Il viaggio ci rende sempre e comunque migliori?

Aperto da Hybris, 20 Luglio 2017, 22:13:01 PM

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Apeiron

Sì il Tao Te Ching è una miniera di saggezza anche se su certe cose non sono per niente d'accordo (come si fa a dire di abbandonare lo studio se per capire la wu-wei ecc serve studiare?  ;D poi mi sembra troppo utopico.). In ogni caso torno In Topic ma in modo un po' particolare, ossia indagando la causa psicologica che ci fa "viaggiare".

C'è secondo me da considerare la componente mentale in tutto questo. La dissociazione in psicologia la si può vedere come un "viaggio" dovuto a (1) una situazione che crea forte ansia o depressione, (2) quando la vita "non basta più" la dissociazione crea la fantasia ecc. Chiaramente il tipo (2) può essere dovuto a una situazione brutta come (1) ma non è necessario: uno può essere "dissociato" e felice allo stesso tempo, come d'altronde ritengo che siano gli scrittori. Ora non credo che ci sia vera differenza tra un "viaggio fisico" e uno "mentale": d'altronde se vado in vacanza perchè non ne posso più di stare a casa certamente non c'è molta differenza con l'essere dissociato.

La prospettiva del Tao Te Ching è in verità interessante perchè contrasta anche il tipo "2": infatti questo tipo di "dissociazione-viaggio" è causato dal desiderio quando il saggio "desidera di non desiderare" (capitolo 64), sa che "l'ecessivo desiderio è il più grande crimine" (cap 46), "senza desideri possiamo vedere il Mistero" (cap 1) ecc. Ancora peggio per il buddismo e l'induismo. Quando da noi l'eroe è quello che fa tanti viaggi, tante avventure ecc per il Tao Te Ching (e simili) "vive chi ha coraggio di non osare". Quello che sembra suggerire la sapienza "rinunciante" è che il viaggio inteso come "cercare esperienze nuove" (anche solo vagare con la fantasia...) non è MAI utile, anzi bisogna imparare a perdere il desiderio di "fare esperienze nuove".

Questo contrasta la nostra tradizione nella quale il viaggio di tipo "2" è necessario per la creatività e l'originalità.Secondo me la prospettiva "rinunciante" è TROPPO estrema, ma noi siamo immersi nell'estremo OPPOSTO. A mio giudizio quindi dovremo solo viaggiare per imparare "qualcosa di importante", o per "stare meglio", magari meditando cosa non va nella nostra vita. Quindi secondo me prima di metterci in viaggio dobbiamo stabilire il nostro scopo (quindi stabilire anche se vale la pena mettersi in viaggio) e impegnarci a raggiungerlo.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Sariputra

#16
Citazione di: Apeiron il 24 Luglio 2017, 12:43:11 PMSì il Tao Te Ching è una miniera di saggezza anche se su certe cose non sono per niente d'accordo (come si fa a dire di abbandonare lo studio se per capire la wu-wei ecc serve studiare? ;D poi mi sembra troppo utopico.). In ogni caso torno In Topic ma in modo un po' particolare, ossia indagando la causa psicologica che ci fa "viaggiare". C'è secondo me da considerare la componente mentale in tutto questo. La dissociazione in psicologia la si può vedere come un "viaggio" dovuto a (1) una situazione che crea forte ansia o depressione, (2) quando la vita "non basta più" la dissociazione crea la fantasia ecc. Chiaramente il tipo (2) può essere dovuto a una situazione brutta come (1) ma non è necessario: uno può essere "dissociato" e felice allo stesso tempo, come d'altronde ritengo che siano gli scrittori. Ora non credo che ci sia vera differenza tra un "viaggio fisico" e uno "mentale": d'altronde se vado in vacanza perchè non ne posso più di stare a casa certamente non c'è molta differenza con l'essere dissociato. La prospettiva del Tao Te Ching è in verità interessante perchè contrasta anche il tipo "2": infatti questo tipo di "dissociazione-viaggio" è causato dal desiderio quando il saggio "desidera di non desiderare" (capitolo 64), sa che "l'ecessivo desiderio è il più grande crimine" (cap 46), "senza desideri possiamo vedere il Mistero" (cap 1) ecc. Ancora peggio per il buddismo e l'induismo. Quando da noi l'eroe è quello che fa tanti viaggi, tante avventure ecc per il Tao Te Ching (e simili) "vive chi ha coraggio di non osare". Quello che sembra suggerire la sapienza "rinunciante" è che il viaggio inteso come "cercare esperienze nuove" (anche solo vagare con la fantasia...) non è MAI utile, anzi bisogna imparare a perdere il desiderio di "fare esperienze nuove". Questo contrasta la nostra tradizione nella quale il viaggio di tipo "2" è necessario per la creatività e l'originalità.Secondo me la prospettiva "rinunciante" è TROPPO estrema, ma noi siamo immersi nell'estremo OPPOSTO. A mio giudizio quindi dovremo solo viaggiare per imparare "qualcosa di importante", o per "stare meglio", magari meditando cosa non va nella nostra vita. Quindi secondo me prima di metterci in viaggio dobbiamo stabilire il nostro scopo (quindi stabilire anche se vale la pena mettersi in viaggio) e impegnarci a raggiungerlo.

Sono d'accordo con quello che scrivi e soprattutto sul fatto che il viaggio ha significato se stabiliamo uno scopo al nostro viaggiare ( che non sia ovviamente solo quello di non sentirsi "inadeguati" rispetto a colleghi e amici, ossia al conformismo). Per es. , dopo il lutto che ha colpito la nostra famiglia, ho sentito l'esigenza di viaggiare verso le montagne, ma non un posto nuovo da visitare , per fare del turismo e scattare qualche foto, ma montagne che conoscevo bene per quello che potevano darmi in quel momento e in quello stato d'animo. Il mio scopo era di "ricaricarmi" dopo un periodo particolarmente difficile e doloroso. Ovviamente per far ciò dovevo isolarmi dal mondo e dalle persone. Quindi niente internet, niente cellulare, sms, foto, ecc.
Il risultato non è stato del tutto soddisfacente in quanto questo tipo di viaggio, per funzionare realmente, ha bisogno di un tempo più dilatato di quello che potevo permettermi economicamente. Il vero viaggiare ha bisogno del fattore "tempo" per produrre qualche risonanza , qualche ispirazione spirituale o beneficio fisico in noi. Trovo assurdo il viaggio "mordi e fuggi" tipico dei nostri giorni. "Londra nel weekend", "Una giornata a Parigi", e roba simile che riempie le agenzie di viaggio e la pubblicità online, che è un pò lo specchio del nostro tempo frenetico, in cui si procede a "singhiozzo", lascia veramente poco o nulla in noi...giusto delle foto da inviare agli amici e conoscenti per dire:" Ecco, anch'io sono come gli altri, anch'io sono adeguato al mondo e ai tempi"...
Io amo le montagne , ma capisco perfettamente che, per poterle vivere appieno, ho bisogno di passare su di esse delle stagioni, vedere il mutare dell'estate nei colori dell'autunno e poi l'arrivo della neve. In questo posso sentire anche il mio mutare, il mio approfondire il senso di appartenenza a quei luoghi.
Andare tre giorni in un luogo per me non ha alcun significato. Ed infatti evito... :)
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

acquario69

Citazione di: Apeiron il 24 Luglio 2017, 12:43:11 PM
Sì il Tao Te Ching è una miniera di saggezza anche se su certe cose non sono per niente d'accordo (come si fa a dire di abbandonare lo studio se per capire la wu-wei ecc serve studiare?  ;D poi mi sembra troppo utopico.). 

Non ce niente di utopico, semmai l'utopia risiede proprio in quello che hai male inteso.

Non centra un bel niente lo "studio" cosi come lo interpreti tu e come generalmente viene concepito di stile nozionistico tipico della nostra "istruzione"   
Non si tratta infatti di uno "sforzo" o di un "agire" di tipo mentale, per arrivare a capire qualcosa...non ce' una "meta" da raggiungere (o visto che siamo anche in tema "un viaggio da fare", perché non ce ne bisogno)

Per comprendere (com-prendere/prendere con se,essere Uno senza dualità,) bisogna proprio evitare l'interferenza della mente e dell'ego,ed e' quello che bisogna abbandonare, esattamente come viene indicato dal wu-wei e la dottrina Taoista in generale 

Jean

:) - Dissento sulla collocazione del topic, la sezione viaggi del forum lo poteva ben accogliere. 

L'appropriata collocazione delle discussioni se non rende sempre e comunque migliore la comprensione almeno ne agevola  i fruitori.
(a mio modesto parere). 
 

J4Y

Lou

#19
Citazione di: Phil il 22 Luglio 2017, 18:00:19 PM
Chiaramente il viaggio in sè non ha poteri magici, nè conseguenze inevitabili (tranne l'impoverimento a cui alludeva Sariputra ;D ), dipende tutto dal come lo si vive e dal perché si viaggia.
Il viaggio in quanto spostamento spaziale è ormai sublimato in un percorrere rapidissimamente spazi enormi, spesso in modo quasi asettico (salvo ciò che si intravvede dal finestrino), per cui si è quasi "teletrasportati" alla destinazione (e non importa che questa sia a 10 km o 1000 km dalla partenza, il primo passo fuori dal mezzo di trasporto sarà comunque direttamente su un suolo "già lontano", senza aver fatto passi intermedi di... viaggio! Il viaggiare non è più, ormai da secoli, un "attraversare", ma piuttosto direttamente un "arrivare"...).

Non credo sia da biasimare chi valica montagne, solca mari, o sorvola continenti solo per farsi una foto con un monumento famoso o per il gusto di poter dire "ci sono stato!" (con lo spirito da "giro del mondo in 80 giorni" ;D ): la narrazione (auto)biografica del viaggio (che c'era anche prima dei social), sia essa di massa oppure di elite (vedi nobile tardo-ottocentesco con il vezzo del viaggio nelle colonie) non deve necessariamente avere per presupposto il tornare "migliori" di quanto si sia partiti, l'aver arricchito il proprio spirito (proporzionalmente alla crescita dei timbri sul passaporto) e l'aver da raccontare "cose che voi umani...". Questi sono certamente effetti auspicabili possibili, ma non oggettivamente migliori di altri... d'altronde, se il prossimo week end voglio andarmi a fare un caffè in Brasile, per poi postarlo su instagram e tornarmene contento in Italia, sono per questo una "brutta persona"? Se non usassi i soldi in quel modo, siamo sicuri che li devolverei in beneficenza, meritando plauso e lodi dalla comunità?

Il dandy, l'esteta, l'"economicamente irresponsabile" (così allarghiamo il cerchio  ;D ), non sono necessariamente teste vuote; se non erro, molti letterati-filosofi lo sono stati... certo, c'è poi anche la massa che segue mode che sono per lei più nocive che sensate (indebitarsi per vacanze con "obbligatoriamente" annesso viaggio e conforts da raccontare al rientro), tuttavia il funzionamento culturale delle società (occidentali e non solo) nell'epoca della comunicazione di massa rende inevitabile fenomeni di questo tipo, che in fondo non sono pericolosi né sintomo di "decadenza etica" (semmai tale espressione abbia senso compiuto ;) ), ma sono piuttosto, secondo me, ataviche dinamiche sociali aggiornate all'attuale situazione tecnologica (che consente viaggi lunghi e relativamente economici, esposizione in "vetrine globali", etc.).
Ad esempio, anche l'auto è da tempo uno status symbol, ma non sono incline a pensar male di chi ha un'auto senza averne bisogno per andare a lavorare o chi compra auto che costano più di quanto io possa mai guadagnare in vita mia... sono comunque forme di mercato (innocuo) di cui l'economia attuale ha bisogno: i famigerati status symbol fanno "girare" l'economia (e il viaggiare non è certo fra i peggiori... ;)).

P.s.
Bisogna ormai dare per scontato che non tutti quelli che scrivono sono scrittori, non tutti quelli che fotografano sono fotografi, non tutti quelli che viaggiano sono pellegrini spirituali o antropologi o commercianti di spezie alla Marco Polo  ;D
Ok, avevo commentato con un "bello" questo post, senza motivarlo: l'analisi portata avanti che ritiene quali "ataviche dinamiche sociali aggiornate all'attuale situazione tecnologica", trovo renda giustizia al fenomeno di cui si sta parlando, con una verve a tratti irridente.
Poi che dire, si può navigare/attraversare un ghiacciaio con le infradito da Maldive edition appropriate all'occasione e selfarsi al mondo, complice la tecnologia odierna e pure con il biasimo delle guide alpine, che, ataviche, mantengono il timore rispettoso e reverenziale alla potenza selvaggia della natura-  natura che in  tanti viaggiamo sprovveduti e ignari e sorridenti.

"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Apeiron

Citazione di: Sariputra il 24 Luglio 2017, 15:45:35 PMSono d'accordo con quello che scrivi e soprattutto sul fatto che il viaggio ha significato se stabiliamo uno scopo al nostro viaggiare ( che non sia ovviamente solo quello di non sentirsi "inadeguati" rispetto a colleghi e amici, ossia al conformismo). Per es. , dopo il lutto che ha colpito la nostra famiglia, ho sentito l'esigenza di viaggiare verso le montagne, ma non un posto nuovo da visitare , per fare del turismo e scattare qualche foto, ma montagne che conoscevo bene per quello che potevano darmi in quel momento e in quello stato d'animo. Il mio scopo era di "ricaricarmi" dopo un periodo particolarmente difficile e doloroso. Ovviamente per far ciò dovevo isolarmi dal mondo e dalle persone. Quindi niente internet, niente cellulare, sms, foto, ecc. Il risultato non è stato del tutto soddisfacente in quanto questo tipo di viaggio, per funzionare realmente, ha bisogno di un tempo più dilatato di quello che potevo permettermi economicamente. Il vero viaggiare ha bisogno del fattore "tempo" per produrre qualche risonanza , qualche ispirazione spirituale o beneficio fisico in noi. Trovo assurdo il viaggio "mordi e fuggi" tipico dei nostri giorni. "Londra nel weekend", "Una giornata a Parigi", e roba simile che riempie le agenzie di viaggio e la pubblicità online, che è un pò lo specchio del nostro tempo frenetico, in cui si procede a "singhiozzo", lascia veramente poco o nulla in noi...giusto delle foto da inviare agli amici e conoscenti per dire:" Ecco, anch'io sono come gli altri, anch'io sono adeguato al mondo e ai tempi"... Io amo le montagne , ma capisco perfettamente che, per poterle vivere appieno, ho bisogno di passare su di esse delle stagioni, vedere il mutare dell'estate nei colori dell'autunno e poi l'arrivo della neve. In questo posso sentire anche il mio mutare, il mio approfondire il senso di appartenenza a quei luoghi. Andare tre giorni in un luogo per me non ha alcun significato. Ed infatti evito... :)

Sì esatto Sari: il problema è che il viaggio oggi viene fatto per il motivo opposto, ossia come "continuazione" della "vita di tutti i giorni". Tant'è che per esempio se posti su Facebook le tue foto le vedono gli amici, ossia o gente che già ti conosce oppure gente che è quasi sconosciuta e che quindi non è davvero interessata a ciò che fai. Se il viaggio ti serve per ricaricare, per riflettere ecc (o per imparare davvero cose nuove e conoscere davvero nuove culture... ossia "lasciarsi trasportare dalla corrente del viaggio"  ;D  "wu-wei"  8) ) mi sembra del tutto insensato volerlo far "sapere a tutti" in quel modo. Semmai ne parli con l'amico, gli dici l'esperienza che hai avuto, gli racconti cosa hai fatto (o non fatto), cosa hai visto, che effetti ha avuto sul tuo benessere ecc. Il viaggio "mordi e fuggi" lo trovo estremamente stressante e controproducente e me lo spiego solamente col fatto che la logica del consumismo ormai ha consumato anche quel piccolissimo periodo di vacanze che un po' ci dovrebbe far ricaricare dalla stressante (ma anche talvolta deprimente) vita di tutti i giorni.

Citazione di: acquario69 il 24 Luglio 2017, 17:15:34 PM
Citazione di: Apeiron il 24 Luglio 2017, 12:43:11 PMSì il Tao Te Ching è una miniera di saggezza anche se su certe cose non sono per niente d'accordo (come si fa a dire di abbandonare lo studio se per capire la wu-wei ecc serve studiare? ;D poi mi sembra troppo utopico.).
Non ce niente di utopico, semmai l'utopia risiede proprio in quello che hai male inteso. Non centra un bel niente lo "studio" cosi come lo interpreti tu e come generalmente viene concepito di stile nozionistico tipico della nostra "istruzione" Non si tratta infatti di uno "sforzo" o di un "agire" di tipo mentale, per arrivare a capire qualcosa...non ce' una "meta" da raggiungere (o visto che siamo anche in tema "un viaggio da fare", perché non ce ne bisogno) Per comprendere (com-prendere/prendere con se,essere Uno senza dualità,) bisogna proprio evitare l'interferenza della mente e dell'ego,ed e' quello che bisogna abbandonare, esattamente come viene indicato dal wu-wei e la dottrina Taoista in generale

Allora devo dire che (1) quella frase che hai citato l'ho effettivamente scritta da cani (2) con la parola "studio" non intendevo nozionismo, ma qui è la mia interpretazione della parola "studio" scritta nel tao-te ching (3) non ho specificato cosa è "troppo utopico". Provo a riscrivere: "come si fa a dire di abbandonare la ricerca della conoscenza se prima devo comunque capire almeno a livello intuitivo i benefici che avrò seguendo una certa pratica?". Perchè è vero che l'attività di ricerca della conoscenza ti allontana dallo "stato naturale" dal wu-wei (d'altronde "io" cerco di capire le cose, "io" studio il Tao-Te-Ching... ossia faccio uno sforzo personale). Ma è anche vero che è necessaria per la "liberazione", la "wu-wei" ecc. Quindi sì la ricerca della conoscenza è pericolosa perchè rischia di gonfiare le persone (far credere di sapere ciò che non sanno), rischia di creare ossessioni, rischia di creare dubbi ossessivi, rischia di creare ansietà e INFATTI questo rischio è ben evidenziato anche dal buddismo, da gente come Socrate... Tuttavia inizialmente una ricerca della verità è necessaria. Ossia un po' (o meglio un sacco) di viaggio formativo è necessario prima di "liberarsi".  

INIZIO OFF TOPIC
Sul "troppo utopico" volevo dire che NON è vero secondo me che se il sovrano "non agisce" il popolo a sua volta è contento. Il Tao-Te-Ching funziona secondo me bene a livello personale, ma non funziona come "scritto politico" come forse era stato anche ideato visto che ogni due righe c'è il riferimento all'impero. Ovviamente se i sovrani nella storia davvero si fossero per esempio presi sulle spalle le sozzure del regno e i mali del mondo (capitolo 78 - tra l'altro questo capitolo ricorda la "chenosi" cristiana), non avessero avuto desideri per se stessi (capitolo 7), avesse per cuore i sudditi e li trattasse come fanciulli (capitolo 49), si prendessero cura dell'impero senza imporre l'autorità (ossia "imitando il Tao", es capitolo 2) il mondo sarebbe migliore. Ma ciò sarebbe vero se anche i sudditi fossero stati abbastanza liberi dall'ego per non far impazzire il sovrano che cerca di "regnar bene". Vista la storia direi che in questo senso è troppo utopico.    
FINE OFF TOPIC

Citazione di: Jean il 24 Luglio 2017, 17:22:54 PM :) - Dissento sulla collocazione del topic, la sezione viaggi del forum lo poteva ben accogliere. L'appropriata collocazione delle discussioni se non rende sempre e comunque migliore la comprensione almeno ne agevola i fruitori. (a mio modesto parere).  J4Y

Concordo
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

davintro

anch'io noto una generale sopravvalutazione, un'idolatria del viaggio. Mi viene da interpretare ciò come un effetto di una mentalità materialista che identifica la conoscenza con la conoscenza del mondo esteriore, che vede il sapere come una frenetica accumulazione di dati su dati, informazioni su informazioni, e tende invece a svalutare l'aspetto più importante e decisivo, quella della riflessione, dell' elaborazione soggettiva sui dati, riflessione che presuppone una condizione di calma, di silenzio, nella quale l'Io entra in se stesso, raffronta il mondo oggettivo a dei princìpi, dei criteri di giudizi riscontrabili nell'introspezione. Riflettere, operare collegamenti mentali fra pensieri e concetti diversi è un "viaggio" interiore che nulla ha da invidiare al viaggio esteriore. Ma chi ha una visione meramente materiale e quantitativa del sapere inevitabilmente vedrà la riflessione e l'introspezione come sterili perdite di tempo, che non aggiungono alcun dato alla conoscenza del mondo, perché per loro il sapere è pura collezione, sommatoria di dati ricavabili dall'esperienza esterna, mentre viene squalificato il momento della "forma", dell'analisi, della riflessione soggettiva, in cui la persona non assorbe passivamente i dati ma li interpreta sulla base delle categorie della propria mente, che nell'introspezione diviene l'oggetto a cui si presta attenzione. Ovviamente le due cose non sono sempre in conflitto, anche il viaggio esterno può essere utile e arricchente, fornendo al soggetto sempre nuovi stimoli per pensare, nuove fonti di ispirazioni con cui nutrire la propria vita mentale... d'altra parte uno stile di vita eccessivamente "giramondo" e frenetico priva l'uomo di quella lentezza, di quella quiete necessaria per la riflessione, lentezza difficile da conquistare quando occorre sbrigarsi per fare o disfare le valigie o correre per non perdere l'aereo o il treno

Lou

#22
Per soddisfare la necessità di quiete e lentezza e il tempo necessario per soffermarsi in modo adeguato e non frenetico è proposto, per l'appunto lo "Slow Travel" (i cui parenti prossimi sono lo "Slow Food" ad. es. ) Pare che l'industria del turismo sappia rispondere in modo opportuno ai bisogni dei suoi potenziali fruitori.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Sariputra

#23
Citazione di: Lou il 26 Luglio 2017, 18:38:49 PMPer soddisfare la necessità di quiete e lentezza e il tempo necessario per soffermarsi in modo adeguato e non frenetico è proposto, per l'appunto lo "Slow Travel" (i cui parenti prossimi sono lo "Slow Food" ad. es. ) Pare che l'industria del turismo sappia rispondere in modo opportuno ai bisogni dei suoi potenziali fruitori.

Verifica della robustezza delle nostre suola sulle terga dell'industria del turismo. Si va lenti da soli... ;D
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Lou

#24
La lentezza è una disposizione e susseguente distensione dell'animo.:)
Comunque stavo commentando un dire apeironico:
"il problema è che il viaggio oggi viene fatto per il motivo opposto, ossia come "continuazione" della "vita di tutti i giorni". "
Non sono d'accordo su questa generalizzazione: ritengo che pur ri-trovandosi spesso in una continuazione della vita di tutti i giorni in molti casi, il desiderio di viaggiare nasca e sia mosso da una profonda esigenza di evasione, fuga, avventura, esplorazione, curiosità, nostalgici di una patria nomade e, aggiungo, alienazione - proprio dalla esperienze della quotidianità, per molti.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

acquario69

Citazione di: Lou il 26 Luglio 2017, 18:38:49 PM
Per soddisfare la necessità di quiete e lentezza e il tempo necessario per soffermarsi in modo adeguato e non frenetico è proposto, per l'appunto lo "Slow Travel" (i cui parenti prossimi sono lo "Slow Food" ad. es. ) Pare che l'industria del turismo sappia rispondere in modo opportuno ai bisogni dei suoi potenziali fruitori.

Non lo sapevo che esistesse lo slow travel...questo sistema pensa davvero a tutto per il nostro benessere e per i nostri bisogni..poverini gli uomini di un tempo che di questi continui nuovi bisogni non ne sapevano manco l'esistenza! Certo che dovevano proprio vivere male, nella loro completa ignoranza!

ma le vacanze intelligenti ci sono ancora? O forse nel frattempo sono passate di moda, magari sostituite proprio dalle attualissime slow travel?

Lo slow travel mi fa venire in mente anche ad un altra espressione, anche questa tanto in voga di questi tempi e cioè lo sviluppo sostenibile..questo sistema risulta davvero cosi premuroso!

in fondo e' sempre la stessa gabbia, pero con la differenza che non se ne ha più la consapevolezza di esserci finiti dentro

Apeiron

Lou, perdona la risposta tardiva, ma fai bene a non essere d'accordo con quello che ho scritto. Nella mia mente non doveva essere una generalizzazione ma più che altro una cosa del tipo "in tanti fanno così".

Molti invece fanno dei viaggi estremi (o sport estremi) proprio perchè non sopportano la noiosa quotidianità e cercano avventure  ;D  diciamo che Pascal ci aveva visto giusto quando disse: ""Tutta l'infelcità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera da soli". Anche se anche questa è un po' una generalizzazione, visto che alcuni piuttosto di fare altre cose preferiscono proprio solo quello  ;D, diciamo che coglie però il problema di molti.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Lou

#27
Perdonato.;)
Scherzi a parte, ma in base a quale " idealtipo" di viaggio quale metro e criterio di paragone stiamo giudicando e criticandone altri?
Apro a questa domanda.
Così fan "molti", mi sta bene...ma così come fan molti è "viaggio"? E tanti che scrivono in questo forum rispetto a questi "molti", dove si situano - prendono distanze da certi tipi di viaggio, ma quali viaggi realizzano?
Domande a bizzeffe.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Apeiron

Ma scrivere qui d'altronde è una sorta di viaggio (almeno per me).

Chi viene giudicato? Nessuno (Nietzsche: "non attacco mai persone" - corsivo mio)  ;D  A cosa mi serve fare questo: a "estirpare" i "difetti" da me in primo luogo, in secondo luogo a fare in modo che un altro che ha questi "difetti" li riconosca e se li "estirpi". La differenza con i moralisti è proprio questa: loro esulano il loro vissuto e criticano l'altrui con un metro astratto, creato ad hoc e inesistente. Nel mio caso uso il mio vissuto (può essere anche inteso come una forte immedesimazione nella situazione che sto criticando)... studio me stesso, guardo ad esempio cosa significherebbe (o ha significato) per me una certa azione e poi "giudico". Quindi quando parlo di "molti" lo faccio per questo motivo: vedo "tanti" fare certe attività, esempio, gli sport estremi e comincio a domandarmi "perchè io farei questo?". Indago me stesso e... trovo una risposta.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Lou

#29
Non capisco, quale sarebbe il/i difetto/i da estirpare? In precaria conclusione.
(Di tutti e di nessuno, a sto punto - per pochi)
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

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