Homo homini lupus

Aperto da InVerno, 12 Ottobre 2017, 11:50:22 AM

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InVerno

Citazione di: paul11 il 22 Ottobre 2017, 00:21:09 AM
inverno,
prendila come una considerazione in libertà, ma il capitalismo necessita di una forma democratica repubblicana.
La "cosa"(res) pubblica dentro la forma di una governo popolare è il miglio sistema per far arricchire chi ha il potere, perché lo legalizza.ha semplicemente pacificato il conflitto armando lo Stato in mano dei potenti, poiché anticamente erano gli schiavi ottenuti da guerre vincenti ad essere la "manodopera" da sfruttare.
Ha tolto il nome e il cognome a chi vinceva o perdeva guerre, oggi il potente si nasconde dietro il potere dello Stato: è un anonimo.Ha aumentato la mediocrità del "viso aperto", sublimando il conflitto.
Lo Stato moderno ha costruito il patto sociale dentro la legalità giuridica,e da una parte dice che siamo tutti uguali
davanti alla legge ,salvo perdere l'uguaglianza nello scambio economico : il datore di lavoro non è lo stesso giuridicamente del prestatore d'opera subordinato.
Lo spazzino  è diventato "operatore ecologico": di come il linguaggio camuffa la forma, fingendo che la sostanza sia mutata.
Se un Trump è al governo è grazie al popolo dentro la democrazia e alle regole di cooptazione del partito che fa affiorare un Trump
.
Adatto che il "tirare a campare" è nell'economico prima che nel politico e la scelta dei rappresentanti è data dalla condizione sociale ed economica, la finalità dello scegliere è per il conveniente, non per la saggezza o l'oculatezza del governo.Se la spesa sanitaria di Obama ha necessità di essere finanziata con l'innalzamento delle tasse, ecco il ceto medio in  un periodo di non florida economia con innalzamento in USA del costo sanitario, dirottarsi vero il populista.
La democrazia funzionerebbe se in teoria il popolo avesse sempre più coscienza sociale e conoscenza politica e culturale,in realtà accade il contrario e tanto più le scelte non sono più per identità culturale come le erano le ideologie, ma quando fra i partiti le differenze pratiche non esistono più si sceglie la convenienza economica.
Sono d'accordo sul molti punti e sarebbe interessante sviluppare i punti della legalizzazione e dell'anonimato. Però a mio avviso sbagli l'analisi per il partito repubblicano usa e se vogliamo generalizzare alle altre forze politiche sulla sua scia. Il capitalismo ha un contorno legale, ed è un contorno pressochè nazionale (o almeno è stato) però ci sono due grandezze dove lo stato non riesce ad arrivare con efficacia, quello macroscopico (o internazionale) e quello microscopico (o particolare), e il capitalismo le invade con la sua liquidità (in tutti i sensi) e in maniera sregolata le distrugge. Allora servono nuove forme di argine al profitto sia su scala locale che internazionale, l'inadeguatezza nazionale è su due fronti. Dove ha speso parole Trump? Su questioni squisitamente internazionali (rapporti russia, migrazioni etc) e su questioni squisitamente locali (lavoratori del carbone, piccola criminalità) etc Vince per l'indaguatezza nazionale di essere efficienti fuori dal perimetro legale nazionale, dove il capitalismo va e fa quello che gli pare. Allora quello che dico io è che bisogna trovare forme governative che colmino queste due zone senza caricare tutto il peso sugli stati, essendo che sono evidentemente inadeguati. Purtroppo l'idea di glocalizzazione di Bauman rimane un bel vocabolo senza che nessuno abbia provato a sviluppare una teoria di governo da essa, d'altro canto a che serve, viviamo nella miglior forma di governo possibile!
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

paul11

Inverno,
il primo aspetto su Trump è che lo ha votato il popolo statunitense e ha scelto un personaggio che in campagna presidenziale si è caratterizzato nei modi e nei contenuti da conservatore.
Questo pone dal punto di vista della dottrina politica la qualità del  e/o quantità(visto che chi vince ha più voti)del rapporto fra popolo che sceglie fra la classe dirigente da scegliere e nella democrazia non ha affatto superato la deriva populistica. Significa che in democrazia non è affatto scontato un rigurgito dittatoriale ,tirannico, perché
il voto popolare  è più di pancia che di testa.

Il liberalismo divise il potere assoluto monarchico nei tre: esecutivo, legislativo, giudiziario.
Questa parte contenutistica sulle modalità del governo di colui che ha il potere è basato sulla limitazione di esso.
Il liberismo, che non è il liberalismo, come dottrina economica non vuole limiti e nessun potere politico ha mai cercato di "domarlo" limitandolo se non i regimi comunisti, fascisti e nazisti.

Ergo, la deflagrazione fra il locale e il centrale, fra le periferie del mondo e centri nevralgici del potere è la 
conseguenza anche del capitalismo che segue regole che concernano l'utile di impresa non certo gli uomini che ivi lavoravano che sono strumento o mezzo di produzione, ne consegue che il rapporto politica ed economia, allorché quest'ultimo è predominante non essendo limitata, devasta non solo le periferie ,ma investe la contraddittorietà dei poteri centrali incapaci di gestire l'economia, in quanto gli enormi flussi di capitale migrano più dei volatili.

baylham

Ritorno su alcuni punti per approfondire.

Ritengo che ogni uomo sia in condizioni di anarchia fin dalla nascita. In ogni individuo c'è una frontiera, un limite dove finisce il mondo esterno ed inizia il nucleo interno: ciò che è specifico, individuale, irriducibile di ciascun uomo. Il mondo esterno può agire, influire su questo nucleo individuale, ma la reazione, la risposta sarà sempre individuale, autonoma, indipendente, imprevedibile e viceversa. L'accettazione o il rifiuto del potere, della norma sarà sempre una scelta morale individuale disponibile.
E' una mia convinzione, ma è sostenuta da numerosi riferimenti filosofici: l'autonomia etica di Kant, Alberoni, Bauman, la volontà di potenza di Nietzsche, l'autopoiesi di Maturana-Varela, la cibernetica di Bateson.

In questo senso entrare in relazione con una moltitudine organizzata in uno Stato o una moltitudine disorganizzata non modifica la condizione di fondo, strutturale dell'individuo.

Ritengo che la norma sia positiva, progressista e non negativa, regressista per questi motivi.

Una norma limita, costringe obbliga l'individuo a rispettarla ma nel contempo limita, obbliga, costringe la moltitudine a rispettarla, pone un argine alla sua forza.

Il lavoro di un gruppo di individui per una finalità comune non può che essere organizzato, regolato, disciplinato per essere efficace ed efficiente.

Questi due fattori combinati spiegano il successo del diritto e dello Stato nella storia dell'umanità, la loro diffusione pervasiva.

paul11

Citazione di: baylham il 25 Ottobre 2017, 10:29:23 AM
Ritorno su alcuni punti per approfondire.

Ritengo che ogni uomo sia in condizioni di anarchia fin dalla nascita. In ogni individuo c'è una frontiera, un limite dove finisce il mondo esterno ed inizia il nucleo interno: ciò che è specifico, individuale, irriducibile di ciascun uomo. Il mondo esterno può agire, influire su questo nucleo individuale, ma la reazione, la risposta sarà sempre individuale, autonoma, indipendente, imprevedibile e viceversa. L'accettazione o il rifiuto del potere, della norma sarà sempre una scelta morale individuale disponibile.
E' una mia convinzione, ma è sostenuta da numerosi riferimenti filosofici: l'autonomia etica di Kant, Alberoni, Bauman, la volontà di potenza di Nietzsche, l'autopoiesi di Maturana-Varela, la cibernetica di Bateson.

In questo senso entrare in relazione con una moltitudine organizzata in uno Stato o una moltitudine disorganizzata non modifica la condizione di fondo, strutturale dell'individuo.

Ritengo che la norma sia positiva, progressista e non negativa, regressista per questi motivi.

Una norma limita, costringe obbliga l'individuo a rispettarla ma nel contempo limita, obbliga, costringe la moltitudine a rispettarla, pone un argine alla sua forza.

Il lavoro di un gruppo di individui per una finalità comune non può che essere organizzato, regolato, disciplinato per essere efficace ed efficiente.

Questi due fattori combinati spiegano il successo del diritto e dello Stato nella storia dell'umanità, la loro diffusione pervasiva.
Non capisco bene cosa tu intenda per anarchico, lo stato di natura umana? Se fosse così è la visone ingenua anarchica.

Da sempre il problema dell'organizzazione sociale è il rapporto di ciascun individuo all'interno di una società.
La morale individuale non è detto che corrisponda all'etica della comunità, società ,Stato.

Lo modifica eccome il rapporto individuo/società: da dove mai nascerebbero  i conflitti interni fra gruppi sociali, fra corporazioni, fra ceti ,fra interessi economici, fra ruoli gerarco funzionali, e così via?

Il diritto positivo, nasce dal positivismo filosofico e dai kantiani e si esplica anche con  Kelsen ed uno dei fondamentali dettami è che la legge normifica i comportamenti e quindi cambia il popolo, detto altrimenti il legislatore ha il compito di condurre il popolo alla propria finalità. Significa che l'etica dello Stato è più potente della morale individuale limitandone l'azione e la libertà.

Anche una società anarchica, comunista, fascista, liberale e tutto quello che si vuole potrebbe essere efficace ed efficiente, come d'altra parte una società privata commerciale che segue il profitto: non sono questi i termini della problematica del rapporto fra individuo e società.
  E' quanto una società condiziona e relega condizionandola  la morale individuale  che si esplica nei valori dentro i diritti sociali e individuali di libertà, uguaglianza.Lo Stato ,in una delle sue definizioni, è il pacificatore dei conflitti attraverso il patto sociale e il negoziato e detiene  il monopolio della violenza ,in quanto  obbliga l'individuo con la sanzione della legge a  limitare il suo raggio d'azione, vale adire la propria libera attività .

baylham

Alla lista dei filosofi precedenti aggiungo Kierkegaard con la categoria del singolo oppure il libero arbitrio cristiano (il porgi l'altra guancia, la dimostrazione della superiorità dell'individuo rispetto a qualunque forma di violenza).

Per condizione anarchica non intendo lo stato di natura, di Hobbes o Rousseau. Intendo che l'individuo non è controllabile totalmente dal potere della collettività, è irriducibile, sfugge a qualunque regime politico: questa è la sua condizione anarchica, niente e nessuno può privarlo della sua individualità, del suo nucleo di libertà.

Giustamente il problema fondamentale è il rapporto, la relazione tra l'individuo e la collettività. Problema che appunto non dipende dal modello di organizzazione della collettività (liberale, comunista, anarchica, totalitaria o democratica che sia) storicamente determinato. Una società, collettività anarchica non è meno regolata, organizzata di una società liberale o comunista che sia oppure è un'utopia, come ritengo più probabile. Per discutere dei modelli si passa alla storia e la si analizza. Ci saranno dei motivi per cui lo Stato si è affermato come forma di organizzazione collettiva. Se considero questo motivi soltanto come negativi allora non ci sono speranze per una società pacificata e libera. 
Lo Stato limita l'individuo ma nel contempo limita sé stesso con la norma.

paul11

Citazione di: baylham il 25 Ottobre 2017, 15:54:54 PM
Alla lista dei filosofi precedenti aggiungo Kierkegaard con la categoria del singolo oppure il libero arbitrio cristiano (il porgi l'altra guancia, la dimostrazione della superiorità dell'individuo rispetto a qualunque forma di violenza).

Per condizione anarchica non intendo lo stato di natura, di Hobbes o Rousseau. Intendo che l'individuo non è controllabile totalmente dal potere della collettività, è irriducibile, sfugge a qualunque regime politico: questa è la sua condizione anarchica, niente e nessuno può privarlo della sua individualità, del suo nucleo di libertà.

Giustamente il problema fondamentale è il rapporto, la relazione tra l'individuo e la collettività. Problema che appunto non dipende dal modello di organizzazione della collettività (liberale, comunista, anarchica, totalitaria o democratica che sia) storicamente determinato. Una società, collettività anarchica non è meno regolata, organizzata di una società liberale o comunista che sia oppure è un'utopia, come ritengo più probabile. Per discutere dei modelli si passa alla storia e la si analizza. Ci saranno dei motivi per cui lo Stato si è affermato come forma di organizzazione collettiva. Se considero questo motivi soltanto come negativi allora non ci sono speranze per una società pacificata e libera.
Lo Stato limita l'individuo ma nel contempo limita sé stesso con la norma.
Qui siamo ad un passo avanti........
Sì. l'uomo,(per fortuna....) è irriducibile nella sua libertà: sono d'accordo. Niente  e nessuno possono togliere la sua dignità umana .
E' giusto porsi la domanda del perché una forma organizzata sociale di Stato, quella repubblicana, democratica, liberale, si sia affermata storicamente. Ritengo che vi siano più di un motivo. Il principale motivo lo sintetizzerei come la forma più "elastica" di potere perché riesce ad ammortizzare le differenze sociali, pacificando appunto il conflitto e permettendo una convivenza con una certa continuità.
Ma attenzione alla società "liquida", perché alla fine le promesse, speranze non riescono mai a tradursi nel cambiamento. Questa elasticità attutisce fino a riassorbirne ogni dissapore e in realtà non muta mai.
Forse è la caratteristica conformante conservatrice che alla fine il popolo ha.Per quanto vorrebbe cambiare a parole
alla fine si accomoda e dorme .Una caratteristica dell'homini lupus popolare che i poteri conoscono e "nutrono" mediaticamente.

Jacopus

CitazioneE' giusto porsi la domanda del perché una forma organizzata sociale di Stato, quella repubblicana, democratica, liberale, si sia affermata storicamente. Ritengo che vi siano più di un motivo. Il principale motivo lo sintetizzerei come la forma più "elastica" di potere perché riesce ad ammortizzare le differenze sociali, pacificando appunto il conflitto e permettendo una convivenza con una certa continuità.

DIrei che questa è una possibile spiegazione. E' la stessa che per certi versi propone Norbert Elias, in "Il processo di civilizzazione". Lo stato abbatte il conflitto medievale e la violenza medievale. Infatti nonostante i continui sospiri verso "i bei tempi antichi", nel medioevo era terribilmente facile perdere la vita in modo violento, bastava uno sguardo sbagliato alla persona sbagliata, oppure essere contadino per il feudatario più debole, oppure dire una parola di troppo contro il parroco (nel Medioevo i chierici non disdegnavano di usare la spada o il coltello contro chi li offendeva).
Si viveva in un'epoca emozionale, dove le emozioni e la constatazione che la vita era davvero breve, insieme alla credenza che il paradiso avrebbe posto termine alle sofferenze terrene, creavano le condizioni giuste per un surplus di violenza. Gli studiosi di statistica criminale come Eisner hanno dimostrato che si è passati da un livello di 80-100 omicidi ogni 100.000 abitanti nel 1300 all'attuale 1 ogni 100.000 abitanti (dati relativi all'Europa occidentale). Una diminuzione di cento volte il livello degli omicidi in 700 anni. Incredibile se si pensa a quello che ci propinano i mass-media.

Ebbene il re, con lo stato, da primus inter pares, diviene Leviatano e accentra su di se il potere e la violenza legale. L'omicidio non è più una questione privata che sviluppa la faida, ma un'offesa diretta al re. Questa concentrazione di potere, la creazione di una burocrazia legata allo scopo e lo sviluppo dell'economia capitalistica sono tre fattori che si rafforzano a vicenda e tendono a ridurre il livello di violenza e aggressività dell'uomo.
E' la stessa teoria di Freud, impostata nel Disagio della civiltà, allorquando ritiene che solo la Kultur, cioè la stessa cosa che Elias chiama Zivilisation, possa educare l'uomo e porre dei freni al suo mondo primordiale fatto di emozioni e impulsi (ES). Lo stato moderno e il capitalismo in tutto questo processo hanno una parte importantissima e quindi proporre la loro abolizione è possibile solo nel momento in cui si fosse sicuri che l'umanità abbia raggiunto un livello superiore di controllo dei propri istinti primordiali, altrimenti il rischio di tornare all'homo homini lupus di plautiana memoria è alto.
A tutt'oggi ci sono ben poche persone in grado di autoregolarsi senza far riferimento ad una autorità esterna, sia esso terrena o ultraterrena. Ricordo le discussioni con Duc in altum, che tendeva a considerare Dio e la religione cristiana l'unico baluardo di una condotta morale, poichè se non ci fosse questa forma di dissuasione ognuno potrebbe liberamente comportarsi egoisticamente.
Lo stato ed ogni forma di religione impostata in questo modo potranno essere superati quando si sarà formato un nuovo uomo meno aggressivo di quello attuale, almeno questo è il mio pensiero.
A proposito dell'aneddoto raccontato da Inverno: l'impiegato anarchico rappresenta nel suo piccolo un esempio di superamento della logica statuale-leviatanica: si è fidato! Quando tutti saremmo pronti a fidarci e a donarci agli altri forse non ci sarà bisogno dello stato come detentore della violenza legale.
Resta però senza risposta sul come organizzare le strutture complesse che inevitabilmente dovranno continuare ad esistere. Una fabbrica di automobili non credo che possa essere governata in modo anarchico. Per coerenza chiederei pertanto ai neo-anarchici di non guidare, di non guardare la TV, di non usare cellulari, ospedali, Computer, di non fare viaggi organizzati, non pensare di essere difesi da un esercito, di non comprare i pomodori al mercato e di non mandare i propri figli a scuola e di farsi vendetta da soli nel caso fossero derubati.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

paul11

Citazione di: Jacopus il 25 Ottobre 2017, 21:21:04 PM
CitazioneE' giusto porsi la domanda del perché una forma organizzata sociale di Stato, quella repubblicana, democratica, liberale, si sia affermata storicamente. Ritengo che vi siano più di un motivo. Il principale motivo lo sintetizzerei come la forma più "elastica" di potere perché riesce ad ammortizzare le differenze sociali, pacificando appunto il conflitto e permettendo una convivenza con una certa continuità.

DIrei che questa è una possibile spiegazione. E' la stessa che per certi versi propone Norbert Elias, in "Il processo di civilizzazione". Lo stato abbatte il conflitto medievale e la violenza medievale. Infatti nonostante i continui sospiri verso "i bei tempi antichi", nel medioevo era terribilmente facile perdere la vita in modo violento, bastava uno sguardo sbagliato alla persona sbagliata, oppure essere contadino per il feudatario più debole, oppure dire una parola di troppo contro il parroco (nel Medioevo i chierici non disdegnavano di usare la spada o il coltello contro chi li offendeva).
Si viveva in un'epoca emozionale, dove le emozioni e la constatazione che la vita era davvero breve, insieme alla credenza che il paradiso avrebbe posto termine alle sofferenze terrene, creavano le condizioni giuste per un surplus di violenza. Gli studiosi di statistica criminale come Eisner hanno dimostrato che si è passati da un livello di 80-100 omicidi ogni 100.000 abitanti nel 1300 all'attuale 1 ogni 100.000 abitanti (dati relativi all'Europa occidentale). Una diminuzione di cento volte il livello degli omicidi in 700 anni. Incredibile se si pensa a quello che ci propinano i mass-media.

Ebbene il re, con lo stato, da primus inter pares, diviene Leviatano e accentra su di se il potere e la violenza legale. L'omicidio non è più una questione privata che sviluppa la faida, ma un'offesa diretta al re. Questa concentrazione di potere, la creazione di una burocrazia legata allo scopo e lo sviluppo dell'economia capitalistica sono tre fattori che si rafforzano a vicenda e tendono a ridurre il livello di violenza e aggressività dell'uomo.
E' la stessa teoria di Freud, impostata nel Disagio della civiltà, allorquando ritiene che solo la Kultur, cioè la stessa cosa che Elias chiama Zivilisation, possa educare l'uomo e porre dei freni al suo mondo primordiale fatto di emozioni e impulsi (ES). Lo stato moderno e il capitalismo in tutto questo processo hanno una parte importantissima e quindi proporre la loro abolizione è possibile solo nel momento in cui si fosse sicuri che l'umanità abbia raggiunto un livello superiore di controllo dei propri istinti primordiali, altrimenti il rischio di tornare all'homo homini lupus di plautiana memoria è alto.
A tutt'oggi ci sono ben poche persone in grado di autoregolarsi senza far riferimento ad una autorità esterna, sia esso terrena o ultraterrena. Ricordo le discussioni con Duc in altum, che tendeva a considerare Dio e la religione cristiana l'unico baluardo di una condotta morale, poichè se non ci fosse questa forma di dissuasione ognuno potrebbe liberamente comportarsi egoisticamente.
Lo stato ed ogni forma di religione impostata in questo modo potranno essere superati quando si sarà formato un nuovo uomo meno aggressivo di quello attuale, almeno questo è il mio pensiero.
A proposito dell'aneddoto raccontato da Inverno: l'impiegato anarchico rappresenta nel suo piccolo un esempio di superamento della logica statuale-leviatanica: si è fidato! Quando tutti saremmo pronti a fidarci e a donarci agli altri forse non ci sarà bisogno dello stato come detentore della violenza legale.
Resta però senza risposta sul come organizzare le strutture complesse che inevitabilmente dovranno continuare ad esistere. Una fabbrica di automobili non credo che possa essere governata in modo anarchico. Per coerenza chiederei pertanto ai neo-anarchici di non guidare, di non guardare la TV, di non usare cellulari, ospedali, Computer, di non fare viaggi organizzati, non pensare di essere difesi da un esercito, di non comprare i pomodori al mercato e di non mandare i propri figli a scuola e di farsi vendetta da soli nel caso fossero derubati.



Ottima analisi Jacopus.
E' possibile attraverso l'autogestione, ma in comunità dove vige il controllo sociale, dove le persone si conoscono e i comportamenti sono vigilati l'uno con l'altro, l'organizzazione di una comunità, di una fabbrica, l'ampiezza dello Stato non permette più il rapporto fiduciario, ma quello della delega rappresentativa della democrazia appunto rappresentativa e non diretta. L'autogestione comporta la rotazione dei ruoli funzionali e sociali, ma presuppone un livello culturale e civile ottimale, per questo infatti l'anarchia la ritengo come dissoluzione storica finale dello Stato
quando la legge è dentro di noi e non più fuori di noi".
Ma hai ragione ,ci vuole una coscienza individuale sociale che porta a quella civile, di fiducia e rispetto che nasce da quel nucleo irriducibile a cui faceva riferimento Baylham

Ritornando al problema democratico dello Stato, è proprio il livello interpretativo da parte del potere sul popolo
che costituisce il rapporto poteri istituzionali e popolo. la democrazia non garantisce il merito del "il migliore virtuoso del popolo governa". Questo è il problema anche(ma non solo) della democrazia.
Il potere nelle teoretiche dottrinarie fu interpretato, fra i diversi pensieri, come colui che "doma" l'homo homini lupi.
Qualcosa di vero purtroppo  c'è.Troppi non hanno intenzione di pensare, di avere problemi oltre i propri, per cui preferiscono farsi governare che avere ruoli attivi.questo giustifica il potere , il ruolo sociale del governare .Preferiscono che altri si facciano carico dei propri problemi, piuttosto che cercare di trovare soluzioni, o perché non si sentono in grado, o per pigrizia mentale, e così via.
La grande difficoltà è costruire il "circolo virtuoso" ,vale a dire creare le condizioni ambientali affinché il popolo maturi. Oggi, viviamo il circolo vizioso; la differenza è che nel primo l'individuo tende a dare il meglio di sé, nel secondo dà il peggio di sé e fa emergere l'homo homini lupus.

InVerno

#23
Citazione di: Jacopus il 25 Ottobre 2017, 21:21:04 PMA tutt'oggi ci sono ben poche persone in grado di autoregolarsi senza far riferimento ad una autorità esterna, sia esso terrena o ultraterrena. Ricordo le discussioni con Duc in altum, che tendeva a considerare Dio e la religione cristiana l'unico baluardo di una condotta morale, poichè se non ci fosse questa forma di dissuasione ognuno potrebbe liberamente comportarsi egoisticamente.
Lo stato ed ogni forma di religione impostata in questo modo potranno essere superati quando si sarà formato un nuovo uomo meno aggressivo di quello attuale, almeno questo è il mio pensiero.
A proposito dell'aneddoto raccontato da Inverno: l'impiegato anarchico rappresenta nel suo piccolo un esempio di superamento della logica statuale-leviatanica: si è fidato! Quando tutti saremmo pronti a fidarci e a donarci agli altri forse non ci sarà bisogno dello stato come detentore della violenza legale.
Resta però senza risposta sul come organizzare le strutture complesse che inevitabilmente dovranno continuare ad esistere. Una fabbrica di automobili non credo che possa essere governata in modo anarchico. Per coerenza chiederei pertanto ai neo-anarchici di non guidare, di non guardare la TV, di non usare cellulari, ospedali, Computer, di non fare viaggi organizzati, non pensare di essere difesi da un esercito, di non comprare i pomodori al mercato e di non mandare i propri figli a scuola e di farsi vendetta da soli nel caso fossero derubati.
In realtà gran parte delle persone si autoregola senza far riferimento ad un autorità esterna, perchè quello a cui fa riferimento è interno, la propria credenza nel potere esterno. Penso alle persone regolate esternamente quelle che subiscono una coercizione fisica evidente, come un carcerato, tutti gli altri no lo sono, le loro catene sono interne. Chi davvero obbliga le lunghe fila di ingresso all'entrata delle fabbriche se non una serie di convinzioni (come quella dell'ascensore sociale, o del semplice fatto che vi sarà paga a fine mese - convizione sempre più delusa) non certo manganelli e leggi. Convinzioni certamente fondate in alcuni casi, propagate massivamente, e che in certa parte e in certe forme consideriamo lecite, ma pur sempre convinzioni. Crediamo nel potere, altrimenti esso cessa di esistere, qualsiasi la sua residualità materiale, in questo sono molto d'accordo con Baylham e la sua descrizione dell'anarchia individuale. Ho letto recententemente un articolo di persona handicappata che esclamava "chi ha detto che gli handicappati non possono lavorare? Io dimostro il contrario" buon per lui, peggio per gli handicappati se questa credenza presto prenderà il sopravvento e ci sembrerà assurdo che un disabile stia a casa pagato dagli altri. Come fanno le fabbriche a rinunciare ai disabili e ai mentalmente instabili? Se lo credi davvero, rinuncia al telefono, alla TV etc... Non ci siamo. Anche perchè sei nato in Italia, dove da sempre la realtà produttiva ha più a che fare con relazioni familistiche e intrapersonali che con il leviatano, da sempre ospite scomodo alla festa imbandita per amici e conoscenti. Per più di 70.000 anni non abbiamo avuto bisogno di uno stato perchè non avevamo un granaio, un eccesso conservare difendere.. Oggi l'eccesso, la "crescita" sta diventando una missione utopica destinata a trovare un muro. L'anarchia, qualsiasi cosa essa sia, non credo abbia come obbiettivo il lusso, ma l'equilibrio, dove non servono guardie per conservare l'eccesso.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jacopus

CitazioneIn realtà gran parte delle persone si autoregola senza far riferimento ad un autorità esterna, perchè quello a cui fa riferimento è interno, la propria credenza nel potere esterno. Penso alle persone regolate esternamente quelle che subiscono una coercizione fisica evidente, come un carcerato, tutti gli altri no lo sono, le loro catene sono interne.
Ciao Inverno. Autoregolarsi internamente significa aver introiettato la figura del padre e non poterla più infrangere perché fa parte di te stesso. Le norme, i  limiti e i divieti vengono vissuti come necessari alla riproduzione della vita sociale e quindi accettati e riconosciuti come validi. Autoregolarsi significa non commettere un reato, in questa mia visione, perché se ne disconosce il valore, non perché c'è un sistema penale, perché c'è la polizia che mi arresta o un dio che mi spedisce all'inferno. Non si autoregola chi ha catene interne, ma si adegua e appena il poliziotto "esterno" non guarda, devierà dalla norma non introiettata.
Ovviamente affinchè la norma, il senso del limite, vengano introiettati è necessario che ci sia una forza effettiva e che sia esercitata in modo ragionevole e giusto. In questo modo il potere dello Stato riflette in termini generali quello che fa un padre giusto ma in grado di dare dei limiti ai propri figli (oltre che a sfamarli).
CitazioneHo letto recententemente un articolo di persona handicappata che esclamava "chi ha detto che gli handicappati non possono lavorare? Io dimostro il contrario" buon per lui, peggio per gli handicappati se questa credenza presto prenderà il sopravvento e ci sembrerà assurdo che un disabile stia a casa pagato dagli altri. Come fanno le fabbriche a rinunciare ai disabili e ai mentalmente instabili? Se lo credi davvero, rinuncia al telefono, alla TV etc...
Questo passaggio non mi è chiaro. Se volevi controbattere alla mia provocazione sui neo-anarchici direi che le due situazioni sono piuttosto differenti. Io prevedo semplicemente delle difficoltà a gestire in modo anarchico delle strutture estremamente complesse come le multinazionali, mentre è molto più semplice continuare a garantire delle pensioni di invalidità a chi non può lavorare, come il sistema capitalistico fa più o meno o potrebbe fare anche meglio da più di cento anni.
CitazionePer più di 70.000 anni non abbiamo avuto bisogno di uno stato perchè non avevamo un granaio, un eccesso conservare difendere.. Oggi l'eccesso, la "crescita" sta diventando una missione utopica destinata a trovare un muro. L'anarchia, qualsiasi cosa essa sia, non credo abbia come obbiettivo il lusso, ma l'equilibrio, dove non servono guardie per conservare l'eccesso.
Senza l'eccesso e senza la crescita di cui abbiamo goduto in questi ultimi 5000 anni di storia umana, vivresti ancora in una grotta in preda alle più ancestrali paure per via dei possibili attacchi degli orsi o delle tigri a denti a sciabola. Potresti morire tranquillamente a 15 anni per una infezione da tetano o con il cranio spaccato per via di una guerra con una tribu' rivale. Non sapresti scrivere e comunicheresti con i tuoi simili con mugolii e gesti. Il maschio alfa del tuo gruppo ti obbligherà a non accoppiarti e dovrai così accontentarti di guardarlo mentre si accoppia lui con le femmine del clan.
L'uomo non è originariamente buono e compassionevole e lo sviluppo economico non è una merda generalizzata. Mi spiace. Per quanto critico io possa essere nei confronti del capitalismo (e lo sono), il capitalismo e la borghesia e lo stato moderno hanno molti più meriti nel miglioramento di questo piccolo spicchio di mondo che molte altre istituzioni e strutture sociali del passato e del presente o del passato prossimo.
Mi sembra come spesso mi accade di osservare che non si sia mai in grado di separare il grano dal loglio e invece si butta via il bambino con l'acqua sporca. E' molto semplice dividere il mondo in "buoni" e "cattivi" ma facendo così non lo comprendiamo e ci consoliamo semplicemente.
Che l'individuo sia intimamente depositario di una parte libertaria è ben diverso da inneggiare all'anarchia.
Infine a proposito dell'equilibrio dei consumi. E' possibile che tu abbia ragione su questo punto. L'anarchia potrebbe ristabilire un corretto uso del pianeta senza depauperarlo ma dobbiamo essere consapevoli che in questo nuovo mondo non sarà così semplice trovare l'interferone per curare il nostro fegato malato e neppure farci risarcire da una assicurazione se un fulmine avrà dato fuoco alla nostra casa. Vogliamo davvero tornare indietro ad una mitica e mai esistita "età dell'oro" o vogliamo proseguire il viaggio iniziato qualche migliaio di anni fa con l'invenzione della scrittura e successivamente affinato grazie al pensiero filosofico e al suo spirito critico non sottomesso a pregiudizi?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

Purtroppo è difficile riassumere le proprie opinioni in minuscoli interventi, se hai seguito qualche mio post in passato sai che più e più volte ho criticato ricerche di fantomatiche età dell'oro, luddismo di varia forma, e qualsiasi forma di "si stava meglio quando si stava peggio" e avresti escluso che questo era lo spirito del mio intervento. Sono ancora troppo giovane per questo tipo di teorie, e c'è una teoria che dice siano inevitabili con il passare del tempo per perdita di "elasticità mentale" quindi dammi ancora qualche anno prima che possa anch'io parlare cosi :) Dico solo che lo stato è nato per assolvere precise funzioni nelle comunità, e la gran parte di esse ha a che fare con la conservazione gestione e la creazione del lusso (eccesso\surplus etc). Nessuno nega l'utilità di questo processo socio-economico, e sarebbe difficile dibattere sull'inevitabilità storica di esso, il fatto è che volenti o nolenti il capitalismo si troverà (e già si trova, per questo scrivo cosi) davanti a due barriere che difficilmente riuscirà a superare senza mutare drasticamente a) la finitezza delle risorse confrontata al mito della crescita continua (senza la quale non esiste credito) b) la rarefazione del lavoro e della classe lavoratrice per via della meccanizzazione. E aggiungerei anche c) Le maggiori possibilità di controllo del leviatano sul capitale unite alla cosidetta "teologia dei diritti umani" che si espande giorno per giorno e mette a serio rischio quella rete di schiavitù che sorreggono il capitale. Queste problematiche metteranno e stanno mettendo grossi bastoni tra le ruote al connubbio capitale-democrazia che ha funzionato cosi bene e pare ancora oggi indissolubile, e al mutare del sistema economico dobbiamo aspettarci anche un mutare del sistema amministrativo, che tenga conto delle mutate necessità reali.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

Salve. La vita sociale dell'uomo è regolata dalle seguenti componenti : I miti, i riti, i tabù, i totem ed i feticci. Guarda caso (il caso si chiamerebbe Freud) sono le stesse che regolano la vita sessuale. Guarda ancora caso, le stesse che regolano la vita religiosa. Guarda ancora ancora caso, le stesse che regolano la vita politica.

La democrazia. Mito originato dal nostalgico culto di un sistema di governo adatto per città di qualche migliaio di elettori che si conoscevano tra loro e tra i quali si potevano quindi scegliere candidati noti dei quali si conoscevano sia i comportamenti pubblici che molti di quelli privati ed ai quali si poteva dare una pacca sulla spalla oppure sputare in un occhio quasi tutti i giorni poiché li si incontrava tutti per strada...........

La democrazia. Conoscete il rito delle elezioni ?

La democrazia: Conoscete il tabù che consiste nel non doversi dimenticare di scrivere tale parola nella Costituzione del più barbaro dei paesi ?

La democrazia. Conoscete quel totem nel quale, in occasione delle cerimonie democratiche, tutti introducono una invocazione sotto forma di voto e preferenza, sperando che gli dei del Parlamento ce la mandino buona ?

La democrazia. Conoscete quel feticcio con quattro gambe di legno adorato e tenuto ben stretto dagli Eletti in Parlamento ?

Il popolo crede di sapere ciò che vuole e di conoscere che glielo procurerà.
Anche se sapesse ciò che vuole, una volta ottenutolo si accorgerebbe che ciò che vuole non è ciò che gli serve.
Anche se volesse ciò che veramente gli serve, quelli che dovrebbero darglielo non ascoltano il popolo ma solamente quelli che dovranno garantire la loro futura rielezione.

Il problema è che non si possono servire contemporaneamente la propria ambizione (in mancanza della quale il popolo non conoscerebbe la tua faccia e quindi non potrebbe votarti) ed il bene del popolo.

Ma dobbiamo tirare avanti così, piegandoci ai meccanismi naturali che premiano il più furbo poiché l'alternativa sarebbero l'anarchia e l'utopia, cioè escogitazioni umane ben più disastrose di quelle naturali. Anche se dei correttivi ci sarebbero ma non se ne può parlare qui ed ora. Buonanotte.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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