La volgarità

Aperto da InVerno, 14 Maggio 2019, 14:32:08 PM

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Eutidemo

Occorre anche considerare che, con il tempo, si perde lo stesso significato originario delle parole che stiamo usando.
Ad esempio, dire che un politico ricorre ad una "infimo"  tipo di propaganda, suona sì fortemente "deprecatorio", ma non certo "volgare"; ed invece, a pensarci bene, "INFIMO"  significa etimologicamente, alla lettera, "NELLA MERDA" ("in fimo"). ;D

viator

Salve Eutidemo. Non credo proprio che l'etimologia di "infimo" abbia a che vedere con le feci. Secondo me rappresenta una forma contratta di "infinitesimo", con riferimento ad un livello di piccineria, di scarsità di valori tali da risultare prossimi allo zero, quindi quasi infinitesimali: Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

donquixote

#17
A me risulta invece che infimo derivi dal latino "infimus" che è il superlativo di "inferus" e denota ovviamente ciò che sta in basso, negli inferi, dunque per estensione ciò che ha meno valore, mentre infinitesimo ha relazione con "infinitus" = senza limite (in=non e finis=limite). Se entrambi i termini denotano qualcosa di estremamente piccolo, il primo (infimo) si riferisce ad un ambito qualitativo mentre il secondo (infinitesimo) ad uno quantitativo, materiale.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

InVerno

Beh non ha tutti i torti Eutidemo, al di là dell'esempio che può essere giusto o sbagliato. Mi vengono in mente le lumache nelle miniature medievali, che a quanto so io dovevano essere una presa in giro verso i Longobardi (intesi come "lenti" e "goffi") ma oggi paiono un semplice dettaglio naturalistico  e hanno perso la propria carica volgare. Forse è anche per questo che tendiamo a non conservare il volgare, perchè la carica satirica del volgare è soggetta ai tempi, ed è estemporanea. Non so di preciso perchè è uscito fuori Dante (anzichè Boccaccio, per dire) ma il volgare letterario è molto ma molto più esteso, a riprova che il volgare può aspirare a qualcosa di più che una semplice risata, ma addirittura all'immortalità letteraria. Non sono sicuro che sia sempre una questione di "dosaggio" nell'opera, per esempio vorrei vedere chi potrebbe obbiettarmi la citazione di una poesia di Giorgio Baffo, eppure nelle poesie del medesimo il volgare straborda, senza contagocce. Facciamo ampio uso della volgarità nel presente, ma abbiamo  qualche problema quando è il momento di ricordarcene, lo spennelliamo via dalle biografie, dalle opere, e sopratutto dalla religiosità. Accettare il volgare necessita una certa dose di autoironia, e specifico "auto" perchè penso, come Pavese, che la volgarità non stia nelle parole, ma negli occhi di chi guarda (o chi legge, in questo caso).
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

Salve. Per donquixote : A te risulterà attraverso un qualche dizionario. Il quale (i quali) non rappresentano affatto la verità etimologica "sputata" e consacrata dei termini.
Infinitesimo (illimitatamente piccolo) non è altro che l'opposto speculare di infinito (illimitatamente grande).
Circa il significato quali- o quanti-tativo, basti osservare l'esistenza ben nota dell'espressione "di infima qualità" per riportare l'infimo alla sua connotazione originariamente quantitativa.
Anche perchè si usa parlare di qualità suprema, eccelsa etc. (piuttosto che bassa, scadente, inesistente etc.) e non di qualità illimitata piuttorsto che minima. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Freedom

Secondo me la volgarità e anche l'insulto, pur disgustandomi nel profondo, hanno un ruolo importante e positivo. Cerco di spiegarmi. Ci sono particolari circostanze di tensione la cui naturale conseguenza, nonostante sia illogico, è il conflitto. Fino a precipitare nella violenza. Prima verbale e magari, addirittura, fisica. Penso alle decine di battibecchi, per motivi futili, tra persone in confidenza. Un attimo prima di accendersi d'ira una sincera e inoffensiva volgarità, magari un insulto (purchè sia sproporzionato, idiota insomma grottesco) può spegnere il fuoco dentro di noi.

Mentre un silenzio sordo, carico di odio represso oppure una reazione sprezzante potrebbe essere "fatale".

Questa dinamica funziona quando le persone in questione sono estremamente educate e la volgarità/insulto è rarissima. Allora quest'ultime assolvono alla loro funzione che è di far defluire la tensione in un batter d'occhio. Quando questa modalità diventa patrimonio del comune sentire delle persone che la praticano, funziona alla grande.

Chiedetelo a quegli stronzi dei miei figli!  ;D  :o  :P
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

viator

Salve. La accettazione e diffusione di costuni volgari - almeno nel nostro paese (che è l'unico che conosco da vicino) è la conseguenza di un appiattimento pseudodemocratico della nostra cultura. Un semplice meccanismo demo-statistico.

Se mode, costumi, ideologie pretendono che - a livello FORMALE - tutti adottino gli stessi modi di esprimersi come emblema di "parità" sociale (parità anch'essa fasulla perchè basata unicamente su pseudodemocrazia come opposizione al fascismo, assemblearismo vuoto quanto rumoroso, roboanza di principi sempre urlati e mai realizzati etc. etc. - in una parola l'eredità di Resistenza e '68), il risultato sarà quello che abbiamo di fronte.

Se il popolo era composto da una "èlite" del 5% la quale si esprimeva con misura ed educazione (mostrando di essere composta da persone apparentemente rispettabili, tanto ciò che contava era il loro potere concreto) e da una massa del 95% di persone legata a problemi molto materiali e quindi "volgari"......una volta che la minoranza del 5% decida di camuffarsi democraticamente assumendo gi strumenti comunicativi del popolo, che avviene ?

Semplicemente, le persone formalmente educate e distinte sembrano scomparire pochè il loro esprimersi scenderà al livello della maggioranza, della quale in concreto però continueranno a non fare parte, restando ricchi, istruiti e potenti.

Perchè quando i costumi si omogenizzano, il livello medio definitivo diventerà pressochè quello delle precedenti maggioranze, non certo quello delle minoranze che esso ha "assorbito".

Naturalmente ci penseranno poi i "media" ad amplificare e santificare un simile andamento. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Eutidemo

Citazione di: viator il 16 Maggio 2019, 12:48:52 PM
Salve Eutidemo. Non credo proprio che l'etimologia di "infimo" abbia a che vedere con le feci. Secondo me rappresenta una forma contratta di "infinitesimo", con riferimento ad un livello di piccineria, di scarsità di valori tali da risultare prossimi allo zero, quindi quasi infinitesimali: Saluti.

Confermo la mia etimologia, ricavabile direttamente dal vocabolario.

Per cui "in" + "fimo", letteralmente significa "in" + "sterco"
;)

Eutidemo

Citazione di: donquixote il 16 Maggio 2019, 14:14:25 PM
A me risulta invece che infimo derivi dal latino "infimus" che è il superlativo di "inferus" e denota ovviamente ciò che sta in basso, negli inferi, dunque per estensione ciò che ha meno valore, mentre infinitesimo ha relazione con "infinitus" = senza limite (in=non e finis=limite). Se entrambi i termini denotano qualcosa di estremamente piccolo, il primo (infimo) si riferisce ad un ambito qualitativo mentre il secondo (infinitesimo) ad uno quantitativo, materiale.

Confermo la mia etimologia, ricavabile direttamente dal vocabolario.

Per cui "in"  "fimo", letteralmente significa "nello"  "sterco".
E' vero, come dici tu, che "infimus" è il superlativo contratto da "inferrimus", di "inferus", ma il senso non cambia; ed infatti, giunto nell'VIII Cerchio (Malebolge), Dante appunto racconta: "...giù nel fosso, vidi gente attuffata in uno sterco che da li uman privadi parea mosso." (Inferno, Canto XVIII) :D

Jacopus

La geenna, citata nei vangeli come sinonimo di Inferno, non era altro che il sistema fognario di Gerusalemme. Se non ricordo male. Quindi confermo e vado avanti. 8)
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

sgiombo

Quindi, oltre a Dante, anche i vangeli.

MI sembra confermi che "quando ce vuò, ce vuò": per parlare con proprietà di linguaggio di certe cose (e persone) bisogna adoperare certe parole.