La superstizione

Aperto da Eutidemo, 27 Agosto 2020, 14:05:28 PM

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Eutidemo

Che cos'è la superstizione?
Ne sono state date diverse definizioni, perchè ci sono vari tipi di superstizione; però, a mio parere, quella migliore è che la superstizione consiste nel convincimento irrazionale circa la ricorrenza di una particolare associazione di eventi, in assenza di argomenti logici, fisici, scientifici o statistici che ce ne possano fornire una "oggettiva" conferma.
In altre parole, la superstizione consiste in un malfunzionamento del meccanismo mentale che noi utilizziamo, di solito proficuamente, per stabilire il "nesso di causalità" tra vari eventi; non intendo qui parlare di tale rapporto sotto il profilo "filosofico" o "scientifico" -laddove, da taluno, è stato perfino messo in discussione- bensì sotto il profilo meramente "pratico".
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Ad esempio:
a)
Se il cielo è nuvoloso e tuona, noi ne inferiamo, che, molto probabilmente, sta per piovere, e, quindi, prima di uscire di casa, prendiamo un ombrello; in effetti, ciò potrebbe anche non accadere, ma, comunque, noi abbiamo più volte verificato che questo è ciò che accade nella maggior parte dei casi ("id quod plerumque accidit", come direbbe un giurista).
b)
Se, invece, ci taglia la strada un gatto nero, e noi cambiamo direzione, questo dipende dal fatto che siamo irrazionalmente persuasi che, se tirassimo dritto, ci potrebbe accadere qualche sventura; in realtà, però, non risulta affatto che questo accada con una significativa frequenza statistica, sebbene, in qualche caso (a cui noi "superstiziosamente" attribuiamo particolare rilevanza), potrebbe anche accadere.
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Come si spiega tale fenomeno?
Come mai il nostro cervello, che, solitamente, come nel caso delle nuvole. riesce a cogliere l'effettivo nesso causale tra gli eventi (sotto il profilo della vita pratica), a volte, invece, va così clamorosamente in "tilt" (sempre sotto il profilo della vita pratica)?
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Secondo autorevoli ricerche scientifiche, la struttura cerebrale che risulta coinvolta nei processi di apprendimento e memoria e che sembra essere determinante nel cogliere le relazioni di causa-effetto, è l'"ippocampo"; così denominato per la sua somiglianza con un cavalluccio marino.
Peraltro, Devenport e Holloway sostengono che l'evoluzione, per mezzo dell'ippocampo,  ha fornito il cervello dei mammiferi anche una sorta di di "protezione" dalla propensione di attribuire troppo facilmente relazioni causali.
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Quando tale struttura funziona "a regime", in genere, si è in grado di prevedere, quantomeno a livello probabilistico, cosa accadrà in seguito al verificarsi di  un determinato evento sintomatico; ad esempio la pioggia, in seguito all'apparire in cielo di  nuvole scure accompagnate da tuoni.
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Il che accade principalmente in conseguenza di due tipi di condizionamento:
- quello che ci ha raccomandato la mamma quando eravamo piccoli, poi più o meno rafforzato dalle diffuse "credenze" del luogo e del tempo in cui siamo nati (in sostanza, gli "idola tribus" di Bacone);
- quello che poi, crescendo, ci ha insegnato l'esperienza personale, a prescindere dagli insegnamenti materni e dalle comuni "credenze".
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Ora, in genere, visto che la mamma ed i nonni ci avevano raccomandato di portare sempre con noi l'ombrello, prudenzialmente, se vedevamo il cielo coperto da nuvole scure, noi, prima, da piccoli, lo facevamo "sulla fiducia"; poi, visto che, effettivamente, dopo non molto di solito pioveva sul serio, l'ippocampo ci ha fatto associare gli eventi per esperienza, confermando la validità dei saggi consigli delle persone più anziane di noi.
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Ma che succede se la mamma ed i nonni, essendo superstiziosi, ci avevano raccomandato di non scendere mai dal letto, la mattina, mettendo per primo a terra il piede sinistro, perchè, sennò, durante la giornata ci sarebbe capitato qualche guaio?
Sicuramente, da piccoli, noi abbiamo "pedissequamente" (è il caso di dirlo) seguito i loro consigli, fidandoci della loro presunta maggior esperienza in materia; e, questo, nonostante che, di fatto, anche se per distrazione scendevamo dal letto col piede sinistro, di solito non ci accadeva assolutamente niente di male.
Poi, alla lunga, sviluppandosi le nostre capacità razionali, e con l'aiuto dell'ippocampo, abbiamo cominciato a fregarcene ed a scendere dal letto col piede che ci capitava; ed infatti, come ho accennato anche sopra, Devenport e Holloway sostengono che l'evoluzione, per mezzo dell'ippocampo,  ha fornito il cervello dei mammiferi di una sorta di "protezione" dalla propensione di attribuire troppo facilmente relazioni causali.
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Tuttavia, a volte, il nostro ippocampo è un po' difettoso (anche se, forse, "pour cause", e non del tutto invano, come spiegherò più avanti), e quindi ci induce ad attribuire relazioni causali ad eventi che, tra di loro, non hanno alcun nesso reale; il che avviene abbastanza facilmente, perchè la nostra capacità di ingannare noi stessi è di gran lunga superiore a quella che abbiamo di ingannare gli altri.
Ad esempio, se lunedì scendo dal letto col piede sinistro, e quel giorno non mi succede niente, basta che mi accada un guaio anche di minima entità il giovedì, per autoconvincermi che esso si è verificato perchè, il primo giorno della settimana, ho imperdonabilmente sbagliato piede per alzarmi.
E di pseudorazionalizzazioni del genere, potrei farne a dozzine!
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In taluni casi molto disgraziati, peraltro, si verifica la cosiddetta "self-fulfilling prediction", e, cioè, una autopredizione supertiziosa  che si autoadempie (o che si autoavvera, o che si autodetermina, o che si autorealizza), per il solo fatto che il soggetto superstizioso, inconsapevolmente, la provoca; in tal caso, predizione ed evento sono in un rapporto circolare, secondo il quale la predizione genera l'evento e l'evento verifica la predizione.
Ad esempio, essendomi alzato dal letto col piede sbagliato, cado in un tale stato di agitazione e di nervosismo, che guidando la mia vettura, finisco veramente per provocare un incidente.
In questo senso, si può anche dire che "essere superstiziosi porta jella"!
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A parte la logica, la scienza, la statistisca e la nostra stessa "autentica" esperienza personale, in effetti, basterebbe soltanto una banalissima riflessione per capire come "tutte" le credenze superstiziose siano "oggettivamente"  infondate: ed infatti, esse sono mutate, e tutt'ora mutano, da un tempo all'altro, e da un luogo all'altro.
Ad esempio, nel calendario romano c'erano dei giorni considerati fortunati (dies fasti) e dei giorni considerati sfortunati (dies nefasti), che non solo non corrispondono ai nostri, ma, a volte, esattamente il contrario; inoltre loro non avevano la fobia dei gatti neri, di cui a loro non importava nulla, mentre ce l'avevano per i cani neri, che non avrebbero mai fatto entrare in casa.
Le nuvole nere sono sempre stato segno di pioggia imminente, in ogni tempo ed in ogni luogo; ma i gatti neri o i cani neri, nonostante le superstizioni di tempi e luoghi diversi, non hanno mai portato sfortuna a nessuno.
Autosuggestione ed autoinganno a parte!
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Tra l'altro, trovo assolutamente contraddittorio che una persona "autenticamente" religiosa, possa essere anche   "superstiziosa"; ed ho virgolettato appositamente l'avverbio, in quanto, in un'ottica "paganeggiante", nella quale si cerca di "mercanteggiare" con Dio, al fine di ottenere una cosa in cambio di un'altra (ad esempio l'offerta di un sacrificio), in realtà si pone in essere una operazione di carattere sostanzialmente "superstizioso" e non autenticamente "religioso"...perchè Dio non negozia!
Diversamente, in un'ottica prettamente "spirituale",  se è vero che tutto ciò che ci accade avviene per volontà di Dio, ne consegue che non c'è NIENTE che ci possa portare "fortuna" o "sfortuna", nè c'è niente da auspicare o da scongiurare, in quanto qualsiasi evento in cui può capitarci di incorrere, rientra in ogni caso nel disegno della divina Provvidenza.
La preghiera "Sia fatta la Tua volontà!", dovrebbe rendere vana qualsiasi preoccupazione di mera natura superstiziosa!
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C'è, però, un ultimo aspetto molto particolare del fenomeno in esame, che Benedetto Croce sintetizzò nel suo famoso aforisma: "Non è vero...ma ci credo"; e, cioè, che anche le persone, come me, del tutto convinte che nelle pratiche superstiziose non ci sia assolutamente NIENTE di vero, tuttavia, talvolta, ne divengono egualmente "preda", e se ne lasciano condizionare.
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Ad esempio, il numero 17, in sè e per sè, è assolutamente innocuo; ed infatti  i Romani non nutrivano alcuna fobia al riguardo.
Sembra però che, da quando nel Medioevo si cominciarono ad usare i numeri arabi, e venne di moda la forca, poichè il 17 può ricordare la "silhouette" di un omino (1) davanti ad un capestro (7), iniziò a circolare voce che tale numero portasse sfortuna; il che, ovviamente, non solo è "improbabile", ma direi che è decisamente "impossibile".
Tuttavia, benchè, fortunatamente, nessuno dei miei genitori mi abbia mai  instillato nel cervello una "castroneria" del genere, non so perchè, verso i 30/40 anni, mi vergogno a confessarlo, in me è nata una sorta di  "fobia superstiziosa" per tale numero; sebbene, che io mi rammenti, non c'è mai stato nessun evento che abbia potuto fungere da "innesco" per tale  fenomeno.
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Ma la cosa veramente assurda è che, sebbene io sia assolutamente CERTO che  il numero 17 (come qualsiasi altra cosa) non possa in nessun modo portarmi jella, tuttavia, sono comunque di fatto condizionato da tale sciocca e grottesca "subliminale" fobia; al punto che, quando interrompo la lettura di un libro, se mi trovo a pag.17 (o anche 117, 217, 317 ecc.), vado avanti di almeno un'altra pagina prima di piegare il foglio come segno.
E l'"assurdo" diventa addirittura "ridicolo", constatando che alcune persone autenticamente superstiziose che conosco, e, cioè, convinte che il numero 17 porti "davvero" sfortuna, sono tuttavia meno condizionate di me da tale numero.
Stranezze del cervello umano!
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Ovviamente, se io voglio, posso benissimo piegare la pagina 17, però l'operazione mi "disturba" alquanto a livello "psichico"; è difficile spiegare in quale modo, ma somiglia un po' al senso di colpa che si prova omettendo di chiudere a chiave la porta di casa (più o meno).
Per cui, anche sentendo il parere di un mio amico psichiatra, ne ho dedotto che si tratta di un mero "disturbo ossessivo compulsivo", da non sopravvalutare poi più di tanto; almeno secondo lui.
A suo parere, infatti, in maggiore o minore misura, ed in forme diverse, soffriamo un po' tutti di tale tipo di "microssessioni"; le quali, se non assumono una forma eccessiva e patologica, e, soprattutto, se non vengono "razionalizzate" debbono considerarsi addirittura nella "norma"...quantomeno "statitistica".
Però, lui, non ha alcuna idea del perchè, mentre io, invece, "forse" sì!
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Secondo me, infatti, a differenza degli altri animali, l'uomo:
- è abituato ad avere il maggior "controllo" possibile dell'ambiente che lo circonda (ad esempio, per mezzo dell'ombrello, se minaccia di piovere);
- è tuttavia consapevole che non può avere il "controllo" dell'imponderabile (ad esempio, di un meteorite che potrebbe cadergli in testa)
Per cui, per evitare di "cadere in ansia", si illude -razionalmente o meno- che evitando accuratamente alcuni atti, come scendere dal letto con il piede sinistro,  ed alcune cose, come i gatti neri, ricorrendo a gesti "apotropaici", come toccare ferro, e facendo uso di determinati oggetti, come il corno portafortuna, sia "magicamente" possibile prevenire anche ciò che, invece, prevenibile assolutamente non è!
Si tratta sicuramente di un "autoinganno", ma poichè tale "malfunzionamento" dell'ippocampo si è sempre storicamente verificato, sia pure in modo diverso, presso "tutte" le popolazioni di "homo sapiens", può anche darsi che, almeno entro certi limiti, esso abbia potuto contribuire al nostro successo evolutivo...fungendo da "tranquillante autogeno".
Ma questa è solo una mia congettura.
;)
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anthonyi


Ciao Eutidemo, immagino saprai che il cornetto rosso che hai postato è originariamente un simbolo del maligno che poi, per effetto di tortuose strade, è divenuto simbolo di protezione dalla iettatura.
Hai ragione nel dire che la religiosità (A proposito, ma non aveva senso postare nella sezione religiosa?) non è superstizione. La religiosità infatti si riferisce soprattutto alle forze buone della spiritualità, la superstizione si rapporta alle forze cattive, che devono essere tenute buone altrimenti ti si rivoltano contro e ti fanno del male.
Per tenerle buone bisogna rispettare dei rituali, ecco allora il primo piede che metti a terra, le simbologie numeriche, etc.
Anche il gatto nero del quale parli viene da lì, nella tradizione il gatto è un animale malefico, se poi ci aggiungi il nero, che è un colore luttuoso.
Non hai parlato della vera ossessione che gli americani hanno per il numero 13, nei grattacieli mi sembra che il piano 13 non ci sia, viene eliminato con vari sotterfugi perché un buon americano mai accetterebbe di abitare in un piano denominato in quel modo.
L'unica eccezione è il nostro paperino, che la genialità di Walt Disney ha collocato al numero 13, con un'automobile targata sempre a base di numeri 13.
Quack!

Eutidemo

Ciao Anthony. :)
No, proprio non lo sapevo, che il cornetto rosso era originariamente un simbolo del maligno, e che poi, per effetto di tortuose strade, è divenuto simbolo di protezione dalla iettatura; sarebbe interessante sapere come questo sia accaduto.
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Quanto alla "religione", ne ho accennato solo incidentalmente, nella misura in cui il mio TOPIC, che era la "superstizione", non poteva non comportare una breve disamina dei rapporti tra l'una e l'altra; visti i collegamenti, negativi e positivi, che intercorrono tra i due fenomeni.
Ma poichè il tema era la "superstizione", mi è sembrato più acconcio postarlo nella sezione "Tematiche Culturali e Sociali" e non nella sezione religiosa.
Proprio perchè ritengo che si tratta di due cose diverse!
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Sono d'accordo con te che la religiosità si riferisce (o, almeno, si dovrebbe riferire) soprattutto alle forze buone della spiritualità, mentre la superstizione si rapporta alle forze cattive, che devono essere tenute buone altrimenti ti si rivoltano contro e ti fanno del male; ma non sono sicuro che questo sia vero per "tutti" i tipi di religione che sono stati storicamente praticati.
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Ad esempio, nel caso delle divinità pagane dell'antica Grecia e dell'antica Roma, per tenerle buone bisognava rispettare scrupolosamente dei rituali, altrimenti si sarebbe provocata la loro ira, portatrice di lutti e sciagure; ed in altre religione pagane, si ricorreva persino ai sacrifici umani, in funzione, per così dire "apotropaica".
Non erano religioni anche quelle, in fondo?
Sicuramente non lo erano nel modo in cui l'intendiamo noi, ma negarne la definizione sarebbe un po' arduo!
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Quanto al gatto non mi risulta affatto che sia mai stato considerato un animale malefico in sè e per sè; nel medioevo, però, è nata la leggenda che quelli neri portassero male, perchè si diceva che di essi si servissero le streghe per mandare ad effetto i loro malefici notturni, senza esporsi di persona.
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Quanto alla ossessione che gli americani hanno per il numero 13, si tratta di una superstizione nata per il fatto che, il venerdì pre-pasquale, Gesù ed i suoi apostoli erano in 13 a tavola; ed il tredicesimo, come si sa, era Giuda il traditore.
Però tale "fobia", a quanto ne so, è diffusa in po' in tutto il mondo (cristiano), e non solo in America; tanto è vero che l'aereo da combattimento tedesco sviluppato come successore dell'He-112 fu chiamato He-100 per evitare la sigla He-113, considerata sfortunata.
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La cosa strana, però, è che, in Italia, tale superstizione "negativa" vale soltanto:
- per il venerdì 13;
- per 13 commensali a tavola.
Mentre, invece, per il resto, in Italia, il 13 viene considerato un "numero portafortuna"; tanto che i ciondoli portafortuna con il 13 si vendono a migliaia, anche su INTERNET
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Quanto a Paperino, non si tratta affatto di una eccezione al pregiudizio americano circa il "13 portasfortuna"; ed infatti Paperino, a differenza del cugino Gastone, è nato proprio come "archetipo" del personaggio sfortunato.
Ed è per questo che abita al n°13 e possiede un'automobile targata sempre a base di numeri 13.
Un saluto :)

anthonyi

Ciao Eutidemo,  nella saga del 13 direi sia necessario rendere omaggio all'Apollo 13, dimostrazione del fatto che alla NASA non erano per nulla scaramantici, e che la sfiga si può sfidare e anche vincere.

doxa

La superstizione svolge un'utile funzione a livello psicologico. Lenisce gli stati d'ansia.

Gli amuleti e i riti scaramantici rassicurano i dubbiosi.

La superstizione diventa pericolosa quando si trasforma in disturbo ossessivo-compulsivo, che motiva l'individuo  a ripetere azioni considerate protettive. La combinazione fra pensieri intrusivi e messa in atto di compulsioni si definisce "disturbo ossessivo-compulsivo.

Nell'impossibilità di gestire alcuni pensieri intrusivi è possibile che l'individuo, con il tempo, cominci a mettere in atto le cosiddette compulsioni: sono azioni (fisiche, ma a volte anche solo mentali) per placare l'ansia, per "controllare" i pensieri non voluti. Il disturbo ossessivo compulsivo di tipo superstizioso o magico è caratterizzato da rituali, formule scaramantiche, gesti propiziatori creduti capaci di produrre esiti favorevoli, di prevenire un danno a se stessi o alle persone care.

I rituali superstiziosi "benigni" non compromettono la qualità della vita dell'individuo, sono abitudini radicate nella cultura popolare, invece nel disturbo ossessivo compulsivo hanno un significato eccessivo.

In Italia un'espressione della superstizione è il "malocchio": viene manifestato con lo sguardo, che si crede capace capace di produrre effetti negativi sulla persona osservata: è come un intenso flusso di energia negativa emanata dall'occhio che viene inviato ad un' altra persona al fine di danneggiarla oppure verso un'attività che altri hanno intrapreso.
Gli effetti immaginari del malocchio consisterebbero in una serie di presunte "disgrazie" che, improvvisamente  o in breve tempo, accadrebbero alla persona colpita, la quale potrebbe anche suggestionarsi.

Contro il malocchio la cultura popolare usa un amuleto portafortuna.

A Napoli come antidoto alla jella  si dice:  "Occhio malocchio, corno bicorno, aglio, fravaglio, fattura che non quaglio".
Fravaglio (dialettale), in italiano, "fragaglia"  =mescolanza di pesci piccoli. Sono pescetti di grammatura variabile da 10 a 20 gr. e generalmente dello stesso tipo.


Eutidemo

Citazione di: anthonyi il 28 Agosto 2020, 06:38:38 AM
Ciao Eutidemo,  nella saga del 13 direi sia necessario rendere omaggio all'Apollo 13, dimostrazione del fatto che alla NASA non erano per nulla scaramantici, e che la sfiga si può sfidare e anche vincere.

E' vero, ma alcuni utilizzano la missione in questione, oggettivamente afflitta da una serie di eventi particolarmente "sfortunati", come prova per dimostrare che 13 è un numero sfortunato. L'Apollo 13 fu lanciato alle ore 14:13, dal complesso 39 (tre volte tredici). L'ora locale del Texas, da dove veniva effettuato il controllo della missione, era le 13:13.
:)

Eutidemo


Ciao Altamarea :)
Sono perfettamente d'accordo con te, in quanto:
- i riti scaramantici, sebbene in sè inutili e derivanti da un malfunzionamento dell'ippocampo, possono tuttavia svolgere, almeno in taluni casi ed entro certi limiti, un'utile funzione a livello psicologico, lenendo gli stati d'ansia di soggetti particolarmente apprensivi.
- la superstizione diventa però pericolosa quando si trasforma in disturbo ossessivo-compulsivo, che motiva l'individuo  a ripetere inutili azioni considerate protettive, e soprattutto, quando lo porta a "marginalizzare" determinati soggetti, ritenuti "jettatori".
***
Quanto al "malocchio", conoscevo l'"antidoto alla jella" napoletano sin da bambino, avendolo appreso in TV da Peppino De Filippo (nel ruolo di Pappagone); però io, non essendo napoletano, avevo sempre capito "travaglio" e non "fravaglio", parola che per me non aveva alcun senso.
Ecco perchè per me tale scongiuro non ha mai funzionato! :(
***
Un saluto! :)

doxa

#7
Buon pomeriggio Eutidemo.

L'intera "filastrocca" napoletana per l'anti jella è questa:

Sciò sciò ciucciuvè, uocchio, maluocchio... funecelle all'uocchio... aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglia, corne e bicorne, cape'e alice e cape d'aglio... diavulillo diavulillo, jesce a dint'o pertusillo... sciò sciò ciucciuvè... jatevenne, sciò sciò...

"ciucciuvé" è la civetta;

"fattura ca nun quaglia"

la "fattura" è un rituale e un "incantesimo"  per concentrare energie volitive da "lanciare" verso persone al fine di alterare il loro comportamento. Può essere finalizzata ad arrecare un danno all'individuo prescelto come "capro espiatorio",  oppure essere usata per migliorare le condizioni di colui che la fa o della persona sulla quale viene lanciata.


"ca nun quaglia": l'aglio impedisce alla "fattura" di quagliare (= coagulare), cioè  di ottenere risultati positivi.


Una variante della precedente  "filastrocca" prevede l'accensione dell'incenso in un secchiello (in mancanza del turibolo), per incensare ogni stanza della casa e nel contempo recitare:

"Corna e bicorna, cap'alice e cape d'aglio; uocchie, malocchio e frutticielli e l'uocchie, crepa l'invidia e schiattene o malocchio. Sciò sciò ciucciuve! ascite uocchie sicche, ca ve ne caccio co n'cienzo".

Un'altra variante:

"Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio.
Ti libero dalla testa al piede. Chi ti ha fatto del male deve farti del bene. Occhio, contr'occhio, schiatta malocchio; Occhio, contr'occhio, crepa malocchio.
"Io ti libero dalla testa ai piedi, chi ti ha fatto del male deve
farti del bene. Occhio, contr'occhio, mettiglielo all'occhio.
Schiatta il diavolo e crepa l'occhio".

Per quanto riguarda  il rapporto tra religione e superstizione la contraddizione è solo apparente.

La cosiddetta "religiosità popolare" è intrisa di superstizione. E' caratterizzata da infantilismo, dall'irrazionalità, dall'alone di magia, dal sincretismo, il sacro si confonde con il profano o con il pagano, la fede è condizionata dai bisogni materiali per l'esistenza e dal "do ut des" col santo protettore, per esempio San Gennaro a Napoli.

La religiosità popolare dà importanza agli aspetti espressivi ed emozionali, alla spontaneità e alla soggettività.

Eutidemo

Ciao Altamarea. :)
Non c'è dubbio alcuno che alcuni tipi di  cosiddetta "religiosità popolare", siano intrisi di superstizione pagana, in quanto la fede, o meglio, la "credulità", è condizionata dai bisogni materiali per l'esistenza e dal "do ut des" col santo protettore, per esempio San Gennaro a Napoli; il quale ultimo non è altro che una divinità pagana mascherata da santo cristiano.
***
Ma San Gennaro, almeno, non ha direttamente mutuato il nome da divinità pagane, come moltissimi altri santi mai realmente esistiti, con nomi di divinità pagane più o meno distorte; come, ad esempio, San Giovenale, la denominazione vagamente "cristianizzata" con cui si rinominavano i templi di Giove trasformati in chiese.
Tuttavia, probabilmente, Gennaro non era il vero nome di san Gennaro, in quanto, secondo alcuni studi, il suo vero nome era Procolo; "Gennaro" deriverebbe da "Ianuario", cioè seguace del dio "Giano" (a cui la sua famiglia era devota)
***
D'altronde, lo stesso Natale, si festeggia nello stesso giorno delle protostoriche celebrazioni del solstizio d'inverno, con cui si inaugurava la "nascita" del nuovo sole; le quali, poi, nella Roma antica, vennero denominate Saturnali, il giorno 25 dicembre.
Successivamente, sotto l'impero, assunsero il nome di Natale, ma non di Cristo (che, allora, si riteneva nato il 6 di Gennaio), bensì del Dio Sole.
Ed infatti, Aureliano consacrò il tempio del Sol Invictus il 25 dicembre 274, in una festa che d'allora in poi venne denominata "Dies Natalis Solis Invicti" ("Giorno di nascita del Sole Invitto"); o, come più brevemente chiamata da tutti, semplicemente "Natalis".
All'epoca, i Cristiani, quindi, non festeggiavano il "Natale", che era considerata una festa pagana, bensì l'"Epifania", perchè credevano che Gesù fosse nato il 6 gennaio; ed infatti tale termine deriva dal verbo  greco "ἐπιφαίνω",  che significa "mi rendo manifesto".
Di qui il sostantivo femminile ἐπιφάνεια, epifàneia (manifestazione, apparizione, venuta, presenza divina); per cui, sin dai tempi di San Giovanni Crisostomo il termine venne associato alla Natività di Gesù Cristo.
Visto, però, che anche dopo -per così dire- la "presa del potere", i cristiani non riuscivano in alcun modo a sradicare il Natale pagano, alla fine si rassegnarono a mettere in secondo piano l'Epifania, e fecero finta che Gesu' fosse nato il 25 Dicembre; in tal modo, così come aveva fatto il Dio Sole con i Saturnali, non fecero altro che "appropriarsi" di una festa pagana...in questo caso senza neanche bisogno di cambiarle il nome.
Ovviamente, "ça va sans dire", il giorno in cui è effettivamente nato Gesù, non lo sa nessuno!
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D'altronde moltissime altre feste pagane sono state trasformate "tel quel" in feste cristiane.
Ad esempio, nella Roma antica, le celebrazioni dei Liberalia in onore di Sileno, si tenevano il 17 marzo ; in questa ricorrenza , in cui si festeggiava la paternità, il dio era rappresentato con il piccolo Dioniso in braccio, e i festeggiamenti avvenivano a base di frictilia (delle specie di frittelle dolci) .
Non dubito che, mutatis mutandis, si tratti della stessa festa di "San Giuseppe con Gesù in braccio" (che si commemora il 19 marzo a base di bignè), detta anche consumisticamente la Festa del Papà.
Ed invero, in tale circostanza, la statua di "San Giuseppe con Gesù in braccio" che si portava in processione a Trastevere nell'ottocento, era praticamente la stessa che portavano in processione gli antichi romani nella ricorrenza dei Liberalia, solo due giorni e due millenni prima.
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Molte cose cambiano, ma, nella sostanza, restano uguali (o quasi)!
Un saluto! :)