Paralisi del Sistema..e conseguenze parallele

Aperto da acquario69, 06 Aprile 2016, 09:33:36 AM

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acquario69

Riporto qui un articolo che secondo me spiega in maniera estremamente chiara e lucida l'attuale situazione del sistema globale,alla sua paralisi resa così estesa e profonda da coinvolgere tutto..anche (sopratutto e analogamente) la nostra stessa forma mentis.
condividendo (qui) a pieno l'opinione dell'autore dell'articolo (qui sotto)

http://www.aldogiannuli.it/senza-alternative-anelasticita-del-presente/

..la storia siamo noi recita il titolo di una bella canzone di Francesco de Gregori...e una parte del testo prosegue così;
"la storia siamo noi,nessuno si senta offeso....la storia siamo noi,attenzione,nessuno si senta escluso.."

https://www.youtube.com/watch?v=xMXi9ftO4kI

paul11

E'  difficile rispondere a tematiche così vaste e generali .
Si tratterebbe di capire cosa nel pensiero del passato ha influito negativamente sulla cultura, sapendo che comunque oggi si vive meglio che un secolo fa.
Perchè concetti come democrazia, libertà uguaglianza oggi più che mai sono in crisi.
Qual è il rapporto fra politica ed economia, come si costruiscono le classi dirigenti e il significato attuale di giustizia .
Se mutano i suonatori ,ma la suonata è sempre quella significa che c'è qualcosa di sistematico che riproduce e reitera continuamente
le stesse problematiche senza soluzione di continuità.
Ciò che si nota sono i grandi "bluff". ciò che predicano intenzionalmente le costituzioni, così lontano da una pratica a loro contraddittoria.
Si tratterebbe allora di capire se sono  falsi i concetti che nei secoli hanno costituito le basi del pensiero attuale e delle organizzazioni umane, oppure se le pratiche ,come sembra sia, possono ovviare quei principi senza rispondere delle loro responsabilità a nessuno.
Il fallimento, sembrerebbe, delle democrazie, è proprio il fatto pratico per cui il governate non risponde al popolo, come il capitalista può anonimamente speculare negativamente nelle attività umane producendo contrasti sociali.
E' mancata capacità di controllo e senso di responsabilità che erano dentro le leggi costituenti di tutte le organizzazioni occidentali .

Il mio giudizio personale, sempre in via generale, è che non sono così falsi e contraddittori  i concetti prodotti storicamente dal pensiero umano culturale e filosofico ; il vero problema è stato proprio il disattenderli, cioè non averli appllicati fattivamente.Le classi dirigenti hanno imparato a rubare legalmente, ad aggirare gli organismi di controllo a costruire conflittualità con gli organi giudiziari , a non essere trasparenti. Ed è proprio in sintesi le contraddizioni che lo stesso pensiero umanistico da Hobbes, Kant. Hegel fino alla contemporaneità avevano messo in evidenza. 

Faccio un esempio reale.
[font=Georgia, 'Times New Roman', Times, serif]Articolo 3 della Costituzione Italiana[/font][/size][/color]
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 237 c. 148 c. 151 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8,19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

E' UN ARTICOLO FONDAMENTALE, vi pregherei di leggerlo attentamente. 
Quella Costituzione istituita dai padri dell'assemblea costituzionale, sapevano delle condizioni sociali ed economiche che limitano di fatto la libertà. 
Vuol dire due cose fondamentali.
1) la nostra Costituzione non si ferma all'atto istitutivo di costruzione di uno Stato democratico e repubblicano, ma è un PROGETTO
2) LA VERA DEMOCRAZIA SI COMPIE QUANDO SARANNO RIMOSSE LE CONDIZIONI SOCIALI ED ECONOMICHE CHE IMPEDISCONO LA PIENA LIBERTA'


Freedom

Ringrazio Acquario per aver proposto un argomento così stimolante. Oddio, stimolante per chi non si strafà di x-factor, masterchief, grande fratello, coca, sesso e gossip in ogni dove, etc.

Il tema centrale è la crisi che è sotto gli occhi di tutti. E qualche domandina, visto che sono oramai nove anni, forse, è lecito farsela.

Ebbene, poiché sono convinto che la verità è sempre semplice, penso che anche in questo caso vada ricercata con ratio elementare. Se c'è una crisi così lunga dunque non più congiunturale ma strutturale cosa significa? Possibile che nessuno al mondo abbia una ricetta per curare questa malattia?

Ne abbiamo sentite tante: aumentare gli investimenti pubblici (in puro stile keynesiano) ma ci sono quelli che contraddicono argomentando che proprio l'aumento sconsiderato del debito pubblico ci ha portato sino qui dunque è controproducente insistere. Allora arrivano quelli dell'austerità e tuttavia non si capisce come si possa rilanciare l'economia tagliando gl'investimenti. Poi ci sono quelli del taglio della spesa improduttiva e hanno certamente ragione, però sono trenta e più anni che se parla e non si conclude mai nulla. Evidentemente ci sono interessi intoccabili che lo impediscono.

Infine ci sono quelli che vorrebbero cambiare modello di sviluppo (decrescita felice) e sarebbe altamente auspicabile per molteplici ragioni ma anche, qui, figurarsi, si va a cozzare contro interessi potentissimi e inamovibili.

Nel passato si usciva da questa impasse con le guerre ma, oggi, per fortuna, con la faccenda atomica, non si può percorrere questa criminale e disumana possibilità.

Insomma sembrerebbe un vicolo cieco. Ma l'economia e la politica non sono assimilabili alla legge dei gravi o comunque a leggi fisico/chimico. L'economia e la politica sono prodotti umani e riflettono gli esseri umani. E dunque sono soggette a correzioni e risoluzioni umane.

Perché dunque non si riesce a risolvere?

Perché non si vuole! Affermo io.

Il perché non si vuole lo tratterò successivamente.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

baylham

L'analisi dell'economia, della situazione storica e delle prospettive internazionali di questo articolo di Aldo Giannulli mi sembrano decisamente fuorvianti.

Ad esempio la contrapposizione tra economia finanziaria e reale è infondata: i fatti dimostreranno che il sistema finanziario sarà sempre più determinante nell'economia globalizzata. Ridimensionare il ruolo delle banche significa non comprendere i motivi della loro centralità in un sistema capitalistico: sono le banche che indirettamente controllano e indirizzano gli investimenti privati e pubblici. In questo ruolo fondamentale non c'è alcuna istituzione o pratica alternativa in grado di sostituirle.

Gli stati nazionali sono superati da processi economici e sociali di fondo che li travalicano. C'è in reazione a queste tendenze sovranazionali il ritorno ad un nazionalismo difensivo, poco lungimirante ma soprattutto velleitario e perciò pericoloso.
 
L'analisi del sistema capitalistico di Keynes e la sua spiegazione della crisi sono geniali come lo sono state le sue proposte di politica economica anticrisi. Tuttavia l'applicazione ordinaria di politiche straordinarie ha spuntato i rimedi proposti da Keynes: oggi sono gli Stati che contribuiscono ad approfondire l'intrinseca instabilità del sistema economico, invece di essere i fautori della sua stabilizzazione.

acquario69

#4
Citazione di: baylham il 08 Aprile 2016, 17:30:24 PM
L'analisi dell'economia, della situazione storica e delle prospettive internazionali di questo articolo di Aldo Giannulli mi sembrano decisamente fuorvianti.

Ad esempio la contrapposizione tra economia finanziaria e reale è infondata: i fatti dimostreranno che il sistema finanziario sarà sempre più determinante nell'economia globalizzata. Ridimensionare il ruolo delle banche significa non comprendere i motivi della loro centralità in un sistema capitalistico: sono le banche che indirettamente controllano e indirizzano gli investimenti privati e pubblici. In questo ruolo fondamentale non c'è alcuna istituzione o pratica alternativa in grado di sostituirle.

Gli stati nazionali sono superati da processi economici e sociali di fondo che li travalicano. C'è in reazione a queste tendenze sovranazionali il ritorno ad un nazionalismo difensivo, poco lungimirante ma soprattutto velleitario e perciò pericoloso.

L'analisi del sistema capitalistico di Keynes e la sua spiegazione della crisi sono geniali come lo sono state le sue proposte di politica economica anticrisi. Tuttavia l'applicazione ordinaria di politiche straordinarie ha spuntato i rimedi proposti da Keynes: oggi sono gli Stati che contribuiscono ad approfondire l'intrinseca instabilità del sistema economico, invece di essere i fautori della sua stabilizzazione.
sinceramente non capisco perché lo trovi fuorviante,innanzitutto a me sembra che dalla lettura dell'articolo non venga fuori nessuna contrapposizione tra economia finanziaria ed economia reale..e nemmeno qualche citazione che tratti di ridimensionamento delle banche.
forse non ci ho fatto caso io pur rileggendomelo di nuovo..dove l'avresti letto?

a un certo punto dice:
riconoscere che la liquidità non risolve nulla e che occorre ridimensionare ruolo e peso della finanza, rimettendo al centro l'economia reale,

e a mio giudizio spiegherebbe appunto che (come sostieni anche tu) e' il sistema finanziario che si e' già e ormai già da molto tempo sostituito totalmente con la cosiddetta economia reale e che le misure adottate,sono in realtà l'ennesimo bluff che serve soltanto a proseguire l'agonia..per chiarire ancora meglio il concetto,prendo a prestito le parole di Massimo Fini che lo spiega benissimo usando questa metafora qui sotto:

...immettendo altro denaro (inesistente) che serve per drogare ulteriormente il cavallo già dopato perché faccia ancora qualche passo prima di schiattare definitivamente.

quello che e' in atto direi in maniera piuttosto palese e' una "mondializzazione",un governo unico mondiale (nuovo ordine mondiale) da parte dei veri poteri che manovrano come marionette,pseudo governi e pseudo istituzioni,ridotti a simulacri vuoti,buoni solo per quelli che ancora ci credono,sviando tra l'altro l'attenzione sul vero obiettivo in corso (su questo mi ricollegherei volentieri al post di elyah-marchio della bestia)

altra nota che secondo me l'articolo mette in evidenza e che ritengo sia il vero nocciolo da cui poi partono e si diramano tutte le restanti considerazioni collegate e' l'attuale rigidità mentale della nostra epoca storica (come indica anche il titolo dell'articolo) che non consente appunto una visione d'insieme in grado di rispondere concretamente ai giganteschi problemi e a l'enorme matassa ingarbugliata in cui ci troviamo immersi dentro..e questo riguarderebbe sia "vittime che carnefici" in una spirale che si e' chiusa in se stessa,non riuscendo più a concepire le cose se non all'interno degli stessi parametri della stessa "gabbia"

infatti a un certo punto dice:

Il risultato è stato il "pensiero unico" che ha inaridito ogni dibattito politico ed economico, eliminando così ogni possibile alternativa anche solo teorica.  I neo liberisti sono gli stalinisti del capitalismo: quelli avevano il partito unico, questi il pensiero unico...

...si decretò la fine delle ideologie, cui fece seguito la fine dei valori, quindi la fine delle opzioni culturali. Ora sono finite le idee

....A questo poi occorre anche aggiungere le peculiarità psicologiche dell'epoca presente: la spiccata tendenza all'iper individualismo che azzera ogni noi, immaginando la società come una semplice sommatoria di io,il narcisismo esasperato che induce ad una sostanziale incapacità di riconoscere i propri errori e, dunque, correggerli....

baylham

#5
Cito la parte dell'articolo sul ridimensionamento delle banche.
"crisi economica:riconoscere che la liquidità non risolve nulla e che occorre ridimensionare ruolo e peso della finanza, rimettendo al centro l'economia reale, implicherebbe un ridimensionamento del potere di banche e società finanziarie  che, ovviamente, non vogliono saperne ed hanno una forza di pressione sul sistema politico in grado di bloccare cambiamenti anche più modesti (basti ricordare che fine ha fatto il progetto di riforma della finanza promosso da Obama nel 2009)"


Ammetto che ho una certa antipatia verso i grandi quadri storici, ma questo articolo mi dà l'impressione di un concentrato di critiche banali e inconcludenti, sebbene attualmente diffuse, alla società e alla politica contemporanea. Ci sarebbe molto da discutere su ogni punto trattato, valutando i pro ed i contro. Ad esempio come si affrontano i problemi posti dalla cosiddetta globalizzazione che dal punto di vista economico e sociale è ormai avviata in modo inarrestabile: tornando allo stato nazionale o spingendo verso delle istituzioni sovranazionali, mondiali?

Stranamente l'articolo non indica la questione ecologica come uno dei problemi critici fondamentali della società contemporanea.

Ci mancherebbe poi che una umanità formata da più di sette miliardi di uomini si affidasse non a delle regole consolidate e stabili ma a sperimentazioni culturali e quindi economiche e sociali continue, gli effetti sarebbero disastrosi. In ogni caso il Novecento è stato uno dei secoli più ricchi di innovazioni nella storia umana in tutti i campi i cui effetti continuano tuttora. Non vedo quindi affatto come realistico il rischio di "pensiero unico": il fatto è che esistono delle costanti di fondo biologiche ed economiche insopprimibili, stabili, che spiegano benissimo la rigidità dei comportamenti economici, sociali e politici complessivi. Ci sono invece molti pensieri critici ma deboli, incapaci di costruire alternative sociali e di dare risposte durature ai problemi sociali ed economici.


Per quanto concerne l'individualismo la mia preoccupazione è opposta: c'è una tendenza ad un controllo sociale dell'individuo in eccesso favorita dalle nuove tecnologie informatiche, una schedatura individuale pervasiva, con aspetti positivi, ma anche negativi e preoccupanti e una dipendenza sempre più stretta dal punto di vista economico e sociale dell'individuo alla società.

paul11

Se mi è consentito un veloce inserimento.

Keynes non è stato affatto geniale. Semplicemente come in qualunque sistema se si capovolgono gli ordini dentro una dinamica ho un modello e se questo modello è accettato diventa un paradigma, così come oggi ci sono altri indicatori economici che ordinano l'economia e sono capovolti i paradigmi. Questa è solo volontà politica di scelte per determinare configurazioni che premiano i privilegiati a scapito del popolo.
Ma è stata proprio la manovra  keynesiana aumentando i debiti pubblici(quindi dello Stato) per fare investimenti e creare falsi redditi e occupazioni gonfiando le economie, ad aumentare a dismisura il potere del doppio circuito bancario .
La ricetta keynesiana doveva servire ,come ha fatto,  a guarire dalla grande crisi del 1929. Il problema è che non doveva diventare modello per parecchi decenni. Ma la scelta fu politica, di convenienza, di patto sociale con le forti rivendicazioni salariali e di diritti da parte dei lavoratori in tutto il mondo occidentale contrapponendo il modello socialdemocratico keynesiano al comunismo reale in Russia. Crolla il modello del comunismo reale, non ha più necessità di esistere il modello keynesiano e passa il modello della scuola di Chicago di Friedman con il presidente Regan e la Tatcher in Gran Bretagna.

Se non capiamo che gli Stati sono indebitati con le Banche che finanziano i debiti pubblici e lo immettono sul mercato, non capiamo il ruolo ricattatorio del potere finanziario sugli stessi Stati.

E' storia che quando Napoli volle nobilitare la sua città costruendo molte chiese  si finanziò attraverso la famiglia  Medici di Firenze,la cui origine è appunto commerciale. Il rapporto fra sovrani e commerci, come la potente famiglia ebrea dei Rothschild, più potente degli imperi europei che finanziavano le guerre attraverso loro, è la lunga storia fra desiderio di potenza dei sovrani e potere reale di chi detiene le redini del credito e ricatta attraverso il debito.(ne sanno qualcosa , nel loro piccolo, chi apre un mutuo con garanzie fiduiussorie  e ipoteche)

O finisce questa storia ridimensionando il potere finanziario o saranno i popoli a subire le continue "bolle " finanziarie, grosse o piccole, attraverso il fisco statale(che attualmente è enorme con la sua pressione divenendo un enorme peso per poter far ripartire lo sviluppo economico) che serve a ricostruire il rapporto fra Stato e circuito finanziario delle banche.
Ma dobbiamo sapere che non saranno i parlamenti degli Stati a creare riforme autolesioniste per loro , perchè il ricatto è chiaro ,più a debiti lo Stato è più le banche possono farlo fallire, più il sistema bancario  è in crisi e meno lo Stato può aprire linee di conto di credito per indebitarsi e quì entra in gioco il potere delle banche centrali ,europea e statunitense.

Chi veramente vuole cambiare politica economica deve necessariamente fare i conti con il doppio circuito finanziario delle banche d'affari, e adatto che loro finanziano il potere dei partiti e dei politici finanziandone le campagne elettorali dando un credito e volendo un favore dal politico:pensate che questi politici vadano contro il potere finanziario bancario?

baylham

Il giudizio sull'opera di Keynes è soggettivo. Tuttavia la sua Teoria Generale costituisce uno spartiacque per la scienza economica, avendo dimostrato teoricamente perché un'economia monetaria è intrinsecamente instabile a differenza di quello che sosteneva la teoria economica neoclassica allora dominante, incapace di spiegare le crisi economiche.

Dubito, ma non ho approfondito storicamente, che la sua figura di economista e la sua opera principale, pubblicata nel 1936, siano stati così influenti da ispirare le politiche pubbliche nel periodo anteguerra, mentre le politiche espansive del dopoguerra si ispirano a Keynes, ma non possono essergli attribuite data la sua morte nel 1946. La sua politica espansiva era pensata come deterrente o fuoriuscita dalla crisi, come politica straordinaria non ordinaria. Keynes era un liberale, non un socialdemocratico.

Non comprendo che cosa concretamente significhi ridimensionare il potere delle banche e della finanza nell'economia. Che le banche e chi le controlla abbiamo un grande potere economico mi sembra una cosa ovvia. Che tra il sistema politico e il sistema finanziario-bancario ci sia uno stretto legame mi appare altrettanto ovvio: come si finanziano grandi investimenti pubblici e privati a lungo termine se non c'è un consenso politico ed un quadro economico stabile. 
Come si ridimensiona il settore finanziario quando il capitale complessivo è pari almeno a quattro-sei volte il prodotto annuo in qualunque paese sviluppato e la sua gestione coinvolge, interessa in misura e per ragioni decisamente diverse quasi tutte le classi sociali e il suo ambito di azione è mondiale? Quando il motore dell'economia sono gli investimenti che passano attraverso il controllo del sistema bancario e finanziario?

paul11

Non ho nulla contro Keynes che è stato un economista di prima grandezza.
Le sue teorie comprese le neo keynesiane e anche alcune attuali a cui si ispirano sono servite alla politica.
Il fabbisogno finanziario di uno Stato deve coprire le spese in conto capitale e le partite correnti e in più dovrebbe fare investimenti.
Due sono le vie per finanziarsi, la tassazione e il prestito finanziario .
Ora se il prestito finanziario attraverso il circuito finanziario bancario era pressochè illimitato, significava per il politico gestire lo Stato  sapendo che il suo debito creato sarebbe stato pagato da futuri governanti. Quindi poteva facilmente fare il populista e il demagogista, magari anche abbassando le tasse, perchè tanto li compensava il circuito bancario , cartolinizzava il debito attraverso BOT e CCT a scadenze diverse, pagava il capitale più interessi si rifaceva dare il denaro delle banche e così via .
Anche un deficiente sa gestire l'economia in questo modo. Voi riuscite a gestire così i vostri conti? Credo proprio di no.
Se a casa mia potessi indebitarmi molto più del reddito che percepisco vado ad abitare a Beverly Hills con tanto di piscina.
Ho creato una falsa ricchezza, un falso stile di vita che non corrisponde al reale reddito spendibile.
Ora immaginiamo di mettere insieme tutti i debiti pubblici degli Stati in mano alle banche e aggiungiamo gli interessi che maturano e avremo un economia gonfiata come una bolla.Noi abbiamo pagato generazionalmente i debiti economico finanziari di una classe politica inetta e in più le banche con la deregulation hanno tutte gestito i risparmi e i debiti investendoli per l'intero globo, così i debiti dei debiti dei debiti generavano masse monetarie di interesse che nulla avevano a che fare con la reale ricchezza prodota.Se ci aggiungiamo che in USA davano mutui praticamente senza garanzie finanziarie e magari gonfiando il valore venale dell'immobile, è bastato che qualcuno non rientrasse più nel debito, che l'economia reale calasse e si sono accorti che quel debito del debito spedito sui mercati finanziari globali non aveva valore e rendimenti si sono azzerati.

Il problema non è la teoria economica.
L'economia della gestione si serve delle  teorie in questo caso macroeconomiche, ma è questione di volontà politica per la scelta degli indicatori economici, Infatti quello che stanno contrattando a livello europeo è una gestione più elastica degli indicatori fra reddito e spesa per poter avere più capitali finanziari da immettere negli investimenti .
Ma nella mia ignoranza questa ricetta funziona solo in parte ,sono mutate le condizioni di rapporto fra produttività e ore lavorate, quindi  più investimenti non significa automaticamente più lavoratori, perchè gli investimenti strumentali produttivi sono sempre più sistematici nell'incorporazione del lavoro umano. L'informatica è talmente pervasiva che consente delocalizzazioni di funzioni aziendali , terziarizzazione di fabbriche ,ecc. Anche la microeconomia ha costruito nuove configurazioni produttive di processo.

Freedom

#9
Citazione di: paul11 il 12 Aprile 2016, 18:04:54 PM
Il problema non è la teoria economica.
Esatto.
L'economia e ovviamente i mercati sono fatti dall'uomo. Riflettono l'uomo a tutto tondo. Le leggi economiche non sono dunque paragonabili alle leggi che governano l'Universo (fisiche, chimiche, etc.) ma sono cosa del tutto diversa.

E' evidente che il problema è il solito: l'egoismo nonchè l'avidità umana. Infatti Keynes, per esempio, va benissimo per risolvere momenti straordinari di crisi (celebre l'esempio di scavare una buca e poi riempirla o, addirittura, di rompere un vetro di una finestra per rimettere in moto l'economia) ma non può diventare la regola. E' ovvio che, come è successo, prima o poi gl'investimenti vengono accompagnati ad una corruzione insostenibile. E poi, è intuitivo, è un po' come "truccare" un'automobile: prima o poi qualche parte strutturale della stessa si sfascia perché essa è stata progettata e costruita per resistere a sollecitazioni inferiori a quelle che un motore potenziato la sottopone.

Anche la scuola austriaca si basa su un assioma sballato: la concorrenza perfetta. Essa non esiste: prima o poi nascono concentrazioni che fanno "cartello". E non c'è antitrust che tenga: il più forte vince e crea rendita di posizione, monopolio, etc.

Comunque, in definitiva, è una faccenda di rapporti di forza ed i gruppi che comandano (quelli delle armi, dell'energia, della finanza, dell'immobiliare, dell'industria) decidono quale indirizzo macroeconomico dare al mondo. Anche al loro interno, è lapalissiano, ci sono gerarchie storicamente strutturate e, fatta eccezione per chi esce e chi entra (Fiat stava per uscirne ma poi è rimasta per il rotto della cuffia) sono sempre gli stessi da lungo tempo.

Attualmente ci sono buone ragioni per ritenere che la crisi in atto è estremamente utile per ridurre un tenore di vita economico e soprattutto politico arrivato (secondo il punto di vista delle classi dominanti) a pericolosi livelli di guardia.

Negli anni '60/'70 i più deboli hanno conquistato diritti e salari/stipendi elevatissimi se paragonati alla storia umana. Questo è accaduto, in buona sostanza, per la paura del comunismo che ha attanagliato le elites in quei tempi e che le ha portate ha concessioni straordinarie per quantità e qualità. Ma il comunismo oggi, non spaventa più nessuno e dunque, con abilità (il principio della rana bollita) si stanno riprendendo indietro tutto. Sono a buon punto del lavoro anche perché, sagacemente, hanno instupidito il popolino con un uso dei mass media ineccepibile (dal loro punto di vista). E nessuno osa reagire, vuoi per rassegnazione, vuoi per cervello inebetito.

Ritengo dunque, in conclusione, che non solo la crisi non sarà risolta ma, al contrario, proseguirà accelerando al ribasso. Sino al giorno in cui le classi dominanti avranno raggiunto pienamente il loro scopo o le classi subalterne, per disperazione, non più per progettualità purtroppo, mostreranno indisponibilità a lasciarsi ulteriormente impoverire.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

giona2068

Concordo pienamente con Freedom, la crisi non sarà risolta fino a quando le classi dominanti, o meglio le massonerie dominanti, non saranno appagate.
Tanto per cominciare, la crisi riguarda il popolo economicamente debole.
Il grande capitale in questi anni di "crisi" ha messo a segno grossi guadagni anche perché, per quanto ci riguarda, al 10% degli Italiani che  possiede il 50% della ricchezza nazionale, non è stato tolto un euro.
Io che sono un sessantottino (ex) ho visto come la classe operaia ha rosicchiato un po' di benessere e oltretutto un po' di potere (Vedi statuto dei lavoratori) ed ho visto anche come i dominanti si sono riappropriati di questo spazio. La materia del contendere più che l'aspetto economico è il potere. Basta vedere come i sindacati sono oggi all'angolo!
Un popolo semiaffamato è più facile da dominare, perché non può mandare figli a scuola, non guarda troppo al salario, pena il licenziamento, e non può permettersi di scioperare perché può essere licenziato, e non può perdere il salario del giorno. I contratti a tempo determinato sono serviti a questo. Oggi sono stati trasformati in contratti a tempo indeterminato, ma sotto la spada di Damocle del licenziamento. L'accoglimento di tanti immigrati è un serbatoio di mano d'opera a basso costo! Basti pensare a quelli pagati con i vauchers.
Il nostro modello di sviluppo era fondato sull'inflazione creata con l'indebitamento dello stato. LO stato creava debito che pagava in termini reali con la svalutazione. Questo è andato bene perché creava anche occupazione, ma quando si sono accorti che  i lavoratori dipendenti avevano acquistato potere, hanno detto basta, cioè crisi causata dal blocco del meccanismo debito/inflazione con relativa crescita della disoccupazione.
Se così non fosse come si spiegherebbe che quando le cose andavano bene il debito nominale cresceva mentre  con la crisi in itinere si pretendeva e si pretende la riduzione del debito pubblico, quando occorrerebbe ripete ciò che veniva fato negli anni precedenti?

acquario69

il quadro della situazione e' molto chiaro...solo i ciechi (mentali) non vedono!..oppure fanno come gli struzzi,rendendosi così doppiamente complici e doppiamente schiavi.
l'unica soluzione possibile e' soltanto una presa di coscienza autentica,interiore al di la di qualsiasi appartenenza politica,religiosa o qualsivoglia e che se andiamo a vedere sono solo etichette,tra l'altro strumentalizzate all'inverosimile.
si parlava nell'altro thread sulla tecnoscenza,di manipolazioni genetiche e tutto il resto..
vedo in questo anche un collegamento a quanto finora detto qui,perché io ho il forte sospetto che dopo averci narcotizzato le menti e svuotate le coscienze l'ultimo passo successivo e' quello di farci diventare vere e proprie macchine,coi relativi pezzi di ricambio..qualcosa di simile nel romanzo di Huxley,nel mondo nuovo (un mondo nuovo per una nuova pseudo-umanita-subumanita) ma questa non e' fantascienza ma realtà.

ho da poco letto un articolo,che capita a fagiolo riportando secondo me i passi che possono coadiuvare questa discussione:

«Il famoso detto: "l'economia è il nostro destino" è il triste segno di un'epoca, purtroppo, non ancora interamente tramontata. Palese falsità in ogni periodo di storia e di civiltà normale, questo principio è divenuto vero dopo che l'uomo ha distrutto l'uno dopo l'altro tutti i valori tradizionali e tutti i punti superiori di riferimento, che prima presiedevano alle sue decisioni e alle sue azioni»
(J. Evola, Saggi di dottrina politica)

Anche Evola ci ammoniva sull'epoca moderna del materialismo e dell'economicismo, caratterizzata dalla «subordinazione dell'idea all'interesse». Perché è proprio questo il punto: il venir meno della radice ideale dei concetti, che tradizionalmente ancora collegavano il mondo reale con la teoria, con le idee appunto. Venendo meno le idee, e la razionalità che le esprime, viene meno la capacità di spiegazione del mondo reale, e si cade nell'ideologia del puro interesse egoistico e strumentale.

affermava lacònico Maris. «Poco importa sapere se i postulati sono veri (d'altronde non lo sono), o se le conclusioni sono vere (d'altronde nemmeno queste lo sono). Importa soltanto affermare che le conclusioni sono le conseguenze logiche necessarie di quei postulati»

Quello dell'economia è solo il riflesso di un problema di più ampia portata. Forse invertire la rotta dell'estrema specializzazione del sapere, oggi dominante, potrebbe essere un primo passo. Ortega y Gasset, quasi novant'anni fa, affermava che lo specialista del mondo odierno «non è un saggio, perché ignora formalmente quanto non entra nella sua specializzazione; però neppure è un ignorante, perché è un 'uomo di scienza' e conosce benissimo la sua particella di Universo. Dovremo concludere che è un saggio-ignorante»

Una delle sfide che la civiltà odierna dovrà affrontare nel prossimo futuro sarà proprio quella di riuscire a formare non dei saggi-ignoranti, ma dei saggi tout court. La maggiore consapevolezza del proprio Io, non deve sfociare nell'individualismo e nel liberismo borghese, ma deve essere collocata all'interno del Bene collettivo, un Io nel Noi. Per dirla con Agostino, si necessita perseguire non il liberum arbitrium della ratio inferior, ma la libertas della ratio superior. In caso contrario, l'ideale di una civiltà ordinata rimarrà un concetto tanto astratto dalla realtà quanto l'equilibrio dell'economista teorico.

qui sotto l'articolo completo

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=53772

paul11

Mi trovo d'accordo con i vostri interventi ,Freedom e Giona.
E'vero ,alla fine la storia è un rapporto di forza fra egoismi individualistici e persone più virtuose che sono pronte a sacrificare parte di loro per gli altri.I primi hanno il potere e i secondi proprio per bontà di spirito ,subiscono. purtroppo il mondo gira così.
Ma in generale il popolo dovrebbe imparare che alla fine l'economia ha una sommatoria algebrica pari a zero, tende ad un riequilibrio, in cui le false ricchezze devono essere pagate da qualcuno e i potenti scaricano in vario modo l'onere economico vessando sulle parti deboli della società. Ciò che mi indigna è l'incapacità etica delle classi dirigenti di essere più responsabili almeno verso coloro che versano nella miseria e disperazione economica.
Mi ricordo quando decenni fa  apparvero in Italia le prime società che invitavano a investire i risparmi con lauti interessi.
Ho pensato subito che è impossisble economicamente che tutti guadagnino alti interessi.. tanto meno i lavoratori dipendenti
Ecco forse dovremmo riflettere cosa davvero ci rende feliicii, ad essere meno materialisti e più umani.
Ma temo che non sia servita da lezione

Freddom la vecchia ricetta era , lo Stato agevola il credito per gli investimenti produttivi, così crea lavoro ,la gente ha un reddito e consuma, insomma si riapre il ciclo virtuoso economico.
In realtà gli investimenti sono sempre meno stati estensivi, ma intensivi, Significa che nuove linee produttive o nuove fabbriche, ma vediamo anche le banche,assicurazioni, sono sempre più automatiche ed ad alta produttività e con meno gente che lavora.
L'acquisto in internet aumenterà con l'abitudine e l'affidabilità, spariranno molti negozi per le città perchè anche i supermercati si affidano alla spesa portata  a domicilio, aumenterà  il telelavoro,ecc. La sommatoria di tutto questo è meno lavoro più produzione e a condizioni economiche e di diritto sempre più al ribasso, come ha scritto bene Giona.
Il paradosso è che tutta quest nuova tecnologia è formidabile e potrebbe aiutare l'umanità a vivere meglio ,ma invece crea disoccupazione e tensione sociale e forti divisioni di reddito

green demetr

Io invece francamente non capisco come siamo ancora qui a parlarne.
La crisi è esplosa nel 2007, ormai sono passati 10 anni. E ancora qui a chiederci cose, che al massimo dovrebbero risolversi in 2 righe.

E' molto semplice: le banche private prendono il ruolo di quelle pubbliche, con il beneplacito dei governi di tutto il mondo. Le banche private investono solo nelle grandi aziende, dando una prima spallata alle economie locali. Oltreoceano hanno la brillante idea di formare istituti simil-bancari di prestito. SI crea un movimento di emissione del denaro che crea l'inflazione. I mediocri economisti statali (già esautorati del loro potere decisionale) chiedono agli stati di effettuare un blocco sulle emissioni di denaro pubblico (l'unico loro rimasto). Ossia vanno ad intaccare (e tutt'ora continuano!!) la classe dei servizi, la quale era quella che consumava: risultato, crollano le economie reali.

Ora è ovvio, lo capirebbe anche un bambino che ci vorrebbe una riappropriazione dello stato sovrano, ossia le banche centrali dovrebbero poter ridare i soldi alla gente. (al di là che è un controsenso storico)

Peccato, che siccome i brillanti economisti dicano Inflazione, non si può fare!

La cosa più comica e drammatica, è che quando si vedono le economie reali affossarsi, si veda come un boomerang l'inflazione crescere....quindi siamo al ridicolo.
E invece c'è di peggio, di fronte all'inflazione che galoppa, ovviamente gli stati emettono liquidità, che va però non nelle tasche di chi deve far ripartire l'economia reale, appunto la gente, ma va nelle tasche delle banche private!!!!! Sulla carta l'inflazione scende, e invece semplicemente si ferma, salvo poi, poichè i soldi le banche private li investono nella finanza, invece che nelle aziende (a cui vanno solo in parte, come incentivo)....salvo poi dicevo continuare a galoppare (ovviamente, nessuna azienda, senza ritorno, da soldi alla gente).
Problema dello stato, problema delle banche, problema delle aziende...ognuno pensa ai propri interessi.
E se le ultime 2, hanno tutto il diritto di farlo (cosa sinceramente questionabile, visto che fanno parte del problema!!!), è il primo che fa arrabbiare tanto.( ma a che serve??? la politica come le teorie filosofiche insegnano ormai è solo mera burocrazia, non ha più nessun potere decisionale)

Come dire in 2 righe la soluzione democratica sarebbe quella di far ripartire il carrozzone statale.
(ma appunto scandalo sarebbe!!!!! e allora teniamoci tutti i disoccupati di questo mondo!
tra l'altro solo in europa è così, perchè l'abe economics, è proprio quello che ho detto sopra, e la FED nonostante si dica contraria, sta continuando ad emettere denaro liquido nella comunità, oltre che alle banche, ovvio. (vedi la tormentata battaglia di obama, che almeno nella sanità, ha ottenunto una seppur parziale vittoria democratica), è pur sempre l'america, con la sua forbice insostenibile di poveri e ricchi.
Noi siamo sulle sue tracce, meno male che la dissoluzione ha ancora un pò di resistenza in ciò che rimane come Risparmio.
)


In realtà appunto il sistema non è affatto paralizzato, esso continua in quanto lotta per il potere delle materie prime (compresa l'acqua).
Il progetto Europa, è un progetto ambizioso, probabilmente troppo. Troppi interessi locali.
Ci vuole una visione economica che superi l'intero teatrino che mi sorbisco da anni. Non è detto che non sia già in fieri. Basterebbe pensare al futuro prossimo: tra 20 anni il boom demografico sarà di fronte a tutti. Il movimento di migrazione di massa, direi che senz'altro fa parte di questo grande manovra economico politica. Per pareggiare in numero le esplosioni demografiche asiatiche  africane e sud americane.
Abbiamo bisogno di compratori.( e quindi fa tenerezza come gli stati stiano facendo finta di prendere contromisure, non è affatto un problema).
Ma queste sono mie intuizioni ascoltando qualche conference americana di new economy ad harvard.
Di fatto non ho ancora sentito una visione all'altezza di quello che sta succedendo.

Stiamo qui  a parlare di cose ovvie.

Tra l'altro dimenticandoci per un attimo che è l'economia a comandare. ( e quindi si tratterebbe di intendere il suo orizzonte).
Il politico non è affatto così scontato.
Perchè sinceramente la democrazia sta dando prova di tutta la sua falsità, e ipocrisia.
Troppo facile essere un uomo di destra in questi tempi.
(come se la destra con il suo nazionalsimo datato, non sia altrettanto ridicolo).

No! direi che siamo nel dibattito pubblico (intendo anche l'intellighenzia) di fronte ad una cecità mai vista prima!

(almeno il pensiero unico dà delle sicurezze, perchè se non fosse, avremmo una crisi delle identità che farebbe rovinare un intero popolo, come si è visto sociologicamente parlando, nel caso di intere tribù africane).


Bene scusate lo sfogo! ciao!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Bataah

Citazione di: paul11 il 07 Aprile 2016, 09:53:56 AM
E'  difficile rispondere a tematiche così vaste e generali .
Si tratterebbe di capire cosa nel pensiero del passato ha influito negativamente sulla cultura, sapendo che comunque oggi si vive meglio che un secolo fa.
Ciao Paul,

bentrovati.

Penso che non ci sia molto da capire. Il mondo va come va perche ci siamo autosoffocati con delle leggi e regolamenti, morali e non, pur di pararci dagli abusanti. I benpensanti pur di prendere la forca e ripulire ognuno il proprio vicinato hanno inventato invece la correttezza politica poi, faccendosi perno sulla comprensione.      



Uau alla grandezza.

I benpensanti non hanno mai sviluppato la saggezza dell agire male. Anche un Pastore prende in mano il fucile prima o poi. Sentirebbe il permesso della voce. La voce della maggioranza...
No, nel frattempo la voce s'e' offuscata - non sappiamo piu' in quanti ci siamo. Sono tutte solo congetture. I piu' frequentati raduni di massa, da deceni in qua sono i Rave e festivali musicali. Ogni altra statistica viene presa con le pinze. Basta per ora.

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