L'imposizione sui redditi è "progressiva", quella sui consumi è "regressiva".

Aperto da Eutidemo, 06 Gennaio 2023, 12:45:36 PM

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Eutidemo

Cosa significa dire che l'imposizione sui redditi è "progressiva", mentre quella sui consumi è "regressiva" (in realtà, sarebbe più corretto dire "inversamente proporzionale")?
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Significa che:
- l'imposizione sui redditi (ad es, l'IRPEF), salvo i vantaggi concessi a determinati soggetti privilegiati, diventa progressivamente più onerosa al crescere del reddito dei soggetti percipienti.
- l'imposizione sui consumi (ad es, l'IVA), invece, diventa progressivamente più onerosa al diminuire del reddito dei soggetti percipienti.
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Sembra un paradosso, ma è proprio così, come cercherò di spiegare con un esempio di carattere "astratto", ma, secondo me, valido quantomeno sotto il profilo  "paradigmatico"!
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***
Ed infatti, supponiamo che, "astrattamente", per sopravvivere, per nutrirsi, vestirsi ecc., una persona debba spendere al minimo 10.000 euro all'anno; a cui "ipoteticamente" corrispondono "imposte sui consumi" pari al 20% (cioè, 2.000 euro).
Ne consegue che:
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a)
Tizio guadagna 100.000 euro all'anno, dei quali solo 10.000 gli servono per sopravvivere; per cui  i restanti 90.000, se proprio è uno "zio paperone" che non vuole togliersi nessuno sfizio superfluo, può metterserli tranquillamente da parte e/o reinvestirli senza pagarci sopra nessuna imposta sui consumi.
Ciò significa che,  sul suo reddito di  100.000 euro all'anno, sconta  imposte sui consumi solo nella misura del 20% di 10.000 euro; cioè 2.000 euro, che corrispondono al 2% di 100.000 euro all'anno.
Ed infatti il restante 90% del reddito non lo consuma, o, quantomeno, non ha alcuna stretta necessità di consumarlo per sopravvivere.
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b)
Caio, invece guadagna 50.000 euro all'anno, dei quali solo 10.000 gli servono per sopravvivere; per cui  i restanti 40.000, se proprio non vuole togliersi nessuno sfizio superfluo, può metterserli da parte e/o reinvestirli senza pagarci sopra nessuna imposta sui consumi.
Ciò significa che,  sul suo reddito di  50.000 euro all'anno, sconta  imposte sui consumi solo nella misura del 20% di 10.000 euro; cioè 2.000 euro, che corrispondono al 4% di 50.000 euro all'anno.
Ed infatti il restante 40% del reddito non lo consuma, o, quantomeno, non ha alcuna stretta  necessità di consumarlo per sopravvivere.
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c)
Sempronio, infine guadagna in tutto solo 20.000 euro all'anno, dei quali 10.000 gli servono per sopravvivere; per cui  i restanti 10.000, se proprio  non vuole togliersi neanche il minimo sfizio, può metterserli da parte e/o reinvestirli senza pagarci sopra nessuna imposta sui consumi.
Ciò significa che,  sul suo reddito di  20.000 euro all'anno, sconta  imposte sui consumi solo nella misura del 20% di 10.000 euro; cioè 2.000 euro, che corrispondono al 10% di 20.000 euro all'anno.
Ed infatti il restante 50% non lo consuma, o, quantomeno, non ha alcuna stretta necessità di consumarlo per sopravvivere.
.
Ecco, quindi, che, al diminuire del reddito complessivo percepito, aumenta il gravame impositivo sui consumi (o, almeno, su quelli di base):
REDDITO      IMPOSTE SUI CONSUMI
100.000............2%
50.000..............4%
20.000.............10%
***

anthonyi

Il tuo ragionamento é simpatico, eutidemo, ma non tiene conto del fatto che comunque chi risparmia prima o poi consumerà il reddito risparmiato, ed allora pagherà le tasse su quel consumo. 
Per cui l'imposta sui consumi non é regressiva, anzi può essere resa sostanzialmente progressiva imponendo aliquote più alte per i beni di lusso, e basse per i beni essenziali. 

Claudia K

Citazione di: Eutidemo il 06 Gennaio 2023, 12:45:36 PMl'imposizione sui redditi è "progressiva", mentre quella sui consumi è "regressiva" (in realtà, sarebbe più corretto dire "inversamente proporzionale"
Buongiorno Eutidemo, 
premetto che leggo sempre molto volentieri i tuoi interventi e mi congratulo per la vivacità che denotano. Però...in questo caso direi che l'imposizione sui consumi non sia nè "regressiva" e nè "inversamente proprzionale" : semplicemente non è una imposizione collegata al reddito (bensì è fissa e fa riferimento al solo bene di consumo, quale che sia) ; e per questo - a mio parere - è matematicamente "scorretto" istituire questo raffronto/proporzione. 
Peraltro (non ne sono un'esperta, ma...) l'IVA sulle varie categorie di beni mi risulta comunque essere differenziata sulla scala per aliquote crescenti, che va dal bene di prima necessità a quello di lusso, realizzando una qualche progressività che fonda sempre sul tipo di bene/consumo. 
Mentre infiniti benefits (dalla prima casa ai farmaci al consumo delle energie, ecc.) mi risulta comportino agevolazioni non da poco, laddove sia praticabile e sensato (come nei settori appena menzionati) documentare il già acclarato diritto a forme di agevolazione. 
Pragmaticamente mi pongo il problema di come, pur volendo invertire la rotta, potrebbe applicarsi lo stesso concetto (ad esempio) alla cassa del supermercato!  :)

Eutidemo

Ciao Claudia K. :)
Non è affatto detto che il reddito risparmiato debba essere tutto prima o poi consumato, in quanto può essere reinvestito per aumentare il capitale; ricordi "Old Scrooge" del romanzo del 1843 "A Christmas Carol" di Charles Dickens?
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Hai invece ragione quando dici che l'imposizione sui consumi può essere resa meno "regressiva" imponendo aliquote più alte per i beni di lusso, e più basse per i beni essenziali; però, nel caso di "Old Scrooge" e di quelli (più o meno) come lui, il mio calcolo matematico non cambia di una virgola.
Nei casi, invece, di chi ama sfoggiare beni di lusso, consumando in tali spese tutto o quasi il suo reddito annuale, non c'è dubbio alcuno che l'imposizione sui consumi risulta meno "regressiva" essendo (in genere) più elevate le aliquote IVA sui beni di lusso.
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Cordiali saluti! :)
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Eutidemo

Ciao Claudia K. :)
Non c'è alcun dubbio che l"'imposizione sui consumi" non sia  "una imposizione collegata al reddito"; si tratta, in genere, di una imposta "proporzionale" (%), mentre raramente è "fissa" (la quale si ha quando viene richiesto un importo fisso, come i 16 euro di bollo che servono per la richiesta di documenti alla Pubblica Amministrazione e per i documenti societari e notarili).
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Il mio raffronto/proporzione, quindi, non intendeva certo applicare le imposte sui consumi al reddito complessivo dei contribuenti; il che, più che scorretto, costituirebbe una vera e propria "contraddizione in termini"!
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Intendevo soltanto "rappresentare in numeri" il concetto, comunemente accettato in dottrina, per il quale le imposte indirette (e, soprattutto, quelle sui consumi) "sono tecnicamente regressive in quanto è manifesto che l'incidenza delle stesse su un reddito basso è maggiore di quella che si verifica su un reddito alto".
***
Comunque l'IVA sulle varie categorie di beni non è affatto differenziata su una predeterminata scala di aliquote crescenti, che va dal bene di prima necessità a quello di lusso, realizzando una qualche progressività che si fonda sempre sul tipo di bene/consumo (magari fosse così!); la differenziazione, invece, viene fatta caso per caso, anche se si tende a tassare di più i beni di lusso (però, sempre a seconda delle maggiori o minori resistenze delle relative lobby).
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Quanto ai vari tipi di agevolazioni per i poveri (dalla prima casa ai farmaci al consumo delle energie, ecc.), questa è un'altra faccenda; che, però, non ha niente a che vedere con l'oggetto del mio TOPIC.
***
Cordiali saluti! :)
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P.S.
Sebbene non sempre io li condivida, i tuoi interventi sono, però, sempre interessanti, intelligenti e, soprattutto, molto sensati.

Eutidemo

COROLLARIO
L'ISTAT ci dice che il pane è fra le voci che pesano di più sulla spesa totale della gente, con una spesa media familiare di circa 80 Euro al mese, e, cioè,  di  960 Euro l'anno (80x12); che noi, per semplicità di calcolo, arrotonderemo a 1.000 euro l'anno.
E' ovvio che tale media comprende ricchi e poveri, perchè, di pane, non se ne può mangiare meno di tanto, nè più di tanto; cioè, non è che se uno è straricco può mangiare più di un quintale di pane al giorno, o, se è povero, per sopravvivere, farne del tutto a meno.
***
Il n° 15) della Tabella A, parte II, allegata al Decreto IVA prevede l'applicazione dell'aliquota del 4% per "paste alimentari; crackers e fette biscottate; pane, biscotto di mare e altri prodotti della panetteria ordinaria, contenenti ingredienti e sostanze ammessi dalla legge".
***
Ecco, quindi, che, al diminuire del reddito complessivo percepito, aumenta proporzionalmente il gravame IVA sui consumi medi di pane (anche se il 4%, in effetti, è incorporato nel prezzo, io, per semplicità, l'ho scorporato, tanto il concetto resta lo stesso):
.
a)
TIZIO con reddito di 100.000 euro annui.
IVA pagata sul pane: 40 euro annui
40 : 100.000 = 0,04 : 100
INCISIONE SUL REDDITO PARI ALLO 0,04%
.
b)
Caio con reddito 50.000 euro annui.
IVA pagata sul pane: 40 euro annui
40 : 50.000 = 0,08 : 100
INCISIONE SUL REDDITO PARI ALLO  0,08%
.
c)
SEMPRONIO con reddito 20.000 euro annui.
IVA pagata sul pane: 40 euro annui
40 : 20.000 = 0,20 : 100
INCISIONE SUL REDDITO PARI  ALLO  0,20%

Claudia K

Citazione di: Eutidemo il 07 Gennaio 2023, 11:03:40 AMEcco, quindi, che, al diminuire del reddito complessivo percepito, aumenta proporzionalmente il gravame IVA sui consumi medi di pane (anche se il 4%, in effetti, è incorporato nel prezzo, io, per semplicità, l'ho scorporato, tanto il concetto resta lo stesso):
Sì ok, ma proporzionalmente è identica l'incidenza sul reddito del costo netto dei vari beni, ancor prima di quella della loro IVA...

Forse non ho compreso la finalità del tuo rilievo, ma non riesco a derivarne alcuna possibile finalizzazione. Nel senso che l'aliquota IVA su tutti i beni di larghissimo consumo non avrebbe alcuna possibilità teorica di essere modulata diversamente. 

Eutidemo

Ciao ClaudiaK :)
Hai compreso benissimo il senso del mio ragionamento!
***
Quanto alla sua possibile "finalizzazione", il mio non era un ragionamento che mirasse a qualche cambiamento concreto, bensì era un ragionamento di carattere meramente  "constatativo":  e, cioè, intendevo soltanto dimostrare matematicamente come, mentre le "imposte dirette" hanno il carattere "progressivo" previsto dall'art.53 della costituzione, le "imposte indirette", e, soprattutto, l'IVA (che è un'imposta plurifase sul valore aggiunto) hanno invece un carattere decisamente "regressivo".
Il quale, in quanto tale, oggettivamente avvantaggia i ricchi e svantaggia i poveri.
Tutto qui!
***
Hai ragione nel dire che è identica l'incidenza regressiva sul reddito del costo netto dei vari beni, ancor prima di quella della loro IVA; ma non c'è dubbio che, essendo proporzionale, l'IVA aggrava senz'altro tale  preesistente incidenza regressiva sul reddito dei cittadini.
***
Hai anche ragione nel dire che  l'aliquota IVA su tutti i beni di larghissimo consumo non avrebbe alcuna possibilità "teorica" di essere modulata diversamente; però, almeno "teoricamente", potrebbe essere semplicemente "abolita".
***
Come ho detto,  il mio non era un ragionamento di carattere "teleologico", cioè che mirasse a cambiare concretamente qualcosa, bensì semplicemente "constatativo"; tuttavia, nella mia visione (del tutto "utopistica") di un sistema fiscale veramente equo:
.
a)
Dovrebbe esistere soltanto l"'imposizione diretta", compensando l'abolizione di quella "indiretta sui consumi":
- con un aumento della progressività delle aliquote IRPEF, senza eccezioni di sorta;
- con una caccia spietata agli evasori (che, in Italia, non c'è mai stata).
.
b)
L"'imposizione indiretta", invece, dovrebbe essere mantenuta solo in casi eccezionali; come nel caso dell'"imposta sulla successioni e sulle donazioni"; la quale, anzi, andrebbe notevolmente "aumentata" sui patrimoni più ricchi, al di sopra di una certa soglia (attualmente, la nostra, è la più bassa d'Europa), ed  invece esclusa per i patrimoni al di sotto di una certa soglia.
.
***
Ma, come ho detto, la mia è una visione del tutto "utopistica", in quanto la nostra è una economia che funziona soprattutto grazie a diffusi e pervasivi meccanismi di carattere, "elusorio", "evasivo", "illegale"  (quando non criminale); non a caso il più grande evasore di Italia, dopo averci (s)governato per parecchi anni, si era proposto addirittura come Presidente della Repubblica. :-X
Per cui, l'unico modo per evitare che l'Erario faccia bancarotta, è ricorrere ad innumerevoli "balzelli indiretti", ai quali è impossibile sfuggire, essendo (di solito) incorporati nei prezzi: come l'IVA, le ACCISE ecc.
E se questi sfavoriscono i poveri, chi se ne frega!
***
E' il "mondo reale", bellezza! ::)
(E non solo in Italia)
***
Cordiali saluti! :)
***

Aspirante Filosofo58

In Italia (e credo in diversi paesi dell'UE o anche extra UE), oltre alle imposizioni progressive, esistono le detrazioni a vario titolo, proprio per riequilibrare il potere di acquisto di ogni reddito, ci sono esenzioni, riduzioni, ecc... Si potrà discutere sui parametri più o meno utili al riequilibrio (aumentando o diminuendo la detrazione per questo o quel reddito), ma il concetto resta valido in ogni caso. 

Il discorso mi pare diverso tra i servizi offerti da un Ente Pubblico e quelli offerti da una società privata. Un supermercato, un negozio, ecc... se fa degli sconti, poi ha un ricavo minore, e di conseguenza paga meno tasse, che dovranno essere recuperate dallo Stato, dalle Regioni, ecc... tagliando inevitabilmente sui servizi, sulla loro quantità e qualità. E' il gatto che si morde la coda! Per esempio: la vendita di articoli "sotto costo" deve essere autorizzata dall'Ente preposto (credo Ministero delle Finanze), perché l'iva pagata da chi vuol praticare il sotto costo, è sicuramente superiore a quella che il venditore incasserebbe. 

In ogni caso: un panino è sempre un panino, sia che lo mangi un ministro, un impiegato, un operaio o un disoccupato.  Può essere che un bar lo faccia pagare x, e un altro bar y, ma il prezzo praticato dal bar è lo stesso a parità di panino! 
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

Eutidemo

Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 21 Gennaio 2023, 10:55:43 AMIn Italia (e credo in diversi paesi dell'UE o anche extra UE), oltre alle imposizioni progressive, esistono le detrazioni a vario titolo, proprio per riequilibrare il potere di acquisto di ogni reddito, ci sono esenzioni, riduzioni, ecc... Si potrà discutere sui parametri più o meno utili al riequilibrio (aumentando o diminuendo la detrazione per questo o quel reddito), ma il concetto resta valido in ogni caso.

Il discorso mi pare diverso tra i servizi offerti da un Ente Pubblico e quelli offerti da una società privata. Un supermercato, un negozio, ecc... se fa degli sconti, poi ha un ricavo minore, e di conseguenza paga meno tasse, che dovranno essere recuperate dallo Stato, dalle Regioni, ecc... tagliando inevitabilmente sui servizi, sulla loro quantità e qualità. E' il gatto che si morde la coda! Per esempio: la vendita di articoli "sotto costo" deve essere autorizzata dall'Ente preposto (credo Ministero delle Finanze), perché l'iva pagata da chi vuol praticare il sotto costo, è sicuramente superiore a quella che il venditore incasserebbe.

In ogni caso: un panino è sempre un panino, sia che lo mangi un ministro, un impiegato, un operaio o un disoccupato.  Può essere che un bar lo faccia pagare x, e un altro bar y, ma il prezzo praticato dal bar è lo stesso a parità di panino!

Il prezzo praticato dal bar è sempre lo stesso a parità di panino; ma è sempre diversa la percentuale di tale prezzo, rapportata al reddito di chi se lo mangia (IVA incorporata compresa)! ;)

Aspirante Filosofo58

Citazione di: Eutidemo il 21 Gennaio 2023, 11:05:06 AMIl prezzo praticato dal bar è sempre lo stesso a parità di panino; ma è sempre diversa la percentuale di tale prezzo, rapportata al reddito di chi se lo mangia (IVA incorporata compresa)! ;)
Quindi Cosa proponi?  ;)
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

Claudia K

Citazione di: Eutidemo il 21 Gennaio 2023, 11:05:06 AMIl prezzo praticato dal bar è sempre lo stesso a parità di panino; ma è sempre diversa la percentuale di tale prezzo, rapportata al reddito di chi se lo mangia (IVA incorporata compresa)! ;)
Anche no : la percentuale impositiva è identica. 
Quello che varia è il suo impatto sulla varietà dei redditi.
Cosa che varrebbe identicamente per i costi "netti" , rispetto ai quali imposte e tasse sono semplicemente proporzionali. 


Eutidemo

Ciao Claudia K :)
Anche sì!
***
Ed infatti non c'è dubbio che la percentuale impositiva sul singolo bene di consumo sia  identica per tutti; e che la sperequazione vale anche per i costi "netti", rispetto ai quali imposte sui consumi sono proporzionali.
Queste ultime imposte, però, proprio perchè sono proporzionali non fanno che aggravare tale sperequazione; per cui il tuo ragionamento non inficia certo l'ovvia constatazione che le imposte sei consumi sono senz'altro "regressive".
Ed infatti costituisce un assunto consolidato della "scienza delle Finanze" che un'imposta di ammontare uguale (proporzionale) sui consumi tende ad essere "regressiva" sul reddito dei consumatori; ossia colpisce in misura maggiore i redditieri più bassi.
Ed infatti tu stessa ammetti che il gravame fiscale sui consumi,  produce un impatto diverso a seconda dei redditi posseduti!
***
Ed infatti:
a)
Tizio ha un reddito di 1.000 e paga 100 di imposte sui consumi dei beni di prima necessità; per cui la "pressione tributaria" pagata sui consumi da Tizio è sostanzialmente pari al 10% del suo reddito [(100/1.000) x 100].
b)
Caio, invece, avendo un reddito di 5.000, tuttavia paga sempre lo stesso 100 di imposte sui consumi dei beni di prima necessità; per cui la "pressione tributaria" pagata sui consumi da Caio, invece è del 2% [(100/5.000) x 100].
***
Non ha alcuna rilevanza l'eventuale eccezione che tale percentuale non afferisce "direttamente" al reddito; ed infatti la caratteristica della imposizione "indiretta" (quale quella sui consumi), è proprio quella di incidere "indirettamente" sul reddito, colpendolo nel momento in cui esso, in tutto o in parte, viene consumato.
*** 
Di fatto, quindi, nella sostanza, "quella sui consumi è senz'altro un'imposta regressiva"; la quale, ovviamente, di certo non "crea", ma sicuramente "aggrava" la sperequazione tra ricchi e poveri.
***
Un saluto! :)
***

Eutidemo

Ciao Aspirante Filosofo.
Tu scrivi: "In Italia (e credo in diversi paesi dell'UE o anche extra UE), oltre alle imposizioni progressive, esistono le detrazioni a vario titolo, proprio per riequilibrare il potere di acquisto di ogni reddito, ci sono esenzioni, riduzioni, ecc...".
.
***
Al riguardo devi considerare che molte di quelle che comunemente vengono chiamate "detrazioni", in realtà sono "deduzioni" (rectius "oneri deducibili"); le quali non solo non avvantaggiano i più poveri, ma, al contrario, avvantaggiano notevolmente i più ricchi.
Si tratta in particolare, della facoltà di poter "dedurre" dal reddito complessivo lordo le seguenti voci:
Contributi previdenziali e assistenziali;
Contributi e premi per forme pensionistiche complementari e individuali;
Assegni periodici corrisposti all'ex coniuge;
Contributi previdenziali per gli addetti ai servizi domestici e familiari;
Contributi ed erogazioni a favore di istituzioni religiose;
Spese mediche e di assistenza specifica per le persone con disabilità;
Contributi versati ai fondi integrativi del Servizio Sanitario Nazionale;
Contributi alle ONG riconosciute idonee che operano con i paesi in via di sviluppo;
Tutto il comparto delle erogazioni liberali a enti/associazioni benefiche, culturali, scientifiche,
ecc.ecc.
.
***
Facciamo un esempio, prendendo, a piacere, una qualsiasi delle tante "deduzioni" di cui al precedente elenco.
TIZIO
REDDITO COMPLESSIVO LORDO
15.000 euro.
DEDUZIONE
2.000 euro.
REDDITO COMPLESSIVO NETTO
13.000 euro.
--------------------------------------------------
La deduzione di 2000 euro comporterà per Tizio, con un reddito lordo di  15.000 euro e netto di 13.000 euro, un risparmio fiscale di 460 euro (cioè, il 23% di 2000).
--------------------------------------------------
CAIO
REDDITO COMPLESSIVO LORDO
60.000 euro.
DEDUZIONE
2.000 euro.
REDDITO COMPLESSIVO NETTO
58.000 euro.
--------------------------------------------------
La stessa deduzione di 2000 euro di Tizio, quindi, comporterà per Caio, con un reddito lordo di  60.000 euro e netto di 58.000 euro,  un risparmio fiscale di 860 euro (cioè, il 43% di 2000).
--------------------------------------------------
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***
Pertanto, più alto è il reddito posseduto dal contribuente, e più elevato è il risparmio procuratogli dalle "deduzioni" (rectius "oneri deducibili")  previste dalla legge; per cui esse non solo non contribuiscono minimamente a "riequilibrare" il potere di acquisto di ogni reddito, ma addirittura lo "squilibrano" ancora di più a favore dei ricchi.
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***
Per quanto invece riguarda le "detrazioni" (rectius gli oneri deducibili trasformati in detrazioni dall'imposta lorda), come, ad esempio, 2.000 euro di spese mediche, il risparmio fiscale sarà di 380 euro (19%) sia per Tizio che per Caio; per cui le "detrazioni" non sono a vantaggio di nessuno, e, quindi, non  "riequilibrano" un bel niente!
***
.
***
Per quanto poi riguarda le "esenzioni, riduzioni, ecc...", sono previste in particolare (ed aumentate dal presente governo), quelle che avvantaggiano i ceti più abbienti, con "imposte sostitutive" e "cedolari secche" di vario genere, che annullano, solo per loro, la progressività dell'IRPEF (impropriamente chiamate "flat tax")
E cioè, a determinate condizioni:
- il proprietari che danno in afitto i propri immobili;
- gli imprenditori;
- i professionisti.
.
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Un saluto! :)
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Claudia K

Citazione di: Eutidemo il 21 Gennaio 2023, 17:27:18 PMNon ha alcuna rilevanza l'eventuale eccezione che tale percentuale non afferisce "direttamente" al reddito; ed infatti la caratteristica della imposizione "indiretta" (quale quella sui consumi), è proprio quella di incidere "indirettamente" sul reddito, colpendolo nel momento in cui esso, in tutto o in parte, viene consumato.
Ciao Eutidemo, 
era già chiarissimo quel che intendi, e mi avevi anche già risposto di non voler svolgere altro che l'osservazione puntuale (ossia senza ambire a proporre correttivi). 
Personalmente mi limitavo soltanto ad osservare che, inevitabilmente, la indubbia "regressività" opera molto più incisivamente sul costo dei beni di quanto operi sulla loro tassazione (purtroppo).  :(

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