Menu principale

La poesia

Aperto da Estack, 23 Febbraio 2021, 18:20:24 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Estack

E' da molto che non scrivo, ho notato che in questa epoca, la poesia è sparita. Non leggo ne sui social ne in tv, qualcuno che legga una poesia o che l'abbia scritta di suo pugno. Non sono amante della poesia, ma credo che anche questa sia una forma di arte. Che ne pensate?

Ipazia

Penso che la poesia, come la musica, il romanzo, e tutte le arti classiche, abbiano un passato talmente ingombrante da rendere assai problematico il confronto con esso da parte pure del più talentuoso artista contemporaneo. Anche forme artistiche più recenti, come il cinema e la musica pop, mostrano una certa stanchezza inventiva tanto da parte della produzione che dell'interpretazione. Anche lì il passato prossimo incombe come un macigno sulle nuove leve.

E' il destino dei postumi che di fronte ad arti mature possono dilettarsi di antiquariato e riproduzione filologica,  al massimo di imitazione, ma con poche possibilità di sviluppo creativo. Ho amato e letto molta poesia e quando ascolto qualche contemporaneo che vi si cimenta, inclusi i recenti Nobel, per quanti sforzi faccia non riesco a ricacciare indietro la delusione. Ormai tutte le metafore sono state saccheggiate e quelle più poetiche hanno già trovato il loro autore. Non resta che scrivere per sè le proprie poesie, nell'era del selfie, ammesso e non concesso che qualche guizzo poetico questa epoca riesca ancora ad evocare.

La creatività si è spostata verso l'interazione con le macchine e lì di poesia ce n'è veramente poca. Come non ce n'è nei surrogati social della cultura globalizzata.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve Estack e benvenuto. La poesia ha sempre rappresentato la forma espressiva della persona introversa. Ciò riguarda sia il ruolo dell'autore che quello del lettore-estimatore.

Il delirio comunicativo consentito e realizzato dagli attuali strumenti multimediali ha nei fatti avvantaggiato la superficialità unita all'estroversione (comunicare moltissimo, con facilità e non importa cosa) e penalizzato il suo opposto-complementare cioè la riflessività consentita dall'introversione.

La comunicazione è diventata una specie di droga che fa sentire la maggioranza delle persone (le maggioranze - soprattutto in un un pianeta sovrapopolato - formano le masse, le quali sono governabili da una piccola pattuglia di cani da pastore).............la fa sentire al sicuro ben mimetizzata all'interno del gregge.

Il fatto è che lo scrivere poesie richiede tra l'altro un minimo di fantasia. Che bisogno c'è di spremersi visto che tra televisione, cinema, video, videogiochi, clips, serials, contenuti "on demand"..........si può scegliere di tutto gratis o quasi ?. Saluti.

Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Estack

La risposta che mi ha colpito di più è la seconda, secondo voi esistono delle soluzioni per bloccare questo fenomeno?

viator

Salve Estack. Scusa ma perchè vorresti trovare soluzioni che cambino l'andamento delle cose del mondo ? Solo perchè a te, a me od a tutti le cose non piacciono ?.E chi l'ha detto che il mondo debba funzionare come piace a noi, visto che non l'abbiamo fatto noi ?.
Se il fenomeno di cui ti lamenti fosse di origine umana...........giusto rispettare le conseguenze dei comportamenti della maggioranza degli umani. Sarebbe un coerente esempio di democraticità.

Se invece il fenomeno è di origine naturale (la natura o Dio hanno espresso l'uomo il quale non può che comportarsi nei modi in cui è stato "impostato" dalle remote cause naturali o divine)..........vuole dire che allora questo è l'unico ed inesorabile modo di vivere che possiamo praticare.

Se comunque non si è d'accordo, abbiamo tutto il diritto di cercare di cambiare le cose dandoci da fare per creare nuove maggioranze o nuove cause che, agendo, vadano a soddisfare la nostra personale visione del mondo.L'unico problema sarà che la nostra PERSONALE, INDIVIDUALE visione del mondo durerà sino alla nostra morte, mentre ciò che vorremmo veder cambiato resisterà un pochetto di più. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

sapa

Citazione di: Estack il 24 Febbraio 2021, 08:36:03 AM
La risposta che mi ha colpito di più è la seconda, secondo voi esistono delle soluzioni per bloccare questo fenomeno?
Ciao Estack, quale fenomeno vorresti bloccare? Io credo che più che altro andrebbe sbloccato un altro fenomeno, cioè quello che ha sempre favorito le arti, poesia compresa anche se forse in misura minore rispetto alle altre, e che oggi si è di fatto interrotto: il mecenatismo. Perchè se il poeta può tornare a vivere di poesia, come il musicista di musica, probabilmente la ricerca artistica si evolverà, diversamente si potrà fare solo ciò che dice Ipazia, cioè vivere di antiquariato e di imitazione. Antiquariato ed imitazione che hanno contraddistinto anche epoche d'oro e che non sono il male in sè, ma che non sono sicuramente fattori evolutivi. Forse occorre che gli Stati dedichino risorse anche a questo, come facevano nell'antichità, o che almeno favoriscano chi intende farlo. Ma anche, e forse soprattutto, che a destinare queste risorse siano chiamate figure in grado di discernere quale progetto è valido e quale invece no. Anche qui, il finanziamento a pioggia rischia di diventare un impoverimento generale, che porta a scarsi risultati.

Estack

Citazione di: sapa il 24 Febbraio 2021, 20:56:03 PM
Citazione di: Estack il 24 Febbraio 2021, 08:36:03 AM
La risposta che mi ha colpito di più è la seconda, secondo voi esistono delle soluzioni per bloccare questo fenomeno?
Ciao Estack, quale fenomeno vorresti bloccare? Io credo che più che altro andrebbe sbloccato un altro fenomeno, cioè quello che ha sempre favorito le arti, poesia compresa anche se forse in misura minore rispetto alle altre, e che oggi si è di fatto interrotto: il mecenatismo. Perchè se il poeta può tornare a vivere di poesia, come il musicista di musica, probabilmente la ricerca artistica si evolverà, diversamente si potrà fare solo ciò che dice Ipazia, cioè vivere di antiquariato e di imitazione. Antiquariato ed imitazione che hanno contraddistinto anche epoche d'oro e che non sono il male in sè, ma che non sono sicuramente fattori evolutivi. Forse occorre che gli Stati dedichino risorse anche a questo, come facevano nell'antichità, o che almeno favoriscano chi intende farlo. Ma anche, e forse soprattutto, che a destinare queste risorse siano chiamate figure in grado di discernere quale progetto è valido e quale invece no. Anche qui, il finanziamento a pioggia rischia di diventare un impoverimento generale, che porta a scarsi risultati.
Il fenomeno della sparizione della poesia vorrei fermare.

sapa

Citazione di: Estack il 26 Febbraio 2021, 11:01:01 AM
Citazione di: sapa il 24 Febbraio 2021, 20:56:03 PM
Citazione di: Estack il 24 Febbraio 2021, 08:36:03 AM
La risposta che mi ha colpito di più è la seconda, secondo voi esistono delle soluzioni per bloccare questo fenomeno?
Ciao Estack, quale fenomeno vorresti bloccare? Io credo che più che altro andrebbe sbloccato un altro fenomeno, cioè quello che ha sempre favorito le arti, poesia compresa anche se forse in misura minore rispetto alle altre, e che oggi si è di fatto interrotto: il mecenatismo. Perchè se il poeta può tornare a vivere di poesia, come il musicista di musica, probabilmente la ricerca artistica si evolverà, diversamente si potrà fare solo ciò che dice Ipazia, cioè vivere di antiquariato e di imitazione. Antiquariato ed imitazione che hanno contraddistinto anche epoche d'oro e che non sono il male in sè, ma che non sono sicuramente fattori evolutivi. Forse occorre che gli Stati dedichino risorse anche a questo, come facevano nell'antichità, o che almeno favoriscano chi intende farlo. Ma anche, e forse soprattutto, che a destinare queste risorse siano chiamate figure in grado di discernere quale progetto è valido e quale invece no. Anche qui, il finanziamento a pioggia rischia di diventare un impoverimento generale, che porta a scarsi risultati.
Il fenomeno della sparizione della poesia vorrei fermare.
Ok, però non mi sembrava che Ipazia, nel suo intervento, parlasse di sparizione della poesia. Ne sottolineava, piuttosto, la rarefazione e la ormai raggiunta maturità espressiva, come succede anche per altre forme d'arte. Ma rimanendo sul discorso della poesia, ricordo  delle discussioni su questo forum, nelle quali qualche utente metteva in dubbio la forma poetica che non fa uso di metrica e rime, definendola di fatto una "prosa poetica". A mio avviso c'è ancora molta prosa poetica, in giro, prima o poi qualsiasi prosatore di livello sforna la sua gemma di poesia,  che sia una bella immagine o un salto logico di qualità. Poesia in forma di  canto, invece, direi che non ne esiste più. Per poetare cantando, infatti, credo occorrerebbe molto studio, probabilmente delle scuole apposite. Come dicevo sopra, occorrerebbe "investire".

Ipazia

La poesia nasce epica e muore finisce minimalista.

Nasce epica perchè ha una nuova lingua da sperimentare, inventare, diffondere. I grandi poemi omerici, latini, e nelle lingue volgari medioevali sono palestra e laboratorio di tale avventura linguistica. La quale si espande in una trama di vocaboli e significati fino a raggiungere il suo apice classico. Dopo di che inizia la ripetizione, l'ipertrofia baroccheggiante, la maniera e i ripetuti tentativi di un ritorno alla classicità. Alla fine questa povera lingua sderenata rinuncia alla grande forma e cerca riparo nel frammento poetico, nel verso isolato, nello hayku. Non è che sia venuto meno il guizzo poetico, bensì la lingua che lo sappia efficacemente rivestire.

Viene da chiedersi cosa abbia così corroso le lingue da impedire loro di espandersi ulteriormente in maniera artistica. Certamente il carico pesante del "già detto" e difficilmente dicibile ancor meglio. Ma pure il moltiplicarsi di mezzi, modalità e forme di comunicazione lontane dallo spirito del linguaggio che nei secoli ha alimentato poesia e letteratura attraverso le figure dell'aedo, cantastorie, vate, retore, attore, comunque signore della lingua, declamata al suo meglio in tempo reale in teatro o in qualche accademia per un pubblico colto.

Un'antenna sensibile come Platone vide già nell'artificio tecnico della scrittura una minaccia per la purezza, verità e forza del linguaggio, e la poesia, nata per la declamazione teatrale, ne sarebbe stata ugualmente coinvolta.  Chissà cosa direbbe oggi del linguaggio ridotto a emoticon e cazzatine varie su cellulari e feisbuc, mentre ovunque imperversa un orrendo anglicorum, lingua franca sommamente antipoetica della contemporaneità.

Infine, al grande poeta della nativa lingua italiana che si rammaricava "povera e nuda vai filosofia ..." non si può che rispondere "povera e nuda vai poesia". Con l'invito a non lasciare la sua magnanima impresa, seppure ormai ridotta allo sprazzo minimalista, intimo e per pochi compagni. O solo per il compagno che non ti abbandona mai. Te stesso.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#9
La poesia è ovviamente legata al linguaggio verbale , ma se ne può dare una definizione buona per qualunque linguaggio.
Qualunque linguaggio si apprende, ma per poterlo fare veramente proprio ,per non ripetere il già detto ,bisogna sperimentarlo liberamente.
Fatto ciò potremo aggiungere a ciò che è stato detto ciò che abbiamo da dire.
Se questa sperimentazione, che nel caso del linguaggio verbale è la poesia, resta nell'ombra  , poco male.
Ci sono in fondo fantastici linguaggi, come quello della comunicazione mimica, che usiamo senza neanche saperlo.
Il bello della poesia è nell'evocazione di un nuovo linguaggio, che sia verbale o altro.
L'arricchimento e la nascita di nuovi linguaggi, potrebbero essere visti come l'impoverimento e la fine del Linguaggio con la L maiuscola , se ci si fissa su uno di essi.
Comprensibilmente questi cambiamenti generano dispiacere, perché i nostri linguaggi sono carne della nostra carne a cui la poesia porta nutrimento.
I linguaggi, come tutte le cose vive , nascono e muoiono.
Più che celebrare i Poeti, e lamentarne il mancato ricambio, non manchiamo di sperimentare i nostri linguaggi, qual siano. Prendiamoci la nostra licenza poetica, perché nessuno deve darcela, ne' vidimarcela, per la statistica dello stato dell'arte.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

viator

Salve. Secondo me il declino di tutte le forme d'arte monotematica è inesorabile poichè esse tendono a venir "fagocitate" dalla multimedialità.


Quando si sente parlare di "poesia" a proposito dei testi delle canzonette (i quali, considerati isolatamente dalla musica, dalla interpretazione, dallo spettacolo, sono qualcosa di straziantemente insignificante - salvo le poche eccezioni che confermeranno la regola)...........che vogliamo attenderci ? Che i guaiti di qualche cartaceo poeta solitario faccia loro concorrenza presso le masse ?.


Ci attendiamo che certi furbeschi aborti pittorici (l'arte astratta) muovano più lacrime ed emozioni di "Via con Vento?" proiettato sul grande schermo ?. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

iano

#11
Ciao Viator.
Si può dire la stessa cosa, completandola, e dandogli un senso positivo.
Prendi un testo pessimo e una pessima musica, li metti insieme, e ottieni una opera d'arte.
In effetti che testo e musica non siano un granché te ne accorgi solo estraendoli.
Ma finché stanno insieme, se stanno bene insieme, si rafforzano a vicenda.
Questo significa che la canzone non è poesia , ne' musica. ma una forma d'arte a se' stante.
Quindi in particolare, è sbagliato cercarvi poesia in senso stretto.
Là probabilità  di restare deluso è alta.
Se impropriamente vogliamo applicare l'analisi logica alla canzone la somma delle parti può risultare spropositatamente maggiore rispetto quella aritmetica, quindi se fai la sottrazione rischi di trovare come risultato poco mischiato con niente.
La critica d'arte stessa e' centrata quando diventa essa stessa parte integrabile all'opera e promuovente l'opera criticata.
Chi osserva un opera d'arte di cui ha letto una critica sta osservando qualcosa di diverso dall'opera di partenza in se', ma questa volta quella critica per integrarsi al meglio deve essere poesia in se', questa volta si in partenza, anche se il più delle volte è solo sproloquio di mestieranti.
Come dicevo in altro mio post, in altra discussione, l'arte si può spiegare solo con l'arte, che può essere anche arte di parole.
Quindi se ci si limita a ridurre l'arte in parole , si riduce la prospettiva erroneamente.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

viator

Salve iano. Citandoti : "Si può dire la stessa cosa, completandola, e dandogli un senso positivo.
Prendi un testo pessimo e una pessima musica, li metti insieme, e ottieni una opera d'arte.
In effetti che testo e musica non siano un granché te ne accorgi solo estraendoli.
Ma finché stanno insieme, se stanno bene insieme, si rafforzano a vicenda.
Questo significa che la canzone non è poesia , ne' musica. ma una forma d'arte a se' stante".

Completo disaccordo : pessimo+pessimo = non 2 volte pessimo, ma pure peggio : pessimo al quadrato.

I casi di sinergia tra testo e musica rappresentano l'eccellenza e cioè una piccolissima maggioranza. Soprattutto a fini commerciali l'abbinamento testo-musica può servire a camuffare, confondere, mistificare la pochezza di entrambi gli ingredienti dell'opera.

La voluta moltiplicazione delle modalità di messaggio "artistico" (emblematico ad esempio per gli eventi in "live" in cui concorrono testi, musiche, sonorità assortite, luci, vapori, abbigliamenti demenziali, movenze manicomiali etc.) serve a stordire le moltitudini di pecore affascinate dallo scimmione di turno e galvanizzate dal sentirsi ciascuno un "protagonista del nulla cultural-artistico".
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

iano

#13
Ciao Viator.
Mi riferivo ad una esperienza personale che però mi risulta essere molto condivisa.
Da quell'esperienza ho cercato di trarne conseguenze logiche.
L'esperienza è semplice da riprodurre.
Prendi una canzone che ami di cui ammiri il testo per la sua poesia e ascoltala.
Poi leggi solo il testo....e la poesia sparisce.
Quindi era un illusione?
La poesia non c'era?
C'era. Ma riguardava la canzone, non una sua parte.
Questo è solo un tentativo di spiegazione logica.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

La diatriba tra testo e musica è antica quanto il melodramma e si inerpica dal recitar cantando allo sprechgesang che a dispetto dei tre secoli che li separano sono entrambi espressionisti. In mezzo abbiamo la lunga stagione che va dalla teoria degli affetti al romanticismo, prassi estetiche musicali decisamente impressioniste. Cui reagisce una corrente iconoclasta di musica "pura" decisamente insofferente della voce umana agli antipodi di una rigorosa monodia vocale denominata gregoriano. Insomma, ce n'è per tutti in questa concordia discors, o discordia concors, che è l'evoluzione musicale della poesia, il canto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri