Ma il popolo non sa ciò che vuole !

Aperto da viator, 02 Aprile 2021, 15:40:04 PM

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viator

Salve. Avrei voluto esprimermi in forma interrogativa, ma il regolamento del Forum sembra vieti di titolare gli argomenti attraverso delle domande, dei quesiti espliciti.


Naturalmente quando affermo che il popolo non sa ciò che vuole (tale è la mia personale opinione)......non sto certo affermando che nessuno, tra il popolo, sappia individualmente ciò che vuole !.


Anzi l'aspetto beffardo, a mio parere, sarebbe proprio che ciascuno sa (meglio : è convinto di sapere) ciò che vuole (meglio ancora : ciascuno crede di sapere ciò che vuole ed è convinto che ciò che egli vuole sia proprio quello che - una volta ottenutolo - sarebbe proprio ciò che gli serve !).........ma nonostante ciò (od a causa di ciò ?) l'insieme dei qualcuno non riesce ad esprimere ciò che tutti vorrebbero.......e men che meno ciò che alla collettività (a livello di obbiettivi ed atti concreti) servirebbe.


Ma - sempre a mio parere - la cosa ancora più stupefacente sarebbe che il popolo, pur non sapendo bene ciò che vuole............................alla fine di ciascun ciclo di scelte da esso popolo operate (le elezioni oppure - se esse vengono a mancare - le rivoluzioni) riesce sempre ad ottenere quello si merita ! Siete ad esempio d'accordo circa il fatto che il nostro Paese abbia sempre ottenuto ciò che si meritava ?. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ivo Nardi

Citazione di: viator il 02 Aprile 2021, 15:40:04 PM
Salve. Avrei voluto esprimermi in forma interrogativa, ma il regolamento del Forum sembra vieti di titolare gli argomenti attraverso delle domande, dei quesiti espliciti.
Per il futuro, vorrei puntualizzare che nel regolamento non c'è scritto ciò che lei sostiene ma:
nella premessa (riguardo i titoli)
Utilizzare nell'aprire una discussione un titolo che possa riassumere nel modo migliore possibile l'argomento di questa

Nel punto 8 (riguardo i contenuti)
Non verranno accettati messaggi che contengono semplici domande

Grazie
Possiamo dare infinite interpretazioni a un riflesso confuso nell'acqua,
ma l'immagine che dà origine a quel riflesso è soltanto una.

Ipazia

Il popolo esiste solo nella fantasia dei populisti di destra e di sinistra, accomunati dal medesimo mantra: siamo tutti sulla/nella stessa barca.

Esistono classi, caste, ceti, gruppi d'interesse, generi, ... Da sempre è così.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve Ipazia. Grazie della precisazione anche se assai poco rincuorante : L'ho sempre detto che la nostra gloriosa Costituzione (oooops!! gloriosa non ancora ! Sorta da un glorioso intermezzo della nostra storia.......quello sicuramente !) andrebbe riformata ed epurata da certi termini. Anche se poi non cambierebbe un bel tubo.

Quindi non solo il popolo non saprebbe (a mio parere) ciò che vuole.........ma addirittura non esisterebbe. Ma allora.............vuoi che possa essere questa la ragione per la quale esso popolo non sa una bella mazza ?.

E la barca comune ? Oltre che vuota sarebbe pure senza meta ? Ricordi la tristissima canzonetta : ".....E la barca tornò sola...!". Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

iano

#4
E a me che me ne importa? :P 
Geniale dissacrante Carosone.
Paradossalmente il popolo non ha bisogno di sapere ciò che vuole perché le sue scelte sembrano determinate da un riflesso condizionato culturalmente.
Si può provare a cambiare le culture , magari usando la geniale e dissacrante ironia di Carosone, più che tentare di incentivare l'uso della ragione restando frustrati dal fallimento.
In teoria occorrerebbe adeguare le culture alle contingenze, ma più esse sono importanti maggiore e' l'inerzia che mostrano.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Socrate78

#5
E' praticamente certo che il fascismo è stato voluto da una gran fetta del popolo italiano e che quindi era ciò che molti meritavano in quanto lo avevano di fatto scelto, nel primo Dopoguerra infatti una massa di italiani frustrati per la disoccupazione post-bellica, una fetta numerosa di nazionalisti e di borghesi dalle idee vagamente di destra,  un gran numero di industriali spaventati dal pericolo comunista, iniziò a sostenere attivamente i fasci, a sovvenzionarli, a votarli, sino a far crescere tantissimo quello che era alle origini (marzo 1919) un ristrettissimo manipolo di persone dalle idee ancora confuse e contraddittorie, ma accomunate dalla frustrazione per gli esiti della guerra e per la difficoltà a reinserirsi nel contesto sociale. Gli stessi politici poi iniziarono a credere che il fascismo potesse essere progressivamente normalizzato e inserito nella dialettica democratica, senza tener conto del fatto che si impose sin dall'inizio con la violenza dello squadrismo e che Mussolini, già nel primo discorso alla Camera, usò toni ricattatori che erano da dittatore, disse testualmente :"Avrei potuto fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Avrei potuto sprangare il Parlamento e formare un governo di soli fascisti ma non ho, almeno in questo primo momento, voluto.....". Il messaggio era chiaro, intendeva dire che era soltanto lui ad avere in mano la situazione. Ma i politici non recepirono i segnali, li sottovalutarono, fiancheggiarono Mussolini in funzione antisocialista, e quindi quando poi il tutto sfociò in dittatura si può dire che la meritassero, come la meritarono i tanti italiani che votarono per il fascismo nelle elezioni dell'aprile 1924. Lo meritò il re Vittorio Emanuele III che non firmò lo stato d'assedio preparato in fretta e furia dall'uscente ministero Facta, perché se dichiarava lo stato d'assedio e mandava l'esercito avrebbe avuto facilmente ragione delle squadre fasciste che erano disorganizzate e mal armate, ma per paura di disordini interni decise invece di chiamare Mussolini alla guida del governo.
Così pure ancor prima il popolo italiano ha anche meritato la Grande Guerra del 1915/1918, perché con manifestazioni di piazza entusiaste ha appoggiato le scelte dei nostri governanti di stracciare la Triplice Alleanza con l'Austria per far intervenire l'Italia a fianco delle potenze Alleate (patto segreto di Londra), il paese fu percorso da un'ondata di entusiasmo nazionalista che voleva la guerra, e quindi l'ha scelta.








viator

Salve Socrate78. Bravo. Le nostre restano opinioni personali (diversissime sotto tanti altri riguardi) ma una rinfrescatina di fatti (noti agli anziani ma perfettamente ignoti alle balde gioventù d'oggigiorno) male non fa, benchè l'elenco di ciò che il nostro Paese ha "meritato" è amplissimamente estensibile a prima del 1922 ed a dopo il 1943. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Non credo che i contadini italiani siano andati a morire entusiasti per le quattro pietre del Carso, tant'è che ce li mandarono a suon di decimazioni. E lo stesso dicasi per gli operai che si trovarono le case del popolo e le sedi sindacali incendiate dai fascisti subito dopo.

Le solite generalizzazioni che non lasciano nemmeno il tempo che trovano. E' il potere dominante che di volta in volta decide quello che chi il potere non ce l'ha deve fare. Lo fa alternando bastone e carota, garantendosi una milizia armata, e ideologica, per poter governare.

Il popolo della Costituzione è un'invenzione liberale e socialpopulista che non ha riscontro nella realtà. Il "popolo" nelle cosiddette democrazie liberali serve solo ad eleggere dei pupi i cui fili sono mossi da norme e apparati, ormai sovranazionali, a tutela dei poteri reali: politico-economico-militari. Totalmente extracostituzionali.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

#8
Il nostro paese ha sempre avuto ciò che si meritava? Domanda interessante ma che semplifica ciò che è estremamente complesso. L'Italia, ad esempio, meritava di essere smembrata come la Germania, al termine della seconda guerra mondiale ma ciò non accadde. La Repubblica di Venezia meritava all'inizio del 500 di unificare almeno il nord-Italia, ma ciò non accadde. Addirittura i Longobardi avrebbero potuto creare un Regno d'Italia, in opposizione al neocostituito regno dei Franchi, ma ciò non accadde (o meglio, accadde ma ebbe una esistenza effimera). Sono tre esempi, i primi che mi sono venuti in mente, che servono a fare una distinzione, quella fra istituzioni e cultura di una società. Sono due sfere che si intersecano ma non sono mai la stessa cosa. Le Istituzioni tendono a perseguire i loro interessi, che non sono mai gli stessi della società e quindi puoi dire quanto ti pare che "il popolo se lo è meritato", ma la verità di quel merito è spesso in istituzioni transglobali, come le grandi potenze, le multinazionali, la chiesa cattolica, le narcomafie.
Però si può vedere il problema anche dal punto di vista del cosiddetto "popolo", ed allora qualche domanda sull'italiano "tipico" la dobbiamo porre e non saremmo neppure i primi. Già Guicciardini sottolineava come gli italiani fossero amanti del "particulare". In tempi più recenti, Banfield ha opportunamente definito le relazioni in un paesino della Basilicata, come "familismo amorale" e direi che il "familismo amorale" è un pò il marchio di fabbrica degli italiani, da Trento a Pantelleria. Un familismo amorale che però si struttura a causa di malgoverni e attività predatorie degli amministratori. Laddove vige un governo migliore, anche il familismo tende a diventare meno immorale.
Inoltre vi sono eventi che nel respiro lungo della storia, continuano a far sentire il loro fiato. L'impero Romano, ad esempio, non è mai del tutto terminato. Ha lasciato delle immense eredità culturali. Il fatto che l'inglese sia lingua franca da neppure un secolo fa sorridere. Il latino è stata lingua dell'occidente dall'anno zero al 1700.
Fra questi eventi cruciali ne sottolineo uno, accaduto successivamente all'affissione delle 95 tesi, il 31 ottobre 1517, da parte di Lutero.
Il problema dell'Italia e del suo destino è stato fissato per i secoli del passato e per quelli a venire da un processo culturale che fu promosso da una Istituzione, la Chiesa e che incise profondamente sulla cultura dell'Italia: "La Controriforma". Un evento che aveva un significato difensivo, di fronte ad eventi che spostavano l'asse del potere dal Mediterraneo all'Atlantico. Era il sigillo posto su una verità storica: L'Italia da centro dell'Occidente, com'era nel Rinascimento, a periferia dell'Occidente. Ce lo siamo meritati? Difficile dirlo. Colombo non avrebbe dovuto scoprire le Americhe. Oppure gli italiani avrebbero dovuto mettere mano ai forconi e defenestrare i legati imperiali. La Controriforma, in qualche modo ha stabilito un tratto degli italiani che è diventato quasi "genetico", ovvero quello di essere dei soggetti che camminano in avanti, ma con la testa rivolta all'indietro.
In ogni caso parlare di responsabilità e di meriti è estremamente impervio.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#9
Diciamo che fino a un certo punto della storia la nascita e il destino dei popoli è stato determinato dalla geografia e più in generale dalle condizioni ambientali.
Oggi regnano le multinazionali globali, che prescindono dalla patria, e tutto ciò diventa meno importante.
La storia è ad una svolta e forse non avrà più senso in futuro parlare di popoli.
Il rischio per noi Italiani adesso è quello di adagiarci a vivere di rendita svendendoci come un souvenir.
Certamente il familismo non ci aiuta se mai l'abbia fatto.
Ma sicuramente è radicato in noi se nella recente storia italiana di spie gli avvocati lo hanno chiamato in causa a difesa del loro cliente, sapendo di toccare le giuste corde, e facendoci magari un favore, mettendo in piazza i paradossi del familismo.
Si può condannare un cittadino, ma non un padre di famiglia.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

tiziano gorini

Quando ancora insegnavo (ora sono in pensione...) ogni volta che durante la lezione di Storia dovevo pronunciare la parola "popolo" avevo un momento di perplessità, avvertivo una interiore resistenza, tant'è che sovente mi mettevo a far digressioni, manifestando la mia avversione per quella parola, per quel concetto, talvolta provando a farne una sintetica genealogia. Il  fatto è che il popolo non esiste finché qualcuno non prova, per un motivo o per un altro, a farlo esistere (avete presente? "Abbiamo fatto l'Italia, ora bisogna fare gli Italiani! - D'Azeglio). E' un concetto talmente vago ed equivoco che lo si può stirare in qua e in là, specialmente di questi tempi: il popolo italiano, il popolo romano...ho letto addirittura: il popolo del PD, il popolo della Lega; nella mia città, dove c'è una diatriba tra chi vuole costruire un moderno porto turistico e chi no, è nato anche un "popolo delle barchette", ovviamente composto da "popolani" che si oppongono ai ricchi diportisti con lo yacht.
"Popolo" è una massa di persone la quale, benché attraversata da diversità sociali e conflitti, ritiene di avere o a cui si fa credere di avere una identità collettiva, formata da elementi storici, linguistici, religiosi, ecc.; ovviamente cambia nel tempo, proprio perché questi elementi, quand'anche non fossero inventati, sono cangianti; inoltre il modo migliore per far credere alla massa d'essere un popolo è avere un nemico, in modo da poter essere "noi" contro  "loro".  C'è un bel libro di Eric Hobsbawm, L'invenzione della tradizione, che tratta proprio di come si può inventare una identità collettiva, un popolo; nel libro c'è anche la spiegazione esilarante del kilt scozzese, che è appunto ritenuto un elemento identitario e che invece è stata una invenzione inglese, che nel 1844 fu rifilato come divisa al reggimento scozzese.
Io preferisco il termine "popolazione", che è abbastanza neutro: un insieme di persone che in un tempo dato vivono entro i confini di un'entità territoriale. Quanto meno è inclusivo. Una volta a mo' di esempio, discutendo del razzismo strisciante che appunto strisciava in una mia classe, domandai: - Si può dire che Arber (un mio alunno giunto in Italia sul gommone dall'Albania all'età di 4 anni, al momento ne aveva 18) fa parte del popolo italiano? Risposta maggioritaria: No. - Si può dire che Arber fa parte della popolazione italiana? Risposta unanime: Sì.
Talvolta uso anche il termine "moltitudine", però questo è un termine denso, filosoficamente pregnante, che rimanda a Spinoza, ecc. da usare con le molle; forse conviene lasciarlo a Toni Negri (anche se  l'ha usato frequentemente Manzoni in I promessi sposi, al posto di "canaglia" e "marmaglia").

viator

Salve Tiziano. Giusta anche se troppo sottile distinzione per i più. "popolo" è termine che attiene all'ambito storico-culturale..........."popolazione" invece attiene all'ambito geografico, biologico, statistico. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

inquieto68

Un mio amico sociologo ripete spesso che "la società non esiste". Sicuramente non esiste (più) nel qui ed ora della nostra civiltà "occidentale". Esistono reti. gruppi, sottoculture, diversificate l'una dall'altra per valori, principi etici, comportamenti, simboli.
Questo quadro rende ancora più impegnativo l'utilizzo del termine "popolo" per indicare, ad esempio, la totalità degli italiani.


Se però usiamo il termine popolo come semplicistico sinonimo di "volgo", confesso di credere ancora, ad esempio, nel principio della sovranità del popolo. Certo, il popolo/volgo non è necessariamente illuminato, informato, consapevole, ma credo abbia almeno la capacità di desiderare e di intuire, pur essendo queste qualità facilmente suggestionabili dalla propaganda (dunque dai poteri).  Dunque il popolo/volgo non è infallibile, può compiere scelte sciagurate, ma questo non per un'intrinseca ed inevitabile incapacità.
Situazioni di generalizzata oppressione/malessere, o al contrario di particolare serenità/benessere, possono far nascere sentimenti collettivi molto chiari ed utili all'emancipazione di tutti e di ciascuno.

sapa

#13
Citazione di: inquieto68 il 14 Aprile 2021, 17:42:22 PM
Un mio amico sociologo ripete spesso che "la società non esiste". Sicuramente non esiste (più) nel qui ed ora della nostra civiltà "occidentale". Esistono reti. gruppi, sottoculture, diversificate l'una dall'altra per valori, principi etici, comportamenti, simboli.
Questo quadro rende ancora più impegnativo l'utilizzo del termine "popolo" per indicare, ad esempio, la totalità degli italiani.


Se però usiamo il termine popolo come semplicistico sinonimo di "volgo", confesso di credere ancora, ad esempio, nel principio della sovranità del popolo. Certo, il popolo/volgo non è necessariamente illuminato, informato, consapevole, ma credo abbia almeno la capacità di desiderare e di intuire, pur essendo queste qualità facilmente suggestionabili dalla propaganda (dunque dai poteri).  Dunque il popolo/volgo non è infallibile, può compiere scelte sciagurate, ma questo non per un'intrinseca ed inevitabile incapacità.
Situazioni di generalizzata oppressione/malessere, o al contrario di particolare serenità/benessere, possono far nascere sentimenti collettivi molto chiari ed utili all'emancipazione di tutti e di ciascuno.
Sì, concordo con te, inquieto68, dal popolo non solo cantonate sanguinose, ma anche obiettivi "chiari ed utili". Dire che il popolo (italiano) ha sempre avuto quanto si meritava, è un giudizio a posteriori, inquinato a mio avviso dalla presunzione di non essere al livello del "volgo" e quindi di non essere "volgo". Il popolo sbaglia, come sbagliano i politici, gli scienziati, i medici, direi tutti, ma  come  quello italiano ha preso la strada sbagliata con Mussolini, poi ha saputo insorgere, per liberarsene. Il concetto che qualsiasi cosa il popolo voglia e faccia per giungere all suo obiettivo sia un errore, le cui conseguenze negative sono il giusto e meritato compenso,  è una visione pessimistica e, secondo me,  un po' snob. Figlia forse della morale che scaturisce dalla celebre favola di Esopo " Le rane chiedono un re" ( o re Travicello), entrata nel sentire comune come un appello ad accontentarsi, chè dalla padella alla brace è un attimo.

Ipazia

Citazione di: inquieto68 il 14 Aprile 2021, 17:42:22 PM
Un mio amico sociologo ripete spesso che "la società non esiste".

Prima del tuo amico sociologo lo disse la vampira ultraliberista che rispondeva al nome di Margaret Tatcher. E' chiaro che se si vuole un mondo sociodarwinista homo homini lupus la prima cosa da togliere di mezzo è la società, ovvero il luogo della socialità, la polis, come la intendevano i fondatori della civiltà occidentale. Direi che in questa involuzione verso la barbarie preclassica siamo già ad uno stadio molto avanzato. Senza neppure uno straccio rosso su cui poter cantare: avanti popolo alla riscossa.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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