La lingua o le lingue parlate da Gesù

Aperto da doxa, 11 Ottobre 2023, 16:15:40 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

doxa

La lingua greca la conosceva anche Gesù di Nazaret ? Questo quesito può emergere quando nel Vangelo di Giovanni si narra che Jesus aveva incontrato un gruppo di greci nel tempio di Gerusalemme, forse nel cosiddetto "Cortile dei gentili", dove potevano entrare anche i pagani.
 
"Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: 'Signore, vogliamo vedere Gesù'. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.
Gesù rispose loro: 'È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome'. Venne allora una voce dal cielo: L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!"
(Gv 12, 20 – 28).

Ed ancora, quando Gesù parlò col governatore Ponzio Pilato durante il processo, quale codice linguistico usarono per dialogare ?
"Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: 'Sei tu il re dei Giudei?'. Gesù rispose: 'Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?'. Pilato disse: 'Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?'. Rispose Gesù: 'Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù'. Allora Pilato gli disse: 'Dunque tu sei re?'. Rispose Gesù: 'Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce'. Gli dice Pilato: 'Che cos'è la verità?' " (Gv 18, 33 – 38).

segue

doxa

Quali lingue parlava Gesù?
 
La questione si pone per le quattro lingue che erano in vigore nella Palestina di allora: il greco, l'ebraico, l'aramaico e il latino.
 
Secondo l'evangelista Giovanni il "titolo"  (INRI) sulla croce della condanna di Cristo era scritto in ebraico, in latino e in greco.
 
"Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: 'Gesù il Nazareno, il re dei Giudei'. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco" (Gv 19, 19 – 20). 
 
Sicuramente Gesù imparò l'ebraico nella scuola sinagogale di Nazaret per poter leggere le Scritture.
 
Il latino era quasi esclusivamente usato dalle forze di occupazione romane.
 
Il greco veniva usato nell'Impero romano come lingua franca, una specie di inglese di allora.  A Gerusalemme era conosciuta dalle persone colte, usata soprattutto per le transazioni commerciali; il popolo si accontentava dell'indispensabile per comunicare con gli stranieri presenti in Palestina.
 
Forse anche Gesù  conosceva la lingua greca, usata poi per il Nuovo Testamento per una comunicazione più universale.

segue

doxa

 Il cardinale Gianfranco Ravasi in un suo articolo titolato: "La lingua parlata da Gesù", pubblicato sul quotidiano Il Sole 24 Ore (inserto "Domenica") dell'8 ottobre scorso ha scritto:

"L'ebraico subì un declino dopo l'esilio babilonese, sostituito nell'uso comune dall'aramaico, la lingua più comune nell'antico Vicino Oriente di allora. Tuttavia, non si estinse mai come lingua scritta (oltre che come lingua liturgica), secondo quanto è attestato dalle famose scoperte di Qumran, presso il Mar Morto.

L'ebraico era una lingua colta, usata nelle discussioni esegetico-teologiche e dai gruppi elitari di ebrei rigorosi e zelanti, come appunto quelli di Qumran. Gesù, probabilmente, lo imparò nella scuola sinagogale di Nazaret per poter leggere le Scritture. Al massimo potrebbe aver usato parzialmente l'ebraico nelle controversie teologiche con gli scribi e i farisei riferite dai Vangeli. Tuttavia, come maestro che parlava alla massa dei contadini, dei pescatori e degli artigiani giudei comuni, Gesù ricorreva alla loro lingua quotidiana che era l'aramaico.

Uno studioso tedesco, Joachim Jeremias, escludendo nomi propri e aggettivi, contava 26 parole aramaiche attribuite a Gesù dai Vangeli o da fonti rabbiniche. E identificava l'aramaico di Gesù come una versione galilaica dell'aramaico ufficiale, tant'è che, durante il rinnegamento di Pietro, gli astanti accusano l'apostolo così: "È vero: anche tu sei uno dei discepoli di Gesù il galileo. Infatti, il tuo modo di parlare ti tradisce" (Mt 26,73).

Gesù, poi, sapeva leggere e scrivere? Tenendo conto del rilievo che nell'antico Vicino Oriente aveva la cultura orale, per rispondere al quesito ci sono tre passi evangelici da verificare. Nel Vangelo di Giovanni si ha questa osservazione dei Giudei di Gerusalemme: "Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?" (7,15). Di per sé l'espressione "conosce le Scritture" in greco (grámmata ói-den) potrebbe anche significare semplicemente: "sa leggere". In realtà, però, l'obiezione è rivolta contro Gesù come un'accusa – insegnare in pubblico – senza aver frequentato la scuola di uno dei vari rabbí o maestri importanti di allora. La dichiarazione, quindi, vorrebbe solo affermare che Gesù aveva un livello sorprendente di cultura teologica.

Che egli sapesse leggere appare chiaramente dal testo già citato di Luca (4,16-30): a Nazaret, di sabato, "si alza a leggere il rotolo del profeta Isaia, aprendolo al passo dov'era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me..." (Is 61,1-2). Al termine, "arrotola il volume, lo consegna all'inserviente" e inizia a tenere quell'"omelia" che susciterà una forte reazione tra i suoi compaesani. Cristo, dunque, sapeva leggere. Ma riusciva anche a scrivere? Le due cose non erano necessariamente connesse: spesso l'apprendimento nella scuola sinagogale avveniva secondo il metodo orale, ricorrendo alla fertile vitalità della memoria, soprattutto semitica.

L'unico cenno, in verità molto vago, alla capacità di scrivere di Gesù lo si ha in un terzo passo. Nel Vangelo di Giovanni si ricorda che, davanti all'adultera e ai suoi accusatori, Gesù "si era chinato e scriveva in terra col dito" (8,6). Si sono sprecate le ipotesi su quelle scritte misteriose. C'è chi ha pensato alla ripresa di testi biblici. Altri hanno ipotizzato un'anticipazione delle sue parole successive: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». La soluzione più probabile, però, potrebbe essere quella di ritenere che Cristo tracciasse solo linee o lettere casuali. Non si avrebbe, quindi, neppure qui una precisa e diretta attestazione su una capacità di scrittura da parte del Gesù storico.

È una avventura curiosa la conoscenza delle lingue originali della Bibbia. L'aggettivo "curioso" ha alla base il latino cura che implica impegno, tensione, preoccupazione e affanno. È un "prendersi cura". La fede comprende anche un sapere che esige studio e apprendimento, persino faticoso. Il grande traduttore della Bibbia dall'ebraico e greco in latino, san Girolamo, confessava: "Ogni tanto mi disperavo, più volte mi arresi, ma poi riprendevo con l'ostinata decisione di imparare".

doxa

Per chi volesse saperne di più, v'informo che da ieri, 10 ottobre, nelle librerie è in vendita il libro del cardinale Gianfranco Ravasi titolato "L'alfabeto di Dio", edit. San Paolo, pagg. 320, euro 20. :)

doxa

ci sono domande che rimangono senza risposte ed aperte alle congetture.
 
Quando Gesù a Gerusalemme, nel tempio, parlò con i Greci quale codice linguistico usò per comunicare con loro ?
 

 
E con il prefetto della Giudea, Ponzio Pilato, di lingua latina ?


doxa

#5
Nel post n. 2 ho fra l'altro scritto

Secondo l'evangelista Giovanni il "titolo" sulla croce della condanna di Cristo era scritto in ebraico,  in greco e in latino.

"Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: 'Gesù il Nazareno, il re dei Giudei'. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco" (Gv 19, 19 – 20).
 
Nel terzo capoverso del post n. 3 il cardinale Ravasi dice [... come maestro che parlava alla massa dei contadini, dei pescatori e degli artigiani giudei comuni, Gesù ricorreva alla loro lingua quotidiana che era l'aramaico.

Gesù  con gli apostoli  parlava in aramaico. E' ovvio che conoscesse l'ebraico.
 
Allora perché Pilato fece comporre il "titolo" (INRI), da collocare sulla croce soltanto "in ebraico, in greco e in latino e non in aramaico, che era la lingua parlata dalla popolazione e che Jesus frequentava e ammaestrava ?
 
 Quel messaggio era rivolto soltanto a chi lo voleva morto ? Perché ?

doxa

#6
Si può ipotizzare che:
la scritta è in ebraico perché è la lingua del sinedrio,
in greco perché è la lingua "internazionale" dell'Oriente, un po' come l'inglese oggi,
in latino perché è la lingua degli occupanti, i Romani.

Cosa dice Gesù sulla croce in lingua aramaica ?

Dal Vangelo di Matteo: "Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: 'Elì, Elì, lemà sabactàni?' " (27, 46), che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato ?

Dal Vangelo di Marco (15, 34): "Alle tre Gesù gridò con voce forte: 'Eloì, Eloì, lama sabactàni ?' " (= Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?)

Secondo  l'evangelista Luca, invece, le ultime parole furono "Padre nelle tue mani consegno il mio spirito" e per Giovanni, presunto testimone oculare, "Tutto è compiuto", ma non è precisato in che lingua. Giusto per aumentare la confusione.

doxa



Diego Velàzquez, Cristo crocifisso, olio su tela, 1632 circa, Museo del Prado, Madrid.
 

 Notare in cima alla croce il "titulus crucis" in tre lingue: ebraico, greco e latino, secondo il Vangelo di Giovanni.
 
 In realtà l'esatta composizione delle parole è dubbia, in quanto la condanna è riportata in modo differente dai quattro Vangeli canonici.
 
 

Il titulus sarebbe stato apposto sopra la croce per indicare la motivazione della condanna, prescritta dal diritto romano, ma non in tre lingue.
 
 Inoltre, la colpevolezza di un condannato veniva proclamata mediante una targa appesa al collo o portata davanti a lui per umiliarlo pubblicamente prima della sua morte.
 
 L'apposizione del titulus in cima al crocifisso è menzionata solo nel Nuovo Testamento e solo nel Vangelo di Giovanni.
 
 Il teologo cristiano Raymond Brown evidenzia che storicamente quel titulus non è vero. L'aggiunta giovannea ha finalità teologica, non è un fatto storico, infatti gli altri tre vangeli non lo citano.
 
 Per quanto riguarda il dipinto, da notare l'essenzialità con cui il pittore è riuscito a evidenziare la sofferenza di Cristo in croce, senza aggiungere altri segni della Passione e senza il paesaggio circostante, ma solo lo sfondo scuro. C'è solo Gesù sulla croce, sorretto da quattro chiodi, uno per ogni arto.
 
 Sottili rivoli di sangue scendono dalle ferite nelle mani e nei piedi poggiati sulla mensola, macchiando di rosso il legno della croce. Altro sangue scende dal fianco destro della ferita sul costato inferta da Longino con la lancia.
 
 La testa, cinta dalla corona di spine, è reclinata in avanti , il volto appare in ombra. Quasi impercettibili sono le gocce di sangue sul capo.
 
 La luce che illumina il corpo di Gesù crea un'atmosfera di religioso silenzio e di meditazione.
 
 Chi era Longino ? Secondo la tradizione cristiana è il nome del soldato romano che trafisse con la propria lancia il costato di Gesù crocifisso per accertare che fosse morto: "... ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua" (Gv 19, 34).
 
 Il nome di quel soldato non c'è nei quattro vangeli canonici, invece è presente negli "Atti di Pilato", testo allegato al Vangelo apocrifo di Nicodemo.

Discussioni simili (5)