La scuola italiana (e occidentale) è stata smantellata?

Aperto da Socrate78, 29 Luglio 2021, 13:07:55 PM

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Socrate78

Facendo un'attenta riflessione sull'evoluzione che ha avuto la scuola italiana negli ultimi trenta/quarant'anni (il discorso può estendersi anche alla scuola occidentale) secondo me si può notare come la tendenza sia andata sempre più verso un abbassamento dei contenuti e del livello di conoscenza richiesto agli alunni, creando quindi una scuola che non è più veramente fondata sull'istruzione che forma i giovani, poiché ormai lo scopo dell'istituzione scolastica è diventato quello di far socializzare gli alunni, di far loro creare rapporti di amicizia, e lo studio è passato in secondo piano . Si è iniziato con l'abolire alle superiori gli esami di riparazione alle superiori e gli esami di licenza elementare, successivamente il voto numerico è stato abolito alle elementari e medie per poi essere reintrodotto ma ora alle elementari sarà abolito di nuovo, il latino è stato eliminato dalle scuole medie e anche alle superiori non lo si fa più con la serietà di un tempo, l'esame di terza media è stato snellito da alcuni scritti e dalle prove Invalsi, insomma la tendenza mi sembra evidente: la scuola DEV'ESSERE sempre meno seria e sempre più ludica, fondata sul gioco e non sul sapere. Si dice che le conoscenze sono obsolete e vanno sostituite dalle competenze e non ci si rende conto dell'ENORME assurdità di tale assunto: è infatti impossibile che si abbia competenza senza conoscenza, ad esempio un medico per curare le malattie (competenza) deve avere per forza la conoscenza dell'organismo umano, delle sue reazioni ai farmaci, quindi è impossibile disgiungere competenza da conoscenza. La scuola delle competenze senza le conoscenze è quindi una NON SCUOLA, un luogo in cui regna il disordine e l'anarchia nell'apprendimento, un luogo in cui l'insegnante è solo un facilitatore e non più un docente con un bagaglio di sapere e quindi anche degno di rispetto se non di stima. Secondo me il male viene da lontano e viene da personaggi che tutt'ora stimiamo: ad esempio Don Milani, considerato tutt'ora un grande pedagogista, in realtà ha mostrato un pensiero molto discutibile, poiché ha sostenuto nel testo "Lettera ad una professoressa" (per bocca di uno studente contadino della scuola di Barbiana) l'idea che i programmi scolastici dovessero abbassarsi al livello culturale e sociale delle classi meno abbienti e culturalmente svantaggiate, ma in questo modo invece di stimolare gli svantaggiati a migliorarsi, ad elevarsi, li si condanna a rimanere quello che sono. Gianni Rodari fu anche lui secondo me tra i primi smantellatori della scuola dell'istruzione, poiché nei suoi testi, in particolare "Grammatica della fantasia", ha sostenuto l'idea che lo studio della grammatica e delle regole del discorso non stimolassero la creatività nei bambini e che quindi la scuola non doveva fare grammatica, ma doveva solo giocare, far ridere, giocare con le parole invece di aiutare a comprenderne il senso nel discorso, ma questa contrapposizione tra sapere e fantasia è assolutamente senza fondamento, anzi, è proprio la conoscenza e il pensiero astratto che ne deriva a far sviluppare la creatività e la fantasia, un poeta come Ungaretti non era certo ignorante dei grandi poeti che l'avevano preceduto, li conosceva alla perfezione, ma proprio per questo ha potuto portare la poesia verso territori inesplorati. Rodari è quindi uno degli smantellatori della scuola seria e il suo pensiero è entrato nella mente di migliaia di maestri e maestre elementari.
L'idea che bisogna studiare perché bisogna farlo (per dovere) è saltata, considerata obsoleta, adesso o si fa qualcosa perché piace oppure non lo si fa affatto, e siccome lo studio è di per sé faticoso ecco che gli adolescenti in massa lo abbandonano, non lo considerano, non comprendono che è necessaria la cultura per pensare correttamente, per esprimersi, per migliorarsi.

Il risultato è che adesso nei licei i giovani che entrano hanno il 90% delle insufficienze nei test d'ingresso, non sanno scrivere e nemmeno parlare correttamente, quando scrivono fanno errori LOGICI, nel senso che separano frasi che andrebbero invece uniti da congiunzioni, non distinguono i rapporti tra causa ed effetto, la punteggiatura è quasi abolita e quando è usata è sbagliata, alle scuole medie si fanno sempre meno temi e alle elementari praticamente ZERO, i ragazzi non sanno risolvere equazioni semplici, insomma è una scuola che precipita verso il baratro dell'ignoranza. I genitori vogliono iscrivere per forza anche i peggiori studenti al liceo e li mandano poi a ripetizione, ma così non imparano niente per cinque anni mentre potrebbero fare un istituto professionale ed almeno impararsi un mestiere, invece no, si riducono a masse di parassiti che non studiano e pensano che con il denaro si ottiene tutto, si ha la promozione assicurata andando a ripetizione e quindi permettendosi di stare sei ore in classe a far niente, a pensare ad altro, ad usare il cellulare, a ridere con gli amici, tutto fuorché studiare.
Anche voi notate questa deriva della scuola italiana?

anthonyi

Ciao socrate, una delle più grandi differenze che si nota, tra il sistema scolastico anglosassone e quello italiano, è data dal fatto che il sistema anglosassone è fatto per interessare lo studente. Nella concezione italiana invece si ripropone quello che tu dici, cioè l'idea che lo studio debba essere necessariamente qualcosa di doloroso, che tende ad essere noioso perché l'insegnante non fa nulla per sollecitare l'interesse dello studente.
E' vero che la scuola italiana è in crisi, ma certamente non perché ha assunto nuove culture didattiche, ma perché non ha abbandonato quelle antiche, fatte di un professore che sta sulla cattedra, che si sente superiore perché lui ha la cultura, e che non si pone sullo stesso livello degli studenti.
Quello che dice Don Milani è giustissimo, é compito dell'insegnante identificare il livello dei suoi studenti, saperlo valorizzare, porsi sul loro stesso livello, essere più un fratello maggiore che un genitore.

Jacopus

#2
Alcune considerazioni sparse.
A livello globale si assiste ad un deterioramento dei livelli culturali e anche del Q.I., quest'ultimo dato ricavato dai test fatti ai ragazzi che entrano nell'esercito norvegese dal dopoguerra ad oggi (La Norvegia non è il mondo, ma è un buon modello almeno dell'Occidente). Il livello medio più alto è stato raggiunto negli anni 70 e poi vi è stato un continuo abbassamento. Quindi il problema non è solo italiano e la sua causa è stata individuata nell'abuso di droghe in giovane età, che è diventato un fenomeno di massa a partire dagli anni '60 ed anche (secondo me in modo più esplicativo) nell'abbandono della cultura del libro per abbracciare una cultura dell'immagine.
In Italia  però vi sono delle peculiarità che aggravano il problema. Intanto, da noi funziona bene solo ciò che è piccolo. È per questo che siamo dei bravissimi artigiani. Abbiamo delle élite che competono con quelle di altri paesi e la conferma è dimostrata dai "cervelli in fuga". Ma non riusciamo mai a creare modelli virtuosi di massa. Rimasi ad esempio stupito quando a Londra vidi decine di campi da tennis tutti gratuiti e tutti occupati da persone di ogni tipo. Allo stesso modo di come erano diffuse le biblioteche di ogni tipo e dimensione.
In secondo luogo, in Italia, la trasmissione del sapere avviene in modo gerarchico e a senso unico, il docente impartisce la lezione al discente, che assume spesso la fisionomia del "paziente" più che dello studente. Il livello possibile di critica e di discussione è molto limitato. Anche qui, fu molto illuminante partecipare in giovane età ad alcune lezioni presso università tedesche. Il rapporto fra insegnante e studente era quasi alla pari e capitava spesso dopo la lezione andare a prendere una birra insieme. L'insegnante stimolava gli studenti a prendere posizioni critiche rispetto a quello che lui stesso diceva, senza intimidirli con nozioni o esposizioni esemplari.
In terzo luogo la scuola italiana  è ingessata da programmi obsoleti e demagogici, per cui, ad esempio, non si riesce mai ad approfondire la storia recente ma si conosce per filo e per segno la lotta per le investiture. Ditemi che senso ha, se non politico/curiale dedicare così tanto spazio ai Promessi sposi e non citare mai Italo Calvino, Umberto Eco e Primo Levi, che vengono studiati invece all'estero? Per non parlare di quel pozzo di iniquità dell'ora di religione, sulla quale si potrebbe aprire una specifica discussione.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Anzitutto un complimento a Socrate78 (che pure così spesso mi sono trovato a criticare per l'eccesso del suo candore) per aver osato affrontare un argomento serio di questi tempi, visto che nel Forum è invece in corso una buffissima epidemia di gossip su un argomento di vacua attualità (il Covid - solida realtà ma argomento vacuo perchè fondato su ZERO dati di fatto combinati con ossessioni ed interpretazioni tra le più improduttive e fantasiose).





Circa l'andamento della scuola (la distruzione scolastica), esso è la naturale conseguenza dell'invasività del mito democratico (che in passato si chiamava, nel nostro paese, mito democristico) cioè del culto - solo nominale - dell'eguaglianza.

Ovvio che - se non si inventano le pillole dell'intelligenza e della maturazione intellettuale - una scuola don milaniana non può che venir impostata "al ribasso". E' la stessa manfrina dei "diversamente abili" (l'intelligenza è una abilità) i quali, pur restando "diversi", devono diventare "d'ufficio" "egualitariamente diversi" per cui verranno forzosamente inseriti tra i cosiddetti "normodotati" anche se non lo sono. Per chi non la pensa così, ci sono i reati di tentata ricostituzione del Partito Fascista.


Idem successe per i malati mentali con l'ottimo Basaglia. Perchè discriminarli ? Meglio giocare a nascondino con "indovina dove sta il malato di mente della porta accanto prima che combini qualche disastro".

Lascio il posto ai successivi scandalizzati interventi dei soliti noti. Saluti.








Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

anthonyi

Citazione di: viator il 29 Luglio 2021, 17:24:18 PM
Anzitutto un complimento a Socrate78 (che pure così spesso mi sono trovato a criticare per l'eccesso del suo candore) per aver osato affrontare un argomento serio di questi tempi, visto che nel Forum è invece in corso una buffissima epidemia di gossip su un argomento di vacua attualità (il Covid - solida realtà ma argomento vacuo perchè fondato su ZERO dati di fatto combinati con ossessioni ed interpretazioni tra le più improduttive e fantasiose).





Circa l'andamento della scuola (la distruzione scolastica), esso è la naturale conseguenza dell'invasività del mito democratico (che in passato si chiamava, nel nostro paese, mito democristico) cioè del culto - solo nominale - dell'eguaglianza.

Ovvio che - se non si inventano le pillole dell'intelligenza e della maturazione intellettuale - una scuola don milaniana non può che venir impostata "al ribasso". E' la stessa manfrina dei "diversamente abili" (l'intelligenza è una abilità) i quali, pur restando "diversi", devono diventare "d'ufficio" "egualitariamente diversi" per cui verranno forzosamente inseriti tra i cosiddetti "normodotati" anche se non lo sono. Per chi non la pensa così, ci sono i reati di tentata ricostituzione del Partito Fascista.


Idem successe per i malati mentali con l'ottimo Basaglia. Perchè discriminarli ? Meglio giocare a nascondino con "indovina dove sta il malato di mente della porta accanto prima che combini qualche disastro".

Lascio il posto ai successivi scandalizzati interventi dei soliti noti. Saluti.
In realtà, viator, c'è assai poco di scandalistico in quello che dici. Certe evoluzioni ideologiche, diciamo dal 68 del secolo scorso in poi, hanno fatto molto male alla scuola.
Si sono indeboliti i controlli per compensare i limiti del sistema didattico, tutti ciucci, ma tutti promossi, e questi ciucci promossi spesso sono diventati professori, con i soliti sistemi all'italiana.
Si è perso il rigore di una vecchia scuola, ma senza avere i vantaggi pedagogici di una scuola impostata in senso moderno. E dire che nell'ambito della pedagogia è dell'educazione il nostro stivale ha fatto sempre scuola al mondo.

Socrate78

Oltretutto l'abbassamento del livello lo si può benissimo notare nel livello dei libri di testo attuali, gli esercizi non sono infatti pensati per stimolare le capacità logiche, ma sono spesso ridotte a test a cui rispondere con le crocette, e questo è il modello americano che si è imposto in Occidente: tuttavia la scuola pubblica americana risulta essere scesa ad un livello così basso che spesso le famiglie iscrivono i figli a scuole private che sono di livello superiore, proprio per ovviare alla carenza della scuola pubblica statunitense. Se io abituo lo studente a rispondere con una semplice crocetta o con poche righe, non lo aiuto a pensare, ad argomentare, a usare la mente per effettuare legami logici. Un'altra cosa che io ritengo grave è il fatto che si sia perso il concetto che l'insegnante, proprio in quanto adulto e in quanto possessore di conoscenze, è effettivamente in una condizione di superiorità rispetto all'alunno e dev'essere percepito come superiore. Potranno scandalizzarsi i benpensanti democratici, ma io dico che il rapporto tra docente ed alunno NON DEV'ESSERE alla pari, ma asimmetrico, l'alunno deve riconoscere nel docente una figura superiore a lui che lo guiderà nell'apprendimento e nell'apprendere i valori del vivere civile, il malinteso senso di democrazia invece sta facendo sempre più perdere questo senso di soggezione, di riverenza verso il docente e quali sono i risultati? E sono proprio i pedagogisti progressisti (dal 68 in poi) ad aver voluto democraticizzare la scuola facendo in modo che il docente debba essere considerato alla pari degli alunni. Si è cessato ad esempio di dare del lei alle maestre e ai maestri elementari, proprio per questo.  I risultati sono drammatici poiché si è registrato negli ultimi anni un aumento dei casi di BULLISMO degli alunni contro i docenti, offese di alunni verso insegnanti con tanto di filmati su youtube, aggressioni fisiche e verbali di genitori verso i docenti  solo perché il figlio ha preso un'insufficienza tra l'altro meritatissima, e tutto questo secondo me accade proprio per il fatto che si è persa a livello sociale quella riverenza, quel rispetto che prima si aveva verso la figura dell'insegnante.
Tornando alla scuola delle competenze, essa è deleteria perché svuota di valore il concetto stesso di sapere, che non è più un valore in sé, ma ha valore solo se serve per qualcos'altro, per il lavoro ad esempio: tale visione, se può forse andare anche bene per un istituto professionale, non va più bene per un liceo in cui invece è giusto educare ad apprezzare l'importanza e la bellezza della cultura in se stessa, come fine e non come mezzo; se io conosco benissimo Leopardi è ovvio che non mi servirà a risolvere un contenzioso sul posto di lavoro o a risolvere problemi di contabilità, ma tuttavia la sua conoscenza mi arricchirà come persona poiché è proprio la conoscenza (intesa come consapevolezza) ciò che ci rende UMANI e ci differenzia dai bruti ("Fatti non foste a viver come bruti....") e quindi coltivare il sapere significa in un certo senso migliorare la propria umanità.



Jacopus

#6
Per Viator. Il problema che tu poni è noto. La democrazia nella sua forma più nobile si fonda su un paradosso, creare condizioni più uguali possibili, pur sapendo che gli uomini e le donne non sono uguali, e creando così una diversa forma di diseguaglianza. Come si sopperisce a questo inceppamento? A mio parere con un altro paradosso, ovvero creando le condizioni affinché il maggior numero possibile di persone possa considerarsi aristocratico, ovvero migliore. Ma questo progetto in una democrazia significa inclusione e significa anche accettare che talvolta i meno dotati siano sostenuti invece che lasciati andare nel vortice della "nuda vita".
Per fare ciò occorrerebbe, senza diventare comunisti, pensare a una distribuzione della ricchezza più equa, poiché altrimenti chi è esageratamente ricco non può far altro, per giustificare il suo stato, di pensare di appartenere ad una specie diversa dai suoi operai, clienti, pazienti, con il risultato di considerarli "inferiori".
La scuola ha semplicemente bisogno di risorse poiché altrimenti lo stesso ragazzo che entra in un istituto che sembra lo scenario per un documentario sull'Unione Sovietica degli anni '80, cosa deve pensare di quella istituzione e di chi ci lavora dentro? Specialmente in una società dove l'immagine e la ricchezza è tutto? Avoglia a studiare Leopardi in queste condizioni. Anche qui, nella scuola si contrappongono visioni del mondo differenti e premiare le scuole private fa parte di un progetto politico di più ampio respiro.
Per Socrate. Penso che l'autorevolezza un insegnante se la debba conquistare sul campo, non perché ha un ruolo, che potrebbe essere, come ben sai, essere stato ottenuto per conoscenze, raccomandazioni e benedizioni vescovili o partitiche. Lo status dell'insegnante è crollato non tanto per via del 68 ma per via dell'avvento di una società iperliberale che considera necessario trasmettere il sapere solo alle élite preposte al governo politico/economico, lasciando agli altri le briciole. La scuola pubblica in Italia si sta effettivamente trasformando in un ghetto per le classi povere, con alcune eccezioni nei licei dei quartieri/bene.
Prima ho fatto l'esempio degli studenti spronati a criticare l'insegnamento. Ovviamente si tratta di un livello universitario, ma anche profondamente filosofico e di crescita intellettuale, da Socrate in poi (per tornare al tuo omonimo). Ma non si creda che criticare una teoria o una Weltashaungen sia facile. Bisogna documentarsi, avere le idee chiare, studiare.
Anche per gli studenti spesso è molto più semplice accettare le teorie del professore, ponendo le basi di un rapporto, nel mondo delle istituzioni della conoscenza, di tipo adulatorio e di cristallizzazione di ciò che è conosciuto. Un rapporto docente-discente che rispecchia il mondo scolastico e accademico italiano a partire dalla Controriforma e secondo un piano che fu pianificato dalla Controriforma stessa, espressione di un potere ecclesiastico letteralmente terrorizzato da quanto stavano scrivendo e teorizzando alcune eccellenze intellettuali dell'epoca, come Tommaso Campanella, Giordano Bruno e Galileo Galilei.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Ciao jacopus, tu la butti in politica, però il problema della scuola italiana è evidente dal confronto con altri paesi nei quali i sistemi socio economici sono abbastanza simili.
Per me la cultura egualitarista è la fonte di molti dei problemi che ha la scuola, il cosiddetto 6 politico.
Il centro del problema, comunque, sta secondo me nell'atteggiamento di fondo della nostra cultura, di tipo aristocratico, egocentrico, autoreferenziale.
La cultura fa parte delle funzioni della società, e dovrebbe essere concepita in questo modo, al servizio della società.
La scuola dovrebbe essere "maestra di vita", dare una cultura generale ma funzionale alla generalità del mondo di oggi.
Per me è sconcertante che socrate lamenti che nella scuola di oggi non si studi abbastanza il latino, quando lo studio dell'economia non è previsto come materia di base.
Eppure tutti noi siamo operatori economici, tutti noi compiamo scelte economiche ogni giorno, cosa sarebbe più utile in media: il latino o l'economia?

viator

Salve jacopus. Citandoti : "Per Viator. Il problema che tu poni è noto. La democrazia nella sua forma più nobile si fonda su un paradosso, creare condizioni più uguali possibili, pur sapendo che gli uomini e le donne non sono uguali, e creando così una diversa forma di diseguaglianza. Come si sopperisce a questo inceppamento? A mio parere con un altro paradosso, ovvero creando le condizioni affinché il maggior numero possibile di persone possa considerarsi aristocratico, ovvero migliore".



Infatti il tragico della democrazia egualitaria è proprio questo. Voler promuovere l'eguaglianza partendo da una ineliminabile diseguaglianza di vantaggi e svantaggi naturali. Se leggiamo quello che tu scrivi, la società dovrebbe innalzare artificialmente le condizioni dei normodotati, facendoli diventare degli "aristocratici", mentre dovrebbe impedire agli "aristocratici per doti naturali od acquisite" di migliorare ulteriormente la propria condizione.


Purtroppo in tal modo la società diventerebbe pian piano una comunità costituita da una MAGGIORANZA DI ARISTOCRATICI e da una minoranza di non-aristocratici che si sta cercando di far sparire......................quindi avremmo una società democratica che vorrebbe diventare aristocratica.

Quella qui sopra sarebbe la trappola emblematica dell'idealismo non riflessivo. Saluti.



Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Socrate78

#9
Il problema è che ormai, sentendo quello che si dice da molti pedagogisti e anche dai politici, sta passando un messaggio a mio avviso sconcertante: il sapere, la conoscenza, è qualcosa che NON contribuisce di per sé alla crescita degli studenti. Molti pedagogisti infatti dicono chiaramente che l'insegnante deve preoccuparsi di meno di trasmettere conoscenze e pensare di più a contribuire alla CRESCITA degli alunni. Ma questo significa che per questi signori il SAPERE non fa crescere gli alunni! E' come dire che se insegno la filosofia di Kant o di Heidegger, o se insegno Dante o Ungaretti o qualsiasi altro scrittore, io non contribuisco a far crescere gli alunni: ma il sapere invece fa progredire le persone, le rendo più critiche, consapevoli, affina le capacità logiche e razionali, quindi contribuisce sicuramente a far crescere. E forse è proprio questo che i politici vogliono, l'uomo non dev'essere critico, non deve pensare, così è maggiormente malleabile, manipolabile a fini elettorali e ideologici. Antonio Gramsci infatti fu uno strenuo difensore dell'importanza del sapere fine a se stesso, e non come mezzo per qualcos'altro, egli diceva anzi che se il sapere viene ridotto a mezzo esso viene svilito, poiché subordinato a qualcos'altro. Secondo me aveva ragione Gramsci, ma il pensiero di Gramsci nella società di oggi è ciò che di più scomodo vi sia, perché tutto viene commisurato soltanto ad una cosa: al DIO DENARO!  Ecco perché il sapere non è più valutato, perché esso serve solo se in qualche modo è funzionale al produrre ricchezza, denaro, produttività, la scuola delle competenze che finalizza tutta l'istruzione all'utilità economica è l'espressione peggiore del sistema capitalistico e neoliberale che ammorba tutta la società di oggi, che rende gli uomini macchine per la produzione (e quindi meno pensano meglio è!), li rende tutti uguali perché devono essere come un gregge di consumatori omologati (ecco perché gli adolescenti sono tutti schiavi della moda) e soprattutto, al di là delle belle parole legate alla necessità di cooperare, di lavorare in squadra, di fatto il sistema neoliberale favorisce gli istinti peggiori dell'essere umano, cioè l'egoismo, l'incontentabilità (gli uomini non devono essere contenti di ciò che hanno, ma devono desiderare all'infinito per CONSUMARE), la competizione che ti porta a trarre vantaggio dal danno altrui (è la concorrenza tra le aziende), è tutto basato sul "Mors tua vita mea". Il filosofo Adorno, negli anni Sessanta, aveva compreso benissimo che il sistema liberale si basava sull'omologazione dell'individuo che doveva diventare un consumatore schiavo del sistema, e proponeva come liberazione da tutto questo proprio la cultura, il sapere per Adorno (e anche l'arte) dovevano diventare un modo per le classi più povere ed ignoranti di elevarsi e quindi di non essere pedine di un sistema che non fa altro che manipolare.
Secondo alcune statistiche un americano su quattro ha tratti SOCIOPATICI nella sua personalità o è addirittura caratterizzabile come sociopatico: la sociopatia è il disturbo antisociale della personalità, è insomma l'insieme delle caratteristiche che portano l'individuo a vedere gli altri come nemici da abbattere per trarne vantaggio, a non farsi scrupoli pur di emergere e di avere successo calpestando gli altri. Ora, come mai la sociopatia è così diffusa nella società americana? E' il sistema neoliberale con la sua idea di competizione sfrenata a produrre tali aberrazioni, e gli Stati Uniti hanno da sempre fatto del capitalismo più estremo la loro bandiera ideologica.

Jacopus

#10
Viator. Potrei specularmente risponderti che vi è del tragico anche nel pensare che le proprie doti siano un retaggio individuale e non siano influenzate dal contesto. Basta scorrere la storia ed osservare invece il contrario. I periodi di sviluppo di una società sono sempre fenomeni collettivi. Non a caso Leonardo, Michelangelo, Raffaello Sanzio erano contemporanei o quasi, così come Dante e Petrarca e tutta la scuola Fiorentina, o Socrate, Platone e tutta la miriade dei filosofi della grande Atene del IV secolo avanti cristo. In medio stat virtus. Non bisogna né enfatizzate le doti eroiche del singolo (che pure esistono) nè appiattire tutti in una medietà che rischia sempre di diventare mediocritas.
A proposito di "idealismo non riflessivo" non so a cosa ti riferisca anche se intuisco che si potrebbe trattare di una delle molte correnti di pensiero facenti parte del sistema "viaotoriano" ;D .
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Citazione di: Socrate78 il 30 Luglio 2021, 13:35:03 PM
Il problema è che ormai, sentendo quello che si dice da molti pedagogisti e anche dai politici, sta passando un messaggio a mio avviso sconcertante: il sapere, la conoscenza, è qualcosa che NON contribuisce di per sé alla crescita degli studenti. Molti pedagogisti infatti dicono chiaramente che l'insegnante deve preoccuparsi di meno di trasmettere conoscenze e pensare di più a contribuire alla CRESCITA degli alunni. Ma questo significa che per questi signori il SAPERE non fa crescere gli alunni! E' come dire che se insegno la filosofia di Kant o di Heidegger, o se insegno Dante o Ungaretti o qualsiasi altro scrittore, io non contribuisco a far crescere gli alunni: ma il sapere invece fa progredire le persone, le rendo più critiche, consapevoli, affina le capacità logiche e razionali, quindi contribuisce sicuramente a far crescere. E forse è proprio questo che i politici vogliono, l'uomo non dev'essere critico, non deve pensare, così è maggiormente malleabile, manipolabile a fini elettorali e ideologici. Antonio Gramsci infatti fu uno strenuo difensore dell'importanza del sapere fine a se stesso, e non come mezzo per qualcos'altro, egli diceva anzi che se il sapere viene ridotto a mezzo esso viene svilito, poiché subordinato a qualcos'altro. Secondo me aveva ragione Gramsci, ma il pensiero di Gramsci nella società di oggi è ciò che di più scomodo vi sia, perché tutto viene commisurato soltanto ad una cosa: al DIO DENARO!  Ecco perché il sapere non è più valutato, perché esso serve solo se in qualche modo è funzionale al produrre ricchezza, denaro, produttività, la scuola delle competenze che finalizza tutta l'istruzione all'utilità economica è l'espressione peggiore del sistema capitalistico e neoliberale che ammorba tutta la società di oggi, che rende gli uomini macchine per la produzione (e quindi meno pensano meglio è!), li rende tutti uguali perché devono essere come un gregge di consumatori omologati (ecco perché gli adolescenti sono tutti schiavi della moda) e soprattutto, al di là delle belle parole legate alla necessità di cooperare, di lavorare in squadra, di fatto il sistema neoliberale favorisce gli istinti peggiori dell'essere umano, cioè l'egoismo, l'incontentabilità (gli uomini non devono essere contenti di ciò che hanno, ma devono desiderare all'infinito per CONSUMARE), la competizione che ti porta a trarre vantaggio dal danno altrui (è la concorrenza tra le aziende), è tutto basato sul "Mors tua vita mea". Il filosofo Adorno, negli anni Sessanta, aveva compreso benissimo che il sistema liberale si basava sull'omologazione dell'individuo che doveva diventare un consumatore schiavo del sistema, e proponeva come liberazione da tutto questo proprio la cultura, il sapere per Adorno (e anche l'arte) dovevano diventare un modo per le classi più povere ed ignoranti di elevarsi e quindi di non essere pedine di un sistema che non fa altro che manipolare.
Secondo alcune statistiche un americano su quattro ha tratti SOCIOPATICI nella sua personalità o è addirittura caratterizzabile come sociopatico: la sociopatia è il disturbo antisociale della personalità, è insomma l'insieme delle caratteristiche che portano l'individuo a vedere gli altri come nemici da abbattere per trarne vantaggio, a non farsi scrupoli pur di emergere e di avere successo calpestando gli altri. Ora, come mai la sociopatia è così diffusa nella società americana? E' il sistema neoliberale con la sua idea di competizione sfrenata a produrre tali aberrazioni, e gli Stati Uniti hanno da sempre fatto del capitalismo più estremo la loro bandiera ideologica.
Ciao socrate, mi domando che ti hanno fatto gli stati uniti, perché li tratti così male? Mi pare che stessimo parlando della scuola italiana che di problemi ne ha, e tanti.
Ora spiegami, se uno studia medicina, è lo fa perché evidentemente vuole curare le persone, questo svilisce il valore del suo studio?
Nel ragionamento tuo e di gramsci io vedo solo nichilismo, e una sorta di meccanica riproduzione di una serie di contenuti che viene chiamata cultura.
In America un detto dice che se quello che hai imparato a scuola sei in grado di metterlo in pratica allora lo fai, altrimenti lo insegni.
In altri termini l'insegnante sarebbe colui che non sa fare altro uso positivo della sua cultura che trasmetterla ad altri.
E' certamente una posizione molto forte, e antitetica alla tua.
Purtroppo è una posizione che in Italia è sempre stata in minoranza, tutte le volte che si è cercato di riformare la scuola per renderla più efficiente, più funzionale, si sono innescate reazioni soprattutto nel corpo docente.
Pensiamo a tutte le polemiche che hanno seguito l'istituzione dei test invalsi, strumento usato in tanti paesi.


atomista non pentito

La realta' e' che siamo agli ultimi botti decadenti della cultura romana. Non penso sia un caso che "culturalmente" l'attuale italia si avvicini cosi' tanto all'attuale grecia , e' sufficiente confrontare le rispettive abilita' precipue dell'oggi = malaffare , truffe ( addirittura per entrare nell'euro) corruzioni varie a qualsiali livello , anche il piu' infimo. La scuola potrebbe fare da argine a qualcosa che la pervade profondamente ? Penso di no. Anche in questo caso il cambiamento verra' da "fuori" con la modalita' " o cambi o scompari". Insomma ci arriveremo come sempre per contrarieta' ( ammesso e non concesso di arrivarci).

Jacopus

#13
Atomista. Hai molte ragioni da vendere, ma in realtà il processo di analfabetismo di ritorno riguarda tutto il mondo occidentale, fatta forse eccezione per il Giappone. Ripeto il 68 lo assolverei, visto che grazie al 68 abbiamo raggiunto delle conquiste in campo civile come il divorzio, l'aborto, l'abolizione dei manicomi, l'istituzione delle regioni, l'obiezione di coscienza ed altro. Conquiste che ci hanno posto in Un Occidente periferico piuttosto che nella centralità del Medio Oriente.
Contemporaneamente esistono nella scuola italiana dei ritardi endemici dovuti al clientelismo, alla burocratizzazione e a una visione culturale di tipo autoritario e di trasmissione meccanica del sapere. In realtà il sapere e la conoscenza si trasmettono e diventano produttive solo se accompagnate dalla "passione". Per questo è necessario che gli insegnanti non siano solo dei bravi tecnici della loro materia, ma devono possedere qualità maieutiche e perfino carismatiche. Trovare persone del genere a 1500 euro al mese diventa però più difficile. Ricordo che gli stipendi nel resto dell'Europa Occidentale sono più alti di circa 1000 euro a fronte però di un impegno lungo tutto l'anno, senza le vacanze anacronistiche attuali degli insegnanti.
Il detto riportato da Anthonyi (per cui se hai imparato dalla scuola, allora fai, altrimenti insegni) è molto significativo. In Italia vi è ancora una netta distinzione fra teoria e pratica, per cui chi insegna lo fa spesso in modo del tutto scollegato dalla realtà. Si vede in molti campi. Nel mio ad esempio assisto ad una notevole frattura fra chi fa il lavoro "clinico" con gli utenti e chi "teorizza" senza averne mai visto uno di utente. In realtà teoria e prassi dovrebbero rinforzarsi a vicenda. Ma qui ancora vince la mentalità curiale della conoscenza come otium. E questa scissione avviene in moltissimi altri campi e la sua origine è anche abbastanza chiara, ovvero dalla presenza ingombrante di un potere reale ma tremendamente ipocrita sempre pronto a deresponsabilizzarsi e contemporaneamente passivo e fatalista. Ovviamente alludo alla Chiesa Cattolica Romana, una istituzione che ha forgiato nel corso dei secoli la concezione della scuola, la filosofia e il significato dell'apprendimento. Nel mezzo secolo di potere della democrazia cristiana, il ministro della pubblica istruzione è sempre o quasi sempre stato estratto da quel partito.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve atomista. Ti do completamente ragione. Il fatto è che Socrate78, la società italiana, la cultura italiana, il tessuto economico italiano, la politica italiana, la storia italiana, la attuale lunghissima decadenza delle civiltà romana e rinascimentale (una civiltà italiana non è mai esistita)...........sono tutte entità di stampo umanistico (tra l'altro ossessivamente influenzato dal clericalismo).


Ora, se un paese vuole (nel nostro caso : non può far altro che-) darsi un futuro che privilegi una visione del mondo in cui l'umanismo deve avere la precedenza su tutto il resto.................è evidente che il suo futuro dovrà basarsi sui proventi dell'arte, del cibo di qualità e della moda, poi quindi sui monumenti, sui ruderi, sui tomi, i manoscritti e tutta una serie di altre preziosità assai poco pratiche. Come dire : "vissi d'arte.....vissi d'amor.....!".


Circa la scuola e l'educazione, i ruoli di USA ed Italia sono infatti rigorosamente capovolti, dal momento che gli USA scelsero di darsi un futuro basato sulla prassi e non sull'umanesimo : In Italia l'istruzione pubblica privilegia il classicismo, l'umanesimo etc., mentre lascia che della formazione pratica, tecnica, scientifica si occupino la speculazione privata (l'industria).........negli USA l'istruzione pubblica privilegia la prassi e l'avviamento alla produttività, lasciando a mecenati e fondazioni (ed alla motivata volontà di coloro che vogliono accostarsi all'umanesimo) la gestione del patrimonio umanistico non immediatamente produttivo.


Quindi lasciamo all' Italia il suo futuro fatto di conservazione di chiese, incunaboli e monumenti e lasciamo agli USA il loro presente e futuro fatto di progresso tecnologico e di brevetti. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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