Menu principale

Papillon

Aperto da Jacopus, 12 Ottobre 2020, 00:00:21 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Jacopus

Pensando alla vicenda di Papillon, l'orso selvatico imprigionato in Alto Adige, perché troppo aggressivo, mi è spuntata in testa, spontaneamente, la parola "colonizzazione".
Una colonizzazione alla rovescia, che odora di denaro e Walt Disney.
Le cose stanno in questi termini. Si fa un programma di ripopolamento degli orsi sulle Alpi, che ha come scopo principale quello di vedersi affibbiare qualche diploma di "protettori ambientali". Un ottimo slogan da convertire in flussi turistici, oltre che assecondare un certo elettorato green. Poi, quando l'orso fa l'orso, diventa incompatibile con quei flussi e viene prontamente rinchiuso o ucciso. Forse la logica del denaro e della Confturismo avrebbe preferito Yoghi e Bubu, invece si è dovuta accontentare di orsi in carne e ossa, pronti a ribellarsi al Truman Show, progettato per loro.
In tutto ciò vedo una colonizzazione. Una colonizzazione, nel senso di una appropriazione di significato talmente pervasiva da voler creare una immagine idilliaca della natura, che però, quando fuoriesce dal suo idillio, viene richiamata all'ordine dal Dio Denaro, in una sorta di altalena, in cui però il denaro è sempre l'ultima istanza, il deus ex machina.
Una dinamica da doppio binario che si ripete in molti altri settori, gli interventi di emergenza, il calcio, l'arte, l'informazione, fino a campi che fino a poco tempo fa erano lasciati fuori da queste attenzioni ipocrite e idolatre, come  ad esempio, la sanità. Del resto la colonizzazione, se ha successo, tende sempre ad espandersi progressivamente.
In tutto ciò  però l"orso Papillon diventa un simbolo potente di questo conflitto  fra libero mercato capitalistico e natura. Un conflitto che sta però mutando aspetto, poiché è lo stesso libero mercato ad essersi reso conto che, scaricare l'ultima fattura (quella più onerosa) sulla natura, si tramuta in costi sempre più alti.
Bisogna solo capire a chi verrà addebitata quella fattura, se Natura Inc. inizierà a non liquidare i creditori in tuba e cilindro.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Dante il Pedante

Ciao sono Dante :)
Bello il tuo post!Credo che la natura si ribelli ma che l'uomo stia tentando di far soldi anche con la ribellione della natura.Ho letto che  a Davos i potenti finanzieri ed economisti si son detti tutti d'accordo che il futuro del business sia l'"ecosostenibile".In soldoni gli stessi che hanno determinato in larga misura il disastro ambientale adesso si organizzano per ricavarne profitto con la scusa che si preoccupano del bene del pianeta e dell'umanità (ADESSO!) :(
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

sapa

C'è, però, da dire che l'idillio naturale per un orso come Papillon significherebbe poter scorrazzare in lungo e in largo, libero di cibarsi di quel che trova a disposizione e di sbarazzarsi di tutto ciò che per lui costituisce un ostacolo. In parole povere, la reintroduzione di animali selvatici, scomparsi da determinate zone perchè ritenuti dannosi alle attività umane e cacciati, ha un costo noto e prevedibile, che però spesso sembra non essere messo in conto o, se lo è, sottovalutato. Difficilmente un orso o un lupo aggrediscono l'uomo, ma che possano sbranare una o più pecore al pascolo, qualche mucca o devastare un pollaio è molto probabile e fa parte del loro impatto naturale sul territorio. Chi abita quel territorio lo sa benissimo, mentre chi ne vive al di fuori spesso crede all'idillio e la eventuale caccia all' animale "indisciplinato" viene vista come una persecuzione. Sia ben chiaro, io tifo per Papillon, al quale non si può imputare niente di niente se non di condurre la propria esistenza secondo norme istintive, però ritengo che l' idillio sia per lo più la solita favoletta, con la quale la natura ci viene dipinta come una madre buona, alla quale la stoltezza e cupidigia umana assestano colpi bassi e mortali. E' vero che stiamo abusando, ma qui il problema è che si vorrebbero dalla natura delle risposte adeguate alle aspettative ed esigenze umane, come se un orso/lupo/cinghiale potesse essere educato al rispetto e alla comprensione dell' umanità e delle relative attività. La natura va, se possibile, governata, pur nella consapevolezza che, volendo, può spazzarci via come formiche.

InVerno

A me invece viene in mente la parola istituzionalizzazione, nel senso che vi si dà in carcere, ovvero quando un carcerato ha passato così tanto tempo tra le sbarre da non volerne più uscire, da aver rimodulato la propria esistenza in base ai ritmi delle sbarre che si aprono per l'ora d'aria. Noi non vogliamo uscire dalla nostra idea di natura, altamente istituzionalizzata, che è, nella migliore delle ipotesi, quella del parco dove fauna e flora sono attentamente monitorate  e controllate, nella peggiore quella del bosco al limitare della discarica o della periferia. E non a caso il nome Papillon si rifà alla bellissima storia di un carcerato che si rifiuta  di essere istituzionalizzato, a differenza del suo amico Louis, completamente integrato in una comunità paradossale, su un isola deserta  in mezzo al mare. Non ci sono tante soluzioni per il povero orso, può essere messo in isolamento dentro una gabbia, oppure può imparare ad essere un Louis nel parco in mezzo al mare, se continua a giocare a fare il Papillon, verrà soppresso.
Per istituzionalizzare la natura è necessario che i predatori apex siano eradicati, perchè sono coloro che possono portare il male nella vita dell'uomo, e una volta fatto ciò, la natura diventa un cartoon disney, portatrice solo del bene. In teologia una divinità onnipotente è portatrice sia del bene che del male, perciò si ci prostra ai suoi piedi per timore della sua potenza, una divinità del bene, è invece una divinità che si scegli di adorare per le sue caratteristiche unicamente positive, la sua potenza è limitata, il male proviene da un altra fonte e può essere combattuto. Dopo tanti anni dove la natura è stata soggiogata almeno superficialmente, l'idea che essia sia onnipotente è fuori dai nostri sentieri mentali, è una natura del bene e noi proviamo a essere i buoni selvaggi, e se c'è il male, sta a noi eradicarlo. Il colonialismo ha a che farci, come parallelo, con il senso di colpa per il nostro passato, azioni puntuali ("reintragre l'orso"\"diritti dei nativi") per redimere colpe di sistema ("devastazione ecologica"\"devastazione socioculturale"). Lontano è il mercato dal capire quei concetti che dici che sta capendo, le chiama "esternalità", ne conta una decina e prova e metterle in formula, ne dimentica centinaia perchè altrimenti la formula diventerebbe troppo lunga da risolvere, richiederebbe geni matematici anzichè commercialisti.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

sapa

A una divinità onnipotente, padrona del bene e del male, ci si prostra e la si prega, si cerca cioè di ingraziarsela, facendo pendere così la bilancia verso il bene. Fuor di metafora, se dall'Alto Adige l'orso era praticamente scomparso, lo si deve alle attività ed esigenze umane, non a un'estinzione naturale. Fin da tempi antichissimi l'orso era temuto e cacciato, allora più di adesso la sua presenza era considerata dannosa, non erano previsti risarcimenti, se ti uccideva una pecora ti dovevi rassegnare o provare a cacciarlo via. Se lo si vuole rentrodurre, più che altro per ripristinare la sua presenza in un habitat, bisogna sapere che la convivenza con l'uomo è difficile e, a mio avviso, cercare di minimizzare i motivi di attrito. Papillon, in Italia, potrebbe vivere libero in ben pochi posti, probabilmente solo all'interno di aree protette. E l'uomo, per accedervi, dovrebbe firmare una liberatoria da ogni responsabilità: lì c'è l'orso, ci vuoi andare? Sappi che, se lo incontri, non puoi ucciderlo e devi sperare che sia in buona. A tuo rischio e pericolo.

viator

Salve.Tutti questi aspetti sono legati (ma è um tabù il parlarne ufficialmente) al problema demografico. Nessuno osa affrontarlo perchè il farlo sarebbe inutile (nessun Paese può gestirlo singolarmente) e scatenerebbe le ire dei benpensanti che vogliono eguaglianza, prosperità, tutela, ecologia, salute per tutti, senza specificare in quanti miliardi di persone dovrebbero consistere i "tutti" (la procreazione è un fatto privato, perbacco, mica di tutti !).
Perciò le società "avanzate" vanno avanti vaneggiando di mondi meravigliosi da lasciare intatti, oasi di natura incontaminata a chilometro zero senza glutine, scenari mozzafiato di terre vergini in cui la mano dell'uomo non mise mai piede.........il tutto sottoforma di cartolina pubblicitaria che ecciti il desiderio delle mandrie umane di conoscere, frequentare, occupare, devastare tutto ciò che è raggiungibile con modica spesa e possibilmente a bordo di un SUV. Saluti ed auguri.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Dante il Pedante

Viator ti sei dimenticato le foto ritoccate dei paesaggi così da essere "più belle del bello" , più "reali del reale", con filtri colorati di ogni genere...Concordo con te! ;)
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

paul11

Citazione di: Jacopus il 12 Ottobre 2020, 00:00:21 AM
Pensando alla vicenda di Papillon, l'orso selvatico imprigionato in Alto Adige, perché troppo aggressivo, mi è spuntata in testa, spontaneamente, la parola "colonizzazione".
Una colonizzazione alla rovescia, che odora di denaro e Walt Disney.
Le cose stanno in questi termini. Si fa un programma di ripopolamento degli orsi sulle Alpi, che ha come scopo principale quello di vedersi affibbiare qualche diploma di "protettori ambientali". Un ottimo slogan da convertire in flussi turistici, oltre che assecondare un certo elettorato green. Poi, quando l'orso fa l'orso, diventa incompatibile con quei flussi e viene prontamente rinchiuso o ucciso. Forse la logica del denaro e della Confturismo avrebbe preferito Yoghi e Bubu, invece si è dovuta accontentare di orsi in carne e ossa, pronti a ribellarsi al Truman Show, progettato per loro.
In tutto ciò vedo una colonizzazione. Una colonizzazione, nel senso di una appropriazione di significato talmente pervasiva da voler creare una immagine idilliaca della natura, che però, quando fuoriesce dal suo idillio, viene richiamata all'ordine dal Dio Denaro, in una sorta di altalena, in cui però il denaro è sempre l'ultima istanza, il deus ex machina.
Una dinamica da doppio binario che si ripete in molti altri settori, gli interventi di emergenza, il calcio, l'arte, l'informazione, fino a campi che fino a poco tempo fa erano lasciati fuori da queste attenzioni ipocrite e idolatre, come  ad esempio, la sanità. Del resto la colonizzazione, se ha successo, tende sempre ad espandersi progressivamente.
In tutto ciò  però l"orso Papillon diventa un simbolo potente di questo conflitto  fra libero mercato capitalistico e natura. Un conflitto che sta però mutando aspetto, poiché è lo stesso libero mercato ad essersi reso conto che, scaricare l'ultima fattura (quella più onerosa) sulla natura, si tramuta in costi sempre più alti.
Bisogna solo capire a chi verrà addebitata quella fattura, se Natura Inc. inizierà a non liquidare i creditori in tuba e cilindro.


ciao Jacopus
  Abbiamo un piede nella natura e l'altro nella cultura e questo ci rende ambigui.
La cultura si appropria della natura per poterla dominare, o almeno controllare ciò che dispensa vita , ma anche morte. Ma rimane quel piede nella natura che ha necessità di sostentarsi da essa.
Che cosa è la nostra tecnica se non la manipolazione per nostri fini dell'energia e materia naturale.


Gli animali e vegetali ci fanno meno paura da quando li abbiamo dominati, fino a domarli e allevarli.
La natura che spaventa l'occidentale attuale non viene tanto dagli animali come gli orsi, ma da virus e batteri che sono invisibili all'occhio, ma sopratutto dai cataclismi naturali, incendi, alluvioni, eruzioni vulcaniche, terremoti , ciò che non è (ancora) domabile e sotto il controllo della tecnica.


A mio parere invece il mercato ha capito perché figlio di una cultura, di un modo di relazionarsi con la natura. Va incontro all'ambientalismo, al green, perché utenti, consumatori, da qualche decennio vi sono orientati: dalle diete, al bisogno di evadere fuori dalle città inquinate, alle oasi ai parchi nazionali. Perchè quel piede nella natura ci ricorda quel "selvaggio" che è in noi .
I numerosi parchi che ricreano ambientazioni naturali, persino musei interattivi, le diverse tipologie di prodotti, persino cosmetici, green, le diete vegetariane, negli scalfali dei supermercati, vanno incontro alle nuove esigenze di un consumatore post moderno , più evoluto culturalmente e sazio di inquinanti. Persino le città tendono a dotarsi di più verde.
Lo ritengo una evoluzione del mercato occidentale, perché creerà fortissimi capitali di investimento .
L'orso Papillon è solo la punta di un iceberg, giustamente è fumettistico e disneyano .
Ben altro è lo scontro/incontro naturale: quando il cittadino che non è più il selvaggio naturale si trova davanti l'orso...e non sa cosa fare; perché è inconsapevole del linguaggio naturale, non lo conosce più, seppure lo richiama essendone con quel piede dentro.

InVerno

Citazione di: sapa il 12 Ottobre 2020, 11:02:53 AM
A una divinità onnipotente, padrona del bene e del male, ci si prostra e la si prega, si cerca cioè di ingraziarsela, facendo pendere così la bilancia verso il bene. Fuor di metafora, se dall'Alto Adige l'orso era praticamente scomparso, lo si deve alle attività ed esigenze umane, non a un'estinzione naturale. Fin da tempi antichissimi l'orso era temuto e cacciato, allora più di adesso la sua presenza era considerata dannosa, non erano previsti risarcimenti, se ti uccideva una pecora ti dovevi rassegnare o provare a cacciarlo via. Se lo si vuole rentrodurre, più che altro per ripristinare la sua presenza in un habitat, bisogna sapere che la convivenza con l'uomo è difficile e, a mio avviso, cercare di minimizzare i motivi di attrito. Papillon, in Italia, potrebbe vivere libero in ben pochi posti, probabilmente solo all'interno di aree protette. E l'uomo, per accedervi, dovrebbe firmare una liberatoria da ogni responsabilità: lì c'è l'orso, ci vuoi andare? Sappi che, se lo incontri, non puoi ucciderlo e devi sperare che sia in buona. A tuo rischio e pericolo.
In Italia, a fronte di una natura quasi completamente antropizzata, c'è la pretesa che nessuno si debba far male, questa pretesa va innanzitutto abbandonata, a quel punto a favore di chi bisorrebbe firmare liberatorie? Ho messo tenda in posti dove l'orso non era un esoticismo per zoologi, in zone dove le popolazioni convivono con gli orsi senza firmare liberatorie, in un caso, poco che arrivassi io (qualche mese) una famiglia di turisti era stata sbranata, credimi non mi ha aiutato saperlo quando ne ho visto uno a pochi metri nella nebbia, ma la responsabilità era comunque mia e nessuno si sarebbe mai sognato di affibbiarla a qualcun altro se mi fossi fatto male. Se continuiamo con questa pretesa di una natura "zero rischi", non ne arriveremo a capo, sempre che vogliamo una "natura onnipotente" e non una "natura del bene". Ma qui non siamo per niente pronti a quest'idea (e i primi a non esserlo sono i cosidetti "ambientalisti"), l'idea che una passeggiata nel bosco debba essere accompagnata dal timore, dalla paura, e dal rispetto di ciò che non è tuo anche se ci hai messo la bandiera della "proprietà privata", è completamente aliena, noi vogliamo entrare nel bosco riconosciuti come i padroni di casa, che l'orso ci saluti con la zampa, che il lupo ululi per farci fare un video su instagram, che il cinghiale ci faccia avvicinare ai suoi piccoli e farci vedere come li allatta etc. E guai! Ai maledetti agricoltori e se si difendono da una divinità buona per definizione, la natura, dovrebbero parlare con gli orsi e convincerli a stare lontani dalle arnie e dalle galline, fargli "pucci pucci piccolino, abbraccioni?"!
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

sapa

Citazione di: InVerno il 12 Ottobre 2020, 13:55:19 PM
Citazione di: sapa il 12 Ottobre 2020, 11:02:53 AM
A una divinità onnipotente, padrona del bene e del male, ci si prostra e la si prega, si cerca cioè di ingraziarsela, facendo pendere così la bilancia verso il bene. Fuor di metafora, se dall'Alto Adige l'orso era praticamente scomparso, lo si deve alle attività ed esigenze umane, non a un'estinzione naturale. Fin da tempi antichissimi l'orso era temuto e cacciato, allora più di adesso la sua presenza era considerata dannosa, non erano previsti risarcimenti, se ti uccideva una pecora ti dovevi rassegnare o provare a cacciarlo via. Se lo si vuole rentrodurre, più che altro per ripristinare la sua presenza in un habitat, bisogna sapere che la convivenza con l'uomo è difficile e, a mio avviso, cercare di minimizzare i motivi di attrito. Papillon, in Italia, potrebbe vivere libero in ben pochi posti, probabilmente solo all'interno di aree protette. E l'uomo, per accedervi, dovrebbe firmare una liberatoria da ogni responsabilità: lì c'è l'orso, ci vuoi andare? Sappi che, se lo incontri, non puoi ucciderlo e devi sperare che sia in buona. A tuo rischio e pericolo.
In Italia, a fronte di una natura quasi completamente antropizzata, c'è la pretesa che nessuno si debba far male, questa pretesa va innanzitutto abbandonata, a quel punto a favore di chi bisorrebbe firmare liberatorie? Ho messo tenda in posti dove l'orso non era un esoticismo per zoologi, in zone dove le popolazioni convivono con gli orsi senza firmare liberatorie, in un caso, poco che arrivassi io (qualche mese) una famiglia di turisti era stata sbranata, credimi non mi ha aiutato saperlo quando ne ho visto uno a pochi metri nella nebbia, ma la responsabilità era comunque mia e nessuno si sarebbe mai sognato di affibbiarla a qualcun altro se mi fossi fatto male. Se continuiamo con questa pretesa di una natura "zero rischi", non ne arriveremo a capo, sempre che vogliamo una "natura onnipotente" e non una "natura del bene". Ma qui non siamo per niente pronti a quest'idea (e i primi a non esserlo sono i cosidetti "ambientalisti"), l'idea che una passeggiata nel bosco debba essere accompagnata dal timore, dalla paura, e dal rispetto di ciò che non è tuo anche se ci hai messo la bandiera della "proprietà privata", è completamente aliena, noi vogliamo entrare nel bosco riconosciuti come i padroni di casa, che l'orso ci saluti con la zampa, che il lupo ululi per farci fare un video su instagram, che il cinghiale ci faccia avvicinare ai suoi piccoli e farci vedere come li allatta etc. E guai! Ai maledetti agricoltori e se si difendono da una divinità buona per definizione, la natura, dovrebbero parlare con gli orsi e convincerli a stare lontani dalle arnie e dalle galline, fargli "pucci pucci piccolino, abbraccioni?"!
Ben detto, Inverno, sottoscrivo. Però, in una neanche tanto ipotetica lotta con l'animale perturbatore dell'idillio, sappiamo chi è destinato a soccombere. Per far sopravvivere il più debole dobbiamo tenerlo in cattività, in modo che nessuno rischi più di incontrarlo incazzato.

Dante il Pedante

  L'orso Papillon catturato per la terza volta: l'appello delle associazioni  al Ministro Costa per liberarlo - GreenMe.it




Ecco Papillon l'orso che lotta per la sua libertà in un mondo dominato dall'uomo che ormai ha reso impossibile quasi dappertutto la vita selvaggia delle bestie del cielo,della terra e del mare.
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

sapa

#11
Citazione di: Dante il Pedante il 12 Ottobre 2020, 17:35:45 PM
  L'orso Papillon catturato per la terza volta: l'appello delle associazioni  al Ministro Costa per liberarlo - GreenMe.it




Ecco Papillon l'orso che lotta per la sua libertà in un mondo dominato dall'uomo che ormai ha reso impossibile quasi dappertutto la vita selvaggia delle bestie del cielo,della terra e del mare.
Ci sta, ma non è che un secolo fa per Papillon sarebbero state rose e fiori. E' un peccato, ma mi sa che per lui e per i suoi simili non rimanga che la "riserva". A meno di non arrivare a trasformarlo veramente in un animale feroce, braccandolo e scacciandolo. La libertà di Papillon è possibile solo, paradossalmente, tra le sbarre. Sbarre adeguate, non la prigione di isolamento di Papillon impersonato da Steve Mc Queen nel film, ma comunque molto simili all' isola nella quale si era convinto a vivere il detenuto Dustin Hoffman.