La scuola italiana (e occidentale) è stata smantellata?

Aperto da Socrate78, 29 Luglio 2021, 13:07:55 PM

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InVerno

Citazione di: Socrate78 il 30 Luglio 2021, 13:35:03 PM
Il problema è che ormai, sentendo quello che si dice da molti pedagogisti e anche dai politici, sta passando un messaggio a mio avviso sconcertante: il sapere, la conoscenza, è qualcosa che NON contribuisce di per sé alla crescita degli studenti.
E' un riflesso del cambiamento della società del lavoro, sicuramente non drasticamente interpretato come fai tu, ma se poi questi figliuoli escono e delle loro nozioni imparate per benino non interessa niente a nessuno, perchè ciò che serve è persone che sanno collegare, verificare, coagulare, perche la nozione è "dietro ad un click".. la scuola si adatterà di conseguenza.
Della scuola attuale potrei parlar male per parecchio, con un unica eccezione, se la si confronta con la mitica "ante68", cioè con quella scuola che ha più a che fare con la formazione di balilla che di altro. Ecco, se il confronto è quello, allora vedo uno spiraglio di speranza. Mi sono alzato in piedi all'ingresso di troppi asini patentati per avere rispetto di un formalismo vuoto quanto un uovo succhiato. Ma ci sono anche altri confronti: con la scuola "prima che tentassero di convincerci che le private ci salveranno, definanziando le pubbliche" oppure con la scuola "che non doveva fare anche educazione, perchè a quella ci pensavano i genitori, che non si improvissavano "fratellone e sorellona" dei propri figli", o anche solo con la "scuola scandinava" che per risultati ottenuti dovremmo, da buoni somari, semplicemente copiare senza volerci mettere troppo del nostro. Insomma.. i punti di confronto potrebbero essere tanti, la società occidentale non è descritta dal 68, figurarsi in Italia, dove l'onda di reflusso è stata anche più importante e fuori dalle città il "boom del 68" è esploso così lontano che è stato confuso con il peto di una vacca.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

sapa

Premetto che non condivido la critica a Don Milani, perchè il suo programma pedagogico va contestualizzato alla scuola di Barbiana, cioè ad un'esperienza molto al limite, che ha comunque permesso a dei futuri pastori e boscaioli di inserirsi nella civiltà moderna in modo efficace, e quella a Gianni Rodari, che era fondamentalmente un artista. Detto ciò, io penso che i problemi che affliggono la scuola odierna, siano dovuti alla caratura degli insegnanti, innanzitutto, che non sono in grado di stimolare e convogliare l' interesse degli alunni, facendo loro capire che l'istruzione è crescita individuale e collettiva e che lo studio è una disciplina, che si pratica con metodo e con fatica (le sudate carte). Il limite della civiltà moderna, e quindi della scuola che essa produce, è quello di far ritenere ai giovani e alle famiglie che i risultati si possano ottenere con poco sforzo. Non mi ingastrisco sui programmi scolastici, sull'abolizione del voto e dello studio del latino, quello che per me è inconcepibile è che l'insegnante ritenga finito il suo compito, una volta conclusa la sua docenza frontale e l'insieme delle ore di scrutini/consigli di classe ecc. Un insegnante che, pur con esperienza, non prepara la lezione del giorno dopo e che non ambisce a entrare nella vita degli studenti anche oltre la scuola, verificandone l'esito, per me deve cambiare mestiere. Insegnare è una missione, non un semplice lavoro. E, lo dico pur sapendo che mi attirerò molte critiche, non solo trovo che I Promessi Sposi abbiano ancora un senso nella scuola, ma io reintrodurrei anche la lettura del libro Cuore alle elementari. Il bambino deve capire, a mio avviso, che la scuola è il suo lavoro, non un passatempo o un parcheggio.

Socrate78

IL problema di fondo, secondo me, continua a restare nel fatto che le scelte dei politici su come organizzare il sistema scolastico sono l'espressione del sistema sociale ed economico in cui l'Occidente e l'Italia sono immersi, e questo sistema è quello neoliberale e capitalistico. Quale tipo di scuola potrà produrre un tale sistema? Una scuola CLASSISTA, ecco che cosa produce. Il sistema capitalistico vuole creare una massa di persone che sono esecutrici e consumatrici, insomma una massa di SERVI, e questi servi devono eseguire dei compiti pensando e contestando il meno possibile e quindi la loro cultura dev'essere piuttosto scarsa. Il motivo dell'abbassamento del livello culturale è proprio questo, è la creazione di una massa di esecutori che hanno quanto meno senso critico possibile. Invece le classi alte, i giovani che hanno già alle spalle delle famiglie culturalmente alte, ecco che saranno avvantaggiate di molto e sopperiranno alle carenze culturali delle scuola egregiamente, sceglieranno per i figli le scuole migliori, spesso scuole private, confessionali anche se le famiglie sono laiche, sceglieranno i migliori licei, insomma sapranno benissimo come orientare i figli. Ed allora queste classi alte saranno elitarie e domineranno la massa dei servi esecutori e consumatori, ma tutto questo è pensato, studiato dalla politica per creare apposta disuguaglianza. La scuola apparentemente facile e blanda è in realtà una scuola feroce e classista, che vuole apposta creare disuguaglianza in ottemperanza a quel gran male che è il sistema neoliberale attuale. In questo modo ecco che le iscrizioni all'università inizieranno a calare drasticamente come sta ormai succedendo, e all'università ci andranno quindi solo i privilegiati, i figli di papà con le case piene di libri e pieni di soldi, ed ecco che questi saranno la classe dirigente che dominerà i servi.

Ipazia

Concordo totalmente con socrate: il focus della questione è proprio questo. Finito lo spauracchio comunista, lo stato sociale si è  disgregato in tutto il mondo e perfino in Cina sono comparse scuole e università d'élite così importanti da aumentare la rendita immobiliare dei quartieri più prossimi.

Salute, assistenza e istruzione saranno sempre più differenziate man mano che gli ultimi rimasugli di stato sociale verranno divorati dal Bigbusiness capitalistico.

A questo punto parlare di coscienza diventa archeologia filosofica. Solo la vecchia talpa ci potrà salvare. Più per spinte materiali che ideologiche, visto come il Capitale ha saputo e sa fare spezzatino di ogni controcultura.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

tiziano gorini

Perdonatemi, ma non voglio resistere al desiderio dell'autocitazione.
Io sono stato sino al 1° settembre 2020 (quando sono andato in pensione) un docente di Lingua e letteratura italiana e Storia nella scuola superiore; ho iniziato ad insegnare, ovviamente da giovane precario, nel 1979 (intermezzo comico: nel 1985 vinsi il concorso,  reintrodotto, dopo anni di immissione in ruolo ope legis, da una legge che fu dichiarata dal governo di allora in grado finalmente di eliminare il precariato, ora siamo nel 2021 e la scuola italiana è il regno del precariato...).
Ho dunque assistito al naufragio della scuola statale italiana ( ma il problema è lo stesso in quasi tutti i sistemi formativi statali degli stati industrializzati),  perennemente sconfitto nai miei tentativi di innovare la didattica (ma anche non fossi stato sconfitto non sarebbe cambiato nulla, perché non sono certo le iniziative di qualche docente che possono cambiare lo stato di degrado attuale). Ovviamente qui sono costretto a semplificare, perché l'analisi della crisi del sistema scolastico statale universale è molto complessa, ma il fatto è che sono giunto alla conclusione che la cosa migliore da fare sarebbe smantellarlo, attuare quella descolarizzazione che fu proposta da Ivan Illich negli anni '70. Non accadrà, per diversi motivi, il principale dei quali è che la scuola è un formidabile strumento di controllo sociale, una fabbrica di ignoranti neocinici (o dovrei dire - evitando di usare questa categoria elaborata da Sloterdijk in "Critica della ragion cinica" - utili idioti?) impazienti di diventare "capitale umano". Ed ecco quindi l'autocitazione:  alle soglie della pensione, ormai incattivito dalla mia esperienza professionale e pietosamente contemplante i volti rassegnati e infelici dei miei alunni, scrissi la mia personale resa dei conti con la scuola, convinto che dovesse essere abolita; dunque nel 2019 fu pubblicato da Armando Edizioni il mio libro "Il professore riluttante", che è da un lato la storia del mio rapporto con la scuola (con qualche episodio esemplare, ma anche divertente) nella prospettiva sconfortante: "volevo cambiare la scuola, la scuola ha cambiato me (in peggio), dall'altro lato una riflessione politica, pedagogica e didattica (e riporto anche un'intervista ad un ragazzo che la scuola non la frequente, pratica la cosiddetta homeschooling, ed è felicissimo di non frequentarla: il miglior esempio che un'altra scuola è possibile)


Ps. se a qualcuno interessasse leggerlo lo trova in libreria, il prezzo è abbastanza contenuto, 3 o 4 biblioteche pubbliche - Torino ad esempio - ce l'hanno, comunque credo che ormai si possa scaricare dalla rete.
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Kobayashi

Citazione di: tiziano gorini il 07 Agosto 2021, 17:04:07 PM
Perdonatemi, ma non voglio resistere al desiderio dell'autocitazione.
Io sono stato sino al 1° settembre 2020 (quando sono andato in pensione) un docente di Lingua e letteratura italiana e Storia nella scuola superiore; ho iniziato ad insegnare, ovviamente da giovane precario, nel 1979 (intermezzo comico: nel 1985 vinsi il concorso,  reintrodotto, dopo anni di immissione in ruolo ope legis, da una legge che fu dichiarata dal governo di allora in grado finalmente di eliminare il precariato, ora siamo nel 2021 e la scuola italiana è il regno del precariato...).
Ho dunque assistito al naufragio della scuola statale italiana ( ma il problema è lo stesso in quasi tutti i sistemi formativi statali degli stati industrializzati),  perennemente sconfitto nai miei tentativi di innovare la didattica (ma anche non fossi stato sconfitto non sarebbe cambiato nulla, perché non sono certo le iniziative di qualche docente che possono cambiare lo stato di degrado attuale). Ovviamente qui sono costretto a semplificare, perché l'analisi della crisi del sistema scolastico statale universale è molto complessa, ma il fatto è che sono giunto alla conclusione che la cosa migliore da fare sarebbe smantellarlo, attuare quella descolarizzazione che fu proposta da Ivan Illich negli anni '70. Non accadrà, per diversi motivi, il principale dei quali è che la scuola è un formidabile strumento di controllo sociale, una fabbrica di ignoranti neocinici (o dovrei dire - evitando di usare questa categoria elaborata da Sloterdijk in "Critica della ragion cinica" - utili idioti?) impazienti di diventare "capitale umano". Ed ecco quindi l'autocitazione:  alle soglie della pensione, ormai incattivito dalla mia esperienza professionale e pietosamente contemplante i volti rassegnati e infelici dei miei alunni, scrissi la mia personale resa dei conti con la scuola, convinto che dovesse essere abolita; dunque nel 2019 fu pubblicato da Armando Edizioni il mio libro "Il professore riluttante", che è da un lato la storia del mio rapporto con la scuola (con qualche episodio esemplare, ma anche divertente) nella prospettiva sconfortante: "volevo cambiare la scuola, la scuola ha cambiato me (in peggio), dall'altro lato una riflessione politica, pedagogica e didattica (e riporto anche un'intervista ad un ragazzo che la scuola non la frequente, pratica la cosiddetta homeschooling, ed è felicissimo di non frequentarla: il miglior esempio che un'altra scuola è possibile)


Ps. se a qualcuno interessasse leggerlo lo trova in libreria, il prezzo è abbastanza contenuto, 3 o 4 biblioteche pubbliche - Torino ad esempio - ce l'hanno, comunque credo che ormai si possa scaricare dalla rete.


E non puoi dire in sintesi qual'è la tua tesi sulla scuola italiana?
Per scoprirlo non c'è altra via che procurarci e leggere il tuo libro?

Socrate78

Io personalmente sono insegnante (alla scuola secondaria di primo grado, alias medie) ed è anche (forse soprattutto) per questo che io ho aperto il post sullo smantellamento della scuola italiana, proprio perché io constato direttamente il declino progressivo della scuola, la facilitazione di tutti i contenuti, la riduzione dei programmi e la loro sostituzione con progetti di vario tipo (alcuni anche interessanti, ma dall'esito dubbio e poi tolgono spazio alla didattica...), ma soprattutto constato il dilagare di una grave ignoranza soprattutto nelle materie di tipo umanistico (quelle che insegno) e tantissima ignoranza nella capacità di scrivere senza errori. I ragazzi in prima media mi dicono chiaramente che alle elementari non hanno fatto MAI temi, ma al massimo solo piccoli commenti, io faccio fare loro i temi ma è un disastro, manca la punteggiatura, vengono separate dal punto fermo le frasi che invece vanno unite perché hanno un legame logico, non vi è cognizione dell'uso esatto degli avverbi, delle congiunzioni, dei pronomi, il lessico è impreciso e si usano termini impropri. I ragazzi non sanno riassumere un testo perché alle elementari i riassunti non si fanno mai, io faccio fare riassunti per esercitare la capacità di sintesi, ma anche qui i ragazzi riassumono malissimo e il riassunto diventa un esercizio di copiatura dal testo, evidenziando l'incapacità di cogliere le informazioni rilevanti da qualsiasi testo e distinguerle dalle secondarie. Ma anche i miei colleghi notano che ormai a 12 anni è già tardi per acquisire certe abilità basilari, il lavoro doveva essere fatto prima, alle elementari, perché poi alle medie bisogna sradicare le abitudini errate, ed è più facile partire da zero piuttosto che togliere dalla testa gli errori e un modo sbagliato di approcciarsi ai testi, allo studio, alla scrittura.
In ogni prima media si riscontra un sempre più preoccupante divario tra pochi elementi che sono culturalmente avanti, che sanno scrivere bene ed hanno nozioni appropriate e la massa che è ad un livello piuttosto basso ed anche in alcuni casi bassissimo: la preparazione non corrisponde quasi mai con i voti assegnati dalle maestre elementari all'uscita dalla primaria, per intenderci il ragazzo che esce dalle elementari con 8 in realtà è da 6, massimo da 7 ad essere generosi.  Nonostante tutto questo non sono comunque a favore della descolarizzazione come il professore che è intervenuto sopra, poiché ritengo che un buon insegnamento possa ancora essere praticato e recuperare in parte le lacune di una preparazione sbagliata, l'importante è essere motivati nel lavoro che si fa ed essere felici di aver contribuito anche in piccola parte a motivare allo studio, alla conoscenza, a stimolare la curiosità di apprendere.

sapa

#22
Citazione di: Socrate78 il 07 Agosto 2021, 19:48:24 PM
Io personalmente sono insegnante (alla scuola secondaria di primo grado, alias medie) ed è anche (forse soprattutto) per questo che io ho aperto il post sullo smantellamento della scuola italiana, proprio perché io constato direttamente il declino progressivo della scuola, la facilitazione di tutti i contenuti, la riduzione dei programmi e la loro sostituzione con progetti di vario tipo (alcuni anche interessanti, ma dall'esito dubbio e poi tolgono spazio alla didattica...), ma soprattutto constato il dilagare di una grave ignoranza soprattutto nelle materie di tipo umanistico (quelle che insegno) e tantissima ignoranza nella capacità di scrivere senza errori. I ragazzi in prima media mi dicono chiaramente che alle elementari non hanno fatto MAI temi, ma al massimo solo piccoli commenti, io faccio fare loro i temi ma è un disastro, manca la punteggiatura, vengono separate dal punto fermo le frasi che invece vanno unite perché hanno un legame logico, non vi è cognizione dell'uso esatto degli avverbi, delle congiunzioni, dei pronomi, il lessico è impreciso e si usano termini impropri. I ragazzi non sanno riassumere un testo perché alle elementari i riassunti non si fanno mai, io faccio fare riassunti per esercitare la capacità di sintesi, ma anche qui i ragazzi riassumono malissimo e il riassunto diventa un esercizio di copiatura dal testo, evidenziando l'incapacità di cogliere le informazioni rilevanti da qualsiasi testo e distinguerle dalle secondarie. Ma anche i miei colleghi notano che ormai a 12 anni è già tardi per acquisire certe abilità basilari, il lavoro doveva essere fatto prima, alle elementari, perché poi alle medie bisogna sradicare le abitudini errate, ed è più facile partire da zero piuttosto che togliere dalla testa gli errori e un modo sbagliato di approcciarsi ai testi, allo studio, alla scrittura.
In ogni prima media si riscontra un sempre più preoccupante divario tra pochi elementi che sono culturalmente avanti, che sanno scrivere bene ed hanno nozioni appropriate e la massa che è ad un livello piuttosto basso ed anche in alcuni casi bassissimo: la preparazione non corrisponde quasi mai con i voti assegnati dalle maestre elementari all'uscita dalla primaria, per intenderci il ragazzo che esce dalle elementari con 8 in realtà è da 6, massimo da 7 ad essere generosi.  Nonostante tutto questo non sono comunque a favore della descolarizzazione come il professore che è intervenuto sopra, poiché ritengo che un buon insegnamento possa ancora essere praticato e recuperare in parte le lacune di una preparazione sbagliata, l'importante è essere motivati nel lavoro che si fa ed essere felici di aver contribuito anche in piccola parte a motivare allo studio, alla conoscenza, a stimolare la curiosità di apprendere.
Non far fare più i temi, a casa o in classe, significa non contribuire alla crescita nel ragionamento e nell'espressione di esso. Il riassunto allena all' analisi e alla sintesi, è basilare. Non ci siamo proprio, bene fai a tentare, ma effettivamente sono basi che devono essere date alle elementari. Le elementari sono il ciclo scolastico fondamentale, lì la scuola dà le vere basi. Purtroppo, è diventato un prolungamento dell'asilo infantile.

tiziano gorini

#23
Kobayashi mi chiede se non posso in sintesi esprimere la mia opinione sulla suola italiana, piuttosto che leggere il mio libro. In effetti l'ho citato con un po' di imbarazzo, perché poteva sembrare una meschina promozione (non è così, anche perché ormai son trascorsi 2 anni dalla pubblicazione); mi piacerebbe ma purtroppo non posso darvene il file, per ragioni contrattuali; allora ho pensato che chi fosse interessato potrebbe leggere questo saggio intitolato "La vigna del signore" (che mi chiese la rivista Micromega per un suo numero speciale sulla scuola, ma che poi non pubblicò; ciò non mi stupì, dato che sostanzialmente il numero era una difesa della scuola statale, mentre io l'accusavo) di cui vi scrivo il link di Google Drive per accedervi:


https://drive.google.com/file/d/1b4xEZjUQTprkxMKGgDmZ_wRxvD-pXIWI/view?usp=sharing


1. il sistema universale di istruzione delle società industriali - tra cui quello italiano - formatosi tra Ottocento e Novecento per nazionalizzare le masse e formare una manodopera adatta all'evoluzione tecnologica è afflitto da una insanabile contraddizione tra filantropia sociale e istanze liberali; di fatto da un lato si vuol educare l'individuo alla autonomia morale e intellettuale, dall'altro si tende a farne un individuo conforme ad un determinato modello sociale.
2. tale sistema di istruzione universale comunque è naufragato nella propria inefficacia pedagogica e inefficienza burocratica, soccombendo di fronte al problema della scuola di massa, la cui mancata soluzione l'ha trasformato in una fabbrica d'ignoranti conformisti.
3. di fatto oggi tale sistema è un ostacolo alla realizzazione morale, cognitiva, culturale e perfino professionale dei giovani, per cui dovrebbe essere radicalmente trasformato
4.che tuttavia tale volontà di radicale riforma non c'è e non vuol esserci, perché il sistema fa comodo a tutti: alla classe dirigente perché è un potente strumento di controllo sociale, al personale scolastico perché offre un lavoro - sia pure miserabile o precario - a (in Italia) oltre un milione di persone; alle famiglie perché è soprattutto un parcheggio per i figli dei genitori impegnati nel lavoro; alla stragrande maggioranza degli studenti perché apprezzano, stupidamente, l'inconsistente facilità del percorso formativo.
5. dunque i governi continuano a sostenere (male, senza una visione politica e pedagogica) un sistema inefficiente e ingiusto, destinato comunque al fallimento, con minimi interventi che sono sovente un rimedio peggiore del male, senza riuscire a risolvere i mille problemi che angustiano la scuola.
6. comunque, anche senza abolire la scuola o trasformarla radicalmente, potrebbero esserci interventi positivi, ad esempio l'uso intelligente della formazione on line (non la stupida DAD realizzata in questo periodo), l'abolizione delle discipline, ecc.; ma soprattutto: l'abolizione del valore legale del titolo di studio.

anthonyi

Citazione di: tiziano gorini il 08 Agosto 2021, 16:56:45 PM
Kobayashi mi chiede se non posso in sintesi esprimere la mia opinione sulla suola italiana, piuttosto che leggere il mio libro. In effetti l'ho citato con un po' di imbarazzo, perché poteva sembrare una meschina promozione (non è così, anche perché ormai son trascorsi 2 anni dalla pubblicazione); mi piacerebbe ma purtroppo non posso darvene il file, per ragioni contrattuali; allora ho pensato che chi fosse interessato potrebbe leggere questo saggio intitolato "La vigna del signore" (che mi chiese la rivista Micromega per un suo numero speciale sulla scuola, ma che poi non pubblicò; ciò non mi stupì, dato che sostanzialmente il numero era una difesa della scuola statale, mentre io l'accusavo) di cui vi scrivo il link di Google Drive per accedervi:


https://drive.google.com/file/d/1b4xEZjUQTprkxMKGgDmZ_wRxvD-pXIWI/view?usp=sharing


1. il sistema universale di istruzione delle società industriali - tra cui quello italiano - formatosi tra Ottocento e Novecento per nazionalizzare le masse e formare una manodopera adatta all'evoluzione tecnologica è afflitto da una insanabile contraddizione tra filantropia sociale e istanze liberali; di fatto da un lato si vuol educare l'individuo alla autonomia morale e intellettuale, dall'altro si tende a farne un individuo conforme ad un determinato modello sociale.
2. tale sistema di istruzione universale comunque è naufragato nella propria inefficacia pedagogica e inefficienza burocratica, soccombendo di fronte al problema della scuola di massa, la cui mancata soluzione l'ha trasformato in una fabbrica d'ignoranti conformisti.
3. di fatto oggi tale sistema è un ostacolo alla realizzazione morale, cognitiva, culturale e perfino professionale dei giovani, per cui dovrebbe essere radicalmente trasformato
4.che tuttavia tale volontà di radicale riforma non c'è e non vuol esserci, perché il sistema fa comodo a tutti: alla classe dirigente perché è un potente strumento di controllo sociale, al personale scolastico perché offre un lavoro - sia pure miserabile o precario - a (in Italia) oltre un milione di persone; alle famiglie perché è soprattutto un parcheggio per i figli dei genitori impegnati nel lavoro; alla stragrande maggioranza degli studenti perché apprezzano, stupidamente, l'inconsistente facilità del percorso formativo.
5. dunque i governi continuano a sostenere (male, senza una visione politica e pedagogica) un sistema inefficiente e ingiusto, destinato comunque al fallimento, con minimi interventi che sono sovente un rimedio peggiore del male, senza riuscire a risolvere i mille problemi che angustiano la scuola.
6. comunque, anche senza abolire la scuola o trasformarla radicalmente, potrebbero esserci interventi positivi, ad esempio l'uso intelligente della formazione on line (non la stupida DAD realizzata in questo periodo), l'abolizione delle discipline, ecc.; ma soprattutto: l'abolizione del valore legale del titolo di studio.

Ciao Tiziano, hai un modo singolare di rappresentare la contraddizione tra ideologia social comunista e formazione professionale. Io ricordo di aver conosciuto un insegnante di tecnica bancaria che si vantava di insegnare ai suoi studenti che "le banche sono associazioni per delinquere".
Il compito delle scuole è quello di dare una cultura generale e, in tal senso, non vi dovrebbe essere spazio per le contraddizioni, basta fare un po di tutto.
La contraddizione nasce nel momento in cui c'è qualcuno che vuole dare un indirizzamento che ideologicamente si contrappone a un certo assetto sociale.
Educare ad essere liberi pensatori non è in contraddizione con quelle che tu chiami "istanze liberali", anche perché il libero pensiero è uno dei fondamenti della cultura liberale.
La tendenza all'omologazione, per me, non è in sé un dato negativo, la società ha bisogno di comportamenti omologati, perché questi danno affidamento nella realizzazione di tante funzioni sociali, e questo non esclude in alcun modo la possibilità della diversità, della creatività, che può trovare il suo spazio nella società.
La correttezza grammaticale e sintattica é omologazione a uno stesso modo di comunicare.
Credo ti sarà capitato, nel tuo lavoro, di confrontarti con la creatività del linguaggio dei giovani d'oggi, chissà se l'hai considerata un'evoluzione del linguaggio o un errore da segnare con la matita rossa.
In realtà il limite della nostra scuola, intendo di quella italiana, sta nella cultura decadente che ci caratterizza.
Il nostro sistema culturale vive perennemente immerso nella memoria di una passata grandezza, e questo ci impedisce di osservare, di imparare dalle altre culture esterne alla nostra.
Non è un caso se la nostra scuola è carente nell'insegnamento delle lingue e della letteratura straniera, non è solo un discorso professionale, ma di apertura mentale anche ad altri modi di concepire il funzionamento della scuola. Invece quella che si sente più spesso dagli addetti ai lavori è una critica a quelle metodologie didattiche, affermate a livello internazionale, che qualcuno con buonsenso vorrebbe applicare anche in italia.

InVerno

#25
Citazione di: tiziano gorini il 07 Agosto 2021, 17:04:07 PM
(e riporto anche un'intervista ad un ragazzo che la scuola non la frequente, pratica la cosiddetta homeschooling, ed è felicissimo di non frequentarla: il miglior esempio che un'altra scuola è possibile)

Che lui sia felicissimo è cosa di cui siamo tutti contenti, ma in America dove l'homeschooling è una realtà per milioni di bambini, in una parte dei casi "homeschooling" sta a significare "famiglia che ha qualche strana idea per la testa (religiosa, medica, politica o altro che sia) che volendola preservare dalle critiche della società e tramandare alla prole, sceglie di fare homeschooling". Per esempio se fossi un simpatizzante del kukluxklan, e volessi essere sicuro che mio figlio non venga a contatto con quelle "fake news" della shoah, potrei tenere mio figlio a casa..Oppure se credo che Genesi non debba mai incontrare Darwin, oppure potrebbe essere una famiglia molto abbiente che "at home" chiama insegnanti privati, o magari una famiglia di agricoltori che decide che il figlio è meglio non si allontani troppo dalla zappa, e tutta un altra serie di casi che mi fanno propendere verso l'idea che non si tratti di una scelta che in questa società possa essere adatta alla maggior parte delle persone, che magari in tutta umiltà preferiscono delegare l'insegnamento. L'homeschooling peraltro, comela dad, priva il bambino del contatto sociale, rischiando di tramutarlo in un "analfabeta sociale". Non dubito che in un futuro molto distante possa esistere una società adatta all'homeschooling, ma innestarle questa pratica in questo occidente, mi pare una toppa peggio del buco, ho come la netta impressione che diventerebbe un rifugio per figli di antivaccinisti, che può anche andar bene, ma non mi pare un gran risultato.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Citazione di: InVerno il 09 Agosto 2021, 06:44:47 AM
...Non dubito che in un futuro molto distante possa esistere una società adatta all'homeschooling, ma innestarle questa pratica in questo occidente, mi pare una toppa peggio del buco, ho come la netta impressione che diventerebbe un rifugio per figli di antivaccinisti, che può anche andar bene, ma non mi pare un gran risultato.

Per i bambini senz'altro: sai quanta paranoia e fanatismo in meno  :)  Soprattutto ora con questi "vaccini del raffreddore" spacciati come Santo Graal. E una deriva politica verso il peggio  :(
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Citazione di: Ipazia il 09 Agosto 2021, 08:34:40 AM
Citazione di: InVerno il 09 Agosto 2021, 06:44:47 AM
...Non dubito che in un futuro molto distante possa esistere una società adatta all'homeschooling, ma innestarle questa pratica in questo occidente, mi pare una toppa peggio del buco, ho come la netta impressione che diventerebbe un rifugio per figli di antivaccinisti, che può anche andar bene, ma non mi pare un gran risultato.

Per i bambini senz'altro: sai quanta paranoia e fanatismo in meno  :)  Soprattutto ora con questi "vaccini del raffreddore" spacciati come Santo Graal. E una deriva politica verso il peggio  :(
I no vax sono paranoici per definizione, il fatto che un vaccino salvavita venga messo all'indice(da loro) come risultato di oscure trame politico finanziarie né è il segno più evidente, come confermerebbe qualsiasi psichiatra.

InVerno

Citazione di: Ipazia il 09 Agosto 2021, 08:34:40 AM
Citazione di: InVerno il 09 Agosto 2021, 06:44:47 AM
...Non dubito che in un futuro molto distante possa esistere una società adatta all'homeschooling, ma innestarle questa pratica in questo occidente, mi pare una toppa peggio del buco, ho come la netta impressione che diventerebbe un rifugio per figli di antivaccinisti, che può anche andar bene, ma non mi pare un gran risultato.

Per i bambini senz'altro: sai quanta paranoia e fanatismo in meno  :)  Soprattutto ora con questi "vaccini del raffreddore" spacciati come Santo Graal. E una deriva politica verso il peggio  :(
Ho citato solo l'ultima "moda", ma ne ho citate anche altre meno controverse, e danno una misura di una società che preserva razzismo e fondamentalismo religioso tra le mura di casa, come accade spesso in america. Penso che una famiglia che adotta l'homeschooling debba prendersi carico anche della  responsabilità di offrire al figlio esperienze fuori dalla propria "comfort zone" intellettuale, cosa che normalmente persone intente a preservare i propri geni e memi, tendono a non fare, costruendo al contrario una sorta di "setta familiare". Non che non esistano metodi per alleviare questo problema, perlomeno alleviare, ma considerata l'attuale tendenza a chiudersi ognuno nella propria bolla, mi pare l'esatto contrario di ciò che l'homeschooling richiederebbe come "impegno extrascolastico"..D'altro canto, le scuole anglosssoni introducento le cosidette "safe space" (zone dove pare sia vietato ascoltare idee diverse dalle proprie) non offrono niente di migliore di quanto farebbe l'homeschooling, ognuno potrà ambire ad essere famoso per 15minuti, nella sua testa, mentre tutti gli altri sono famosi nella propria testa, per altri 15minuti.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jacopus

#29
Ma l'homeschooling non è negativo/positivo in sè. Dipende dal contesto generale e dipende dal tipo di organizzazione dell'homeschooling stesso.
La descrizione critica di Tiziano coglie alcuni aspetti molto veri come il punto 4, che sarebbe da incorniciare negli uffici di ogni preside, ma vi sono anche alcuni passaggi contraddittori come quello di una scuola professionale molto collegata al mondo del lavoro, dove però non sarà certo possibile organizzare una formazione in senso critico e antiautoritario, visto il livello di autoritarismo vigente nel mondo del lavoro. In generale vi è una visione in cui la scuola pubblica sembra avere un potere di forgiatura delle giovani menti, sia pure in senso negativo, che in realtà non esiste più da almeno 40 anni. L'unica forgiatura possibile, fatte le debite ed isolate eccezioni, è l'esperire la scuola come luogo povero, burocratizzato, scollegato da mondo del lavoro e anche dal piacere della conoscenza. Anche questa è un modellamento, ma non abitua certo i futuri cittadini alla sottomissione quanto a un anarchismo velleitario. Oppure, altro grande ed essenziale insegnamento: "io, speriamo che me la cavo", ovvero l'individualismo, al massimo esteso alla propria familia et clientes, nella più pura tradizione mediterranea.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

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