Il lusso democratico

Aperto da InVerno, 29 Aprile 2019, 11:53:44 AM

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InVerno

Il matrimonio tra democrazia e capitalismo è stato a lungo considerato come una simbiosi di massima efficienza. Sono stati a lungo elencati esempi del secolo  passato dove ad un accrescimento della qualità democratica di un paese, conseguente era un accrescimento del sistema capitalista e viceversa. Il secolo scorso è tuttavia terminato con la globalizzazione. Quest'ultima ha infine reso sempre più debole il concetto di welfare state fino al fallimento totale della parte politica che lo propugnava (la sinistra keynesiana), rendendo palese che il welfare state non è un antagonista sufficientemente vigoroso per limitare la concentrazione del capitale sregolata in un contesto globalizzato. Alcune forze politiche del nuovo secolo hanno provato a rinverdire il concetto del welfare state attraverso quello che viene chiamato ora "nazionalismo civico" - "populismo" etc. A mio parere queste forze politiche falliranno, ma già indicano la strada per una nuova sintesi, che alcuni chiamano già "fascismo" perchè avvertono i sentori totalitari che porta con se.

La tesi che voglio proporre in questo topic è che la simbiosi di massima efficienza del modello economico capitalista non è la democrazia ma lo stato totalitario, e che il secolo scorso ci ha ingannato nel pensare il contrario, mentre invece stavamo semplicemente dilapidando il vantaggio economico-tecnologico chel'occidente aveva immaganizzanato nell'ottocento attraverso l'imperialismo e il neocolonialismo. La democrazia ha constatamente rappresentato una voce gigantesca di spesa sottoforma di inefficienza organizzata, che l'occidente ha potuto permettersi per più di un secolo, dragando le risorse del resto del globo, un lusso permesso solamente dall'applicazione del metodo scientifico alla tecnica militare, e che ha capitalizzato solo e solamente comportandosi come uno stato totalitario, ma a casa degli altri, mantenendo una facciata democratica solamente quando giocava in casa. Oggi che per diverse ragioni, siano l'opinione pubblica, la coscienza di problemi ecologici globali, e tribunali internazionali più o meno efficienti, il neocolonialismo sta riducendo gradualmente le proprie grinfie sul resto del mondo, l'occidente sempre meno può comportarsi come uno stato totalitario a casa d'altri, non siamo più in grado di pagare la bolletta della democrazia a casa nostra.

Comunisti e fascisti, totalitaristi in generale, spesso ci ricordano dell'efficienza che questi modelli hanno avuto sulle economie nazionali che hanno controllato. L'uscita dalla grande depressione tedesca ottenuta con il nazismo, l'industrializzazione Russa nel ventennio stalinista, il grande balzo nella Cina di Mao, persino il neozarismo di Putin che ha rinvigorito l'economia Russa dopo il suo fallimento economico nel tentativo di destalinizzarsi. Alcuni di questi esperimenti sono infine falliti per motivi estrinsechi o perchè possedevano formule imperfette e deboli su più fronti, in particolare il comunismo che ha imbrigliato il capitale e sostituito i capitalisti con dei burocrati. Guardando al presente, oggi la Cina pare aver trovato la formula perfetta che i sistemi  del passato avevano fallito nel trovare, l'equilibrio confuciano di "stato armonioso" tra capitale e stato totale, sta seriamente minacciando le democrazie del pianeta intero, con la sua esplicita potenza economica, dimostrando fattualmente l'inefficienza della democrazia nel governare il capitalismo e di competere con il modello cinese.

La tesi che sto proponendo, è che se continueremo a indirizzare le nostre scelte guidati dai valori capitalisti del profitto, dell'efficienza, del consumo e del prodotto, dovremo presto arrenderci all'evidenza che il miglior modo per poterli perseguire è uno stato totalitario che rispetti l'indipendenza del capitale, sulla falsa riga del modello Cinese,  o magari ancora più pervasivo e nefasto, grazie alle nuove tecnologie di controllo informatico e nuove possibilità offerte dalla biogenetica.
Lo aveva capito Charlie Chaplin che in rapida successione produsse prima "Tempi moderni" e poi "Il grande dittatore" considerando capitalismo e totalitarismo due facce della stessa medaglia. Lo aveva capito il Fuhrer che aveva nel suo ufficio una gigantografia di Henry Ford. Lo dovremo capire anche noi, prima che l'Europa si trasformi, sotto le parole d'ordine del profitto, in una masnada di stati totalitari, cosa di cui già abbiamo sentore. Lo deve capire anche una ipotetica sinistra che la smetta di perseguire utopie comunitarie locali, ma che proponga finalmente un modello democratico continentale, capace di potersi permettere il lusso della democrazia, anche se in perdita economica, grazie ad un egemonia politica che marginalizzi e contenga il neototalitarismo capitalista.

La storia non è finita, l'occidente non ha vinto, lo ha capito anche Fukuyama.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Eutidemo

Ciao INVERNO.
Il capitalismo è nato con la scoperta (o l'invenzione) dell'agricoltura, e, nel corso di diecimila anni, esso ha assunto le forme più diverse; però, pressochè sempre, tali forme si sono manifestate in un maggiore o minore sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Quando più, quando meno!
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Ciò premesso, rilevo che, almeno secondo me, alcune tue considerazioni sono condivisibili, altre meno; però, nel complesso, se ho ben capito, esse conducono tutte ad una conclusione che, complessivamente, ritengo di poter condividere (per quel che può valere la mia condivisione)
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E' senz'altro corretto asserire, a mio avviso, che il compromesso democratico, o meglio, "socialdemocratico", tra capitalismo e welfare, all'interno dei singoli "STATI NAZIONALI", sia stato in parte messo in crisi dalla globalizzazione. 
Quest'ultima, infatti, come hai giustamente scritto tu ha reso più debole il concetto di "welfare state" fino al fallimento totale della parte politica che lo propugnava (la sinistra keynesiana); rendendo palese che il wellfare state dei singoli Stati nazionali, non è, da solo, un antagonista sufficientemente vigoroso per limitare la concentrazione del capitale sregolata in un contesto globalizzato. 
L'unico freno a tale contesto, sebbene ancora del tutto inadeguato, finora è stato dato solo dalla concentrazione di potere sovranazionale come la UE; la quale, solo per fare uno dei tanti esempi, è la sola che abbia cercato di porre un limite alle plastiche monouso (ambiente), al "dumping" occupazionale (lavoro) e alla elusione fiscale delle grandi Corporations del WEB.
Ed infatti, è OVVIO, che "solo" forti COMUNITA' DI STATI SOVRANAZIONALI, possono contrastare lo strapotere delle SOCIETA' SOVRANAZIONALI.
Ma, come ho detto, ancora in modo del tutto inadeguato... se la COMUNITA' SOVRANAZIONALE, viene boicottatata dai singoli Staterelli che ne fanno parte.
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E' anche senz'altro corretto asserire, almeno a mio pare, che alcune forze politiche del nuovo secolo stanno provando a rinverdire il concetto del "welfare state" attraverso quello che viene chiamato ora "nazionalismo civico" - "populismo" etc. 
Anche a mio parere queste forze politiche falliranno, perchè renderanno i singoli popoli, nazionalisticamente isolati, ancora più deboli e indifesi di fronte al GLOBALISMO.
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Non sono, invece, del tutto d'accordo sul fatto che la simbiosi di massima efficienza del modello economico capitalista non sia la democrazia ma lo stato totalitario.
Ed infatti, storicamente:
1) 
Lo Stato Totalitario Fascista, sul piano finanziario ed economico, si è indubbiamente rivelato un (MEZZO) FIASCO; ed infatti, non c'è alcun dubbio che esso sia stato SURCLASSATO -alla grande- dal BOOM ECONOMICO della DEMOCRAZIA postbellica, che ha rivelato una simbiosi di efficienza del modello economico capitalista con la democrazia, molto più efficiente di quella fascista.
2)
Lo Stato Totalitario Stalinista, invece, fece effettivamente fare un GIGANTESCO SALTO DI QUALITA' ALL'INDUSTRIA PESANTE sovietica; ma, tutto questo, al prezzo di MILIONI DI MORTI PER FAME, e, ovviamente, in vista di una espansione militare in Polonia, in Finlandia e nei Paesi Baltici; la quale, effettivamente, ci fu anche oltre le aspettative, visto che i Russi invasero di fatto mezza Europa.
Però, una volta vinta in 4 anni la GUERRA CALDA, in circa 40 l'URSS perse poi definitivamente la GUERRA FREDDA, perchè il CAPITALISMO DI STATO ha finito inesorabilmente per mancare i suoi obiettivi: e, così, il sistema è COLLASSATO ed IMPLOSO per congenita inefficienza nella produzione dei beni di consumo.
2)
Lo Stato Totalitario Nazista, infine, non ebbe necessità di far fare un GIGANTESCO SALTO DI QUALITA' ALL'INDUSTRIA PESANTE tedesca, perchè, nonostante la guerra persa, i tedeschi era comunque GIA' all'avanguardia in essa; ma la indirizzò prepotentemente nel SETTORE BELLICO, senza per questo incidere sul MERCATO DEI BENI DI CONSUMO, per cui, in effetti, in tal modo la Germania uscì alla grande dalla crisi del '29.
Ma a quale prezzo?
Al prezzo di una terribile GUERRA CALDA che distrusse la GERMANIA, spaccandola in due.
***
Per cui, secondo me, VISTI I RISULTATI FINALI, è assolutamente FALSO asserire che, storicamente, la simbiosi di massima efficienza del modello economico capitalista non è stata la democrazia ma lo stato totalitario; ed infatti, LA DEMOCRAZIA HA VINTO SIA LA GUERRA CALDA CHE QUELLA FREDDA, MENTRE I TOTALITARISMI LE HANNO PERSE ENTRAMBE.
***
Quanto alla Russia ed alla Cina attuali, è ancora presto per giudicare.
Comunque, quanto alla Russia pare che Putin continui a dilettarsi con la produzione di carri armati, e cercando Quisling in occidente, mentre la Cina pare aver trovato la formula perfetta per distruggere il pianeta con l'inquinamento atmosferico.
Comunque, chi vivrà vedrà!
***
Quanto alla tua conclusione, infine, la condivido quasi parola per parola:
"Lo dovremo capire anche noi, prima che l'Europa si trasformi, sotto le parole d'ordine del profitto, in una masnada di stati totalitari, cosa di cui già abbiamo sentore. Lo deve capire anche una ipotetica sinistra che la smetta di perseguire utopie comunitarie locali, ma che proponga finalmente un modello democratico continentale, capace di potersi permettere il lusso della democrazia, anche se in perdita economica, grazie ad un egemonia politica che marginalizzi e contenga il neototalitarismo capitalista."
Sempre che io non abbia frainteso quello che intendi dire, sono d'accordo al CENTO PER CENTO!
Anche io, infatti, credo che l'unica speranza sia un modello liberal-democratico continentale, che riesca a contenere gli interessi particolari dei singoli stati, armonizzandoli in una sintesi superiore; e che abbia la forza di contrastare:
- sia lo strapotere delle GRANDI CORPORATIONS INTERNAZIONALI, a livello ECONOMICO e FINANZIARIO;
- sia lo strapotere delle SUPERPOTENZE POLITICHE (USA, CINA, RUSSIA), e, in tal caso, non solo a livello ECONOMICO e FINANZIARIO, ma anche e soprattutto a livello GEOPOLITICO.
Evviva lo "STATO EUROPA"!
***




paul11

Ciao Inverno
ritengo che il capitalismo si accompagni bene e meglio con la democrazia.
Il totalitarismo implica uno Stato forte e chi lo guida persegue questo scopo a scapito dell'interesse privato.
Non a caso la dottrina del capitale è il liberismo che implica appunto dal termine la libertà, la necessità che il capitale sia dinamico, si movimenti e non fermi alle frontiere .
Semmai la democrazia decadente, può nascondere un totalitarismo nei poteri forti , nel momento in cui la classe dirigente economica corrompa quella politica sia in modo legale, pagandogli la campagna elettorale, o illegale.
Storicamente i totalitarismi sono anelastici, mentre le democrazie assorbono i colpi delle crisi.
 
La mia personale lettura sulle crisi degli stati in termini economico e politici attuali è data in primo luogo dalle tre grandi aree, USA- Europa-Cina, in cui gli Usa sono ormai in difesa ,mentre la Cina è in ascesa, e l'Europa essendo ambigua, in quanto non è politicamente unita, ma lo è monetariamente, paga lo scotto di essere "indecisa" sul  ruolo internazionale da tenersi (unita o in ordine sparso?)
Anche se i cosiddetti populismi vinceranno, nessuno è in grado di mettere in crisi  il sistema economico monetario che comunque tiene in piedi i singoli stati , ma non ne avranno nemmeno la volontà politica, hanno già patteggiato con i poteri forti economici. Al capitalismo basta e avanza che le sinistre si siano autodistrutte.

anthonyi

Inverno, secondo me poni su un piano economico ciò che invece è soprattutto culturale e sociale, è normale che la democrazia costi di più e comporti decisioni più difficili e lente, ma ha il valore aggiunto della democrazia appunto.
Se però culturalmente la democrazia non è apprezzata come valore allora quello che dici si concretizza, ma si concretizza per effetto della caduta del valore della democrazia, e con essa di tutte le istituzioni democratiche, al quale purtroppo stiamo assistendo, da qualche tempo in qua.
Un saluto

InVerno

Non mi piace aprire i topic perchè sento di dover rispondere esaustivamente a tutti, ovviamente è impossibile, risponderò in primis ad Eutidemo che mi da l'occasione di chiarire alcuni punti della mia esposizione.
Inanzitutto ero esitante nel proporre il piano storico perchè pone quesiti infiniti, e sopratutto se questi totalitarismi sono falliti un motivo c'è, e quando parlo di totalitarismo non parlo di modelli falliti in passato, ma di quelli del futuro. Ma mentre per il fascismo Italiano  (non saprei se dire lo stesso di quello Spagnolo) e per il comunismo russo, le cause del fallimento mi sembrano autoevidenti, per il nazismo nutrirei più di un dubbio. Il livello di efficienza economica a cui suddetto totalitarismo ha elevato l'economia tedesca fu incredibile dal mio punto di vista, assolutamente capace di conquistare l'intero continente attraverso la propria industria. Il problema del nazismo fù il Fuhrer, la sua conclamata incapacità strategica-militare e le sue personali ossessioni, come quelle antisemite. Se per puro caso al posto di Hitler un più moderato dittatore avesse messo sei milioni di ebrei al fronte con un fucile, o in un industria a produrre proiettili, anzichè nelle camere a gas, non sono per niente sicuro che oggi non parleremmo di queste vicende con una svastica a farci compagnia sopra il caminetto.

Ma quello che ci insegna quella esperienza è ancora più grave. L'efficienza della macchina economica tedesca fu così devastante che le forze alleate per partecipare alla guerra e sperare di vincere dovettero in pratica trasformarsi in stati totalitari anch'essi, negli USA in particolare andarono molto vicini ad instaurare la legge marziale pur di essere in grado di contrastare industrialmente il Fuhrer, dall'altra parte Stalin già aveva potere assoluto e spesso in Europa ci si dimentica di quanto fondamentale fu il suo apporto nella sconfitta del nazifascismo. La GranBretagna, LA democrazia per eccellenza dai tempi della magna charta, nel frattempo interrompeva tale tradizione in India (e nel resto del mondo) sponsorizzando compagnie anonime private, per niente democratiche, che aveveno al loro soldo più soldati di quanti ne avesse la madre patria, ed espropriavano mezzo globo per mantenere un parlamento a Londra. Insomma le forze alleate dovettero piegarsi a una forma  di totalitarismo pur di sopravvivere, e questo ci racconta cosa potrebbe accadere a noi oggi,  mentre cerchiamo di competere con altri stati totalitari sul piano dell'efficienza industriale, cosa peraltro che mi sembra evidente nella "cinesizzazione" dei nostri posti lavoro, che accade ogni giorno sotto i nostri occhi.

Il rapporto tra democrazia e capitalismo lo si può semplificare in una battuta: "viviamo in democrazia, a parte le 8 ore al giorno che passiamo in fabbrica". Ha ragione Paul, uno stato anelastico come alcune dittature del passato, è assolutamente mortifero per il capitalismo. Ma che dire del totalitarismo del futuro, e in particolar modo del totalitarismo cinese? L'8% di crescita annua non è una bazzecola su cui si può tergiversare, sono ventanni che liberali occidentali prospettano la fermata del dragone.. ma per ora ci siamo fermati noi, non loro, e ci siamo fermati principalmente per causa loro.

Chiosa finale per Anthony: ho abbandonato il marxismo tanto tempo fa proprio perchè non potevo accettare l'idea di considerare la storia come un processo economico (cosa che peraltro fanno oggi tanti "non marxisti") e non mi sognerei per sbaglio di dimenticare tutto ciò che c'è al di fuori dell'economia. Ma dobbiamo anch'essere pragmatici.. Vai in Korea del Nord e convicili che la democrazia è una questione di gusti... capisci cosa intendo?
Capire quale sia il sistema di governo che meglio si addice al capitalismo è importante, perchè la soluzione proposta da Eutidemo potrebbe non essere sufficiente, anche raggiunto il livello continentale, potremmo continuare a soccombere davanti al totalitarismo. Allora finalmente avremo una "scusa" per poter dire che abbiamo un problema grave con il capitalismo, e che forse non è il sistema economico che si addice all'Europa del futuro.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

#5
Citazione di: InVerno il 29 Aprile 2019, 19:46:58 PM
Il rapporto tra democrazia e capitalismo lo si può semplificare in una battuta: "viviamo in democrazia, a parte le 8 ore al giorno che passiamo in fabbrica".

Eccessivamente ottimistica questa battuta per due motivi:

1) valeva finchè esisteva una controparte lavorativa forte; Oggi la dittatura del cartellino tende ad espandersi senza resistenza alcuna, peggiorando drasticamente le condizioni di vita del lavoratore (Amazon, rider, precari ...) tanto quantitativamente che qualitativamente;

2) la dittatura si è estesa anche all'esterno della vita lavorativa, attraverso l'assalto alla diligenza dei beni comuni. Cui si aggiunge l'assalto ai beni privati che diventa coatto quando sono gli stati capitalistici stessi a giocarsi i redditi dei cittadini al casinò borsistico.

Direi che il target è la dittatura del Capitale no stop e full time.
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Eutidemo

Ciao Inverno.
In effetti, le tematiche storiche in questione andrebbero approfondite meglio, ma in questa sede questo non è possibile che entro limiti molto sommari e ristretti; tuttavia, pur sempre in estrema sintesi, e tenendo conto che alcuni aspetti restano comunque storicamente controversi, si potrebbe aggiungere quanto segue.
***

POTENZA ECONOMICA DELLA GERMANIA
Quanto al livello di efficienza economica della Germania, sebbene Hitler lo abbia indubbiamente implementato a fini bellici, a mio parere questo non può considerarsi un fenomeno tipico e peculiare del nazismo, in quanto:
1) 
Subito dopo la vittoria di Sedan gli Stati della Germania meridionale offrirono a Guglielmo I, re di Prussia, la corona di imperatore; così nel gennaio 1871 nacque il secondo impero tedesco (SECONDO REICH) che riunì in un'unica nazione gli Stati più avanzati ed evoluti del pianeta.
Ed invero, il SECONDO REICH, all'inizio del '900, era la forza industriale -e militare- più potente del mondo, avendo superato in molti campi perfino la Gran Bretagna; mentre gli USA stavano ancora muovendo i loro primi passi.
In tale fase storica, come conseguenza-causa del suo BOOM economico e militare, la Germania:
- In AFRICA occupò l'Africa sud-occidentale (1883; l'Africa sud-orientale (1884), intorno al lago Vittoria; il Camerun (1884), più tardi ampliato per la concessione di parte del Congo francese durante la questione marocchina.
- In OCEANIA la Germania occupò parte delle isole della Nuova Guinea, e acquistò dalla Spagna le isole Marianne e Caroline.
- In ASIA, essa ottenne dalla Cina la baia di Kiao-Ciao (1898), ed iniziò un'intensa penetrazione commerciale nei mari cinesi.
- In MEDIO ORIENTE, andò sempre più aumentando la propria influenza sulla Turchia asiatica, fino ad ottenere la concessione della famosa ferrovia di Bagdad, che dal Bosforo doveva arrivare fino al Golfo Persico, minacciando da vicino gli interessi inglesi dell'India.
La PRIMA GUERRA MONDIALE la vinse a metà, avendo completamente sconfitto -ed in gran parte occupato in base al trattato di pace di Brest-Litovskj del 3 marzo 1918- l'Impero Russo; sebbene alla fine dovette cedere essendo legata al cadavere dell'Impero Austroungarico -in disfacimento-, e praticamente circondata da tutti i Paesi più potenti del mondo (UK, FRANCIA, USA, GIAPPONE ed altri ancora).
Per cui, a ben vedere, il SECONDO REICH, quanto a potenza economica e militare, non aveva niente da invidiare al TERZO REICH, che Hitler cercò semplicemente di ricostruire (fallendo).
2) 
Subito dopo la sconfitta della PRIMA GUERRA MONDIALE, la Germania attraversò una TREMENDA fase economica; ma già nei secondi anni venti, ai tempi della Repubblica di Weimar, stava risorgendo economicamente...ed  a grandi passi.
Purtroppo, la CRISI DEL '29 travolse nuovamente la sua economia, come quella di tutti gli altri Stati più avanzati del mondo (a cominciare dagli USA); e di questo approfittò Hitler per prendere il potere.
Dopodichè, con il classico espendiente di un rilancio dell'economia pesante, soprattutto bellica, Hitler riuscì effettivamente a ricostituire, sia pure solo in parte, il potere economico del SECONDO REICH; implementato successivamente con le "risorse industriali non sue" (Cecoslovacchia, Francia ecc.) e di "materie prime non sue" (Norvegia, Russia ecc.) dei paesi in tutto o in parte conquistati.
Ma alla fine dovette cedere anche lui, essendo legato al peso morto dell'Italietta fascista, ed avendo improvvidamente sfidato quello che, ormai, era diventato il più grande colosso democratico dell'economia mondiale, cioè, gli USA.
Non aveva "chance"!
Ed infatti, con la legge "Lend Lease", voluta dal Presidente Roosevelt, gli USA supportarono economicamente gli Alleati con ben 46 MILIARDI DI DOLLARI (del valore di allora); mentre Germania ed Italia potevano contare al massimo su fondi comuni di qualche centinaio di milioni; e la produzione di mezzi bellici dei soli USA, risultò circa 10 VOLTE quella di di tutte le altre forze in conflitto messe insieme (alleate e nemiche).
3)
Dopo la seconda guerra mondiale, così come dopo la prima, ma in CONDIZIONI BEN PEGGIORI, la piccola republichetta democratica di BONN ottenne negli anni 50/60 un BOOM economico addirittura superiore, almeno per certi aspetti, a quello di Hitler negli anni 30; per non parlare di quello che ci fu dopo la riunificazione delle due Germanie.
                    CONCLUSIONE
Il livello di efficienza economica a cui Hitler elevò l'economia tedesca, sia pure notevolissimo, non fu affatto "eccezionale" come dici tu; e, comunque, non fu assolutamente superiore a quello della Germania Guglielmina o a quello della Germania democratica.
Ed invero, a prescindere dall'esame di altri fattori a cui accennerò in seguito, i successi militari della Germania nella seconda guerra mondiale, non fu dovuto tanto alla efficienza economica a cui Hitler elevò l'economia tedesca (che fu sempre molto elevata sia prima che dopo di lui), bensì al FATTO CHE LUI INDIRIZZO' LA POTENZA ECONOMICA DI CUI DISPONEVA LA GERMANIA, SOPRATTUTTO A FINI BELLICI!
Se lo avessero fatto, allo stesso modo, anche gli altri Paesi europei (compreso il nostro), il corso della seconda guerra mondiale, secondo me, sarebbe stato ben diverso!
Intendo cioè dire che Hitler, conquistò "quasi" l'intero continente europeo:
- NON tanto attraverso la propria industria;
- BENSI' attraverso l'utilizzo militare al quale la destinò.
Ed invero, non appena i democratici Stati Uniti, che negli anni 30 avevano una potenza militare dieci volte inferiore a quella tedesca, riconvertirono la loro industria a fini militari (dopo Pearl Harbour), la loro potenza bellica, in breve, divenne  dieci volte superiore a quella tedesca ed a quella di tutti gli altri Paesi belligeranti messi insieme!
Grazie alle enormi risorse industriali, infatti, gli Usa riuscirono a produrre dal '39 al '45  ben 3.200.000 automezzi da trasporto, 88.410 carri armati (Hitler ne impiegò circa 3000 per cercare in invadere la Russia), 41.170 semicingolati e 82.000 trattori e mezzi varii; quanto agli aerei, solo per limitarci allo scacchiere della Normandia, gli anglo-americani disponevano di ben 13.000 aeroplani, contro gli 800 tedeschi (rinforzati da altri 300 nella settimana immediatamente successiva allo sbarco).
P.S.
Peraltro, che i totalitarsimi siano meno efficienti economicamente delle democrazie, lo dimostra, "CETERIS PARIBUS", il fatto che la Germania Occidentale ebbe un incredibile successo economico, mentre la Germania Orientale  fu un totale FALLIMENTO sotto tutti i punti di vista.
***

INCAPACITA' STRATEGICA DI HITLER
Quanto al Fuhrer, peraltro, sebbene sia stato uno dei peggiori e più sanguinari tiranni della storia, ed avesse la professionalità militare di un caporale, la sua incapacità strategica-militare è molto controversa da parte degli storici militari.
Ed infatti, almeno stando a quello che adesso ricordo delle "tonnellate" di libri che ho letto al riguardo, molti storici militari sostengono:
- che il successo della campagna di Francia sia attribuibile più a lui che ai suoi generali, sebbene furono poi questi ad eseguirla in modo professionalmente impeccabile;
- che la sua ossessiva ostinazione a non cedere terreno, abbia salvato dalla disfatta l'esercito tedesco nell'inverno del 1941, in quanto qualsiasi cedimento avrebbe potuto comporare una "rotta" generale tipo quella di Napoleone.
Il che non toglie che abbia anche commesso errori strategici colossali, sui quali qui non vi è lo spazio per dilungarsi (Dunkerque, Stalingrado ecc.).
***

EBREI AL FRONTE
Se per puro caso al posto di Hitler un più moderato dittatore avesse messo sei milioni di ebrei al fronte con un fucile, o in un industria a produrre proiettili, anzichè nelle camere a gas, la seconda guerra mondiale i tedeschi la avrebbero SICURAMENTE persa lo stesso, così come persero la prima; ed infatti, non fu certo quello l'elemento determinante della SCONFITTA MILITARE...anche se indubbiamente lo fu della SCONFITTA MORALE del popolo tedesco.
Senza contare che i sei milioni di ebrei di cui parli:
- comprendevano anche vecchi, donne e bambini;
- comprendevano  soprattutto ebrei non tedeschi, acquisiti dopo le ivarie nvasioni.
***

POTENZA ECONOMICA DELLA RUSSIA
La Russia totalitaria, per quanto, come ho detto nel mio precedente intervento, negli anni 20 e 30 avesse fatto passi da giganti nell'Industria pesante (facendo morire di stenti milioni di Russi per raggiungere tale scopo), si trovò tuttavia in grave difficoltà nel contrastare l'invasione nazista; si salvò, in buona misura, soprattutto grazie all'aiuto della potenza economica della democrazia Americana (oltre che sacrificando milioni di uomini).
Lo stesso Zukov, infatti, dovette ammettere: "Noi ricevemmo 18.700 aeroplani (invece furono molti di più), 10.800 fra carri armati e blindati e 9.600 cannoni (tralascia 80.000 camion e altri mezzi di trasporto)".
Senza considerare l'apertura di altri tre fronti, per "allegerire" quello Russo:
ITALIA
NORMANDIA
PROVENZA
***

INCAPACITA' STRATEGICA DI STALIN
Quanto a Stalin, almeno in base all'opinione che ho maturato leggendo testi storici di vario orientamento (anche quelli che ne difendevano la memoria), secondo me fu uno dei maggiori responsabili dello scoppio della seconda guerra mondiale; sebbene, tuttavia, non ne fu certo l'unico, in quanto il principale responsabile fu certamente Hitler, e non poco anche le troppo arrendevoli democrazie occidentali.
Ed invero, se Stalin, invece di accordarsi con Hitler per spartirsi voracemente la Polonia (ed avere mano libera sui Paesi Baltici e la Finlandia), si fosse opposto sin dal principio alle sue prime mosse espansionistiche, schierandosi DECISAMENTE a fianco di Francia ed Inghilterra, sono disposto a scommettere quello che volete che Hitler non si sarebbe mai arrischiato ad invadere la Polonia, E LA GUERRA NON SAREBBE MAI SCOPPIATA (almeno in quei tempi ed in quelle circostanze).
Oltre ad avere tale responsabilità nei confronti dell'intera umanità, peraltro, Stalin ce l'ha in particolare nei confronti del suo stesso Paese, che dissennatamente espose ad una guerra micidiale dopo averlo quasi completamente privato dei suoi "quadri ufficiali" (spietatamente sterminati senza altro motivo che la sua sanguinaria follia); in tal modo mandò l'Armata Rossa letteralmente allo sbaraglio contro l'esercito tedesco, che, invece, era comandato da miglior "quadro ufficiali" del mondo.
A ben vedere, infatti, anche se la Russia alla fine vinse "tecnicamente" la guerra, non c'è dubbio alcuno che fu la nazione che subì la peggiore DISFATTA in termine di devastazione del territorio e di perdite umane; si pensi solo che gli USA persero 413.000 uomini in tutto (Pacifico compreso), gli Inglesi 365.000 (Pacifico compreso), l'Italia 443.000 (soprattutto in Russia)...e la Germania, che aveva combattutto contro tutto il mondo coalizzato contro di lei, la spaventosa cifra di ben 7.600.000 MORTI.
E la Russia?
Subì la perdita addirittura di 23.000.000 MORTI, secondo i calcoli più prudenziali; cifra, questa, TERRIFICANTE, sia in termini assoluti che in termini relativi, in quanto corrisponde al 167/000 della intera popolazione, contro il 97/000 della Germania!
Anche Pirro sarebbe inorridito, di fronte ad una "vittoria" del genere!
Peraltro, qualche altro milione di prigionieri russi, che non erano morti nei campi di prigionia tedeschi, finirono per morire di stenti nel GULAG siberiani; dove Stalin li spedì, "per punizione", dopo la guerra, perchè si erano arresi (avendoli lui privati della guida di comandanti adeguati).
CHAPEAU!

***
TRASFORMAZIONE TOTALITARIA DELLE DEMOCRAZIE
Non è affatto vero che l'efficienza della macchina economica tedesca fu così devastante che le forze alleate per partecipare alla guerra e sperare di vincere dovettero in pratica trasformarsi in stati totalitari anch'essi; è ovvio, infatti, che, in caso di guerra, anche le Democrazie devono ricorrere ad alcune inevitabili cautele, ma trovo semplicemente ASSURDO ed ANTISTORICO fare un confronto del genere.
Ad esempio, una mia zia, che ebbe la disgraziata idea di emigrare in America nel 1940, dal 1941 al 1944 venne richiusa -prudenzialmente- in un campo di concentramento, assieme a molti altri italiani ancora non naturalizzati; ma, almeno stando a quanto mi ha raccontato, se la passò molto meglio lì che nella Little Italy di NY (dove i genitori la tenevano reclusa in casa peggio che in un campo di concentramento).
In ogni caso, durante la guerra, gli USA non instaurarono mai in patria una vera e propria "legge marziale" o un regime di tipo inquisitoriale; come, invece, accadde con la famigerata "caccia alle streghe" nel dopoguerra.
Lì sì che veramente si sfiorò il rischio (per fortuna evitato) di cadere in un regime di tipo "totalitario".
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DEMOCRAZIE TOTALITARIE
A quanto mi risulta, storicamente le forze alleate non dovettero mai piegarsi a una forma  di totalitarismo pur di sopravvivere; ed infatti, esse sopravvissero e vinsero, proprio perchè, pur adottando le misure restrittive necessarie  in caso di guerra, riuscirono comunque a restare libere democrazie.
Quanto alle colonie, invece, indubbiamente il comportamento inglese in India fu decisamente brutale; ma per niente paragonabile a quello dei totalitarismi nazisti e comunisti.
Ve lo immaginate Gandhi a manifestare la sua "resistenza passiva" a Berlino e a Mosca; non ne avremmo mai saputo niente, perchè dopo cinque minuti sarebbe stato messo a tacere per sempre!
Ed invece l'India ottenne la sua indipendenza, senza dover combattere contro gli Inglesi; come, invece, furono costretti a fare gli americani nel '700.
***

CINESIZZAZIONE DEI POSTI DI LAVORO
Mio figlio è ingegnere, e saltuariamente, la ditta per cui lavora lo invia in Cina per sopraintendere ad alcune lavorazioni nei pressi di Shangai; dovrò tornarci per due mesi la prossima estate.
Se gli parli di "cinesizzazione" dei nostri posti lavoro, "che accade ogni giorno sotto i nostri occhi", lui si mette a ridere e ti dice di andare in Cina a vedere con i tuoi occhi che cosa veramente è il lavoro in Cina.
Alcuni cose che mi racconta, sono davvero "strazianti", ma ce n'è una davvero TRAGICOMICA che merita di essere riferita; ed a cui ammetto di aver stentato a credere!
Una delle prime volte che si recò lì, mi dice, restò estereffato nel vedere che in una fabbrica di Baoshan gli operai lavoravano "accovacciati" a terra, senza avere a disposizione neanche una sedia; per cui, chiese ed ottenne dalla direzione della fabbrica che venissero loro fornite delle sedie, e, in effetti, fu accontentato.
Ma la cosa che lo davvero lo stravolse, fu vedere che gli operai, dopo aver ricevuto da lui la disposizione di usare le sedie, CI SI ACCOVACCIARONO SOPRA; fino a che il responsabile cinese gli spiegò che era loro consentito di sedercisi!
E mi ha raccontato altre cose, molto meno grottesca di questa, ma, comunque, davvero sconcertanti; per cui confrontare le nostre condizioni di lavoro con quelle cinesi, è come paragonare una villeggiatura a Cortina con una in un Gulag siberiano!
Non perdiamo il SENSO DELLE PROPORZIONI!
***

STATO EUROPEO TOTALITARIO?
Non c'è dubbio che la mia la soluzione di STATO EUROPA, non solo potrebbe non essere sufficiente, ma, addirittura, potrebbe risultare TRAGICA, se diventasse uno STATO TOTALITARIO; come, in effetti, sarebbe accaduto se Hitler avesse vinto la guerra, ed avesse unificato l'Europa sotto l'egida di un ORDINE NUOVO NAZIFASCISTA!
Attualmente, c'è "in itinere" qualcosa di simile, anche se un po' meno terrificante,  nella visione geopolitica del presidente russo Vladimir Putin; la "GRANDE EURASIA", che dovrebbe unificare la RUSSIA e gli altri Paesi europei in un'unica entità geopolitica, destinata a espandere la propria influenza oltre i confini orwelliani: 
- a sud dell'Europa nel cuore del Mediterraneo; 
- in Medio Oriente verso la Siria; 
- in Asia Centrale ed Estremo Oriente, dove l'obiettivo è raggiungere una convivenza win-win con il gigante cinese.
Dio ce ne scampi!
***

InVerno

Eutidemo ti ringrazio per tre motivi, uno ovviamente per avermi risposto, due per averlo fatto con questa esposizione dettagliata, tre perchè ero preoccupato di scrivere troppo e passare per quello che vuol fare lo "spiegone", ma i miei post impallidiscono davanti ai tuoi (non sto ovviamente affermando che tu voglia fare lo spiegone :). Concordando ovviamente con l'ingente numero di dati che sei riuscito ad elencare, volendo rimanere stretto ho tagliato alcuni angoli della mia argomentazione su cui però vorrei fare alcune obiezioni a punti pivotali e che sono leggermente più interpretativi.

Gli USA erano una democrazia compiuta al tempo della WWII, ma con  la "fortuna" di avere il controllo su un continente praticamente vergine (cosa che non capita tutti i giorni) e di aver sfruttato lo schiavismo ben oltre quanto le potenze europee si erano permesse formalmente, e aver accumulato su questa accoppiata una fortuna economica da dilapidare, e una demografia in esplosione. Ora uno può decidere cosa è democrazia e cosa non lo è, ma per come la vedo io, avere un parlamento non è sufficiente quando la forza lavoro primaria è composta principalmente di schiavi. Quando dico che dovettero flettersi a una forma semitotalitaria, non mi riferisco tanto al fatto che avessero campi di concentramento, la cui crudeltà è dibattibile, o che a quel tempo spuntavano scherzi della natura come il partito nazista americano, il KKK e altre strane presenze che possiamo per brevità omettere. Mi riferisco invece per esempio alle condizioni di lavoro nelle fabbriche americane quando dovettero produrre quell ingente numero di mezzi militari che enumeri.
Per dire un eufemismo, non erano tempi di ferie, forse avevano le sedie, ma esistono decine di studi riguardo alle disumane condizioni di lavoro in particolare delle donne e dei neri, che formalmente non erano schiavi, ma nella prassi ... E tutt'oggi non sono tempi di ferie negli states,  il welfare europeo per loro è ancora un miraggio in divenire, e hanno un economia più forte delle nostre "rammollite" (loro così ci vedono). Perciò non abbarbichiamoci sulle violenze di guerra per definire uno stato tolalitario, ma guardiamo magari alle condizioni di vita delle persone. Stesso dicasi della Gran Bretagna e il fatto che Ghandi potesse andare protestare a Londra, ancora, guardiamo le condizioni di lavoro degli indiani che produssero tale ricchezza, che non erano semplicemene sacchetti di the. In definitiva continui secondo me ad evadere (non penso volontariamente) una questione che ho posto sin dall'inizio, ovvero quanto il predominio occidentale fosse in realtà dovuto a sacche di totalitarismo interne ed coloniali, regolate in termini privati, anche sotto l'egida di formali democrazie.

Riguardo invece la "cinesizzazione" ovviamente non proponevo nessun paragone diretto, ma hai fatto bene a raccontarci di questo annedoto che sicuramente sarà foriero di riflessioni anche per qualche sinofilo qui sul forum (ogni riferimento è casuale). Il punto è diverso, ovvero a cosa la concorrenza con la Cina ci ha costretto, e quale sia in fin dei conti l'argine  che possa limitare una definitiva conversione al modello cinese. Guardati in giro, gli economisti (commercialisti?) vivono nell'ossessione del differenziale con la Germania (in teoria un alleato economico e militare), i progressisti entrano in estasi mistica quando riescono a convincere qualche stato canaglia a togliere un burka, i populisti firmano accordi commerciali con la Cina, cioè premiano il modello cinese. C'è qualcuno oltre a tuo figlio che si interessi delle condizioni di lavoro dei cinesi, e faccia la semplice operazione mentale di capire che dare delle sedie a loro, equivale a mantere le nostre sotto il culo? Magari c'è, ma sempre più grazie allo strapotere economico cinese, è difficile dire di "no", anzi ormai i nostri rapporti con la Cina assomigliano sempre più ad un "signor si!"


Per rispondere invece ad Ipazia, ho fatto quella battuta per un motivo molto semplice. Ho sempre pensato che a differenza della sinistra americana, che ha praterie da correre (scuole pubbliche, sanità pubblica etcetc) la sinistra europea deve trovare qualcosa più entusiasmante che aumentare le tasse per pagare i servizi esistenti, e il margine di manovra non è così ampio come in america. La democratizzazione del posto di lavoro potrebbe essere un idea, a patto che facendolo, la nostra efficienza economica non si riducesse a tal punto da portare lo stato al banco dei pegni. Per questo penso che questa discussione sia cruciale. Poi qualcuno mi chiederà che cosa intendo per "democratizzazione del posto di lavoro". Partiamo dalle basi, ovvero che quando un azienda delocalizza e lascia a piedi mille dipendenti, in pubblico a fare il dibattito non ci va un giornalista e un politico, ci va anche quel grande impredintore che ha deciso di portare tutto in Bulgaria. E spiega serenamente le sue ragioni, non saranno mica tutti ladri, qualcuno avrà i suoi sacri motivi, ma se non cominciamo a responsabilizzare questi individui e continuiamo questa rincorsa a chi urla più forte "piove governo ladro", presto ci troveremo davvero con un governo ladro, ma ladro di vite.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Citazione di: InVerno

... Chiosa finale per Anthony: ho abbandonato il marxismo tanto tempo fa proprio perchè non potevo accettare l'idea di considerare la storia come un processo economico (cosa che peraltro fanno oggi tanti "non marxisti") e non mi sognerei per sbaglio di dimenticare tutto ciò che c'è al di fuori dell'economia...

Per rispondere invece ad Ipazia, ho fatto quella battuta per un motivo molto semplice. Ho sempre pensato che a differenza della sinistra americana, che ha praterie da correre (scuole pubbliche, sanità pubblica etcetc) la sinistra europea deve trovare qualcosa più entusiasmante che aumentare le tasse per pagare i servizi esistenti, e il margine di manovra non è così ampio come in america. La democratizzazione del posto di lavoro potrebbe essere un idea, a patto che facendolo, la nostra efficienza economica non si riducesse a tal punto da portare lo stato al banco dei pegni. Per questo penso che questa discussione sia cruciale. Poi qualcuno mi chiederà che cosa intendo per "democratizzazione del posto di lavoro". Partiamo dalle basi, ovvero che quando un azienda delocalizza e lascia a piedi mille dipendenti, in pubblico a fare il dibattito non ci va un giornalista e un politico, ci va anche quel grande impredintore che ha deciso di portare tutto in Bulgaria. E spiega serenamente le sue ragioni, non saranno mica tutti ladri, qualcuno avrà i suoi sacri motivi, ma se non cominciamo a responsabilizzare questi individui e continuiamo questa rincorsa a chi urla più forte "piove governo ladro", presto ci troveremo davvero con un governo ladro, ma ladro di vite.

Vedi InVerno qui si continua a parlare di politica ed economia, quando la questione è squisitamente metafisica. Un consesso di filosofi che non si limita alle ombre della caverna dovrebbe capirlo più di altri. La politica, intesa ellenicamente come arte della polis, è morta. E morta insieme al Dio che scacciava i mercanti dal tempio. Oggi i mercanti sono il tempio. Un tempio diffuso fin dentro le coscienze di ogni umano. Per questo è importante Marx: perchè ha saputo andare oltre le categorie tecniche della politica e dell'economia e nella suo opus maior ci insegna a conoscere la metafisica del Capitale, così come essa opera al di sotto e al di dentro delle forme fenomeniche dell'economia.

Oggi un aggiornamento della metafisica del capitale è imperativo categorico (Sollen) perchè il Capitale è diventato l'unico Ente trascendente reale, e in quanto tale merita una sua teologia e approfondimento metafisico. Solo così potremo aggredirlo dall'esterno come predica green, evitando di fomentarne gli effetti, agitandoci inconsultamente nel letamaio, convinti di venirne fuori e accelerando invece la nostra fine. Lo so, non è facile: bisogna muovere solo la ragione, lasciando fermo il corpo. E trovare qualcosa di inusitato, degno della potenza trascendente in cui ci troviamo immersi. Come il Barone di Münchhausen, uscire dalle sabbie mobili tirandoci per i capelli. La rivoluzione è una cosa seria, metafisica innanzitutto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

A parte che esistono diverse sezioni per un motivo, e questa "obbligatoriamente" contiene argomenti tipici della politica e dell'economia. Mi viene in mente l'undicesima tesi su Feuerbach, riguardo a quale sia il compito della filosofia. Purtroppo nel mio piccolo non posso permettermi il lusso di illudermi di saper incidere tanto a fondo nella realtà, lascio tale compito ai giganti del pensiero, se questo mondo ne saprà ancora produrre. In fondo penso che dopo tante trasformazioni nel secolo scorso, sarebbe anche il caso di fermarsi un attimo ad interpretare, ribaltando la famosa tesi.  E in questo ragionamento che ho fatto più che Marx, c'entra Socrate e la sua critica alla democrazia, che tralaltro ebbe il buon gusto e la saggia idea di  non scrivere un manifesto teleologico, forse perchè sapeva che le teleologie conduno necessariamente alla tirannide. Cosa che ai marxisti pare non entrare in testa  (altrimenti non si direbbero marxisti) continuando magari (non da soli purtroppo) ad esprimersi nel "tanto peggio, tanto meglio", argomento tipico della democrazia in odore di suicidio.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Socrate78

In Jugoslavia ai tempi di Tito era in auge il modello di proprietà sociale dei mezzi di produzione, si tentò appunto di democratizzare la vita delle fabbriche attraverso l'autogestione degli operai, che prendevano in maniera collegiale le decisioni. Ma quel modello creò squilibri difficili da gestire e alla fine fallì. Ora, il problema é: questo tipo di democratizzazione è sbagliata e fallimentare di per sé oppure ci furono degli errori contestuali che la portarono a fallire in quella precisa esperienza? Fallì per cause interne al sistema o esterne?

Eutidemo

Ciao Inverno.
Lungi da me il voler fare l'avvocato d'ufficio degli Americani; anzi, mi pare che a volte sei tu a farlo, scrivendo che i coloni anglosassoni "ebbero la fortuna di avere il controllo su un continente che era praticamente vergine". 
Il che, purtroppo, NON E' AFFATTO VERO!
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Ed infatti, sebbene alcuni storici USA tendano a ridurre il più possibile il numero delle vittime del genocidio praticato dagli europei in America, secondo i più recenti ed accreditati studi di Jennings e Dobyns, in realtà, il Nuovo Continente non era affatto "VERGINE", bensì era abitato e coltivato da "...una popolazione indigena complessiva variante da 90 a 110 milioni di abitanti, di cui 10 o 12 a nord del Rio Grande"; della quale popolazione, dopo l'invasione europea, rimase ben poco, sebbene negli ultimi decenni ci sia stata una notevole ripresa demografica.
E' vero che, nella maggior parte dei casi, il genocidio non fu dovuto al massacro diretto degli indigeni (come a Wounded Knee e altrove), bensì al VAIOLO e al WHISKY; però occorre anche ricordare che, in taluni casi,  gli occupanti europei infettarono premeditatamente i nativi americani con il vaiolo donando e vendendo loro coperte esposte al virus, e contribuendo così attivamente alla pandemia che uccise buona parte della popolazione.
Questo vuol dire che gli "Americani", o meglio, gli "Europei" che hanno praticamente sterminato i VERI "Americani" per occupare il loro territorio ed effettuarne la SOSTITUZIONE ETNICA, erano CATTIVI?
In un certo senso sì, ma sicuramente non più di quasi tutte le altre popolazioni del nostro pianeta, che, storicamente, in analoghe occasioni, hanno fatto esattamente la stessa cosa; a cominciare dalla stessa nostra "specie" SAPIENS, nei confronti dei poveri NEANDERTHAL (sebbene in questo caso si tratti di "specie" diverse, e non di differenti "etnie").
Per non parlare, poi, delle crudeltà gratuite, quali quelle perpetrate dai nostri civilissimi antenati Romani; i quali, a differenza di qualsiasi altro popolo della loro epoca (barbari compresi), si dilettavano nel vedere i loro simili scannarsi nell'arena, o essere divorati da animali feroci.
Ed era uno spettacolo DI MASSA!!!
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Quanto allo SCHIAVISMO, non fu una caratteristica peculiare degli USA, ma di tutti i popoli del mondo, fino a che l'evoluzione dei metodi capitalistici ne rese quasi ovunque  antieconomico l'utilizzo; laddove tale uso è ancora remunerativo, però, purtroppo, ce ne sono ancora a MILIONI.
Ed infatti, l'associazione umanitaria internazionale "Terre des hommes" (2006) ritiene che a livello mondiale, il numero delle persone schiavizzate sia di dodici milioni; secondo l'ONG "Slavery Footprint", invece, ci sarebbero ancora addirittura 27 milioni di persone al mondo oggi ridotte in schiavitù, che producono i beni di consumo per gli altri.
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In ogni caso, lo SCHIAVISMO non ha NIENTE a che vedere con la DEMOCRAZIA, in quanto il primo è un fenomeno SOCIALE (ed economico), il secondo, invece, è un mero FENOMENO POLITICO; non facciamo CONFUSIONE!
Ed invero, nessuno ha mai messo in dubbio che ATENE fosse una DEMOCRAZIA, perchè il suo sistema politico ne aveva tutti gli inequivocabili connotati; tuttavia anche se ad Atene (come all'epoca nel resto del mondo) la schiavitù era considerata una legittima istituzione, a nessuno è mai passato per la testa di sostenere che ciò inficiasse la "democraticità" del loro sistema politico.
Peraltro, all'inverso, nessuno ha mai messo in dubbio che il GRANDUCATO DI TOSCANA dei Lorena "NON" fosse affatto una DEMOCRAZIA; tuttavia, sebbene la sua legge proibisse severamente la schiavitù, a nessuno è mai passato per la testa di sostenere che ciò comportasse la "democraticità" del loro sistema politico, sebbene sia stato il primo al mondo ad abolire la pena di morte.
DEMOCRAZIA E SCHIAVITU' SONO DUE COSE DIFFERENTI, delle quali l'una non comporta nè esclude l'altra!
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A parte tale CONFUSIONE tra regimi POLITICI e fenomeni SOCIALI, rilevo anche una diffusa ulteriore confusione, a livello GIURIDICO ed ECONOMICO, riguardo al concetto stesso di "SCHIAVO"!
Ed infatti ho notato che, nella "vulgata" popolare (e populista), si è completamente perduta la differenza semantica tra:
-  il termine "schiavo" in senso METAFORICO;
-  il termine "schiavo" in senso PROPRIO.
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Nel primo senso, infatti, a buon diritto io stesso posso dichiarare di aver lavorato tutta la vita come uno SCHIAVO; ed infatti, per me (come per la maggior parte delle persone) il lavoro è stato necessario per sopravvivere, non avendo altra scelta!
La differenza tra LAVORO e HOBBY (o SPORT dilettantesco), infatti, è che il primo molto raramente è DIVERTENTE -altrimenti nessuno ci pagherebbe per lavorare-, ma si fa lo stesso, perchè si è costretti dalla necessità di guadagnare in qualche modo, per "sbarcare il lunario"; il tal senso, CHIUNQUE LAVORA PER GUADAGNARE, E' UNO SCHIAVO, IN QUANTO E' <<COSTRETTO>> DALLA NECESSITA' DI PROCURARSI DENARO!
Il fatto, poi, che il lavoro sia subordinato o meno, cambia poco; ed infatti, mentre il lavoratore dipendente ha un solo padrone, quello autonomo ne ha molti...che deve sempre servilmente compiacere ogni giorno (il cliente ha sempre ragione)
Ovviamente, se si è molto fortunati:
- o non si è costretti affatto a lavorare, perchè si vive di rendita;
- oppure, sebbene si sia costretti a lavorare per sopravvivere, il lavoro che si fa, piace...per cui lo si farebbe anche gratis.
A parte questi casi, in SENSO METAFORICO, chiunque lavora è uno schiavo; sia pure in condizioni migliori o peggiori. 
***
Il termine "schiavo" in senso PROPRIO, invece, ha un significato completamente diverso; ed infatti, lo "schiavo" vero è proprio, è "proprietà" giuridica di un altro, che può comprarlo e rivenderlo come se fosse un "oggetto".
Il che, sotto un profilo strettamente economico, può essere proficuo in sistemi produttivi arcaici, nei quali:
- sia assente o minima la disponibilità di MACCHINARI;
- il mercato sia prevalentemente stabile e "routinario".
- l'evoluzione del mercato sia lenta.
Diversamente, in sistemi produttivi evoluti, l'utilizzo di schiavi veri e propri:
- in parte diventa inutile, vista la disponibilità di MACCHINARI che svolgono le loro stesse funzioni, a prezzi più bassi;
- in parte diventa antieconomico e disfunzionale, perchè, in presenza di mercati instabili e/o in continua evoluzione, è preferibile non detenere la PROPRIETA' dei mezzi di produzione, bensì di utilizzarli esclusivamente "a nolo" o "in leasing".
Ed infatti, in caso di eccesso di manodopera e di sottoproduzione, mentre un operaio può sempre essere licenziato, lo schiavo, invece, bisogna comunque tenerselo e mantenerlo con vitto ed alloggio; quasi nessuna legislazione, invero, ha mai consentito di sopprimere i propri schiavi o di abbandonarli "per strada" (come attualmente prevede la legge a tutela degli animali e contro il randagismo), per cui, se non trovavi qualche fesso che se li ricomprava, gli schiavi dovevi mantenerteli a tue spese vita natural durante.
Così era un po' dovunque, e, in particolare, a Roma, laddove:
- la lex Cornelia proibiva che il padrone potesse uccidere lo schiavo;
- la lex Petronia, proibiva che lo schiavo potesse essere costretto a combattere nel Circo se richiestogli dal proprietario (quando costui, ridotto alla disperazione, non riusciva ad impiegarlo economicamente in altro modo).
Uno dei motivi della Guerra di Secessione Americana, pur non sottovalutandone gli aspetti ideali, fu proprio la differenza tra i due sistemi economici, entrambi capitalistici, del NORD e del SUD; in quanto i primi erano più evoluti, mentre i secondi no (la raccolta del cotone era analoga alle altre raccolte agricole servili del passato).
***
Chiarito quanto sopra, non corrisponde affatto al vero che "la forza lavoro primaria del mondo attuale è composta principalmente di schiavi", se non in senso esclusivamente METAFORICO; si può solo dire che alcune condizioni di lavoro sono più favorevoli e gradevoli di altre, e che, mentre a volte sono i fornitori di lavoro a sfruttare i prestatori di lavoro, a volte accade esattamente il contrario.
Ad esempio, visto che gli idraulici, almeno dalle mie parti, si fanno pagare a peso d'oro, quando ne chiamo uno per farmi riparare un lavandino, con quello che si fa pagare, secondo me, in questo caso è il "prestatore di lavoro" a sfruttare la sua posizione a danno del "datore di lavoro".
Se poi vogliamo limitarci al solo "lavoro dipendente" (che non è certo l'unico tipo di lavoro), occorre anche in questo caso distinguere una categoria di lavoratori dall'altra, perchè alcuni lavori sono trattati economicamente e normativamente molto MALE, mentre altri sono trattati economicamente e normativamente molto BENE; ad esempio gli uscieri della Camera guadagnano da 136mila euro l'anno in su, e i consiglieri da ben 358mila euro l'anno in su.
Quello che invece è vero, è che alcuni tipi di lavoro meno qualificati (e talvolta non solo quelli), subiscono la concorrenza sleale dovuta alla DELOCALIZZAZIONE, diretta o indiretta, in Paesi dove tali prestazioni sono pagate meno; ma la soluzione di tale problema è molto complesso, e, al riguardo, occorrerebbe aprire un TOPIC a parte.
***
Per tornare agli USA, seguendo l'ordine del tuo intervento, sono perfettamente d'accordo che a quel tempo spuntavano scherzi della natura come il partito nazista americano, il KKK e altre strane presenze (che secondo me appaiono anche ora); ma, appunto, come dici tu, erano -e sono- solo scherzi della natura, che, almeno fino ad ora, non hanno di certo ancora mutato la natura democratica del Paese. 
Semmai, troverei MOLTO più preoccupante l'elezione a Presidente USA di TRUMP (con la "minoranza" complessiva dei voti degli elettori), e  la designazione a capo della CIA di Gina Haspel,  nominata dal presidente Donald Trump come nuova direttrice della CIA il 13 marzo 2018; e, questo, nonostante che il 7 giugno 2017, Il Centro europeo per i diritti costituzionali e umani avesse invitato il Procuratore generale della Germania a emettere un MANDATO DI ARRESTO nei confronti di Gina Haspel per aver supervisionato alla TORTURA di indagati.
***
Quanto alle fabbriche di guerra USA, esse non fecero altro che assorbire il SURPLUS di mano d'opera, contribuendo così a porre definitivamente fine alla piaga della disoccupazione provocata dalla crisi del '29; a dire il vero, i disoccupati americani facevano ansiosamente la fila per essere assunti (anche per evitare di essere mandati al fronte).
Quanto alle "disumane condizioni di lavoro, in particolare delle donne e dei neri", a me la cosa non risulta affatto; però, se dici che ci sono studi (seri) al riguardo, sarò ben felice di darci un'occhiata, se me ne fornisci gli estremi.
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Passato di guerra a parte, è invece vero che in USA il welfare europeo è ancora un miraggio, e che lì le condizioni di lavoro sono molto più stressanti che da noi; una mia amica che lavora a Wall Street, me ne ha dato più volte la conferma!
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Non condivido affatto, invece, il modo ABERRANTE con il quale tu proponi paragoni assolutamente "improprii" tra le DEMOCRAZIE (pur con i loro difetti) e i TOTALITARISMI (con i loro orrori).
Ed infatti, mentre non c'è alcun dubbio che il colonialismo europeo ebbe aspetti  decisamente INIQUI e BRUTALI, soprattutto quello inglese in India, non possono in alcun modo farsi ragionevoli confronti, ad esempio, tra:
- le sanguinose repressioni perpetrate in Libia ed in Etiopia dal TOTALITARSIMO fascista, per sottometterne definitivamente le popolazioni;
- la resistenza della DEMOCRAZIA inglese a concedere l'indipendenza all'India, che, alla fine, però, fu concessa senza versare una sola goccia di sangue.
Per cui, onestamente, non mi pare affatto di evadere la questione che hai posto sin dall'inizio, ovvero "quanto il predominio occidentale fosse in realtà dovuto a sacche di totalitarismo interne ed coloniali, regolate in termini privati, anche sotto l'egida di formali democrazie"; ed infatti, secondo me, tu confondi il concetto di "totalitarismo", con gli "abusi" che, indubbiamente, anche le "democrazie" hanno perpetrato in Africa.
Anche in questo caso si tratta di cose assolutamente diverse, che non hanno niente a che vedere con le differenze sostanziali e strutturali tra una DEMOCRAZIA (con tutti i suoi difetti e specifiche iniquità) ed un TOTALITARISMO (che, tanto per esemplificare, ci impedirebbe anche il presente dibattito).
ATTENZIONE!!!
Il tipico "trucco" dei TOTALITARISTI, di qualunque colore essi siano, è di farci credere che tra loro e le DEMOCRAZIE LIBERALI, "in fondo", non ci sia nessuna differenza; in quanto anche queste hanno commesso e commettono una infinità di errori e di iniquità.
Non cascateci!
***
Riguardo invece la "cinesizzazione", concordo complessivamente con le tue considerazioni;  ed infatti, firmare MEMORANDUM commerciali con la Cina, significa premiare il modello cinese, che, invece, una democrazia interessata ai diritti dei propri lavoratori dovrebbe osteggiare come meglio può.
Tra l'altro, un conto sono gli ACCORDI commerciali tra Stati (inevitabili), ed un altro conto sono i MEMORANDUM commerciali; ciò, in quanto il memorandum esprime una convergenza generale di interessi fra le parti, indicando una comune linea di azione prestabilita, piuttosto che un vero e proprio vincolo contrattuale limitato a singoli accordi commerciali...ed è il mezzo con il quale la parte più forte cerca sempre di condizionare la più debole. 
Ed infatti la Cina ha già stipulato dei "memorandum" con i Paesi più deboli dell'unione, quali la GRECIA E l'UNGHERIA, mentre con quelli più forti, come la FRANCIA, si è dovuta accontentare di semplici "accordi"; che, come detto, sono una cosa ben diversa.
Sebbene, in realtà, a mio avviso gli accordi andrebbero fatti tra la Cina e l'EUROPA nel suo insieme, e non "a pezzetti".
Purtroppo, hai ragione nel dire che,  ormai i nostri rapporti con la Cina assomigliano sempre più ad un "signorsì!".
D'altronde, poichè questo governo è "alla canna del gas", cerca di attaccarsi dove può.
***

Socrate78

Uno Stato che ammetta la schiavitù invece non può essere democratico. Non può esserlo perché la democrazia si basa sul presupposto che la legge sia uguale per tutti e che tutto il popolo abbia dei diritti, e quindi se si ammette la schiavitù è come sostenere che una parte consistente di popolazione NON ha diritti ed è inferiore giuridicamente agli altri. Le forme dello Stato schiavista potrebbero anche essere democratiche con un Parlamento eletto dagli uomini liberi, ma finché si sostiene che una parte di popolazione non ha diritti e può essere considerata alla stregua di merce, non si potrà mai parlare di democrazia dal mio punto di vista.

paul11

La velocità del cambiamento dettati dal capitale impone aree geografiche "omogenee" che la democrazia offre in maniera strutturalmente migliore.
Da tempo sostengo che le tre aree USA-Europa-Cina si stanno giocando il futuro negli assetti imperialistici.
La seconda guerra mondiale si avviò verso un epilogo quando fra i tre blocchi USA-Germania-Russia, due si associarono(USA e Russia). L'errore di Hitler fu invadere la Russia.
Se Trump, continuerà con una linea dove con l'Europa( con un ritardo enorme ,non essendo politica e quindi ogni singolo stato si trova in ordine sparso e con pochissimo potere contrattuale) i rapporti
non sono idilliaci, ne approfitterà la Cina. La nuova Russia ha un ruolo interlocutorio.

Ci sono figure storiche, come Titto per l'ex Jugoslavia ,ma direi persino Gheddafi in Libia, che riuscivano a ricucire i rapporti interni di etnie, di tradizioni, storicamente diverse.

Attualmente la stasi economica a livello mondiale, con bassissimo costo del denaro, pochissima inflazione e poco pil, è voluta .Perchè i moti accelerati alimentano le divergenze strutturali dei grandi blocchi e di singoli stati, soprattutto in Europa, accelerando anche la decadenza dell'imperialismo statunitense,seppure abbia ancora la leadership mondiale, a favore di quella cinese che sta diminuendo velocemente il gap tecnologico.

A mio parere l'invito di Ipazia è giusto, è corretto(siamo nella tematica del forum culturale e sociale).
Quando Trump, presidente dell'imperialismo statunitense, apre ai dazi, proprio il blocco che volle la globalizzazione, presentandosi contraddittoriamente sul governo economico, compie
una strategia difensiva interna cercando di salvaguardare i propri interessi, a scapito di manovre espansive globali, dove nella scala delle tipologie economiche, vediamo che fra l leader dei grandi gruppi privati, da anni emergono aziende cinesi.
Dal punto di vista sociale abbiamo assistitto e direi vissuto nell'ultimo decennio perdite nette in termini di diritti nel lavoro.Era prevedibile.La cultura della sinistra politica parlamentare e con essa i sindacati dei lavoratori, più che avere una strategia difensiva, hanno "accompagnato" silenti,
se non addirittura compartecipi, alla trasformazione socio economica, aumentando ed evidenziando quando l'uomo sia poco nella sua dignità nel rapporto di forza con la velocità della tecnica e degli assetti del turbocapitalismo,pagando sia nella fase di sviluppo, come squilibrio globale da compensare, che nelle crisi come squilibrio di reddito e di diritti da pagare.

E' già tardi, perché di ritardo si tratta, per una riflessione profonda sulla cultura che sia di destra o sinistra, sta assistendo più che governando. Non si può parlare di diritti ancora e di dignità in un sistema "trituratutto".E' lampante che i rapporti sono oramai fra chi ci guadagna, chi ci vivacchia e chi è disperato, dove la cultura e politica dominante è solo giustificativa a sua volta dello status quo esistente è quindi conformistica se non reazionaria.

Freedom

E' del tutto evidente che capitalismo e dittatura sono imprescindibili. Solo che il capitalismo è cresciuto intellettualmente e non applica più la forza bruta per esercitare il suo dominio unilaterale, dittatoriale. Con intelligenza, ahimè gli va riconosciuta, è riuscito e riesce a modificare le coscienze creando, in estrema sintesi, schiavi consenzienti. O, quando va bene, riluttanti ma incapaci di vera resistenza.

Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.