Il virus del "complottismo"!

Aperto da Eutidemo, 12 Maggio 2020, 10:57:29 AM

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Eutidemo


Il "virus" del "complottismo" è un agente patogeno cerebrale:
- molto più longevo degli altri virus;
- molto più resiliente (al vaccino della ragione).
Esiste da sempre, sebbene, attualmente, esso risulti molto più contagioso grazie al "veicolo infettivo" costituito dai cosiddetti "social network"; i quali ne amplificano la portata a la virulenza, anche attraverso insidiose "fake news".


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Naturalmente, non nego certo che i "complotti" esistano sul serio, che siano sempre esistiti, e che esisteranno sempre; ed infatti, come sta scritto anche nel Vangelo: "Necesse est enim ut veniant scandala" (Matteo 18.7)
Intendo soltanto dire, invece, che deve considerarsi "patologico" (in senso generico):
- vederli quasi dovunque, per lo più in connessione con i propri pregiudizi ideologici;
- esserne convinti senza averne idonee prove, o, quantomeno, senza indizi gravi, precisi e concordanti.


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Ovviamente il complottista è "straconvinto" di disporre sia degli uni che degli altri, facendo ricorso ad argomentazioni "para" logiche e "para" noetiche, a volte anche molto persuasive; le quali, se spinte all'estremo, possono essere sintomatiche di forme più o meno accentuate di una vera e propria forma di "paranoia".
Ed infatti, è davvero impressionante la capacità dei complottisti di "glissare" sulle repliche che vengono loro fatte (a cui la loro logica malata non sa cosa realmente ribattere), facendo ricorso ad una vasta riserva di fraudolenti espedienti dialettici, consistenti:
- nel far finta di non averle lette;
- nel far finta di  di averle fraintese;
- cambiando argomento.
Ma qui non c'è abbastanza spazio per elencare tutti tali espedienti.

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Non c'è argomento che non sia interessato da almeno una teoria del complotto con una nutrita cerchia di sostenitori; da un recente sondaggio condotto in nove Paesi europei dall'Università di Cambridge e da YouGov mostra che anche in Italia la maggior parte della popolazione crede ad "almeno una" teoria del complotto.


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Tuttavia, considerata la varietà e l'ampia diffusione delle teorie cospirazioniste, non è possibile liquidarle tutte come un sintomo di malattia mentale; salvo, ovviamente, che non si superino certi limiti.
Anzi,  entro certi limiti, secondo me la tendenza a credere nelle teorie del complotto è presente in tutti noi; e, poichè "Homo sum, humani nihil a me alienum puto", probabilmente anche io, magari, potrei essere considerato un po' complottista,  perchè vedo complottisti dovunque!


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La mia idea secondo la quale la tendenza a credere nelle teorie del complotto è presente (in maggiore o minore misura) in tutti noi, è peraltro suffragata anche da quanto scrive la professoressa Karen Douglas, psicologa sociale all'Università del Kent, la quale spiega: "A un certo livello siamo tutti predisposti a sospettare del governo, in quanto tale, o poichè colluso cosiddetti "poteri forti"; ed infatti, diffidare dei gruppi o delle persone che non comprendiamo ha senso da un punto di vista evoluzionistico, nel senso che può essere vantaggioso per la tua sicurezza personale essere sospettoso verso gli altri gruppi".
Vedi, al riguardo: "The enduring appeal of conspiracy theories", BBC Future https://bbc.in/2Dxafo4


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In Italia, in particolare, la diffidenza sistematica, più o meno complottista, nei confronti di qualunque cosa faccia o dica il governo, si spiega:
- per il fatto che, storicamente, per molti secoli quasi tutte le regioni italiane sono state sottoposte a governi stranieri, i quali, ovviamente, tendevano ad ingannare e sfruttare la popolazione;
- per il fatto che, storicamente, per molti decenni "alcuni" nostri governi nazionali non hanno fatto di molto meglio.


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D'altronde, come verifico anch'io ogni giorno, la stessa persona può essere "complottista" su un argomento e "anticomplottista" su un altro;  e, questo, soprattutto a seconda di quanto la teoria del complotto in esame sia in accordo con le sue inclinazioni politiche, ideologiche e/o religiose.


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Ma come si diventa "complottisti patologici" (sia pure non nel senso di veri malati)?
Al riguardo, da quel che vedo, la comunità scientifica (seria) è ancora lontana dall'aver sviluppato un modello complessivo che comprenda tutte le variabili individuali; le quali sono troppo numerose e disparate per poterle analizzare  tutte.


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Un ottimo studio al riguardo, risale al 2017, ed è attribuibile a Douglas, K. M., Sutton, R. M., & Cichocka, A. ("The Psychology of Conspiracy Theories. Current Directions in Psychological Science").
Secondo tale ricerca, i fattori principali che rendono le persone statisticamente più propense a credere alle "teorie della cospirazione", sono, generalmente, ma non sempre e non sempre contemporaneamente, i seguenti:
a)
Non troppo elevato livello di istruzione.
b)
Non troppo elevato Q.I.
c)
Non troppo elevata soglia critica.
d)
Non troppo elevata capacità di pensiero analitico e di valutazione delle probabilità.
e)
Condizionamento culturale, subculturale, politico ideologico o religioso.
f)
Auto(ri)valutazione dell'importanza della propria persona.


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Secondo altri studi, e) ed f) sono i fattori più importanti.
Ed infatti, il desiderio di sentirsi speciali ed unici nel capire ciò che alle masse sfugge è un altro fattore importante: in Germania, infatti, i "complottisti" chiamano le masse disinformate "schlafschaf", letteralmente "pecore dormienti" che sono così stupide da credere alle informazioni ufficiali.
Loro, invece, si sentono così intelligenti, da non crederci neanche quando sono oggettivamente vere.
Per principio!


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Inoltre, secondo Jan-Willem van Prooijen, psicologo sociale alle Vrije University di Amsterdam, il senso di impotenza di fronte a tragedie collettive, può spingere ad accettare spiegazioni complottistiche. Ed infatti, come sembra psicologicamente accertato, l'idea che una tragedia sia stata voluta dai "potenti", per quanto agghiacciante, può essere preferibile a quella che sia avvenuta per caso; perché, almeno, lascia aperta la possibilità di riprendere il controllo della situazione, mentre un evento casuale è completamente al di fuori della nostra possibilità di intervenire.
Il che nasce dal "bisogno di certezze", in quanto cercare spiegazioni per gli eventi è un desiderio umano fondamentale; ed infatti, l'"incertezza" è una condizione spiacevole e le teorie del complotto forniscono un senso di comprensione, di certezza e di controllo che può essere rassicurante.
Sebbene del tutto illusorio!


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Il che accade soprattutto quando i "complottisti" si rassicurano a vicenda sul fatto che una indubbia catastrofe collettiva, sia solo una "montatura" da parte di potentissimi "cattivoni", che vogliono sfruttarla per fare soldi circuendo i fessi; mentre, in realtà, secondo loro e le loro "pseudo prove", non sussiste alcuna calamità, ovvero essa è molto meno grave di quanto le fonti ufficiali vorrebbero far credere.
E' accaduto molto spesso, nella storia!
Le teorie del complotto, infatti, sono storie internamente coerenti e sempre paralogisticamente ben architettate che "...ci aiutano a comprendere l'ignoto quando accadono eventi spaventosi o inattesi"; come scrive, appunto, Jan-Willem van Prooijen, psicologo sociale alle Vrije University di Amsterdam.


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Ma esiste un vaccino contro il virus del "complottismo"?
Purtroppo no, perchè non c'è malato più inguaribile di chi non si accorge neanche di esserlo; e, magari, pensa che il matto sia il medico che vorrebbe curarlo...magari con i vaccini!
Ed infatti, quando a Pasteur, per la scoperta della vaccinazione carbonchiosa,  venne offerto dal Governo della Repubblica Francese il Gran Cordone della Legion d'Onore, i complottisti dell'epoca sospettarono che fosse tutto un complotto delle società farmaceutiche per vendere vaccini; mentre, poi, si scoprì che era solo una colossale bufala.


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Come ho avuto modo di rilevare in molti casi, limitarsi a confutare "razionalmente" le teorie del complotto, non solo non è sufficiente per farle scomparire, ma, in certe condizioni, può essere addirittura controproducente; così come ha anche osservato sperimentalmente lo psicologo Stephen Lewandowsky  (Lewandowsky, S., Gignac, G. E., & Oberauer, K. (2015). "Correction: the Role of Conspiracist Ideation and Worldviews in Predicting Rejection of Science."
Ed infatti, più una persona crede ai complotti, meno crede alle conoscenze scientifiche, e, quindi tenderà a pensare che ogni obiezione basata sulla citazione di  osservazioni scientifiche faccia parte del complotto stesso; così, in un circolo vizioso quasi impossibile da spezzare, ogni prova contro la teoria del complotto viene reinterpretata come una prova a suo favore.


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Di conseguenza, la strategia più efficace sembrerebbe essere non tanto quella di smentire la singola teoria del complotto, ma quella di allenare le capacità di pensiero analitico di chi ne è vittima: ed infatti, in genere, le persone che sono più abituate a esercitare il pensiero logico sembrano godere di una relativa immunità.


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Per esempio, in uno studio dell'Università di Westminster, le persone che venivano allenate a lungo a ragionare in modo logico-analitico risultavano poi meno propense ad accettare le teorie del complotto (Swami, V., Voracek, M., Stieger, S., Tran, U. S., & Furnham, A. 2014)


***
In uno studio sperimentale dell'Università Eötvös Loránd di Budapest, invece, si è utilizzato l'intelligente espediente di assegnare al soggetto "complottista",  il compito di inventare a bella posta collegamenti complottistici tra due eventi scelti a caso; il che aiutava molto i soggetti a essere più critici nei confronti delle teorie del complotto che incontravano in seguito.


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Per lo psicologo sociale Viren Swami, dell'Anglia University, è anche colpa dell'"amigdala", la parte del cervello che ci fa reagire di fronte alle minacce: l'incertezza e l'ansia per il futuro la rendono iperattiva, e ciò spinge il cervello a un'incessante rianalisi delle informazioni a disposizione, nel tentativo di organizzarle in una narrazione coerente che ci faccia capire cosa sta succedendo, da chi siamo minacciati e come dovremmo reagire (Swami, V., Voracek, M., Stieger, S., Tran, U. S., & Furnham, A. (2014) "Analytic thinking reduces belief in conspiracy theories".
E poi, come ho scritto anche io sopra, anche lui, come me, pensa che conti molto:
- il desiderio di sentirsi più perspicaci del "gregge" che si accontenta delle spiegazioni ufficiali delle cose;
- la convinzione che la propria spiegazione "complottista" delle cose, le rende meno angoscianti di quanto esse appaiono.
- la convinzione che la propria spiegazione "complottista" delle cose, le rende, anche se gravi, comunque contrastabili "sputtanando" e "combattendo" i superpotenti cattivoni che vogliono ammannircele come ad un gregge di pecore.


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Infine, per concludere questa breve carrellata sulle "terapie" per curare il "complottismo", Joanne Miller, professoressa di scienze politiche alla University of Minnesota e specialista dell'argomento, sostiene che la tattica migliore per affrontare il cospirazionismo è quella "...non di attaccare la credenza, ma piuttosto le ragioni per cui le persone credono alle teorie del complotto" ("Conspiracy theories are more rampant than ever. Can they be stopped").


***
Secondo me, invece, la modalità più intelligente di trattare con tali soggetti, è racchiusa in una antica formula trasteverina: "DITEJE SEMPRE DE SI'!!!".
Io, invece, spesso purtroppo sbaglio a non attenermici strettamente.

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Un saluto a tutti, complottisi compresi (se in buona fede)! :)

bobmax

Il complottismo in buona fede rientra a pieno titolo nel variegato ambito delle superstizioni.

Superstizione è infatti il credere vero ciò che non mostra il proprio fondamento.

Poiché si tratta di una forzatura, di una menzogna fatta noi stessi, in quanto si pretende sia vero ciò che non è però provato, la superstizione prescinde dalla razionalità.

Vi prescinde trovando alimento in ciò che sta "prima" di ogni pensiero razionale.

Istinti, pulsioni viscerali, angosce... sono all'origine della superstizione.

Poiché il pensiero razionale di per se stesso non è fonte di alcuna Verità, la superstizione non può essere combattuta attraverso la sola razionalità.

Occorre perciò andare oltre la razionalità, evocando ciò che la fonda.
Ciò richiede uno slancio etico, che coinvolge in prima persona.

Quindi sofferenza, nel diventare consapevoli del male insito nel pretendere di conoscere la Verità.

Ed è proprio la sofferenza ciò che deve essere proposto per combattere la superstizione.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

anthonyi


Ciao Eutidemo, è interessante il punto che sottolinei, cioè quello della grande autostima del sostenitore dei complotti. Io lo rappresenterei con l'idea dell'ignorante, che crede di sapere tutto, perché ignora la propria stessa ignoranza.
Detto questo però dobbiamo dire che la tesi del complotto, cioè del pericolo occulto, ha radici molto profonde che vengono da tempi antichi, quando i nostri antenati vivevano nella giungla, un luogo nel quale dietro ogni angolo può nascondersi un pericolo mortale, e allora per sopravvivere è necessario stare continuamente in allerta e non fidarsi dell'apparente tranquillità, da questo passato derivano anche le problematiche di ansia e di panico che tanti individui vivono. Io avrei la curiosità di sapere se questi complottisti hanno difficoltà a dormire la notte, nel caso fosse così allora sarebbe tutto più chiaro.
Un saluto

Eutidemo


Ciao Bob :)
Il "complottismo", come tu giustamente osservi, è spesso frutto  di una menzogna fatta a noi stessi; però, in genere, ciò che lo distingue dalla "superstizione", è che con il "complottismo" si tende ad accusare altri esseri umani, mentre, con la "superstizione", sovrumane potenze oscure.
Però si tratta, in entrambi casi, di degenerazioni irrazionali del pensiero.
Un saluto! :)


Eutidemo


Ciao Anthony. :)
La tua idea somiglia molto a quella di Viren Swami, dell'Anglia University; secondo il quale la sindrome "complottista" è anche colpa dell'"amigdala", cioè della parte ancestrale del cervello che ci fa reagire di fronte alle minacce esterne (detto anche "cervello rettile").
Un saluto! :)


Ipazia

Accade sovente che il peggior complottismo sia l'anticomplottismo e le bufale più virali siano propalate da autonominati sbufalatori.

Sbufalare gli sbufalatori e svelare il complotto degli anticomplottisti è di tutte le esperienze sociali quella che mi intriga di più.

L'archetipo dell'anticomplottista sbufalatore è il patrizio romano Menenio Agrippa.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

cvc

#6
Potrebbe essere una conseguenza del disagio dell'uomo quando deve orientarsi in una situazione di incompletezza di informazioni. Il che avviene spesso se non quasi sempre. Il disagio è appesantito da altri fenomeni quali la asimmetria informativa e il sovraccarico di notizie. Ci sono poi i vari bias cognitivi che distorcono anch'essi le informazioni ricevute. Condiamo il tutto con una buone dose di manipolazione propagandistica da parte della politica, degli speculatori economico-finanziari  e di chi raccatta spicci con you tube ed il pasticcio del complottismo è servito. Credo sia qualcosa di simile alla rappresentazione degli spiriti maligni, meglio dare un volto alle proprie inquietudini che temere qualcosa di sfuggente. Il che non significa che le inquietudini siano del tutto infondate.
Personalmente io cerco di ascoltare le due campane, sia quella dei complottisti che quella della informazione ufficiale. Poi tiro le somme.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

anthonyi

Citazione di: Ipazia il 12 Maggio 2020, 14:42:42 PM


L'archetipo dell'anticomplottista sbufalatore è il patrizio romano Menenio Agrippa.

Questa dovresti spiegarla meglio Ipazia, che cos'hai contro un personaggio che dopo aver servito tanto e bene la città di Roma (E avere risolto pacificamente il primo caso di conflitto sociale della storia umana) morì anche povero al punto che i plebei fecero una colletta per pagargli un funerale degno. Poi il funerale venne pagato dal Senato, ma l'atto indica  la gratitudine che i plebei avevano per lui.

Ipazia

Citazione di: anthonyi il 12 Maggio 2020, 18:20:22 PM
Questa dovresti spiegarla meglio Ipazia, che cos'hai contro un personaggio che dopo aver servito tanto e bene la città di Roma (E avere risolto pacificamente il primo caso di conflitto sociale della storia umana) morì anche povero al punto che i plebei fecero una colletta per pagargli un funerale degno. Poi il funerale venne pagato dal Senato, ma l'atto indica  la gratitudine che i plebei avevano per lui.

La retorica del potere deve essere suadente altrimenti non funziona: basta vedere come votano gli italiani e non solo. Evidentemente anche a Roma imperversava la sindrome di Stoccolma. Ancora prima che Stoccolma esistesse. Proprio come il coronavirus che chissà da dove viene  ;D 
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Citazione di: Ipazia il 12 Maggio 2020, 19:18:28 PM
Citazione di: anthonyi il 12 Maggio 2020, 18:20:22 PM
Questa dovresti spiegarla meglio Ipazia, che cos'hai contro un personaggio che dopo aver servito tanto e bene la città di Roma (E avere risolto pacificamente il primo caso di conflitto sociale della storia umana) morì anche povero al punto che i plebei fecero una colletta per pagargli un funerale degno. Poi il funerale venne pagato dal Senato, ma l'atto indica  la gratitudine che i plebei avevano per lui.

La retorica del potere deve essere suadente altrimenti non funziona: basta vedere come votano gli italiani e non solo. Evidentemente anche a Roma imperversava la sindrome di Stoccolma. Ancora prima che Stoccolma esistesse. Proprio come il coronavirus che chissà da dove viene  ;D



La gestione del potere può essere retorica, ma può anche essere efficace e funzionale alle esigenze collettive, e non è questione di interpretazione perché poi gli effetti di tale gestione si vedono.
Nel caso di Agrippa i plebei furono contenti dei risultati ottenuti e questo mi dice che non si trattava di retorica.
Oggi poi notiamo che è soprattutto l'antipolitica che si veste di retorica, con la differenza che da un uomo di potere retorico sai cosa puoi aspettarti, mentre un antipolitico retorico è un'incognita totale.

Ipazia

L'antipolitica non esiste. E' politica  a sua insaputa finché non lo sa, ma é ormai troppo tardi. Come diceva un mio profeta la politica è l'agenzia d'affari del capitale. Complottista pure lui, ovviamente, per i funzionari del capitale.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Sì Eutidemo, la superstizione si riferisce di norma a sovrumane potenze occulte. Tuttavia si usa pure parlare di superstizione scientifica laddove vi è la pretesa di considerare assolute delle"verità" scientifiche.

Il complottismo si riferisce invece alle persone.

Però nella sostanza vi è sempre un forzare il gioco. Cioè la pretesa di conoscere ciò che è vero, senza però averne sufficienti prove.

In queste situazioni la comunicazione è davvero difficile.
Proprio perché la razionalità si rivela insufficiente.
Siamo infatti di norma a livello di pulsioni istintive.

Perché una comunicazione possa comunque  avvenire, occorre o abbassarsi all'istinto oppure inalzarsi verso l'assoluto.

La prima strada non porta da nessuna parte.

Mentre la seconda è davvero difficile, anche perché obbliga noi stessi alla traversata nel deserto.
Ma è l'unica che offra una speranza.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Eutidemo

Citazione di: bobmax il 12 Maggio 2020, 23:29:35 PM
Sì Eutidemo, la superstizione si riferisce di norma a sovrumane potenze occulte. Tuttavia si usa pure parlare di superstizione scientifica laddove vi è la pretesa di considerare assolute delle"verità" scientifiche.

Il complottismo si riferisce invece alle persone.

Però nella sostanza vi è sempre un forzare il gioco. Cioè la pretesa di conoscere ciò che è vero, senza però averne sufficienti prove.

In queste situazioni la comunicazione è davvero difficile.
Proprio perché la razionalità si rivela insufficiente.
Siamo infatti di norma a livello di pulsioni istintive.

Perché una comunicazione possa comunque  avvenire, occorre o abbassarsi all'istinto oppure inalzarsi verso l'assoluto.

La prima strada non porta da nessuna parte.

Mentre la seconda è davvero difficile, anche perché obbliga noi stessi alla traversata nel deserto.
Ma è l'unica che offra una speranza.


Hai ragione.
Ed infatti, sia nella superstizione che nel complottismo, nella sostanza vi è sempre un forzare il gioco. Cioè la pretesa di conoscere ciò che è vero, senza però averne sufficienti prove.[/size]

Ipazia

L'assoluto é una bufala della ragione che si presta ad ogni genere di complotti da migliaia di anni.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

Citazione di: Eutidemo il 12 Maggio 2020, 10:57:29 AM
Ma esiste un vaccino contro il virus del "complottismo"?
Purtroppo no, perchè non c'è malato più inguaribile di chi non si accorge neanche di esserlo; e, magari, pensa che il matto sia il medico che vorrebbe curarlo...magari con i vaccini!
Non esiste un vaccino ma esistono delle cure, può far sorridere ma c'è uno studio che mette in luce l'ipotesi che mettere in ordine la casa per quindici minuti al giorno dimezza la probabilità di credere ai complotti. Perchè immaginare un complotto è inanzitutto trovare un ordine al disordine avvertito. Però io anzichè spingere sul "QI dei complottisti" mi preoccuperei anche di chi questo ordine dovrebbe fornirlo ma sistematicamente manca nel farlo, dando vita volente o nolente a decine di complotti. Effettivamente quello che vedo io di solito è diverso, faccio un esempio a caso: uno stato non riesce ad assicurare alla giustizia un assassino, per colpe gravi dello stato stesso, anzichè essere trasparente a riguardo e al costo di un pò di popolarità fornire un ordine avvertito alla popolazione, decide di insabbiare la vicenda. Arriva il complottista che vuole unire i puntini e trovare un ordine ad una vicenda oscura, e se ne esce con la teoria che sia stato lo stato stesso ad assassinare la vittima. Subito dopo arriva l'anticomplottista che, vista l'assurdità della teoria, decide che una volta sbugiardato il complottista non gli rimane che credere che l'insabbiamento messo in opera sia la versione reale.
Né il complottista né l'anticomplottista hanno ragione, e in mezzo a loro si infilano una seria di corpi medi che godono come dei ricci a polarizzare le persone, anzi ci fanno proprio i soldi a palate nel farlo. Ed ecco che la frittata è fatta. Morale della favola, si i complottisti non dovrebbero credere ai complotti, allo stesso tempo chi ha la responsabilità di un ordine dovrebbe trasparentemente fornirne uno, anzichè guardare dall'alto quei "poveracci" a cui non vale la pena spiegare.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

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