mi stanno antipatici

Aperto da mchicapp, 11 Dicembre 2016, 23:12:49 PM

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mchicapp

coloro che non sanno gestire la propria vita. 
a volte si tratta di persone cresciute in famiglie relativamente facoltose, un po' viziate, che non hanno combinato nulla. hanno vissuto di rendita finché non hanno speso tutto quel che avevano ricevuto in eredità. 
a volte si tratta invece di persone di famiglia modesta, che non hanno una gran propensione verso gli studi. tipicamente sono stati piazzati in qualche liceo sociopsicopedagogico, che è il liceo del vorrei-ma-non-posso, e poi cambiano cinque facoltà in sette anni senza combinare nulla.

in questo momento di transizione e di crisi ci sono moltissimi allo sbando.

mai come in questo momento sono richieste solidità, capacità di adattamento, forza di volontà. 

quante persone conoscete che non sanno gestire la propria vita?

bluemax

Citazione di: mchicapp il 11 Dicembre 2016, 23:12:49 PM
coloro che non sanno gestire la propria vita.
a volte si tratta di persone cresciute in famiglie relativamente facoltose, un po' viziate, che non hanno combinato nulla. hanno vissuto di rendita finché non hanno speso tutto quel che avevano ricevuto in eredità.
a volte si tratta invece di persone di famiglia modesta, che non hanno una gran propensione verso gli studi. tipicamente sono stati piazzati in qualche liceo sociopsicopedagogico, che è il liceo del vorrei-ma-non-posso, e poi cambiano cinque facoltà in sette anni senza combinare nulla.

in questo momento di transizione e di crisi ci sono moltissimi allo sbando.

mai come in questo momento sono richieste solidità, capacità di adattamento, forza di volontà.

quante persone conoscete che non sanno gestire la propria vita?
Fammi capire... cosa significa esattamente per te gestire la vita ? °_° appartenere ad un modello che tu pensi sia quello giusto o cosa ? Forse non ho ben compreso, scusami :) 
ciao :)

mchicapp

mai avrei pensato di essere oscura.
saper gestire la propria vita significa avere degli obiettivi compatibili con le proprie potenzialità e adoperarsi per realizzarli. eventuali errori sono punti di riflessione in maniera tale da riuscire  a realizzarsi affettivamente e professionalmente.

non sanno gestire la propria vita coloro che hanno una scarsa consapevolezza dei propri limiti e non sanno far tesoro di errori e sbagli.
non sanno gestire la propria vita coloro che non sono capaci di impegnarsi né affettivamente né professionalmente.

ma non conosci nessuno che vive a ricasco di genitori o di parenti?

Eutidemo

Citazione di: mchicapp il 11 Dicembre 2016, 23:12:49 PM
Quante persone conoscete che non sanno gestire la propria vita?
Soprattutto una: io!
:-\

mchicapp

sei per caso un altro fregato dalla vita per colpa del liceo?
a volte non c'è nulla di più pernicioso del liceo.
intendiamoci, un percorso liceale, se seguito con impegno, interesse e partecipazione, è un percorso formativo. il problema è che siamo pieni di licei farlocchi. sono licei in cui si viene promossi senza merito e dai quali si esce pieni di presunzione, di prosopopea, senza avere solide basi culturali e senza avere neanche un grande metodo di studio.
in troppi poi non riescono neanche a laurearsi e in molti si laureano in facoltà inutili. 
in realtà un liceo formativo è un percorso di studi dal quale si esce avendo abbastanza chiaro chi si è e dove si vuole arrivare.   sbagli ed errori si commettono sempre, ma un conto è saper poi individuare gli errori commessi, un altro è continuare a brancolare nel buio perché non si è in grado neanche di capire dove si è commesso l'errore.

graziashadow1

Teoricamente hai ragione ,all'atto pratico è complicato.
In genere ad avere la strada spianata sono ,gli intraprendenti, i caparbi  comunque vada, nulla togliendo alle raccomandazioni prima e dopo aver finito gli studi ,a prescindere dal grado di intelligenza e di preparazione culturale,sarà l'esperienza a portare nuova luce e riflessioni  sugli sbagli commessi,forse Vale lo spirito di sacrificio.
Viviamo  immersi in una realtà confusa difficile da gestire a priori, causata da quelle esigenze in crescendo di una società dalle grandi ambizioni,.

La gente in genere fa quello che può per tirare a campare,o meglio a gestire la propria vita come hai detto tu.I falliti,i parassiti  ci sono sempre stati,sulle cause non mi posso esprimere.Pessimi figli,bravi genitori,pessime compagnie.
La scuola non può fare il miracolo anche perchè nelle scuole italiane spesso e volentieri gli insegnanti non sono all'altezza dei loro compiti,qui si apre un capitolo difficile da chiudere.

davintro

L'errore è sempre quello di identificare il "combinare qualcosa" con lo svolgere lavori retribuiti. Occorre sradicare la mentalità materialista secondo la quale al di fuori del lavoro (come viene inteso nel senso comune, orari regolati, stipendio a fine mese...) ci sia la noia e la nullafacenza. In realtà per chi ha una mente ricca di interessi culturali il tempo libero dal lavoro può arricchirsi di senso in forma molto più profonda rispetto al "lavoro". Seguire mostre, conferenze, teatro, cinema leggere, scrivere (anche su un forum come questo), frequentare lezioni universitarie anche al di fuori del corso di laurea a cui si è iscritti, semplicemente discutere di massimi sistemi, politica, filosofia, religione... Tutto ciò non è tempo buttato, nullafacenza, è attività, dispendio di energia che produce degli effetti, su se stessi e sugli altri. Ed è qualcosa in cui si esprimono la forza di volontà, il talento, le qualità della persona non necessariamente in misura inferiore a chi lavora. Identificare il tempo non lavorativo come tempo buttato è solo una distorsione dovuta al riduzionismo che, appunto, riduce, il valore e la dignità della persona ad uno stipendio, ed al di fuori di ciò che è utile ad avere uno stipendio, si pensa che la vita non abbia senso, di fatto si riduce volgarmente il singolo ad un ruolo sociale. (il film in cui Fantozzi, una volta andato in pensione, invece di potersi finalmente dedicare a delle passioni o degli hobby si deprime  e finisce per voler tornare a lavorare e a farsi sfruttare dai superiori la trovo un'immagine tristissima che rappresenta efficacemente la povertà si spirito di tanta parte della piccola borghesia italiana, anche se in linea generale adoro il personaggio cinematografico di Paolo Villaggio)

Tale distorsione materialistica della realtà si ripercuote poi sul guidizio che  si dà sullo stato dell'istruzione. Ovviamente nessuno potrebbe essere sciocco al punto di negare l'importanza del denaro nella nostra società, chi può serenamente dedicarsi ad attività extralavorative lo può fare perchè dispone di risorse sufficienti a poter vivere di rendita, quindi si presume che almeno qualcuno dei suoi cari abbia lavorato. Tuttavia, fondamentale è la distinzione tra l'importanza che si dà a qualcosa in quanto "utile", ed in quanto "fine a se stessa". Il denaro è utile, ma non è fine a se stesso, non è un valore da godere e contemplare, ma da utilizzare per acquisire le cose che con esso ci si comprano e di cui si può godere. A questo punto bisognerebbe chiarire cosa si intende col concetto di "lauree inutili"...  Io sono convinto che il ruolo della scuola sia certamente quello di preparare le persone a svolgere professioni e mestieri necessari per il sostentamento proprio e per il'efficente funzionamento della società. Dall'altro, però sia anche quello di dare alle persone le basi fondamentali per poter coltivare con buon profitto nella vita degli interessi culturali che non servono per il profitto economico, ma che l'individuo riconosce come costitutivi di una crescita spirituale interiore. Ecco perchè occorre sempre diffidare del sacrificio dell' inutile in favore dell'utile. L'utile non è mai un valore in sè, ma un mezzo per perseguire un valore, un bene che non rimanda ad altro da sè, e quanto più ci sono dei fini, tanto più ci saranno cose utili. Ciò che a qualcuno appare come inutile può essere utile in relazione ad un fine diverso rispetto a quello a cui tendono coloro che giudicano inutile l'attività degli altri. L'utile cioè è un concetto relativo, e quindi moralmente inferiore rispetto a ciò che è fine a se stesso, "inutile". Se queste "lauree inutili" sono altamente frequentati, allora evidentemente agli occhi di chi le frequenta non sono affatto "inutili" nel senso di "insensate", e se essi hanno scelto in modo consapevole e reponsabile all'interno di un contesto in cui non danneggiano concretamente nessun altro, non vedo perchè condannarli o negare loro la possibilità di continuare nel cammino formativo che hanno scelto di intraprendere

mchicapp

non definirei chi ha interessi culturali e si impegna in studi sia allo sbando.
poi bisogna vedere se riesce a mantenersi del suo (magari può avere ereditato un discreto gruzzolo che gli permette di vivere senza lavorare) oppure parassiteggia a destra e sinistra.

se anche potessi fare meno di lavorare  probabilmente lavorerei lo stesso. magari chiederei un part time, ma lavorerei

Apeiron

Citazione di: mchicapp il 12 Dicembre 2016, 18:36:41 PMmai avrei pensato di essere oscura. saper gestire la propria vita significa avere degli obiettivi compatibili con le proprie potenzialità e adoperarsi per realizzarli. eventuali errori sono punti di riflessione in maniera tale da riuscire a realizzarsi affettivamente e professionalmente. non sanno gestire la propria vita coloro che hanno una scarsa consapevolezza dei propri limiti e non sanno far tesoro di errori e sbagli. non sanno gestire la propria vita coloro che non sono capaci di impegnarsi né affettivamente né professionalmente. ma non conosci nessuno che vive a ricasco di genitori o di parenti?

γνῶθι σαυτόν. Ossia "conosci te stesso". Perchè tanti sono allo sbando (me compreso...)? La cosa più difficile è conoscere se stessi e sempre meno ci viene insegnato a conoscerci e sempre di più a conoscere. La colpa non è solo degli sbandati ma del contesto. Bombardati di informazioni e "consumismo" come siamo non ci chiediamo mai cosa vogliamo fare. Così chi si adatta è colui che è naturalmente predisposto all'adattamento. Chi invece è disadattato si chiede "chi sono?" e scopre di non saperlo. Non che l'altro lo sappia ma le circostanze sono favorevoli e pertanto "non è necessario" che si faccia tale domande. Dunque a mio giudizio più che criticare solo il singolo si dovrebbe criticare il contesto sociale.

Detto questo i "viziati" spesso sono stati e-ducati in modo da "viziati", quindi non è solo colpa loro. E poi uno che ha difficoltà di adattamento mica è il "nemico". Semplicemente è uno che è "diverso".
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

mchicapp

bah....  non ho detto che è nemico. ho detto che mi sta antipatico.

intendiamoci se uno è ricco di famiglia e può permettersi di stare in panciolle tutto il giorno va bene anche che non si impegni in nulla. i problemi nascono quando non si è così tanto ricchi da potersi permettere di non lavorare - a parte che io lavorerei lo stesso - e quindi si è costretti a chiedere a destra e sinistra risorse economiche. 

spesso si tratta di ragazzi che pensano di avere diritto a tutto e danno la colpa dei loro fallimenti al fatto di non essere abbastanza raccomandati. mica capiscono che sono stati preferiti ad un laureato in ingegneria oppure sa 3 lingue ha preso un master alla bocconi in strategie finanziarie.  sottovalutano i risultati degli altri e la buttano sul fatto che gli altri hanno avuto appoggi o sostegni.
non dico che le conoscenze a volte non siano importanti, ma occorre avere anche competenze appetibili

per il resto siamo tutti in cammino verso qualche parte che non sempre ci è chiara fin dall'inizio, per questo a volte ci si sbaglia e si commettono errori. poi si riflette sui propri sbagli, ci si chiede quel che si vuole ottenere e perché e si pianifica una strategia.
tu cosa vuoi fare? che studi hai compiuto? cosa stai facendo? dove vuoi arrivare?

Apeiron

Citazione di: mchicapp il 18 Dicembre 2016, 22:16:35 PMbah.... non ho detto che è nemico. ho detto che mi sta antipatico. intendiamoci se uno è ricco di famiglia e può permettersi di stare in panciolle tutto il giorno va bene anche che non si impegni in nulla. i problemi nascono quando non si è così tanto ricchi da potersi permettere di non lavorare - a parte che io lavorerei lo stesso - e quindi si è costretti a chiedere a destra e sinistra risorse economiche. spesso si tratta di ragazzi che pensano di avere diritto a tutto e danno la colpa dei loro fallimenti al fatto di non essere abbastanza raccomandati. mica capiscono che sono stati preferiti ad un laureato in ingegneria oppure sa 3 lingue ha preso un master alla bocconi in strategie finanziarie. sottovalutano i risultati degli altri e la buttano sul fatto che gli altri hanno avuto appoggi o sostegni. non dico che le conoscenze a volte non siano importanti, ma occorre avere anche competenze appetibili per il resto siamo tutti in cammino verso qualche parte che non sempre ci è chiara fin dall'inizio, per questo a volte ci si sbaglia e si commettono errori. poi si riflette sui propri sbagli, ci si chiede quel che si vuole ottenere e perché e si pianifica una strategia. tu cosa vuoi fare? che studi hai compiuto? cosa stai facendo? dove vuoi arrivare?

Leggevo più inimicizia nel tuo uso del termine "antipatici", chiedo perdono. Detto questo sono d'accordo con te su quei "personaggi" che descrivi, nel senso che anche a me stanno antipatici. Quello che volevo mettere in luce però è che uno può essere così anche percchè condizionato da esempi sbagliati e quindi non riesce a rendersi conto del suo errore. Poi ci sono quelli che pur sapendo di sbagliare non fanno nulla per mancanza di coraggio (qui ahimé sfondi la porta della psicologia...). Altri semplicemente hanno una mentalità e una predisposizione caratteriale più competitiva e hanno più successo ma molti di questi a me stanno antipatici quasi più degli altri perchè vedi proprio (o almeno credo) che non hanno fatto nessun processo di maturazione.

Personalmente mi sono indirizzato verso una carriera in ricerca di fisica teorica seguita da insegnamento. Detto questo non faccio progetti per più di 3-5 anni perchè tanto so che in questi tempi non ha senso farli. Comunque il "conoscere se stessi" è un processo doloroso, faticoso e richiede sacrifici. Nella mia vita ho passato momenti di amarezza, delusioni e rinuncie dopo essermi reso conto con orrore che partivo da presupposti sbagliati. Nonostante questa consapevolezza comunque mi sento un esempio non molto "furbo" da seguire. Tant'è che come mantra ho il "non devo fuggire!" e cosa faccio? A volte mi prende l'ansia e mi rifugio nelle mie comodità. Perchè? Boh credo che sia una sorta di "problema mentale" ma ahimé devo tenermelo e cercare di "tirare avanti" lo stesso...
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

mchicapp

beh... insomma .... è impossibile occuparsi di fisica teorica senza avere una grande determinazione e  senza impegnarsi con dedizione nello studio. forse non saprai ancora cosa farai né dove andrai. questo dipende anche dalle opportunità che ti verranno offerte o riuscirai a trovare. mi sembra comunque che tu ti stia costruendo il tuo futuro. 
mi sembra che tu abbia interessi e ambizioni.
io stavo parlando di ragazzi senza volontà ed incapaci di impegnarsi

Apeiron

Citazione di: mchicapp il 19 Dicembre 2016, 15:39:48 PMbeh... insomma .... è impossibile occuparsi di fisica teorica senza avere una grande determinazione e senza impegnarsi con dedizione nello studio. forse non saprai ancora cosa farai né dove andrai. questo dipende anche dalle opportunità che ti verranno offerte o riuscirai a trovare. mi sembra comunque che tu ti stia costruendo il tuo futuro. mi sembra che tu abbia interessi e ambizioni. io stavo parlando di ragazzi senza volontà ed incapaci di impegnarsi

Ah non volevo dare l'idea di essermela presa, volevo solo cercare di "ampliare" il discorso e vedere che tale problema che (giustamente) hai notato in questa società in realtà ha radici MOLTO profonde e cioè si basa sulla struttura della società stessa! :)
Ad esempio l'iper-protezionismo dei genitori, una formazione solo culturale e non pragmatica, un generale disinteresse ai "grandi temi" ha diciamo indebolito in linea di massima la forza di volontà, ergo ciò ha causato una generazione di "gente che non sa gestirsi".

Guarda per il discorso personale ti dirò che a me la fisica piace, ma è un piacere quasi "contemplativo". Una cosa che mi trattiene è vivere all'estero per esempio a causa di fobie varie (paura di volare e guidare per esempio) e incapacità nel gestirmi la vita da solo. Diciamo che sto provando con molto sforzo a costruirmi il futuro però per "spezzare una lancia" a chi non prova a costruirselo dico semplicemente che non è facile e che oggi nessuno ci insegna a dare valore alla fatica e pochi sono realmente disposti ad aiutarti in queste cose perchè la maggior parte degli adulti le danno "per scontate". Personalmente ho deciso che era "più di valore" affrontare i propri problemi ma sono ben consapevole della mia limitatezza e sono anche consapevole che molto probabilmente fallirò per questi miei limiti. Poi eh non lo dico per vantarmi anche perchè ritengo di essere estremamente imperfetto e pieno di difetti.

Poi eh anche a me i cosiddetti "bamboccioni" che non soffrono per essere tali mi paiono viziati e antipatici però secondo me è che ciò è anche il risultato di una società "difettosa" oltre che del problema del singolo. Poi eh per un debole come me questa società è meglio che quella di cinquant'anni fa ma questo è un altro discorso  :)
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

davintro

Citazione di: Apeiron il 19 Dicembre 2016, 19:38:44 PM
Citazione di: mchicapp il 19 Dicembre 2016, 15:39:48 PMbeh... insomma .... è impossibile occuparsi di fisica teorica senza avere una grande determinazione e senza impegnarsi con dedizione nello studio. forse non saprai ancora cosa farai né dove andrai. questo dipende anche dalle opportunità che ti verranno offerte o riuscirai a trovare. mi sembra comunque che tu ti stia costruendo il tuo futuro. mi sembra che tu abbia interessi e ambizioni. io stavo parlando di ragazzi senza volontà ed incapaci di impegnarsi
Ah non volevo dare l'idea di essermela presa, volevo solo cercare di "ampliare" il discorso e vedere che tale problema che (giustamente) hai notato in questa società in realtà ha radici MOLTO profonde e cioè si basa sulla struttura della società stessa! :) Ad esempio l'iper-protezionismo dei genitori, una formazione solo culturale e non pragmatica, un generale disinteresse ai "grandi temi" ha diciamo indebolito in linea di massima la forza di volontà, ergo ciò ha causato una generazione di "gente che non sa gestirsi". Guarda per il discorso personale ti dirò che a me la fisica piace, ma è un piacere quasi "contemplativo". Una cosa che mi trattiene è vivere all'estero per esempio a causa di fobie varie (paura di volare e guidare per esempio) e incapacità nel gestirmi la vita da solo. Diciamo che sto provando con molto sforzo a costruirmi il futuro però per "spezzare una lancia" a chi non prova a costruirselo dico semplicemente che non è facile e che oggi nessuno ci insegna a dare valore alla fatica e pochi sono realmente disposti ad aiutarti in queste cose perchè la maggior parte degli adulti le danno "per scontate". Personalmente ho deciso che era "più di valore" affrontare i propri problemi ma sono ben consapevole della mia limitatezza e sono anche consapevole che molto probabilmente fallirò per questi miei limiti. Poi eh non lo dico per vantarmi anche perchè ritengo di essere estremamente imperfetto e pieno di difetti. Poi eh anche a me i cosiddetti "bamboccioni" che non soffrono per essere tali mi paiono viziati e antipatici però secondo me è che ciò è anche il risultato di una società "difettosa" oltre che del problema del singolo. Poi eh per un debole come me questa società è meglio che quella di cinquant'anni fa ma questo è un altro discorso :)

Sinceramente non condivido per nulla quest'idea moralista secondo cui bisogna disprezzare la comodità e le persone che la ricercano...
sarò franco, io non reputo la fatica e il sacrificio come dei valori, credo che il considerarli come tali nasca dalla confusione della percezione, corretta, della loro necessità per raggiungere determinato obiettivi, col fatto che una vita sofferta e faticosa sia una vita da elogiare rispetto a chi, senza fare del male a nessuno, riesce a condurre uno stile di vita sereno e relativamente facile. Un conto è essere disposti  scrifici per raggiungere un bene, un altro pensare che quanto più uno fà sacrifici quanto più dovrebbe essere apprezzato, come se il benessere fosse una colpa. Un esempio banale: io, che odio alzarmi presto la mattina compio un sacrificio nell'alzarmi alle 7.00 per recarmi alle lezioni, ma sono disposto a farlo per ricavare un bene maggiore, cioè il frequentare la lezione che mi interessa. Ma se la stessa lezione iniziasse a mezzogiorno ed io potessi restare a letto più tempo ed alzarmi con più calma, in modo più piacevole, non reputerei la mia giornata come più "immorale" rispetto ad una giornata più faticosa. Il mio obiettivo nella vita non è faticare e fare sacrifici, sono disposto ad accettarli per raggiungere un bene che penso mi possa ripagare, ma non li cerco come "beni in sè". Il mio obiettivo è la felicità, da raggiungere vivendo nel modo più piacevole possibile ed evitando di impedire la ricerca della felicità degli altri. Perchè dovrebbe essere una colpa? Se un "bamboccione" non soffre la sua condizione e non fà soffrire altre persone, perchè andrebbe disprezzato? Fintanto che è felice così  e non fà del male a nessuno è giusto che continui a vivere la sua vita. Bene è tutto ciò che produce la felicità, male tutto ciò che produce sofferenza, questa è la mia etica. la fatica è un male necessario, ma pur sempre un male, perchè è la percezione del proprio agire come un qualcosa di innaturale nei confronti della persona, mentre un'esistenza davvero realizzata è al contrario quella in cui ciascuno svolge le attività più consone alle sue inclinazioni, e conseguentemente più piacevoli da svolgere. Più che educare i giovani alla fatica andrebbero educati ald una maggiore autoconsapevolezza, ad uno sforzo di introspezione che consenta loro di capire meglio i loro talenti, i loro limiti, per poter orientare la loro energia in ciò in cui le loro qualità naturali possano meglio emergere, in modo che il loro agire sia il più possibile piacevole, non alienante, e la società stessa ne possa beneficiare

Apeiron

Citazione di: davintro il 19 Dicembre 2016, 20:58:23 PM
Citazione di: Apeiron il 19 Dicembre 2016, 19:38:44 PM
Citazione di: mchicapp il 19 Dicembre 2016, 15:39:48 PMbeh... insomma .... è impossibile occuparsi di fisica teorica senza avere una grande determinazione e senza impegnarsi con dedizione nello studio. forse non saprai ancora cosa farai né dove andrai. questo dipende anche dalle opportunità che ti verranno offerte o riuscirai a trovare. mi sembra comunque che tu ti stia costruendo il tuo futuro. mi sembra che tu abbia interessi e ambizioni. io stavo parlando di ragazzi senza volontà ed incapaci di impegnarsi
Ah non volevo dare l'idea di essermela presa, volevo solo cercare di "ampliare" il discorso e vedere che tale problema che (giustamente) hai notato in questa società in realtà ha radici MOLTO profonde e cioè si basa sulla struttura della società stessa! :) Ad esempio l'iper-protezionismo dei genitori, una formazione solo culturale e non pragmatica, un generale disinteresse ai "grandi temi" ha diciamo indebolito in linea di massima la forza di volontà, ergo ciò ha causato una generazione di "gente che non sa gestirsi". Guarda per il discorso personale ti dirò che a me la fisica piace, ma è un piacere quasi "contemplativo". Una cosa che mi trattiene è vivere all'estero per esempio a causa di fobie varie (paura di volare e guidare per esempio) e incapacità nel gestirmi la vita da solo. Diciamo che sto provando con molto sforzo a costruirmi il futuro però per "spezzare una lancia" a chi non prova a costruirselo dico semplicemente che non è facile e che oggi nessuno ci insegna a dare valore alla fatica e pochi sono realmente disposti ad aiutarti in queste cose perchè la maggior parte degli adulti le danno "per scontate". Personalmente ho deciso che era "più di valore" affrontare i propri problemi ma sono ben consapevole della mia limitatezza e sono anche consapevole che molto probabilmente fallirò per questi miei limiti. Poi eh non lo dico per vantarmi anche perchè ritengo di essere estremamente imperfetto e pieno di difetti. Poi eh anche a me i cosiddetti "bamboccioni" che non soffrono per essere tali mi paiono viziati e antipatici però secondo me è che ciò è anche il risultato di una società "difettosa" oltre che del problema del singolo. Poi eh per un debole come me questa società è meglio che quella di cinquant'anni fa ma questo è un altro discorso :)
Sinceramente non condivido per nulla quest'idea moralista secondo cui bisogna disprezzare la comodità e le persone che la ricercano... sarò franco, io non reputo la fatica e il sacrificio come dei valori, credo che il considerarli come tali nasca dalla confusione della percezione, corretta, della loro necessità per raggiungere determinato obiettivi, col fatto che una vita sofferta e faticosa sia una vita da elogiare rispetto a chi, senza fare del male a nessuno, riesce a condurre uno stile di vita sereno e relativamente facile. Un conto è essere disposti scrifici per raggiungere un bene, un altro pensare che quanto più uno fà sacrifici quanto più dovrebbe essere apprezzato, come se il benessere fosse una colpa. Un esempio banale: io, che odio alzarmi presto la mattina compio un sacrificio nell'alzarmi alle 7.00 per recarmi alle lezioni, ma sono disposto a farlo per ricavare un bene maggiore, cioè il frequentare la lezione che mi interessa. Ma se la stessa lezione iniziasse a mezzogiorno ed io potessi restare a letto più tempo ed alzarmi con più calma, in modo più piacevole, non reputerei la mia giornata come più "immorale" rispetto ad una giornata più faticosa. Il mio obiettivo nella vita non è faticare e fare sacrifici, sono disposto ad accettarli per raggiungere un bene che penso mi possa ripagare, ma non li cerco come "beni in sè". Il mio obiettivo è la felicità, da raggiungere vivendo nel modo più piacevole possibile ed evitando di impedire la ricerca della felicità degli altri. Perchè dovrebbe essere una colpa? Se un "bamboccione" non soffre la sua condizione e non fà soffrire altre persone, perchè andrebbe disprezzato? Fintanto che è felice così e non fà del male a nessuno è giusto che continui a vivere la sua vita. Bene è tutto ciò che produce la felicità, male tutto ciò che produce sofferenza, questa è la mia etica. la fatica è un male necessario, ma pur sempre un male, perchè è la percezione del proprio agire come un qualcosa di innaturale nei confronti della persona, mentre un'esistenza davvero realizzata è al contrario quella in cui ciascuno svolge le attività più consone alle sue inclinazioni, e conseguentemente più piacevoli da svolgere. Più che educare i giovani alla fatica andrebbero educati ald una maggiore autoconsapevolezza, ad uno sforzo di introspezione che consenta loro di capire meglio i loro talenti, i loro limiti, per poter orientare la loro energia in ciò in cui le loro qualità naturali possano meglio emergere, in modo che il loro agire sia il più possibile piacevole, non alienante, e la società stessa ne possa beneficiare

Su questo non dico che bisogna costringere la gente a "darsi da fare". Però secondo me in giro ci sono talenti sprecati proprio perchè come ho già detto molti non fanno un tentativo di "conoscere se stessi". Se lo facessero forse troverebbero delle passioni in cui fiorire (e personalmente non sto pensando a un lavoro retribuito, considero anche questo forum un modo per "darsi da fare"). Uno che non fa soffrire altre persone non va disprezzato però a volte c'è gente che non fa nulla e fa soffrire i suoi parenti perchè devono manterlo. Ecco ad esempio il non voler essere sempre mantenuto mi da una spinta per lavorare.

Comunque sono d'accordissimo con te che bisogna educare i giovani all'autoconsapevolezza MA il "conoscere se stessi" è già un "mettersi alla prova" e un "darsi da fare". La fatica inzia già nel tentativo di capire le proprie aspirazioni. Il punto è che la pigrizia può anche ostacolare ciò e certamente l'avere troppe (non tante ma "troppe"!) comodità di certo non aiuta a compiere il cammino della consapevolezza di sé. Per esempio io sinceramente non dico di conoscermi però ci provo   ;)

P.S. Rileggiti quanto ho scritto nella Risposta #8. Vedrai che non la vediamo troppo diversamente. Motivo per cui non è che do tanta colpa ai giovani in sé. Più che altro la do al contesto!
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)