I due tipi di "razzisti"

Aperto da Eutidemo, 06 Settembre 2019, 14:19:17 PM

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Eutidemo

Ciao Lou. :)
Riguardo al concetto di "empatia", occorre distinguerne due tipi, che fanno riferimento a due diverse aree cerebrali:
a)
Empatia emotiva, che implica una componente affettiva, cioè l'esperienza soggettiva delle emozioni degli altri (cioè "sentirsi nei loro panni").
b)
Empatia cognitiva, cioè  la capacità di comprendere le emozioni degli altri, ma senza compentrarvisi (come nel caso degli psichiatri nel caso dei singoli, o dei manipolatori politici nel caso della folla).
In una recente meta-analisi di 40 studi di risonanza magnetica funzionale, è stato rilevato che la componente affettiva dell'empatia (a) era più associata con l'attività dell'insula, mentre la componente cognitiva di empatia (b) alla corteccia medio-cingolata e alla corteccia prefrontale dorso mediale.
Le persone con alcuni disturbi della sfera psicologica non avvertono empatia cognitiva, sebbene possano provare l'empatia affettiva, o viceversa.
Un saluto :)

anthonyi

Citazione di: Lou il 08 Settembre 2019, 14:23:51 PM
Il punto che non riesco a individuare è come tra umani, non si riesca a capire che non ci siano nè porte, nè muri che di-stanza siamo e apparteniamo a questa stanza di popolazione che può esser capace di ripensarsi per sdoganarsi da ataviche paure e ristrutturare le proprie risposte in modo meno re-attivo e più consapevole.

Ciao Lou, la tua è una bella visione dell'uomo, ma anche un po' ideale. Sdoganarsi dalle ombre oscure che ci portiamo dietro non è possibile, quello che è possibile è gestire razionalmente queste stesse ombre e non permettere loro di fare danni.
Naturalmente la razionalità umana può prendere altre direzioni, cioè quella di coltivare quelle ombre al fine di costruire un'ideologia razzista. Questo è quello che è stato fatto nella storia per "legittimare" un istituto come la schiavitù. Allo stesso modo l'ideologia razzista può essere usata dalle dittature per definire un nemico comune contro il quale compattare il popolo.
I casi citati servono ad evidenziare che non basta l'analisi delle strutture istintive dell'essere umano per spiegare il razzismo, che è un prodotto sociale, culturale e politico abbastanza evoluto, pur avendo radici nelle nostre paure più ancestrali.
Un saluto

bobmax

Secondo me, il razzismo è solo uno degli innumerevoli drammi che derivano dall'esistenza dell'altro.

L'altro è croce e delizia del nostro vivere. 

L'altro, nel senso più ampio del termine, è causa del nostro stesso esserci al mondo.

Senza l'altro non potremmo esistere.
Il solo ipotizzare una tale eventualità ci fa cadere nell'horror vacui.

Ma l'altro ci viene incontro, e in questo modo l'impossibile può forse avverarsi: il nostro amore ha la possibilità di venire alla luce!

Allo stesso tempo, però, l'altro è il diverso, l'alieno che limita e ci minaccia anche solo per il fatto di esserci.

L'altro può essere la strada della perdizione, così come della beatitudine.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Citazione di: anthonyi il 10 Settembre 2019, 06:14:05 AM
I casi citati servono ad evidenziare che non basta l'analisi delle strutture istintive dell'essere umano per spiegare il razzismo, che è un prodotto sociale, culturale e politico abbastanza evoluto, pur avendo radici nelle nostre paure più ancestrali.

Aggiungerei pure che spesso l'accusa di razzismo viene usata nello stesso modo ideologico in cui opera il razzismo medesimo: rassicurazione ancestrale di appartenere al mondo dei buoni.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Citazione di: Ipazia il 12 Settembre 2019, 13:01:23 PM
Citazione di: anthonyi il 10 Settembre 2019, 06:14:05 AM
I casi citati servono ad evidenziare che non basta l'analisi delle strutture istintive dell'essere umano per spiegare il razzismo, che è un prodotto sociale, culturale e politico abbastanza evoluto, pur avendo radici nelle nostre paure più ancestrali.

Aggiungerei pure che spesso l'accusa di razzismo viene usata nello stesso modo ideologico in cui opera il razzismo medesimo: rassicurazione ancestrale di appartenere al mondo dei buoni.

Ciao Ipazia. Ma infatti io l'ho detto che è campo minato, considera il caso della posizione politica rispetto all'immigrazione, per cui se sei contrario all'immigrazione indiscriminata allora sei .... .
C'è da dire che proprio questi atteggiamenti di strumentalizzazione indeboliscono la gravità socialmente attribuita al razzismo.
Un saluto

Eutidemo

Ciao Anthony :)
Essere contrari all'"immigrazione indiscriminata", secondo me, non solo non è sintomo di "razzismo", ma neanche di "xenofobia"; è solo un sintomo di intelligenza e di buon senso (sia nell'interesse dei Paesi ospitanti, sia in quello delle persone ospitate).
Semmai può essere un sintomo di "razzismo" o di  "xenofobia",  l'essere contrari all'"immigrazione discriminata".
La cosa difficile, se mi consenti il "calembour", è "discriminare" tra il concetto di "immigrazione indiscriminata" e quello di immigrazione discriminata"; perchè, per farlo, è necessario esaminare il tema con logica, razionalità e lucidità, "sine ira ac studio", nè pregiudiziali ideologiche (per lo più inavvertite da chi ne è influenzato).
Un saluto :)

baylham

Citazione di: Eutidemo il 06 Settembre 2019, 14:19:17 PM
I ricercatori facevano notare che il numero cui è giunto il programma stesso è solo quello che meglio si attaglia, per così dire, a una logica geografica di divisione della specie; dovuta principalmente ad ovvie ragioni climatiche...ma non a costituzioni genetiche sostanzialmente differenti.

Interpreto che le differenze climatiche hanno originato differenze biologiche tra le popolazioni, di cui il colore della pelle è la più evidente.

Effettivamente la discriminazione tra gli uomini sulla base dell'adattamento genetico a costanti climatiche è assai stupida.

anthonyi

Citazione di: Eutidemo il 16 Settembre 2019, 06:26:30 AM
Ciao Anthony :)
Essere contrari all'"immigrazione indiscriminata", secondo me, non solo non è sintomo di "razzismo", ma neanche di "xenofobia"; è solo un sintomo di intelligenza e di buon senso (sia nell'interesse dei Paesi ospitanti, sia in quello delle persone ospitate).
Semmai può essere un sintomo di "razzismo" o di  "xenofobia",  l'essere contrari all'"immigrazione discriminata".
La cosa difficile, se mi consenti il "calembour", è "discriminare" tra il concetto di "immigrazione indiscriminata" e quello di immigrazione discriminata"; perchè, per farlo, è necessario esaminare il tema con logica, razionalità e lucidità, "sine ira ac studio", nè pregiudiziali ideologiche (per lo più inavvertite da chi ne è influenzato).
Un saluto :)

Ciao Eutidemo, condivido quello che dici, tralasciando comunque il tema immigrazione il problema sta nella strumentalità dell'uso della parola razzista che comporta un annacquamento del suo significato.
Un saluto

Ipazia

Funziona un po' come l'altra faziosità politicamente "corretta" molto gettonata: se sei antisionista sei antisemita.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

No Ipazia, non è la stessa cosa, perché il sionismo è una tesi strumentalmente inventata per alimentare l'antisemitismo, mentre l'immigrazione è un problema reale. Se una persona si dichiara antisionista dimostra comunque di essere fortemente condizionata ideologicamente, diversamente da un antiimmigrazionista che può essere spinto da motivazioni razionali e concrete.
Un saluto.

Ipazia

#25
L'antisionismo non c'entra nulla con l'antisemitismo, visto che anche i palestinesi sono semiti. Semiti che subiscono un apartheid e un'occupazione illegittima da parte di un occupante la cui ideologia etnico-nazionalista a giustificazione di tutto ciò è appunto il sionismo (inventato da Theodor Herzl non da un complotto nazista). L'antisemitismo è su motivazioni razziali, l'antisionismo su motivazioni politiche. Quindi l'analogia con l'accusa faziosa di razzismo a chiunque sia antimmigrazionista (su motivazioni politico-economiche) regge.
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve. Benchè ebraismo e sionismo siano (assieme ai loro anti-) in parte diversi, trovo entrambi spregevoli perchè basati su di un presupposto dottrinale assurdamente razzistico : quello di rappresentare una stirpe che gode del privilegio divino. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

anthonyi

Ipazia, il discorso regge nella misura in cui interpreti il l'antisionismo come contrarietà a certe politiche di Israele. Ma la contrarietà a queste politiche, come minoranza, c'è anche in Israele. L'antisionismo, nella sua versione più forte, è invece contrarietà all'esistenza stessa dello stato di Israele, una contrarietà che è principiata negli anni 30 del secolo scorso per effetto di un lavoro propagandistico fatto appunto dal nazismo sui popoli mediorientali. L'effetto di questo lavoro ha prodotto l'odio e l'aggressività dei paesi limitrofi nei confronti di Israele, e buona parte delle occupazioni scaturiscono dalla reazione di Israele dopo essere stato aggredito.
Un saluto

Ipazia

Citazione di: viator il 16 Settembre 2019, 21:17:49 PMSalve. Benchè ebraismo e sionismo siano (assieme ai loro anti-) in parte diversi, trovo entrambi spregevoli perchè basati su di un presupposto dottrinale assurdamente razzistico : quello di rappresentare una stirpe che gode del privilegio divino. Saluti.

Non da sempre e più da parte sionista (la terra promessa) che palestinese. Il che è facile da comprendere: l'occupante necessita di piú giustificazioni ideologiche dell'occupato. Ma fino all'eliminazione fisica, in entrambi i casi sotto regia sionista, di Rabin e Arafat si poteva sperare di lasciar fuori il razzismo di matrice religiosa dal conflitto. Poi il diluvio conclamato in cui almeno una cosa é certa: occupanti da una parte e occupati/profughi veri, dall'altra. L'antisionismo su questo si basa non sulle "razze" dei contendenti. Certo l'occupazione non aiuta a limitarne lo sviluppo. Ma per chi la subisce, non per chi si limita a denunciarla.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Elia

:)

C'è un terzo tipo di razzista che non sfugge alla mia attenzione, figlio del relativismo e del progressismo, un razzista raffinato, ma molto pericoloso in quanto subdolo e mascherato da buoni principi e che si insinua e mimetizza bene ovunque. Nato in Europa dopo la seconda guerra mondiale e proliferatosi in questi ultimi  decenni grazie al progetto UE e  come risultato della predominanza di una camaleontica sinistra, e della oligarchia neoliberista che viene da lontano. Questo nuovo tipo di razzisti piú che  odiatori sono eleganti e impenitenti  traditori del popolo. Sono contro la tutela dei cittadini autoctoni, contro  l'identità, la cultura e la sovranità del proprio paese verso cui remano sempre contro desiderosi di vederne la distruzione sotto tutti gli aspetti. Sono di fatto complici ed esecutori a vario titolo della realizzazione della crescente povertà, delle disugiaglianze e del degrado sociale forse paragonabile al periodo piú bui del medioevo. Tuttavia solo coloro che stanno ai vertici sono pienamente consapevoli delle loro responsabilità, man mano che si scende di livello possiamo trovare anche personaggi in buona fede ma sicuramente,  a mio avviso,  non pienamente in possesso delle loro facoltà mentali.  Ciò non toglie che si tratta di un razzismo altrettanto pericoloso e devastante quanto quello operato dai nazisti nei confronti del popolo ebraico. 

Poi possiamo approfondire ancora meglio e piú seriamente il discorso sulle cause dei razzismi in generale, e nei vari fenomeni particolari, ci sarebbe tanto da dire per chiarire le idee, ma le radici  sono da individuare nella natura umana e nei suoi bisogni e aspirazioni fondamentali che spesso non vengono presi in considerazione quando si affrontano questi temi ma sono volentieri lasciati in balìa della strumentalizzazione nelle diatribe di parte, politiche, ideologiche o meno.
"L'egemonia di sinistra ha creato un deserto e l'ha chiamato cultura".
(M.V.)

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