Il "diritto" al suicidio

Aperto da Eutidemo, 23 Agosto 2021, 13:34:14 PM

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Eutidemo

L'art.580 del codice penale, stabilisce che chiunque determini una persona al suicidio o rafforzi l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevoli in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito:
- se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni;
- se il suicidio non avviene, in quanto il tentativo fallisce, con la reclusione da uno a cinque anni (sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima).

LICEITA' DEL (TENTATIVO DI) SUICIDIO DA PARTE DEL DIRETTO INTERESSATO
Quanto detto sopra, in effetti, costituisce un po' un paradosso, in quanto, poichè il tentativo di suicidio da parte del diretto interessato non costituisce un reato, non si vede come possa costituire un reato l'aiuto a commetterlo.
Ed infatti, in genere:
- costituisce reato l'aiuto a commettere un reato, come nel caso di chi fa il "palo" mentre un suo amico penetra in un appartamento per svaligiarlo;
- non costituisce invece reato l'aiuto a commettere un'azione che non costituisce un reato, come nel caso di chi aiuta un amico a forzare la serratura di casa propria, perchè ha perso la chiave.
Al riguardo, però, ricordo che esiste una discutibile teoria per la quale il suicidio costituisce comunque un atto illecito; alla quale non posso non accennare, così come, però, esistono varie critiche a tale teoria.

A) Teoria per la quale il suicidio costituisce un atto illecito
Secondo alcuni, il suicidio, anche sotto la forma di tentativo, costituisce comunque un atto illecito, in base al divieto generale, formulato dall'art.5 del codice civile; ed infatti tale norma stabilisce che gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino "una diminuzione permanente della propria integrità fisica", ovvero quando siano altrimenti contrari alla legge, all'ordine pubblico o al buon costume.
Di conseguenza, secondo tale teoria giuridica, visto che la menomazione in modo permanente ed irrimediabile di una parte del proprio corpo è vietata,  a maggior ragione dovrebbe considerarsi vietata la soppressione della propria vita.

B) Critiche alla teoria per la quale il suicidio costituisce un atto illecito
La teoria di cui sopra, secondo me, è soggetta a quattro possibili critiche di carattere secondario, e, "soprattutto", ad una di carattere primario.
Cominciamo dalle seconde.
1) Critiche di carattere secondario
Al riguardo, molto sinteticamente, si può osservare che:
a)
Il suicidio non costituisce affatto una "diminuzione permanente della propria integrità fisica", perchè quest'ultima comporta, appunto, una "diminuzione" di qualcosa che, però, continua a permanere (altrimenti non avrebbe senso dire che è "diminuita"); come, ad esempio, nel caso dell'amputazione di un braccio o di una gamba.
Il suicidio, invece, non comporta la benchè minima "diminuzione permanente della propria integrità fisica", bensì, semplicemente, "la cessazione della propria esistenza"; evento, questo, che non non ricomprende il primo come "il meno nel più", ma  costituisce invece un evento completamente diverso.
Tanto è vero, questo, che:
- se si diminuisce permanentemente l'integrità fisica di una persona cavandogli un occhio, l'evento in questione configura il reato di "lesioni" di all'art. 582 Codice Penale;
- se, invece, si decapita una persona, l'evento in questione non configura affatto una forma aggravata del reato di lesioni, bensì il ben diverso reato di "omicidio", di cui all'art. 575 del Codice Penale.
Per cui, trattandosi di fattispecie diverse, e non di diversi "gradi" della stessa fattispecie, il ragionamento del "meno che sta nel più" non regge; tanto più che nessun articolo del Codice Penale prevede il reato di "suicidio", neanche sotto la forma del tentativo.
b)
Sempre con richiamo all'art.5 c.c., non essendoci nessuna legge che proibisce di uccidere se stesso (o di provarci), il suicidio esula da tale previsione.
c)
Quanto al mantenimento dell'ordine pubblico, salvo casi estremi (come l'eroico suicidio di Ian Palach, in piazza San Venceslao, il 16 gennaio 1969), se uno si impicca a casa sua per motivi personali, non vedo come la cosa possa turbare l'ordine pubblico; ed infatti la turbativa deve essere pubblica, e non privata.
d)
Quanto al buon costume, salvo nel caso in cui uno si impicchi in pubblico (magari nudo), se uno si impicca a casa sua, non vedo come la cosa possa ledere buon costume; ed infatti la turbativa del buon costume non si verifica mai in privato, altrimenti tutte la coppie che praticano giochi sadomaso in camera da letto, dovrebbero finire in galera.
2) Critica di carattere primario.
A prescindere dalla critiche di carattere secondario di cui sopra (circa le quali, una per una, si potrebbe dibattere all'infinito), io le ho riportate a mero titolo di cronaca;  ed infatti c'è una critica "primaria" alla teoria della illiceità del suicidio, che, almeno secondo me, "taglia la testa al toro".
Vale a dire, la pura e semplice considerazione che:
- non solo non è ormai più possibile punire chi è riuscito ad uccidersi;
- ma, per giunta, non esiste neanche alcuna norma del codice penale che punisca chi  ha provato ad uccidersi senza riuscirci (il che, volendo, sarebbe stato benissimo possibile).
***
Ma non basta!
Ed infatti, chi  provando ad uccidersi senza riuscirci, si è tuttavia provocato "una diminuzione permanente della propria integrità fisica", in effetti, ha senz'altro dato luogo ad una violazione del citato art.5 c.c; però, tale divieto, non è assistito da nessuna  sanzione, per cui, di fatto (e anche "de iure")  sostanzialmente è "tamquam non esset!".
***
Il che, come ho detto all'inizio, costituisce un po' un paradosso, in quanto, poichè il tentativo di suicidio da parte del diretto interessato non costituisce un reato, non si vede come possa costituire un reato l'aiuto a commetterlo.

DIRITTO AL SUICIDIO
Attenzione, però!
La circostanza che il tentativo di suicidio non costituisca un "reato" (così, come, per ovvii motivi, non può costituirlo la sua consumazione), non significa affatto che il nostro ordinamento riconosca un "diritto" al suicidio.
Ed infatti, se il nostro ordinamento riconoscesse un simile "diritto" a livello giuridico, colui che cercasse di impedire il suicidio di qualcuno, potrebbe essere citato in giudizio da quest'ultimo, perchè si è intromesso, impendendogli di esercitare un proprio diritto; il che, ovviamente, non è affatto previsto dal nostro ordinamento giuridico, in quanto non è certo possibile citare per danni chi ci ha salvato la vita...proprio per il fatto che ci ha salvato la vita.
Anzi, ai sensi dell'art. 593 del Codice Penale, colui che, avendo il modo e l'opportunità di farlo, non cercasse di impedire il suicidio di qualcuno, potrebbe essere incriminato per "omissione di soccorso"; a nulla rilevando che si trattava di un soccorso assolutamente indesiderato.
***
Al riguardo, però, non si può non ricordare la storica sentenza della Corte Costituzionale tedesca, la quale, il 26 febbraio 2020, ha proclamato il seguente sacrosanto principio (che, per la sua importanza, ho ritenuto opportuno riportare anche nel testo originale in tedesco) :
"Das allgemeine Persönlichkeitsrecht, art. 2 Abs. 1 in Verbindung mit Art. 1 Abs. 1 GG, umfasst ein Recht auf selbstbestimmtes Sterben. Dieses Recht schließt die Freiheit ein, sich das Leben zu nehmen und hierbei auf die freiwillige Hilfe Dritter zurückzugreifen. Die in Wahrnehmung dieses Rechts getroffene Entscheidung des Einzelnen, seinem Leben entsprechend seinem Verständnis von Lebensqualität und Sinnhaftigkeit der eigenen Existenz ein Ende zu setzen, ist im Ausgangspunkt als Akt autonomer Selbstbestimmung von Staat und Gesellschaft zu respektieren."
"Das Recht auf selbstbestimmtes Sterben ist nicht auf fremddefinierte Situationen wie schwere oder unheilbare Krankheitszustände oder bestimmte Lebens- und Krankheitsphasen beschränkt. Es besteht in jeder Phase menschlicher Existenz. Eine Einengung des Schutzbereichs auf bestimmte Ursachen und Motive liefe auf eine Bewertung der Beweggründe des zur Selbsttötung Entschlossenen und auf eine inhaltliche Vorbestimmung hinaus, die dem Freiheitsgedanken des Grundgesetzes fremd ist.
Cioè, almeno secondo la mia traduzione:
"Il diritto generale della personalità, in base all'articolo 2, comma 1, in combinato disposto con l'articolo 1, comma 1 della Costituzione (tedesca), prevede il DIRITTO alla morte autodeterminata; tale DIRITTO include la libertà di suicidarsi e di ricorrere all'aiuto volontario di terzi. La decisione presa dall'individuo nell'esercizio di questo DIRITTO di porre fine alla propria vita, in conformità con la valutazione della sua qualità  e della significatività della propria esistenza, deve essere rispettata come libero atto di autodeterminazione del cittadino, da parte dello Stato e della società!"
"Il DIRITTO alla morte autodeterminata non è limitato a situazioni definite da altri, come malattie gravi o incurabili o determinate fasi della vita e della malattia. Esiste in ogni fase dell'esistenza umana. Restringere l'ambito della tutela a determinate cause e motivi comporterebbe una valutazione dei motivi di chi ha deciso di suicidarsi e una predeterminazione contenutistica estranea all'idea di libertà personale del cittadino riconosciuta dalla Costituzione!"
***
Credo proprio che mi trasferirò in Germania; o, comunque, in un luogo il più lontano possibile dal Vaticano!
***
P.S.
A differenza di un altro mio topic, in cui ho affrontato il tema del suicidio sotto il profilo etico, religioso, sociale, psicologico e filosofico, in questa sede ho inteso affrontarlo esclusivamente sotto il profilo "giuridico"; per cui, qualsiasi considerazione al di fuori di tale ambito, verrà considerata O.T.
Grazie! :)

anthonyi

Ciao eutidemo, secondo me il presupposto dal quale parti è falso. Non esiste il principio per cui se una cosa non è reato allora il favorirla non è reato.
Abbiamo altri casi oltre al suicidio, ad esempio c'è la prostituzione che non è reato per chi la compie ma lo è per chi la favorisce.
C'è l'uso della droga, che non è reato ma è reato per chi la favorisce rendendola disponibile.
Il nostro diritto è fatto anche di valutazioni psicologiche e sociali, chi considera non punibile il tentato suicidio (che comunque lo è se sei un militare) non vuole ridurre la percezione della gravità del suicidio, ma solo essere comprensivo nei confronti di una situazione drammatica che è del tentato suicida e non certo di chi lo ha istigato.

Jacopus

Distinguerei la questione in due sottoquestioni. A proposito dell'aiuto al suicidio, concordo con Anthonyi linea di massima, ma è necessario ricordare come in alcuni casi famosi di cronaca, l'aiuto al suicidio è stato lo stratagemma per superare un vuoto legislativo, ovvero la disciplina sull'autodeterminazione a decidere sulla propria vita, come proclamato dalla sentenza riportata da Eutidemo. Ed anche il richiamo al Vaticano è significativo. Infatti se non si mette mano a questo problema è proprio a causa del potere politico del Papato in Italia.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Jacopus, tu hai ragione sul fatto che c'è un vuoto legislativo, però se parliamo di autodeterminazione allora l'individuo non dovrebbe essere aiutato, perché se viene aiutato non possiamo più parlare di autodeterminazione ma di azione in comune.

Jacopus

#4
Anthonyi. Il problema è ovviamente relativo a chi non può uccidersi per gravi condizioni fisiche come nel caso welby, pur mantenendo la capacità di intendere e di volere. Altro caso è quello di chi entra in coma e resta in vita artificialmente pur avendo dichiarato in passato di non voler restare in vita in quel modo. In questi casi un aiuto esterno è necessario. E, secondo me, anche nel caso di chi voglia uccidersi semplicemente perché stanco di vivere. Perché non consentirgli di morire in modo assistito, senza soffrire, circondato dai suoi cari, in modo deliberato e lucido? Perché dovrebbe uccidersi buttandosi da un ponte o sparandosi in testa, in preda ad un surplus di angoscia inutile? Qual'è il senso, se non questa ossessione cattolica per cui il nostro corpo non ci appartiene? E se non ci appartiene, nei giorni della nostra vita, tranne che nel l'infanzia, chi se ne prende cura, se non noi stessi? Non osservi anche tu un profondo disinteresse nella vita umana, materiale, organica a favore di una vita ultraterrena che va tutelata, in modo del tutto alienante?
Occorrono ovviamente dei protocolli sanitari e prevedere tutti i passi necessari affinché la volontà di morire sua chiara e siano contemporaneamente adottate tutte le misure di dissuasione possibili, come dovrebbe accadere per l'aborto o per il cambio di genere sessuale.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Socrate78

#5
Non esiste nessun DIRITTO al SUICIDIO, anzi, secondo me (e ne sono convinto al 100%) il suicidio è la cosa peggiore che una persona possa commettere, è il peccato più grave, molto peggio dell'omicidio! Sì, dirò una cosa per voi terribile, ma in realtà io provo molta più compassione per un serial killer (visto che molti di loro hanno subito anche tremendi abusi nell'infanzia....) che per un suicida. Niente ci appartiene come una proprietà assoluta, né il corpo né l'anima, ma è Dio che ci fa esistere (potrebbe farci morire immediatamente) ed è anche Dio che ha stabilito gli eventi della nostra vita, anche i peggiori. Suicidarsi significa rifiutare la vita come dono di Dio, ribellarsi al progetto di Dio che prevede anche il dolore, anche il male più tremendo, dietro il suicidio, al di là dell'angoscia che si prova, è sempre sottesa una superbia secondo cui l'uomo stabilisce che la sua vita non ha senso, ma in realtà ogni cosa ha il suo senso anche se l'uomo non riesce a comprenderlo, e stabilendo che la vita non ha senso il suicida  si sostituisce a Dio che vuole farlo esistere per il suo progetto e muore SEPARATO da Dio, con un'anima piena di male, di angoscia, magari anche di odio per chi gli ha fatto del male, e quindi l'anima quando lascia il corpo non può andare da Dio che è il Bene, ma fa una pessima fine, ne sono convinto. Infatti nelle esperienze NDE i suicidi hanno sperimentato solitudine, angoscia, paura, sono rimasti nel male che provavano anche prima di tentare il suicidio e questo perché la loro anima era separata dal sommo bene che è Dio. Io personalmente anche se finissi in miseria e senza un lavoro, in galera ingiustamente, senza affetti, circondato da derisione ed odio oppure tremendamente malato, preferirei restare nel dolore (lo vedrei come una prova stabilita giustamente da Dio per qualche motivo preciso) piuttosto che togliermi la vita.

viator

Salve Socrate78. Ti ringrazio a nome di Eutidemo. Vedo che hai seguito attentamente la sua raccomandazione di attenerti STRETTAMENTE alla trattazione GIURIDICA dell'argomento. Ti assicuro che - prima di leggere il tuo intervento avevo dei dubbi circa l'esistenza di Dio, ma fortunatamente tu ci hai chiarito l'argomento ed ora comincio a credervi. Ma come si fa a non trovare ovvio tutto quello che hai detto ?. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

anthonyi

Jacopus, la mia rettifica era sulla definizione, se una persona non può uccidersi da sola allora deve necessariamente essere aiutata e non c'è autodeterminazione materiale.
Il problema dell'autodeterminazione é però anche formale, può un individuo rinunciare formalmente alla propria vita?
Accadde in Germania che un antropofago si accordo con un aspirante suicida per ucciderlo e poi mangiarne il corpo.
Sulla base di quello che dici un evento del genere ti dovrebbe lasciare indifferente, in fondo sono due individui che hanno sottoscritto un contratto che riguarda  solo loro.
Per la gran parte delle persone, me compreso, questo fatto è un'aberrazione, e l'idea che il principio per cui ciascun individuo è proprietario del proprio corpo è della propria vita e possa farne quello che vuole avrebbe legittimato un'aberrazione del genere mi fa pensare che questo principio non funziona.
Io non accetto il concetto di autodeterminazione formale perché le scelte sulla vita mettono in gioco anche la vita di coloro che ci sono attorno, e che magari avrebbero qualcosa da dire.
Bisogna poi comunque sempre considerare che la scelta della morte è una scelta irreversibile, la gran parte delle persone che tentano il suicidio lo fanno sull'onda di uno sconvolgimento emotivo temporaneo, se passa un po' di tempo cambiano idea.
Infine la vita e un valore, la morte non lo è, per questo va difesa sempre e comunque, e su questo si ritrova anche la gran parte del pensiero etico.
Io non credo possa essere sufficiente avere la volontà di morire per poter porre fine legalmente alla propria vita, non sono contrario all'eutanasia ma questa va confinata realmente dentro paletti temporali e medici (cioè vi deve essere una sofferenza reale dimostrabile e irreversibile), e sociali (vi deve essere il consenso anche di coloro che sono attorno al sofferente).

anthonyi

Suvvia Socrate, ti fai prendere in giro anche da Viator.
Ma non sei quello che ha aperto il topic sul fatto che Dio non condanna, e allora proprio tu, in ribellione ai comandamenti del tuo Dio cristiano, ti perdi nella condanna ai suicidi.
Lascia questo alla magnanimità di Dio.

Jacopus

Anthonyi. L'esempio dell'antropofago non regge. In un caso del genere, oltre agli approfondimenti psichiatrici è ovvio che il supposto contratto sia nullo e che l'antropofago penalmente rischia di brutto. Per questo motivo parlavo della necessità di protocolli operativi chiari. Esempio. Tizio non vuole più vivere. Non ha nessuna malattia. Ritiene la sua vita dolorosa, magari soffre per i traumi subiti o per il riscaldamento globale. A questo punto chiede di essere ammesso ad un percorso di morte assistita. Si attiva in questo modo un organo giurisdizionale e/o sanitario, che cercherà di capire i motivi profondi di quella richiesta e di come dissuadere il proponente offrendo dei servizi di aiuto (psicoterapia, farmacoterapia, aiuti sociali). Dopo un congruo periodo (direi almeno un anno) se l'intenzione è inalterata, e non sono state scoperte situazioni dubbie (eredità, incapacità di intendere, assicurazioni sulla vita), il desiderio di morire andrebbe accolto, con i giusti presidi e la giusta organizzazione, come già accade in molti paesi europei, ma non, ovviamente, nella semi-islamica Italia.
Viceversa, se come dice Socrate, il suicida è peggio di un omicida, mi piacerebbe sapere cosa fa la Chiesa per sostenere gli aspiranti suicidi, nel corso della loro vita, affinché non maturino quel desiderio così innaturale . La Chiesa sembra preoccuparsi di noi in modo abnorme solo quando siamo un feto e nell'ultimo giorno della nostra vita. Tutto il resto del tempo vale il motto "aiutati che Dio ti aiuta". Mi sta anche bene, basta che Dio e i suoi giudici terreni non mi vengano a condannare e a dirmi cosa è giusto e cosa è sbagliato. Quello l'ho imparato dai miei genitori, che c'erano quando avevo bisogno, non da un ente nascosto dietro una nuvola.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

niko

#10


voglio solo ribadire solo il fatto, che dovrebbe essere ovvio, che una persona in buona salute fisica, deambulante, non fisicamente paralizzata, non detenuta in carcere o in altre istituzioni totali e non allettata, all'atto pratico e secondo verità non ha bisogno dell'aiuto di nessuno, tanto meno di un medico, per suicidarsi; quindi sono assolutamente contrario al suicidio assistito per chi non sia realmente e accertatamente paralizzato o altrimenti impossibilitato a fare da solo.

In generale una società che aiuta a suicidarsi chi cammina sulle sue gambe è una società degli ipocriti, e anzi, di una persona che di suo tanto per dire affermi di voler morire ma non ha mai trovato il coraggio di buttarsi dal cavalcavia, a logica e a pari condizioni si deve supporre che non troverà mai il coraggio di andare al fatidico appuntamento con la asl per farsi mettere in mano il pulsante con cui spararsi in vena il veleno, quindi non vedo in che senso la possibilità di avere tale appuntamento possa considerarsi un progresso di civiltà. Io sono liberale e favorevole a tutte le scelte di autodeterminazione, ma quando sento che storie del tipo che un tizio fisicamente sano è depresso per la fame nel mondo o il surriscaldamento terrestre o chissà quale altro intimistico motivo e allora pretende l'aiuto di un medico dello stato perché a farsi fuori da solo lui non riesce, mi pare che si sia passata la misura, è un'offesa a tutti quelli che veramente non riescono a farsi fuori da soli, perché confinati in un letto, in un carcere o in una sedia a rotelle...
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

anthonyi

Ciao jacopus, l'esempio dell'antropofago è un caso estremo, oltretutto storicamente vero, che a me serviva per sottolineare che di certi valori di fondo la cultura liquida dei giorni nostri non ha ancora fatto strame. E il valore di cui parlo è quello della vita umana. Non ricordo a chi rispondevo, ma quando sento ragionamenti del tipo: "la vita è mia, e ne faccio quello che dico io fregandomene di quelli che sono attorno" non riesco a condividere la cosa.
Comunque e inutile che continui a prendertela con la Chiesa cattolica che nulla potrebbe dire su questi argomenti se non fosse per l tanti cittadini che condividono con essa il valore della vita umana, e vorrebbero vederlo rispettato.
Non è che sono contrari all'eutanasia, come d'altronde anch'io non sono contrario, ma preferirebbero sicuramente atteggiamenti meno sfrontati e più rispettosi del fatto che comunque si gestisce una tragedia, e che quella morte non rappresenta una rivalsa ideologica contro non so chi, ma solo la soluzione meno peggiore a un problema senza soluzioni positive.

Jacopus

Niko. In che senso ipocrita? Ipocrita è colui che dice di volere una cosa ma in realtà ne fa un'altra. Qui è tutto chiaro. Il suicidio assistito è tutto fuorché ipocrisia. A proposito dell'equazione che fai sul coraggio mancante sia in condizioni controllate dal sistema sanitario così come in situazioni "spontanee", ti devo smentire, essendovi già una casistica di suicidi assistiti nei paesi dove è consentito. In realtà, a mio parere, si tratta di un caso analogo all'IVG (interruzione volontaria di gravidanza) o alla richiesta di cambio di genere. La società deve predisporre gli strumenti per facilitare queste richieste affinché non siano messi in atto comportamenti pericolosi è ancora più violenti di quelli necessari. L'unico aspetto sul quale si dovrebbe discutere è in realtà l'efficienza di tutte le procedure per evitare la scelta finale o per essere certi che quella è la scelta effettiva di quel soggetto. Altro aspetto etico che andrebbe affrontato (in realtà lo è già) riguarda il possibile aumento di suicidi, grazie a questa formula assistita. Personalmente credo il contrario, visto che si attiva una procedura, che in primo luogo tende a far superare la crisi sucidiaria al soggetto, che altrimenti resterebbe solo con i suoi incubi. In realtà ciò che dà fastidio, in tutti questi tre casi (IVG, transizione di genere e suicidio assistito) è la pretesa di avere il controllo del proprio corpo, senza dover sottostare a poteri esterni, civili o religiosi.
Last but Not least, l'esempio del cambiamento climatico o della depressione erano solo esempi. Penso che sia chiaro a tutti noi, esseri senzienti, quali possono essere i motivi di solito terribili, che portano alla decisione di farsi fuori.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

#13
Anthonyi. Mi spieghi dov'è la sfrontatezza. Forse solo nel mio aver parlato di un ente nascosto fra le nuvole. Per il resto il "suicidio assistito" (non l'eutanasia, please), è molto corretto perché il suo primo scopo è farsi carico del problema e cercare di risolverlo. Non si tratta di andare in una casetta azzurra dove un medico menefreghista ti inietta un veleno indolore. Almeno così non dovrebbe essere. Se poi nella realtà dovesse accadere questo, non è comunque lo spirito attraverso il quale cerco di inquadrare il problema.
Se poi la Chiesa è così attenta al problema e desiderosa di aiutare che lo faccia. Io personalmente conosco tanti cattolici che sarebbero da applaudire per un giorno intero.  Non faccio battaglie ideologiche in stile bianco/nero. Presumo di farle sempre vivendo nell'ambivalenza dell'uomo e delle sue istituzioni.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

niko

#14
Citazione di: Jacopus il 23 Agosto 2021, 23:19:38 PM
Niko. In che senso ipocrita? Ipocrita è colui che dice di volere una cosa ma in realtà ne fa un'altra. Qui è tutto chiaro. Il suicidio assistito è tutto fuorché ipocrisia. A proposito dell'equazione che fai sul coraggio mancante sia in condizioni controllate dal sistema sanitario così come in situazioni "spontanee", ti devo smentire, essendovi già una casistica di suicidi assistiti nei paesi dove è consentito. In realtà, a mio parere, si tratta di un caso analogo all'IVG (interruzione volontaria di gravidanza) o alla richiesta di cambio di genere. La società deve predisporre gli strumenti per facilitare queste richieste affinché non siano messi in atto comportamenti pericolosi è ancora più violenti di quelli necessari. L'unico aspetto sul quale si dovrebbe discutere è in realtà l'efficienza di tutte le procedure per evitare la scelta finale o per essere certi che quella è la scelta effettiva di quel soggetto. Altro aspetto etico che andrebbe affrontato (in realtà lo è già) riguarda il possibile aumento di suicidi, grazie a questa formula assistita. Personalmente credo il contrario, visto che si attiva una procedura, che in primo luogo tende a far superare la crisi sucidiaria al soggetto, che altrimenti resterebbe solo con i suoi incubi. In realtà ciò che dà fastidio, in tutti questi tre casi (IVG, transizione di genere e suicidio assistito) è la pretesa di avere il controllo del proprio corpo, senza dover sottostare a poteri esterni, civili o religiosi.
Last but Not least, l'esempio del cambiamento climatico o della depressione erano solo esempi. Penso che sia chiaro a tutti noi, esseri senzienti, quali possono essere i motivi di solito terribili, che portano alla decisione di farsi fuori.




è ipocrita perché nel caso del suicidio, a differenza dell'ivg e del cambio di sesso, esiste già, intendo senza bisogno di "aiuti", nella stragrande maggioranza dei casi e per quasi tutti i potenziali suicidi, il pieno controllo dell'individuo sul proprio corpo e la possibilità di fare da soli.


Anzi sarebbe assolutamente totalitario illiberale proprio in senso politico e filosofico concedere il suicidio assistito a persone non paralizzate e non detenute, perché il concetto alla base di tale "permesso" sarebbe che il corpo, la vita, è in un certo senso proprietà dello stato, o comunque di qualche pomposa e pseudo scientifica autorità, e bisogna far carta bollata e visita medica pure per suicidarsi, invece il diritto al suicidio ci appartiene da sempre in natura in quanto esseri umani, non deve assolutamente, in senso etico, almeno secondo la mia etica, essere alienato per poi diventare una "mera" concessione, troppi diritti in questa era stanno facendo questa fine, e il diritto al suicidio ne sarebbe il suggello...

In generale non sopporto, non sopporto più, tutti quelli che tentano di vendermi ciò che è già mio!



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

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