Il capitalismo - evoluzione di un modello

Aperto da Jacopus, 01 Giugno 2020, 11:37:49 AM

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Jacopus

Il capitalismo è un paradigma che orienta le azioni di molti umani, in questo momento direi di quasi tutti gli umani. Ma come tutte le costruzioni umani, il capitalismo tende a mutare nel tempo. Esattamente come non esiste un fascismo sempre identico o un marxismo sempre uguale, anche il capitalismo cambia. Anzi il capitalismo più di altre forme di organizzazioni sociali, tende a cambiare per adattarsi.
Non tornerò molto indietro nel tempo (anche se sarebbe interessante). Mi limito a confrontare una opposizione fra due capitalismi di cui si discuteva negli anni '80-'90 dello scorso secolo, e due capitalismi che sono emersi nel nuovo millennio.
La prima, contrapponeva il capitalismo californiano, generato dal ceto dei super-ricchi che porrà al potere la coppia Reagan-Tatcher, al capitalismo renano, quello che nelle vecchia Europa, continuò, anche dopo la fine dell'URSS, a cercare di bilanciare la libertà di impresa con strumenti di redistribuzione del reddito, secondo i principi del welfare state.
Oggi, in molto diversi scenari geopolitici, l'opposizione è fra un capitalismo liberale, ovvero il precedente capitalismo californiano, e un capitalismo autoritario. Il primo in qualche modo ritiene ancora necessario per il capitalismo, che i diritti civili e la libertà di opinione siano tutelati, la seconda no. E, come sappiamo, non necessariamente il capitalismo ha questo bisogno insaziabile di libertà. Il capitalismo fiorisce bellamente anche in assenza di libertà, talvolta anche con maggior salute e gli esempi sono sotto gli occhi di tutti.
L'hybris di potenza del ceto dei super-ricchi ha creato queste precondizioni di progressivo deterioramento delle libertà, spezzando quel fragile equilibrio che ha reso una parte del mondo così libera e relativamente equa.
Quei tempi stanno per cambiare in modo drammatico nei prossimi anni e di fronte ad una completa assenza di coscienza di classe (il geniale film parasite ne è la migliore fotografia), gli attori umani non potranno far altro che diventare burattini di decisioni prese altrove, oppure scatenare una rabbia che manca il bersaglio ma accelera la trasformazione autoritaria.
Non vedo alcun bel futuro per la next-generation.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve jacopus. Sono d'accordo. D'altra parte credo che in modo sempre più evidente assisteremo al diffondersi dei meccanismi naturali (antiegualitari) in barba a qualsiasi eventualmente diversa intenzione umana.

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Ciò perchè più l'uomo cerca di realizzare il proprio egoistico vantaggio individuale o di specie, più la natura reagirà opponendo gli effetti dei propri meccanismi decisamente extraumani. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

anthonyi


"Il capitalismo è un paradigma"[/size]



Ciao Jacopus, il concetto di capitalismo definisce un'organizzazione sociale, caratterizzata dallo sfruttamento sistematico dei proletari da parte dei capitalisti, costruito all'interno del (quello si) paradigma Marxista.


"che orienta le azioni di molti umani"[/size]


Come paradigma il capitalismo potrebbe orientare solo le idee dei teorici del sociale, come organizzazione sociale, ma anche come sistema di valore allora si che potrebbe orientare le azioni umane.


Se poi come capitalismo tu intendi il sistema del libero mercato, questo è certamente una forma di organizzazione sociale esistente, anche se bisogna vedere quanto questa forma si adatta al concetto di capitalismo marxista.
Il concetto di capitalismo si fonda sull'idea di sfruttamento, cioè di un'indebita sottrazione di valore al proletario che si realizza nel processo sociale. Per avere questa sottrazione devi presupporre l'esistenza di un valore a priori e questa ipotesi, tipica della visione classica dell'economia, si è rivelata insostenibile.
E' per questo che il paradigma (quello si) neoclassico si è imposto come forma quasi universale di rappresentazione dell'economia, perché definisce il valore nel processo economico, e non prima di esso.
E' possibile che poi, come capitalismo, tu voglia intendere l'esistenza di diseguaglianze economiche e, allo stesso tempo, la spinta verso l'arricchimento di tanti esseri umani.
E' indubbio che entrambe le situazioni sono vere, lo sono oggi, come lo sono state per tutta la storia dell'umanità, ma in tal caso si tratterebbe di una definizione banale, perché più che descrivere una forma organizzativa sociale, descriverebbe la natura umana.
Un saluto






viator

Salve. Citando da anthonyi : "Il concetto di capitalismo si fonda sull'idea di sfruttamento, cioè di un'indebita sottrazione di valore al proletario che si realizza nel processo sociale. Per avere questa sottrazione devi presupporre l'esistenza di un valore a priori e questa ipotesi, tipica della visione classica dell'economia, si è rivelata insostenibile".

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Condivido. Il capitalismo sfrutta non le risorse dei proletari (i quali - come tali - tendono a possedere solo le risorse che permettono la loro sussistenza) bensì la loro propensione o necessità di farsi risorsa produttiva a favore (equo od iniquo, questo è discorso perfettamente opinabile ma comunque separato) di chi fornisce i mezzi di produzione.

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Naturalmente l'origine del privilegio o dello svantaggio sociocapitalistico è rigorosamente naturale (gli egualitaristi devono convenire su ciò, poi saranno liberi di criticare non le origini, bensì gli effetti di tale ovvietà) affondando nei meccanismi selettivi della evoluzione, dei quali sarà utile discutere solo quando verrà aperto da qualcuno il topic "Uovo o gallina?". Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

#4
Anthony. Tu parti da un pregiudizio naturalistico del tutto infondato, poiché di naturalistico nei rapporti economici non c'è nulla tranne il bisogno di giustificarlo naturalisticamente, che però è solo un paravento e non è natura.
Molto più equamente ritengo che nel libero mercato  occorre premiare chi rischia, chi intraprende, chi crea posti di lavoro. Il merito va premiato e non siamo tutti uguali.
Ma occorrono anche meccanismi correttivi, altrimenti quei processi del libero mercato, diventano esattamente capitalistici come li intendeva Marx, ovvero come sfruttamento del lavoro da parte dei detentori del Capitale.

Quello che intendevo dire è che il trend è stato da "libero mercato" con correzioni equiparative ( da Keynes a Bretton woods), a "libero mercato" selvaggio con diritti e libertà civili ( da Bretton Woods ad oggi) ed ora si vedono i primi bagliori di "libero mercato e passo dell'oca".Non fraintendermi. I tre movimenti sono solo parzialmente susseguenti l'uno all'altro. Nel terzo mondo, il passo dell'oca, fatto in modo molto meno scenografico, è una "condito sine qua non" del capitalismo, di quello hard, che mescola sangue e denaro. Ora però il rischio è che quel sistema, che un po' ipocritamente deploriamo senza poterci fare nulla, si estenda alla "Festung Europa".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

Penso che attualmente, escludendo le regioni cosidette in via di sviluppo, vi siano circa 3 modelli capitalistici

a) Il modello nordico\baltico - caratterizzato da una mercato fortemente mobile (forse l'unico che potrebbe guadagnarsi l'appellattivo di "libero"), uno stato che persiste nel fornire un welfare capillare sovvenzionato da una tassazione molto alta ma che non interviene come alteratore del mercato, basato su relazioni internazionali principalmente neutre, e di riflesso una qualità "democratica" particolarmente alta, ineguaglianze ridotte spesso al fisiologico.
b) Il modello supercapitalista (USA\Cina) - dove lo stato autoritario ha velleità egemoniche, un welfare state ridotto all'osso, e un presenza capillare dello stato come investitore e alteratore del mercato, sia attraverso dazi che investimenti pubblici in settori ritenuti strategici nel perseguire la finalità egemonica stessa, che degenera spesso in corporativismo che va poi a inficiare sia sulla qualità democratica che sul livello delle ineguaglianze.
c) Il modello latino - caratterizato da un capitalismo fortemente clientelare, con uno uno stato fortemente disorientato tra il modello nordico e quello supercapitalista, che prende sbandate tra l'uno e l'altro modello, orfano di idee e di principi, cerca di vivacchiare e sopravvivere sovvenzionando a pioggia e cercando di tappare sporadicamente buchi. E' l'anello di congiuzione con quelli che il capitalismo lo subiscono (africa etc).                                               
A e C dividono a metà l'europa, mentre i due protagonisti del B dividono a metà il mondo.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

anthonyi

Citazione di: Jacopus il 01 Giugno 2020, 16:09:32 PM
Anthony. Tu parti da un pregiudizio naturalistico del tutto infondato, poiché di naturalistico nei rapporti economici non c'è nulla tranne il bisogno di giustificarlo naturalisticamente, che però è solo un paravento e non è natura.


Jacopus, come faccio ad avere pregiudizi se non esprimo giudizi. Tu sei partito a parlare di capitalismo senza dare una definizione che esprimesse la tua idea, io mi sono limitato a fare delle ipotesi alternative e dibatterci sopra, Devi essere tu a dire cosa intendi per capitalismo, visto che hai iniziato il discorso.
Ora mi sembra di capire che per te il capitalismo non è qualcosa di naturale, cioè non ha origine nella biologia umana. Non sarà che sostieni che il capitalismo ha origini spirituali ? A me un'ipotesi del genere interesserebbe.
Nella storia del pensiero sociale è stato sostenuto in maniera ampia il rapporto tra sistema culturale e sistema economico capitalistico, anche l'evidenza di tale rapporto, però, non da risposta alla questione della naturalità del capitalismo, perché non sappiamo in quale misura il sistema culturale sia un fenomeno naturalmente spiegabile.

Jacopus

#7
Le forme economiche, tutte, dal baratto in poi, sono strutture culturali e pertanto non possono vantare alcuna legittimazione extraculturale. La naturalizzazione dell'homo aeconomicus è un giochetto tanto antico quanto falso.
Max Weber quando parlò di etica protestante e spirito del capitalismo lo fece in un'ottica sociologica e laica, non certo per spiritualizzare il capitalismo. Che lo sviluppo culturale dell'uomo abbia anche un substrato naturale è inevitabile, visto che non sarebbe possibile se non avessimo un centinaio di milardi di neurocellule ognuno di noi, ma proprio questo ci rende responsabili delle scelte che facciamo, che non sono decise una volta per tutte su base fisiologica. Abbiamo tanti sentieri che si biforcano davanti a noi. Nessuno è obbligato, da quando abbiamo varcato i cancelli dell'eden ed è proprio per questo che sono state possibili tante storie all'interno della storia umana e nessuna aveva/ha/avrà un finale già scritto.


CitazioneE' per questo che il paradigma (quello si) neoclassico si è imposto come forma quasi universale di rappresentazione dell'economia, perché definisce il valore nel processo economico, e non prima di esso.
Qui ci vedo un tentativo di naturalizzare i rapporti economici, anche se effettivamente il principio è formulato in modo piuttosto neutro, come una conseguenza di una identificazione fra teoria e prassi, ed è qui che interviene lo smascheramento marxista.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Citazione di: viator il 01 Giugno 2020, 15:31:45 PM
Salve. Citando da anthonyi : "Il concetto di capitalismo si fonda sull'idea di sfruttamento, cioè di un'indebita sottrazione di valore al proletario che si realizza nel processo sociale. Per avere questa sottrazione devi presupporre l'esistenza di un valore a priori e questa ipotesi, tipica della visione classica dell'economia, si è rivelata insostenibile".

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Condivido. Il capitalismo sfrutta non le risorse dei proletari (i quali - come tali - tendono a possedere solo le risorse che permettono la loro sussistenza) bensì la loro propensione o necessità di farsi risorsa produttiva a favore (equo od iniquo, questo è discorso perfettamente opinabile ma comunque separato) di chi fornisce i mezzi di produzione.





Ciao viator, il problema che io pongo è di costruzione teorica e vale proprio nel caso che descrivi come alternativo e che poi è in effetti il caso generale. Per la teoria marxista il lavoro è sfruttato, ma per definire lo sfruttamento devi definire a priori il valore del lavoro, cioè prima della formazione di un prezzo.
Certo Marx la cosa la risolve a modo suo affermando che il lavoro è valore, per quello che mi riguarda, però, questa è un'affermazione tautologica che nasconde, oltretutto male, le tante incoerenze analitiche che si producono ragionando così, a partire da una indeterminazione delle variabili economiche (Livello del PIL, prezzi, saggio di profitto ).

anthonyi

Citazione di: Jacopus il 01 Giugno 2020, 18:03:48 PM

CitazioneE' per questo che il paradigma (quello si) neoclassico si è imposto come forma quasi universale di rappresentazione dell'economia, perché definisce il valore nel processo economico, e non prima di esso.
Qui ci vedo un tentativo di naturalizzare i rapporti economici, anche se effettivamente il principio è formulato in modo piuttosto neutro, come una conseguenza di una identificazione fra teoria e prassi, ed è qui che interviene lo smascheramento marxista.

Ma di quale tentativo parli ? Questa è teoria che cerca di dare un'interpretazione della realtà osservata. Alla base di questo c'è una visione liquida dell'economia, non esiste alcun valore inteso in senso assoluto, c'è solo un valore relativo che si forma in un particolare tempo-spazio.
E comunque io potrei risponderti che le tue argomentazioni sono un tentativo di snaturalizzare i rapporti economici, perché, fino a prova contraria, l'uomo è un essere biologico e quindi tutti i suoi comportamenti dovrebbero essere riducibili alla sua natura, salvo la già accennata ipotesi spirituale che ha aperto una breccia anche nella tua mente visto che hai parlato di libero arbitrio.
Un saluto

viator

Salve anthonyi. "Certo Marx la cosa la risolve a modo suo affermando che il lavoro è valore........".

Marx faceva confusione o fingeva di farla............il lavoro in sè - al di là delle vuote retoriche valoriali (pur socialmente e demagogicamente necessarie) - consiste semplicemente nella faticosa necessità.

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Nella prassi conta il prodotto, cioè la comparsa e la sussistenza delle risorse, visto che sudare come pazzi in mancanza di efficienza e produttività rappresenta l'assurdo biologico, esistenziale, economico.Risorse abbondanti e gratuite per tutti farebbero squagliare come neve al sole qualsiasi valorizzazione del lavoro in sè.

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Ovviamente resterebbe in piedi il mito-tabù relativo a certe umane attività che qualcuno - mentendo consapevolmente od inconsapevolmente - qualifica come lavorative mentre invece non lo sono perchè consistono essenzialmente in una auto-realizzazione del tutto indipendente dalla produzione di beni e risorse : è il caso ad esempio dell'arte, della ideatività, dell'esercizio del potere..........ma questo è ancora altro discorso. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

anthonyi

Citazione di: viator il 01 Giugno 2020, 21:19:45 PM
Salve anthonyi. "Certo Marx la cosa la risolve a modo suo affermando che il lavoro è valore........".

Marx faceva confusione o fingeva di farla............il lavoro in sè - al di là delle vuote retoriche valoriali (pur socialmente e demagogicamente necessarie) - consiste semplicemente nella faticosa necessità.

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Ciao viator. La questione del valore non ha nulla di retorico, in tutta la storia economica l'uomo si è trovato di fronte al problema della variabilità dei prezzi, che è sempre stata fonte di problemi, sia quando vanno in alto, sia quando vanno in basso.


bobmax

L'essenza del comunismo è iscritta nel destino dell'umanità.

Al di là di ogni sua realizzazione concreta, e anche di ogni sua teorizzazione economica, il comunismo è espressione dello slancio per una giustizia sociale.

La sua essenza perciò permea l'evoluzione umana. Che seppur tra alti e bassi si muove verso la giustizia.
È in sostanza espressione dello slancio spirituale verso l'Uno.

Viceversa il capitalismo, nella sua essenza, manifesta la resistenza della materia a evolvere spiritualmente.

Questo slancio e questa resistenza non sono solo fenomeni sociali, sono presenti nella vita di ognuno di noi.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

anthonyi

Citazione di: bobmax il 02 Giugno 2020, 08:29:30 AM


Al di là di ogni sua realizzazione concreta, e anche di ogni sua teorizzazione economica, il comunismo è espressione dello slancio per una giustizia sociale.


Viceversa il capitalismo, nella sua essenza, manifesta la resistenza della materia a evolvere spiritualmente.



Ciao bobmax, Quale giustizia sociale ? Di giustizie sociali ne esistono tante quante puoi definirne e tu non ne hai definita nessuna. Io ti propongo quella in cui credo, la giustizia sociale dello stato liberale.


Quindi secondo te l'opposizione al capitalismo è evoluzione spirituale, Marx e Lenin si staranno già rivoltando nella tomba, comunque l'idea mi piace, sei il secondo utente del topic che rivaluta la spiritualità.

paul11

 Il cosiddetto capitalismo fiorisce e si evolve fra due concetti politici e dialettici fra loro: libertà individuale e sicurezza da parte dello Stato: si è visto nel 2001 con l'attentato alle torri gemelle e lo si vede oggi con il covid-19. Questa dialettica ,fra libertà e sicurezza, fu fondamento dell'idea politica liberale.
E' dialettica, perché senza sicurezza da parte dello Stato non può vigere la libertà; ma nello stesso tempo una maggiore sicurezza rende costrittiva l'azione della libertà. Perchè la sicurezza essendo una protezione limita la libertà. Questa è la natura contraddittoria nella dialettica fra statalismo e liberalismo individuale.
Il liberismo ,come concetto economico, si insinua storicamente dentro il pensiero politico liberale.
Lo fa con gli scozzesi dalla prima ora, A. Smith, lo fa la scuola austriaca marginalista,  lo fa la scuola di Chicago con Milton Friendman consigliere economico di Regan, secondo cui la libertà economica è il presupposto della libertà politica,culturale,creativa.


Ci sono pensieri sociologici che dicono che il pluralismo  di centri di potere indipendenti dal potere politico, controbilanciano quello politico statale.


Ci sono altrettanti tesi giuridiche secondo cui  il governo della legge sostituisce il governo degli uomini


Un'altra variante è la tesi dei frazionamenti dei poteri  che dovrebbe limitare il potere politico.


E' altrettanto chiaro che tutti questi pensieri succintamente elencati si incrociano fra loro trasversalmente.
Ma possiamo come in filosofia, distinguere in due i filoni culturali: uno anglosassone e l'altro continentale europeo. E se avete notato i comportamenti su come affrontare il covid-19 da parte degli USA e della Gran Bretagna sono accomunati e diversi da quelli europei, così come lo smarcamento svedese e di come l'Olanda fosse ostica alla solidarietà europea sui debiti pubblici.
I paesi nordici, come Olanda e Svezia, seguono lo "spirito" anglosassone.


Lo scenario che già stiamo assistendo è multipolare politicamente e potrà condizionare lo scacchiere internazionale anche sul piano economico. Gli USA stanno decadendo, e anche la loro popolazione lo hanno capito, come i loro migliori strateghi ,a favore della Cina.
Gli europei sanno di trovarsi in mezzo e il contratto/accordo è fra la posizione francese e tedesca che sono interlocutorie anche rispetto ad un altra potenza: la Russia di Putin .


A mio parere stiamo entrando in una nuova fase di "evoluzione" capitalista: green, sostenibile che già muove enormi capitali di investimento in parecchi settori di punta dell'Hi-Tech e francamente è difficile capire, in questa fase di emergenza di "potere d'eccezione" creato dal covid-19 dove i PIL si inabisseranno con forti debiti pubblici soprattutto da parte di chi non era preparato strutturalmente e con le infrastrutture (come l'Italia...sic).


Quando recentemente sul "Wall Stree Journal", un  vecchia volpe come H.Kissinger scrive che alla fine della crisi molte istituzioni saranno percepite come fallite e che nessuna potenza, nemmeno gli Stati Uniti può vincere una pandemia con uno sforzo solo nazionale...............


Penso che la storia si rappresenti  per cicli e per linearità: cicli di egemonie geopolticoeconomiche, linearità dell'evoluzione tecnica(che non coincide necessariamente con quella umana che per me rimane morale).Stiamo assistendo alla fine lenta del ciclo statunitense, e se includiamo quello inglese, diremmo anglosassone e mi trovo d'accordo con le analisi di Max Weber sull'indole diversa fra protestantesimo calvinismo rispetto ai latini, ci sono radici culturali e motivazioni diverse che hanno inciso sul modo di colonizzare, sul modo di pensare e fare economia, sul modo di agire nel diritto e nella politica.
Quindi quella contrapposizione anglosassone versus continentale europea si sta spostando verso l'asse orientale e penso che ancora una volta l'Europa sarà centrale nello scontro fra USA  e Cina.
Bisognerebbe capire bene a sua volta l'indole cinese, la sua antichissima cultura passata fra taoismo e confucianesimo, fra comunismo e un capitalismo misto centralizzato come agirà con interlocutori globali, come e cosa intende il bilancio mondiale economico politico, quale cultura economica saprà sviluppare. In questo bilancio globale l'asse europeo è decisivo e Macron infatti ha proposto che i cinque Paesi a fondamento del consiglio di sicurezza dell' ONU siano equiparati per l'ordine globale: è un'apertura verso Mosca e Pechino . Perché intuisce che l'asse strategico  passa per l'Europa. I tedeschi che sono in parte legati alla cultura anglo americana, ma consapevoli da secoli di essere una potenza nonostante il passaggio falso nazista, si pongono ancora come asse della bilancia interna all'Europa: senza di loro è impossibile agire come Europa.


Il capitalismo ha necessità di accordi transnazionali per agire come con il WTO e poi la globalizzazione con la caduta del muro di Berlino. Gli accordi strategici plenipotenziari, di esportazioni in cambio di protezionismi armati , vedi il caso turco che agisce geo politicamente pur essendo nella NATO, mostrano che la politica semina e il capitalismo raccoglie in funzione di di un ordine strategico globale che è in continuo movimento.


Penso che la sede decisionale  politica stia tornando ad essere importante, perché la globalizzazione come lo abbiamo conosciuta sino ad ora, cambierà in qualcosa e con essa il capitalismo.

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