LE POLITICHE REPRESSIVE

Aperto da Visechi, 16 Dicembre 2024, 21:59:36 PM

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Jacopus

Caro Visechi, sono talmente d'accordo con te da non dover aggiungere neppure una virgola a quello che hai scritto finora. Aggiungo questo inutile post solo per farti sapere che non intervengo perché o dovrei scontrarmi contro chi si oppone a quello che scrivi e non ne ho voglia, o ripeterei le tue tesi, molto ben argomentate. Dovrebbero esserci più Visechi in Italia.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Visechi

Opsssss!

Grazie per l'apprezzamento!

InVerno

L'africa sarà ancora in boom demografico per un trentina d'anni, sempre che fra trent'anni le donne africane abbiano ottenuto il controllo del ciclo riproduttivo acquisendo diritti, gli anticoncenzionali si diffonderanno, la mortalità infantile diminuirà e verranno consolidati sistemi pensionistici. Così è accaduto nelle altre nazioni che si sono industrializzate e hanno lentamente riassorbito l'incremento demografico, ma non c'è nessuna garanzia che accada anche in africa, è solo wishfull thinking occidentale convinto che sia solo questione di tempo, come pensavano degli arabi. In realtà probabilmente il progresso africano verrà decapitato dal cambiamento climatico di cui subiranno le peggiori conseguenze. Queste sono le premesse, e tu pensi che minimo per i prossimi trent'anni ma possibilmente anche molti di più, questi continueranno ad arrivare qui e aumentare in numero e proporzione, e tu andrai in giro in italia ed europa convicendo all'accoglienza mostrando le foto dei morti e mendicando compassione, il tuo slogan politico "scusate non possiamo farci niente". Tu dici servirebbe un "Hitler", beh, praticamente stai mettendo gli ingrendienti perfetti per fare una macumba e resuscitarlo...
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jacopus

#33
Lo scandalo della questione migratoria è trattarla come questione tecnica invece che trattarla come questione politica. In un mondo in cui le merci hanno diritto di cittadinanza globale, questo diritto si nega alle persone, capolavoro delle strutture politiche odierne in termini di alienazione. Siccome tutti siamo sotto scacco e a rischio di essere mercificati e resi oggetto, si mette in moto il meccanismo di allontanare da noi questo rischio, "accollandolo" a qualche altro strato della popolazione umana. Tutto ciò, inoltre, accade in un contesto da doppio o triplo legame, poiché tutte le carte fondamentali dell'Occidente proclamano la tutela dei diritti fondamentali dell'uomo (non del cittadino, come è possibile osservare anche nei principi fondamentali della costituzione italiana), salvo applicarli come capita e secondo il fiuto dei politici di turno. Ma ancora più paradossale è questo "dagli all'immigrato", quando intere filiere del lavoro in Italia si reggono ormai sul lavoro degli immigrati, che sono contributori attivi del Pil, al netto della bilancia reddito prodotto/aiuti economici per l'integrazione.

Il problema non è tanto creare una macumba per rigenerare Hitler, ma studiare i meccanismi profondi che permettono la sopravvivenza di Hitler dentro ognuno di noi, attraverso le strutture sociali, familiari ed economiche.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

L'ultima volta che qualcuno ha voluto imporre l'altruismo agli uomini non è andata bene.. Anche tu Jacopus, sulla scena di due incidenti stradali di uguale gravità sceglieresti di soccorrere la vittima che ti risulta visivamente più familiare, la xenofobia non può essere eradicata, può essere solo contenuta, e la strategia attuale di contenimento sta vivendo una fiorente era di eterogenesi dei fini. Non sono tecnicalità parlare di quantità e proporzioni, salvo non credere che le società siano infinitamente duttili e possano accogliere una persona quanto un miliardo con lo stesso sorriso sulle labbra. Tu scommetti di piegare la società ma la società piega te, dalla Brexit ai nipotini delle SS in Germania a Trump, sono almeno dieci anni che i migranti sono la punta di sfondamento di una serie di fallimenti sistemici che in un ultima analisi stanno ricreando le condizioni per perseguire queste persone, ed infatti Trump ora promette deportazioni militari. Cosa succederà fra dieci o venti anni? Siete davvero sicuri che stiano arrivando in un isola felice e protetta per loro? Io consiglio a migranti e trans di tenersi un piano B, perchè la strumentalizzazione che hanno subito li ha resi facili bersagli per politiche estremamente violente in futuro, e quelli che li hanno messi su questi piedistallo di altruismo ora stanno praticamente scomparendo dalla scena politica, quindi non saranno lì a proteggerli. C'è un fallimento sistemico a sinistra, non capiscono la democrazia, il popolo gli indica chiaramente che non vuole una cosa e loro per risposta pensano di fargli un corso su come essere persone migliori..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

sapa

Citazione di: Jacopus il 20 Dicembre 2024, 07:48:32 AMLo scandalo della questione migratoria è trattarla come questione tecnica invece che trattarla come questione politica. In un mondo in cui le merci hanno diritto di cittadinanza globale, questo diritto si nega alle persone, capolavoro delle strutture politiche odierne in termini di alienazione. Siccome tutti siamo sotto scacco e a rischio di essere mercificati e resi oggetto, si mette in moto il meccanismo di allontanare da noi questo rischio, "accollandolo" a qualche altro strato della popolazione umana. Tutto ciò, inoltre, accade in un contesto da doppio o triplo legame, poiché tutte le carte fondamentali dell'Occidente proclamano la tutela dei diritti fondamentali dell'uomo (non del cittadino, come è possibile osservare anche nei principi fondamentali della costituzione italiana), salvo applicarli come capita e secondo il fiuto dei politici di turno. Ma ancora più paradossale è questo "dagli all'immigrato", quando intere filiere del lavoro in Italia si reggono ormai sul lavoro degli immigrati, che sono contributori attivi del Pil, al netto della bilancia reddito prodotto/aiuti economici per l'integrazione.

Il problema non è tanto creare una macumba per rigenerare Hitler, ma studiare i meccanismi profondi che permettono la sopravvivenza di Hitler dentro ognuno di noi, attraverso le strutture sociali, familiari ed economiche.
Mi stupisci, Jacopus, normalmente sei molto pacato, ma quando si parla di immigrazione evidentemente ti si chiude la vena. Noi possiamo anche trattare questo argomento con attenzione solo alla implicazioni etiche, ma poi chi deve gestire il fenomeno non può non affrontarlo anche e soprattutto dal punto di vista tecnico. Già l'ho scritto una volta, non mi ricordo a chi, in questo forum, roba semplice che  si trova facilmente in rete: Istat certifica  nel 2023 circa 2,2 milioni di famiglie in Italia sotto la soglia della povertà assoluta, sono più di 5 milioni di persone, ce ne sono poi altrettante che vivono in povertà relativa. L'incidenza di povertà assoluta fra famiglie con stranieri  supera il 30%, il che significa che 1 famiglia su 3 con stranieri vive in condizioni di povertà assoluta. A prescindere che in questa discussione non ho letto nessun "dagli all'immigrato", questi numeri certificano che per ogni tre famiglie con stranieri, la collettività ne deve assistere/aiutare/sostenere una. Lo so anch' io che gli stranieri in Italia lavorano e contribuiscono, nessuno lo mette in dubbio, ma questo non significa che possiamo integrarne in continuazione, al ritmo di centinaia di migliaia tutti gli anni,  100 mila sono gli abitanti di una provincia italiana o di una città di medie dimensioni. La vulgata di chi sostiene un'accoglienza senza se e senza ma, è che abbiamo bisogno di giovani (peccato che non riusciamo a trattenere i nostri, che almeno non si spostano sui barconi, sono più fortunati, partono in aereo, in treno  o anche in macchina, ma se ne vanno), che gli immigrati ci pagano la pensione ( sì, quelli che lavorano, ai disoccupati gliela paga a loro la collettività e giustamente, aggiungo, ma fanno una vita di m...), che fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare (questo è vero,  noi contadini lo sappiamo bene e quelli che abbiamo ce li teniamo stretti, ma come ho spiegato, anche nei campi, come nell'industria, la richiesta di manodopera può solo calare), questo dal punto di vista tecnico. Mio giudizio: il fenomeno va affrontato seriamente, possiamo accogliere, ma non integrare tutti, a meno che per integrazione non s'intenda e non basti al livello più basso, cioè in povertà assoluta. E qui mi fermo, ho parlato solo di concetti tecnici basilari, ai quali chiunque può accedere, per formarsi un'opinione. Tralascio di parlare di integrazioni culturali o religiose, mi limito a sottolineare che quei pochi dati che ho citato non possono non creare allarme per gli aspetti sociali di un'integrazione effettiva e possibile. E non affronto nemmeno il discorso sicurezza, certo però che la disperazione che ti cova in seno non può che creare distorsioni e rischia di sicuro di diventare un pericolo. Spero di aver chiarito e parlami pure tranquillo, se credi, dicendo ciò che pensi, senza timore di offendere. Sono prontissimo e aperto alle opinioni contrarie, specialmente quando avverto che sono sincere e senza secondi fini. Ovviamente, però, se percepisco il sospetto di essere considerato uno che sparerebbe sui barconi e un razzista/xenofobo, mi fermo. Ciao

sapa

#36
Citazione di: Visechi il 19 Dicembre 2024, 22:14:16 PML'accoglienza, a causa dell'abnormità del fenomeno, non è più una scelta, ma si è ormai imposta in termini di necessità ineludibile; l'alternativa sarebbe attuare i respingimenti alla frontiera, perché nel momento che questi disgraziati mettono piede sul territorio nazionale, nasce e si presenta il problema della loro gestione, e che sia la più umanitaria possibile. I respingimenti alla frontiera risultano essere alquanto problematici, poiché per oltre due terzi, la frontiera nazionale è costituita dal mare... Nostrum. Ora, ipotizzare dei respingimenti su quel fronte è un'opzione la cui realizzazione si mostra da subito improba poiché assume infatti il significato di procedere ad un loro abbandono alle amorevoli cure del mare, senza troppi sofismi o ipocrisie. Oppure, si renderebbe necessario un presidio armato delle acque territoriali (questo è l'unico vero significato della blindatura delle frontiere) con autorizzazione all'uso della forza nei casi in cui si tenti di forzare il blocco, cioè con facoltà di sparare. Chi ci governa dovrebbe avere il coraggio di sostenerlo apertis verbis, evitandoci inutili, ipocriti e stucchevoli giri di parole. Chi si propone il blocco navale deve finalmente sostenere, senza un ma o un se, che la difesa delle italiane genti esige un sacrificio etico a vantaggio del plotone d'esecuzione. Per attuare una cosa simile è anche necessario assumersi la responsabilità della scelta ed oggi non riesco ad immaginare alcun politico europeo in grado di sbandierare la gioiosa croce uncinata indossando la graziosa maschera con i baffetti. C'è bisogno di un Hitler, come minimo, per impedire l'assalto di pericolose orde moresche alle nostre coste. Ecco perché questa opzione non può essere contemplata, non perché tecnicamente impossibile, ma perché eticamente improponibile.
Capisco bene il discorso economico che imporrebbe, a parer tuo (mi sembra di capire), lo smantellamento del complesso sistema dell'accoglienza, ma su questo fronte è necessario chiarire alcuni aspetti troppo spesso passati sottotraccia, se non del tutto sottaciuti dal mondo dell'informazione e ancor più da certa politica nostrana. In primo luogo, che approcciare il tema dell'immigrazione in termini economicistici espone il suo sostenitore al rischio di essere mosso da latenti motivazioni razziste.
Detto questo, suppongo che tu abbia notato come in questi anni il dibattito intorno al tema del costo dell'immigrazione è completamente sparito dai radar. Non c'è più convenienza a sostenere tesi e prese di posizione facendo leva sull'aspetto economico. Ciò è dovuto al fatto che è ormai acclarato e testimoniato dai numeri che l'immigrazione crea ricchezza per l'intero sistema Paese. Non solo, ma anche, in termini di gettito fiscale e contributivo, ma ancor più in campo demografico. Oggi il mondo dell'imprenditoria preme perché siano ampliati i numeri degli immigrati da poter inserire nel mondo del lavoro (ovvio che questa richiesta sia anche sostenuta dalla non troppo larvata tentazione di contrarre progressivamente il costo del lavoro). I saldi contributivi sono sensibilmente positivi per le casse dell'Inps, così pure, anche se in misurare minore, quelli erariali. Quindi il mito dell'immigrato sostenuto economicamente dalle nostre finanze si è rivelato un falso utilizzato proditoriamente sempre da una certa pessima classe politica ed utile per imbastirci intorno una campagna elettorale la cui leva sia la paura. Neppure far leva sul naturale bisogno di sicurezza dei cittadini, risulta essere vantaggioso come alcuni anni orsono: i reati sono in costante calo. L'Italia è oggi uno dei Paesi del mondo occidentale dove i grandi crimini (con esclusione della criminalità organizzata) sono i più bassi in assoluto. Restano i reati definiti di prossimità: piccoli furti, scippi ed in genere reati legati al mondo della droga e dello spaccio. Ma è proprio la marginalizzazione dell'immigrato che fornisce mano d'opera alla criminalità. Una sconsiderata legge ha destituito il migrante dal posto che ha sempre occupato nell'immaginario collettivo, andando a collocarlo, ipso facto, per il solo fatto di essere tale, nella categoria dei paria. Se il linguaggio è formativo e contribuisce a creare un universo sociale, va da sé che definire il migrante con l'appellativo affatto gradevole di "clandestino" lo espropria della sua intrinseca carica umana sufficientemente a smuovere emozioni nel prossimo, non necessariamente compassionevoli, ma quantomeno umanitarie, poiché nel migrante un tempo si intravedeva il suo carico di umana sofferenza e divina speranza. Oggi è invece un paria. Con una sola subdola attribuzione fonematica, si è riusciti a sradicarlo dal consesso degli umani, attribuendogli uno status giuridico, sociale ed etnico che si riverbera sul piano relazionale e psicologico. Si diventa così paria perché in paria li abbiamo voluti trasformare.
Certo, è fuori dubbio che il fenomeno sia gestito male, pessimamente, incongruentemente. Perciò affermo e sostengo che, fallite o non proponibili le velleità di bloccarne il flusso, atteso che tutti gli studi indicano una prossima sua recrudescenza, non ci resta che smettere di subirlo, sia come fenomeno che come conseguenze, per iniziare a governarlo veramente, essendo comunque ben consci che non esiste la perfezione e che la perfezione impedisce il possibile.
Non mi dilungo oltre... troppo avrei da scrivere, ma vorrei sinceramente che questi pochi e brevi concetti siano utili per promuovere una riflessione.
Dunque, diciamo per prima cosa che un blocco navale sarebbe, tecnicamente parlando, possibile, altro che marina scalcagnata e povera, gli ingressi per mare si concentrano in aree ristrette delle nostre coste, mica in tutte le migliaia di chilometri che abbiamo. Detto ciò e senza che io lo auspichi, una trentina d'anni fa un tipo molto simile di blocco navale fu applicato dal governo Prodi per arginare la migrazione massiccia e improvvisa di albanesi, dopo il collasso economico di quel paese. Ci furono anche dei morti, ovviamente delle critiche, ma nessuno scomodò Adolfo il baffetto, alla fine fu da tutti archiviata come una ragion di Stato. Ma dei blocchi navali è anche assurdo parlare, quando, come tu stesso hai detto, per mare arrivano percentuali di migranti molto inferiori a quelli che entrano per via di terra. Se, putacaso, decidessimo di mettere i reticolati ai confini da cui si entra illegalmente (cioè non essendo cittadini europei e senza documenti), saremmo molto più criticabili di molti nostri vicini e compagni di merende in Europa? Parliamoci chiaro: se qualche governante, italiano o straniero, volesse arrestare il flusso lo potrebbe fare comodamente e c'è chi già lo fa. Con le critiche inevitabili del caso, ovviamente, ma nel pieno rispetto delle sue prerogative. Sarebbe sicuramente difficile nel tempo, ma la storia insegna che i flussi migratori non sono come gli spostamenti di una mandria e se non si riesce a entrare da una parte, si va a cercare un passaggio più facile. Tutto ciò solo per dire, senza auspicarlo, che se si volesse veramente, un freno, rudimentale e di poco respiro, ma pur sempre un freno sarebbe possibile. Per me è evidente che, destra o sinistra, i reticolati e i blocchi navali, da noi non li vuole nessuno.
Sull' approccio economico, non capisco perchè esporrebbe al rischio di essere considerati razzisti. A meno che tu non parli di razze economiche, che comunque è un concetto che mi suonerebbe nuovo, ma forse su cui riflettere. Rispondendo a Jacopus in post precedente a questo, ho comunque detto la mia e non mi ripeto.
Infine, la questione dei paria. Se si considerano così anche i 10 milioni di persone che in Italia sono povere, allora sì, chi arriva senza documenti e senza nulla è anche lui sicuramente un paria. Ma non sono categorie che mi appartengono, quelle delle caste.

Visechi

"Servirebbe un Hitler" era, ovviamente, una provocazione rivolta a tutti quelli che auspicano blocchi navali o fili spinati alle frontiere. Dovrebbero anche essere conseguenti fino in fondo e farsi paladini della necessità di bloccarli sulla battigia delle itale sponde o sulle pendici delle nostre inconquistate cime pregne del sangue dei nostri eroi, anche con il lanciafiamme, se necessario. Ovvio, che tale ipotesi sia impraticabile... mi auguro davvero.
Se avessi letto (mi rivolgo ad Inverno) con maggior attenzione il post d'esordio ti saresti reso conto che il mio auspicio, come di tutte le persone con un minimo di senno, è che ciascuno possa vivere a casa propria e i sempre benvenuti interscambi di umanità non siano dettati dalla disperazione, bensì dalla normale evoluzione delle relazioni fra le genti che abitano il pianeta. Scrivevo, infatti: "Nessuno in possesso di un minimo di senno può ergersi a paladino della deregulation più totale nel governo dei flussi migratori. Nessuno auspica l'invasione dell'Europa o dell'Italia da parte di orde musulmane assetate del sangue cristiano, intrise di rabbia atavica, pronte a vendicare l'onta di Lepanto o di Poitiers. Non vi è chi vorrebbe l'Africa vuota e l'Europa ricolma di africani; è sicuramente da preferire, anche perché più naturale, che ciascuno possa vivere serenamente in casa propria." L'ho scritto e lo rivendico con forza, se non altro perché, immedesimandomi o quantomeno provandoci, mi rendo conto che niente e nessuno potrebbe sradicare me dal mio universo, dalla mia terra, dal mio mondo. Se tale determinazione è valida per me e tantissimi miei conterranei, non vedo perché un africano o un asiatico o un sudamericano dovrebbero porsi in maniera troppo diversa rispetto alla prospettiva di abbandonare il focolare domestico per trovar nutrimento. È evidente, e mi stupisco tu non abbia colto questa evidenza. La complessa problematica credo vada affrontata in maniera affatto differente rispetto al lassismo di cui mi fai carico.
Quindi, se non auspico un "accogliamoli tutti" devo pur aver immaginato qualcosa di diverso dallo stucchevole questuare la compassione altrui, ruolo che davvero non mi si addice. Lo slogan "aiutiamoli a casa loro" non può essere solo una parola d'ordine la cui utilità sia quella di agevolare l'erezione di barriere fisiche e psicologiche. Il medesimo slogan si riempie, invece, di significato solo se si ipotizza che l'Occidente dismettesse l'atteggiamento di superiorità rispetto ad un mondo che non comprende, non capisce e non accetta. Se, per esempio, rinunciasse ad interpretare il ruolo di civilizzatore del pianeta (si son visti i risultati), alibi che ha da sempre giustificato la sua politica neocolonialista (impossibile negarla), che si concreta nell'aggressione del territorio (ci si informi dei disastri prodotti dall'Eni, ente a partecipazione pubblica, nel Delta del Niger, per citarne uno fra tanto) e nel latrocinio delle risorse altrui (non si è mai spenta l'eco della polemica che ha coinvolto la Benetton per gli allevamenti in SudAmerica, solo per rimanere in Italia) e davvero iniziasse a ragionare in termini di cooperazione con il 'mondo altro', affinché gli scambi commerciali, culturali, sociali, tecnologici e di risorse fossero una volta tanto improntati al rispetto delle esigenze e dei tempi dei paesi dell'Africa, dell'Asia o delle Americhe, forse si potrebbe sperare che quegli stessi giovani (perché sempre e solo giovani atletici e baldanzosi, altro discorso che forse affronteremo) che oggi sbarcano sulle nostre coste o attraversano le Alpi, dopo aver attraversato deserti di sabbia e d'acqua, possano spegnere le proprie esistenze, non più di scarto ma ricche di giorni e di figli, presso il focolare d'origine.
Non sarebbe davvero male che ciò accadesse, son convinto che tutti noi – di destra, di sinistra o di nulla - auspichiamo una soluzione del genere, almeno a parole.
Ma, se questo è l'auspicio, allora tutto questo sommovimento civile, sociale, legislativo ed emotivo a favore dell'accoglienza?
Una modifica nei termini testé descritti dell'atteggiamento oggigiorno improntato sull'aggressione esige un mutamento radicale di prospettiva, un vero cambiamento di rotta che, considerati gli sconsiderati (per me) esiti elettorali in Europa e nel mondo, pare proprio molto lontano dal verificarsi. Sarebbero, quindi, necessari tempi lunghi e un nuovo approccio che non faccia leva sulla paura (la storia del biennio rosso dovrebbe ammonirci circa gli enormi rischi che questa subdola leva psicologica si trascina appresso), ma che si fondi sulla capacità di programmazione economica, legislativa, sociale e, soprattutto, culturale.
Nel frattempo che si fa con l'afflusso arrembante dei giovani baldanzosi armati di Iphone ultimissima generazione?
Riterrei che l'attuale, ma anche il precedente 'minnitiano' sistema di accoglienza (che ossimoro) fossero e siano assolutamente fallimentari. Perciò caldeggiavo, in apertura di thread, un ben differente approccio rispetto a quello basato sull'espulsione, la reclusione (tale è...avete mai visto uno di quei fatiscenti centri di accoglienza?), la marginalizzazione, la mercificazione, la disumanizzazione (quando si fa appello al potere della ruspa – che gran coglione -, si sta semplicemente traducendo l'umanità di quelle persone in materiale di risulta) di tantissimi individui: uomini, donne, bambini, con buona pace dell'ecumene cattolica che abita l'animo dell'ipocrisia (già, proprio così, siamo la personificazione dell'ipocrisia... anche un po' cenciosa, almeno eticamente).
I soldi? Già, come affrontare il problema economico? Certo che la costruzione di prigioni camuffate da centri di accoglienza deve essere avvenuta gratis, e l'Albania ha potuto così offrire piena assistenza alla sua fauna randagia (alludo ai cani, ovviamente, meglio chiarire... troppi censori all'orizzonte) senza spendere un lek, un dinaro, una dracma, un sesterzio. Forse dovevamo pagare pegno per quello scellerato blocco navale del governo Prodi. Chi lo ha detto che non si sono alzate voci di indignazione? Forse qualcuno non le ha udite, ma il governo di allora ha rischiato la crisi proprio a causa di quell'idiozia. Se un Paese economicamente sgarrupato come l'Italia riesce ad ipotizzare finanziamenti per l'inutilità strutturale del fantomatico Ponte o per la Bre.Be.Mi., altra opera di cui non si sarebbe avvertita la mancanza, o per le decine di Cattedrali nel deserto che punteggiano la mia isola, non credo dovrebbe affrontare soverchie difficoltà ad affrontare economicamente l'urgenza rappresentata dall'immigrazione, tanto più che la Comunità Europea avrebbe interesse a finanziare progetti di integrazione ed accoglienza ben strutturati e che evitassero o riducessero il rischio (praticamente una certezza) di sommovimenti sociali nei prossimi anni (le Banlieue sono dietro l'angolo). Quanto costerebbero, anche in termini umanitari (ne parleremo, suppongo... cosa stiamo mettendo a rischio), i respingimenti, i rimpatri forzati ed il presidio del territorio armata manu?
Il resto alla prossima volta.
P.s.: non intravedo razzisti assetati di sangue fra di noi!

anthonyi

Visechi, tu sei preciso nel rappresentare i costi dei controlli alle frontiere, sei meno preciso nel rappresentare il costo di quella che tu chiami "accoglienza", ma che é di fatto un'abdicazione dello stato dal suo ruolo di controllore delle frontiere del suo territorio.
E il costo si chiama aumento della criminalità che possiamo statisticamente valutare sulla base del comportamento degli immigrati irregolari fino ad oggi. 
D'altronde l'immigrato irregolare già estrinseca la sua propensione all'illegalità fregandosene delle leggi sull'immigrazione. 
E per favore, non ripartiamo con la retorica del "scappano dalla guerra e dalla fame", chi spende 5mila dollari per il viaggio verso l'Europa non può stare alla fame, e noi non abbiamo nessuno al nostro confine, per fortuna, che sta subendo la guerra.
Quando é scoppiata la guerra in Ucraina tutti i paesi DELL'UE si sono mossi per accogliere i profughi, perché c'era la vera emergenza. 
Altra cosa invece é chi entra clandestinamente nel tuo territorio, o fa finta di essere un naufrago in complicità con le ONG specializzate nel salvataggio di immigrati irregolari. 


Jacopus

Citazione di: anthonyi il Oggi alle 06:25:30 AMVisechi, tu sei preciso nel rappresentare i costi dei controlli alle frontiere, sei meno preciso nel rappresentare il costo di quella che tu chiami "accoglienza", ma che é di fatto un'abdicazione dello stato dal suo ruolo di controllore delle frontiere del suo territorio.
E il costo si chiama aumento della criminalità che possiamo statisticamente valutare sulla base del comportamento degli immigrati irregolari fino ad oggi.
D'altronde l'immigrato irregolare già estrinseca la sua propensione all'illegalità fregandosene delle leggi sull'immigrazione.
E per favore, non ripartiamo con la retorica del "scappano dalla guerra e dalla fame", chi spende 5mila dollari per il viaggio verso l'Europa non può stare alla fame, e noi non abbiamo nessuno al nostro confine, per fortuna, che sta subendo la guerra.
Quando é scoppiata la guerra in Ucraina tutti i paesi DELL'UE si sono mossi per accogliere i profughi, perché c'era la vera emergenza.
Altra cosa invece é chi entra clandestinamente nel tuo territorio, o fa finta di essere un naufrago in complicità con le ONG specializzate nel salvataggio di immigrati irregolari.
Mah! Io penso che con questa mentalità non andremo lontano. Lasciamo perdere i discorsi umanitari, visto che ormai al posto del cuore abbiamo una pietra (compresi quelli che sono stati a loro volta emigrati, ma loro non erano delinquenti e andavano all'estero a lavorare seriamente... -e ci sarebbe molto da parlare anche dello status del migrante-lavoratore, come se il migrante fosse solo ed esclusivamente un lavoratore, una specie di macchina a noleggio). In Italia c'è una differenza negativa tra nascite-immigrazione/morti-emigrazione. Di circa 100.000 persone all'anno. Ogni anno una città come Ancona ci saluta. Non serve certo un premio Nobel per l'economia per capire che questo dato è una tragedia. Eppure, onde evitare di fare delle serie politiche di riforme, che potrebbero incidere sulle rendite parassitate da decenni, i migranti sono visti come problemi. Sono visti come facile specchietto per le allodole e così via. Non che i migranti non siano un problema ma sono anche una soluzione al problema. La visione miope della maggioranza degli italiani non ce la fa proprio a vederla. In secondo luogo non è un problema risolvibile "aiutandoli a casa loro". Per farlo dovremo investire dieci volte tanto e non basterebbe neppure, perché non sono in gioco fattori economici ma fattori culturali. In ogni caso, nei paesi del terzo mondo ci sono conduzioni di vita non immaginabili, neppure da un povero del primo. Piccolo racconto. Ragazzo curdo in Turchia. Zona di guerriglia fra curdi e turchi. Il padre ha un piccolo garage dove fa il meccanico. I soldati turchi lo minacciano che non deve riparare i mezzi dei guerriglieri. I guerriglieri gli dicono che non deve riparare le auto dei turchi. Alla fine sparano al fratello, che muore. Lui,spronato dalla famiglia, scappa in Europa occidentale , dove ormai da quasi un secolo non ci sono più guerre.
Sistemare le condizioni del terzo mondo (la Turchia poi non è poi così messa male.) sarebbe encomiabile ma è una impresa impossibile, poiché la nostra ricchezza si basa su questo sistema di cose. Noi siamo stati semplicemente fortunati a nascere nella parte giusta di mondo. Quindi, vogliamo mostrare i muscoli, credere che siano tutti delinquenti con hi-phone e ong compiacenti? Benissimo ma non è un comportamento intelligente, anzi è stupido. Tutto ciò al netto di ogni considerazione umanitaria, considerandoli cioè come meri "pezzi di ricambio" della attuale società (e poi non lamentiamoci se ci ricambiano con la stessa moneta).

Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

#40
Visechi, non ti ho mai addebitato che la tua posizione sia di accoglierli tutti, accoglierli tutti sarebbe un  proposito attivo, mentre la tua descrizione dei fatti si ferma a constatare l'impotenza con "mezzi civili" di ridurre i flussi e di controllare i confini, assomiglia più ad una resa che ad un proposito politico,  ed è anche la posizione che la sinistra europea ha tenuto tutto questo tempo venendo storicamente emarginata, perchè chiaramente se la tua posizione è che il problema è troppo difficile per essere risolto la gente ti suggerirà di sederti al bar e farci provare qualcun altro. Sarebbe meglio se proponessi di accoglierli tutti, perchè almeno imbarcheresti delle persone in un progetto, la tua "lista di difficoltà" è una proposta di anarchia. Il mondo è difficile, se la poltica non ci prova chi dovrebbe farlo? Paolo il falegname, è lui che deve pensare all'accoglienza per ripagare ipotetici danni coloniali fatti da suo nonno?

Sono d'accordo con Sapa, in gran parte di ciò che scrive, perciò evito di ripetere troppo, sono d'accordo con il suo insistere a voler aggiungere "tecnicalità" di contesto, perchè tutta la vicenda almeno a livello politico, si manifesta nella differenza tra langrandezza della parete da pitturare e la piccolezza del pennello che viene proposto di usare, e che la gente molto  comprensibilmente viste queste prospettive presentate con compassato fatalismo ha capito che la parete non la pitturerà nessuno e rimarrà col cerino in mano della bruttura di intere periferie occupate da alieni irregolari non integrabili, e sbatterà la testa dappertutto pur di evitarlo. Parte del problema è connaturato all'inutilità delle nazioni europee che sempre ce lo avranno piccolo, ma parte è anche frutto di decisioni politiche precise.

Dove vivo io migranti non ce ne sono e non ce ne saranno neanche se raddoppiano, potrei tranquillamente invocare ospitalità infinita tanto io mica vivo davanti ad una stazione dei treni, però molto modestamente cerco di mettermi nei panni di chi vive davanti ad una stazione dei treni. Qualche anno fa, dei supponenti burocrati di destra gli dicevano "il mercato vi insegnerà" oggi dei supponenti burocrati di sinistra gli dicono "le migrazioni vi insegneranno", con lo stesso fatalismo di chi conosce l'ineluttabile realtà dei fatti e non ha proposte per cambiarli, i primi sono estinti, i secondi si stanno estinguendo, a dimostrazione che pur dominati da elité autoreferenziali e la piovra capitalista le persone contano ancora.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jacopus

@InVerno. In un mondo in cui una persona ha un reddito pari al Pil dell'Italia, perché pensi che il pennello sia piccolo. In realtà c'è chi ha pennelli e pareti a "sfare" e chi mangia la vernice in mancanza di altro.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

Jacopus, se trovi un modo per far pagare lui (intendi Musk?) penso che la gente sarebbe molto più contenta di accogliere, fintanto che i soldi li ha lui però stai facendo pagare qualcun altro. Quello che dovrebbe far scandalo di Musk non è che è pieno di soldi, ma che appena insignito di un incarico istituzionale e a capo di grandissime aziende, con grande trasparenza ci mostra che i suoi impegni quotidiani sono gli stessi di un migrante in un centro di accoglienza, gioca ai videogiochi e sta su twitter, questo dovrebbe far scandalo, quanto il sistema sia antimeritocratico e marcio. Ma non è accogliendo i migranti che qualcosa cambierà, e questo lo sottolineo perchè ci sono sempre dei "non detti" in questo altruismo pro migranti che riferiscono sempre a una qualche ingiustizia presente o passata che questa accoglienza dovrebbe ripagare, dalla ricchezza di alcuni membri della nostra società alle colpe coloniali, la fantasia è ampia. Se volete ne parliamo, quello che non voglio discutere invece è la fattibilità di chiedere a "paolo il falegname" di partecipare a queste crociate idealistiche, perchè vi assicuro non ce li ha messi lui su quella barca e se vuole aiutarli ben venga, ma ha anche il diritto di dire basta.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

anthonyi

#43
Citazione di: Jacopus il Oggi alle 07:23:08 AMMah! Io penso che con questa mentalità non andremo lontano. Lasciamo perdere i discorsi umanitari, visto che ormai al posto del cuore abbiamo una pietra (compresi quelli che sono stati a loro volta emigrati, ma loro non erano delinquenti e andavano all'estero a lavorare seriamente... -e ci sarebbe molto da parlare anche dello status del migrante-lavoratore, come se il migrante fosse solo ed esclusivamente un lavoratore, una specie di macchina a noleggio). In Italia c'è una differenza negativa tra nascite-immigrazione/morti-emigrazione. Di circa 100.000 persone all'anno. Ogni anno una città come Ancona ci saluta.


A me sembra che della mia "mentalità" tu non hai capito niente, jacopus. Io ho precisato la profonda differenza tra immigrazione regolare, fatta cioé da persone che entrano rispettando le nostre regole di immigrazione, e immigrazione irregolare.
I dati statistici chiariscono che tra le due categorie c'é una profonda differenza nella propensione all'attività criminale.
E comunque i nostri emigrati, tra i quali ci sono stati anche i miei genitori, nonché una sfilza di parenti, alcuni dei quali, pensa, sono stati nominati in un libro che ha vinto  premio Strega, certo che erano emigrati regolari, con tanto di certificazioni, controlli e permessi.
Quanto alla tua critica sulla concezione del migrante come lavoratore, magari fosse effettivamente sempre cosí, chi lavora sicuramente consegue una integrazione nella società che chi non lavora non riceve. Il fatto che l'immigrato lavori favorisce anche l'accettazione dello stesso da parte della collettività che non é portata a pensare che lui stia qui per "mangiare a sbafo".

Jacopus

Anthony, A me sembra che tu non abbia capito nulla del mio punto di vista. La cosa buffa è che tu ti reputi cristiano ed io no, ma la logica cristiana è la mia. Paradossi della cultura italiana.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.