La famiglia ed il lavoro

Aperto da Eutidemo, 09 Gennaio 2020, 14:30:53 PM

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Eutidemo

In primo luogo, occorre tenere sempre  presente che tutti i cittadini, siano essi di genere femminile o maschile, (ed a prescindere dalle loro scelte sessuali), hanno lo stesso diritto di cercare di realizzare le proprie lecite aspirazioni in qualunque ambito; sia esso familiare, lavorativo o di altro genere.
Compito dello Stato, è quello di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano di diritto o di fatto (o addirittura impediscono) la realizzazione di tali legittime aspirazioni; le quali, secondo le varie possibilita` e scelte individuali, devono tuttavia consistere in una attivita` o in una funzione che concorrano al progresso materiale o spirituale della societa`.
Al riguardo, si vedano anche gli artt.3 e 4 della Costituzione.

***
Ciò premesso, ed in ordine alla tematica "famiglia e il lavoro", occorre distinguere due aspetti:

A)
Rapporti "intra-genere".
Per quanto concerne i rapporti "intra-genere", e, cioè, tra donne e donne:
- fermo restando che quelle che scelgono di avere dei figli non possono essere lavorativamente emarginate rispetto alle altre, e che, quindi, lo Stato dovrebbe porre in essere tutti i provvedimenti idonei ad agevolarle (asili nido ecc.);
- tuttavia, quelle che scelgono di avere dei figli, non possono però neanche pretendere di ottenere le stesse realizzazioni lavorative di quelle che, invece, scelgono di dedicarsi esclusivamente al loro lavoro (sia esso dipendente, autonomo, professionale, artistico ecc.). 
Questo non sarebbe nè ragionevole, nè equo, nè giusto, perchè, se si cerca di realizzare contemporaneamente "due cose",  il risultato non può essere ovviamente lo stesso che se si cerca di realizzarne una sola! 

B)
Rapporti "inter-genere".
Per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della coppia eterosessuale (il che, però, vale anche per quella omosessuale), le cose sono invece un po' più complesse ed articolate.
Ed infatti, si possono avere diversi casi:

1)
Nel caso in cui i coniugi condividano "entrambi", spontaneamente e "consensualmente", una "concezione paolina" del rapporto di coppia ("le mogli siano sottomesse ai mariti, in quanto il marito è il capo della moglie" -Lettera agli Efesini 21/32-), il problema sostanzialmente non si pone, perchè è il marito a decidere la ripartizione dei compiti nell'ambito della famiglia.
Però, sebbene il 71,1% degli italiani si dichiari cattolico, questo, di fatto, risulta tecnicamente "falso", perchè nel 90% dei casi gli Italiani non condividono affatto l'assunto paolino di cui sopra; e, poichè quelle di San Paolo sono "lettere dogmatiche", chi non ne condivide il contenuto, al massimo può essere considerato un "cristiano", ma, sicuramente, non un "cattolico".
Ma questi sono tematiche religiose che esulano dal presente Topic.

2)
Nel caso, invece, in cui i coniugi non condividano "entrambi", spontaneamente e "consensualmente", una "concezione paolina" del rapporto di coppia (più o meno velata), secondo me, farebbero meglio a non sposarsi affatto, al fine di evitare un litigio ed un battibecco continuo.
Però tutti sono liberi di fare le scelte che preferiscono: l'"Heautontimorumenos", purtroppo, è un tipo umano molto diffuso (è il titolo di una commedia di Terenzio, che, in greco, "Ἑαυτὸν τιμωρούμενος", significa "Il punitore di se stesso").

3)
Nel caso, invece, in cui i coniugi condividano "entrambi", spontaneamente e "consensualmente", una "concezione paritaria" del rapporto di coppia, qualunque scelta, anche riguardo a quella di avere o meno dei figli (e su come ripartirne la gioia e l'onere), va effettuata in comune. 
Al riguardo, secondo me:
a)
In via di principio, una volta deciso di avere dei figli, la relativa gioia ed il relativo onere, dovrebbero essere ripartiti nella stessa identica misura tra entrambi i coniugi; ed infatti, sarebbe iniquo che tale, sia pur gradevole, gravame, incidesse in modo negativo, principalmente sull'attività lavorativa dell'uno, ed invece meno su quella dell'altro (fermo restando che, a seconda dell'età del minore, può risultare più o meno intenso l'impegno parentale dell'uno o dell'altro coniuge).
In tal modo, come detto sub A), la "sperequazione" rispetto ai colleghi senza figli, sarebbe:
- minore;
- equamente distribuita tra i coniugi.
b)
Però può verificarsi il caso in cui tale ripartizione paritaria nella "gestione" dei figli (per usare tale brutta espressione), possa risultare economicamente "svantaggiosa" per la coppia.
Ed infatti, per esemplificare al massimo, nel caso di una ripartizione strettamente paritaria dell'impegno parentale tra un coniuge che svolge una attività più remunerativa, e l'altro che svolge una attività meno remunerativa, potrebbe aversi:
- coniuge X, riduzione del guadagno da 40.000 a 20.000;
- coniuge Y, riduzione del guadagno da 20.000 a 10.000.
Nel qual caso il reddito complessivo della famiglia si ridurrebbe da 60.000 a 30.000.
Per cui, economicamente, sarebbe per loro molto più conveniente che, alla famiglia ed ai figli, si dedicasse precipuamente il coniuge Y, poichè, in tal modo, si avrebbe:
- coniuge X, riduzione del guadagno solo da 40.000 a 30.000;
- coniuge Y, riduzione del guadagno da 20.000 a 7.000.
Nel qual caso il reddito complessivo della famiglia si ridurrebbe da 60.000 a 37.000, invece che da 60.000 a 30.000.
Ovviamente, si tratta solo di un esempio paradigmatico (che al massimo potrebbe valere per due lavoratori autonomi), perchè le cose non sono certo così meccaniche; e, a seconda dei diversi ambiti lavorativi, possono entrare in ballo altri fattori, come l'avanzamento di stipendio, di carriera e simili.
La mia era solo una semplificazione esplicativa.
***
Cosa consegue da tale scelta?
Ne consegue che, in tal caso, il minor guadagno della moglie "in ambito lavorativo", dovrebbe essere compensato, in tutto o in parte, da un maggior "riconoscimento economico in ambito familiare"; perchè, se il coniuge più ricco riesce a guadagnare 10.000 euro in più, ciò è in buona parte dovuto anche al contributo al "ménage" familiare da parte del coniuge più povero, che riduce ulteriormente i suoi guadagni esterni per dedicarsi alla famiglia ( e non solo ai figli).
Il che, in effetti, quantomeno in parte ed in via presuntiva, costituisce la base di calcolo  dell'assegno di mantenimento in caso di divorzio.
https://www.studiocataldi.it/calcolo-assegno-mantenimento/
Ma dovrebbe contare anche a prescindere dai casi di divorzio.
Quindi sarebbe opportuno emanare un provvedimento di legge che tenga conto di quanto sopra!

bobmax

Solo un chiarimento relativamente all'esempio.
 
La ripartizione paritaria dell'impegno parenterale è 50% ciascuno.
 
Nell'esempio, questo impegno è tale da richiedere in totale il 100% della disponibilità di un genitore. Infatti i due genitori hanno ciascuno una decurtazione del 50% del loro guadagno, ripartendo paritariamente l'impegno parenterale.
 
Se il genitore che guadagna di più contribuisce solo al 25% dell'impegno parenterale richiesto, potrà dedicare il 75% della sua capacità al lavoro retribuito, guadagnando in effetti 30.000 (40.000 x 75%)
 
Ma l'altro genitore, occupato per il 75% dall'impegno parenterale, potrà destinare al lavoro retribuito solo il 25%.
Di modo che il suo guadagno sarà di 5.000 (20.000 x 25%) e non di 7.000.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

viator

Salve Eutidemo. a proposito di : "Per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della coppia eterosessuale (il che, però, vale anche per quella omosessuale),...........".
Diciamo pure che le coppie omosessuali non dovrebbero venir riguardate dalla Costituzione o dalle Leggi. Ciò perchè (e lo dico su base puramente LOGICA e priva di implicazioni omofobe od omofile) proprio gli affari esclusivamente affettivi o sessuali delle PERSONE - una volta tolte di mezzo le responsabilità della procreazione - riguardano appunto le PERSONE e non le COPPIE e LE FAMIGLIE.

Per il medesimo criterio LOGICO non deve poter esistere un matrimonio omosessuale, dato anche (quasi nessuno se lo ricorda) che la corretta etimologia di "matrimonio" discende da "contratto per rendere madre" (estensivamente, se vogliamo, anche ".....per rendere padre").

I fatti propri affettivi, sessuali non riproduttivi, patrimoniali etc. etc............ripeto..........possono  e devono venir regolati solo da volontà e patti rigorosamente personali magari riconoscibili e registrabili dal Diritto ma mai sorgenti da questo ! Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Per Viator. Perchè mai i rapporti omosessuali non dovrebbero essere regolati dalle leggi, oppure perchè mai non dovrebbero potersi sposare, con tutte le conseguenze, anche legali, del caso? Quale sarebbe la logica che ritieni debba esserci? Sposandosi ad esempio, il compagno che sopravvive ha diritto alla pensione di reversibilità, cosa che è impossibile anche facendo i più bei patti privati. E ciò vale sia per le coppie etero che per quelle omo.
La logica qui non c'entra niente. C'entrano invece i diritti delle persone e la mentalità retrograda di questo paese.
Immagina la stessa scena al tempo del regno di Israele. Un Eutidemo Levi, inizia a dire che la schiavitù andrebbe superata, magari attraverso un contratto di lavoro che regolarizzi la prestazione. Giunge nel corso della discussione un Viator Beniamino che dice "Eh no. Magari facciano i loro patti personali, ma la logica vuole che la schiavitù esiste e sia regolata per legge, anzi addirittura è regolata dalla Bibbia (ad esempio Esodo 21-2). Chi non accetta la schiavitù liberi i propri schiavi, ma l'istituto della schiavitù fa parte della logica. Infatti è lo stesso termine "schiavo,"" che, e spesso ce ne dimentichiamo, indica lo stato di servitù.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

niko

Citazione di: viator il 09 Gennaio 2020, 22:44:20 PM
Salve Eutidemo. a proposito di : "Per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della coppia eterosessuale (il che, però, vale anche per quella omosessuale),...........".
Diciamo pure che le coppie omosessuali non dovrebbero venir riguardate dalla Costituzione o dalle Leggi. Ciò perchè (e lo dico su base puramente LOGICA e priva di implicazioni omofobe od omofile) proprio gli affari esclusivamente affettivi o sessuali delle PERSONE - una volta tolte di mezzo le responsabilità della procreazione - riguardano appunto le PERSONE e non le COPPIE e LE FAMIGLIE.

Per il medesimo criterio LOGICO non deve poter esistere un matrimonio omosessuale, dato anche (quasi nessuno se lo ricorda) che la corretta etimologia di "matrimonio" discende da "contratto per rendere madre" (estensivamente, se vogliamo, anche ".....per rendere padre").

I fatti propri affettivi, sessuali non riproduttivi, patrimoniali etc. etc............ripeto..........possono  e devono venir regolati solo da volontà e patti rigorosamente personali magari riconoscibili e registrabili dal Diritto ma mai sorgenti da questo ! Saluti.


Viator, c'è qualcosa che non va nella tua logica, perché sebbene la maggior parte delle coppie etero sposate procreino "normalmente", c'è comunque una buona parte di coppie etero sposate che per scelta o per condizioni mediche non procreano mai nella vita o "procreano" in modi e in sensi diversi da quello tipico, con l'eterologa/l'utero in affitto/l'adozione, spesso per risolvere o aggirare un problema medico di sterilità, e godono comunque di tutti i diritti civili derivanti dal matrimonio pure se non hanno procreato mai, o hanno "procreato diversamente" con l'adozione, o sono ricorse a tecniche che prevedono l'intervento di terzi per procreare o addirittura per gestare; ora è vero che una coppia di due uomini o di due donne non potrà mai procreare normalmente, ma potrà vivere insieme non procreando (come molte coppie etero), o procurarsi figli con l'adozione, l'eterologa o l'utero in affitto (come molte coppie etero in cui uno dei due è sterile o molto vecchio), quindi non c'è alcun motivo logico per non estendere a loro il matrimonio, che gli darebbe gli stessi diritti delle coppie etero che non hanno mai procreato, ma sono comunque sposate, o che hanno superato un problema medico altrimenti insuperabile con tecniche di fecondazione o di gestazione eterologa, e sono comunque sposate.

Oppure si annulla il matrimonio per tutti, rimane come rito religioso per chi lo vuole fare, e gli effetti civili della "registrazione della convivenza", che sostituirebbe il matrimonio, varrebbero indistintamente per tutti i tipi di coppie. Ma che alcune coppie si possano sposare, e altre no, è discriminatorio, poiché la procreazione è banalmente solo un esito possibile e probabile del matrimonio, non un esito necessario e inevitabile, quindi chi non può o non vuole procreare non può essere escluso per principio dal matrimonio, a meno di non escludere tutti e non abolire un'istituzione vetusta e inutile, che per me sarebbe l'optimum, meglio ancora di legalizzare i matrimoni gay.

Io non vedo l'ora di non essere più classificabile tra i mammiferi, quando inventeranno una incubatrice abbastanza avanzata per una gravidanza interamente extrauterina, dall'inizio alla fine: in quel momento, in quel punto della storia, la razza umana (homo sapiens) uscirà dalla classificabilità tra i mammiferi da un punto di vista prettamente zoologico, e saremo sia mammiferi che ovipari, un po' come gli ornitorinchi, a proposito di postumano. Così non dovrò più sentire storie sulla famiglia "naturale", l'unione di uomo e donna santificata e ideologizzata come se fosse degna di una tutela particolare e stupidaggini varie. La natura è tecnologia, e la tecnologia, se gli diamo qualche secolo e non ci autodistruggiamo prima, ci farà superare la condizione di mammiferi, altroché famiglia naturale.

In alternativa, si dovrà inventare la macchina per fare il processo alle intenzioni o prevedere il futuro, se si vuol distinguere a priori tra chi si sposa con l'intenzione di procreare e chi si sposa senza l'intenzione di procreare.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Eutidemo

Citazione di: bobmax il 09 Gennaio 2020, 16:42:05 PM
Solo un chiarimento relativamente all'esempio.

La ripartizione paritaria dell'impegno parenterale è 50% ciascuno.

Nell'esempio, questo impegno è tale da richiedere in totale il 100% della disponibilità di un genitore. Infatti i due genitori hanno ciascuno una decurtazione del 50% del loro guadagno, ripartendo paritariamente l'impegno parenterale.

Se il genitore che guadagna di più contribuisce solo al 25% dell'impegno parenterale richiesto, potrà dedicare il 75% della sua capacità al lavoro retribuito, guadagnando in effetti 30.000 (40.000 x 75%)

Ma l'altro genitore, occupato per il 75% dall'impegno parenterale, potrà destinare al lavoro retribuito solo il 25%.
Di modo che il suo guadagno sarà di 5.000 (20.000 x 25%) e non di 7.000.

Hai perfettamente ragione!
La mia era solo una esemplificazione, tanto per dare un'idea, ma non mi ero neanche messo a fare i calcoli; 7000 me li sono inventati a caso, solo per indicare una cifra minore.
E' ovvio che 5.000  è la cifra esatta! :)

Eutidemo

Ciao Viator :)
Ribadisco il concetto che il mio discorso, per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della "coppia" eterosessuale,  vale anche per quella omosessuale; ed infatti, laddove "di fatto" esista una "coppia" omosessuale con figli (dell'uno o dell'altro ecc.), anche in tale ambito, ovviamente, si deve provvedere ad una ridistribuzione dei "carichi" familiari, anche in relazione alle attività lavorative di entrambi.
Io, infatti, ho parlato di rapporti economici all'interno "COPPIA", e non del "MATRIMONIO", della cui legittimità o meno tra omosessuali non mi sono minimamente occupato; ed al cui riguardo, semmai, sarebbe opportuno aprire un TOPIC a parte, perchè qui è decisamente O.T.
Un saluto :)

Eutidemo

Ciao Jacopus e Niko. :)
Come ho già scritto in risposta a Viator, ribadisco il concetto che il mio discorso, per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della "coppia" eterosessuale,  deve indubbiamente valere anche per quella omosessuale; ed infatti, laddove esista una "coppia" omosessuale con figli (dell'uno o dell'altro ecc.), anche in tale ambito, ovviamente, si deve provvedere ad una ridistribuzione dei "carichi" familiari, anche in relazione alle attività lavorative di entrambi.
Io, infatti, ho parlato di rapporti economici all'interno "COPPIA", e non del "MATRIMONIO", della cui legittimità o meno tra omosessuali non mi sono minimamente occupato; ed al cui riguardo, semmai, sarebbe opportuno aprire un TOPIC a parte.
Per inciso, anche io ritengo che i rapporti tra omosessuali dovrebbero essere regolati dalle leggi; anche (ma non solo) perchè ormai è possibile "procreare" in modi e in sensi diversi da quello tipico.
Però si tratta di un tema, meritevole di un autonomo Topic, che, però, è diverso da quello da me aperto in questa sede!
Un saluto :)

anthonyi

Citazione di: viator il 09 Gennaio 2020, 22:44:20 PM
Salve Eutidemo. a proposito di : "Per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della coppia eterosessuale (il che, però, vale anche per quella omosessuale),...........".
Diciamo pure che le coppie omosessuali non dovrebbero venir riguardate dalla Costituzione o dalle Leggi. Ciò perchè (e lo dico su base puramente LOGICA e priva di implicazioni omofobe od omofile) proprio gli affari esclusivamente affettivi o sessuali delle PERSONE - una volta tolte di mezzo le responsabilità della procreazione - riguardano appunto le PERSONE e non le COPPIE e LE FAMIGLIE.

Per il medesimo criterio LOGICO non deve poter esistere un matrimonio omosessuale, dato anche (quasi nessuno se lo ricorda) che la corretta etimologia di "matrimonio" discende da "contratto per rendere madre" (estensivamente, se vogliamo, anche ".....per rendere padre").

I fatti propri affettivi, sessuali non riproduttivi, patrimoniali etc. etc............ripeto..........possono  e devono venir regolati solo da volontà e patti rigorosamente personali magari riconoscibili e registrabili dal Diritto ma mai sorgenti da questo ! Saluti.

Ciao viator, direi che mi trovo con le tue affermazioni, la funzione del matrimonio nella nostra società ha poco a che fare con la sessualità degli individui, e molto con la funzione educativa nei confronti dei figli.
Oltretutto l'istituzione di un "matrimonio gay" presenta lo spiacevole effetto di produrre una registrazione di coloro che hanno una certa propensione sessuale, e questo non credo sia opportuno.
Il desiderio delle persone che si vogliono bene di convivere stabilmente credo vada comunque salvaguardato, favorendo una ufficializzazione delle convivenze tra 2 o più persone senzienti, indipendentamente dal fatto che alla base di tale scelta vi sia una ragione sessuale o meno.
Un saluto

viator

Salve Eutidemo.  A dire il vero, se tu intendevi trattare e richiamare il presente argomento in una ottica esclusiva di COPPIA, avresti dovuto titolarlo diversamente da "La FAMIGLIA ed il lavoro". Naturalmente tu conoscerai benissimo il diverso significato di tali due concetti relazionali. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

niko

#10
Citazione di: anthonyi il 10 Gennaio 2020, 08:12:24 AM
Citazione di: viator il 09 Gennaio 2020, 22:44:20 PM
Salve Eutidemo. a proposito di : "Per quanto concerne i rapporti "inter-genere", e, cioè, tra donne e uomini, nell'ambito della coppia eterosessuale (il che, però, vale anche per quella omosessuale),...........".
Diciamo pure che le coppie omosessuali non dovrebbero venir riguardate dalla Costituzione o dalle Leggi. Ciò perchè (e lo dico su base puramente LOGICA e priva di implicazioni omofobe od omofile) proprio gli affari esclusivamente affettivi o sessuali delle PERSONE - una volta tolte di mezzo le responsabilità della procreazione - riguardano appunto le PERSONE e non le COPPIE e LE FAMIGLIE.

Per il medesimo criterio LOGICO non deve poter esistere un matrimonio omosessuale, dato anche (quasi nessuno se lo ricorda) che la corretta etimologia di "matrimonio" discende da "contratto per rendere madre" (estensivamente, se vogliamo, anche ".....per rendere padre").

I fatti propri affettivi, sessuali non riproduttivi, patrimoniali etc. etc............ripeto..........possono  e devono venir regolati solo da volontà e patti rigorosamente personali magari riconoscibili e registrabili dal Diritto ma mai sorgenti da questo ! Saluti.

Ciao viator, direi che mi trovo con le tue affermazioni, la funzione del matrimonio nella nostra società ha poco a che fare con la sessualità degli individui, e molto con la funzione educativa nei confronti dei figli.
Oltretutto l'istituzione di un "matrimonio gay" presenta lo spiacevole effetto di produrre una registrazione di coloro che hanno una certa propensione sessuale, e questo non credo sia opportuno.
Il desiderio delle persone che si vogliono bene di convivere stabilmente credo vada comunque salvaguardato, favorendo una ufficializzazione delle convivenze tra 2 o più persone senzienti, indipendentamente dal fatto che alla base di tale scelta vi sia una ragione sessuale o meno.
Un saluto



Il matrimonio è matrimonio, cioè un'unione tra due persone, non deve essere gay o non gay. Se uno vuole nascondere le proprie tendenze sessuali può anche non sposarsi (sposarsi non è obbligatorio).  

Per farti vedere la cosa a parti invertite, pure uno che è nato e cresciuto in uno di quei quartieri di alcune metropoli degli usa in cui la maggior parte (più del cinquanta per cento) degli abitanti è gay, può sviluppare uno strano complesso psicologico per cui lui è etero ma si vergogna di essere etero, in quanto diverso dalla gente del suo quartiere, con cui è nato e cresciuto...
e allora non sarà certo obbligato per legge a sposarsi, ma potrà portare avanti una relazione etero clandestinamente, se così ritiene; esattamente come tanti gay nel mondo che hanno complessi di colpa o una "normalità di facciata" (da mantenere in ambienti bigotti che vedono l'eterosessualità come normalità), per loro scelta (più o meno sofferta e obbligata) portano avanti relazioni gay clandestinamente, appunto per non uscire allo scoperto e non "registrarsi": il matrimonio non è e non deve essere mai obbligatorio, per nessuno!

Comunque, visto che ho detto che il matrimonio deve essere l'unione tra due persone a prescindere dalla tendenza sessuale, ci tengo a precisare che anche riguardo al fatto del due, spero che prima o poi evolveremo verso condizioni di disponibilità di opzioni più naturali e diversificate, tipo poligamia, poliandria, poliamoria, eccetera, e cadrà l'obbligo (vetusto e residuale) che il matrimonio debba essere per forza  tra due persone, come se il due nelle relazioni umane fosse un numero magico che significa qualcosa più degli altri, ma ancora non siamo pronti a questa evoluzione e siamo legati all'idea romantico-procreativa dell'amore di coppia.

Comunque a proposito di tutto il discorso in generale, sono interessanti anche i pregiudizi sociali che ci sono nei confronti di coppie antipaoline, in cui la donna lavora e l'uomo sta a casa coi figli; come occidentali ci pensiamo liberi ed emancipati dal punto di vista delle relazioni e dell'organizzazione della vita familiare, ma penso che molti, soprattutto italiani, se sapessero di una coppia così, in cui, per scelta di entrambi e non per problemi temporanei e contingenti, la donna lavora e l'uomo fa le faccende domestiche e sta a casa coi figli, nel loro profondo inorridirebbero, per non parlare della possibilità di coppie antipaoline nei confronti del potere e della decisionalità, in cui consensualmente comanda e prende le decisioni più importanti la donna.

Nelle tipologie degli esempi iniziali di coppie possibili nel post di apertura, è interessante notare che le coppie antipaoline, in cui la donna decide e il marito esegue, o in cui la donna lavora e il marito sta a casa, neanche figuravano, e questo ci definisce come tipo di società e di cultura che siamo, e ci fa capire come i morti pesino sui vivi, la tradizione sull'innovazione.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Eutidemo

Citazione di: viator il 10 Gennaio 2020, 12:43:12 PM
Salve Eutidemo.  A dire il vero, se tu intendevi trattare e richiamare il presente argomento in una ottica esclusiva di COPPIA, avresti dovuto titolarlo diversamente da "La FAMIGLIA ed il lavoro". Naturalmente tu conoscerai benissimo il diverso significato di tali due concetti relazionali. Saluti.

Ciao Viator. :)
Ritengo che il mio titolo "La famiglia ed il lavoro", sia perfettamente corretto ed adeguato al tema.

***
Ed infatti, in lingua italiana, la "famiglia" consiste in un nucleo sociale rappresentato da due o più individui, non necessariamente di sesso diverso, che vivono nella stessa abitazione e "di norma" ma non "necessariamente", sono legati tra di loro da rapporti di matrimonio parentela o di affinità; tanto è vero che, giuridicamente, lo "Stato di famiglia" è quel certificato nel quale sono indicate tutte le persone che abitano nella stessa casa indipendentemente dal fatto che ci sia o meno tra di loro un rapporto di matrimonio parentela o di affinità.
Una famiglia, invero, può essere costituita anche da una sola persona, come da due, tre, quattro, cinque ecc.; per cui, a mio avviso, è perfettamente lecito occuparsi di quel particolare tipo di "famiglia" costituito da due persone, cioè, da una "coppia".

***
Sempre di una "famiglia" si tratta, a prescindere dalla circostanza che si tratti:
- di una coppia legata da rapporti sentimentali di carattere eterosessuale;
- di una coppia legata da rapporti sentimentali di carattere omosessuale;
- e persino di una coppia non legata da rapporti sentimentali nè di carattere eterosessuale nè di carattere omosessuale, ma solo di convivenza e di affetto.
Ad esempio, una coppia di fratelli, può benissimo convivere con il figlio di uno dei due (ovvero con un figlio adottato), ed anche in questo caso si pone il problema di come conciliare le esigenze familiari, con quelle lavorative di ciascuno dei due.

***
Per semplicità espositiva, io ho fatto riferimento al caso più comune, cioè quello del matrimonio eterosessuale; ma, non per questo ho inteso escludere nessuno degli altri tipi di coppia.
Sempre di famiglie si tratta!

***
E, a voler fare i pignoli, non ho inteso escludere nemmeno le famiglie composte da tre o quattro persone (per esempio due fratelli e due sorelle), che si trovino, per le circostanze più svariate, a doversi occupare congiuntamente di uno o più minori; anche in questo caso, infatti, si pone il problema di come conciliare le esigenze familiari, con quelle lavorative dei suoi appartenenti.

***
Un saluto! :)

viator

Salve Jacopus. Circa le tue posizioni su questo argomento decido, rispettando il suggerimento di Eutidemo, di aprire il nuovo "topic" "Matrimonio e Famiglia" che troverai in questo stessa Sezione. Se interessato, potrai rivolgerti ivi. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

viator

Salve Jacopus. Citando infine quanto di tuo non ho commentato nel nuovo mio topic di oggi :
"Immagina la stessa scena al tempo del regno di Israele. Un Eutidemo Levi, inizia a dire che la schiavitù andrebbe superata, magari attraverso un contratto di lavoro che regolarizzi la prestazione. Giunge nel corso della discussione un Viator Beniamino che dice "Eh no. Magari facciano i loro patti personali, ma la logica vuole che la schiavitù esiste e sia regolata per legge, anzi addirittura è regolata dalla Bibbia (ad esempio Esodo 21-2). Chi non accetta la schiavitù liberi i propri schiavi, ma l'istituto della schiavitù fa parte della logica. Infatti è lo stesso termine "schiavo,"" che, e spesso ce ne dimentichiamo, indica lo stato di servitù."
Non comprendo il senso. Quando io, intervenendo, parlavo di libere pattuizioni personali eventualmente contrapposte a pubblici contratti (matrimoniali) non intendevo certo affermare che le relazioni che possono o debbono esserci tra le persone si riducano unicamente a trali due categorie di rapporti giuridici. Ovvio che, al di là di tali due tipologie debbano comunque esistere le Leggi, tra le quali quelle che oggi si occupano di vietare la schiavitù.
E quindi che c'entrano i richiami biblici ?
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

viator

Salve niko. Il problema è che il matrimonio è una istituzione socialmente necessaria ma umanamente ipocrita. E' un contratto con il quale non ci si impegna tra i contraenti (impossibile regolamentare per contratto amore, rispetto, solidarietà, sessualità, fecondità, cioè gli aspetti concreti di un progetto di vita). L'impegno è verso i testimoni del contratto e gli osservatori della sua applicazione esteriore (cioè la comunità).
L'unione migliore (ahimè  rarissima e preziosa ad incontrarsi) è quella tra persone libere che restino sempre tali e si confermino continuamente l'un l'altra.
Non quella tra persone inchiodate da delle firme. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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