Inerzia equatoriale

Aperto da viator, 02 Febbraio 2020, 22:43:23 PM

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viator

Salve. L'"inerzia equatoriale" sarebbe un mio buffo neologismo per intendere quelle vicende e quelle situazioni che hanno caratterizzato e caratterizzano storia e mentalità di certe popolazioni da sempre insediate in quella che appunto viene geograficamente definita come "fascia equatoriale" (grosso modo compresa trai 20 gradi sud ed i 20 gradi nord di latitudine).

Secondo Voi è un caso che tali popolazioni non siano mai riuscite ad esprimere grandi costruzioni sociali e culture abbastanza dinamiche, limitandosi forse un pò troppo alla pura sopravvivenza pur se circondate da ambienti non certo sterili?

Oppure esistono o sono ipotizzabili dei motivi per i quali la loro storia passata e presente ha avuto un tale andamento ? Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Per Viator. La tua tesi, oltre ad essere errata è già stata ipotizzata da Ippocrate in "de aeribus aquis loci", circa 2500 anni fa. Ma a differenza di Ippocrate noi conosciamo la presenza storica di molte civiltà nella zona equatoriale sia in America del sud che in Asia. La tesi di Ippocrate fu ripresa in seguito da Montesquieu, nel saggio intitolato "sulle cause che possono agire sugli spiriti e sui caratteri". In questa opera, precedente di poco l'esprit de lois, M. sottolinea come l'uomo sia condizionato sia da elementi fisici, sia da elementi morali, e fra quelli fisici pone anche quelli geografici, giungendo ad una conclusione simile alla tua.
È possibile che il clima condizioni le civiltà, ed inevitabilmente troppo freddo e troppo caldo, limitano l'azione umana, ma in Ippocrate sicuramente e parzialmente anche in Montesquieu, agivano anche sentimenti patriottici volti a descrivere la loro civiltà, ateniese e francese, come superiore.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

niko

Tra i popoli equatoriali, gli inca hanno sviluppato una grande civiltà nel senso che intendi tu, con templi, città eccetera, ma siccome civiltà vuol dire principalmente vivere in pace e in eguaglianza, particolarmente civili sono i pigmei.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

Le aree equatoriali occupano una parte modesta dell'area totale delle terre emerse e sono condizionata da difficoltà di comunicazione marine, terrestri, orografiche, con gli altri territori. Non è un caso se diverse forme di civiltà si sono concentrate nell'area più estesa e comunicante del pianeta, ovvero l'Eurasia in cui la parte tropicale è insignificante. Il contatto di civiltà diverse ha sviluppato la cultura (scientifica,  tecnica, artistica, filosofica, politica) ad una velocità e complessità impossibile per le parti tropicali del pianeta isolate per millenni dal resto del mondo.

La pacificità di una comunità è meramente epifenomenica, generata da condizioni di isolamento e senza gli effetti nefasti della sovrappopolazione.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#4
A me viene in mente il seguente esempio.
I contadini svizzeri , durante i periodi forzati di inattività, nel freddo inverno , si sono inventati l'industria dell'orologio.
Non sarà il "problema" degli Equatoriani che non si annoiano mai ? 🙏
Abbiamo il problema di riempire il nostro tempo , a proposito di orologi , e una soluzione è prendersi tutto il tempo ... che non serve.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Menandro

Citazione di: viator il 02 Febbraio 2020, 22:43:23 PMSecondo Voi è un caso che tali popolazioni non siano mai riuscite ad esprimere grandi costruzioni sociali e culture abbastanza dinamiche, limitandosi forse un pò troppo alla pura sopravvivenza pur se circondate da ambienti non certo sterili? Oppure esistono o sono ipotizzabili dei motivi per i quali la loro storia passata e presente ha avuto un tale andamento ? Saluti.

Le grandi costruzioni sociali sono nate dopo che l'uomo ha iniziato a praticare l'agricoltura, diventando stanziale, accumulando un surplus alimentare in grado di garantire la sussistenza a più individui e la nascita delle élite non produttive. 
Secondo Jared Diamond (Armi, acciaio e malattie) alcune aree del pianeta come l'Africa e le Americhe erano svantaggiate in questo processo rispetto alla Mesopotamia, alla valle dell'Indo e alla Cina, per la mancanza o la scarsità di specie autoctone di cereali, per la mancanza di animali addomenticabili sia a scopo alimentare che come aiuto nei campi e come mezzo di trasporto. Il clima tropicale non è un vantaggio per tutte le colture utili, ed è l'habitat ideale di molti di quegli insetti che diffondono malattie. C'è poi la questione già ricordata da Ipazia dell'isolamento geografico, che inibisce la diffusione delle conoscenze e delle scoperte: anche sotto questo aspetto l'Eurasia era in vantaggio, considerato che l'uomo importa dall'esterno molto più di quanto inventi.

viator

Salve Jacopus e niko. Malauguratamente voi mi citate una (ce n'è stata anche qualche altra) la grande CIVILITA' degli Inca.
So già che ponderare le proprie parole per poter esprimere un preciso concetto è fatica spesso vana, ma questo per me è un vizio che non riesco ad abbandonare.

Infatto io ho evitato accuratamente di usare la parola CIVILTA', utilizzando termini come "costruzioni sociali"(dinamiche) e "culture"(dinamiche).

Vi considero abbastanza acculturati per conoscere la differenza tra i termini citati sopra e quindi non sto a perdermi in definizioni.

Quindi resto dell'idea che all'interno della fascia equatoriale non si siano mai affermate costruzioni sociali e culture "di futuro successo perchè esportabili" (questo sarebbe il senso della dinamicità storica secondo il mio punto di vista).

Un convincente sunto delle principali ragioni di ciò l'ha già fatto il buon InVerno PROPRIO OGGI come da estratto sottostante :
"Non c'è sorpresa del fatto che abbiano un impronta ecologica bassa, hanno "l'inerzia equatoriale" come la chiama Viator............................posseggono i due requisiti fondamentali per averla, ovvero una natura rigogliosa e allo stesso tempo di difficile sfruttamento, solo le zone tropicali posseggono questa combinazione (in Brasile la carta tematica è verde per la media del pollo con l'amazzonia). Altre zone ad impronta ecologica bassa sono vicino ai poli dove tuttavia esiste solo una obbiettiva difficoltà di insiediamento, perciò è necessaria sofisticazione tecnologica per sopravvenire le scarsezze naturali. Alcune zone subsahariane sono riuscite a vivere senza l'invenzione della ruota fino al 1900, come sempre Friedman ricordava (devo stare molto male per citarlo due volte di fila). Ma Friedman lo ricordava per "incolparli" della loro stessa "arretratezza" perchè noi lo chiamiamo "progresso". Noi delle zone temperate abbiamo dovuto ricorrere all'agricoltura molto prima, e come un gatto che si morde la coda, siamo arrivati alle serre coi pannelli solari senza neanche accorgecene...........................".

Io per il momento mi limito ad aggiungere che l'antropizzazione equatoriale ha avuto ed ha tuttora un problema di concorrenza biologica da parte di tutte le altre e troppe specie viventi di quegli ambienti.

Concorrenza che se da un lato produce anche risorse abbondanti per poter affrontare una sopravvivenza (che diventa collettivamente certa solo perchè può combinarsi con alti tassi di natalità che contrastino la mortalità), dall'altro sottrae energie, crea fatalismo ed incertezza, deprime inesorabilmente lo spirito di iniziativa, induce ad accontentarsi del sufficiente che l'ambiente - in un modo o nell'altro - riesce ad erogare con facilità. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

viator

Salve niko. Citandoti : "...........ma siccome civiltà vuol dire principalmente vivere in pace e in eguaglianza, particolarmente civili sono i pigmei."
niko !!...................io credevo di essere stato un poco originale coniando l'espressione "inerzia equatoriale" ma tu...........,,ma tu, perbacco....................mi hai veramente surclassato !!.

Non è che per caso tu sia un estimatore - oltre che degli ambienti equatorial-forestali - anche degli ambienti cimiteriali, visto che anche in quelli si vive in pace ed in eguaglianza ? Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

viator

Salve iano. Apprezzo l'osservazione. In effetti credo che la presenza delle stagioni abbia un peso determinante nel favorire la dinamicità di una popolazione. Una parte dell'anno con clima favorevole, non troppo lunga, che costringa a darsi seriamente da fare per sfruttare a tempo tutte le risorse dell'agricoltura anche e soprattutto per costituire le riserve invernali, poi l'altra parte sfavorevole, abbastanza lunga da poter suggerire e permettere attività integrative all'allevamento (all'equatore l'allevamento scientifico di specie a grande reddito - per inciso - risulta quasi impossibile) ed all'agricoltura.

Lo stesso ciclo, secondo me, è quello che secondo ha formato le modalità espressive della cultura nordica, fatta così spesso di riflessività e silenzi. Per tutte, valga la tradizione letteraria russa i cui volumi - spesso - hanno gli stessi volumi delle portate d'acqua dei loro grandi fiumi......trovi ??. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

niko

#9
Citazione di: viator il 03 Febbraio 2020, 18:51:33 PM
Salve niko. Citandoti : "...........ma siccome civiltà vuol dire principalmente vivere in pace e in eguaglianza, particolarmente civili sono i pigmei."
niko !!...................io credevo di essere stato un poco originale coniando l'espressione "inerzia equatoriale" ma tu...........,,ma tu, perbacco....................mi hai veramente surclassato !!.

Non è che per caso tu sia un estimatore - oltre che degli ambienti equatorial-forestali - anche degli ambienti cimiteriali, visto che anche in quelli si vive in pace ed in eguaglianza ? Saluti.


La morte ci divide più di quanto non ci unisca, perché la morte è una, ma i morti sono tanti.

Il nulla è uno, ma gli annullati sono tanti.

E' una tipica situazione di conflitto: tanti vogliono (o comunque immaginano per sé, che è una forma minima del volere) una cosa che non si può dividere. Ognuno vuole il suo nulla personale, la sua morte personale... e nell'aldilà la guerra continuerà, ma con altri mezzi.

Tutti dicono la morte, ma intendono la redenzione -la fine della sofferenza- o lo stato larvale. Immaginano, quando verrà il loro momento, di prendersi il loro personale frammento di morte, e viverlo. Non rinunciano ad essere degli individui, semmai rinunciano a sapere di esserlo.

La morte non è comunista, con buona pace di Totò (la livella).
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

viator

Salve Menandro ed Ipazia.  Anche voi avete colto nel segno, peraltro non vertiginosamente nascosto, di questa questione.
Per quanto riguarda le zone definite tropicali da Ipazia (qui staremmo parlando di "equatoriali") l'esattezza vorrebbe non che esse siano rimaste isolate dal resto del mondo per millenni.....................ma piuttosto il reciproco, visto che sembra che la razza (ooooopss!! - politicamente scorretto!)................sembra che la specie umana sia sorta proprio in tali regioni. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

InVerno

Ti ho citato perchè mi sembrava un neologismo simpatico ma non sono completamente d'accordo. L'inerzia non è equatoriale, conservare energie è evolutivamente vantaggioso a tutte le latitudini, l'agricoltura è un patto faustiano dove si lavora il quintuplo per avere una avere una dieta cinque volte più povera,  probabilmente l'invenzione più lenta ad essersi diffusa sulla terra (c'è chi ha calcolato mi pare un chilometro all'anno di diffusione, non esattamente un regalo gradito).
Cio' che è equatoriale è la resilienza dell'ambiente naturale, la sua capacità di sopportare lo sfruttamento e rigenerarsi a sufficienza da non rendere necessario lo sfruttamento agricolo. Certo all'equatore la natura è opulentemente, esasperatamente e ostinatamente resiliente, ma fino a non tantissimo tempo fa anche  la foresta nera tedesca offriva le stesse caratteristiche, non a caso i romani non vi vollero mai mettere piede, ma anche la siberia o le foreste dei grandi laghi canado-americani. Si tratta di "polmoni" che cacciano fuori dalle loro fronde cibo, acqua e combustibile "gratis".. buona fortuna a spiegare ai popoli che vi abitano dentro o ai margini le meraviglie dell'agricoltura.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

Salve InVerno. Citandoti : "L'inerzia non è equatoriale, conservare energie è evolutivamente vantaggioso a tutte le latitudini". Non afferro il concetto. L'inerzia (cioè ogni e qualsiasi situazione di invarianza energetica - da quella fisica a quella biologica a quella psichica o culturale) è proprio ciò che in sè si opporrebbe al suo contrario, cioè al mutamento, alla dinamizzazione, all'evoluzione.

Poi : "l'agricoltura è un patto faustiano dove si lavora il quintuplo per avere una avere una dieta cinque volte più povera". Certo. Per un sacco di tempo ha rappresentato un secco miglioramento rispetto alla fase precedente (caccia e raccolta) la quale prevedeva di dover correre venti volte di più e rischiare dieci volte di più per avere una dieta più ricca ma meno sana.

Infine : "........ma fino a non tantissimo tempo fa anche  la foresta nera tedesca offriva le stesse caratteristiche, non a caso i romani non vi vollero mai mettere piede, ma anche la siberia o le foreste dei grandi laghi canado-americani. Si tratta di "polmoni" che cacciano fuori dalle loro fronde cibo, acqua e combustibile "gratis".. buona fortuna a spiegare ai popoli che vi abitano dentro o ai margini le meraviglie dell'agricoltura". Ambienti che "caccian fuori" risorse gratuite a condizione di essere popolati da ben pochi esemplari (umani o no) MOLTO PIU' RESILIENTI dell'ambiente che occupano e dal quale scapperebbero a gambe levate se ne trovassero di migliori non già da altri occupati. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.