L'egualitarismo : progresso o reazione

Aperto da viator, 14 Gennaio 2019, 21:34:37 PM

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viator

Salve. Mi è venuta quest'altra pensata. Vedere in oggetto.

Ma come dobbiamo considerare noi l'ideologia o l'orientamento egualitario ?

Sbagliamo a facciamo giusto nel considerarli espressione di una visione progressista che vuole sostituire - all'attuale (già da alcune migliaia di anni) individualismo egoistico socialmente organizzato (prevalenza al merito costruito o non costruito, all'abilità innata od acquisita, alla forza degli strumenti o del denaro), - che vuole sostituire, dicevo, a ciò, una organizzazione sociale più "avanzata" e basata non sul prevalere degli aspetti particolari (quelli che ho appena sopra richiamati tra parentesi) ma su quelli più universali (pari dignità, pari bisogni etc) ?.

Sbagliamo o facciamo giusto nel considerarli invece espressione di una visione reazionaria che, pur salvaguardando i frutti della corrente tecnologia e del progresso scientifico, vorrebbe riportare la convivenza umana ai livelli relazionali protosociali un cui veniva data la precedenza ad uguali possibilità di sopravvivenza per tutti (cacciatori abili o meno abili, fortunati o sfortunati che mettessero comunque in comune i loro bottini) ?.

In poche parole, meglio una società fondata sulle facoltà (l'attuale) od una basata su diritti e bisogni (quella originaria, almeno per la parte bisogni, e quella augurabilmente futura per alcuni, incoporandovi i diritti) ?. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

sgiombo

Ciao, Viator.

Penso che da quando l' uomo ha inventato il linguaggio ed ha cominciato a produrre (trasformare intenzionalmente la natura applicandone finalisticamente le leggi inderogabili) più del necessario alla sua sopravvivenza e riproduzione si é instaurata la diseguaglianza (di classe) nell' umanità.

Da allora é iniziata la storia umana, come "ramo particolare dell' albero della storia naturale", ovvero la lotta di classe (ovviamente questo é ciò di cui sono convinto io).

Essa ha attraversato diverse fasi con diversi rapporti di diseguaglianza sociale fra (in varia misura nelle diverse epoche) privilegiati e (idem) oppressi.

Su quale fra le tendenze (ideologiche, ma soprattutto strutturali in senso marxiano, proprie della produzione) egalitarie e disegalitarie abbia più contribuito allo sviluppo quantitativo delle forze produttive e delle produzioni e consumi umani (della civiltà) che ne é derivato ho le mie convinzioni che qui lascerei tra parentesi, anche perché so bene che la questione, essendo centrale nella lotta fra le classi sociali, é estremamente controversa e in due parole non si può pretendere di argomentare adeguatamente e sperare di convincere chi la pensa diversamente.
E a maggior ragione lascio qui sottintese le mie convinzioni sulla maggiore o minore giustizia, umanità, "civiltà autentica" delle due alternative.

Ma mi sembra che oggi, anche se pochissimi sembrano rendersene conto in maniera minimamente adeguata (e pour cause: in ogni epoca le idee dominanti tendono ad essere le idee delle classi dominanti -F. E. e K. M.), siamo a uno snodo decisivo della storia umana (é un "terribile privilegio" delle nostre generazioni!), paragonabile a quello costituito dalla sua origine, e che potrebbe portare a breve alla sua fine "prematura e autodeterminata" (dopo di che la storia naturale proseguirebbe "imperterrita", del tutto "leopardianamente" indifferente alla nostra fine, così come lo é stata verso la nostra origine).

E questo per il fatto che lo sviluppo ormai raggiunto dalla civiltà umana (torno a dire: prescindendo pure dal ruolo in esso svolto dell' egaltairsmo e/o del disegalitarismo) é tale che l' ambiente naturale "ci sta stretto".
Ogni produzione e consumo ha effetti "collaterali" oltre agli scopi coscienti "centrali" per i quali é realizzata, e oggi le produzioni e i consumi complessivi dell' uamanità hanno l' effetto collaterale complessivo di mettere a rischio la sua sopravvivenza.

Ora il problema (pazzesco!) che abbiamo di fronte non é più se un' ulteriore (disastroso) sviluppo quantitativo di produzioni e consumi può essere meglio garantito dall' egalirasimo o dal disegalitarismo, ma invece quello di quale tipo di ordinamento sociale possa consentire un realisticamente possibile ulteriore sviluppo qualitativo (nella necessaria autolimitazione e "autocontrollo quantitativo") della civiltà umana anziché la sua fine.

E su questo non mi pare si possa sinceramente dubitare.