesimo sia intimamente legato, anzi che trovi la sua stessa ragione di esistere,
nei concetti di "merito" e di "colpa"; che sono concetti individualistici.
Per aggiungere qualcosa alle tue interessanti argomentazioni sul legame (indubbio) che sussiste fra Cristianesimo e
capitalismo, dirò che la Riforma Protestante offre forse quello che è un decisivo passo nella direzione di uno,
chiamiamolo, "sdoganamento" delle pulsioni egoistiche individuali (ma la Riforma è già, in nuce, nella distinzione
francescana di "ratio" e "fides").
Ora, qual'è il punto di maggior divergenza delle nostre rispettive posizioni?
Lo accennavo in una precedente risposta che forse ti è sfuggita. Tu sembri ritenere questo processo irreversibile,
come se questa forma estrema di capitalismo (che io chiamo "mercatismo") fosse inscritta nei nostri "cromosomi"
e nessun pragmatismo o ragionamento possa scalfirla.
Io invece penso che proprio il pragmatismo (altra nostra e decisiva "radice" culturale...) possa dire qualcosa
di importante.
Non è possibile che si continui ad essere ancora tanto miopi da assumere questo articolo di fede (il capitalismo)
come scienza indiscussa ed indiscutibile (contraddicendo in questo la stessa definizione di "scienza").
Prima o poi qualcuno dovrà pur svegliarsi da questo "sonno dogmatico"...
saluti (e ancora auguri)

Phil

In questo giorno festivo, colgo l'occasione (fra il serio e il faceto ;) ) per alimentare la geneaologia congiunta fra fede e capitalismo:
Citazione di: paul11 il 31 Marzo 2018, 19:40:37 PM
Questo processo di SMATERIALIZZAZIONE svuoterò il denaro da ogni valore
( stranamente anche valore è sinonimo di un termine morale) divenendo puramente autoreferenziale.
Proprio come la spiritualità cristiana ha svuotato il corpo carnale di ogni valore, rendendolo guscio dell'anima e dello spirito che sono ciò che vale davvero, ciò che la divinità, "virtuosa virtualità"(impalpabile) ha "investito" in noi...

Citazione di: paul11 il 31 Marzo 2018, 19:40:37 PM
L'interesse economico nasce concettualmente dall'argomentazione che chi ha un capitale e lo presta compie UN SACRIFICIO, per cui l'ìnteresse è il compenso del sacrificio
Così come ogni gesto altruistico produce interessi-crediti per la vita in paradiso... il sacrificio di Gesù, valore miracolosamente materializzato-incarnato, moneta d'oro che è al contempo garante del Valore (riserva aurea) e pezzo di scambio (mercato dell'oro, baratto con Barabba, tradimento del "broker"-mediatore Giuda, etc.) è il sacrificio economico per eccellenza, che non può non concludersi con un ritorno all'origine (al Padre di tutti i valori), un'ascensione nei cieli del conio (inteso come "matrice", ciò che ha dato forma al mondo, generato all'uomo e stabilito i sacri comandamenti del mercato).

Citazione di: paul11 il 31 Marzo 2018, 19:40:37 PM
Il culto capitalistico non è diretto alla REDENZIONE ,ma alla COLPA.
La colpa ereditaria del peccato originale: appena si entra nel mondo-mercato, appena si nasce come homo economicus, si è già in debito per ciò che si ha...

Citazione di: paul11 il 31 Marzo 2018, 19:40:37 PM
Nè Nietzsche, nè Freud, nè Marx sono riusciti a vincere questo concetto del dispositivo culturale,paradossalmente ne sono solidali.Il SUPERUOMO. IL RIMOSSO e il SOCIALISMO hanno con sè ancora la colpa del rimosso peccaminoso
Poichè il mercato non può che risorgere (buona Pasqua!), trasfigurato, immortale: l'economia dell'eterno ritorno e il superuomo ripercorrono la ciclicità del mercato e l'ideale dell'imprenditore che domina il mercato senza esserne assoggettato; l'inconscio e il rimosso spiegano l'anima mistica che ci spinge inconsapevolmente ad essere acquirenti e investitori; il socialismo è una forma di monachesimo laico che cerca di inquisire l'eresia dell'alienazione nel lavoro...

Citazione di: paul11 il 31 Marzo 2018, 19:40:37 PM
L'antica PISTIS ,la FEDE era il credito di cui godiamo presso Dio.
Credito non maturato da un "debito celeste", ma concesso per amore dal Filantropo, che dona e investe non per lucro, ma per benevolenza.

Citazione di: paul11 il 31 Marzo 2018, 19:40:37 PM
La banca ha preso il posto della chiesa e governando il credito manipola LA FEDE.
La fede anche in termini di fide-iussione, "promessa di fede": genesi, parusia ed escatologia del capitalismo occidentale.

Discussioni simili (5)