Il più famoso "delitto della camera chiusa" avvenuto in Italia

Aperto da Eutidemo, 16 Agosto 2022, 14:26:31 PM

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Eutidemo

Il più famoso e misterioso "delitto della camera chiusa" mai avvenuto in Italia, è quello di Mara Calisti, verificatosi nel 1993; il quale, fino ad oggi, non ha ancora trovato una spiegazione inequivocabile.
Nè pretendo certo di averla trovata io!
Però, usando il cosiddetto "metodo di analisi delle ipotesi confliggenti", di cui ho già trattato in un apposito post (*vedi nota), ritengo di poter prospettare, al riguardo, l'ipotesi più plausibile; almeno in base ai dati che sono riuscito ad acquisire, e sperando che siano tutti più o meno attendibili.
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BLU NOTTE
Nella trasmissione BLU NOTTE, intitolata "MARA, IL DELITTO DELLA CAMERA CHIUSA", il noto giallista Lucarelli, lo definisce "un mistero impenetrabile, un delitto assurdo, senza spiegazioni".
Dopodichè espone in dettaglio quanto è accaduto; mentre io, al contrario, cercherò di sintetizzare al massimo la vicenda, limitandomi all'essenziale.
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CHI ERA LA VITTIMA
Mara Calisti era una ragazza di 36 anni molto atletica, che aveva svariati interessi, ed anche alcune "frequentazioni intime" ma nulla di particolarmente rilevante; tutte quante tali "frequentazioni" , comunque, per l'ora della sua morte, avevano un alibi a prova di bomba.
Maggiori dettagli, potete trovarli sul libro scritto dalla sorella, che io ho appena letto, scaricandolo dal seguente sito per cinque euro.
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STATO DEI LUOGHI
Fino a qualche tempo prima l'appartamento in cui viveva Mara era abitato anche da alcuni suoi familiari, i quali, però, avevano da poco traslocato  altrove.
La notte della sua morte, però, Mara aveva ospitato a cena e a dormire suo padre; perciò, nell'appartamento, erano in due  (il che, quindi, esula dal tipico caso del "giallo della camera chiusa").
Quella sera, di una afosissima estate, dopo cena, ricevono un'ospite (una vicina); poi il padre esce per andare a visitare la cognata, e ritorna verso mezzanotte; dopodichè vanno a entrambi a dormire ciascuno nella sua stanza.
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SEQUENZA TEMPORALE
Almeno secondo le "testimonianze" rese agli organi inquirenti, in sintesi, la sequenza temporale di quella notte fu la seguente:
1,30 circa
Il padre si alza per andare a bere in cucina, e, passando per l'ingresso vede la porta di Mara chiusa e non sente rumori provenire dal suo interno.
2,30 circa
Un inquilino rientra nello stabile, e non nota nessun particolare anomalo.
3,00 circa
L'inquilino che dorme al piano di sotto, nella stanza sottostante la camera da letto  del padre, si sveglia e resta sveglio per il caldo eccessivo, ma non sente rumori di sorta.
3,40
Un ragazzo che abita nel palazzo di fronte, soffrendo d'insonnia, scende in strada con il suo cane a fumare una sigaretta; non nota nulla di particolare e non vede entrare o uscire nessuno dal portone principale del palazzo di Mara (il quale, però, sul retro ha una porticina secondaria sempre aperta).
3,45
L'inquilino del piano di sotto, che era sveglio già da 45 minuti, avverte un rumore sul suo soffitto, che descrive testualmente come "un tonfo"; poi sente il padre di Mara gridare e chiedere ripetutamente aiuto, e allora si alza dal letto e corre da lui (come fanno anche altri inquilini).
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Almeno stando a quanto poi racconta il padre, è  proprio a quell'ora che aveva sentito aprire la porta della sua camera e visto la figlia entrare ed accasciarsi sanguinante sul pavimento mormorando: "Babbo, guarda cosa mi hanno fatto!".
Prima di accasciarsi, però, stando al racconto del padre,  la ragazza avrebbe acceso la luce; ed infatti l'interruttore risulta imbrattato di sangue (ma senza alcuna impronta digitale).
Mara indossava solo mutandine e reggiseno e, stranamente,  anche una grossa collana di corallo; il padre all'inizio pensa addirittura che Mara avesse un "pipistrello" attaccato sul petto e nel primo istante cerca di tranquillizzarla.
Pochi minuti dopo arriva l'ambulanza (chiamata dal ragazzo con il cane), ma i soccorsi sono vani; ed infatti Mara muore durante il trasporto in ospedale.
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ELEMENTI INDIZIARI
Sono principalmente i seguenti:
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1)
Mara presentava un'unica ferita all'emitorace destro, al livello della quarta costola, provocata da un oggetto appuntito a sezione circolare;  dovuta, per esempio, a un punteruolo, o, più probabilmente, ad un cacciavite.
Tale oggetto non è mai stato ritrovato dalla polizia!
La traiettoria di penetrazione aveva una inclinazione:
- dal basso verso l'alto;
- verso il lato sinistro del torace.
Per cui il presunto cacciavite era stato impugnato come nella seguente immagine, e, quindi, in modo molto inusuale per una "pugnalata" (salvo che nei "duelli alla rusticana").
La ferita aveva una profondità di 8 centimetri ed aveva lesionato l'aorta in due punti; il che aveva permesso alla vittima di rimanere cosciente per circa 30-50 secondi.
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2)
La finestra della camera di Mara, che si trovava al quarto piano, era chiusa con la serranda abbassata.
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3)
Nella stanza non era stato asportato nulla, né la borsetta e nemmeno i gioielli, ben visibili.
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4)
Nell'ingresso era presente il suo mazzo di chiavi sulla sedia nello stesso punto di dove l'aveva poggiato quando era entrata.
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5)
Sul pavimento, c'erano tracce di sangue che andavano dalla camera da letto di Mara a quella del Padre.
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6)
Tracce del sangue di Mara, peraltro, sono state rinvenute anche nella cassetta di attrezzi del padre della vittima; in cui c'erano cacciaviti di vario tipo mescolati alla rinfusa, per cui è risultato impossibile verificare se uno di essi fosse stato asportato per colpire Mara.
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7)
Tracce del sangue di Mara, peraltro, sono state rinvenute anche nel cassetto della cucina in cui venivano conservati vari sacchetti, sia di carta che di plastica e cellophane; uno dei quali si presume sia stato prelevato per metterci dentro la presunta "arma del delitto".
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Eutidemo

#1
CONSIDERAZIONI GENERALI
Tecnicamente, nel caso di specie, il presunto delitto non è affatto avvenuto in una "camera chiusa".
Ed infatti:
- semmai è avvenuto in un "appartamento", la cui porta d'ingresso poteva essere aperta da chiunque avesse una copia delle chiavi della porta d'ingresso (oppure fatto entrare da chi era all'interno);
- inoltre, nei veri  "delitti della camera chiusa", la vittima si trova "da sola" in una "stanza" chiusa a chiave dall'interno, la cui porta non si può in alcun modo aprire da fuori, mentre, invece, Mara si trovava in un "appartamento" dove, quella notte si trovava a dormire anche il padre (e, tra di loro, non c'erano porte chiuse a chiave).
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IL SANGUE NON MENTE
Nella citata trasmissione BLU NOTTE, la parte più interessante e valida è quando Lucarelli lascia parlare il Commissario Silvio Bozzi, della Polizia Scientifica di Bologna; il quale, a mio parere, fornisce una interpretazione "ineccepibile" del significato delle tracce di sangue lasciate sul pavimento dell'appartamento (dal minuto 33,46 della trasmissione in poi).
Al riguardo viene fatto riferimento alla seguente pianta dell'appartamento.
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Nella pianta, per il resto più o meno corrispondente al vero, noto solo un piccolo errore: la porta della camera di Mara è rappresentata come se si aprisse verso l'esterno, mentre, invece, le stanze da letto hanno porte che si aprono solo verso l'interno (come, per esempio, quella del padre).
Questo, probabilmente, spiega la grande macchia di sangue semiellittica al suo esterno, diversa da tutte le altre macchie di sangue; come benissimo spiega il Commissario Silvio Bozzi.
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Prima di vedere la trasmissione di BLU NOTTE, io avevo già visto altrove la piantina, e, leggendo dal verbale della Polizia che su di essa non apparivano assolutamente impronte di piedi, ne avevo dedotto quanto segue (per la verità senza particolari sforzi di ingegno):
a)
Le tracce di sangue non potevano essere state assolutamente lasciate da Mara mentre si dirigeva dalla sua stanza verso quella del padre, perchè, essendo stata ferita al petto, il sangue le colava frontalmente, e, quindi, camminando, lo avrebbe "necessariamente" calpestato con i suoi piedi nudi.
b)
Il sangue, quindi, era colato in terra dal suo corpo trasportato in braccio da qualcuno, che, come un "gambero", camminava a ritroso per non calpestarlo neanche lui.
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Non riuscivo, però, a spiegarmi le gocce di sangue rasenti il muro destro del corridoio, dalla sua porta d'entrata alla camera del padre di Mara.
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il Commissario Silvio Bozzi, invece, ha spiegato in modo assolutamente convincente anche tale dettaglio; ed infatti, poichè il corridoio era troppo stretto, il "trasportatore" del corpo, come un "granchio", ha proceduto camminando lateralmente; cioè con le spalle lungo il muro sinistro, ed il corpo di Mara che quasi strusciava sul muro di destra.
Più o meno secondo la mia seguente rozza ricostruzione:
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Ma il sangue di Mara, come già detto, risulta anche in altri due punti della casa, dove se ne sono trovate tracce piccole ma "molto" significative:
- nella cassetta degli attrezzi del padre (dettaglio di cui mi sembra che Lucarelli non parli affatto);
- in un cassetto della cucina dove venivano custoditi vari tipi di sacchetti di carta (dettaglio, invece, giustamente  sottolineato da Lucarelli)
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Come pure già detto, l'arma del delitto, presumibilmente un "cacciavite" a giudicare dal tipo di ferita, non è mai stato ritrovato.
Però, a giudicare dalle due tracce di sangue di cui sopra, presumibilmente :
a)
Il "cacciavite" è stato prelevato dalla cassetta degli attrezzi del padre; la quale, lasciata aperta al momento del prelievo, è stata poi prudentemente richiusa dopo il delitto.
Però, imprudentemente, nel richiuderla l'assassino ci ha lasciato dentro delle tracce di sangue della vittima; le quali, altrimenti, non si spiega come mai siano finite lì.
b)
Il "cacciavite", dopo l'omicidio, è stato messo in un sacchetto di plastica per non macchiare la tasca della giacca con la quale, più tardi, l'assassino l'ha portato fuori di casa per buttarlo via chissà dove.
Però, imprudentemente, nell'aprire il cassetto dove si trovavano i sacchetti, l'assassino ha lasciato anche lì tracce di sangue della vittima; le quali, altrimenti, non si spiega come mai siano finite lì.
***
Ma passiamo alle testimonianze più importanti, trascurando quelle che, secondo me, sono assolutamente prive di "autentico" rilievo.
1)
Alle ore 3, 45 il padre sente aprire la porta della sua camera e vede la figlia entrare ed accasciarsi sanguinante sul pavimento mormorando: "Babbo, guarda cosa mi hanno fatto".
Prima di accasciarsi la ragazza, però, avrebbe acceso la luce visto l'interruttore che risulta imbrattato di sangue (ma senza impronte digitali).
2)
Alle stesse ore 3 e 45, il signore del piano di sotto avverte un rumore sul suo soffitto, che decrive come "un tonfo".
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IL PADRE MENTE
La prima di tali testimonianze, secondo me, è assolutamente falsa per tre motivi:
a)
Visto che Mara non ha lasciato le impronte dei suoi piedi sul sangue durante il percorso, nè, tantomeno, sulla soglia e nella camera del padre, ne consegue che quando il quest'ultimo racconta che sua figlia ha aperto da sè la porta ed entrata camminando nella sua stanza ed ha acceso la luce, evidentemente sta mentendo (sull'interruttore c'è il sangue di Mara, ma non le sue impronte digitali).
b)
Quando il padre riferisce che sua figlia gli avrebbe detto: "Babbo, guarda cosa mi hanno fatto!", a mio parere sta raccontando una balla, allo scopo di attribuire a terzi il delitto.
Ed infatti, una persona in quelle condizioni, entrando morente nella stanza del padre, avrebbe semmai gridato, "Aiuto!!!" o qualcosa del genere; ma non certo "Babbo, guarda cosa mi hanno fatto!"; come una bambina che torna a casa dopo la scuola con un occhio nero.
Ovviamente nessuno era lì per poterlo smentire, ma io scommetto quello che volete che quanto riferisce il padre è assolutamente assurdo:"Babbo, guarda cosa mi hanno fatto!".
Non ci crederò mai, pur non potendo dimostrare che mentiva.
c)
Il signore del piano di sotto dice di aver sentito un rumore sul suo soffitto, che descrive come "un tonfo"; ma una persona che si accascia morente sulle sue gambe, non fa affatto un "tonfo" sul pavimento.
Un vero "tonfo", invece, lo fa soltanto un corpo tenuto in braccio, e che di colpo viene lasciato cadere sul pavimento!
Mi sorprende che la polizia non abbia effettuato una ricostruzione periziale dell'evento, per verificare la natura del rumore effettivamente sentito dall'inquilino del piano di sotto (sebbene, secondo me, la cosa sia ovvia).
***
Per il resto, come detto, "tecnicamente", è possibilissimo che un assassino sia venuto "da fuori":
- o perchè aveva una copia delle chiavi;
- o perchè gli ha aperto Mara.
Però, nel secondo caso, avrebbe dovuto suonare il citofono e poi il campanello, per cui il padre l'avrebbe sentito.
***
Tuttavia, secondo me, ci sono due circostanze che "escludono" l'ipotesi di un assassino venuto dall'esterno dell'appartamento (ladro o amante che fosse):
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1)
Innanzittutto, sia facendolo "a freddo" sia facendolo "in stato d'ira", un individuo con intenzioni omicide l'avrebbe pugnalata:
- dall'alto verso il basso, per colpire con maggior forza;
- ripetutamente, per assicurarsi che fosse morta.
Ed infatti, almeno a quanto mi risulta, a partire da Giulio Cesare in poi, pressochè tutti i casi di "pugnalamento" sono sempre avvenuti in tal modo; basta consultare gli archivi della polizia per rendersene conto.
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2)
Una persona venuta dall'esterno, a meno che non fosse uno dei parenti che ci avevano abitato, non poteva sapere dove fosse la cassetta degli attrezzi ( a meno che Mara non tenesse un cacciavite o un punteruolo posato già sul comodino), nè poteva sapere dove fosse il cassetto con i sacchetti in cucina.
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3)
In ogni caso, dopo averla colpita, un "assassino venuto dall'esterno" sarebbe fuggito subito via, portandosi dietro l'arma del delitto; il che senza alcuna necessità di richiudere la cassetta degli attrezzi da cui aveva prelevato il cacciavite, o di cercare un sacchetto in cui metterlo (lasciando in ambedue tracce di sangue della vittima).
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4)
Infine, un "assassino venuto dall'esterno", dopo essersi assicurato che Mara era morta per non poterlo accusare, non l'avrebbe certo portata in braccio fino alla camera del padre; non aveva alcun motivo per farlo.
***
Per cui, secondo me, restano solo tre ipotesi:
- il padre ha ucciso la figlia intenzionalmente;
- la figlia si è suicidata;
- la figlia è morta per un incidente.
In tutti e tre i casi, visto che erano soli in casa, il padre, raccontando balle e facendo sparire il cacciavite, ha fatto di tutto per allontanare i sospetti dalla sua persona; che, infatti, è stata indagata per prima!
***
Esaminiamole tutte e tre:
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A) Il padre ha ucciso la figlia intenzionalmente.
Secondo me, è possibile, ma poco probabile.
Ed infatti:
- pare che non avesse alcun movente per farlo;
- in ogni caso, se lo avesse fatto, si sarebbe assicurato che la figlia fosse già morta, prima di gridare aiuto e far intervenire il 118.
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B) La figlia si è suicidata.
Poichè Mara non era un "samurai", mi sembra molto improbabile che si sia suicidata facendo "harakiri" con un "cacciavite"; sarebbe dovuta essere veramente "svitata"!
Faceva molto prima a buttarsi giù dalla finestra o a tagliarsi le vene!
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C) La figlia è morta per un incidente.
In teoria, sembrerebbe la più improbabile delle ipotesi, se non fosse per un dettaglio: la grossa "collana di corallo" che aveva al collo quel giorno, e che indossava sin dal momento della cena.
Come si spiega che ce l'avesse ancora al collo, dopo essere stata ferita, quasi alle 4,00 di mattina, quando era solo in slip e reggiseno?
Possibile che sia andata a letto con quella al collo, a mezzanotte?
Nella trasmissione BLU NOTTE (e altrove), si ipotizza che se la fosse tenuta in attesa di un incontro amoroso notturno; il che è senz'altro possibile, ma, secondo me, è molto poco probabile.
Ed infatti, almeno stando al libro scritto dalla sorella, Mara non era il tipo da simili sceneggiate; tanto più che ricevere il proprio amante in mutande e con una collana al collo, non è certo il massimo del "bon ton", nè del "buon gusto"!
Senza considerare che l'amante "pro tempore" di Mara, per quella notte, ha un alibi di ferro!

Eutidemo

Ed allora, secondo me, "potrebbe" essere andata così:
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PRIMA IPOTESI
Secondo una mia prima ipotesi, le fasi potrebbero essere state le seguenti:
- il gancio di chiusura si era inceppato, per cui, dopo vani tentativi di aprirlo, Mara, alla fine, ha provato ad addormentarsi, in mutande, ma con la collana ancora appesa al collo (ed infatti per la testa non ci passava);
- dopo 3/4 ore, però, dopo continui risvegli provocati dalla fastidiosa collana, Mara ha deciso che, in qualche modo, se la doveva togliere;
- per cui si è alzata, ed è andata a prendere la cassetta degli attrezzi del padre;
- poi ha ruotato in avanti, sul lato destro del suo petto, il meccanismo di chiusura, per poter meglio agire su di esso;
- infine, prelevato un cacciavite e/o qualcosa di simile dalla cassetta degli attrezzi del padre, nel fare eccessiva pressione sul meccanismo di chiusura della collana, l'attrezzo le è inopinatamente slittato con violenza in avanti, e l'ha ferita proprio sotto la quarta costola, dove non ha trovato ostacoli a penetrare per otto centimetri fino all'aorta;

- il padre l'ha sentita gridare, ed è accorso.
***
Ma cosa è accaduto dopo?
Il padre, convinto che fosse la figlia fosse già morta, o ormai in procinto di esserlo "a breve" a causa dello "shock ipovolemico", si è reso conto che, visto che in quella casa c'erano soltanto loro due, se la figlia veniva trovata "trafitta" nella sua stanza, i sospetti sarebbero caduti inevitabilmente su di lui.
Ed allora:
a)
Per prima cosa ha rimesso a posto la sua cassetta degli attrezzi (senza accorgersi che dentro  era schizzato del sangue), e, dopo aver avvolto il cacciavite in un sacchetto di plastica prelevato dal cassetto della cucina (sporcando inavvertitamente anch'esso di sangue), lo ha messo in nella giacca che si sarebbe messo più tardi per uscire di  casa, e poi buttarlo via.
Ed infatti, secondo lui, se la polizia non rinveniva in casa "l'arma del delitto", avrebbe pensato che se l'era portata via un assassino proveniente dall'esterno; e fuggito all'esterno dopo l'omicidio.
b)
Per seconda cosa, avendo cura di non lasciare le sue impronte sul sangue, ha trasportato la figlia in camera sua, sostenendo che ci era venuta da sola, aprendo la porta e dicendogli la famosa frase "Babbo, guarda cosa mi hanno fatto!".
Il che, ovviamente, al fine di convincere gli inquirenti che Mara non era stata uccisa da lui.
c)
Quando sono giunti gli infermieri del 118, in base al "protocollo di soccorso" hanno asportato la collana dal collo di Mara; e, probabilmente per la fretta, tagliandone il filo con le forbici (se neanche loro sono riusciti ad aprirne il gancio).
Non avevano certo tempo da perdere!
d)
Per accompagnare la figlia, il padre è salito anche lui sull'ambulanza , dopo essersi infilato la giacca con il cacciavite nascosto in tasca dentro un sacchetto; e che poi ha gettato via chissà dove.
e)
Quando sono giunti gli agenti della polizia scientifica, la collana è stata "repertata",  secondo il "protocollo di rilevamento"  insieme, agli altri molti oggetti presenti sulla presunta "scena del delitto"; però, non essendoci particolari motivi a richiamare l'attenzione su di essa, la collana è rimasta per anni a dormire nell'"archivio dei reperti".
f)
Nonostante i suoi accorgimenti, a causa del sangue rinvenuto:
- sul pavimento, ma senza impronte;
- nella sua cassetta degli attrezzi;
- nel cassetto della cucina;
il padre di Mara stava per essere rinviato a giudizio.
Però, a salvarlo all'ultimo minuto, è probabilmente intervenuta una perizia della polizia scientifica; dalla quale è risultato che il gancio della collana era stato forzato e inciso con un arnese appuntito, corrispondente a quello che aveva poi trafitto ed ucciso Mara.
E, per giunta, il gancio della collana, ruotato in avanti, corrispondeva più o meno al punto della ferita!

Eutidemo

SECONDA IPOTESI
La mia prima ipotesi mi sembrava abbastanza convincente, o, quantomeno, "suggestiva"; però, utilizzando il mio "metodo di analisi delle ipotesi confliggenti", mi sono accorto che aveva due punti deboli:
°
In primo luogo, nessuno del condominio ha sentito Mara gridare; e, sebbene lei e il padre fossero nello stesso appartamento, tra le loro due camere, distanti dieci metri l'una dall'altra, c'erano tre porte chiuse.
Quindi, la mia supposizione "il padre l'ha sentita gridare, ed è accorso", è possibile, ma alquanto opinabile!
°
In secondo luogo gli occhiali di Mara sono stati trovati posati su un libro accanto al letto; per cui, se veramente lei avesse cercato di forzare da sola il gancio di chiusura della sua collana, facendoselo ruotare sul petto, molto probabilmente prima di farlo avrebbe inforcato i suoi occhiali.
Cosa che non ha fatto!

***
Per cui, la mia prima ipotesi, forse, andrebbe parzialmente modificata nel seguente modo:
- dopo 3/4 ore, dopo i continui risvegli provocati dalla fastidiosa collana, Mara ha deciso che, in qualche modo, se la doveva togliere;
- per cui si è alzata, ed è andata a chiedere aiuto al padre, visto che lei, da sola, era sicura di non farcela;
- il padre, una volta desto, è andato assieme a lei a prendere la sua cassetta degli attrezzi;
- poi sono andati a tentare l'operazione nella stanza di Mara, che era la più vicina allo sgabuzzino dove si trovava la cassetta degli attrezzi;
- Mara ha ruotato in avanti, sul suo  petto, il meccanismo di chiusura, per poter tenere tesi con le sue mani i due capi della collana, mentre il padre cercava di forzare il gancio di chiusura con un cacciavite o qualcosa di simile;
- io stesso, una volta, con una mia amica ho effettuato un'operazione praticamente uguale (che non è riuscita, ma, almeno, non ha provocato danni);
- nel caso di Mara e di suo padrre, invece, l'attrezzo è inopinatamente slittato con violenza in avanti, e l'ha ferita proprio sotto la quarta costola, dove non ha trovato ostacoli a penetrare per otto centimetri fino all'aorta;

***
Tutte le altre mie considerazioni, da a) ad f), della prima ipotesi restano uguali.
Cambiano, però:
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1)
Il "coefficiente psichico della condotta" del padre della vittima, in quanto:
- nella prima ipotesi, lui ha trovato la figlia già moribonda, "autoinfilzatasi" da sola con un cacciavite, per cui non poteva sapere neanche lui quello che era veramente accaduto;
- nella seconda ipotesi, invece, lui sapeva benissimo quello che era accaduto, perchè ad "infilzarla", sia pure involontariamente, era stato lui.
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2)
La "fattispecie di reato", in quanto:
- nella prima ipotesi, lui sarebbe stato incriminabile soltanto per "falsa testimonianza";
- nella seconda ipotesi, invece, lui sarebbe stato incriminabile per "omicidio colposo".
Il che è un tantino più grave.

***
Però, se il padre di Mara è stato prosciolto, vuol dire che gli organi inquirenti erano in possesso di ulteriori elementi di cui io non sono al corrente; oppure vuol dire che si sono sbagliati a non procedere, perchè, comunque, secondo me non c'è dubbio alcuno che il padre abbia commesso, come minimo, il reato di "falsa testimonianza".
***

*NOTA*
Il mio "metodo di analisi delle ipotesi confliggenti" consiste nell'identificazione delle varie possibili spiegazioni alternative di un determinato evento o fenomeno, e, cioè,  nella valutazione di tutti i fattori che potrebbero inficiare la validità delle ipotesi formulate.
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Le fasi del processo analitico in questione sono le seguenti:
a)
Individuazione:
- delle varie ipotesi astrattamente in grado di spiegare le dinamiche osservate;
- dei dati a favore e contro ciascuna di esse.
b)
Incrocio delle le varie ipotesi con i dati disponibili e analisi della valenza diagnostica dei dati stessi; cioè, si identificano cioè quali tra questi sono più utili per valutare il grado di probabilità di ciascuna ipotesi.
c)
Valutazione della probabilità di realizzazione delle singole ipotesi, concentrandosi soprattutto sui fattori che potrebbero inficiarne la probabilità.










Eutidemo

ERRATA CORRIGE (ultimo capoverso)
"Però, se il padre di Mara è stato prosciolto, vuol dire che gli organi inquirenti erano in possesso di ulteriori elementi di cui io non sono al corrente, ovvero che alcuni elementi da me congetturati o rinvenuti su INTERNET non corrispondevano al vero (soprattutto riguardo alla collana); per cui, considerato che io non sono minimamente al corrente del fascicolo originale delle indagini, siete pregati di prendere "tutto" quello che ho scritto come mere congetture ed illazioni (anche quando sia stato espresso, per semplicità espositiva, in forma assertiva).
Ed infatti, conoscendo la competenza e l'accuratezza degli organi inquirenti, non dubito minimamente che la decisione di non procedere in alcun modo nei confronti del padre di Mara, sia stata assolutamente legittima, giustificata e fondata."

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