Il "bello" e il "buono"!

Aperto da Eutidemo, 30 Agosto 2021, 11:22:24 AM

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Eutidemo

Che differenza c'è tra ciò che è "bello" e ciò che è "buono"?
Sembra facile rispondere, e spesso è così; ma le risposte possono essere più d'una, a seconda dell'ambito preso in considerazione.
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Secondo i Greci, la "kalokagathìa ("καλοκἀγαθία") comportava "bellezza" e "bontà" nello stesso tempo; infatti, tale termine deriva da "καλοκἀγαθός", nato dalla fusione di "καλός (bello)  καί (e) ἀγαθός (buono)"; e, cioè,  dall'aggettivo indicante l'uomo, che, nello stesso tempo, era "bello e buono".
Ed infatti, per la concezione etico-estetica greca,  non era possibile che un uomo, nel senso più nobile del termine (cioè quello di "ἀνήρ" e non di "ἄνθρωπος"), specialmente se era un uomo pubblico, potesse essere "brutto", ma "buono", oppure "bello", ma "cattivo".
Ovviamente, come nel caso di Alcibiade e di Socrate, spesso si sbagliavano.
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Però, scherzi a parte, in questo caso, la "traduzione letterale" inganna un po'.
Ed infatti la "bellezza", per i Greci, non corrispondeva esattamente a ciò che intendiamo noi oggi, ma ricopriva ogni aspetto umano, dall'estetica al modo di essere, a quello di comportarsi, di pensare; ed è proprio in virtù di questo concetto, che riunisce qualità oggi ben distinte nella nostra cultura, che un uomo bello non poteva non essere anche buono.
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Secondo i Romani, invece, quantomeno al femminile, i termini "bella" e "b(u)ona" sostanzialmente hanno sempre coinciso, come si evince dalla seguente immagine.
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Però, scherzi a parte, in questo caso, il concetto di "bello" si confonde davvero un po' con quello di "buono"; ed infatti, per quanto riguarda la "bellezza fisica", a livello "subliminale" essa non scaturisce da un giudizio estetico "disinteressato", come può accadere per un tramonto o per un fiore.
Ed infatti, quando un uomo giudica "bella" una donna, ovvero una donna giudica "bello" un uomo, entrano in ballo (anche) arcaici  meccanismi inconsci  di "selezione naturale sessuale".
Ed infatti:
- una donna dotata di fianchi "adeguati", e di un seno "prosperoso", risulta "subliminalmente" più attraente per un uomo, in quanto, almeno apparentemente, manifesta di essere più idonea a generare e ad accudire molta prole;
- un uomo alto, robusto, e con le spalle larghe, risulta "subliminalmente" più attraente per una donna, in quanto, almeno apparentemente, manifesta di essere più idoneo a proteggere e a rifornire di abbondante cacciagione la prole.
Ovviamente, su tale tipo di giudizio influiscono anche (e prepotentemente), fattori di carattere "culturale" e "personale"; però resta sempre, in sottofondo, un certo condizionamento di carattere "filogenetico".
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Il che dimostra quanto i termini in commento siano "polisemici"; giacchè cambiano di significato a seconda del contesto in cui vengono utilizzati.
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Ad esempio, per quanto riguarda i nostri "sensi", a parità di "gradevolezza" della sensazione:
- se ci piacciono dei cibi o dei profumi,   diciamo che sono "buoni", non certo che sono "belli";
- se, invece, ci piacciono delle sculture o delle canzoni,   diciamo che sono "belle", non certo che sono "buone".
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Forse questo dipende dal fatto che:
- l'olfatto e il gusto sono "sensi chimici",' perché ci consentono di analizzare le molecole dell'ambiente esterno con le quali veniamo in contatto diretto respirando e nutrendoci;
- le informazioni olfattive e gustative (strettamente collegate tra di loro), a differenza di quelle visive ed acustiche che vengono mediate dal "talamo",  non transitano attraverso il "talamo", ma, per così dire, pervengono il cervello in modo più diretto e, per così dire "primitivo".
Per cui, forse, almeno in un certo senso, si potrebbe anche dire che mentre la "bontà" di un profumo o di un cibo indicano un tipo di "piacevolezza" che percepiamo in modo analogo a quello degli altri animali, la "bellezza" di un quadro o di una musica indicano una tipo di "piacevolezza" di tipo più sofisticato ed evoluto, caratteristico della specie umana.
Di qui la scelta di due diversi vocaboli per indicare i due diversi tipi di sensazione!
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Il "bello" ed il "buono" hanno anche dato luogo a due "branche" filosofiche completamente diverse:
a) L'estetica
L'"estetica", (dal greco: "αἴσϑησις"),  denota  quel particolare tipo di esperienza che ci capita di fare quando giudichiamo "bello" qualcosa; per esempio, un'opera d'arte, ma anche un oggetto, un individuo, un paesaggio naturale.
A dire il vero, etimologicamente, il termine "estetica" ha a che fare non tanto con la "bellezza", quanto, piuttosto, con la "sensibilità"; però, pur avendo una radice greca, con il tempo ha assunto un significato filosofico molto diverso.
Anzi, ha assunto più significati filosofici, a seconda dell'orientamento dei vari filosofi.
In generale, infatti, in estrema sintesi, possiamo parlare di:
- Estetica come filosofia della sensibilità (la più attinente al significato etimologico);
- Estetica come filosofia dell'arte;
- Estetica come filosofia della bellezza;
- Estetica come filosofia dell'esperienza.
Al riguardo, si veda Paolo D'Angelo in "Tre modi (più uno) d'intendere l'estetica", "Aesthetica Preprint Supplement" 25 (2010), pp. 25-49.
b) L'etica
L'etica potrebbe derivare:
- tanto dal termine greco  "ἦθος" (con la "eta" ""), con il significato di "comportamento" (individuale);
- tanto dal termine greco "ἔθος" (con la "epsilon" ""), con il significato di "costume", (collettivo).
Tali etimologie sono un po' controverse, in quanto abbastanza simili sia lessicalmente che come significato; però, di fatto, hanno dato luogo a due concezioni filosofiche dell'etica molto diverse.
Ed infatti, sintetizzando e semplicizzando, in modo forse un po' troppo eccessivo, si può dire che:
- ci sono delle concezioni secondo le quali il "buono" etico consiste precipuamente in  ciò che il singolo individuo, in "buona" fede ritiene "autonomamente" tale;
- ci sono delle concezioni, invece,  secondo le quali il "buono" etico discende precipuamente da ciò che può essere recepito  "eteronomamente" come tale dalla moralità corrente di una determinata collettività (in genere, in base ai comandamenti religiosi in cui tale comunità crede, ovvero alla sua cultura in un determinato periodo storico).
Il termine "morale", invece, deriva in modo inequivoco  dal latino "moralis" (da "mos" che significa "costume"; affine al termine greco "ἔθος" (con la "epsilon" "ἔ).
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Al momento, non mi sovvengono ulteriori ambiti in cui si manifestino altre differenze tra il termine "bello" ed il termine "buono"; ma sono sicuro che ce ne sono, anche se per adesso mi sfuggono!
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A voi ne vengono in mente altri?
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viator

Salve Eutidemo. Ma dai ! E l'accostamento tra il bello ed il piacere da una parte.........e tra il buono ed il dovere, dall'altra ?.



Poi il discorso potrebbe estendersi, viste le attuali tendenze culturali, alla distinzione tra il brutto (esempio : i vaccinisti) ed il cattivo (esempio : le Big Pharma). Penso che in quest'ultimo modo la discussione potrebbe superare facilmente i diecimila post. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Eutidemo

Ciao Viator. :)
Be', direi che, secondo me:
- chi gode della "bellezza" di una musica o di un quadro, sperimenta sicuramente una nobile forma di "piacere";
- chi, invece, adempie al proprio "dovere", compie sicuramente qualcosa di molto "buono".
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Quanto ai vaccinisti, secondo me ce ne sono sia di "belli" che di "brutti"; ma, sicuramente, sono di gran lunga più "intelligenti" degli antivaccinisti, "belli" o "brutti" che essi siano.
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Quanto a Big Pharma, sarebbe "cattiva" se davvero esistesse; ma, poichè non esiste, non può essere ne "buona" nè "cattiva."
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Un saluto! :)
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