Il dono di Toth

Aperto da doxa, 07 Dicembre 2022, 18:24:26 PM

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Toth, divinità appartenente alla religione dell'antico Egitto.
 
Veniva rappresentato in due modi:
 
come una scimmia del tipo babbuino

scimmia del tipo babbuino
 

il dio Thot raffigurato come un  babbuino , Museo del louvre, Parigi
 
oppure  con corpo umano e testa di un volatile, l'Ibis sacro.
 


 
Al dio Toth furono attribuite numerose  funzioni e ruoli.

Creduto l'ideatore della scrittura, fu  patrono degli scribi, degli archivi e delle biblioteche.
 

il dio Thot in forma di babbuino protegge lo scriba reale Nebmertouf, XVIII dinastia
 
Thoth  aveva come  moglie oppure sorella o paredra la dea Seshat, divinità protettrice della scrittura, dell'aritmetica, delle progettazioni architettoniche di templi ed edifici reali.


la dea Seshat (il suo nome significa "la scriba"), indossa la pelle sacerdotale di leopardo e un emblema sul capo, costituito da una rosa stellata. 

Il culto verso questa divinità  è molto antico. Fu venerata dagli scribi e dalla famiglia reale egizia fino al periodo tolemaico (323 a. C. – 30 a. C.). 

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Le prime testimonianze sulla  scrittura nell'antico Egitto  risalgono all'incirca al  3.200 a. C..
 
Le iscrizioni furono rinvenute nel 1988 nella cosiddetta "tomba U-j", sepoltura proto-regale nell'Alto Egitto.
 
La tomba è suddivisa in dodici camere. Sebbene depredata nel lontano passato, fu  trovato molto arredo funebre: manufatti in avorio e osso, differenti tipi di ceramica, più di 200 giare di vino,  circa 150 tavolette di argilla con brevi iscrizioni.
 
Le piccole tavolette, incise ognuna con segni geroglifici, in numero variabile da uno a quattro, indicano come la scrittura fosse già ad un certo livello di sviluppo. Alcune delle iscrizioni sono leggibili (con valore fonetico) e menzionano istituzioni amministrative, proprietà agricole del sovrano,  alcune località nel delta del Nilo. 
 
Anche molte ceramiche sono iscritte con uno o due ampi segni tracciati con inchiostro nero.
 
E' noto che i geroglifici, scolpiti o dipinti,  compongono  un sistema di scrittura formato da logogrammi sillabici e alfabetici, decodificati nel 1822 dall'archeologo ed egittologo francese  Jean-François Champollion (1790 – 1832).
 
L'antico sistema di scrittura egizio era un misto di:
 
logogrammi, segni utilizzati per indicare una parola intera;
 
tassogrammi (o determinativi), segni usati per indicare l'ambito semantico di una parola;
 
fonogrammi, segni che rappresentano il suono di una parola indicandone le sole consonanti.
 
Le tre tipologie potevano coesistere in uno stesso segno.
 

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In occasione del secondo centenario dell'interpretazione dei geroglifici da parte di Champollion, il Museo Egizio  di Torino celebra quell'evento con una mostra titolata: "Il dono di Toth: leggere l'antico Egitto", da oggi, 7 dicembre 2022, al 7 settembre 2023.
 
Fra gli oggetti presenti, c'è il "Papiro dei re": l'unica lista reale di epoca faraonica scritta a mano su papiro (non con i  segni geroglifici, il cui uso era riservato ai templi, alle tombe dei faraoni, ai monumenti alle stele,  agli obelischi,  statue)  con la scrittura ieratica, in corsivo, di uso quotidiano,  che veniva tracciata  dagli scribi sul papiro con il calamo tinto nell'inchiostro.
 

scriba seduto, statua in pietra calcarea dipinta raffigurante uno scriba al lavoro, rinvenuta a nord del "Corridoio delle Sfingi" del Serapeo di Saqqara, datata tra il 2620 e il 2350 a.C. circa. Museo del Louvre, Parigi.
 
In alcuni testi letterari rinvenuti c'è l'invito ai giovani egiziani di diventare scribi, per poter avere possibilità di lavoro e carriera nell'amministrazione statale.
Soltanto poche persone erano capaci di scrivere e leggere i geroglifici: scolpiti o dipinti. Sono formati da figure che rappresentano persone,  animali, piante, manufatti.
 
La scrittura geroglifica (che letteralmente significa "segni sacri incisi") degli Egizi era un sistema molto complesso, che contemplava caratteristiche principalmente logografiche ma anche fonetiche: un simbolo poteva rappresentare una parola, una sillaba o una lettera.
 
Considerando tutte le possibili varianti, il sistema geroglifico comprendeva diverse migliaia di glifi, rendendo quello dello scriba un mestiere per pochi.
 
Si credeva che  quei segni avessero una forza particolare, fossero abitati dal divino.
 

 scrittura ieratica su papiro

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Il termine "geroglifico" deriva dal latino hieroglyphicus, parola composta dall'aggettivo hieròs (= sacro)  + il verbo glýphō (= incidere): [segni] sacri incisi. Infatti i geroglifici venivano incisi su pietra, utilizzati come sistema di scrittura  riservata, come già detto nel precedente post, ai templi, ai monumenti, alle tombe dei sovrani, ecc..


Obelisco con geroglifici in piazza San Giovanni in Laterano, Roma


la tomba di Ramses IV è una delle meglio conservate della Valle dei Re. All'interno ci sono delle iscrizioni con dei testi funerari mirati a facilitare il viaggio del faraone nell'aldilà

Ogni glifo  della scrittura geroglifica corrisponde a un segno della scrittura ieratica.

Il rapporto fra i geroglifici e lo ieratico è confrontabile con quello attuale fra lo  stampatello e il corsivo.

La scrittura geroglifica si può leggere in entrambe le direzioni: da sinistra a destra oppure da destra a sinistra, a seconda dell'orientamento dei segni.
Invece la ieratica si legge soltanto da destra a sinistra. Inizialmente poteva essere scritta sia in righe sia in colonne, come i geroglifici, ma dopo la XII dinastia  venne standardizzata la scrittura orizzontale.

La parola "ieratica", da hieròs,  significa (scrittura) sacra, deriva dalla lingua greca antica. Per secoli erroneamente si credette  che la scrittura ieratica  fosse utilizzata soltanto dai sacerdoti egizi.  Il fraintendimento derivò dal fatto che nell'epoca in cui i Greci arrivarono in Egitto essi notarono che i documenti conservati negli archivi dei templi  erano scritti in ieratico e credettero che questa scrittura fosse tipica dei testi religiosi. In realtà gli archivi dei templi non contenevano solo testi religiosi, ma anche opere letterarie, scientifiche e militari, dal momento che nei templi avveniva anche l'istruzione dei futuri professionisti dello Stato.

A far entrare l'Egitto nell'orbita della Grecia furono le conquiste di Alessandro Magno nel IV sec. a. C.. Dopo la sua morte l'impero macedone fu diviso tra i generali che lo avevano accompagnato nelle spedizioni militari. Vennero costituiti i cosiddetti "regni ellenistici", tra i quali quello tolemaico in Egitto, iniziato con Tolomeo I e concluso con la morte per suicidio di Cleopatra VII e la conquista romana nel 30 a. C..

La cultura ellenistica continuò a prosperare in Egitto durante i periodi romano e bizantino, fino alla conquista islamica dell'Egitto tra il 639 e il 642.

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Nel I millennio a. C. dalla scrittura ieratica derivò una forma semplificata, detta "demotica".
 
Questo tipo di scrittura, a differenza di quella  ieratica e quella geroglifica, non era utilizzato nei testi letterari o nelle iscrizioni funebri, ma nei documenti per scopi commerciali e letterari,  mentre la ieratica veniva riservata per la redazione di testi religiosi.
 
Scrittura "demotica", dal greco dēmotikós (= popolare, derivato da "démos" = popolo): questo nome le fu attribuito  dall'antico storico greco Erodoto (484 a. C. – 425 a. C.) per designare la forma popolare di scrittura accanto a quella ieratica e a quella geroglifica.
 
Dagli Egiziani  la demotica veniva denominata  "sekh shat": significa "scrittura per documenti, ma foneticamente evoca il nome della dea Seshat, divinità protettrice della scrittura.
 
La fase finale della lingua egizia fu l'alfabeto copto, basato sull'alfabeto greco, con l'aggiunta di 7 grafemi derivanti dal demotico per trascrivere altrettanti fonemi non esistenti nella lingua greca.
 
Con l'utilizzo dell'alfabeto greco, per la prima volta nella storia della lingua egizia furono trascritte anche le vocali, non esistenti nei precedenti sistemi di scrittura della lingua; la scrittura va da sinistra verso destra, in linee orizzontali, senza separazione fra le parole, seguendo l'uso greco da cui era stata derivata.
 
the end