Fede nell'Impossibile

Aperto da ricercatore, 23 Agosto 2021, 14:04:15 PM

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ricercatore

@Ipazia @anthonyi
guardando le nostre vite personali, non possiamo dire di essere "figli" delle storie che abbiamo ascoltato durante la nostra crescita?
se avessimo ascoltato altre storie, altre fiabe, altri racconti, altre narrazioni, saremmo persone totalmente diverse.
secondo me pertanto, la cultura conservata nei libri condiziona moltissimo lo spirito dei popoli.
soprattutto i libri sacri: penetrano talmente tanto nel profondo (grazie al loro linguaggio più "mitologico", vicino al "sogno") che sono in grado di formarci, di guidarci e di plasmare il nostro carattere.
e lo fanno anche tutti i libri che leggiamo da adulti: se questo vale per noi singoli, vale anche per la nostra comunità e la nostra civiltà.
le storie non sono "solo storie", sono fondamentali: ecco perché C.S.Lewis disse "Un giorno sarai grande abbastanza da ricominciare a leggere le favole"

faccio un esempio, non religioso.
noto che la Disney negli ultimi anni, ha fatto uscire dei film dove la donna è molto forte (Frozen, Raya, Rapunzel)
è scomparso il principe azzurro che viene a salvarla quando è in difficoltà, come accadeva in Biancaneve, Cenerentola e La Bella Addormentata nel Bosco; addirittura il principe è spesso un mezzo idiota o, come in Frozen, addirittura il cattivo.
la donna si salva da sola, è forte, coraggiosa ed intraprendente.
sono certo che le bambine di oggi, saranno domani delle donne molto più forti, grazie a queste storie.

bobmax

@Ricercatore

L'eccezionale sviluppo della razionalità nell'uomo, probabilmente dovuto alle mani prensili con il pollice opponibile e le corde vocali, ha comportato la nostra uscita dalla inconsapevolezza animale, ma ha avuto pure il suo rovescio della medaglia.

Questo rovescio è il nichilismo, ossia il convincimento che nulla ha in definitiva valore.

Perché la razionalità si fonda su due  "verità" date per assolute:

1) La realtà è molteplice e abita il presente.
2) Questa realtà è soggetta al divenire.

Questa divisione, sia spaziale sia temporale, permette alla razionalità
di operare.
Tuttavia è pure all'origine del nichilismo.

La Genesi descrive magistralmente l'avvento della razionalità e del suo effetto su l'uomo: l'uscita dal paradiso terrestre della inconsapevolezza.

È sufficiente intendere la voce di Dio come l'interiorità dell'uomo e tutto torna.

Con lo sviluppo della razionalità si accresce specularmente il nichilismo.

Ma sempre nella Bibbia vi è pure la risposta al nichilismo.
Nell'Esodo quando Dio si presenta: "Io sono colui che sono!"

L'Uno è il superamento del nichilismo.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Certo che l'imprinting culturale è fondamentale nella formazione umana. "Datemi un bambino nei primi sette anni di vita e io vi mostrerò l'uomo" è il motto gesuita che pare risalga al fondatore Ignazio di Loyola. Nelle madrasse islamiche funziona nello stesso modo.

Al contrario dell'indottrinamento, le radici culturali elleniche insegnano la dialettica, la libertà di pensiero nella libera tenzone dove conta solo la logica, non l'autorità.  Radici a cui è sempre bene tornare, soprattutto in un'epoca come l'attuale così sovrabbondante di vitelli d'oro e fideismi volgari. Nichilismo? Magari ! EEG piatto, piuttosto.

Ben laminato dalle madrasse e seminari della modernità globalmente interallacciata, dove le favole durano il tempo di un talk show.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Ciao ricercatore, da un punto di vista individuale certamente I libri contano per costruire la personalità ma


(e qui rispondo anche a ipazia)


Se tu consideri una civiltà nel suo sviluppo nel tempo, la presenza costante di contenuti culturali nei libri non può spiegare il mutamento, se quei libri sono sempre gli stessi.
Nel topic si parla dello sviluppo della modernità nella civiltà occidentale e questa potrebbe essere spiegata da nuovi contenuti immessi nel XV sec, non da contenuti già conosciuti da secoli.
Per questo Aristotele è la scolastica non hanno senso come elementi esplicativi.
Io infatti avevo assunto, quando ipazia ha parlato dei classici, che si riferisse agli effetti della conquista di Oviedo, che certamente ci sono stati, ma non possono spiegare il mutamento sociale.
Gli intellettuali hanno spesso una visione organica della societa, della quale reputano di essere la parte pensante, e non si rendono conto che tutti gli uomini pensano, elaborano una visione del mondo, e se questa visione del mondo muta, come è successo con la rivoluzione della modernità, è perché questa visione del mondo è mutata in tutti gli uomini, lasciando agli intellettuali il compito di descrivere, al limite di anticipare, il mutamento, mai di determinarlo.


Ipazia

La modernità ha ripristinato la continuità con la civiltà classica dopo un blackout quasi millenario denominato medioevo. La dimostrazione è nella vicinanza intellettuale che noi contemporanei proviamo per i ragionamenti dei filosofi classici rispetto alle questioni teologiche cristiane e musulmane che hanno dominato il pensiero medioevale.

Non è che la razionalità ellenica si fosse del tutto estinta, ma era appannaggio di infime numericamente, e catacombali socialmente, personalità non obnubilate dalla dogmatica fideista. Il logos era operante ad un rallentatore prossimo all'immobilità, da cui ci si è risollevati grazie al sangue, sudore e lacrime di autentici martiri, non del libero pensiero, ma della libertà di pensare.

Facoltà che in ambito classico, escludendo la vicenda di Socrate più politica che ideologica, non era mai stata messa in discussione.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

E' un luogo comune, ipazia, pensare che il medioevo rappresenti un tempo di assenza della libertà di pensare.
In realtà il periodo nel quale di più il libero pensiero, e le libertà politiche sono sottoposte a oppressione é quello successivo, quando proprio l'affermazione di una nuova visione del mondo induce una reazione nell'ancien regime, sia religioso che monarchico.
Ma si tratta appunto di una nuova visione del mondo, di un'evoluzione sociale che forse intellettualmente è stata relazionata al pensiero classico, ma senza il sostegno di argomenti che non siano le convinzioni di altri intellettuali.
Un discorso filosofico e non un'analisi dello sviluppo della società.

Ipazia

#36
Citazione di: anthonyi il 27 Agosto 2021, 09:13:26 AM
E' un luogo comune, ipazia, pensare che il medioevo rappresenti un tempo di assenza della libertà di pensare.
In realtà il periodo nel quale di più il libero pensiero, e le libertà politiche sono sottoposte a oppressione é quello successivo, quando proprio l'affermazione di una nuova visione del mondo induce una reazione nell'ancien regime, sia religioso che monarchico.
Ma si tratta appunto di una nuova visione del mondo, di un'evoluzione sociale che forse intellettualmente è stata relazionata al pensiero classico, ma senza il sostegno di argomenti che non siano le convinzioni di altri intellettuali.
Un discorso filosofico e non un'analisi dello sviluppo della società.

E' possibile che la riflessione scientifica e filosofica dell'antichità elleno-ellenistica fosse troppo avanti rispetto alle condizioni materiali e culturali dell'epoca, ma di certo l'evoluzione umana ha tratto poco giovamento dall'ibernazione millenaria di quel patrimonio da parte di una concezione dogmatica teologico-provvidenzialistica della realtà dovuta al concomitante dominio cristiano e musulmano su questa parte del mondo. Mitologie che affliggono anche la modernità sotto forma di Scienza, laddove la fede nell'impossibile mostra il suo aspetto più fallace e infantile.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

ricercatore

@bobmax
grazie per avermi spiegato il tuo pensiero: credo anche io che il racconto della Genesi parli del nostro "risveglio" e del profondo disagio in cui questo risveglio ci ha gettato.
la parola "nichilismo" l'avevo associata più a un qualcosa di successivo nella nostra storia, ma effettivamente fa parte di quel senso di smarrimento, confusione e ansietà che l'auto-consapevolezza ha comportato.

credo che uno degli obiettivi nella nostra vita personale sia guardare in faccia questo disagio: per farlo però, serve una forza interiore incredibile.
è più semplice "stordirsi" (con droghe più o meno legali, più o meno leggere) o sottomettersi a qualche "padrone" (Dio, Patria, Ideale, Causa) così da evitare il problema.

c'è però quella "vocina", nascosta in fondo allo stordimento o alla sottomissione, che non si riesce a zittire.
quella vocina è un appello.
quei pochi coraggiosi che la seguono, dovranno perdersi nella Selva Oscura e affrontare la visione di tutti i gironi dell'Inferno.
ma solo così potranno risalire e raggiungere la vetta del Paradiso.

"Io sono colui che sono" è forse l'invito a "essere", a prendere su di sé la propria Croce e percorrere tutto il viaggio.

viator

Salve bobmax e ricercatore : citandovi : "Ma sempre nella Bibbia vi è pure la risposta al nichilismo.
Nell'Esodo quando Dio si presenta: "Io sono colui che sono!".

Ma "io sono colui........." non è forse un'espressione personalistica ? Dio sarebbe quindi una persona, con tutte od alcune delle miserabili limitazioni umane che ciò comporta ?.


Non sarebbe più appropriato considerare Dio un Ente od una Entità, trasformando la sua autoproclamazione in "Io sono ciò che è"........??. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

ricercatore

@ipazia
credo che nella vita di una persona siano necessari entrambi gli aspetti.

quando si è bambini serve l'aspetto "dogmatico", il Dio del Vecchio Testamento: il bambino molto piccolo ha bisogno di "etichette" chiare (bene-male, buono-cattivo,...), confini definiti, stabili e sicuri dove svilupparsi e crescere.
questo processo è l'ISTRUZIONE, far entrare il bambino all'interno della Civilità, guidandolo per mano e "sopprimendo" (con moderazione) i suoi istinti più animaleschi.

quando si entra nella fase più adulta, in adolescenza, serve cambiare approccio, andare sull'approccio "ellenico", oltre i confini dei Dogmi, io direi anche il Dio del Nuovo Testamento (inteso senza riferimenti al Cattolicesimo).
serve trasmettere l'idea che la persona deve scoprire cosa c'è dentro di lui. il suo pensiero critico si deve sviluppare, deve capire che l'obiettivo della sua vita non è obbedire alle regole ma dare alla luce sé stesso.
questo processo è l'EDUCAZIONE, nel senso di "tirare fuori".

il mondo "vero" non ha bisogno di individui che ubbidiscono o si sottomettono a qualcosa, ma di individui vivi, generativi, fecondi.
il mondo "falso" ha bisogno dell'esatto contrario.

Phil

Citazione di: ricercatore il 30 Agosto 2021, 12:45:37 PM
quando si è bambini serve l'aspetto "dogmatico" [...]
questo processo è l'ISTRUZIONE, far entrare il bambino all'interno della Civilità, guidandolo per mano e "sopprimendo" (con moderazione) i suoi istinti più animaleschi.

quando si entra nella fase più adulta, in adolescenza, serve cambiare approccio, andare sull'approccio "ellenico", oltre i confini dei Dogmi [...] serve trasmettere l'idea che la persona deve scoprire cosa c'è dentro di lui. il suo pensiero critico si deve sviluppare [...] questo processo è l'EDUCAZIONE, nel senso di "tirare fuori".

il mondo "vero" non ha bisogno di individui che ubbidiscono o si sottomettono a qualcosa, ma di individui vivi, generativi, fecondi.
Se ci fosse poi una terza fase, quella della maturità adulta, in cui serve uno sguardo trasversale e tendenzialmente imparziale che contestualizza, socialmente e storicamente, il senso del proprio agire e le "verità" del proprio mondo, fase caratterizzata dalla riflessione (dopo istruzione ed educazione)?

Ipazia

Vedo che ha già risposto, "portando avanti il discorso"', phil, e non posso che sottoscrivere. Retrocedendo alla prima fase credo che l'unica maieutica valida sia quella che insegna lo spirito critico. Altrimenti alla fase 3 di phil mica ci si arriva.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: ricercatore il 30 Agosto 2021, 12:25:20 PM
"Io sono colui che sono" è forse l'invito a "essere", a prendere su di sé la propria Croce e percorrere tutto il viaggio.

Sì, può essere inteso come un invito a "essere".

Tuttavia sono convinto che dica ben di più.
Cioè che vada oltre l'invito.

E' la risposta ad ogni male, ad ogni sofferenza, ad ogni ingiustizia.
E' l'Etica che trova la sua pace.

E' la conclusione dell'eterna lotta tra essere e non essere.

"Io sono colui che sono!"

E' ciò che è. Diceva Plotino.

Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

#43
@ Bobmax.
Mi piace la tua descrizione di nichilismo, semplice e comprensibile.
Tuttavia , se astraiamo la funzionalità di una definizione in generale, ciò che ci rimane in mano è sempre una definizione sempre troppo semplicistica.
Il problema sta nel fatto che ponendo fede nelle nostre definizioni, non avendo piena coscienza dei contesti funzionali che le hanno generate , trascendendole quindi, andiamo a costruire castelli in aria all'interno dei quali il nostro pensiero entra  in un loop infinito.
È semplicistico credere che vi sia un after coscienza è un before coscienza.
Ancor più fuorviante attribuire queste due fasi nettamente distinte all'uomo.
Credo quindi che sarebbe sano esercizio filosofico ribaltare le nostre definizioni per vedere l'effetto che fa'.
Verificare se in tal modo certi misteri svaniscano come neve al sole, trovando lampante spiegazione.
È cio' che succede, io credo, se attribuiamo la coscienza, seppur variamente distribuita fra le diverse specie, agli esseri viventi in genere.
Cioè come una delle caratteristiche che distingue la vita dalla materia.
Le nostre azioni non sono mai completamente conscie o completamente inconscie , anche se ci piace semplicisticamente cos' semplificare per amor di classificazione razionale.
L'unità della realtà, non saranno certo le nostre semplicistiche definizioni , funzionali al nostro rapporto con essa , a spezzarla.
Ciò detto, io credo che si possa riguardare il nichilismo sotto nuova luce.
Viviamo continue fasi individuali nichilistiche  alternate a fasi non nichilistiche, in base a quanta coscienza usiamo, che poi tendiamo a generalizzare impropriamente estendendole all'intero genere umano.
Ma è paradossale affermare che l'umanità stia attraversando una fase nichilistica visto che essa non possiede una coscienza.
Ciò succede perché impropriamente ci si riferisce a volte all'uomo intendendo l'umanità.
Un altro esempio di definizione semplicistica, come lo sono inevitabilmente tutte le definizioni, è quella del " libero arbitrio si o libero arbitrio no"entrando anche qui in un loop infinito del nostro pensiero.
Il libero arbitrio riguarda l'individuo, ed è credo ciao che  meglio lo definisce dandogli un senso, ma i suoi effetti acquistano significato se riferiti all'insieme degli individui.
Eppure l'insieme degli individui non possiede alcun libero arbitrio.
Si dice che il libero dia potere all'uomo, ma il vero potere lo possiede l'umanità, che invece non ha alcun libero arbitrio.
Se le nostre definizioni hanno dei limiti dovremmo anche limitarne l'uso evitando di trarne indebite conseguenze ponendovi cieca fede.
Ma il guaio è che esse funzionano solo se quella fede vi poniamo.
Come si risolve allora questo problema ?
Considerando che siamo tanto capaci di porre fede quanto di toglierla.
Per come la vedo io questo esercizio è la filosofia.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

Consideriamo ora quali siano le conseguenze indesiderate di un continuo porre e togliere fede, come io ho definito la filosofia.
Società durature meglio si costruiscono su fedi definitive.
Società fondate sulla filosofia, sempre per come io l'ho definita, sono ancora di la' da venire.
Ma, ponendo fede nell'impossibile, allora....
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''