I due tipi di "razzisti"

Aperto da Eutidemo, 06 Settembre 2019, 14:19:17 PM

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viator

Salve. A parte le polemiche (e mi sentirei di dar ragione a niko a proposito di certi apprezzamenti ed ipotesi di anthonyi che trovo essere espressione - come minimo - di un certo manicheismo), anch'io sarei non certo per la liberalizzazione selvaggia di certe sostanze, ma per la depenalizzazione del loro uso, la loro distribuzione monopolizzata e controllata dallo Stato, il divieto di libero commercio.

Tutti i maggiorenni risultanti in grado di intendere e di volere potranno accedere alla droga di stato a prezzi calmierati.
Per accedervi dovranno accettare di sottostare a controlli periodici delle loro condizioni psicofisiche.

Nel caso vengano trovati non più - anche parzialmente - in grado di intendere e di volere, dovranno d'autorità venir allontanati dalla società e sottoposti a rieducazione-disintossicazione coatta.

Ciò sulla base del principio per il quale costoro - avendo scelto per intenzione e volontà originarie di darsi al piacere a scapito del dovere - una volta si ritrovino privi di intenzione e volontà libere e compiute a causa della loro tossicodipendenza - perderano (almeno temporaneamente) il diritto alla libertà che così sciaguratamente hanno utilizzato. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

anthonyi

Citazione di: viator il 10 Novembre 2019, 19:26:02 PM
Salve. A parte le polemiche (e mi sentirei di dar ragione a niko a proposito di certi apprezzamenti ed ipotesi di anthonyi che trovo essere espressione - come minimo - di un certo manicheismo), anch'io sarei non certo per la liberalizzazione selvaggia di certe sostanze, ma per la depenalizzazione del loro uso, la loro distribuzione monopolizzata e controllata dallo Stato, il divieto di libero commercio.


Ciao viator, io non ho espresso opinioni sulla legalità della droga, anche perché è OT, facevo solo notare come nell'etica flessibile di Niko, lo spaccio di droga effettuato da persone di colore sia diventato eticamente accettabile.

niko

Citazione di: anthonyi il 10 Novembre 2019, 20:39:06 PM
Citazione di: viator il 10 Novembre 2019, 19:26:02 PM
Salve. A parte le polemiche (e mi sentirei di dar ragione a niko a proposito di certi apprezzamenti ed ipotesi di anthonyi che trovo essere espressione - come minimo - di un certo manicheismo), anch'io sarei non certo per la liberalizzazione selvaggia di certe sostanze, ma per la depenalizzazione del loro uso, la loro distribuzione monopolizzata e controllata dallo Stato, il divieto di libero commercio.


Ciao viator, io non ho espresso opinioni sulla legalità della droga, anche perché è OT, facevo solo notare come nell'etica flessibile di Niko, lo spaccio di droga effettuato da persone di colore sia diventato eticamente accettabile.

Si parlava di parassitismo sociale, a me non interessa il colore della pelle, ma capire bene cosa si intende per parassitismo sociale, se è più parassita la società mondiale ingiusta, che distribuisce iniquamente le risorse, o chi la rifiuta, magari fuggendo dove la ricchezza c'è, e procurandosela come può. 

Chi delinque per necessità, bianco o nero che sia, è molto meno parassita di certe altre "persone normali" che ci stanno in giro.

Come diceva un predicatore tedesco del 1500, sono i principi e i potenti della terra che hanno fatto del povero un nemico. Essi si appropriano dei pesci nell'acqua, degli alberi sulla terra e degli uccelli nel cielo, e poi pretendono che per il povero valga il comandamento "non rubare".

E non provare a rigirare la frittata con me, che non attacca.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

Una trattazione più sistematica al post in cui esponi estesamente il tuo sistema di pensiero può rispondere anche alla domanda su cos'è parassitismo. A partire da un mio bias dichiarato di stampo marxista che dovrebbe coincidere, nello spirito, col tuo.

Citazione di: niko il 09 Novembre 2019, 19:54:59 PM
Si è prolifici perché non industrializzati, non non industrializzati perché prolifici. E' la mancanza di welfare come ingiustizia sociale patita che porta i miserabili e gli oppressi di tutto il mondo ad essere prolifici, infatti i figli sono, o meglio surrogano, il "welfare" (l'assicurazione per il futuro) che al contadino o al proletario nel senso antico del termine manca. Da vecchio, se non hai la pensione dallo stato, o ti mantengono i figli o crepi.
E questa mentalità non può morire in Nigeria finché la Nigeria non si sviluppa, e in Nigeria non si introduce un sistema di pensioni. In condizioni estreme di povertà, si è prolifici anche per puro e insopprimibile desiderio umano e istinto quasi animale di vedere qualcuno dei figli sopravvivere, oltreché come forma primordiale di welfare nella speranza che in vecchiaia ci mantengano i figli, perché in condizioni di estrema povertà o precarietà esistenziale, qualcuno della linea di sangue ha maggiore probabilità di sopravvivere se i figli sono molti di numero. Quasi tutti gli animali tranne l'uomo, che sono in condizione di precarietà esistenziale in natura, fanno così. I poveri figliando come conigli si ribellano all'estinzione e alla prospettiva di essere sostituiti geneticamente dai ricchi. A cui bastano uno o due figli per mantenere la linea di sangue, perché quegli uno o due figli mangeranno e staranno bene. Così sarà, per sempre sulla terra, finché ci saranno poveri e ricchi.

Confondere la causa con la conseguenza, dire "sono miserabili perché prolifici", e non come stanno le cose veramente, prolifici perché miserabili, non aiuta. Il marxismo è soprattutto osservazione scientifica della società, che mette le cause al posto giusto, e le conseguenze al posto giusto. Noi italiani, eravamo prolifici come la Nigeria duecento anni fa, ci siamo sviluppati, abbiamo smesso di essere prolifici. E adesso abbiamo il problema opposto, che siamo pure troppo poco, prolifici. Qualcosa dovrà pur significare. Quindi un marxista non è qualcuno che fa la morale ai poveri che figliano perché figliano, è qualcuno che crea e difende per un modello di società che offra soprattutto ai poveri delle alternative geneticamente, culturalmente e socialmente valide al figliare a casaccio, come le pensioni, la sicurezza sociale, condizioni di vita per cui anche ai poveri uno o due figli bastino a non estinguersi nella linea di sangue, situazione che nei secoli è sempre stata quella tipica ed esclusiva dei ricchi.

I paesi che scaricano il loro incontrollato esubero demografico sono indipendenti da oltre mezzo secolo e partono da situazioni di sottosviluppo e dominazione coloniale molto simili a paesi dell'estremo oriente asiatico che oggi sono diventati autosufficienti e ci fanno pure concorrenza, avendo messo nel loro carnet anche una saggia politica demografica.

Il confronto con situazioni di due secoli fa, la scienza a modico costo della contraccezione nol consente. Semmai c'è una politica di conquista di territori e risorse altrui usando l'arma demografica che è altra cosa. Sapientemente perseguita nelle banlieu del primo mondo più "aperto".

Come è altra cosa lo "stile" migratorio, rispetto ai nostri bisnonni poveri, che 1) si guadagnavano la pagnotta straniera col sudore della fronte 2) entravano coi documenti bussando alla porta 3) se respinti gli stati di provenienza se li riprendevano e 4) tutto ciò rientrava in una tollerabilità del fenomeno migratorio coi suoi pesi e contrappesi.

Tutto ciò è presente anche nei processi migratori legali attuali che rientrano nella parte progressiva del globalismo e permettano a molti giovani e meno giovani (e meno poveri) di realizzare la loro cittadinanza globale in maniera sana e non parassitaria.

Questo per l'aspetto soggettivo del tuo teorema, veniamo agli elementi macro: socio-politico-economici:

CitazioneQuanto al parassitismo, il vero parassitismo è la distribuzione mondiale iniqua delle risorse, la distribuzione mondiale iniqua del lavoro, da cui l'immigrato fugge e ha sempre il diritto di fuggire. Noi nella massa degli immigrati vogliamo distinguere chi scappa dalla fame da chi scappa dalla guerra, e dire che chi scappa dalla fame ha certi diritti, chi scappa dalla guerra altri, chi è perseguitato politico altri ancora, ma la cruda realtà è che la fame è guerra e la guerra è fame. Non c'è una vera distinzione. Se io ho fame e il cane del mio vicino deve andare in palestra perché è obeso (negli stati uniti esistono le palestre per i cani obesi), io sono in guerra col mio vicino. Questa guerra è evidente a tutte le persone razionali e di buona volontà, non ha bisogno di essere dichiarata. Anche le cose che ci sembrano, e che dal nostro punto di vista sono, giuste e sacrosante, come le pensioni, la sanità, il relativo benessere economico per cui da noi non muore di fame nessuno, il nostro welfare, grondano del sangue di chi da altre parti del mondo quel welfare e quel relativo benessere non ce li ha. E' la distribuzione iniqua delle risorse e del lavoro che permette il relativo benessere da noi, e se qualcuno viene alle nostre porte ha tutto il diritto da un punto di vista planetario e terrestre di venirci: lui, che non ha niente, sta venendo sacrificato perché i nostri vecchi abbiano almeno la pensione minima e i nostri barboni possano mangiare almeno alla caritas, poi da un punto di vista nazionale e continentale non so, se è giusto e se ha il diritto di venire, ma non voglio neanche saperlo, Semplicemente io mi rifiuto di assumere un punto di vista nazionale o continentale, sono terrestre e ragiono da un punto di vista terrestre.

Il parassitismo capitalistico non fa sconti a nessuno. Accumula il suo plusvalore su ogni substrato umano e ragiona da un punto di vista (globalmente) terrestre come il più assatanato comunista. Semmai tocca al substrato umano difendersi da questa invasività. Come dicevo all'inizio, c'è chi l'ha fatto con più successo e chi meno. Chi ha speso i soldi dello sviluppo in sviluppo e chi in suv, kalashnikov, corruzione, c/c esteri e guerre tribali. L'esito tragico della decolonizzazione africana è grasso che cola per tutte le interpretazioni più lombrosiane di quel contesto sociale. Pur con le sue differenze, perchè vi è anche un'Africa dove si immigra e si investe in sviluppo e non tutta scarica l'esubero demografico e le vittime delle guerre tribali in Europa. Purtroppo da noi arriva solo quello spaccato di Africa. Non certamente la più povera, se può permettersi di pagare cifre ingenti, per i paesi di provenienza, per venire a parassitare l'Europa con metodologie migratorie di pari segno patologico.

Patologia che deflagra una volta raggiunto il paese dei balocchi nelle forme di parassitismo molesto se non criminale.

E veniamo all'ideologia (buonista ovvero cattocomunista):

CitazioneL'etica del lavoro mi interessa meno di niente, superare il lavoro salariato non mi sembra un buon pretesto per prendersela con nomadi, mendicanti, piccoli criminali e prostitute, che già ne sono fuori. Se i regimi del socialismo reale lo hanno fatto, hanno fatto male a farlo. Avrebbero dovuto piuttosto valorizzare il loro sapere e farne tesoro, farsi spiegare come si esce dal lavoro salariato da chi ne è già fuori.  Lo spacciatore poi, vende qualcosa che dovrebbe essere legale vendere in maniera controllata e regolata, ma lasciamo stare..

Magari si trattasse di superare il lavoro "salariato". Dal carrello della spesa al traffico di droga e prostituzione fino al furto liturgico su base etnica si supera il lavoro toutcourt . O meglio lo si declina in una direzione che da veteromarxista con etica del lavoro al seguito, quale - a questo punto - mi sento, può solo inorridirmi.

CitazioneDire che l'immigrazione distrugge ricchezza invece di redistribuirla è l'unico che mi sembra un buon argomento contrario ai miei, Antony faceva l'esempio dell'impero romano: i barbari volevano godere dello stesso benessere dei romani, sono entrati a forza nei loro confini, e il risultato è stato che l'impero è crollato, nel senso che non ne hanno potuto più godere ne i barbari ne i romani, che la ricchezza che quell'impero rappresentava non è andata redistribuita, come in un certo senso speravano e si illudevano i barbari, ma distrutta. A seguito di un'invasione a tratti pacifica, a tratti guerresca, come quella dei barbari ai tempi dei romani, che viene paragonata a quella degli immigrati ai giorni nostri, l'impero è crollato e la festa è finita per tutti, sia per quelli che ne godevano, che per quelli che non ne godevano e ne avrebbero voluto godere.

Il che dimostra che mobilitare gli indigeni contro le invasioni, respingendone i cavalli di Troia e gli utilizzi suicidi, rimane, a duemila anni di distanza, politica buona e giusta. Peccato che a trarne giovamento siano proprio i politici più reazionari. Ma in fatto di etichette politiche grande è la confusione sotto il cielo e se Gaber poteva avere poche ragioni al tempo di Berlusconi ne ha assai di più al tempo di Salvini e dell'immaginifico Fusaro.

Col quale, pur da fronti opposti, compete alla grande l'immaginifico niko:

CitazioneChe dire, prendo molto sul serio questo argomento, per me vale sempre la pena di distruggere una società ingiusta anche solo perché ingiusta, come un impero che divide la terra in inclusi ed esclusi, ad esempio in barbari e romani, e di rischiare una distruzione della ricchezza di questo impero pur di tentarne una redistribuzione, ma posso capire che per molti non sia così. Dalla distruzione dell'impero romano ci siamo risollevati in qualche modo, e mi piace pensare che quella civiltà non era giusta appunto perché non comprendeva tutti, perché c'erano dei "barbari", cioè degli esclusi. Ci risolleveremo anche dalla distruzione di questa società se essa è ingiusta, e così via finché non ne sorgerà una giusta o non ci estingueremo tutti. Vedere l'immigrato come il barbaro che viene a invaderci è qualcosa che possiamo superare, e ad esempio si può vedere con altri occhi la storia dell'impero romano, che è crollato per la sua decadenza interna, più che per il barbaro invasore.
Il cristianesimo per esempio ha contribuito, nel bene e nel male, a distruggere l'impero molto più dei barbari, e dovremo vedere quali sono oggi le tendenze di pensiero e di cultura che ci fanno decadere, o progredire a seconda di come le intendiamo. Tendenze di pensiero e di cultura che riguardano anche noi, che sono o possono essere già da ora le nostre, non importate dai barbari.

L'immaginazione al potere ha attraversato anche la mia generazione che per prima l'ha formulata. Ma il senno di poi ha confermato che se l'immaginario funziona bene per dare l'assalto a Bastiglie e Palazzi d'Inverno, funziona assai meno bene quando si tratta di moltiplicare pani e pesci. Questo spiega anche, restando in casa comunista, la differenza fatale tra gli imperi sovietico e cinese.

Ripensando alla concretezza antideologica che i padri fondatori postularono nella "concezione materialistica della storia", mi pare che tanto sul piano economico (dumping sociale) che culturale (soprattutto per la condizione femminile, la religione e lo stile di vita) i nuovi barbari che entrano di forza col ricatto umanitario contribuiscano ad un degrado socioeconomico i cui ipotetici frutti da consegnare alle future, improbabili, generazioni, sono un sacrificio troppo grande da chiedere ai poveri indigeni che devono farsi carico di questa transumanazione idealistica, dal carattere decisamente transumante tipo animali che si portano al macello. Idealisti sì, ma con moderazione. Tenendo anche conto del trapasso dall'utopia alla scienza che i padri fondatori raccomandavano.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Citazione di: niko il 10 Novembre 2019, 18:21:45 PM

Beh Antony, già intravedo dal tuo discorso due categorie di persone a cui ti senti antropologicamente superiore...

prima categoria: me e tutti quelli che come me sono per la liberalizzazione della droga, che secondo te sarebbero essi stessi una massa di drogati e per lo più sosterrebbero l'argomento della liberalizzazione in quanto parte del loro delirio da drogati. Che un non drogato, una di quelle che tu definisci persone normali, possa avere delle idee diverse dalle tue in materia di proibizionismo e liberalizzazione rimanendo con ciò una persona razionale e degna di rispetto non ti passa nemmeno per l'anticamera del cervello.
Come non ti è passato nemmeno per l'anticamera del cervello di seguire concretamente come è nato e si è evoluto il discorso, discorso in cui l'argomento spacciatori era uscito fuori solo come un dettaglio per parlare di etica del lavoro e aspetti positivi e negativi del socialismo reale. Raccogliere quel dettaglio per attaccarmi personalmente e darmi del presunto o reale drogato ti qualifica per quello che sei, e sei pure un moderatore, complimenti davvero.

Io non mi sono mai fatto nemmeno uno spinello

Ciao Niko, mi fa piacere se non usi droga (E' roba che fa male, soprattutto alla mente), però la veemenza con la quale tu hai reputato le mie considerazioni un attacco sottolineano una contraddizione nel tuo pensiero. Da una parte giustifichi chi spaccia, dall'altra ti senti offeso se qualcuno solleva una domanda (Io ho fatto un'ipotesi dubitativa sulla base delle cose che tu scrivi), permettimi quindi di dirti che la "differenza antropologica" tra chi è drogato e chi non lo è la vedi anche tu.
Ora dobbiamo intenderci, se con "differenza antropologica" tu intendi un comportamento razzista, che tende a segregare certe persone, magari limitando i loro legittimi diritti, certamente non condivido.
Se invece con "differenza antropologica" tu intendi un comportamento oculato, che ti fa gestire il rapporto con una persona anche in funzione di certe informazioni sulla persona e il suo comportamento allora non ci vedo nulla di strano.
Comunque nel tuo ultimo post viene fuori la tua ideologia di fondo che si può sintetizzare con quella che negli anni 60/70 era definita "spesa proletaria", cioè andare a rubare nei negozi armati della giustificazione ideologica che "la proprietà è un furto", allora sappiamo le cose come sono andate a finire, la P38, il terrorismo, le leggi speciali, e il carcere.
Il pericolo di un'evoluzione violenta dell'ideologismo/eticismo è sempre presente, d'altronde la tua affermazione che tra chi ha e chi non ha c'è la guerra è già un'affermazione violenta, lo dico per te, rifletti bene prima di scrivere o dire qualcosa, e non perché c'è qualcuno che poi questo qualcosa lo legge/ascolta e poi fa una "differenza antropologica", ma perché tu stesso sei condizionato da quello che scrivi/dici e poi magari potresti trovarti a fare le cose che scrivi/dici senza volerlo.
Un saluto

niko

#80
Citazione di: anthonyi il 11 Novembre 2019, 12:46:44 PM

Comunque nel tuo ultimo post viene fuori la tua ideologia di fondo che si può sintetizzare con quella che negli anni 60/70 era definita "spesa proletaria", cioè andare a rubare nei negozi armati della giustificazione ideologica che "la proprietà è un furto", allora sappiamo le cose come sono andate a finire, la P38, il terrorismo, le leggi speciali, e il carcere.
Il pericolo di un'evoluzione violenta dell'ideologismo/eticismo è sempre presente, d'altronde la tua affermazione che tra chi ha e chi non ha c'è la guerra è già un'affermazione violenta, lo dico per te, rifletti bene prima di scrivere o dire qualcosa, e non perché c'è qualcuno che poi questo qualcosa lo legge/ascolta e poi fa una "differenza antropologica", ma perché tu stesso sei condizionato da quello che scrivi/dici e poi magari potresti trovarti a fare le cose che scrivi/dici senza volerlo.
Un saluto

Sono stanco di questa discussione, proprio per questo cito Antony che chiaramente non condivide il mio pensiero ma almeno lo ha capito, a differenza di altri, che non capiscono o fanno finta di non capire: preferisco mille volte che il mio pensiero sia considerato "rapinatorio", piuttosto che buonista....

Non c'è niente di buonista nel dire che dobbiamo mangiare tutti o sennò ci aspetta un futuro, e un presente, di guerra.

Buonismo è categoria mediatica, è moda, è il pretesto che si usa come argomento per non capire e non ragionare.

Poi che non si conoscano le differenze tra l'indipendenza e lo sviluppo industriale dell'estremo oriente, fenomeno di inizio novecento, e la decolonizzazione dell'africa, che risale al secondo dopoguerra, come se nel frattempo non fosse successo niente, e si rimescoli nel torbido per dire che gli africani è colpa loro se sono sottosviluppati, che dire, è un livello (basso) della discussione che non mi interessa più, ognuno si tenga i pregiudizi che ha..
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ipazia

#81
Citazione di: niko il 17 Novembre 2019, 19:27:45 PM

Sono stanco di questa discussione, proprio per questo cito Antony che chiaramente non condivide il mio pensiero ma almeno lo ha capito, a differenza di altri, che non capiscono o fanno finta di non capire: preferisco mille volte che il mio pensiero sia considerato "rapinatorio", piuttosto che buonista....


Il tono da "muoia Sansone e tutti i filistei (noi)" non lasciava dubbi e così pure la rapina à la Robin Hood, perchè tanto ce la meritiamo. Se il metro è la violenza, vince chi combatte meglio, e nessuno può invocare altri tipi di immunità morali.

CitazioneNon c'è niente di buonista nel dire che dobbiamo mangiare tutti o sennò ci aspetta un futuro, e un presente, di guerra.

Certo, ma se l'unica cosa che possono/sanno fare è mangiare, meglio alimentarli dove costa meno. O no ?

CitazioneBuonismo è categoria mediatica, è moda, è il pretesto che si usa come argomento per non capire e non ragionare.

Infatti io non lo uso volentieri, meglio cattocomunista, umanitario, terzomondista. Che si capisca cosa vuol dire lo dimostra il bassissimo consenso che, a differenza di qualche anno fa, questi atteggiamenti ideologici riscuotono presso chi ne deve pagare la bolletta.

CitazionePoi che non si conoscano le differenze tra l'indipendenza e lo sviluppo industriale dell'estremo oriente, fenomeno di inizio novecento, e la decolonizzazione dell'africa, che risale al secondo dopoguerra, come se nel frattempo non fosse successo niente, e si rimescoli nel torbido per dire che gli africani è colpa loro se sono sottosviluppati, che dire, è un livello (basso) della discussione che non mi interessa più, ognuno si tenga i pregiudizi che ha..

Il Vietnam se la passava peggio della Nigeria anche nel secondo dopoguerra. Francesi e americani non gli hanno risparmiato nulla. In Nigeria hanno fatto e stanno facendo tutto da soli. Il livello miserabile della scienza politica africana non è ideologicamente occultabile e in assenza di acque limpide si finisce per forza a pescare nel torbido di macellerie etniche e religiose, e di miserie politiche che superano alla grande la miseria socioeconomica. Tenuto conto pure che quella politica è poco giustificabile in un paese che non può neppure giustificarsi con le sanzioni che strangolano il Venezuela e che può vendere, nella competizione tra tanti clienti eccellenti, il suo oro nero a chi più gli aggrada, investendo i profitti per migliorare le condizioni di vita della popolazione piuttosto che trasformarla in una iperprolificante mafia migratoria tra le peggiori della storia criminale. Pregiudizio per pregiudizio, meglio andare fino in fondo. Sfondando pure il muro della moda.
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

niko

#82
Citazione di: Ipazia il 18 Novembre 2019, 11:53:39 AM
Citazione di: niko il 17 Novembre 2019, 19:27:45 PM

Sono stanco di questa discussione, proprio per questo cito Antony che chiaramente non condivide il mio pensiero ma almeno lo ha capito, a differenza di altri, che non capiscono o fanno finta di non capire: preferisco mille volte che il mio pensiero sia considerato "rapinatorio", piuttosto che buonista....


Il tono da "muoia Sansone e tutti i filistei (noi)" non lasciava dubbi e così pure la rapina à la Robin Hood, perchè tanto ce la meritiamo. Se il metro è la violenza, vince chi combatte meglio, e nessuno può invocare altri tipi di immunità morali.

CitazioneNon c'è niente di buonista nel dire che dobbiamo mangiare tutti o sennò ci aspetta un futuro, e un presente, di guerra.

Certo, ma se l'unica cosa che possono/sanno fare è mangiare, meglio alimentarli dove costa meno. O no ?

CitazioneBuonismo è categoria mediatica, è moda, è il pretesto che si usa come argomento per non capire e non ragionare.

Infatti io non lo uso volentieri, meglio cattocomunista, umanitario, terzomondista. Che si capisca cosa vuol dire lo dimostra il bassissimo consenso che, a differenza di qualche anno fa, questi atteggiamenti ideologici riscuotono presso chi ne deve pagare la bolletta.

CitazionePoi che non si conoscano le differenze tra l'indipendenza e lo sviluppo industriale dell'estremo oriente, fenomeno di inizio novecento, e la decolonizzazione dell'africa, che risale al secondo dopoguerra, come se nel frattempo non fosse successo niente, e si rimescoli nel torbido per dire che gli africani è colpa loro se sono sottosviluppati, che dire, è un livello (basso) della discussione che non mi interessa più, ognuno si tenga i pregiudizi che ha..

Il Vietnam se la passava peggio della Nigeria anche nel secondo dopoguerra. Francesi e americani non gli hanno risparmiato nulla. In Nigeria hanno fatto e stanno facendo tutto da soli. Il livello miserabile della scienza politica africana non è ideologicamente occultabile e in assenza di acque limpide si finisce per forza a pescare nel torbido di macellerie etniche e religiose, e di miserie politiche che superano alla grande la miseria socioeconomica. Tenuto conto pure che quella politica è poco giustificabile in un paese che non può neppure giustificarsi con le sanzioni che strangolano il Venezuela e che può vendere, nella competizione tra tanti clienti eccellenti, il suo oro nero a chi più gli aggrada, investendo i profitti per migliorare le condizioni di vita della popolazione piuttosto che trasformarla in una iperprolificante mafia migratoria tra le peggiori della storia criminale. Pregiudizio per pregiudizio, meglio andare fino in fondo. Sfondando pure il muro della moda.
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Non vince chi combatte meglio, bisogna giungere a un livello di giustizia, cioè di equidistribuzione, per non stare tutti peggio. Finché questa giustizia, questa equidistribuzione non c'è, la "rapina" (rapina scritto tra virgolette soprattutto per chi considerate rapina un extracomunitario che chiede l'elemosina o che immigra illegalmente) è pienamente giustificata... altri discorsi comunitaristi alla Fusaro (del tipo comunità contro comunità) meno, direi.

Poi che dire, umanitarismo e terzomondismo sono termini neutri, cattocomunista quasi sempre è una provocazione e uno sminuimento dell'avversario dialogico, perché di fatto quasi nessuno è serenamente cattolico e comunista insieme e accetterebbe questa descrizione come un termine neutro, quindi si dice cattocomunista a qualcuno per dirgli ipocrita, ed è come buonista, stessa moda, stessa categoria mediatica, che io non accetto, non tanto perché provocazione, ma perché banalizzazione.

Così come dire degli africani o di una parte rilevante di loro come i nigeriani: non possono far altro che mangiare ci sta, è una descrizione che può essere neutra; invece dire non sanno far altro che mangiare è pregiudizio che rasenta il razzismo, come se noialtri invece sapessimo fare chissà cosa e loro fossero esseri umani di serie b, siamo sempre lì, dire è colpa loro se sono sviluppati (come se non esistesse un sistema-mondo che perpetua il sottosviluppo come differenza di ricchezza che genera differenza di potere) è un livello veramente basso della comprensione del mondo.

Inoltre non è vero che il capitalismo ragiona sempre su scala planetaria come il più assatanato dei comunisti, il capitalismo ha fasi liberiste, in cui si apre al mondo in un certo senso come il più assatanato dei comunisti, e fasi protezioniste, in cui, sempre in funzione dell'accumulazione di capitali, riscopre nazioni, staterelli, militarismi, paternalismi, autoritarismi e campanilismi vari; e stiamo vedendo i frutti avvelenati, soprattutto di abbrutimento e di guerra tra poveri, di una sua fase protezionista...
e questa è proprio una necessità storica, perché senza protezionismo  non ci sarebbe guerra, e non ci sarebbe possibilità di superare le crisi cicliche del capitalismo...
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

viator

Salve niko. Citandoti : "Non vince chi combatte meglio, bisogna giungere a un livello di giustizia, cioè di equidistribuzione, per non stare tutti peggio".
Con la massima naturalezza tu e - per convinzione o per distrazione - moltissimi altri considerano il concetto di giustizia coincidente o sinonimo di equità.

Ti faccio un esempio : la distribuzione equa (egualitaristica, indiscriminatamente uguale) delle risorse secondo te realizza la giustizia quando riguardi una massa di persone alcune delle quali le hanno generate mentre alcune altre si limitano a rivendicarle senza aver contribuito NON IMPORTA PER QUAL MOTIVO a produrle ?

Se io producessi beni per 100 persone e, distribuendoli a 100 persone che ne hanno bisogno o che li richiedono, mi accorgessi che solo 50 di loro mi pagano, cosa farei ?
Secondo te dovrei far finta di niente, vero?.

E i 50 che non possono o non vogliono pagarmi, secondo te come reagirebbero ?.
Credo che questi ultimi penserebbero : "Questo ha talmente tanta roba che può permettersi di regalarcela !...........facciamo girare la voce che abbiam trovato una persona veramente GIUSTA" (giusta per che cosa, indovinalo tu). Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

#84
Viator. Ovviamente hai ragione anche tu. Il merito e il lavoro vanno premiati. Anche questa è giustizia. Non siamo tutti uguali.
 Ma quando, come nel mondo attuale, una trentina di persone ha la stessa ricchezza della metà più povera del mondo, ovvero di 3 miliardi e mezzo di persone, credo che lo stesso sistema capitalistico, nel suo interesse, qualche provvedimento dovrebbe prenderlo e non è più questione di merito. È tutta una questione di misura, perché i parassiti, quelli potenti e letali, non hanno la pelle nera, ma sono asseragliati dentro le loro roccaforti lussureggianti.
Sempre a proposito del merito. Si dovrebbero tassare pesantemente le ricchezze ereditate, poiché in una eredità non c'è alcun merito.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

niko

Citazione[font=Verdana","Arial","Helvetica","sans-serif]Salve niko. Citandoti : [/font]"Non vince chi combatte meglio, bisogna giungere a un livello di giustizia, cioè di equidistribuzione, per non stare tutti peggio".
Con la massima naturalezza tu e - per convinzione o per distrazione - moltissimi altri considerano il concetto di giustizia coincidente o sinonimo di equità.

Ti faccio un esempio : la distribuzione equa (egualitaristica, indiscriminatamente uguale) delle risorse secondo te realizza la giustizia quando riguardi una massa di persone alcune delle quali le hanno generate mentre alcune altre si limitano a rivendicarle senza aver contribuito NON IMPORTA PER QUAL MOTIVO a produrle ?

Se io producessi beni per 100 persone e, distribuendoli a 100 persone che ne hanno bisogno o che li richiedono, mi accorgessi che solo 50 di loro mi pagano, cosa farei ?
Secondo te dovrei far finta di niente, vero?.

E i 50 che non possono o non vogliono pagarmi, secondo te come reagirebbero ?.
Credo che questi ultimi penserebbero : "Questo ha talmente tanta roba che può permettersi di regalarcela !...........facciamo girare la voce che abbiam trovato una persona veramente GIUSTA" (giusta per che cosa, indovinalo tu). Saluti.

L'equità è una parte costitutiva, integrante e necessaria della giustizia, non un suo contrario o un suo negativo, ma bisogna non avere il capitalismo o il darwinismo sociale in testa per capirlo...

La giustizia passa per una serie di parti o momenti, uno dei quali, imprescindibile, è l'equità.

Ammetto serenamente che la totale equità è un momento innaturale e mortifero nella vita di una società, ma necessario per aprire le porte al nuovo, purché, appunto resti un momento e non un bloccarsi eterno nell'equità (la vita è differenza, anche e soprattutto di potere).

Il lavoro (non alienato) è, o almeno dovrebbe essere, ricompensa a se stesso, quindi una società evoluta (comunista) non ricompensa il lavoro con una quota maggiore di ricchezza prodotta redistribuita al lavoratore -il che non avrebbe senso e non renderebbe onore al merito correttamente inteso- ma con ricompense più, per così dire "spirituali", o, se vogliamo essere terra terra, politiche.

Semplicemente, lavorando, espandi la tua rete di relazione di rapporti umani, le emozioni di cui vivi al di là del pane che mangi, se vuoi vederla da un punto di vista altruistico, e il tuo carisma personale e influenza nella società, anche in vista dell'estinzione dello stato e della forma di vita che ne seguirà, se vuoi ostinarti a vederla da un punto di vista egoistico.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

baylham

Citazione di: viator il 18 Novembre 2019, 19:07:33 PM
Ti faccio un esempio : la distribuzione equa (egualitaristica, indiscriminatamente uguale) delle risorse secondo te realizza la giustizia quando riguardi una massa di persone alcune delle quali le hanno generate mentre alcune altre si limitano a rivendicarle senza aver contribuito NON IMPORTA PER QUAL MOTIVO a produrle 

Al contrario capire il motivo mi sembra una questione di giustizia: davvero esiste una così differente capacità di produrre reddito e ricchezza tra gli uomini? Ho il sospetto che la differenza non dipenda dalle capacità individuali degli uomini, bensì dalla struttura del sistema economico.

Da alcuni interventi sembra che la cultura produttiva di onestà, laboriosità, ingegno, sia un dato caratteristico di alcuni popoli a differenza di altri. Mi sembra una tesi essenzialmente razzista.

anthonyi

Citazione di: baylham il 18 Novembre 2019, 22:28:57 PM

Da alcuni interventi sembra che la cultura produttiva di onestà, laboriosità, ingegno, sia un dato caratteristico di alcuni popoli a differenza di altri. Mi sembra una tesi essenzialmente razzista.

Semplice osservazione della realtà e della storia, baylham. E comunque si tratta di osservazioni determinate soprattutto dalla costruzione culturale che c'è stata nei secoli, senza riferimento necessario a caratteri genetici propri delle razze. Secondo me confondere queste valutazioni storiche con la cultura razzista, cioè l'idea che un uomo sia superiore o inferiore a un altro semplicemente per il colore della pelle non fa neanche bene alla cultura antirazzista.
Un saluto

Jacopus

Sono i contesti socio-storici a fare la differenza. E la dimostrazione è data dagli arabi o nigeriani che diventano imprenditori o scienziati se migrano nei paesi occidentali e viene loro offerta l'opportunità. Siamo sempre il frutto di una società alla quale offriamo il nostro contributo. La genetica non c'entra.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Il razzismo su base genetica, ormai è relegato in frange marginali del delirio sociale e la scienza lo ha pressochè totalmente debellato con un grado di affidabilità, pare, definitivo. Il riscontro empirico dell'ambiente sociale tenderebbe a confermare tale superamento. Quindi il discorso si sposta agli aspetti culturali e alla questione dell'auspicabilità di una società multietnica. Qui i riscontri sociali sono molto meno confortanti e ognuno si deve assumere le sue responsabilità. Alcuni stili di vita sono tra loro incompatibili e l'integrazione non riuscita partorisce mostruosità sociali ineccettabili per chi vi aveva investito generazioni di aspirazioni e modelli culturali pagandoli col proprio sudore della fronte.

Questo è lo zoccolo duro (e razionale) del sovranismo, che solo una trave ideologica può ridurre alla dimensione di irrazionali pulsioni razzistiche. Il pianeta ha raggiunto un punto di saturazione antropica critico che spinge ogni comunità a difendere con le unghie e coi denti quanto realizzato. Tale criticità può essere solo amplificata da azioni unilaterali, di tipo violento o ricattatorio, quale l'immigrazione economica illegale, che finiscono con portare acqua al mulino delle frange xenofobe più radicali, non trovando più alcun impiego legale e socialmente integrabile.

Fino a dieci anni fa ragionavo come niko, jacopus, eutidemo. Difendevo anche l'immigrazione illegale perchè comunque trovava uno spazio nella nostra società facendo davvero "i lavori che gli italiani non vogliono più fare". La maggior parte dei 6 milioni di immigrati regolarizzati sono perfettamente integrati e vanno tutelati.

Ma i gravi errori di politica dell'accoglienza con una tolleranza suicida nei confronti dei comportamenti criminali degli immigrati e la saturazione delle occasioni lavorative legali negli ultimi dieci anni hanno cambiato radicalmente il contesto sociologico del nostro paese e probabilmente dell'intera Europa. Questa è la realtà e non può essere esorcizzata da motivi etici, perchè a questo punto si tratta di banale, antropologica, sopravvivenza e qualità della stessa. La nostra contro la loro. Da cui si viene fuori solo responsabilizzando i paesi di provenienza rispetto ai loro trend demografici e prassi politico-economiche.

Che il tutto sia complicato dall'inumana, dominante, koinè capitalistica non esime - benaltristicamente - dall'autodifesa della propria comunità e delle proprie condizioni di vita. Chi tutela i diritti dei "dannati della terra" dovrebbe innanzitutto farsene carico. Non accade così: il tutto è lasciato ad un'anarchia criminogena crescente e ad una tolleranza suicida nei suoi confronti.

Alla fine l'unico a guadagnarci è proprio il Capitale attraverso il dumping salariale e le occasioni di profitto di una mafia parassitaria di tipo umanitario che combinandosi tra loro producono degrado sociale e legittimazione di ogni forma di sfruttamento e attività criminale di rapina, alcune totalmente inedite per qualità e non solo per quantità. Tali fenomeni si erano verificati anche dopo Schengen, ma oggi hanno raggiunto livelli insopportabili che le cronache locali riportano puntualmente. Forse è arrivato il momento di chiudere qualche porta e rimettere ordine in casa, finchè non si potrà offrire a indigeni e ospiti una vita decente. Colpendo l'illegalità ovunque e facendo piazza pulita di uno stato di diritto a delinquere che ormai ha superato il quarto di secolo. E va ad aggiungersi al canonico stato di diritto a sfruttare capitalistico. Non gli è alternativo, antagonista. Questo ha capito la buonista Ipazia di dieci anni fa.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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