Multiculturalismo e multirazzialità

Aperto da Fharenight, 19 Gennaio 2017, 02:45:10 AM

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InVerno

#45
Citazionequello che mi auspico è che, perlomeno, sia in grado di togliere dall'indigenza miliardi di persone e sia in grado di evitare quanto più possibile i conflitti.

I suoi seguaci affermano che la globalizzazione ha strappato dall'indigenza oltre un miliardo di persone negli ultimi 20 anni ma invece, a saper guardare meglio, ha trasformato un miliardo di poveri in un miliardo in più di miserabili dipendenti dalla globalizzazione stessa e da chi la controlla; e il trend non potrà che proseguire trasformando sempre più persone che sono semplicemente (e spesso orgogliosamente) povere in miserabili schiavi dei poteri che controllano i mercati.

Globalizzazione e capitalismo andranno pure a braccetto ma non sono sinonimi.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

donquixote

Citazione di: paul11 il 26 Gennaio 2017, 13:19:40 PMPenso che sia proprio questo uno dei motivi dell'immigrazione, dopo il fallimento di costruire democrazie e modelli occidentali nel terzo e quarto mondo. Vista la storia degli USA e degli immigrati europei, ci sono tre buoni motivi: 1) contenimento del costo di manodopera anche dei residenti europei; 2) il denaro guadagnato dagli immigrati viene comunque gestito dal potere finanziario; 3) cambiargli la mentalità. Stiamo parlando di persone non legate ai tempi finanziari e cicli industriali, è l ostesso passaggi odala contadino all'operaio infabbrica. Cambia tutto il metabolismo biologico, adattato ai tempi economici. Nutro delle perplessità da anni se ricchezza voglia dire felicità.Certo il minimo di sopravvivenza e poi? Rincoglionimento nel mondo di "plastica"? La stiamo già subendo noi, figuriamoci loro. La sicurezza (che poi non è mai sicura) economica in cambio della perdità di identità personale, culturale? Il fallimento di esportare il modello democratico in paesi dove il legame familiare, parentale, comunitario è concepito diversamente dal nostro attuale che tende a frantumare tutti i legami a cominciare dalle famiglie (almeno a Natale ci vediamo tutti insieme?.... sappiamo parlare senza avere un televisore acceso?) potrebbe essere anche uno dei motivi, di piallare, standardizzare le personalità. Che poi vuol dire avere un popolo di servi e il massimo e renderli felici della propria sottomissione , facendoli diventare popolo di consumo e di nuovo altri mercati... ed ecco preparata la strada per implementare il modello di pseudo democrazia sui loro territori. Ma capisco anche che per l'italiano, ma non solo, è sentirsi aggredito da una quantità enorme di immigrati par ad una città ogni anno.. Ma come, ci chiediamo, siamo in crisi economica e vengono altri, e sono trattati meglio dei nostri "clochard" che muoiono all'adiaccio come mosche. E' vero, ci sono incongruenze. Noi stiamo meglio di loro e per loro già questo è tanto, e noi stiamo peggio di prima e il futuro non ci rallegra.abbiamo già i nostri problemi e altri ne creano ulteriori. I politicanti. lo sanno, ma giocano di retorica da due soldi , perchè le tensioni socio-economiche sono foriere di disastri anche politici, di chi cavalca il populismo, salvo a suo tempo averlo legiferato. Stiamo subendo una situazione che come popoli non andrebbe bene nè a noi e nemmeno a loro,costretti a lasciare Paesi di origine. Il rischio è la "guerra fra poveri".


Se la mia famiglia vive in un villaggio e ha un pezzetto di terra su cui crescono frutta e ortaggi, razzolano polli e magari grufola qualche maiale, non muore certo di fame, e quel che eventualmente mi manca lo posso comprare o scambiare al mercato locale. Se invece ho una bottega artigiana scambierò ciò che produco con derrate alimentari, se ne ho necessità. Queste attività, però, non generano fatturato ai fini statistici, muovendo un quantitativo di denaro praticamente trascurabile. Se invece io lascio la mia terra per andare in città a lavorare per una grande multinazionale i miei guadagni e le mie spese, di necessità molto maggiori, andranno ad aumentare la "ricchezza" complessiva, il PIL, e quindi anche la ricchezza media procapite. Ma nel contempo la mia famiglia, privata delle braccia più giovani e capaci, si ritroverà a non poter badare alla terra e a tutto il resto finendo per dipendere dal mio reddito per quanto concerne le loro esigenze e la loro mera sopravvivenza. Finirà quindi che io sarò statisticamente molto più "ricco", ma nei fatti molto più povero poichè oltre ad avere maggiori spese dovrò mantenere anche la famiglia lasciata sola. Mentre poi la primavera arriva sempre, i frutti maturano e i polli crescono, se si verifica una crisi nel settore in cui lavoro io rischio di perdere il posto senza avere alternative e rischiando di non poter sopravvivere, perchè nel frattempo la mia terra è stata magari acquisita dalle grosse aziende agricole che la devono "valorizzare", ovvero sfruttare in grande stile a fini mercantili.  Non avendo soluzioni finirò quindi, insieme con la mia famiglia, nel vortice del "mercato del lavoro" in cui la domanda e l'offerta non tengono conto delle esigenze di sopravvivenza ma solo di quelle della convenienza. L'equilibrio del villaggio, in cui vi è naturalmente il senso della comunità e della solidarietà fra persone e famiglie che si conoscono da sempre, viene completamente perduto nelle grandi metropoli ove ognuno è lasciato in balia di se stesso, e se è pur vero che vi sono grandi opportunità, vi sono ancor più grandi tentazioni, per cui ognuno sarà risucchiato dalla spirale della produzione e del consumo non riuscendo mai a produrre sufficiente reddito per soddisfare desideri sempre maggiori, diventando in tal modo un miserabile, preda di qualunque schiavista che al posto della frusta ha il libretto degli assegni (gli "schiavi salariati" di niciana memoria). I milioni di persone che hanno formato le megalopoli moderne sono per la gran parte questi miserabili, tenendo conto del fatto che la miseria non è una condizione assoluta ma relativa: sei un miserabile non se guadagni poco, ma se i tuoi guadagni non sono sufficienti a garantire un tenore di vita tale da non essere costretto a sacrificare ad esso il valore della libertà, della famiglia, dell'amicizia, della cultura, del tempo, insomma di tutto ciò che caratterizza un essere umano libero, diversamente da una macchina per produrre e consumare che altri accendono o spengono secondo il loro comodo. Dunque i dati macroeconomici diranno che il PIL della tal nazione in questi ultimi vent'anni è salito del tot percento, affermando implicitamente che i loro abitanti si sono arricchiti e dunque la globalizzazione è positiva, ma gli stessi dati affermano al contrario che, anzichè arricchirsi, milioni e milioni di persone hanno solo monetizzato la loro libertà, i loro valori, il loro tempo, le loro famiglie; nel complesso hanno venduto le loro vite rendendosi schiavi di un sistema che li trasformati in  subumani, esseri miserabili.
Il modello democratico che citi è, più esattamente, quello liberalcapitalistico, poiché differenti sono le forme di democrazia. La democrazia liberale e l'individualismo che da questa è nato sono il brodo di coltura del sistema mercantile attuale, ove si tende ad annullare progressivamente qualunque limite culturale per esaltare il desiderio individuale, funzionale al commercio e alla diffusione di "prodotti" che soddisfino qualunque "bisogno", solitamente innaturale e indotto dal sistema che deve alimentare il mercato. Ai tempi del colonialismo la maggior parte dei paesi coloniali si limitava a saccheggiare le risorse dei colonizzati (oro, diamanti, petrolio, risorse minerarie di ogni genere) ma i due popoli rimanevano essenzialmente separati e continuavano nella sostanza a vivere come avevano sempre fatto. Quando gli inglesi, nelle loro innumerevoli colonie, hanno cominciato a chiedere tributi ai colonizzati questi, che non avevano nulla e nulla potevano pagare, sono stati costretti ad entrare nel "sistema" mettendosi alle dipendenze degli inglesi che fornivano loro un salario, ma questo serviva, oltre a pagare  i tributi, a comprare le loro merci che producevano in patria. Spesso forzavano la situazione come in India ove avevano vietato la tessitura per poter vendere agli indiani i tessuti che fabbricavano in Inghilterra, e proprio la disobbedienza a questa disposizione diede l'inizio alla rivolta di Gandhi che si concluse con la cacciata dell'impero britannico. In America sempre gli inglesi si inventarono il concetto di "vantaggio competitivo" cercando di convincere gli americani ad acquistare le locomotive inglesi poichè costavano meno di quelle fabbricate in America, tentando di renderli quindi perennemente dipendenti dalla ex madre patria. In Cina fecero la famigerata "guerra dell'oppio" per poter vendere la droga ai cinesi che non la volevano poichè vietata dalla loro cultura, e le conseguenze furono fra l'altro che i cinesi dovettero concedere agli inglesi il controllo del porto di Hong Kong come porta d'ingresso nel mercato cinese. La medesima cosa accadde con il porto di Singapore per quanto riguarda il sud-est asiatico, e poi con quello di Macao a favore dei portoghesi.
La decolonizzazione avvenuta a seguito della seconda guerra mondiale, lungi dall'aver liberato le ex colonie, si è potuta realizzare proprio a seguito di accordi con i governi di tali paesi a mantenere rapporti commerciali privilegiati con gli ex colonizzatori, che molto spesso ponevano alla guida di questi governi proprie "teste di legno" a scapito della volontà dei popoli. Il sistema è quindi cambiato consentendo alle ex colonie di vendere i propri prodotti, in cambio però impoverivano i propri popoli arricchendo solo pochi satrapi e soprattutto scardinavano un equilibrio culturale basato sull'economia di sussistenza e sulla sobrietà, che è chiaramente incompatibile con un sistema che ambisce ad un commercio sempre più ampio di merci. Impoveriti economicamente e sradicati culturalmente molti hanno iniziato ad emigrare dalla periferia miserabile dell'impero economico e finanziario verso il suo centro, creando una serie di cortocircuiti che in un futuro non lontano non potranno che provocare una serie incontrollabile di esplosioni.
La divisione del mondo in blocchi d'influenza durante la guerra fredda ha "protetto" gran parte del mondo da questo sistema, ma il crollo dell'89 con la successiva globalizzazione ha inserito nel sistema di mercato anche questa fetta, imponendo un'accelerazione inaudita al medesimo sull'onda dell'aumento esponenziale dell'avidità umana certificato dal corrispondente aumento delle disuguaglianze economiche fra i popoli e al loro interno.
In un mondo ormai dominato dal mercato globale la cultura, con le sue regole, i suoi simboli e i suoi limiti, è un impaccio, un inutile e arcaico orpello che impedisce la diffusione della merce con motivazioni che al mercante, da sempre e per definizione privo di cultura, appaiono incomprensibili. Dunque è il mercante, il cosiddetto "borghese",  che si inventa e alimenta tutte le sciocchezze moderne fra cui il multiculturalismo, evidente ossimoro, riducendo le culture ad una mera serie di vuote consuetudini che possono essere mantenute a patto che non ostacolino la diffusione dei prodotti, delle merci, del business. La storia racconta che dai tempi di Colombo gli eserciti dei paesi europei hanno solcato i mari per invadere e saccheggiare le terre altrui e schiavizzare i popoli ai fini di aumentare il benessere materiale delle proprie nazioni, impedendo nel contempo con i medesimi eserciti qualunque ingresso non desiderato nei territori europei, ma se questa cosa può apparire estremamente ingiusta ancora più ingiusta, se possibile, appare la situazione attuale che, per soddisfare l'avidità e la concupiscenza di pochi mercanti privati,  impone all'occidente di schiavizzare non solo quelli altrui ma anche i propri popoli mettendo i cittadini in concorrenza con disperati che provengono da ogni parte del mondo, poiché il sistema globalizzato e funzionale unicamente al profitto necessita da un lato un numero sempre maggiore di consumatori, e dall'altro di produttori sempre meno costosi.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

Eretiko

Citazione di: Fharenight il 26 Gennaio 2017, 17:53:05 PM
Ma abbiamo capito che tu sei un "rassegnato"perché ti fa comodo, magari ti senti un "dritto" come quelli che costituiscono la parte attiva della globalizzazione, di quelli che si arricchiscono alle spalle degli altri, magari sei un figlio di... papà

Lo ammetto, mi hai smascherato. Tu sei una grande rivoluzionaria, solo che finora io non ho capito quali sono i punti salienti della rivoluzione che tu proponi, a parte una serie di farneticazioni deliranti in cui sembra che l'hai con il mondo intero.
Finora io ti ho sentito soltanto dire:

- lotta senza quartiere agli immigrati
- lotta estrema all'Islam
- lotta totale alla UE
- chiusura delle frontiere
- lotta alla globalizzazione
(non so cosa pensi dell'euro, ma sono sicuro che fai parte di coloro che dicono "fuori!")
Questa è la "rivoluzione" che tu auspichi?

Comunque io non ti ho sentito argomentare su questi punti, tu semplicemente li lanci come slogan, nella convinzione che i mali dell'Italia dipendano essenzialmente da quei punti. Inoltre tu dai sempre del "coglione" a chi non la pensa come te, perché tu sola sei depositaria della verità assoluta e tu sola hai le ricette giuste. Certo, sono punti interessanti, sui quali si potrebbero fare discussioni ma tu non discuti: tu sentenzi, senza nemmeno cercare di capire le argomentazioni degli altri.
Quello che si capisce è che tu ce l'hai con la sinistra che secondo te comanda da 70 anni (addirittura in combutta con gli USA, tu dici), e stai sempre ripetendo questo fino alla nausea; ce l'hai su con la UE che secondo te è una dittatura come l' URSS e allo stesso tempo ti piace Putin, ce l'hai su con gli americani capitalisti e neoliberisti e poi ti piace Trump, ce l'hai su con i comunisti però sei anche contro il capitalismo: insomma, un po' di coerenza, senza cadere in contraddizione.
Di padri nobili della patria non né abbiamo più, i nostri politici sono quel che sono e rispecchiano fedelmente il paese: abbiamo la classe dirigente che ci meritiamo, non illudiamoci che noi "persone comuni" siamo migliori di loro. Stiamo pagando amaramente errori, grandi errori, compiuti negli anni '60, quando ammaliati dallo sviluppo che l'Italia conosceva in quel periodo, sono rimaste inascoltate le voci di coloro che ammonivano di cambiare il nostro modello di "sviluppo senza ricerca". Invece no, abbiamo preferito andare avanti con il nostro capitalismo all'italiana, drogato dagli aiuti di stato, drogato dal continuo ricorso alla svalutazione monetaria, refrattario a qualsiasi innovazione e refrattario alle tecnologie (abbandonata l'elettronica) puntando tutto su una produzione industriale a scarso valore aggiunto (in termini di tecnologia, di innovazione). Ecco, oggi paghiamo quegli errori. Vero, la globalizzazione unita all'euro ha avuto un effetto negativo per i nostri tradizionali comparti forti (tessile, calzature, arredamento), ma la colpa è nostra, i nostri concorrenti non debbono essere i paesi asiatici che possono produrre quei beni a prezzi inferiori.
Nel frattempo importiamo tecnologia, importiamo beni ad elevato valore aggiunto: qui sta un nostro grande problema, altro che UE, perché a parte qualche piccola nicchia nella quale siamo molto competitivi con l'export (ad esempio in macchine utensili), per il resto la nostra bilancia commerciale è molto squilibrata.
Forse mettere dazi e mettere un po' di protezionismo potrebbe migliorare la situazione a breve? Questo può funzionare per paesi forte come gli USA, ma per l'Italia molti economisti sono in dubbio che possa funzionare ed anzi affermano che nel medio periodo possa solo ritorcersi contro negativamente.
Sono solo alcune considerazioni, ma sulle quali forse si dovrebbe discutere seriamente, senza cadere nel tranello di chi ci propone soluzioni semplici per problemi molto complessi.

Fharenight

Eretiko Eretiko... "Farneticazioni deliranti"? Non sai neppure esprimerti correttamente, non dico con educazione (sarebbe troppo) , ma almeno con appropriatezza.  Sono irritata, furente, rabbiosa, per non dire incazzata, per l'imbecillità, l'ipocrisia e l'opportunismo altrui che trapela anche da molti vostri interventi.
Mi esprimo con schiettezza, dico le cose come stanno, non parlo per teorie o ideologia, sono sincera e sono un'anima viva, non un'anima morta e rassegnata come alcuni di voi.
Sei tu che farnetichi davvero: "lotta senza quartiere"? "lotta estrema"? "lotta totale"? E che vor di'?  Quando mai avrei usato questi termini? E quando mai ho detto di essere la depositaria assoluta della vedità?  Evidentemente non sei in grado di distinguere certe parole o frasi e interpreti a modo tuo le mie idee (è tipico dei sinistroidi).  E  Io sono sicura che tu sei il classico fighetto figlio di papà che aborre l'idea di uscire dall'euro per pura vigliaccheria, per semplice paura anche solo del pensiero di perdere qualche agio acquisito. In realtà non si sa cosa accadrebbe se uscissimo dall'euro, dipende da diverse varianti. Invece prima di entrare nell'euro qualcuno sapeva a quale catastrofe andavamo incontro ed è stato deciso ugualmente.
È evidente che  l'UE è una trappola antidemocratica che ci sta dominando e strozzando lentamente, sono rimasti in pochi gli ipocriti che lo negano.
Putin mi piace e sono contro le sanzioni adottate verso il suo Paese. l'URSS non esiste piú. Forse c'è piú comunismo residuo in Italia che in Russia.
  Dove starebbe la contraddizione?

Trump mi piace per diversi punti del suo  programma ed è antiglobalizzazione.
Dove starebbe la  contraddizione?

Non sono contro il capitalismo tout court, in genedale, ma contro determinate forme di capitalismo, come quello della globalizzazione.
Evidentemente sei tu che non leggi bene i miei post e quindi non capisci. I comunisti del calibro  di Togliatti mi sarebbero pure piaciuti, perlomeno li avrei stimati, disprezzo e avverso fortemente tutta la sinistra e il centrosinistra attuale.

La classe politica che abbiamo rispecchia fedelmente quello che il Paese è per la maggioranza, cioè persone come te.
Nessuno propone soluzioni semplici per problemi molto complessi. Il problema sono quelli come te, proni ad accettare lo status quo e paurosi anche solo di poter cercare delle soluzioni od impedire che si continui nel proseguimento verso una strada sbagliata.

Ma mi faccia il piacere...

Freedom

Citazione di: Fharenight il 27 Gennaio 2017, 09:55:50 AM
Sono irritata, furente, rabbiosa, per non dire incazzata, per l'imbecillità, l'ipocrisia e l'opportunismo altrui che trapela anche da molti vostri interventi.
Capisco la vis polemica però è opportuno che tu usi un linguaggio più appropriato. Tra l'altro lo reclami a gran voce nei tuoi interlocutori e poi mi cadi così rovinosamente?
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

baylham

Penso che ci siano molte analogie tra i processi dell'evoluzione delle culture e quelli dell'evoluzione delle specie viventi, anche se i meccanismi sono diversi: la cultura nasce, cresce e muore, come la specie biologica. Non trovo alcun esempio nella storia umana di una monocultura, aggiungo per fortuna. In ambito religioso significativa è l'allegoria, il mito della torre di Babele.

Trovo molto fantasiose le ricostruzioni del passato, che viene rimpianto, evidentemente si svalutano gli aspetti della storia dell'ecologia e dell'economia che smentiscono il quadro idilliaco, equilibrato e che spiegano le ragioni dei cambiamenti avvenuti, per cui suggerisco di guardare una serie stimata millenaria della popolazione umana mondiale per intuire la drammaticità dei disequilibri sottostanti: che una qualunque ecologia, economia, cultura stia in equilibrio stabile è una illusione. 
L'agricoltura del passato aveva continuamente fame di terre nuove (la tecnica del disboscamento e del debbio sono banali esempi), un tecnico agrario può spiegarne i motivi. I miei genitori di provenienza contadina mi ricordavano sempre della fame e miseria che avevano vissuto nella loro infanzia, che non rimpiangevano affatto.

Chi rimpiange o auspica l'uomo forte, il pastore, la dittatura, è evidentemente un debole, una pecora addomesticata. Le pecore del pastore comunque fanno una brutta fine.

InVerno

#51
Non c'è identità senza solidarietà, e la solidarietà è minata in quel subdolo modo che Niemoller riassunse nel "prima vennero a prendere i.." La solidarietà è l'unico modo che hanno le persone per combattere l'accentrazione di potere (Adam Smith, non Marx). L'assenza di soldarietà è comoda solamente alle plutocrazie, anche se forse non hanno ancora ben compreso che cosa significhi portare l'individualismo all'estremo e quali sono i pericoli di una oclocrazia anche per i plutocrati stessi. Eleggere un plutocrate per "salvaguardare" la propria identità culturale, quando è nel suo interesse e della sua schiera, che avvenga esattamente l'opposto, è come eleggere un lupo a guardia di un pollaio. L'unica identità che al plutocrate capitalista interessa è quella del consumatore, possibilmente il più individualista possibile, incapace di associarsi con altri in condizioni peggiori o simili. L'idea di pagare le tasse lo repelle, e repelle tutti i suoi seguaci, perchè il suo motto smithiano è "tutto a me ed agli altri niente".
Figurarsi i cosidetti "35€", mai spesa pubblica è stata più vicina all'essere odiata. Prima vennero a prendere i 35€ e a me andava bene, perchè non volevo quei zozzoni. Poi vennero a prendere la scuola pubblica, e a me andava bene, perchè non avevo figli.. poi etc etc. Nel caso poi specifico di Trump le cose si complicano vista la potenza economica  che andrà a comandare, la sua totale avversità alle politiche di rispetto ambientale se dovesse regnare gli states per un periodo considerevole, andrà a impattare gravemente sul terzo tipo di migrazioni ancora marginali, quelle climatiche (Messico in primis). Ovviamente sempre per fare un favore alla plutocrazia. Se uno si meraviglia del paradosso insito nei babbucchioni che urlano e sbraitano per i 35€ ai migranti ma se ne strafottono di vedere immense e innimmaginabili quantità di denaro ammucchiate nelle mani dei plutocrati, non ha ancora visto il meglio del meglio.
Difensori dell'identità nazionale e del monoculturalismo, che si lamentano su internet. Di gran lunga lo strumento principe della multiculturalità, equivalente a miliardi di "barconi" di compenetrazione culturale e di "inquinamento" identitario giornalieeri, il no-global usa internet (e mentre lo fa, smussa lentamente la sua identità stessa).Come girare un documentario contro le videocamere ed il cinema.
Poco importa se come atto inziale, un VERO difensore della monocultura dovrebbe cacciare dalla finestra il proprio computer (e convincere più persone possibile a farlo - indizio anche per non udenti dell'impossibilità della sua missione) esso continua indefesso a scrivere su internet quanto esso sia "contro il rimescolamento delle culture", come quando i difensori dell'impero romano padano si preoccupavano assiduamente dei posti di lavoro rubati, della disonestà insita nel "terun" che ci avrebbe portato al collasso, salvo mai pensare di spegnere quella televisione (e quelle scuole) che pian piano stavano omogeneizzando l'Italia (a partire dall'insegnare una singola lingua). Il punto è che a nessuno interessa difendere la propria cultura, la xenofobia è una cosa diversa, è una fobia appunto, non c'è nessuno spirito costruttivo o difensivo in essa, è irrazionale come tutte le altre fobie e nell'irrazionalità coltiva il paradosso.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

donquixote

Citazione di: InVerno il 27 Gennaio 2017, 11:52:28 AMNon c'è identità senza solidarietà, e la solidarietà è minata in quel subdolo modo che Niemoller riassunse nel "prima vennero a prendere i.." La solidarietà è l'unico modo che hanno le persone per combattere l'accentrazione di potere (Adam Smith, non Marx). L'assenza di soldarietà è comoda solamente alle plutocrazie, anche se forse non hanno ancora ben compreso che cosa significhi portare l'individualismo all'estremo e quali sono i pericoli di una oclocrazia anche per i plutocrati stessi. Eleggere un plutocrate per "salvaguardare" la propria identità culturale, quando è nel suo interesse e della sua schiera, che avvenga esattamente l'opposto, è come eleggere un lupo a guardia di un pollaio. L'unica identità che al plutocrate capitalista interessa è quella del consumatore, possibilmente il più individualista possibile, incapace di associarsi con altri in condizioni peggiori o simili. L'idea di pagare le tasse lo repelle, e repelle tutti i suoi seguaci, perchè il suo motto smithiano è "tutto a me ed agli altri niente". Figurarsi i cosidetti "35€", mai spesa pubblica è stata più vicina all'essere odiata. Prima vennero a prendere i 35€ e a me andava bene, perchè non volevo quei zozzoni. Poi vennero a prendere la scuola pubblica, e a me andava bene, perchè non avevo figli.. poi etc etc. Nel caso poi specifico di Trump le cose si complicano vista la potenza economica che andrà a comandare, la sua totale avversità alle politiche di rispetto ambientale se dovesse regnare gli states per un periodo considerevole, andrà a impattare gravemente sul terzo tipo di migrazioni ancora marginali, quelle climatiche (Messico in primis). Ovviamente sempre per fare un favore alla plutocrazia. Se uno si meraviglia del paradosso insito nei babbucchioni che urlano e sbraitano per i 35€ ai migranti ma se ne strafottono di vedere immense e innimmaginabili quantità di denaro ammucchiate nelle mani dei plutocrati, non ha ancora visto il meglio del meglio. Difensori dell'identità nazionale e del monoculturalismo, che si lamentano su internet. Di gran lunga lo strumento principe della multiculturalità, equivalente a miliardi di "barconi" di compenetrazione culturale e di "inquinamento" identitario giornalieeri, il no-global usa internet (e mentre lo fa, smussa lentamente la sua identità stessa).Come girare un documentario contro le videocamere ed il cinema. Poco importa se come atto inziale, un VERO difensore della monocultura dovrebbe cacciare dalla finestra il proprio computer (e convincere più persone possibile a farlo - indizio anche per non udenti dell'impossibilità della sua missione) esso continua indefesso a scrivere su internet quanto esso sia "contro il rimescolamento delle culture", come quando i difensori dell'impero romano padano si preoccupavano assiduamente dei posti di lavoro rubati, della disonestà insita nel "terun" che ci avrebbe portato al collasso, salvo mai pensare di spegnere quella televisione (e quelle scuole) che pian piano stavano omogeneizzando l'Italia (a partire dall'insegnare una singola lingua). Il punto è che a nessuno interessa difendere la propria cultura, la xenofobia è una cosa diversa, è una fobia appunto, non c'è nessuno spirito costruttivo o difensivo in essa, è irrazionale come tutte le altre fobie e nell'irrazionalità coltiva il paradosso.

Io direi, al contrario, che non c'è solidarietà senza identità, poichè la prima sorge dall'identificazione dell'altro in me stesso, in un mio simile, in uno che la pensa come me e vede le cose nel mio stesso modo. Se quella nei confronti di un mio simile è solidarietà quella nei confronti dello straniero è ospitalità, che se in ogni cultura è considerata un dovere sacrosanto superiore spesso al dovere verso se stessi e i propri simili, d'altro canto bisogna considerare che quella dell'ospitalità è una situazione contingente e temporanea (l'ospite è come il pesce). L'accoglienza sine die non è più ospitalità, e si può realizzare solo quando lo straniero assume l'identità comune in cui ogni appartenente alla comunità si riconosce. Il borghese, il mercante e il plutocrate hanno tutto l'interesse a minare l'identità comune in quanto una massa di singoli è decisamente più funzionale ai loro interessi che non un popolo unito, e mi appare strana quella frase di Smith che hai citato dato che il medesimo teorizzava il perseguimento degli interessi privati di ognuno dato che poi ci avrebbe pensato la "mano invisibile" del mercato a creare un equilibrio favorevole alla collettività.  Che poi sia un'assurdità eleggere un plutocrate per salvaguardare la propria identità è palese, ma in un mondo (e soprattutto in una nazione) dove si possono eleggere solo plutocrati le alternative sono inesistenti o impraticabili (anche perchè di fatto gli Usa sono una nazione senza identità nata in un momento in cui borghesi, mercanti e plutocrati la facevano già da padrone) e in fondo si chiede al plutocrate non di difendere un'inesistente identità ma la "robba". Per quanto concerne il sermone di Niemoller (che alcuni attribuivano a Marcuse) questo ha senso appunto in un luogo senza più identità, frammentato in gruppi separati che vivono ognuno alla propria maniera ed è più facile sottomettere o eliminare; se tutti si riconoscessero nella medesima identità non avrebbe senso dire "prima vennero a prendere..." perchè quelli saremmo già noi. Il multiculturalismo auspica proprio questa frammentazione, in cui i mercanti e i plutocrati avranno buon gioco a mantenere e consolidare il potere; anzi la progressiva invasione dello straniero sarà funzionale proprio a questo scopo, alimentando una guerra fra poveri e miserabili in cui solo il ricco potrà avere la meglio e sfruttare la situazione favorevole. Per quanto riguarda il computer questo non è lo strumento principe della multiculturalità, ma semmai quello della cultura unica, della diffusione ovunque di informazioni nella quasi totalità dei casi inutili e spesso anche dannose così come si fa con le merci che nella grande maggioranza dei casi sono inutili o dannose, la qual cosa crea confusione e mina dall'interno le culture ancora in vita che necessitano di continuo impegno nel rinnovamento in coerenza con la tradizione. Se internet è come un'immensa biblioteca in cui si può trovare tutto e il suo opposto è però anche possibile in teoria scegliere, come in una biblioteca, le informazioni che possano essere funzionali alla salvaguardia di una cultura e contribuiscano a rafforzarla: basta saper scegliere. E mi sembra insensato auspicarne la non frequentazione da parte dei difensori delle culture e delle società "chiuse", in quanto in una città ove il 100% dei cittadini frequenta i McDonald anche al più feroce critico dei fast food capiterà di mangiarci, una volta ogni tanto. L'estremismo, da qualunque parte arrivi, è sempre deleterio.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

paul11

#53
Citazione di: donquixote il 26 Gennaio 2017, 18:47:56 PM
Citazione di: paul11 il 26 Gennaio 2017, 13:19:40 PMPenso che sia proprio questo uno dei motivi dell'immigrazione, dopo il fallimento di costruire democrazie e modelli occidentali nel terzo e quarto mondo. Vista la storia degli USA e degli immigrati europei, ci sono tre buoni motivi: 1) contenimento del costo di manodopera anche dei residenti europei; 2) il denaro guadagnato dagli immigrati viene comunque gestito dal potere finanziario; 3) cambiargli la mentalità. Stiamo parlando di persone non legate ai tempi finanziari e cicli industriali, è l ostesso passaggi odala contadino all'operaio infabbrica. Cambia tutto il metabolismo biologico, adattato ai tempi economici. Nutro delle perplessità da anni se ricchezza voglia dire felicità.Certo il minimo di sopravvivenza e poi? Rincoglionimento nel mondo di "plastica"? La stiamo già subendo noi, figuriamoci loro. La sicurezza (che poi non è mai sicura) economica in cambio della perdità di identità personale, culturale? Il fallimento di esportare il modello democratico in paesi dove il legame familiare, parentale, comunitario è concepito diversamente dal nostro attuale che tende a frantumare tutti i legami a cominciare dalle famiglie (almeno a Natale ci vediamo tutti insieme?.... sappiamo parlare senza avere un televisore acceso?) potrebbe essere anche uno dei motivi, di piallare, standardizzare le personalità. Che poi vuol dire avere un popolo di servi e il massimo e renderli felici della propria sottomissione , facendoli diventare popolo di consumo e di nuovo altri mercati... ed ecco preparata la strada per implementare il modello di pseudo democrazia sui loro territori. Ma capisco anche che per l'italiano, ma non solo, è sentirsi aggredito da una quantità enorme di immigrati par ad una città ogni anno.. Ma come, ci chiediamo, siamo in crisi economica e vengono altri, e sono trattati meglio dei nostri "clochard" che muoiono all'adiaccio come mosche. E' vero, ci sono incongruenze. Noi stiamo meglio di loro e per loro già questo è tanto, e noi stiamo peggio di prima e il futuro non ci rallegra.abbiamo già i nostri problemi e altri ne creano ulteriori. I politicanti. lo sanno, ma giocano di retorica da due soldi , perchè le tensioni socio-economiche sono foriere di disastri anche politici, di chi cavalca il populismo, salvo a suo tempo averlo legiferato. Stiamo subendo una situazione che come popoli non andrebbe bene nè a noi e nemmeno a loro,costretti a lasciare Paesi di origine. Il rischio è la "guerra fra poveri".


Se la mia famiglia vive in un villaggio e ha un pezzetto di terra su cui crescono frutta e ortaggi, razzolano polli e magari grufola qualche maiale, non muore certo di fame, e quel che eventualmente mi manca lo posso comprare o scambiare al mercato locale. Se invece ho una bottega artigiana scambierò ciò che produco con derrate alimentari, se ne ho necessità. Queste attività, però, non generano fatturato ai fini statistici, muovendo un quantitativo di denaro praticamente trascurabile. Se invece io lascio la mia terra per andare in città a lavorare per una grande multinazionale i miei guadagni e le mie spese, di necessità molto maggiori, andranno ad aumentare la "ricchezza" complessiva, il PIL, e quindi anche la ricchezza media procapite. Ma nel contempo la mia famiglia, privata delle braccia più giovani e capaci, si ritroverà a non poter badare alla terra e a tutto il resto finendo per dipendere dal mio reddito per quanto concerne le loro esigenze e la loro mera sopravvivenza. Finirà quindi che io sarò statisticamente molto più "ricco", ma nei fatti molto più povero poichè oltre ad avere maggiori spese dovrò mantenere anche la famiglia lasciata sola. Mentre poi la primavera arriva sempre, i frutti maturano e i polli crescono, se si verifica una crisi nel settore in cui lavoro io rischio di perdere il posto senza avere alternative e rischiando di non poter sopravvivere, perchè nel frattempo la mia terra è stata magari acquisita dalle grosse aziende agricole che la devono "valorizzare", ovvero sfruttare in grande stile a fini mercantili.  Non avendo soluzioni finirò quindi, insieme con la mia famiglia, nel vortice del "mercato del lavoro" in cui la domanda e l'offerta non tengono conto delle esigenze di sopravvivenza ma solo di quelle della convenienza. L'equilibrio del villaggio, in cui vi è naturalmente il senso della comunità e della solidarietà fra persone e famiglie che si conoscono da sempre, viene completamente perduto nelle grandi metropoli ove ognuno è lasciato in balia di se stesso, e se è pur vero che vi sono grandi opportunità, vi sono ancor più grandi tentazioni, per cui ognuno sarà risucchiato dalla spirale della produzione e del consumo non riuscendo mai a produrre sufficiente reddito per soddisfare desideri sempre maggiori, diventando in tal modo un miserabile, preda di qualunque schiavista che al posto della frusta ha il libretto degli assegni (gli "schiavi salariati" di niciana memoria). I milioni di persone che hanno formato le megalopoli moderne sono per la gran parte questi miserabili, tenendo conto del fatto che la miseria non è una condizione assoluta ma relativa: sei un miserabile non se guadagni poco, ma se i tuoi guadagni non sono sufficienti a garantire un tenore di vita tale da non essere costretto a sacrificare ad esso il valore della libertà, della famiglia, dell'amicizia, della cultura, del tempo, insomma di tutto ciò che caratterizza un essere umano libero, diversamente da una macchina per produrre e consumare che altri accendono o spengono secondo il loro comodo. Dunque i dati macroeconomici diranno che il PIL della tal nazione in questi ultimi vent'anni è salito del tot percento, affermando implicitamente che i loro abitanti si sono arricchiti e dunque la globalizzazione è positiva, ma gli stessi dati affermano al contrario che, anzichè arricchirsi, milioni e milioni di persone hanno solo monetizzato la loro libertà, i loro valori, il loro tempo, le loro famiglie; nel complesso hanno venduto le loro vite rendendosi schiavi di un sistema che li trasformati in  subumani, esseri miserabili.
Il modello democratico che citi è, più esattamente, quello liberalcapitalistico, poiché differenti sono le forme di democrazia. La democrazia liberale e l'individualismo che da questa è nato sono il brodo di coltura del sistema mercantile attuale, ove si tende ad annullare progressivamente qualunque limite culturale per esaltare il desiderio individuale, funzionale al commercio e alla diffusione di "prodotti" che soddisfino qualunque "bisogno", solitamente innaturale e indotto dal sistema che deve alimentare il mercato. Ai tempi del colonialismo la maggior parte dei paesi coloniali si limitava a saccheggiare le risorse dei colonizzati (oro, diamanti, petrolio, risorse minerarie di ogni genere) ma i due popoli rimanevano essenzialmente separati e continuavano nella sostanza a vivere come avevano sempre fatto. Quando gli inglesi, nelle loro innumerevoli colonie, hanno cominciato a chiedere tributi ai colonizzati questi, che non avevano nulla e nulla potevano pagare, sono stati costretti ad entrare nel "sistema" mettendosi alle dipendenze degli inglesi che fornivano loro un salario, ma questo serviva, oltre a pagare  i tributi, a comprare le loro merci che producevano in patria. Spesso forzavano la situazione come in India ove avevano vietato la tessitura per poter vendere agli indiani i tessuti che fabbricavano in Inghilterra, e proprio la disobbedienza a questa disposizione diede l'inizio alla rivolta di Gandhi che si concluse con la cacciata dell'impero britannico. In America sempre gli inglesi si inventarono il concetto di "vantaggio competitivo" cercando di convincere gli americani ad acquistare le locomotive inglesi poichè costavano meno di quelle fabbricate in America, tentando di renderli quindi perennemente dipendenti dalla ex madre patria. In Cina fecero la famigerata "guerra dell'oppio" per poter vendere la droga ai cinesi che non la volevano poichè vietata dalla loro cultura, e le conseguenze furono fra l'altro che i cinesi dovettero concedere agli inglesi il controllo del porto di Hong Kong come porta d'ingresso nel mercato cinese. La medesima cosa accadde con il porto di Singapore per quanto riguarda il sud-est asiatico, e poi con quello di Macao a favore dei portoghesi.
La decolonizzazione avvenuta a seguito della seconda guerra mondiale, lungi dall'aver liberato le ex colonie, si è potuta realizzare proprio a seguito di accordi con i governi di tali paesi a mantenere rapporti commerciali privilegiati con gli ex colonizzatori, che molto spesso ponevano alla guida di questi governi proprie "teste di legno" a scapito della volontà dei popoli. Il sistema è quindi cambiato consentendo alle ex colonie di vendere i propri prodotti, in cambio però impoverivano i propri popoli arricchendo solo pochi satrapi e soprattutto scardinavano un equilibrio culturale basato sull'economia di sussistenza e sulla sobrietà, che è chiaramente incompatibile con un sistema che ambisce ad un commercio sempre più ampio di merci. Impoveriti economicamente e sradicati culturalmente molti hanno iniziato ad emigrare dalla periferia miserabile dell'impero economico e finanziario verso il suo centro, creando una serie di cortocircuiti che in un futuro non lontano non potranno che provocare una serie incontrollabile di esplosioni.
La divisione del mondo in blocchi d'influenza durante la guerra fredda ha "protetto" gran parte del mondo da questo sistema, ma il crollo dell'89 con la successiva globalizzazione ha inserito nel sistema di mercato anche questa fetta, imponendo un'accelerazione inaudita al medesimo sull'onda dell'aumento esponenziale dell'avidità umana certificato dal corrispondente aumento delle disuguaglianze economiche fra i popoli e al loro interno.
In un mondo ormai dominato dal mercato globale la cultura, con le sue regole, i suoi simboli e i suoi limiti, è un impaccio, un inutile e arcaico orpello che impedisce la diffusione della merce con motivazioni che al mercante, da sempre e per definizione privo di cultura, appaiono incomprensibili. Dunque è il mercante, il cosiddetto "borghese",  che si inventa e alimenta tutte le sciocchezze moderne fra cui il multiculturalismo, evidente ossimoro, riducendo le culture ad una mera serie di vuote consuetudini che possono essere mantenute a patto che non ostacolino la diffusione dei prodotti, delle merci, del business. La storia racconta che dai tempi di Colombo gli eserciti dei paesi europei hanno solcato i mari per invadere e saccheggiare le terre altrui e schiavizzare i popoli ai fini di aumentare il benessere materiale delle proprie nazioni, impedendo nel contempo con i medesimi eserciti qualunque ingresso non desiderato nei territori europei, ma se questa cosa può apparire estremamente ingiusta ancora più ingiusta, se possibile, appare la situazione attuale che, per soddisfare l'avidità e la concupiscenza di pochi mercanti privati,  impone all'occidente di schiavizzare non solo quelli altrui ma anche i propri popoli mettendo i cittadini in concorrenza con disperati che provengono da ogni parte del mondo, poiché il sistema globalizzato e funzionale unicamente al profitto necessita da un lato un numero sempre maggiore di consumatori, e dall'altro di produttori sempre meno costosi.

Hai scritto un concetto economico (ma non solo e poi lo spiego...) che è esatto, tant'è che lo scissi nel vecchio forum.
E' vero quello che scrivi, e quando leggo che un Paese dell'Africa ha un PIL procapite di pochi dollari, sorrido, perchè non è un indice tout court di ricchezza/povertà, ma semplicemente la loro economia non è basata sullo scambio del valore aggiunto, a volte è addirittura baratto e altre è valore d'uso.
Ti dirò, forse quel tipo di economia è da ripensare quanto meno, se sia possible anche da noi , perchè:
1) la nostra economia è basata sulla divisione del lavoro
2) dividere il lavoro significa dividere la conoscenza
3) "dividi et impera" si sa che è un motto tipico di chi gestisce un certo modo di potere personale e non certo emancipativo di un popolo

Ma se l'organizzazione economica sociale è divisa, anche l'organizzazione sociale della città, di uno Stato si modella sulla base produttiva.Ecco l'urbanizzazione divisa in quartieri sociali e i servizi. (Avete notato che gli immigrati tendono a vivere vicino le stazioni ferroviarie?) Ogni cultura fa gruppo a sè per solidarizzare ,per comunicare, per appartenenza,ecc. tanto più si sente differente rispetto alla cultura ospitante..

Dividere socialmente il lavoro e la conoscenza, signifca ,come la conoscenza scientifica, dividere l'unità produttiva, in sottoinsiemi dove nessuno di chi produce conosce l'unità, ma solo chi lo progetta(ho estremizzato il concetto...)

Entrare nel meccanismo del mercato occidentale, significa ha ben poco di creatività umana e quindi di artistico, ma si entra a far parte di gerarchie funzionali. Quindi siamo braccia o mente al servizio di qualcuno,  di quel tipo di mercato .

Non siamo quindi umani nella loro intererzza, ma parti da vendere sul mercato che decide di espellere se non è utile.

Accade che non è assolutamente vero che questo sistema economico sia mai stato"sicuro", certo nelle crisi emerge la contraddizione.
a soprattutto accade che l'uomo è fortemente ricattabile, non ha alternative allla vendita di sè.
Non ha una casa con  un orto, non ha un pollaio o stalla , non ha quel minimo di sostentamento che la città degli alveari condominiali ha ridotto come vincolo senza via di uscita.
Se in un sistema dove lavoro= reddito, se non c'è una minima alternativa,si passa da un vita economicamente "normale" a chiedere la carità.

Mia nonna viveva come dici tu, era povera, ma non moriva di fame, perchè anche  in alta  montagna ci sono le castagne, ci sono le patate, e c'era il pollaio, la stalla ,così le popolazioni marittime e delle campagne.
E' da ripensare seriamente.

InVerno

#54
Citazione di: donquixote il 27 Gennaio 2017, 14:43:49 PM
Citazione di: InVerno il 27 Gennaio 2017, 11:52:28 AMNon c'è identità senza solidarietà, e la solidarietà è minata in quel subdolo modo che Niemoller riassunse nel "prima vennero a prendere i.." La solidarietà è l'unico modo che hanno le persone per combattere l'accentrazione di potere (Adam Smith, non Marx). L'assenza di soldarietà è comoda solamente alle plutocrazie, anche se forse non hanno ancora ben compreso che cosa significhi portare l'individualismo all'estremo e quali sono i pericoli di una oclocrazia anche per i plutocrati stessi. Eleggere un plutocrate per "salvaguardare" la propria identità culturale, quando è nel suo interesse e della sua schiera, che avvenga esattamente l'opposto, è come eleggere un lupo a guardia di un pollaio. L'unica identità che al plutocrate capitalista interessa è quella del consumatore, possibilmente il più individualista possibile, incapace di associarsi con altri in condizioni peggiori o simili. L'idea di pagare le tasse lo repelle, e repelle tutti i suoi seguaci, perchè il suo motto smithiano è "tutto a me ed agli altri niente". Figurarsi i cosidetti "35€", mai spesa pubblica è stata più vicina all'essere odiata. Prima vennero a prendere i 35€ e a me andava bene, perchè non volevo quei zozzoni. Poi vennero a prendere la scuola pubblica, e a me andava bene, perchè non avevo figli.. poi etc etc. Nel caso poi specifico di Trump le cose si complicano vista la potenza economica che andrà a comandare, la sua totale avversità alle politiche di rispetto ambientale se dovesse regnare gli states per un periodo considerevole, andrà a impattare gravemente sul terzo tipo di migrazioni ancora marginali, quelle climatiche (Messico in primis). Ovviamente sempre per fare un favore alla plutocrazia. Se uno si meraviglia del paradosso insito nei babbucchioni che urlano e sbraitano per i 35€ ai migranti ma se ne strafottono di vedere immense e innimmaginabili quantità di denaro ammucchiate nelle mani dei plutocrati, non ha ancora visto il meglio del meglio. Difensori dell'identità nazionale e del monoculturalismo, che si lamentano su internet. Di gran lunga lo strumento principe della multiculturalità, equivalente a miliardi di "barconi" di compenetrazione culturale e di "inquinamento" identitario giornalieeri, il no-global usa internet (e mentre lo fa, smussa lentamente la sua identità stessa).Come girare un documentario contro le videocamere ed il cinema. Poco importa se come atto inziale, un VERO difensore della monocultura dovrebbe cacciare dalla finestra il proprio computer (e convincere più persone possibile a farlo - indizio anche per non udenti dell'impossibilità della sua missione) esso continua indefesso a scrivere su internet quanto esso sia "contro il rimescolamento delle culture", come quando i difensori dell'impero romano padano si preoccupavano assiduamente dei posti di lavoro rubati, della disonestà insita nel "terun" che ci avrebbe portato al collasso, salvo mai pensare di spegnere quella televisione (e quelle scuole) che pian piano stavano omogeneizzando l'Italia (a partire dall'insegnare una singola lingua). Il punto è che a nessuno interessa difendere la propria cultura, la xenofobia è una cosa diversa, è una fobia appunto, non c'è nessuno spirito costruttivo o difensivo in essa, è irrazionale come tutte le altre fobie e nell'irrazionalità coltiva il paradosso.

Io direi, al contrario, che non c'è solidarietà senza identità, poichè la prima sorge dall'identificazione dell'altro in me stesso, in un mio simile, in uno che la pensa come me e vede le cose nel mio stesso modo. Se quella nei confronti di un mio simile è solidarietà quella nei confronti dello straniero è ospitalità, che se in ogni cultura è considerata un dovere sacrosanto superiore spesso al dovere verso se stessi e i propri simili, d'altro canto bisogna considerare che quella dell'ospitalità è una situazione contingente e temporanea (l'ospite è come il pesce). L'accoglienza sine die non è più ospitalità, e si può realizzare solo quando lo straniero assume l'identità comune in cui ogni appartenente alla comunità si riconosce. Il borghese, il mercante e il plutocrate hanno tutto l'interesse a minare l'identità comune in quanto una massa di singoli è decisamente più funzionale ai loro interessi che non un popolo unito, e mi appare strana quella frase di Smith che hai citato dato che il medesimo teorizzava il perseguimento degli interessi privati di ognuno dato che poi ci avrebbe pensato la "mano invisibile" del mercato a creare un equilibrio favorevole alla collettività.  Che poi sia un'assurdità eleggere un plutocrate per salvaguardare la propria identità è palese, ma in un mondo (e soprattutto in una nazione) dove si possono eleggere solo plutocrati le alternative sono inesistenti o impraticabili (anche perchè di fatto gli Usa sono una nazione senza identità nata in un momento in cui borghesi, mercanti e plutocrati la facevano già da padrone) e in fondo si chiede al plutocrate non di difendere un'inesistente identità ma la "robba". Per quanto concerne il sermone di Niemoller (che alcuni attribuivano a Marcuse) questo ha senso appunto in un luogo senza più identità, frammentato in gruppi separati che vivono ognuno alla propria maniera ed è più facile sottomettere o eliminare; se tutti si riconoscessero nella medesima identità non avrebbe senso dire "prima vennero a prendere..." perchè quelli saremmo già noi. Il multiculturalismo auspica proprio questa frammentazione, in cui i mercanti e i plutocrati avranno buon gioco a mantenere e consolidare il potere; anzi la progressiva invasione dello straniero sarà funzionale proprio a questo scopo, alimentando una guerra fra poveri e miserabili in cui solo il ricco potrà avere la meglio e sfruttare la situazione favorevole. Per quanto riguarda il computer questo non è lo strumento principe della multiculturalità, ma semmai quello della cultura unica, della diffusione ovunque di informazioni nella quasi totalità dei casi inutili e spesso anche dannose così come si fa con le merci che nella grande maggioranza dei casi sono inutili o dannose, la qual cosa crea confusione e mina dall'interno le culture ancora in vita che necessitano di continuo impegno nel rinnovamento in coerenza con la tradizione. Se internet è come un'immensa biblioteca in cui si può trovare tutto e il suo opposto è però anche possibile in teoria scegliere, come in una biblioteca, le informazioni che possano essere funzionali alla salvaguardia di una cultura e contribuiscano a rafforzarla: basta saper scegliere. E mi sembra insensato auspicarne la non frequentazione da parte dei difensori delle culture e delle società "chiuse", in quanto in una città ove il 100% dei cittadini frequenta i McDonald anche al più feroce critico dei fast food capiterà di mangiarci, una volta ogni tanto. L'estremismo, da qualunque parte arrivi, è sempre deleterio.
Bah, solidarietà e identità sono inscindibili, qualsiasi sia l'ordine di apparizione sulla scena mi pare il dilemma dell'uovo e la gallina. Non c'è nulla di strano nella mia citazione di Smith (la trovi in "La ricchezza delle nazioni"), E ancora, secondo lo stesso, l'accentramento del capitale era una "devianza" possibile e obbligatoria per via della diversa natura del capitale e del lavoro, uno mobile e l'altro no. Esso non aveva tuttavia previsto che la forza lavoro per via dell'incremento della tecnica sarebbe necessariamente diventata più mobile e avrebbe "inseguito il capitale". Quello che è importante notare è che mentre la globalizzazione è un risultato della tecnica, la plutocrazia è un risultato della regolamentazione democratica (o meglio, della "deregolamentazione"). Ne consegue che una è strettamente legata alla tecnica è può recedere solamente se recede la tecnica, la seconda è "ancora" influenzata dall'andamento democratico. Se non ti convince l'esempio di internet (di cui a me non convince la tua spiegazione) è meglio massimizzare attraverso un iperbole, seppure mi esporrò alla ridicolizzazione per via della sua natura di iperbole. Supponi di vivere un mondo dove sia stato inventato il teletrasporto, e che esso sia fruibile a basso prezzo. La globalizzazione non solo sarebbe il naturale "corso degli eventi" ma sarebbe anche strettamente legata all'utilizzo di quel tipo di tecnologia, e solo privarsi di quella tecnologia potrebbe ridare un senso ai confini territoriali. Quante speranze hai, seriamente, che l'uomo abbandoni il teletrasporto? Se credi che sia un iperbole eccessiva, ragiona, e considera che il teletrasporto delle merci è già una realtà attraverso internet (i dati di internet sono effettivamente una merce) e che molto presto questa informazione verrà trasformata in produzione (attraverso la meccanizzazione informatizzata). Internet è questo, una forma rudimentale di teletrasporto. Non a caso, le famose "cellule ISIS" vengono attivate attraverso questo strumento. "Teletrasportare informazioni" equivale a teletrasportare identità, ed essendo l'identità una somma di informazioni, il gioco è fatto. I movimenti migratori globali nel 1990 ammontavano a 100milioni di persone, nel 2000 a 175 milioni di persone, nel 2015 a 250 milioni di persone. Considera, che l'intera tratta dei negri avvenuta nel corso di 3 secoli conta qualcosa come 11 milioni di persone, e si trattava di uno sforzo economico redditizio, non di una "involontaria deviazione". Evito di collegare i puntini perchè ho rispetto della tua intelligenza.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Eretiko

Citazione di: Fharenight il 27 Gennaio 2017, 09:55:50 AM
E quando mai ho detto di essere la depositaria assoluta della vedità?  Evidentemente non sei in grado di distinguere certe parole o frasi e interpreti a modo tuo le mie idee (è tipico dei sinistroidi).

Tu mi definisci "imbecille" (e mi potrebbe anche stare bene, non ho la presunzione di credere che quel che penso sia necessariamente corretto), "opportunista" (per quale motivo? non sai chi sono, cosa faccio nella vita, però tu sai che io sono opportunista), ed "ipocrita", quindi tu ritieni che il tuo pensiero sia, a priori, l'unico corretto e sensato.   


Citazione di: Fharenight il 27 Gennaio 2017, 09:55:50 AME Io sono sicura che tu sei il classico fighetto figlio di papà che aborre l'idea di uscire dall'euro per pura vigliaccheria, per semplice paura anche solo del pensiero di perdere qualche agio acquisito.

Scusami, se anche io fossi fighetto figlio di papà dove sarebbe la vigliaccheria? Quale agio mi avrebbe fatto acquisire l'euro rispetto a te o altre persone? Si chiami euro, o lira, o qualsiasi altro modo, se io sono figlio di papà cambierebbe ben poco o no? O credi che io ho la stamperia di euro in cantina? Poi non capisco perché tu etichetti le persone: cerca di argomentare, invece di etichettare.


Citazione di: Fharenight il 27 Gennaio 2017, 09:55:50 AMIn realtà non si sa cosa accadrebbe se uscissimo dall'euro, dipende da diverse varianti. Invece prima di entrare nell'euro qualcuno sapeva a quale catastrofe andavamo incontro ed è stato deciso ugualmente.

Sono alcuni anni che si stanno ipotizzando scenari possibili in caso di uscita dall'eurozona, e non sembrano scenari molto piacevoli. Una svalutazione oscillante dal 15% al 20% (leggi: perdita del potere di acquisto), aumento degli interessi sui titoli di stato (leggi: aumento del debito pubblico), restituzione preventiva di 385 miliardi (di euro) alla BCE, maggior costo per acquisto di materie prime come il petrolio (ti ho nominato solo gli effetti negativi più vistosi). Di contro avremmo un probabile miglioramento nell'export che probabilmente nel breve periodo potrebbe favorire l'aumento della domanda interna ma sembra che i vantaggi non riescano ad azzerare gli svantaggi. L'arma della svalutazione, per una moneta debole come sarebbe una nuova "lira", provocherebbe gli stessi squilibri, amplificati, che ha prodotto fino agli anni '90 (basta leggere le relazioni della Banca d'Italia).
Quando l'Italia entrò nell'euro uno dei motivi principali fu proprio quello di "costringere" in qualche modo il sistema Italia a cambiare passo rispetto a quelle anomalie, di cui ho parlato nel post precedente, inerenti le nuove strategie industriali che avrebbe dovuto adottare il sistema industriale. Se non è avvenuto (contrariamente a quanto hanno fatto altri paesi), la colpa non è dell'euro in quanto tale, ma del nostro sistema imprenditoriale, sindacale e governativo.
       

Citazione di: Fharenight il 27 Gennaio 2017, 09:55:50 AMÈ evidente che  l'UE è una trappola antidemocratica che ci sta dominando e strozzando lentamente, sono rimasti in pochi gli ipocriti che lo negano.

Mi risulta che il parlamento europeo è democraticamente eletto. Mi risulta anche che coloro che prendono le decisioni, ovvero i capi di governo, siano anch'essi espressione di libere e democratiche elezioni. I funzionari della commissione non fanno altro che richiamare i singoli stati a rispettare quelle regole che gli stati stessi scrivono. Dunque dove sta il sistema "antidemocratico" da te evocato? Dove stanno i dittatori? Certo, abbiamo ceduto un po' di sovranità in nome dell'unione, ma questo era inevitabile, ma da qui a dire che ci stanno dominando e strozzando ce ne vuole. Dietro all'idea dell'unione europea c'è anche il desiderio di tenere insieme quelle nazioni che nel secolo scorso hanno provocato 2 guerre mondiali. Tu mi hai sbeffeggiato su questo argomento, ma ricordati che i motivi di divisione, i nazionalismi, i protezionismi, stanno ancora tutti lì, pronti ad emergere di nuovo. E passare dalle guerre economiche alle guerre di fatto il passo è molto breve.     


Citazione di: Fharenight il 27 Gennaio 2017, 09:55:50 AMPutin mi piace e sono contro le sanzioni adottate verso il suo Paese. l'URSS non esiste piú. Forse c'è piú comunismo residuo in Italia che in Russia.
 Dove starebbe la contraddizione?

Putin è talmente democratico che ai suoi avversari regala polonio a volontà, sinceramente non mi fiderei troppo a prenderci un caffè insieme. Inoltre prende terre non sue con la forza (vedi Crimea) e pretende che gli altri stiano buoni e zitti a guardare. In Siria lancia 20 bombe all'Isis e 80 bombe agli oppositori di Assad poi pretende di essere il paladino dell'umanità. Poi se per realpolitik diciamo che è bene avere buoni rapporti con Putin, anche per motivi commerciali, questo è un altro discorso.

Citazione di: Fharenight il 27 Gennaio 2017, 09:55:50 AMTrump mi piace per diversi punti del suo  programma ed è antiglobalizzazione.
Dove starebbe la  contraddizione?

Ci andrei cauto a dire che Trump è contro la globalizzazione. Lui è contro il Giappone e la Germania, essenzialmente, e proprio per questi motivi ha abolito il trattato del pacifico (schiaffo al Giappone) e auspica la rottura dell'unione europea. Noi siamo talmente masochisti da fare il tifo per uno (Trump) che ci vuole annientare economicamente. Che le sue misure possano essere positive per gli USA è certo, ma altrettanto certo è che molto probabilmente saranno negative per noi.


Citazione di: Fharenight il 27 Gennaio 2017, 09:55:50 AMIl problema sono quelli come te, proni ad accettare lo status quo e paurosi anche solo di poter cercare delle soluzioni od impedire che si continui nel proseguimento verso una strada sbagliata.

Onestamente, che io possa essere un problema, mi sembra eccessivo. Io sono un problema a causa delle mie idee? Comunque, a me piace confrontarmi con le persone, argomentando in modo razionale, ma vedo che tu non hai lo stesso interesse perché tu parli per slogan, per etichette, e anche in modo offensivo. Non mi sembra una discussione costruttiva.
   
Citazione di: Fharenight il 27 Gennaio 2017, 09:55:50 AM
Ma mi faccia il piacere...

Appunto... ecco i tuoi argomenti.

donquixote

Citazione di: Eretiko il 26 Gennaio 2017, 15:31:44 PM
Citazione di: donquixote il 26 Gennaio 2017, 11:08:05 AMI suoi seguaci affermano che la globalizzazione ha strappato dall'indigenza oltre un miliardo di persone negli ultimi 20 anni ma invece...
Io non sono seguace di niente, non sono amministratore delegato di una multinazionale, semplicemente sono nato in questo mondo e cerco di comprenderlo per quanto possibile. Esistono forse ingenui che credono che la famosa "globalizzazione" sia stata decisa a "tavolino" da N persone? Ci sono stati altri modelli, ci sono state "terze vie", tutto fallito. Dunque? Potrà non piacere, ma questa è la realtà. O forse c'è qualcuno ancora più ingenuo da credere che è esistita un'era bucolica in cui tutto era bello e perfetto? Ci piaccia o no questo è il capitalismo e il modello, e noi ci siamo dentro, tutti, come schiavi, sia nella globalizzazione sia nel localismo e nel protezionismo.

Quando parlo dei seguaci della globalizzazione non mi riferisco in particolare a te, ma solo appunto ai suoi seguaci, che mi risulta essere molti ad iniziare dal presidente cinese che ha fatto una spericolata conversione ad U rispetto all'ideologia da cui proviene. Mi rendo conto che il mondo è questo, che la direzione verso cui sta andando è chiara e definita, ma il fatto di non poterci fare niente non mi impedisce comunque di evidenziarne la profonda ingiustizia, che certo non si limita alle disuguaglianze economiche di cui fra l'altro non mi potrebbe fregare di meno e che a mio avviso sono meno criticabili di tanti altri aspetti. Il modello non è il capitalismo, al quale sono state opposte le alternative che hanno fallito, ma è, più profondamente,  l'idea moderna che la felicità e il benessere dell'uomo debbano dipendere dal possesso e dal consumo (quindi dalla distruzione) di quanti più oggetti materiali possibile, idea che ha decretato il successo dell'industrialismo che è stato declinato poi nel capitalismo e nelle ideologie alternative. Il modello che critico è questo, e non certo una delle sue declinazioni che sono solo delle varianti ugualmente deprecabili.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

paul11

E' impossible storicamente tornare indietro, ma analizzare cosa abbiamo perso e cosa abbiamo guadagnato in termini di coscienza e di dignità umana che salvaguarda la propria  identità e originalità in quanto esseri senzienti che non hanno rubato a nessuno il diritto di esitere, sì-

O bisogna avere una crescita culturale oppure una sapienza aprioristica per capire se ci stiamo evolvendo o torneremo ad essere scimmie in un mondo altamente tecnologico.
Intendo dire che paradossalmente sono le popolazioni più selvagge quelle più identitarie,quelle che hanno ancora una sapienza aprioristica dettata dal connubio identità di una comunità dentro una tradizione che lega spirito e materia.
Noi uomini tecnologicamnete evoluti abbiamo perso velocemente quella identità, essendo individualisti, atomizzati, deve la regola è farsi i propri affari.
I filosofi più acuti oltre un secolo fa avevano capito il pericolo della tecnica e di quella predisposizione umana ad adattarsi più del topo ad ogni situazione ambientale. la mente "plastica" è fatta anche per un mondo di plastica.
L'uomo è capace di autoconvincersi come la sindrome di Stoccolma, di amare le proprie catene e il proprio aguzzino, pur di trovare una nuova ragione per giustifcarsi esistenzialmente.

Il multiculturalismo e la multirazzialità sono possibili come convivenza solo se si smette di fare retorica da due soldi, si accettano le diversità culturali e provenienza geografica, quindi non si perde la propria originalità identitaria e la propria dignità umana e culturale, perchè non esiste una dignità più di un'altra dignità in quanto ogni umano ha il diritto di far guerra a chiunque lo opprima,dentro o   fuori dalla propria comunità, per difendere la propria dignità per il solo fatto che esiste ; è possible se  si accetta come concetto superiore che il genere umano è l'insieme di appartenenza di tutti, culture e razze  ,per cui si rispetta la diversità.

Non può esistere una democrazia politica senza una democrazia economica.Non può esistere una politica limitata nei poteri dal diritto con una economia illimitata nel potere economico e nella concentrazione delle ricchezze.
Questa è la base del ricatto del grande borghese che si nasconde dalla trasparenza del diritto pagando i prestanomi della politica per bivaccare al banchetto delle briciole che cadono dal suo tavolo.

Il capitalismo è la metafora culturale dello stato brado di natura.Adatto che l'occidentale è impigrito e rincoglionito dal suo stesso" benessere" da paese della cuccagna  che lo ha alienato, educato al "signorsì" in cambio di uno status passato come sicurezza, vincerà alla lunga  l'astuzia, la determinazione e il coraggio di popoli e individui ancora capaci di un minimo di dignità che conoscono ancora il limite oltre il quale ci si ribella e non si sopporta più,proprio perchè capaci di percepirsi ancora come coscienza individuale e sociale.

InVerno

#58
Citazione di: paul11 il 27 Gennaio 2017, 22:42:07 PMIl capitalismo è la metafora culturale dello stato brado di natura.Adatto che l'occidentale è impigrito e rincoglionito dal suo stesso" benessere" da paese della cuccagna  che lo ha alienato, educato al "signorsì" in cambio di uno status passato come sicurezza, vincerà alla lunga  l'astuzia, la determinazione e il coraggio di popoli e individui ancora capaci di un minimo di dignità che conoscono ancora il limite oltre il quale ci si ribella e non si sopporta più,proprio perchè capaci di percepirsi ancora come coscienza individuale e sociale.
Nella prima parte della tua argomentazione (non citata) c'è un sentore di incenso riguardo alle "società identitarie\primitive" quasi Rousseiano, salvo poi dire che il capitalismo è una metafora dello stato brado. Come stanno insieme queste due cose? Detto questo, allo stato brado il "capitalismo" (darwinismo sociale?) regola la vita di tutti gli aderenti alla comunità, il capitalismo moderno si applica solamente alla base della piramide, più si sale verso la punta dei "sacerdoti del capitalismo" più incontri il più forte protezionismo e corportativismo. I plutocrati son capitalisti solo a parole, d'altro canto senza l'illusione dell'ascensore sociale (a che serve se sei già in cima) il capitalismo a che serve? Conviene bloccare l'ascensore. Se questo ha un precedente è invece nelle società statuali dove è già sviluppata una forte aristrocrazia. Quella che Walter Lippmann intuì e poi venne chiamata "la spirale del silenzio" è parte integrante di qualsiasi sistema capitalistico, le alternative sono "fallite" per il semplice fatto che rappresentavano versioni annacquate e meno competitive di quello che vediamo oggi che è "il miglior capitalismo possibile" (per parafrasare Leibniz). Ma cosa abbiamo da aspettarci? L'organizzazione sociale è sempre stata piramidale, di riflesso, i sistemi economici non possono essere che piramidali. E nelle piramidi funziona così, la base è cosi numericamente eccedente che per forza di cose essa deve essere anestetizzata in qualche misura. Finchè non avremo il coraggio di rivedere i rapporti di forza sociali, umani, basati sull'autorità (e quindi sulla gerarchia) quale speranza di vedere un sistema economico di diversa forma? Siamo sicuri che la cultura che tentiamo cosi avidamente di conservare, non sia invece l'ostacolo principale allo sviluppo di sistemi economici diversi e che non prevedano l'anestetizzazione fino all'irrigidimento? Per ora si impara dagli errori, dal collasso per irrigidimento, sperando di non fare una botta "troppo grossa" da non poter recuperare.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

paul11

Citazione di: InVerno il 28 Gennaio 2017, 00:26:10 AM
Citazione di: paul11 il 27 Gennaio 2017, 22:42:07 PMIl capitalismo è la metafora culturale dello stato brado di natura.Adatto che l'occidentale è impigrito e rincoglionito dal suo stesso" benessere" da paese della cuccagna che lo ha alienato, educato al "signorsì" in cambio di uno status passato come sicurezza, vincerà alla lunga l'astuzia, la determinazione e il coraggio di popoli e individui ancora capaci di un minimo di dignità che conoscono ancora il limite oltre il quale ci si ribella e non si sopporta più,proprio perchè capaci di percepirsi ancora come coscienza individuale e sociale.
Nella prima parte della tua argomentazione (non citata) c'è un sentore di incenso riguardo alle "società identitarie\primitive" quasi Rousseiano, salvo poi dire che il capitalismo è una metafora dello stato brado. Come stanno insieme queste due cose? Detto questo, allo stato brado il "capitalismo" (darwinismo sociale?) regola la vita di tutti gli aderenti alla comunità, il capitalismo moderno si applica solamente alla base della piramide, più si sale verso la punta dei "sacerdoti del capitalismo" più incontri il più forte protezionismo e corportativismo. I plutocrati son capitalisti solo a parole, d'altro canto senza l'illusione dell'ascensore sociale (a che serve se sei già in cima) il capitalismo a che serve? Conviene bloccare l'ascensore. Se questo ha un precedente è invece nelle società statuali dove è già sviluppata una forte aristrocrazia. Quella che Walter Lippmann intuì e poi venne chiamata "la spirale del silenzio" è parte integrante di qualsiasi sistema capitalistico, le alternative sono "fallite" per il semplice fatto che rappresentavano versioni annacquate e meno competitive di quello che vediamo oggi che è "il miglior capitalismo possibile" (per parafrasare Leibniz). Ma cosa abbiamo da aspettarci? L'organizzazione sociale è sempre stata piramidale, di riflesso, i sistemi economici non possono essere che piramidali. E nelle piramidi funziona così, la base è cosi numericamente eccedente che per forza di cose essa deve essere anestetizzata in qualche misura. Finchè non avremo il coraggio di rivedere i rapporti di forza sociali, umani, basati sull'autorità (e quindi sulla gerarchia) quale speranza di vedere un sistema economico di diversa forma? Siamo sicuri che la cultura che tentiamo cosi avidamente di conservare, non sia invece l'ostacolo principale allo sviluppo di sistemi economici diversi e che non prevedano l'anestetizzazione fino all'irrigidimento? Per ora si impara dagli errori, dal collasso per irrigidimento, sperando di non fare una botta "troppo grossa" da non poter recuperare.

Perchè nessuna società primitiva applica il capitalismo,non gli conviene è inefficace e inefficente.
Non è vero che la totalità delle singole individualistiche efficace ed efficenze formano una toalità algebricamente  migliore, semplicemnte perchè produce sovrabbondanza e crisi per sovrapproduzione e questa è la grossa contraddizione capitalistica.E pur non essendo degli economisti quei primitiv in comunità hanno i mezzi di produzione, vale adire cucinano insieme, lavorano insieme si distribuiscono il cibo raccolto e cacciato insieme.
Il mutuo soccorso è più efficace ed efficiente dell'individualismo oltre che socialmente autogratificante e quindi c'è meno criminalità o nessuna, e così via.
Non confondiamo la nostra cultura e supremazia tecnologica con quella dei primitivi, con la cultura.
Noi siamo molto più evoluti tecnologicamente, non abbiamo più dignità culturale di nessuno, e non è detto che siamo più felici.

E di nuovo, non confondiamo l'ambito di Rousseau che è il giusnaturalismo, la filosofia morale, del diritto e politica, con i principi economici di Adam Smith.
Darwin, detto per inciso, fu fortemente influenzato dalle risposte che gli diedero gli allevatori inglesi e dal suo amico economista Malthus, famoso per la teoria demografica.

Sono d'accordo sulla piramide sociale nel capitalismo. Ai primi posti ci sono famiglie che come i nobili di un tempo si sposano fra loro.E' la dimostrazione che mutano le forme ,ma non la regola del gioco.

E' una balla che il capitalismo sia il più efficiente ed efficace sistema è chiaramente ideologico.
La dimostrazione che la famiglia proletaria è efficace per economie di scala interne ad essa.
La comunità utilizza pochi mezzi e per tutti e non tanti mezzi per ogni singolo produttore , o utilizzatore o consumatore.
Un telefonino è progettato per un ciclo di vita di circa quattro anni, o si rompe l'hardware o salta la batteria o il software comincia ad essere obsoleto.Il capitalismo impone "usa e getta" perchè la reiterazione del tempo di produzione e del tempo di consumo siano allineati, oppure deve mutare il ciclo economico .
La disoccupazione che è strutturale nel capitalismo per tenere basso il costo del lavoro, è un'ignominia,un'offesa all'onestà intellettuale.Un sistema che accetta tale barbaria solo un'umanità adattata ad essere schiava dei mezzi di produzione come lo è l'attuale ne è capace a sopportarla.
Ti risulta che nella comunità primitiva oltre al capo e allo stregone vi siano gerarchie tecno-funzionali?

La tua chiusa, il finale mi pare contraddittorio con quanto precedentemente scrivi.