Il "sistema" (capitalismo e mercatismo)

Aperto da 0xdeadbeef, 01 Gennaio 2019, 12:50:49 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

viator

Salve Anthonyi. Ho appena risposto alla tua nr.19 ma il tutto si è perso per strada.
Riassumo. Sono contrario a qualsiasi prequalificazione degli aspiranti Candidati. Questione di fondamentale democrazia rappresentativa. Anzitutto ogni cittadino deve potersi iscrivere a tutte le Associazioni Propositive che crede (a titolo assolutamente gratuito e senza poter venir rifiutato od espluso qualsiasi cosa accada, ergastolo incluso).
Poi saranno le As.Pro. stesse le quali, sulla base di propria sovrana discrezione, a decidere di quale dei propri iscritti accettare la richiesta di poter venir candidato alle Elezioni dei Legislatori o dei Rappresentanti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

anthonyi

Citazione di: viator il 04 Gennaio 2019, 23:51:02 PM
Risalve Anthonyi (tua nr. 20).  I Legislatori ed i Rappresentanti non opereranno affatto in reciproco isolamento fisico. Hai voglia essere ottimista sul "basta un clic !" !

Siederanno in distinte (più o meno contigue) Assemblee (le loro votazioni dovranno essere pubbliche, anche se per scrutinio segreto, inoltre avranno precisi vincoli di presenza e di "produttività").

Una loro organizzazione per via telematica hai idea a quali rischi di intrusioni (hackeraggio) potrebbe  esporre il sistema ? E poi affideremmo ad un Gestore magari privato il loro traffico ?. E la discussione assembleare dei temi da votare ? E i rapporti con gli altri Poteri ? (al di là della rigorosa indipendenza e reciproca estraneità tra i poteri - discorso tra l'altro piuttosto lungo - dovrà esistere una cooperazione tra Poteri di carattere squisitamente comunicativo, informativo, consulenziale che permetta - ad esempio ai Legislatori - di ottenere dalle competenti funzioni extralegislative tuttie le informazioni utili a permettere la formazione della propria volontà di voto). Salutoni.

Ciao viator, è vero, internet è soggetta ad intrusioni, ma considera che oggi per via telematica viaggiano buona parte delle transazioni monetarie, e sono più sicure di quelle fatte in moneta fisica. Se sulla rete è potuta andare l'economia, perché non la politica?
Nelle assemblee tradizionali, nelle quali le persone si conoscono l'un l'altra, magari c'è qualcuno interessato a sostenere il rinvio delle concessioni balneari, qualcun altro interessato alla detassazione delle sigarette elettroniche, qualcun altro interessato a favorire il mercato delle automobili etc. Tutti questi, mettendosi d'accordo, potrebbero favorire una politica che tutela una somma di interessi particolari e privatistici, invece che favorire l'interesse pubblico, e questo non sarebbe possibile nel caso in cui non si conoscessero e quindi non potessero mettersi d'accordo.
Un saluto.

viator

Salve Anthonyi. Se l'economia telematica presentasse (e presenta o potrà benissimo ospitare) delle vulnerabilità, i danni sarebbero materiali, finanziari, patrimoniali. La politica e la legislazione non possono venir affidate alla disponibilità di corrente elettrica e di reti informatiche (esisterebbe certo una informatizzazione locale delle procedure di ciascun Potere) poichè i danni economici riguarderebbe le risorse delle società, mentre il danno politico consisterebbe nel funzionamento della intera società !

Circa l'isolamento dei Legislatori e dei Rappresentanti credo proprio che il problema del coagulo di interessi particolari non si porrebbe.

Se Caio siede in assemblea e nutre degli interessi personali nel decidere circa il destino di una proposta di Legge, voterà in accordo ad essi e nessuno lo saprà mai.
Impossibile comunque che tutti i 200 Legislatori nutrano proprio interesse personale circa un singolo dato provvedimento.

Se invece un gruppo esterno volesse corrompere od influenzare un certo qual nucleo di Legislatori.......certo può farlo. Ma dal momento che il voto è sempre segreto come farebbe a verificare che i suoi "amici" hanno eseguito gli ordini ?

Naturalmente il fatto di non poter influenzare in via particolaristica le scelte legislative costituirebbe anche un serio limite alla ricerca di candidati alla carica di Legislatore.
Se ne troverebbero pochi che si rassegnino a servire la Repubblica in cambio di prestigio, privilegi (limitati) e superbo emolumento.

E' infatti proprio questa (il poter influenzare) la molla e lo scopo che, nel sistemi attuali, ha da sempre prodotto generazioni su generazioni di candidati affamati di "politica". Il potere esercitato in nome del popolo ed a beneficio di sè e dei propri amici. Salutoni.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

0xdeadbeef

Citazione di: paul11 il 04 Gennaio 2019, 22:37:55 PM

ciao Mauro(Oxdeadbeaf)
la potenza nasce dal credere nel divenire, questa è l'aporia del fondamento per Severino.
Per Severino anche il Dio religioso viene dal nulla; sono d'accordo in parte su questa affermazione, in quanto
parte della dogmatica cristiana ,fatta passare per "classica", in effetti presenta questa aporia.

Ciao Paul
Certamente, e infatti Severino dice che verrà il tempo della "Grande Politica" (la consapevolezza che l'unica
cosa dirimente è la potenza) all'interno di quella che lui chiama "terra isolata dal destino".
Mi sembra piuttosto interessante, ai fini di questo discorso, il concetto che Severino ha della "tecnica" (o
per meglio dire aveva, visto che ultimamente non mi sembra più su queste posizioni). Essa, dice, è il rimedio
che l'uomo escogita per contrastare l'angoscia suscitata dal divenire delle cose.
Concordo, ma in questo modo la tecnica (che Severino afferma coincidere con la volontà di potenza) è un mezzo,
e l'"ultimo" Severino afferma esplicitamente che nella volontà di potenza è indistinguibile il mezzo dallo scopo.
Ma non divaghiamo...
In quanto mezzo atto a "quello" scopo, la tecnica varia nei secoli le sue forme. La forma più "classica", sappiamo,
è la divinità tradizionalmente intesa (l'indiveniente nel divenire); ma questa è ormai "morta"...
E siccome, dice ancora Severino, l'"Inflessibile" si ricostituisce sempre (anche se, ormai "flesso", la sua
ricostituzione assume forme psicotiche), si ricostituirà anche dopo la "morte del Dio della tradizione.
Per me, come ti dicevo, questa "ricostituzione dell'Inflessibile" di cui parla Severino appare nella
sacralizzazione della scienza, cioè nello "scientismo".
Non sarei quindi molto d'accordo con te (e meno male che per una volta...) laddove affermi che: " il sacro non è
più nella religione, è nell'oggetto di consumo, nei caveux delle banche".
Credo che il "sacro" non sia un oggetto di desiderio, ma bensì quel qualcosa che per così dire lenisce
l'angoscia che la vita "autenticamente intesa" (cioè la vita "per la morte", come dice Heidegger) provoca.
Sicuramente anche i soldi, il successo e le cose "belle della vita" servono a lenire l'angoscia (anche
Leopardi lo notava...).
Diciamo anzi che ho quasi cambiato idea con le ultimissime righe che ho scritto (e mi tocca ridarti ragione
per l'ennesima volta...)
saluti

baylham

In questo argomento ci sono concetti che vanno approfonditi separatamente, in particolare il sistema, il mercato, il capitalismo, il liberismo, l'individualismo, la disuguaglianza.
In questo modo emerge chiaramente che il capitalismo, il mercato e il liberismo non sono affatto sinonimi di un'unica realtà. Tutti questi concetti hanno declinazioni reali pluralistiche e differenziate: ci sono i mercati, i capitalismi, i liberismi.
Definire le politiche di uno stato moderno liberiste quando le imposte e quindi la loro gestione pubblica sono pari alla metà del PIL mi fa dubitare, non conosco un solo stato la cui politica possa definire liberista.
Per questo motivo non ritengo che la teoria liberista sia adatta ad interpretare, conoscere la realtà. Infatti non ha una teoria, spiegazione dello stato coerente con i suoi principi, ma soprattutto non ha una teoria, un modello del mercato. Non riesco ad immaginare nulla di così pianificato come i modelli di equilibrio economico generale neoclassici: la pianificazione dei soviet al confronto impallidisce.
Pensare che in un sistema economico formato da milioni o miliardi di uomini un individuo possa perseguire i suoi interessi privati mi fa altrettanto venire forti dubbi. Gli interessi privati sono riconoscibili soltanto pubblicamente, collettivamente, sono una forma di relazione adattata e adottata dal sistema.
L'aspetto più interessante delle teorie di Adam Smith e di Friedrich von Hayek è connesso al concetto di autorganizzazione del sistema in generale ed economico in particolare.


Discussioni simili (4)