Il viaggio ci rende sempre e comunque migliori?

Aperto da Hybris, 20 Luglio 2017, 22:13:01 PM

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Hybris

Ciao a tutti,

avrei voluto affrontare questo argomento nella sezione "viaggi", ma non l'ho fatto per una ragione precisa: perché non voglio parlare dell'atto del viaggiare, quanto della sua rappresentazione nella società odierna.

Personalmente, credo che sia in atto una vera e propria mistificazione del viaggio, che ormai ha assurto a ruolo di oggetto di culto dai poteri straordinari, un totem in effetti. Grazie al viaggio diventeremmo più saggi, migliori e più felici. Sempre e comunque.
Ma è davvero così? Non è questo legato alla nostra indole ed alla nostra volontà di cambiare?

Ho provato a parlare del viaggio in questi termini sul mio blog, prendendo spunto da un'intervista ad un professore dell'ETH, il quale, finalmente, rompe questo tabù del viaggio e lo affronta in chiave critica. Non ha attecchito. Pare davvero che ci sia una sorta di mono-pensiero sull'argomento: vietato criticare il viaggio perché il viaggio rende sempre più saggi, migliori e più felici. Poco importa se esso consiste in una notte brava ad Ibiza e qualche ballo in spiaggia, pare proprio che i viaggiatori frequenti siano necessariamente persone che abbiano attraversato una profonda metamorfosi, più aperti di mente e più coscienti del mondo circostante.

Complice anche un certo marketing che alimenta tale credenza, è però un fatto che per molti il viaggio sia divenuto un vero e proprio totem, uno status symbol, una scusa per migliorare la propria immagine. Chi tenta di riportare il viaggio ad una dimensione più relativa (più umana, difatti) è snobbato o criticato duramente (fine fatta da un autore che aveva provato come me a sollevare la sua perplessità sull'idolatria del viaggio).

Che ne pensate? 

Hybris

Phil

"Senza uscire dalla porta di casa puoi conoscere il mondo, 
senza guardare dalla finestra puoi scorgere il Dao del cielo. 
Più si va lontano, meno si conosce. 
Per questo il saggio senza viaggiare conosce, 
senza vedere nomina, senza agire compie."

Tao te ching, 47
;)

Lou

Rimando a ventottesima epistola a Lucilio, By Seneca.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

maral

Certamente si possono percorrere migliaia di chilometri senza che questo significhi "viaggio".
Il solo vero viaggio è quello che ci porta almeno un poco oltre il limite della nostra prospettiva quotidiana. Può capitare anche sotto casa nostra, o anche solo guardando dalla finestra, persino con le finestre chiuse. Se il viaggio davvero accade si rivela certamente entusiasmante, anche se per partire ci vuole sempre un po' di coraggio e poi bisogna sempre anche saper tornare. Altrimenti non è stato un viaggio, ma ... una migrazione.  ;) 

Hybris

A quanto pare, è in un forum di filosofia che ho trovato quello che cercavo :) 

PS. Si, Seneca mi è venuto subito in mente. Ricordo che a tal proposito citava una frase di Quinto Orazio Flacco, che ho naturalmente inserito nel mio post: "Caelum, non animum mutant qui trans mare currunt (Cambiano cielo, non animo, quelli che attraversano il mare)" 

acquario69

Dipende come viene vissuto e concepito il viaggio.
Oramai anche viaggiare rientra come tutto il resto nell'ambito del marketing e del consumo.

Ci sono quelli che magari fanno migliaia di km per rifare le stesse identiche (stupide) cose che avrebbero potuto fare dove sono partiti...tipo andare nei soliti centri commerciali, mangiare le schifezze in un mc Donald eccetera, dove tra l'altro questo mette pure in evidenza come il mondo da un capo all'altro sia stato ridotto ad un supermercato e l'umanità a idiota consumatore.

Oppure sempre in considerazione di quanto sopra penso a quanti turisti che li vedi girare per i soliti itinerari già rigidamente programmati in anticipo,magari da un agenzia di viaggio con l'apparecchio fotografico al posto degli occhi!...cosi che il loro interesse e' solo quello di trasferire, al loro ritorno,le foto sul computer, da inserire sui social cosi che qualcuno possa cliccarci sopra e metterci un "mi piace"

paul11

sono d'accordo con molto di ciò che è stato scritto;il Tao di Phil in particolare. Si dice che Salgari abbia scritto di Sandokan non conoscendo affatto fisicamente l'India:una sublimazione quindi.
E' altrettanto vero che per troppi viaggiare è fuggire fisicamente dai propri stress e si portano dietro le immagini stereotipe dei propri srtess, per cui c'è "Rimini" a Ibiza  o sulla spiaggia dorata del tutto compreso con servizi a cinque stelle. Quindi spiaggia- camera- cena- nigt,. il consueto con altro fondale proprio come il fondale alla parete dell'agenzia di viaggio.

Per me il viaggio, che viaggio poco, è curiosità del bambino, è la saggezza di sedersi e vedere  con serenità  i in assenza di stato temporale che dà stress(senza impegno lasciare che il tempo  passi addosso e vada...) persone, abitudini diverse, architetture consuetudini mai viste, conoscere altre affabilità e usi e pensare che se "ogni luogo è paese" ogni umanità è cultura e dignità, sempre si impara e nel ritorno nel bagaglio che non è valigia,qualcosa rimane ed è quello che importa

Lou

#7
Citazione di: Hybris il 21 Luglio 2017, 09:05:17 AM
A quanto pare, è in un forum di filosofia che ho trovato quello che cercavo :)

PS. Si, Seneca mi è venuto subito in mente. Ricordo che a tal proposito citava una frase di Quinto Orazio Flacco, che ho naturalmente inserito nel mio post: "Caelum, non animum mutant qui trans mare currunt (Cambiano cielo, non animo, quelli che attraversano il mare)"
^^
In merito alla tua disanima sulla rappresentazione del viaggio nella società odierna, oltre a quanto tu e altri avete già sottolineato, aggiungo che trovo da un lato, come sia svilito il fascino del viaggio stesso e, dall'altro, come sia privato, a mio parere, di una tra le componenti essenziali che fanno di un viaggio, un viaggio: il senso della scoperta e la disposizione a formarsi nuovi occhi per guardare.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Hybris

C'è di più: avevo letto un articolo a riguardo che esponeva un punto di vista simile al mio, con la differenza che il sito in questione è molto più importante del mio blog  ;D Ebbene, lì ho avuto modo di verificare le reazione dei lettori: letteralmente, sono andati su tutte le furie! E' praticamente impossibile provare a sostenere che un viaggio a Parigi tra selfie e Torre Eiffel non ti rende più arricchito, ma solo più vanitoso. E' un vero e proprio tabù insomma: chi non viaggia tanto quanto questi "cittadini del mondo" e che non mostri attacchi di dromomania è automaticamente chiuso di mente, infelice e provinciale.


Tutti guardano agli i-Phone come emblema dello status symbol. Io ci metterei tranquillamente anche (un certo tipo di) viaggio.

Sariputra

Citazione di: Hybris il 22 Luglio 2017, 10:26:20 AMC'è di più: avevo letto un articolo a riguardo che esponeva un punto di vista simile al mio, con la differenza che il sito in questione è molto più importante del mio blog ;D Ebbene, lì ho avuto modo di verificare le reazione dei lettori: letteralmente, sono andati su tutte le furie! E' praticamente impossibile provare a sostenere che un viaggio a Parigi tra selfie e Torre Eiffel non ti rende più arricchito, ma solo più vanitoso. E' un vero e proprio tabù insomma: chi non viaggia tanto quanto questi "cittadini del mondo" e che non mostri attacchi di dromomania è automaticamente chiuso di mente, infelice e provinciale. Tutti guardano agli i-Phone come emblema dello status symbol. Io ci metterei tranquillamente anche (un certo tipo di) viaggio.

Caro Hybris, che l'uomo sia un essere fondamentalmente ridiculus è una constatazione ampiamente condivisa già nell'antichità. Chiaro poi che, in un'epoca in cui tutto diviene "di massa" ( come i viaggi) anche la ridicolaggine è di massa, ahimè!...
L'unica cosa certa del viaggiare è che...si ritorna più stanchi di prima di partire! E' vero che si ha la sensazione di essere più "leggeri" ma questo è dovuto principalmente al salasso economico... ;D ( cinque euro per una bottiglietta di minerale, vi rendete conto?...Cinque euro! Non basta questo per traformarci tutti in babbei?)... :o
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Apeiron

Il viaggio deve essere formativo per la persona, devi partire con la volontà di donare te stesso(anche alla gente del luogo dove vai) e ricevere il dono che la gente autoctona è pronta a darti (e questo dono non deve essere solo a livello "consapevole", anzi più che altro non te ne accorgi nemmeno di donare e di ricevere il dono: ti accorgi però di essere più "aperto", "libero" ecc).

Purtroppo oggi sembra quasi con la pubblicazione continua di foto sui social sembra quasi che il viaggio serva a pompare l'ego anzichè toglierne le pretese e i pregiudizi. Quasi che il viaggiatore dica: "guardatemi amici quante esperienze faccio  8)  quanto sono "cool", figo, che cose interessanti faccio, quanto è movimentata la mia vita ecc". Ma anche di questa tendenza non è facile accorgersi...
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Phil

Chiaramente il viaggio in sè non ha poteri magici, nè conseguenze inevitabili (tranne l'impoverimento a cui alludeva Sariputra ;D ), dipende tutto dal come lo si vive e dal perché si viaggia. 
Il viaggio in quanto spostamento spaziale è ormai sublimato in un percorrere rapidissimamente spazi enormi, spesso in modo quasi asettico (salvo ciò che si intravvede dal finestrino), per cui si è quasi "teletrasportati" alla destinazione (e non importa che questa sia a 10 km o 1000 km dalla partenza, il primo passo fuori dal mezzo di trasporto sarà comunque direttamente su un suolo "già lontano", senza aver fatto passi intermedi di... viaggio! Il viaggiare non è più, ormai da secoli, un "attraversare", ma piuttosto direttamente un "arrivare"...).

Non credo sia da biasimare chi valica montagne, solca mari, o sorvola continenti solo per farsi una foto con un monumento famoso o per il gusto di poter dire "ci sono stato!" (con lo spirito da "giro del mondo in 80 giorni" ;D ): la narrazione (auto)biografica del viaggio (che c'era anche prima dei social), sia essa di massa oppure di elite (vedi nobile tardo-ottocentesco con il vezzo del viaggio nelle colonie) non deve necessariamente avere per presupposto il tornare "migliori" di quanto si sia partiti, l'aver arricchito il proprio spirito (proporzionalmente alla crescita dei timbri sul passaporto) e l'aver da raccontare "cose che voi umani...". Questi sono certamente effetti auspicabili possibili, ma non oggettivamente migliori di altri... d'altronde, se il prossimo week end voglio andarmi a fare un caffè in Brasile, per poi postarlo su instagram e tornarmene contento in Italia, sono per questo una "brutta persona"? Se non usassi i soldi in quel modo, siamo sicuri che li devolverei in beneficenza, meritando plauso e lodi dalla comunità?

Il dandy, l'esteta, l'"economicamente irresponsabile" (così allarghiamo il cerchio  ;D ), non sono necessariamente teste vuote; se non erro, molti letterati-filosofi lo sono stati... certo, c'è poi anche la massa che segue mode che sono per lei più nocive che sensate (indebitarsi per vacanze con "obbligatoriamente" annesso viaggio e conforts da raccontare al rientro), tuttavia il funzionamento culturale delle società (occidentali e non solo) nell'epoca della comunicazione di massa rende inevitabile fenomeni di questo tipo, che in fondo non sono pericolosi né sintomo di "decadenza etica" (semmai tale espressione abbia senso compiuto ;) ), ma sono piuttosto, secondo me, ataviche dinamiche sociali aggiornate all'attuale situazione tecnologica (che consente viaggi lunghi e relativamente economici, esposizione in "vetrine globali", etc.). 
Ad esempio, anche l'auto è da tempo uno status symbol, ma non sono incline a pensar male di chi ha un'auto senza averne bisogno per andare a lavorare o chi compra auto che costano più di quanto io possa mai guadagnare in vita mia... sono comunque forme di mercato (innocuo) di cui l'economia attuale ha bisogno: i famigerati status symbol fanno "girare" l'economia (e il viaggiare non è certo fra i peggiori... ;)).

P.s.
Bisogna ormai dare per scontato che non tutti quelli che scrivono sono scrittori, non tutti quelli che fotografano sono fotografi, non tutti quelli che viaggiano sono pellegrini spirituali o antropologi o commercianti di spezie alla Marco Polo  ;D

InVerno

Il fatto che generalmente per viaggio si intenda "voyeurismo organizzato" e che oggi grazie all'abbondare di fotocamere questo è sempre più frequentemente, non significa che questa sia l'unica forma di viaggio (sicuramente non quella di cui parlava Socrate). Goethe nel suo Grand Tour Italiano annota molta della delusione provata davanti alla "immortale bellezza", salvo poi capire il "vero senso" del viaggio, passando un mese a letto con la bella Faustina. Questo non significa che il "vero senso" sia sessuale, ma che il vero senso si capisca solamente tirando fuori se stessi al di la di tutte le obbligazioni che il clichè moderno vuole sia il "viaggio". Ho dovuto correre, dopo 3 settimane a Londra, 2 ore prima del volo, a fare una foto del BigBen che altrimenti non avevo "ancora fatto". Serve tempo per scoprire il senso del viaggio, perchè serve riscoprire se stessi in un nuovo contesto e agire di conseguenza. Può accadere il colpo di fulmine il primo giorno, possono volerci settimane prima che si riesca davvero a trovare se stessi nella nuova dimora ed essere l'ultimo giorno, costretti a partire; o può non accadere mai per indole personale o perchè qualcosa nel viaggio non è "scattato" e concludere poi su un forum che "viaggiare è inutile". Ciò che possono notare con facilità è che le persone che viaggiano spesso, mediamente hanno un indole più gentile e aperta verso il prossimo, dalla mia esperienza direi che è una conseguenza quasi diretta.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Apeiron

Non volevo dire che tutti quelli che postano le foto sui social dei loro viaggi sono "brutte persone". A volte è capitato anche a me (anche se nella maggio parte dei casi l'idea non era mia). Però secondo me tutto questo meccanismo ci allontana dal vivere il viaggio stesso e anche dall'umiltà (nel senso che anche senza saperlo finiamo per "gonfiarci" ritenendo che tutto quello che facciamo è "importante". Il meccanismo è a livello inconscio, l'ho osservato anche in me stesso, quindi la mia intenzione non era di condannare ma mostrare il problema). Inoltre il viaggio può essere una dipendenza, un risultato dal non essere capaci di vivere nella propria casa (anche questo non viene ammesso).
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Phil

Citazione di: Apeiron il 23 Luglio 2017, 13:45:48 PM
Non volevo dire che tutti quelli che postano le foto sui social dei loro viaggi sono "brutte persone" [...] la mia intenzione non era di condannare ma mostrare il problema
Certo, non mi riferivo a te in particolare, infatti non hai mai parlato di "brutte persone", piuttosto hai messo in guardia dall'impantanarsi nel narcisismo; volevo solo spezzare una lancia in favore dei "millennials" (o comunque si chiamino ;D ) che, come tutti, non hanno potuto scegliere in quale epoca vivere...

Citazione di: Apeiron il 23 Luglio 2017, 13:45:48 PMInoltre il viaggio può essere una dipendenza, un risultato dal non essere capaci di vivere nella propria casa (anche questo non viene ammesso).
Questa è già una questione più rilevante (a cui alludevo con la citazione dal Tao te ching): una cosa è stare bene a casa propria e voler anche viaggiare, tutt'altra è viaggiare pur di non stare a casa propria (o per non doverci stare per troppo tempo, essendo in pausa da impegni esterni). Anche se questa "fuga" andrebbe poi interpretata contestualizzandola caso per caso, o meglio, "casa per casa"  ;D

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