Governo globale

Aperto da Jacopus, 20 Luglio 2017, 19:40:58 PM

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Jacopus

CitazioneUno stato globale non dovrebbe assomigliare ad una grande nazione, la globalizzazione può essere sostituita dalla glocalizzazione, il rispetto delle culture territoriali non deve inficiare sulla nostra capacità decisionale, uno stato globale non è una grande Italia dove al posto del campanilismo c'è il nazionalismo. E non ci sono canzoni di Lou Reed da imparare, ma la fratellanza dei popoli, idea tanto antica quanto poco frequentata che risiede tuttavia ancora al centro di gran parte delle culture umane ben prima che sovvenisse in maniera cosi imperitura il rischio dell'estinzione della vita sulla terra.
(...)
Trasformarsi in una civiltà planetaria è l'unico modo per assorbire e gestire la responsabilità intrinseca alla tecnica e alla potenza che oggi essa ha raggiunto e le conseguenze che si prospettano in caso avessimo ancora voglia di fare i giocolieri con le granate. Se dobbiamo aspettare di scottarci per capire, se serve un conflitto termonucleare o l'inabissamento della Florida e della val Padana, per me non è un problema, abito lontano da questi posti, ma dovrebbe essere un problema per il nostro orgoglio di esseri umani e per noi occidentali in primis. Il rischio è che la democrazia non sia un sistema sufficientemente efficace per attraversare una serie di istituzioni concentriche, che le elezioni non riescano ad oltrepassare una certa soglia di località e lo stato globale si trasformi in un leviatano. Se cosi fosse dovremmo essere in grado di rimettere in discussione TUTTO, pur di trovare un sistema che funzioni a livello globale. Egualmente alla filosofia la civiltà si è ubriacata dei propri termini, li vede come monoliti inarrivabili e inattacabili, mi sono rotto le palle di sentire che non ci sono soldi per i senzatetto quando a fianco un articolo celebra il budget del nuovo StarWars, che da solo potrebbe risollevare le sorti di un intera regione. Noi decidiamo il valore del denaro, come esso si muove, cosa lo attrae e cosa lo respinge, il fatto stesso che esiste, il vero leviatano. Il conservatorismo spacciato per realismo è il peggior ingrediente di una società, ammanta di ragioni assurde la semplice codardia a difesa dello status quo. L'arrendevolezza che leggo in alcuni post davanti alle "regole del denaro" mette seriamente in discussione la nostra natura di esseri empatici e sociali, la nostra capacità di essere virtuosi.

Parto da questo intervento di Inverno. La tesi è che di fronte al Leviatano "Moneta Globale" occorre contrapporre un potere altrettanto forte, chiamiamolo "Potere Globale". Un potere che possa a livello mondiale "guidare" gli animal spirits del capitalismo finanziario, un pò come pretendeva di fare la Chiesa nei confronti dell'Impero ai tempi di Enrico IV. In linea di principio sono d'accordo, altrimenti la finanza troverà sempre il modo di evitare le proprie responsabilità e cercare il massimo profitto, secondo una modalità ampiamente sperimentata. Ma come Inverno già sottolinea, anche quel potere può trasformarsi in un Leviatano, o meglio in un Beemoth, poiché il Leviatano, almeno per Hobbes, non ha un valore negativo.
Il denaro, attraverso la sua astrattezza e neutralità, ha influito sulla diffusione della libertà di pensiero e di opinione, che non a caso ha preso il sopravvento attraverso l'ascesa della borghesia. La libertà di pensiero in ancien regime era un concetto piuttosto astruso e balordo. Attraverso quella libertà abbiamo superato lo ius primae noctis, la segregazione della donna, il malleus maleficarum, la controriforma ed anche Auschwitz, ultimo rappresentante ibrido e mostruoso del medioevo.
Questo per provare a pensare al denaro anche come influsso benefico nella storia dell'uomo.
Però è anche vero che ora il denaro ha acquisito lo status di "pensiero unico" e tutto sembra derivare dai rapporti di forza monetari. Non a caso abbiamo avuto ed abbiamo esempi di governanti ricchi e famosi, mentre in passato si esercitava una più sana divisione dei ruoli.
Ed ancora mi ritrovo nelle parole di Inverno quando dice che dobbiamo sforzarci a trovare qualcosa di nuovo nei rapporti umani, se la democrazia non serve più a controllare questo strapotere. Ma siamo sicuri che questo modello sia una sorta di Nazioni Unite dotate di potere effettivo? Siamo sicuri che dove siamo tutti uguali, non ci sia qualcuno più uguale degli altri, come la storia ci ha insegnato?
E allora come fare? Come salvare la capra del denaro (ormai diventata una capra demoniaca e mastodontica) e i cavoli della libertà e della dignità dell'uomo, non riducibile a semplice "stucke"?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

paul11

#1
ciao Jacopus e ciao indirettamente a Inverno.

Non ho risposto a Inverno nel topic sull'immigrazione proprio per non andare offtopic. ma quì è possibile.
Allora vado per gradi.
Come avevo scritto, anch'io vedo, non so quando, il trend, il portare le attuali problematiche  e consapevolmente risolvibili SOLO a livello globale, verso appunto un governo mondiale: ma ho il pessimismo della ragione.
Il primo è che storicamente è l'economia che configura l apolitica e persino il diritto inteso come rapporto formale e legalizzato de irapporti sociali non solo economici
Il secondo è il salto di maturità, di qualità (sentire l'esigenza altrui ,non solo la propria) e onestà della carica e dei ruoli sociali (essere più responsabili per sè e per gli altri).
Non penso che le attuali dinamiche, che l'attuale cultura, che gli attuali rapporti economici e politici siano in grado di costruire quell'ambiente favorevole a questo salto, step, di consapevolezza.
Sarà da rimettere in discussione tutto,  e non ne siamo all'altezza. Il mio pessimismo mi porta a pensare che non saremo in condizioni di prevenire gl ieventi, per cui gestiremo a lslito effetti in modo contraddittorio, come appunto l'immigrazione attualmente.
A solo titotoo di esempio  il presidente dell'INPS attuale compare spesso. Il motivo è che il trend dell I'NPS è ormai in fallimento.
Poteva essere gestito meglio:sì, e l'informazione che si dà è ancora ipocrisia.
Perchè tutti i problemi sono  sempre più trattati, argomentati  dagli stessi attori sociali che hanno ile più alte cariche politiche e amministrativi, come consenso politico, come immagine retorica:nulla in maniera razionale, onesta.
Il mondo globalizzato ha insegnato che un problema è sempre più concatenato ad altri,non è risolvibile localmente, il problema "primo" che spesso lo genera viene da tut'altre località. Il problema primo della passività INPS, va ricercata politicamente nel colpo di stato di Monti e Fornero del 2012 accettato da parte del regime"commissariato" europeo. la soluzione presa della riforma pensionistica  garantiva sul breve- medio periodo un forte recupero di denaro, dimenticando ipocritamente una premessa, il concetto economico di investimenti espansivi= lavoro= contributi e tasse= crescita, in uno Stato che non ha potere di moneta e di leva economica (di governo del sistema)  Questo circuito è fallito miseramente e il sottoscritto  è da parecchio che lo sottopone all'attenzione  e io non sono un genio economico o politico o culturale. Significa che come me, parecchi si rendono oramai conto dell'ipocrisia politica, delle tensioni economiche-sociali.
Questo è l'esempio di come tutti i problemi di una potenza occidentale come l'italia sia già da parte sua sottomessa a logiche continentali
Perchè la configurazione globale ha compiuto il salto che la politica non è più in grado di gestire, arranca sugli effetti e conseguenze, non ne è attrezzata in primis culturalmente (manca il circuito virtuoso pensiero culturale-pensiero politico) .

Il problema è ideologico ,alla faccia di chi crede che le ideologie siano morte è infatti ha prodotto questo mondo, teoricamente e praticamente, spazzando via chi gli dava fastidio,chi potesse essere alternativa.
Il massimalismo, divenne pragmatismo e illusione riformistica nei parlamenti  che la politica potesse governare il capitalismo senza più metterne in discussione i fondativi individualistici ed edonistici.
Vorrei allora che Nietzsche e Marx si scontrassero metaforicamente. Perchè da troppo vige l'ipocrita via di mezzo, che la comunità locale non conta, ma conta il governo unico e che possa essere etico, creando mostri come i l"capitalismo del benessere sociale"
come se fra profitto ed esigenze dei dipendenti ci fosse lo stesso fine; anche questo pensiero con il suo tempo ha chiuso i battenti lasciando il vuoto.

mi fermerei quì per ora.

cvc

I soldi non sono tutto....... però tutto gira intorno ai soldi.


C'è un grande scontro culturale nel mondo che aspira a diventare un unico paese. Da una parte ci siamo noi con la nostra cultura incentrata sui diritti del singolo, dove l'ambizione del singolo (capitalista) si ripercuote sul benessere della comunità e dove i diritti del singolo individuo spesso valgono più dei diritti dei molti ( basta vedere la differenza di severità nel condannare i reati verso i privati rispetto a quelli compiuti contro lo stato). Dell'altra parte ci sono i paesi emergenti in cui il singolo è soltanto un numero ed è ben sacrificabile per la prosperità dello stato. Queste mentalità nella globalizzazione si sono anche mescolate dando luce a ibridi come la repubblica popolare capitalista cinese. Oramai gli ideali sono un diversivo per placare le frustrazioni e  le paure momentanee. L'idea è che il mondo andrà avanti finché ci sara un progresso costante della crescita al 2/3% e una soglia del debito al 2% del pil. Sorvolando il fatto che da quando il dollaro si è sganciato dall oro non è più molto chiaro come si dovrebbe valutare la ricchezza. La ricchezza è diventata grosso modo la capacità di garantire il pagamento dei debiti che non verranno mai pagati. Ma sono proprio questi concetti a tenere unito il mondo globalizzato. Perché se da un lato ognuno rimane sulle sue posizioni riguardo ai diritti del singolo contro la supremazia della collettività; su questi punti invece - turbocapitalismo, ingegneria finanziaria, multinazionali - paiono essere tutti pienamente d'accordo. 
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

InVerno

Ringrazio per aver trasformato in un topic un post persino leggermente rancoroso, e per gli interventi fin qui aggiunti, non nego tuttavia con una certa immodestia che si tratti in effetti di un argomento meritoreo di approfondimento. Da parte mia aggiungerò carne al fuoco.

Segnalo il libro "The Great Leveller: Violence and the History of Inequality from the Stone Age to the Twenty-First Century By Walter Scheidel" a qualcuno sarà già venuto in mente la "Livella" di Totò, ma la tesi del libro è ancor più drastica, ovvero che storicamente la disparità di reddito si è risolta solamente attraverso eventi catastrofici, quali rivoluzioni, epidemie, e massacri su grande scala. L'Economist commenta (traduzione a braccio) "Qualcuno potrebbe vedere il collasso della civiltà come un prezzo necessario per la costruzione di un Utopia dalle ceneri, o potrebbe semplicemente voler vedere il mondo bruciare. Individui e piccoli gruppi possono sognare di violenza nucleare o biotecnologica su una scala incocepible nel passato. La ricchezza potrà pure concentrarsi inevitabilmente col passare del tempo, l'abilità di distruggere no" Recentemente è apparso anche un altro articolo dello stesso tenore, non riguardante la sperequazione capitalista ma la questione ecologica. Misurando la quantità di piombo nei ghiacciai artici è stato rinvenuto che essa negli ultimi duemila anni si è drasticamente ridotta solamente ai tempi della peste nera (1350ca) e oggi nonostante indubitabili miglioramenti dovuti alla comprensione della pericolosità del piombo, il livello di esso nell'aria è ancora superiore a quando l'epidemia aveva fermato le attività minerarie. Non mi dilungherò a raccontare come "abbiamo imparato" che il piombo è un elemento devastante per l'ecosistema e gli esseri umani, ovviamente sbattendoci la faccia in barba a decine di studi scientifici già presenti.
Questi due studi ci raccontano una cosa molto particolare, se non fosse ovvia, ovvero che abbiamo la malsana abitudine di tirare la corda finchè non si spezza e poi provare a tirarci in salvo in extremis, una sorta di "paraducatismo" applicato alla società, con un paracadute che spesso non si apre e causa milioni di morti. Il paracadute, il brivido della caduta, è saldamente rappresentato dall'accumulo di capitale, l'azzardo legalizzato a spese degli altri, l'individualismo imperante, la corsa al consumo sfrenato di risorse, Si ricorda altresi che non tutte le situazioni "drammatiche" hanno sempre una "cura", come nel caso teorico per esempio della "trappola di Malthus" o del surriscaldamento globale oltre ad un certo limite. Ad oggi, riparare i danni che possiamo fare grazie alla potenza della tecnica attuale, potrebbe essere un percorso capace di richiedere decenni di sofferenze e la nostra sopravvivenza come specie non è più garantita.
Riguardo alla capacità del meccanismo democratico di funzionare su larga scala, attraverso una serie di elezioni che dal locale arrivino al globale vorrei porre in evidenza una questione contradditoria e provocatoria (sono il primo a non credere negli indici IQ, ma il tema rimane fondamentalmente valido e provocatorio e mette in numeri una questione sensibile).  Questo studio: http://polymatharchives.blogspot.it/2015/01/the-inappropriately-excluded.html racconta un fenomeno estremanente particolare, chiamato "gli inappropriatamente esclusi". Secondo lo stesso, persone con un IQ di 100 riescono a interagire funzionalmente con persone in un range di 30punti IQ (scala Wechsler) ovvero 70-130, oltre a questo limite la capacità di comunicare è seriamente danneggiata. Persone con un IQ di 100 generalmente vedono a una persona con IQ 130 come un "leader naturale" ma non sono capaci di fare lo stesso con persone con un IQ di 160 che in questo modo viene "esclusa" socialmente.  Una persona con IQ 160 (secondo questo studio) è in realtà in grado di comunicare efficacemente con meno del 2% della popolazione, e da un punto di vista  democratico sarebbe impossibile eleggerla, a meno che non venisse eletta da una platea di persone con minimo IQ 130, cosidetta "elezione indiretta". Ovvio e plateale che sommare decine di "elezioni indirette" dal locale al globale non farebbe altro che corroborare quel sistema oggi detto "tecnocrazia" e il populismo destabilizzante di riflesso. Ora il problema della meritocrazia e della democrazia è noto fin dall'antichità, ma davanti a una questione come lo stato globale ritorna, e ritorna alla grande. FORTUNATAMENTE avere un IQ alto (qualsiasi cosa significhi) non significa utilizzarlo tutto, non a caso riusciamo a comunicare anche con i cani e gli uccelli. Tuttavia la sfida di proporre un sistema democratico su scala globale, in grado di "glocalizzare" il mondo è probabilmente la più grande sfida sociale che mai ci abbia toccati da vicino, e non sta scritto da nessuna parte (cosi come per la nostra sopravvivenza) che essa sia garantita e non sia invece oltre ai nostri limiti umani(Teoria del "Grande Filtro")
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

Pregevolissimo intervento quest'ultimo di InVerno. Il problema (o se si preferisce, la soluzione!) sono i meccanismi naturali che non tengono ovviamente conto degli interessi, preferenze, scopi e visioni umane.
Guardiamo alle relazioni genitori-figli: il genitore è il mondo e la natura, il figlio l'uomo.
Il genitore è il vecchio, il potere, il sapere dell'esperienza. Scopo del suo esistere è la produzione del nuovo, cioe del figlio.
Il figlio - come nuovo - è appunto gioventù, ignoranza e quindi noncuranza del vecchio, egoismo naturale, desiderio e volontà di autoaffermazione e di superamento delle proprie origini. Gli manca il potere.
Egli dipende quindi dal genitore sia come origine che come stato del mondo in cui si trova  (creato dal genitore) sia come risorse necessarie alla propria sopravvivenza.

Se il figlio-uomo fosse costantemente consapevole di ciò, il suo agire nel produrre il nuovo assetto del mondo sarebbe assennato e graduale.

Purtroppo il figlio-uomo, come dico sopra, non sa e - almeno in parte - non vuole sapere, preso com'è dal suo "surplus" di energia vitale che deve sfogarsi producendo il nuovo che egli desidera all'interno di una scala temporale che è quello della propria esistenza biologica, cioè anni e decenni.

Tutti i cambiamenti voluti e cercati dal'uomo devono inserirsi all'interno di meccanismi naturali che hanno tempo e solidità ben diversi da quelli che regolano l'esistenza individuale e persino l'intera storia del genere umano.

Ciò tra l'altro fa in modo che anche certe cause e certi effetti che solitamente crediamo generati e modificabili dalla nostra storia o dal nostro arbitrio, in realtà risultino di origine extraumana.

Prendiamo la riproduzione (siamo appunto in tema di rapporto genitori-figli). La riproduzione e - per la nostra specie - il sesso, rappresenta un meraviglioso esempio. La nostra esistenza è governata - a livello essenzialissimo - da due soli impulsi (o categorie di stimoli) : la costrizione e l'esercizio delle facoltà.

La costrizione consiste nel dover soddisfare dei bisogni che ci si presentano spontaneamente e che, se non soddisfatti, provocheranno la nostra morte. Si tratta semplicemente dei bisogni cosiddetti fisiologici.
Una volta adempiuti questi, tutto il resto delle nostre azioni e desideri (cioè le facoltà che potremo esercitare una volta liberi dai bisogni) sarà rivolto al cercare di fare ciò che più ci piace. Cioè alla ricerca del piacere (in termini certo non esclusivamente edonistici).

Bene. Secondo voi la riproduzione ed il sesso fanno parte dei bisogni o delle facoltà ??

Vorrei sentire qualche vostro parere prima di intervenire nuovamente. La risposta che fornirò ad una simile domanda - se da voi condivisa - sarà molto utile per comprendere, ad esempio, significato è perchè dell'esistenza della guerra, del capitalismo etc.

Vi saluto quindi provvisoriamente.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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