Ignoranza

Aperto da doxa, 26 Febbraio 2024, 16:24:33 PM

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Ci sono diverse modalità d'ignoranza.

La parola "ignorante" è stata ampliata di significato e di solito la usiamo per definire una persona ineducata, raramente l'attribuiamo a chi non sa.

Il dizionario informa che il sostantivo "ignoranza" deriva dal latino "ignorantia", formato dal privativo in e dalla radice del verbo (g)noscere (conoscere) quindi letteralmente "mancanza di conoscenza") è la condizione che qualifica l'ignorante, colui che ha trascurato la conoscenza di determinate cose che si potrebbero o dovrebbero sapere.
 
L'ignoranza è un difetto, soprattutto quando induce a diventare arroganti e presuntuosi pur di non ammettere di non sapere;


l'ignoranza può anche essere l'inizio del ravvedimento quando con umiltà si ammette di non conoscere un determinato argomento e si ha la motivazione per avere informazioni.
 
 Non basta. L'ignoranza può essere assoluta, relativa o dotta.
 
L'ignoranza assolutaè stimolo e presupposto per la conoscenza;

l'ignoranza relativa è assenza di ciò che si sa. "E credere di sapere quello che non si sa non è veramente la più vergognosa forma di ignoranza?", disse Socrate;

la dotta ignoranza, invece, è il perno della dottrina della conoscenza. Essa pone al proprio centro la finitudine della conoscenza umana, quindi la sua inadeguatezza per formulare un concetto adeguato sia dell'infinità del divino sia della verità delle cose finite.
 
La dotta ignoranza invita a cercare la verità oltre i confini del noto.


segue

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Il concetto di ignoranza è abbastanza complesso perché si porta dietro quell'ironia socratica del non-sapere che è il necessario pungolo vitale per la nascita della conoscenza di ognuno di noi.
 
 Hai ben detto Carlino, i nostri tentativi quotidiani di porre rimedio all'ignoranza somiglia alla fatica di Sisifo, perché l'ignoranza, proprio come il famoso masso del mito, rotola sempre a valle.
 
 La necessità di conoscere, altrimenti le decisioni sbagliate possono indurre conseguenze persino fatali.
 
 Il sapiente Confucio disse: "Vuoi che ti dica che cos'è la conoscenza? È sapere sia quel che si sa sia quel che non si sa".
 
 Invece messer Alighiero degli Alighieri (Dante) nella Commedia fa dire ad Ulisse: "Considerate la vostra semenza:/ fatti non foste a viver come bruti/ ma per seguir virtute e canoscenza".
 
 Conoscenza e ignoranza sono come la luce e l'ombra.




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Nikolaus Krebs von Kues, in Italia lo conosciamo col nome di Niccolò Cusano o Nicola di  Cusa,  nacque nel 1401 a Kues, nella Renania-Palatinato, in Germania. La piccola città è oggi denominata Bernkastel-Kues, nata dall'unione delle due vicine località, situate circa 50 km a valle di Treviri.
 
 Frequentò la facoltà di lettere dell' Università di Heidelberg, ma completò gli studi a Padova, dove si laureò in diritto canonico nel 1423. La laurea magistralis la conseguì in Germania, a Colonia, e divenne doctor in filosofia e teologia.
 
 Dalla relazione con Henriette Marie Hüßœr ebbe due figli, ma la donna morì dopo aver partorito il secondo figlio. Perciò nel 1436 ebbe la possibilità di essere nominato presbitero.
 
 Non basta. Era un uomo sapiente e carismatico al servizio del papato.
 
 Nel 1448 fu "elevato alla porpora cardinalizia"; nel 1450 ebbe anche la nomina di vescovo-principe di Bressanone.
 
 Scrisse vari libri, fra i quali nel 1440 il noto "De docta ignorantia" (la dotta ignoranza) in cui fonda la possibilità umana della conoscenza sulla proporzione fra noto e ignoto; nel 1449 elaborò l' "Apologia De docta ignorantia". Per questo testo afferma di essersi basato su un passo della Lettera a Proba, scritta da Agostino d'Ippona.
 
 La dotta ignoranza, secondo Nicola Cusano, è un concetto filosofico che riflette l'atteggiamento del pensatore consapevole della limitatezza della conoscenza umana rispetto all'immensità dell'ignoto. Comunque può costruire un'interpretazione del mondo.
 
 Il cardinal Cusano affermava che tutte le religioni sono delle varianti culturali del culto dell'unica vera divinità. Di fatto, egli sembra voler conferire a tutte eguali diritti nei confronti della ricerca della verità.
 
 Descrive nei suoi testi un'ideale assemblea tra i rappresentanti di ogni popolo che deve dare a tutti la possibilità di esprimere le proprie posizioni. Questo concilium universalis sarebbe il corrispettivo terreno dell'assemblea divina.
 
 Benché l'espressione "De docta ignorantia" sia associata a Cusano essa compare già in filosofi precedenti. A questo cardinale deriva dal pensiero di Agostino.
 
 Cusano approfondisce il concetto di dotta ignoranza riproponendo le riflessioni a lui precedenti e ampliandole.
 
 Per lui la dotta ignoranza è una formula gnoseologica, importante per riflettere su Dio, ed è alla base di qualsiasi conoscenza.
 
 Il limite della conoscenza umana non riguarda solo l'infinito, che sfugge ad ogni proporzione e ci è ignoto.
 
 Diventare coscienti del proprio limite è la più alta conoscenza raggiungibile. Per questo possiamo definire tale ignoranza "dotta".
 
 Come cardinale Niccolò Cusano ebbe a Roma il titolo della basilica di San Pietro in Vincoli, che conservò fino al 1464, anno della sua morte. E' sepolto in questa chiesa, in una tomba marmorea realizzata dal noto scultore Andrea Bregno. Il cuore di Cusano fu portato a Kues, per sua volontà testamentaria.

 
 
 
 

in primo piano il cardinale Niccolò Cusano
 
 
 
 

Tomba di Niccolò Cusano. La biografia dice che morì a Todi (prov. di Perugia) l'11 agosto 1464, nell'epigrafe c'è scritto 1465. Forse questa data vuol significare che fu deposto in questa tomba nel 1465.

doxa

#3
Nel precedente post ho citato la basilica di San Pietro in Vincoli, che è a Roma. 

L'ho frequentata soprattutto da adolescente. La domenica pomeriggio con una mia "amica" andavamo prima a Villa Celimontana, poi dalla collina del Celio andavamo nel Colle Oppio e poi verso il Colle Esquilino.  Concludevamo la passeggiata scendendo la "Scalinata  dei Borgia" per andare alla stazione della linea B in via Cavour.

Scalinata dei Borgia vista da via Cavour.

E' detta "Scalinata dei Borgia" perché in quell'area c'erano alcune  loro proprietà.


Il portico che si vede in cima alla salita è sovrastato dal palazzo di epoca rinascimentale. Vi abitava  Vannozza Cattanei, amante del papa Alessandro VI Borgia, dal quale ebbe quattro figli: Giovanni, Cesare (il famigerato duca Valentino),  Goffredo e, la famosa, Lucrezia Borgia.

Il nome "Vannozza" deriva da Giovanna (es. Giovannozza)

Scalinata dei Borgia vista dalla piazza San Pietro in Vincoli verso la sottostante via Cavour


Attraversato il porti
si giunge su piazza San Pietro in Vincoli


Veduta parziale della piazza di San Pietro in Vincoli;  il portico antistante la facciata della basilica di San Pietro in Vincoli e l'adiacente ex convento oggi è  parte della Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale dell'Università di Roma "La Sapienza".

 

chiesa di San Pietro in Vincoli, portico della facciata con cinque arcate sorrette da pilastri ottagonali. Nei capitelli  c'è lo stemma del pontefice Giulio II.

 
 

Chiostro della basilica, progettato dal noto architetto Giuliano da Sangallo.



Interno, navata centrale. L'interno della chiesa è diviso in tre navate, separate da 20 marmoree colonne doriche di epoca romana. Si presume sottratte dal Portico di Livia. Furono  riutilizzate per la costruzione della  prima basilica.

segue

doxa

L'originaria basilica di San Pietro in Vincoli fu costruita nel  442 per volere di Licinia Eudoxia (augusta dell'Impero romano d'Occidente), figlia dell'imperatore  d'Oriente Teodosio II e moglie dell'imperatore d'Occidente Valentiniano III.

"Donna Licinia" fece edificare la chiesa per far custodire le (false reliquie) catene (in latino vincula, perciò il titolo San Pietro in Vincoli) che  secoli prima avevano imprigionato  l'apostolo Pietro a Roma nel carcere Mamertino,  insieme a quelle relative alla prigionia dello stesso discepolo  a Gerusalemme. Le due catene sono custodite in un'urna sotto l'altare maggiore. Viene esposta ai fedeli una volta l'anno: l'1 agosto.




Il reliquiario con le catene.

Fu la "turca"  Licinia (nata a Costantinopoli nel 422 e morta in quella città nel 493 circa) a chiamare a Roma il re dei Vandali Genserico, causando il saccheggio dell'Urbe nel 455.

La chiesa di San Pietro in Vincoli  fu ricostruita nell' VIII sec. ed ebbe ulteriori interventi edilizi  nei secoli successivi.

Nel braccio del transetto destro c'è il mausoleo che doveva essere la tomba di Papa Giulio II. Fu commissionato a Michelangelo nel 1505, ma l'opera  subì varie interruzioni. Fu completata nel 1545,  trentadue anni dopo la morte di Giulio II, che  invece è sepolto in Vaticano  nella basilica di San Pietro, insieme allo zio, il pontefice Sisto IV. 

Nel progetto originale il monumento funebre  era più grande. Previste più di 40 statue come ornamento della stanza funebre ed anche l'ampliamento della basilica.
La versione definitiva, dopo che il progetto ebbe la sesta modifica, fu di sette statue per ornare il monumento funebre, tra le quali il Mosè, realizzato da Michelangelo Buonarroti tra il 1513 e il 1515. 


Michelangelo Buonarroti, monumento funebre per il  pontefice Giulio II, basilica di San Pietro in Vincoli.

Nel registro inferiore, alla destra del Mosè, la scultura che raffigura la biblica Rachele con le mani giunte (simbolo della vita contemplativa), invece sulla sinistra c'è Lia (vita attiva).



La statua del Mosè, alta m 2,35. E' seduto, guarda verso destra, ha il piede destro posato sulla base, la gamba sinistra sollevata e la  sola parte anteriore del piede poggiata sul basamento.

Mosé con la mano sinistra si tocca la barba, con il braccio destro regge le tavole della Legge.

Inizialmente era seduto in posizione frontale. Secondo un documento, 25 anni dopo aver concluso il marmoreo Mosè, Michelangelo ebbe l'incarico di modificarlo: nel 1542  fece ruotare la testa per distogliere lo sguardo del profeta dagli altari nell'abside e nel transetto dove c'erano custodite le cosiddette "catene" di San Pietro.

Per ottenere la torsione, abbassò la seduta di 7 cm, rimpiccolì il ginocchio sinistro per portare indietro la gamba e girò a destra la barba per mancanza di marmo a sinistra. II naso fu ricavato dalla gota sinistra.



Le corna sulla testa  forse le realizzò per un errore di traduzione del Libro dell'Esodo (34, 29) dove si narra  che Mosè mentre scendeva dal Monte Sinai aveva  due raggi sulla fronte.  La parola ebraica  "karan"  (= raggi)  fu confusa con "keren"  (= corna), generando la presenza dell'originale dettaglio nella statua.


Nel registro superiore:  al centro, c'è il gruppo scultoreo della  Madonna col Bambino (vedi seconda foto in alto); davanti, la marmorea urna sepolcrale che avrebbe  dovuto contenere il corpo di Giulio II, raffigurato sdraiato su un fianco e adagiato sul coperchio del feretro; sulla destra  di questo, la statua che simboleggia la Sibilla,  sulla sinistra è rappresentato un profeta assiso.



The end

daniele22

Chissà quale vinculum, piu mentale che altro, incatenava Pietro a quei tempi andati.
Ciao doxa, son più di trent'anni che non scendo in quella meravigliosa città eterna di Roma e i ricordi più vivi di lei non sono i suoi monumenti senz'altro carichi di storia e bellezza, ma lo stile di vita e lo spirito ironico anche riservato dei romani. Forse si tratta solo del punto di vista dello straniero, ma ricordo che fui simpaticamente preso in giro da un esercente presso la fontana di Trevi al quale chiesi se potesse cambiarmi mille lire. Ero ancora un ragazzetto alla sua prima esperienza di viaggio con amico al fianco e lui me le cambiò, con molto teatrale zelo peraltro, dicendomi infine che quella che mi dava in cambio era sicuramente una banconota più nuova e meno stropicciata della mia ... modo senz'altro particolare per farmi capire che, dato il luogo, in troppi chiedevano la stessa cosa, o almeno fu quello che io intesi. Poi ricordo Mario's, una trattoria dai prezzi stracciati in via del Moro a Trastevere. Pure il padrone di quel locale, strabico, ironizzava spesso con gli avventori. Una sera mancò la luce e mentre si apprestava a fornir candele ai tavoli scansò ma solo per finta un tavolo occupato da persone di colore dicendogli quel tanto che si sentisse pure in sala "a voi no' la do tanto no' ve se vede lo stesso" ... ah ah ah che simpatico individuo. Penso quindi che l'ironia sia una traccia della dotta ignoranza, non una prova comunque. Soprattutto perché mi vien da dire che l'ignoranza assoluta sia quella di colui che pur vivendo non sa dell'esistenza della conoscenza ... fatto abbastanza insolito tra di noi. Chissà come fa a vivere potrebbe chiedersi un colto ignorante, uno di quelli che senz'altro sanno che altri sanno cose che lui non sa e che inoltre sa che c'è pure un mondo ignoto a tutto lo scibile umano. Il dotto ignorante saprebbe dunque che la conoscenza "canonica" serve e non serve, e su quest'aspetto a volte ironizza in varie forme, ma come già detto questo non basterebbe a renderlo un dotto ignorante ... Insomma, caro doxa, io di dotti ignoranti non ne vedo e la dotta ignoranza resta quindi poco più che un ritornello usato qua e là ... per ignoranza poco dotta naturalmente

doxa

Ciao Daniele,

A proposito di Trastevere..., in quel rione "i veri trasteverini de na vorta nun ce stanno più". Si è gentrificato.  ::)


Bartolomeo Pinelli, Rugantino: "svelto co' le parole e cor cortello", bullo de Trastevere ma nativo de Testaccio. Fanfarone e litigioso. Ne prende più di quante ne dia.

"Me n'ha date, ma je n'ho dette!":  è la celebre frase che  descrive la sua permalosità, "spaccone, ma buono.

Il rione Trastevere non è malfamato. Si vive come in altri rioni e  quartieri. Nelle sere dei fine settimana tra la chiesa di San Cosimato e la basilica Santa Maria in Trastevere c'è la cosiddetta "movida" e qualcuno esagera, ma di solito viene arrestato dalla polizia.

Il sabato o la domenica vado spesso nella zona, ma preferisco rimanere al di qua del Tevere, nelle vie dell'ex ghetto ebraico, fino a Campo de' fiori, poi devio verso piazza Navona, il Pantheon.


daniele22

A parlar di Roma mi fa venir voglia di tornarci. In fondo, da Padova a Roma sono solo tre ore e mezzo di treno. Potrei chiedere magari come pretesto un'udienza al Santo Padre per discutere di temi teologico filosofico per poi eventualmente lanciarmi nella capitale come ai vecchi tempi. Spererei quindi di poter confidare che qualcuno tra te, Eutidemo o anthonyi, abbiate la possibilità di indicarmi un buon alloggio e una buona trattoria dai prezzi modici ... già sarebbe caro il viaggio. All'epoca amavo molto il Largo di torre Argentina ... sicuramente eviterei il Campo de' Fiori

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