Lavoro totale

Aperto da InVerno, 08 Novembre 2017, 00:04:34 AM

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InVerno

Non fingerò di conoscere nella mia ignoranza chi fosse Josef Pieper ma mi sono imbattuto nel lavoro di questo filosofo tedesco di metà secolo in particolare perchè attratto dalla definizione in titolo "lavoro totale", forse non la più originale ma comunque non molto frequente trovata cosi linguisticamente condesata. E' forse una mia idea ricorrente che nell'idea di lavoro moderna ci sia un forte elemento totalitario, perciò è naturale che ne sia stato attratto per rinforzare le mie convinzioni, tuttavia ho apprezzatto l'esposizione (seppur non ne possa fare un riassunto completo e rimando in caso a ricerche)
Le condizioni che definiscono il "lavoro totale" possono tuttavia essere cosi riassunte.
- Centralità del lavoro come baricentro del quotidiano, programmazione della propria vita in funzione del lavoro
- Subordinazione di ogni altra attività al lavoro, dove ogni attività diventa in funzione del lavoro
- Similitarità lavorativa, dove tutte le attività non connesse al lavoro in un modo o nell'altro cominciano ad assomigliare al lavoro.
E' importante notare che a queste tre condizioni si applicano a tutti gli eventi, anche quelli strettamente biologici come mangiare, dormire etc. Per questo è giusto parlare di "totale".
Pieper continua e traccia da questa fondamentale mutazione "dell'individuo in lavoratore totale" una serie di conclusioni riguardo il posto della filosofia nella cultura (famoso argomento dell'utilità - non servilità), e collega questa mutazione alla scomparsa graduale ma inesorabile di ogni forma di arte. Scrive, suppongo in maniera correlata, anche delle festività e della loro posizione "consolatoria", ma non ho avuto maniera di approfondire anche se suppongo si possa immaginare quale sia la linea argomentativa.
Ora mi aspetto già che arriverà il commento contro il "capitalismo sfruttatore e deumanizzante", ma non posso che notare che il "proletario" è nato in altri lidi, non mi sembra che la cultura occidentale moderna abbia realmente considerato ne mai sviluppato una ideologia alternativa* all'alienzione umana del "lavoro totale" da una parte e dall'altra del (rimpianto? Sgiombo?) muro di Berlino. Quindi mi pare ci sia spazio per la riflessione, la creatività, al di la dell'esistente e del pensato. Qual'è la valida alternativa al lavoro totale?

*L'obiezione futuristica sarebbe che il lavoro comunque è destinato a scomparire grazie alla robotizzazione etc. Ma questo in realtà è vero solo in parte, finchè il lavoro sarà il mattone della nostra società, in maniera cosi totale come Pieper descrive, potremmo invece ritrovarci a lavorare per il lavoro stesso, in quello che già oggi viviamo con un terziario inverosimilmente espanso dove si continuano a inventare le professioni più assurde pur di mantenere il lavoro stesso, e potremmo ritrovarci a voler diventare una schiera di burocrati che regolano i robot pur di mantenere il lavoro in funzione del sistema, scavare buche e riempirle di nuovo e scavarle ancora, pur di mantenere l'elemento totalitario del lavoro, solo e solamente perchè incapaci di immaginare una società altra.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

paul11

#1
Concordo Inverno.Si lavora per vivere, non si vive per lavorare:questa è la mia tesi.
E' vero, moltissimi lavori sono inutili e persino parecchi ruoli dirigenziali fanno solo danni per far finta di far qualcosa.
Semplicemente perchè gli incrementi di produttività sono stati concentrati in pochi mani ,per maldestra distribuzione del valore.

Però ha ragione Pieper, nella realtà purtroppo è così.
Adatto che si lavora soprattutto per scambio di tempo per denaro e quel denaro è la forma di reddito del lavoratore subordinato, il lavoro scandisce il tempo di vita e occupa ancora troppo tempo di vita rispetto alle enormi produttività raggiunte.

Il lavoro è diventato sempre più metafisico, immateriale per una paradossale esigenza di avere denaro, altra invenzione sempre più metafisica, con uno Stato metafisico.

Il problema politico fu che sia il capitalista che il comunista credevano nel lavoro, il primo per sfruttare, il secondo per manipolare le masse degli sfruttati. Nessuno, o troppi pochi, pensavano alla creazione del valore  economico dalla fase produttiva a quella della distribuzione del reddito per ridurre il  tempo di lavoro e dare più tempo libero.
Oggi avremmo dovuto lavorare tutti, ma con molte meno ore di lavoro e più tempo libero a parità di reddito.
Si sarebbe dovuto contrattare gli incrementi di produttività che portano al  profitto, capire la fase della creazione del valore; questo è stato il grande errore dei sindacati dei lavoratori che invece ancora oggi chiedono più investimenti, il che è un paradosso che quì non mi dilungo ad argomentare. Il profitto elevato non solo ha creato concentrazione del capitale ma ha dovuto per evoluzione economica passare dal sistema industriale a quello finanziario perchè ancor più profittevole creando il meccanismo perverso della creazione di denaro dal denaro,con le relative "bolle economiche": ecco perchè è tutto metafisico oggi, c'è poco di veramente "materiale" di fisico se non quello che produce l'agricoltore o lo stabilimento industriale, o l'artigiano il resto è tutto terziario che se non è legato all'innovazione o miglioramento del sistema agricolo industriale ,a nulla serve.

Nei primi anni "80 del secolo scorso, si scrivevano su giornali e riviste ipotetici scenari in cui l'uomo di oggi avrebbe avuto più tempo libero creando nuovi settori e nuovi posti di lavoro.
La realtà è stata che furono recuperati redditi dal lavoro dei subordinati grazie ad incrementi di produttività che diminuivano i posti di lavoro e lo Stato ha man mano alzato il livello di tassazione in quella metafisica che è il bilancio dello Stato.

E'finita che tanti lavorano troppo e tantissimi lavorano o poco o per niente con contratti "legali" da sfruttamento.

Il problema è eminentemente politico e non economico.
Perchè è volutamente politico mantenere una struttura del lavoro obsoleta dalla tecnologia ,con burocrati e funzionari sia nel privato e soprattutto nel pubblico.
Quando storicamente la piccola borghesia uscì dal mondo artigianale, commerciale  e produttivo per infoltire i nascenti ruoli delle burocrazie, divenne il cuscinetto politico utilizzato sia dal proprietario dei mezzi produttivi capitalistici che dallo Stato per avere il consenso dei partiti corrotti con raccomandazioni e concorsi fasulli.

Si sono costruite caste dirigenziali trasversali in tutti i luoghi di lavoro, che plagiano e vengono plagiati dal sistema perverso e ormai chiuso  del "io ti dò e tu mi dai"e inossidabile a qualunque mutamento.

Avremo un mondo dove uno solo produce  24 ore su 24 fisicamente beni e tutti fanno servizi e vivono su quell'unico che lavora.
Fin quando quell'uno......s'incazzerà prendendo coscienza di sè.

paul11

.........dimenticavo..........
Il booom economico anni '50,'60, fino all'autunno caldo del 1969 portò maggior reddito a tutto il paese e in particolar modo ai lavoratori dipendenti. Due furono gli oggetti, beni sognati:la casa e l'automobile.
Come sono stati raggiunti i desideri ,la casa e l'automobile sono a tutt'oggi i due beni che fanno girare il mondo economico, sia per il capitalista che per lo Stato.Quando un bene diventa di massa lo Stato inventa immediatamente delle tasse (la metafisica economica).
E' accaduto che il tempo di lavoro ,con la conquista delle 40 ore settimanali del 1970 resse sì e no un decennio.
dal 1980 in poi per merito dell'inflazione, i redditi nominali crescevano e i redditi reali diminuivano.
la gente da allora a tutt'oggi deve lavorare di più per mantenere gli stessi livelli di vita di allora.
L'invenzione dell'emancipazione femminile ha consegnato di fatto la donna dal tempo dedicato alla famiglia alla "domus". al tempo del lavoro, supportando il reddito che generalmente prima era del solo capofamiglia.
La donna si è illusa che il lavoro fosse emancipazione, creando problematiche fra il tempo della procreazione e il tempo dello sfruttamento economico.

L'ignoranza dell'esercito dei salariati e stipendiati, opportunamente coltivata da sindacati e partiti di tutti i colori che non hanno mai voluto "bene" a loro ma alle loro carriere e ruoli sociali, ha avuto buon gioco nell 'alimentare quella sete del" io lavoro di più e guadagno di più".
Non so voi, ma io conosco un sacco di infartati, malati, stressati, ecc.
Il tempo non perde il proprio tempo, non ti aspetta.Così l'italiano oggi è fra i Paesi sviluppati quello che ha di più la casa di sua proprietà, si è fatto il SUV, fra poco il TIR anche se guida un nano, riempie la mattonella sotto il letto di denaro o il conto corrente e continua come l'asino con la carota a correre, correre, ...non ha tempo per i figli, se gli righi la moglie non s'ìincazza come quando gli righi l'auto.

questo è il nostro mondo...............è il nostro tempo

La mia tesi , da sempre, è  che è soprattutto  una questione di coscienze maturate da conoscenza e riflessione.
Troppa gente non sa nemmeno di vivere, non sa cosa farsene del tempo, e lavora senza un reale fine.

Sariputra

#3
In un seminario di meditazione buddhista si parlava proprio di questo. All'invito di 'prendersi' del tempo per se stessi e per la pratica meditativa, la risposta di una signora fu: "Ma io non ho tempo!" , detto con tale veemenza e convinzione da non ammettere replica , mentre la maggioranza dei presenti annuiva energicamente con il capo... :(

La Nuova Zelanda, paese che amo per l'immensità e magnificenza delle sue greggi di pecore  8) , ha eletto a Settembre un nuovo primo ministro, la giovane 37enne Ardern, del partito laburista, che così si è espressa, in un'intervista, sul totale fallimento del capitalismo: 

"E' un palese fallimento. I livelli di senzatetto e bassi salari sono una prova che "il mercato ha fallito" (...) Se si hanno centinaia di migliaia di bambini che vivono in case inadatte per la sopravvivenza, questo è un palese fallimento (...)  le misure usate per misurare il successo economico devono cambiare per tener conto della capacità delle persone di avere effettivamente una vita significativa,dove il  lavoro è sufficiente per sopravvivere e sostenere le loro famiglie. Quando si ha un'economia di mercato, tutto dipende dal fatto che si riconosca o meno dove il mercato ha fallito e dove è necessario intervenire. Ha fallito il nostro popolo negli ultimi tempi? Sì. Come si può affermare di aver avuto successo quando si ha una crescita all'incirca del tre per cento, ma si ha la peggiore condizione dei senzatetto nel mondo sviluppato?".
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

InVerno

#4
Citazione di: paul11 il 08 Novembre 2017, 01:10:21 AME'finita che tanti lavorano troppo e tantissimi lavorano o poco o per niente con contratti "legali" da sfruttamento.
Uno degli argomenti che al tempo di Lincoln veniva portato a favore dello schiavismo dai sudisti era di questo tipo: tratteresti meglio un oggetto di tua proprietà, o un oggetto che hai noleggiato? Certamente il primo, perciò gli schiavi vivono meglio dei lavoratori dipendenti, perchè sono tuoi, ed è tuo interesse che non vengano danneggiati. Ovviamente per quanto riguarda lo schiavismo abbiamo compreso quanto questo tipo di ragionemento fosse fallace, tuttavia questa retorica continua in un certo senso, e il capitale entrando in ogni aspetto della tua vita e letteralmente comprandoti si arroga anche la capacità di migliorare la tua vita, perchè è suo interesse che il consumatore non venga danneggiato (diminuendo la sua capacità di consumo) o che il produttore non venga azzoppato (diminuendo la sua produttività). Di questo tipo di retorica tuttavia non possiamo ancora dirci franchi, purtuttavia all'atto pratico è ancora lungi dall'essere dimostrata, o per meglio dire risiede tutta nella lungimiranza e benevolenza del padrone. Fai bene a parlare di metafisica, tutto è estremamente metafisico, io direi anzi magico.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

paul11

#5
Citazione di: InVerno il 08 Novembre 2017, 17:42:42 PM
Citazione di: paul11 il 08 Novembre 2017, 01:10:21 AME'finita che tanti lavorano troppo e tantissimi lavorano o poco o per niente con contratti "legali" da sfruttamento.
Uno degli argomenti che al tempo di Lincoln veniva portato a favore dello schiavismo dai sudisti era di questo tipo: tratteresti meglio un oggetto di tua proprietà, o un oggetto che hai noleggiato? Certamente il primo, perciò gli schiavi vivono meglio dei lavoratori dipendenti, perchè sono tuoi, ed è tuo interesse che non vengano danneggiati. Ovviamente per quanto riguarda lo schiavismo abbiamo compreso quanto questo tipo di ragionemento fosse fallace, tuttavia questa retorica continua in un certo senso, e il capitale entrando in ogni aspetto della tua vita e letteralmente comprandoti si arroga anche la capacità di migliorare la tua vita, perchè è suo interesse che il consumatore non venga danneggiato (diminuendo la sua capacità di consumo) o che il produttore non venga azzoppato (diminuendo la sua produttività). Di questo tipo di retorica tuttavia non possiamo ancora dirci franchi, purtuttavia all'atto pratico è ancora lungi dall'essere dimostrata, o per meglio dire risiede tutta nella lungimiranza e benevolenza del padrone. Fai bene a parlare di metafisica, tutto è estremamente metafisico, io direi anzi magico.
Mi fa piacere che tu abbia capito o anche solo intuito come questo sistema così materialistico in apparenza in realtà si regge su due contesti agli antipodi: idee metafisiche spacciate per scientifiche, ma che in realtà si reggono sul praticare giorno dopo giorno un "giogo" e dall'altra una forza bruta spacciata per legge,quella che obbliga il giogo nella legalità.
Non è così distante il concetto di ente filosofico ed ente giuridico così come la società per azioni che erano in origine società anonime(ancora in Francia oggi lo sono).

Sono perfettamente d'accordo anche sulla logica del rapporto fra dipendente-consumatore e proprietario capitalista.
E' un pò come quelle società umane cacciatrici che salvaguardano le femmine gravide e i piccoli, saranno solo in futuro cacciati, lo sterminio non conviene.
Così allora il fordismo delle prime produzioni in serie con catene di montaggio portò a stimare il saggio salariale con il prezzo dell'automobile da lui stesso costruito.Si misurava quante mensilità del dipendente dovessero servire per pagare l'automobile uscite dallo stabilimento.Così fu per le prime cinquecento e seicento degli anni '60, così fu per i mutui per le case.

Il concetto di dipendenza del tempo del lavoro è dare la quantità di denaro(salari e stipendi) affinchè non si liberi dal lavoro ma la sua dipendenza del denaro-tempo lo porti giorno dopo giorno sul luogo del lavoro: incatenato a vita.Basterà fargli credere agli stili di vita che i mass media bombardano esplicitamente o implicitamente(nei film ad esempio).
Basterà che se riuscirà a risparmiare qualcosa il gruzzolo venga gestito da assicurazioni e fondi di investimento pensionistici, spostando sempre ad un domani che diventerà sempre dopodomani, mettendogli in testa l'incertezza dei problemi della vita.
Così i beni di consumo mobili e immobili più il gruzzolo del risparmio tornano sempre al capitalista che di fatto vincola alla dipendenza a vita spacciandola per libertà di scelta. Passano le mode, e si getta il consumo passato per nuovi beni alla moda, passano gli anni, passa il tempo.......l'importante è far credere di poter cambiare per non poter farli cambiare mai.
E' uno schiavismo libero e gratuito.
Perchè, come giustamente facevi notare, il padrone doveva mantenere lo schiavo e sottraendogli la libertà era sua completa la responsabilità.Meglio un sistema in apparenza aperto, ma  metafisicamente chiuso, dove mentalmente si costruiscono gabbie e materialmente si impediscono fuoriuscite.L'uomo è un animale abitudinario, tende ad assuefarsi e si adatta meglio dei topi.
La strada fra la casa e il lavoro diverrà un automatismo.

Domingo94

So che in tempi critici come questi, il mio forse è un commento fuori luogo (anche perchè sono disoccupato e mi sto dimenando come un matto per uno straccio di lavoro) ma siamo stati noi (inteso come società moderna) a rendere il lavoro la priorità, per il lavoro si tralascia la salute, la famiglia, gli hobby; esiste solo il lavoro, il guadagno, il profitto, se ti riposi passi come quello debole; ancora oggi quando conosci qualcuno, la prima domanda è : "Lavori?", quasi come se fosse il tuo lavoro a qualificarti, quasi come se non avere lavoro sarebbe una colpa tant'è che cerco di vedere il meno possibile un mio zio che mi considera una nullità solo perchè non lavoro (non per mia volontà) ma con certe teste è inutile ragionarci; ormai il lavoro è diventato più importante della vita stessa poichè noi facciamo il seguente ragionamento:
Per vivere serve denaro
Lavoro= Denaro
Denaro= Sicurezza
Più lavoro= Più denaro = Più sicurezza
Più sicurezza= meno preoccupazioni
Più sicurezza= Un futuro più tranquillo

Peccato che poi tutti i soldi accumulati, le proprietà, le auto un giorno andranno a chi c'è dopo di noi e per concentrarci sul lavoro al 100% perdiamo alcuni elementi della vita che i soldi non ci daranno mai.

Perdonatemi per la visione "anarchica" del mio post ma ho visto gente ricchissima e piena di proprietà essere piena di preoccupazioni, triste e senza un sorriso
quando poi per poter sopravvivere basterebbe avere del cibo, dei vestiti, un tetto sulla testa e il giusto per pagare le tasse.
Peccato che pensiamo solo ad accumulare, avere avere avere per poi restare dentro vuoti.

acquario69

Citazione di: Domingo94 il 09 Novembre 2017, 02:43:32 AM
So che in tempi critici come questi, il mio forse è un commento fuori luogo (anche perchè sono disoccupato e mi sto dimenando come un matto per uno straccio di lavoro) ma siamo stati noi (inteso come società moderna) a rendere il lavoro la priorità, per il lavoro si tralascia la salute, la famiglia, gli hobby; esiste solo il lavoro, il guadagno, il profitto, se ti riposi passi come quello debole; ancora oggi quando conosci qualcuno, la prima domanda è : "Lavori?", quasi come se fosse il tuo lavoro a qualificarti, quasi come se non avere lavoro sarebbe una colpa tant'è che cerco di vedere il meno possibile un mio zio che mi considera una nullità solo perchè non lavoro (non per mia volontà) ma con certe teste è inutile ragionarci; ormai il lavoro è diventato più importante della vita stessa poichè noi facciamo il seguente ragionamento:
Per vivere serve denaro
Lavoro= Denaro
Denaro= Sicurezza
Più lavoro= Più denaro = Più sicurezza
Più sicurezza= meno preoccupazioni
Più sicurezza= Un futuro più tranquillo

Peccato che poi tutti i soldi accumulati, le proprietà, le auto un giorno andranno a chi c'è dopo di noi e per concentrarci sul lavoro al 100% perdiamo alcuni elementi della vita che i soldi non ci daranno mai.

Perdonatemi per la visione "anarchica" del mio post ma ho visto gente ricchissima e piena di proprietà essere piena di preoccupazioni, triste e senza un sorriso
quando poi per poter sopravvivere basterebbe avere del cibo, dei vestiti, un tetto sulla testa e il giusto per pagare le tasse.
Peccato che pensiamo solo ad accumulare, avere avere avere per poi restare dentro vuoti.


Bravo Domingo,hai detto proprio giusto!
Considera pure che la tanto declamata sicurezza (materiale) si sta ritorcendo contro e questo sta ad indicare che;

ogni causa produce i suoi effetti (il caso non esiste)

che più si cerca di trattenere (o controllare) qualcosa e più questa sfugge

Piu si vuole e meno si ottiene

piu vogliamo possedere le cose e più saranno queste a possedere noi !

Piu si vuole riempire e più ci si svuota (in tutti i sensi)

Più sicurezza (materiale/esteriore) vogliamo e più ci si condanna a vivere nell'insicurezza 
(ed anche questo e' un effetto che si riscontra ogni giorno di più ed inoltre sta ad indicare pure che si ha la stupidita di voler rimpiazzare l'insicurezza interiore -che io definirei come vera e propria deficienza interiore- con una fantomatica esteriore e che non può far altro che riprodurre i suoi effetti contrari.

Si può essere cosi coglioni? Evidentemente si, anche questo!

Ciao 

InVerno

Citazione di: paul11 il 09 Novembre 2017, 00:33:55 AMIl concetto di dipendenza del tempo del lavoro è dare la quantità di denaro(salari e stipendi) affinchè non si liberi dal lavoro ma la sua dipendenza del denaro-tempo lo porti giorno dopo giorno sul luogo del lavoro: incatenato a vita.Basterà fargli credere agli stili di vita che i mass media bombardano esplicitamente o implicitamente(nei film ad esempio).
Basterà che se riuscirà a risparmiare qualcosa il gruzzolo venga gestito da assicurazioni e fondi di investimento pensionistici, spostando sempre ad un domani che diventerà sempre dopodomani, mettendogli in testa l'incertezza dei problemi della vita.
Così i beni di consumo mobili e immobili più il gruzzolo del risparmio tornano sempre al capitalista che di fatto vincola alla dipendenza a vita spacciandola per libertà di scelta. Passano le mode, e si getta il consumo passato per nuovi beni alla moda, passano gli anni, passa il tempo.......l'importante è far credere di poter cambiare per non poter farli cambiare mai.
E' uno schiavismo libero e gratuito.
E' comunque affascinante come linguisticamente e retoricamente tutto ciò sia "passato". Non volevo fare paragoni impropri tra schiavismo e lavoro dipendente, tuttavia è interessante notare come ancora nell'800 si possano trovare voci contrarie a un idea di "lavoro totale" mentre ad oggi sono quasi completamente scomparse. Nonostante non ci sia una rivoluzione ideologica in atto o manifesti da leggere, il sistema (fondamentalmente in virtù dell'azzeramento dei costi marginali in fette sempre più ampie di mercato) sta cambiando i fondamentali, lentamente e in maniera emergenziale. Tra i neologismi di questo cambiamento c'è il prosumatore, il produttore e consumatore allo stesso tempo, resta da capire se questo tipo di evoluzione attraverso la terza rivoluzione industriale significherà una totalizzazione ancora più netta del lavoro, o una sua diametralmente opposta dipartita nel suo senso classico. Rifletto anche come un nuovo partito Italiano si intitoli alla "repubblica fondata sul lavoro" in tempi dove alcuni pronosticano una circolarità del lavoro (prosumatore), che succede a una repubblica di tale fondazione in mancanza del suo oggetto fondativo, si scioglie? E qui volendo si ci ricollega al topic sull'anarchia, a un contesto economico che si porta addietro quello politico, chissà dove.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

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