Parole e immagini

Aperto da doxa, 06 Settembre 2023, 10:24:34 AM

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doxa



"Un'immagine vale più di mille parole": la frase è un antico detto popolare. Allude ai concetti complessi: si possono far capire più facilmente  tramite un'immagine o uno schema anziché con la sola descrizione.

Le immagini sono parole, e le parole sono immagini, come le due facce della stessa medaglia.

Infatti quando posso i miei post li compongono con parole e immagini.

Nella cultura greca del VI-V secolo a. C.  il verbo "graphein" alludeva sia allo scrivere sia al dipingere.

Parola e immagine unite sono un'irresistibile arma di seduzione. Il segreto della loro sintesi è nella grafica, pervasiva ed efficace.

Alcuni esempi. E' lo stile che trasforma la scritta "Pirelli" nell'immagine mentale delle ruote per auto; è la stilizzazione che distingue la "M" della metro da quella di "Mc Donald's"; è l'immagine della mela morsicata che interiormente  ci fa dire il nome del computer.

La grafica crea un'identità e la carica di rimandi, associazioni mentali, ricordi, desideri.

Il logo ha il dono di creare realtà, in particolare quando sono entità astratte e complesse come aziende, istituzioni, E' come un nome proprio che diventa identificabile, perciò le grandi aziende spendono molto denaro nel marchio che rappresenta la loro identità, indispensabile per posizionarsi e imporsi sul mercato, secondo il marketing.

I tifosi di calcio sanno che la squadra è il suo logo, come lo sanno gli appartenenti di qualsiasi organizzazione con un ideale o un'ideologia, come un ordine religioso.

Nel logo c'è l'arte della simbolizzazione, che ha le sue radici nei geroglifici, nei blasoni e nell'araldica medievale.

Nella comunicazione tramite web l'immagine è importante per far capire meglio al lettore. L'immagina cattura subito l'attenzione, dopo vengono lette le parole.

Affidarsi ad una fotografia per attirare l'attenzione degli utenti è fondamentale per la comunicazione. Il contenuto visivo deve essere il protagonista, perché  il cervello umano tende a ricordare solo il 20% di quello che ha letto, ma circa l'80% di quello che guarda:  le immagini infatti coinvolgono prima la vista e poi la memoria.

Quando la parola diventa immagine: il logo è una "parola-immagine", un simbolo capace di indurre migliaia di persone ad acquistare una merce, l'abbigliamento con la sua raffigurazione.

Il sistema economico-estetico delle multinazionali mobilita le emozioni dei consumatori, creando intorno al brand un fantasmagorico impero dell'immaginario.

Non solo le aziende private e pubbliche, ma anche i gruppi e le organizzazioni come i partiti politici, squadre sportive, eventi, festival, ecc., curano con attenzione la creazione del loro logo, perché ha la capacità di creare emozioni, la parola si fa immagine ed evoca, come il marchio della "Coca Cola": la parola scritta assume una dimensione iconica; dall'altro, un'immagine che si fa parola, come lo swoosh della Nike.

Nelle varie combinazioni tra queste tendenze si sommano le forze della retorica verbale e di quella visuale, che agiscono come eserciti alleati tramite il loro repertorio di figure (metafore, metonimie, chiasmi, la mela morsicata della Apple, le silhouettes umane a forma di lettera dell'azienda di abbigliamento "Robe di Kappa".

Phil

Citazione di: doxa il 06 Settembre 2023, 10:24:34 AMil cervello umano tende a ricordare solo il 20% di quello che ha letto, ma circa l'80% di quello che guarda
Pare che queste statistiche, se riferite alla "piramide di Dale", siano arbitrarie e non scientificamente provate (fonte e altra fonte); per quanto, numeri a parte, sia comunque constatabile la differenza di impatto mnemonico e cognitivo fra un'immagine e un discorso scritto. La dimostrazione più concreta è il successo delle infografiche e delle mappe concettuali, entrambe molto efficienti nella comunicazione e utili all'apprendimento, sebbene siano strumenti di sintesi che presuppongono, per essere davvero sensate, di essere basate su discorsi e fondamenti più prolissi e "letterali".

bobmax

Più che l'immagine, ritengo sia il simbolo a imprimersi nella memoria.

Simbolo può essere una immagine, ma pure un suono, una parola, un evento possono essere simboli.

Il simbolo trascende il mero segno.
Ed è proprio ciò che sta oltre al segno a restare nel ricordo.

Se rimanessero semplice segno, quell'immagine, quel suono, quel fatto, sarebbero presto dimenticati.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

doxa

Buona sera Phil,  ti ringrazio per aver citato il teorico "cono  dell'esperienza o "piramide dell'apprendimento" di Dale. Mi fa pensare ad una frase che disse  Benjamin Franklin:

"Dimmelo e lo dimenticherò. Insegnamelo e lo ricorderò. Coinvolgimi e lo imparerò".

Questa frase  anticipa il significato della "piramide di Dale".


È il cosiddetto cono o piramide dell'apprendimento, anche noto come cono di Dale, dal nome del pedagogista statunitense Edgar Dale  (1900-1985), che ne fece menzione per la prima volta nel 1946 (all'interno di un suo volume dedicato all'uso degli audiovisivi nell'apprendimento).

La piramide/cono rappresenta graficamente il livello di ritenzione dell'esperienza di apprendimento, associando percentuali differenti a diverse attività: se la memoria trattiene soltanto il 10 % di quello che si legge e il 20 % di ciò che si ascolta, guardando un video  la percentuale sale a circa il 50% delle informazioni veicolate dal medium.

Un tale ordinamento gerarchico si presta facilmente a sostenere la bontà dell'uso di metodologie attive di apprendimento contro la lezione  del docente dalla cattedra.

Ma le percentuali presenti nella piramide  sono false,  mai usate da Edgar Dale, furono aggiunte e manipolate dopo la sua morte per dare maggior significato al  suo concetto teorico, che è valido, basato sulla polisensorialità, al coinvolgimento crescente dei sensi e delle emozioni.

Dimentichiamo con facilità quello che leggiamo, mentre invece ricordiamo bene le cose che facciamo, o su cui ci confrontiamo con altre persone.

Le video-presentazioni animate combinano messaggi testuali da leggere, una voce da ascoltare e un video da osservare. Per questa ragione rappresentano il miglior stimolo visivo.

Nell'ambito scolastico studiare senza un metodo rappresenta una fatica, uno sforzo, un impegno; qualcosa  da evitare perciò non dà  i "frutti sperati". Per fare in modo che lo studio  diventi anche un'attività interessante può essere utile convertire i concetti in immagini, in questo modo i ricordi si imprimono meglio e più a lungo nella memoria.

Se  il  metodo di studio si basa esclusivamente su lettura di testi e ascolto di lezioni, è poco probabile che si riesca  a ricordare tutto e ad imparare in fretta.

L'apprendimento diventa attivo quando si trasforma in azione: ripetendo, parlando ad alta voce e mettendo in pratica ciò che si è studiato, per esempio  parlare una lingua straniera. In tal modo viene favorita la motivazione allo studio, cresce la consapevolezza dell'utilità di saper padroneggiare una lingua straniera ed aumenta la fiducia nelle proprie capacità.

Dagli studi di Kaahneman e Klain sull'efficacia dell'esperienza si può dedurre che nell'acquisire una determinata competenza ci sono due variabili fondamentali:

L'eterogeneità e il feedback immediato.

Prova a pensare ai giorni in cui stavi imparando ad andare in bicicletta, migliorando la tua capacità di stare in equilibrio in terreni diversi, di sterzare nelle varie curve, di frenare al momento giusto.

Il numero di variabili che hanno inciso sull'apprendimento di questa competenza è eterogeneo: salite, pendenze, angolatura della curva. Le condizioni per imparare sono perfette.

Il piacere dovuto alla capacità di mantenere l'equilibrio, infatti, o il dolore dovuto a una caduta, sono stati immediati e hanno funzionato da rinforzo sull'apprendimento.

Jacopus

Sicuramente, biologicamente abbiamo dato importanza alla visualizzazione, visto che quando homo sapiens si è stabilizzato nella attuale forma organica, di sicuro non sapeva ancora scrivere. Ma come ripeto ossessivamente una caratteristica fondamentale di homo sapiens è la sua neuroplasticità. Pertanto se ci si allena a leggere e a ricordare ciò che si legge si avrà presto una struttura cerebrale adatta a ricordare di più le parole che le immagini. Invece è molto vero (e connesso alla neuroplasticità) che ciò che si sperimenta imprime un marchio mnemonico a ciò che si è appreso ed è per questo che solo chi insegna una materia riesce a ricordarla meglio e per questo a trasmetterla meglio. Inoltre a livello di capacità di memorizzare entrano in gioco molti altri fattori. La qualità del sonno, ristruttura e sana l'ippocampo, fondamentale per ricordare. Inoltre riuscire a regolare in modo sano il flusso dei neurotrasmettitori, permette un maggiore solidità delle sinapsi che permettono di ricordare. Ed in ogni caso non facciamoci illusioni. A meno che non si sia affetti da gravi patologie come alcune forme di autismo, andiamo regolarmente incontro quotidianamente al fenomeno del pruning. In ogni caso avere memoria di parole è molto diverso che avere memoria di immagini. Nel primo caso lo sforzo è equiparabile ad una vigorosa attività muscolare. Nel secondo caso ad una placida passeggiata.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

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