Giusta dopamina per tutti

Aperto da daniele75, 17 Novembre 2019, 14:17:13 PM

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anthonyi

Citazione di: viator il 22 Novembre 2019, 23:17:36 PM
Salve Isfrael. Ciò che pensavo del vizio quando lo praticavo (ad esempio il fumo) è rimasto ciò che ne penso ora che ho smesso.

I VIZI SONO QUELLA COSA CHE PORTA ALLA MORTE RIEMPIENDO LA VITA.

Tutti bravi a dire che questo o quello fanno male. Ed hanno pure dimostrabilmente ragione !
Ma gli aspiranti virtuosi non riflettono mai sul fatto che il voler star lontano dai pericoli (per i vizi nocivi o pericolosi), se attuato secondo raziocinio, buonsenso e virtù, porterebbe al eliminare il fumo, l'alcool, gli eccessi alimentari, il sesso non routinario, l'alpinismo, il motociclismo, le immersioni subacquee.............................................

Raziocinio e buonsenso dimostrano che l'unico modo sicuro di sfuggire a rischi e pericoli non necessari è l'inerzia. Ovvero il tapparsi in casa e non uscire mai. Attenti però agli incidenti domestici !.
In sostanza, l'unico modo per non morire consiste secondo me nel rinunciare a vivere !. Come compiango i virtuosi a tutti i costi !. Saluti.

Ciao viator, non condivido, ci sono tanti modi per riempire la vita senza farsi del male, l'amicizia e la musica bella, ad esempio, non fanno alcun male. E poi il chiudersi in casa fa male anch'esso, perché tutti noi abbiamo bisogno di vivere una vita di relazioni e di buone emozioni. Non so poi cosa intendi con "sesso non routinario", la sessualità fa bene se vissuta con emozionalità positiva, anche se con la stessa persona, fa male se questa emozionalità non c'è più, se ti senti vincolato a una certa persona.
Una vita vissuta bene non è una vita inerte, è una vita nella quale ci si muove ponderando le proprie scelte, bere un buon bicchiere, non da soli, per favorire un convivio, non è essere alcolizzati. Sei alcolizzato quando ti rinchiudi in casa e bevi nascostamente per sottrarti al giudizio degli altri.
Anche gli sport cosiddetti pericolosi non sono vizi, sono cose che riempiono la vita senza distruggere la capacità di viverla come fanno Alcolismo, droga, etc.
Un saluto

Gyta

Mamma santa!!! Mi dispiace dissentire ma trovo estremamente superficiale l'impostazione generale sulla questione..
Personalmente invece non solo penso ma sono assolutamente certa, empirica certezza che usando il medesimo esempio di Freedom
seppure con differente intenzione: sconfitto il buio vanifica la necessità di "ricompensa".
Bisognerebbe porsi un differente quesito: quanto è per davvero possibile sconfiggere il buio nelle sue molteplici forme ?
Non esistono "vizi", esistono risposte più o meno intelligenti.. Esistono risposte in stretta relazione al nostro personale bagaglio di esperienze,
l'unico che ci fornisce la capacità di rispondere -a nostro modo perciò come possiamo- a ciò che ci impone una risposta.
Ciò che chiamiamo vizio altro non è che evidentemente la migliore risposta che per ora il nostro cervello considera tale.
Sono le finalità che delineano una risposta anziché un'altra e sempre secondo nostro bagaglio di conoscenza esperienziale
ma le finalità più grossolane vanno pari passo con la coscienza di essere e l'esperienza di essere,
seppure le finalità profonde siano semplici e per tutti identiche, il personale benessere
(e non vuole essere un discorso di stampo individualista ma semplicemente analitico,
tenendo conto che pure ogni atto di amore non è possibile se non riconoscendo sé nell'altro).
Tutto ha una logica, ogni comportamento ha una logica intrinseca, più difficile talvolta è cogliere il filo nascosto
che fa emergere chiaro il significato di quel muoversi.
"Prima di autodiagnosticarti la depressione o la bassa autostima,
assicurati di non essere circondato da idioti"

inquieto68

#17
Questa topic sulle dipendenze, il piacere, i vizi, le passioni, è stata fin qui argomentato quasi esclusivamente in termini di "senso del limite": il piacere ha delle insidie, dei rischi, dunque è auspicabile un'autodisciplina. Ed ognuno sposta più in alto  o  più in basso l'asticella dandosi  il limite che ritiene ragionevole, a seconda delle proprie personali sensibilità.


Credo però che si possa affrontare la questione anche ad un livello più radicale. Intendo l'educazione della propria sensibilità emotiva, la possibilità di emancipazione personale, di sublimazione, verso la scoperta di meta-piaceri più evoluti e profondi L'evoluzione dai meri e istintuali piaceri fisici, all'ascolto e riconoscimento delle emozioni, alla formazione dei sentimenti.
Mi pare che tutto ciò sia in crisi nell'attuale civiltà consumistica e di benessere post-industriale. Attualmente la facilità di accesso al piacere e alla trasgressione ha reso tutto enormemente banale e regressivo. Oggi un giovane mediamente intraprendente può facilmente avere uno stile di vita non molto dissimile da quello che aveva 100 anni fa Gabriele D'annunzio: quello che un tempo era di nicchia, quindi trascurabile rispetto al rischio di decadenza dei costumi collettivi, oggi è generalizzato.
E non spacciamolo per un'evoluzione in senso dionisiaco e di liberazione post-moralista. Il modello di riferimento non è certo il Siddharta di Hermann Hesse, ma piuttosto l'Homer Simpson dei fumetti.

La dopamina è una sostanza chimica del nostro organismo, facilmente attivabile mediante additivi come la cannabis o altro. Il piacere, l'emozione che crea,  è quindi un fenomeno abbastanza elementare non particolarmente evoluto. Anche un topo di laboratorio può essere condizionato e reso dipendente mediante la somministrazione di sostanze psico-attive. Più complessi ed evoluti sono invece i sentimenti. Ad oggi non mi risulta esistano sostanze in grado di far generare l'innamoramento verso una persona, o la nostalgia della propria terra.  Non è quindi questione di "limitare" il piacere, ma di emanciparlo.



Jacopus

Buongiorno Inquieto. Hai molte ragioni da vendere. Il neurotrasmettitore dopamina è un ormone biochimico che si attiva quando proviamo piacere. In alcuni casi come nell'uso di sostanze, nel sesso, nella vittoria nel gioco si attiva di default in quasi tutti noi. Per altre attività è una questione di allenamento. È per questo che si può trarre piacere e conseguente rilascio di dopamina dopo aver ammirato un'opera d'arte o aver avuto una discussione filosofica.
Condivido anche il modello "homer simpson". Questa società, in strati sempre più ampi, irride la lettura, la comprensione, l'approfondimento e cerca la via di un piacere facile e senza alternative.
Il rischio più grande in un tossicodipendente non è la dipendenza in sé (che comunque non bisogna sottovalutare) ma l'assenza di alternative, di altri orizzonti di senso, così che la sostanza diventa l'unico bisogno e l'unico strumento per appagarsi.
Per comprendere quanto sto dicendo uso sempre lo stesso esempio, ma ve ne potrebbero essere altri, forse meno eclatanti. Freud è stato per decenni un cocainomane, ma questo non gli ha impedito di formulare teorie che sono ancora oggi al centro dell'attenzione. Ciò perché accanto a quella dipendenza (consideriamo anche il diverso periodo storico) aveva una curiosità intellettuale che probabilmente lo appagava ancor di più dell'uso di cocaina.


Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

daniele75

I primitivi ricevevano una scossa di dopamina quando prendevano una preda, provavano un senso di appagamento. La dopamina è importantissima per l'evoluzione, ma se non razionalizzando il suo meccanismo d'azione può portare alla distruzione della società stessa. Oggi abbiamo medicinali, droghe e svaghi artificiali per provare piacere immediato, sostituendo gli obiettivi primari che invece saziavano il primitivo. I ricettori della dopamina diventano meno sensibili alla sostanza, quindi si cercano sempre dosi maggiori per provare appagamento. Com l 'alcolista che si beve un litro di vino per provare lo stesso piacere che provava all'inizio con un singolo bicchiere ( vedi la ricompensa della caccia nel passato, vedi oggi la ricompensa Delle slot machine del futuro, il meccanismo è uguale). Questo circuito dopaminergico è senza morale, tende ad andare all' infinito. Ecco perché il progresso non si arresta, perché l'uomo ha bisogno sempre di novità, che diano scosse di dopamina per provare piacere. C'è una parte sana di questo meccanismo e una parte dannosa. Un cervello rettiliano non moralizzato dalla neo corteccia porta all'assuefazione e alla distruzione. Siamo sempre in uno stato di attesa, proiettati nel futuro, progettando come ottenere la prossima dose. Questo meccanismo di ricerca, non ci permette di vivere nel qui e ora. Una vita basata sulla comprensione del meccanismo del nucleo accumbens, del rettiliano e della neocorteccia porta a cercare uno stop alla continua ricerca, portando alla serenità. Ogni cosa deve essere moderata, o non produce più l'effetto desiderato. Quindi il senso di frustrazione è dovuto all'assenza di dopamina, non abbiamo in quel momento un metodo per ottenere una dose. Allora subentrano i pensieri ossessivi, disorganizzati, che saltano dal futuro al passato, ed ecco subito che prendiamo un libro, lo smartphone, accendiamo la tv etc etc. Non siamo abituati a stare con noi stessi, ci turbano i pensieri. Con la comprensione del meccanismo e la meditazione interiore si può diminuire questa influenza primitiva generando in noi serenità. Siamo addictive di dopamina e abitudini. Ho elencato solo la dopamina, ma ci sono altri chimici della felicità. Il neuromarketing conosce questo schema, e con la scienza infierisce in maniera immorale sul nostro cervello primitivo, installandoci dentro bisogni effimeri secondari.

Davide

Citazione di: viator il 22 Novembre 2019, 23:17:36 PM
Salve Isfrael. Ciò che pensavo del vizio quando lo praticavo (ad esempio il fumo) è rimasto ciò che ne penso ora che ho smesso.

I VIZI SONO QUELLA COSA CHE PORTA ALLA MORTE RIEMPIENDO LA VITA.

Tutti bravi a dire che questo o quello fanno male. Ed hanno pure dimostrabilmente ragione !
Ma gli aspiranti virtuosi non riflettono mai sul fatto che il voler star lontano dai pericoli (per i vizi nocivi o pericolosi), se attuato secondo raziocinio, buonsenso e virtù, porterebbe al eliminare il fumo, l'alcool, gli eccessi alimentari, il sesso non routinario, l'alpinismo, il motociclismo, le immersioni subacquee.............................................

Raziocinio e buonsenso dimostrano che l'unico modo sicuro di sfuggire a rischi e pericoli non necessari è l'inerzia. Ovvero il tapparsi in casa e non uscire mai. Attenti però agli incidenti domestici !.
In sostanza, l'unico modo per non morire consiste secondo me nel rinunciare a vivere !. Come compiango i virtuosi a tutti i costi !. Saluti.
Dipende dall'idea che uno ha di "godersi la vita" chi non fuma e non beve vuol dire che ha la fortuna di non essere attratto da cose che lo danneggiano ma cerca in qualcos altro il piacere. Tra l'altro ad esempio il fumare si prova per curiosità, ecc e alla fine ti prende e se chiedi a qualunque fumatore ti dirà che vorrebbe smettere quindi... Non penso siano vizi che riempiono la vita come dici tu. Riguardo invece le droghe come dice Daniele chi riesce a uscire è chiaro che non smette di pensarci per tutta la vita. Qualche volta ci penserà a quelle belle sensazioni ma farà la scelta di non ricaderci ma credere che un ex tossico non ci pensi mai più e sia come chi non ha mai provato è sbagliato.

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