Fede nell'Impossibile

Aperto da ricercatore, 23 Agosto 2021, 14:04:15 PM

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ricercatore

Sto leggendo in questo periodo un libro di E.Fromm (Fuga dalla libertà) e sono stato colpito da un aspetto a cui non avevo mai pensato.

Questo il passo:
"...Non ci rendiamo sufficientemente conto che, pur trattandosi di una vittoria contro quei poteri della Chiesa e dello Stato che non consentivano all'uomo di praticare il culto che gli dettava la sua coscienza, l'individuo dei tempi moderni ha perduto in gran misura la capacità interiore di aver fede in qualcosa che non sia dimostrabile per mezzo dei metodi delle scienze naturali."

La credenza in qualcosa di più grande, in Dio, negli anni passati ha condotto l'uomo a realizzare qualcosa di incredibile.
Credere che l'impossibile fosse possibile è stata un'attitudine mentale e psicologica che ha consentito all'uomo di progredire e di evolvere efficacemente.
Anche la stessa Scienza, probabilmente, è figlia di questa attitudine (a parte l'apparente diatriba tra Fede e Ragione).
Anche l'Ateo moderno, inevitabilmente, è figlio di una cultura che ha plasmato la sua mente a credere che domani può essere meglio di oggi.

Secondo voi, con la caduta degli dèi (che sembra proseguire di anno in anno), rischia un giorno di venir meno anche questa capacità interiore?
Rischia di venir meno la curiosità e il coraggio dell'esplorare l'impossibile?
Lo spirito dello Scienziato rischia di affievolirsi?
Quali potrebbero essere le conseguenze per l'Uomo e per la sua crescita?

bobmax

Non penso sia stata la credenza in un "qualcosa di più grande" a far sviluppare la scienza.
La scienza si è sviluppata eccezionalmente invece proprio con l'abbandono di questa credenza.

È la caduta degli dei che ha permesso l'incredibile avventura della scienza moderna.

Ma non perché con la caduta è venuta meno la fede... tutt'altro!

È svanita una superstizione, la falsa credenza in un Dio ente. Ma in questo modo si è potuta esprimere al meglio l'autentica fede, che fede nella Verità.

La scienza moderna è infatti fondata da un lato sulla rinuncia al possesso della Verità. E perciò alla pretesa che Vero sia qualcosa.

Mentre dall'altro necessita dello slancio di fede nella Verità!
Verità che appare come nulla, ma in cui ogni scienziato, degno di questo nome, deve necessariamente aver fede.

Mantenere viva questa fede è impegnativo. Perché a nessun "qualcosa", a nessuna certezza, mi posso aggrappare.
Posso contare solo su di me.
Sulla mia fede nella Verità.

Di modo che forte è il rischio di cadere nella spirale nichilistica.
Ma il nichilismo... era già presente nelle religioni, ne è sempre stato l'oscuro fondamento.

Riuscirà l'uomo a superare la prova?
Ai posteri la risposta...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

ricercatore

@bobmax
nell'idea che mi ero fatto, alcune grandi scoperte della Scienza sono state guidate da uno spirito "folle" che ha spinto lo Scienziato a credere che c'era qualcosa di possibile nell'impossibile, a vedere qualcosa di concreto dove altri invece non vedevano nulla.
questa attitudine alla ricerca e all'esplorazione dell'ignoto, la vedevo simile allo spirito che anima il Mistico, l'Uomo che cerca Dio (non l'Uomo "superstizioso" che utilizza Dio proprio per zittire i suoi dubbi)
chiaramente poi lo Scienziato deve raccogliere quella follia e con razionalità deve riportarla sui binari del metodo scientifico

quindi, nonostante l'apparente contrasto tra Scienza e Fede, in realtà le vedo più alleate che rivali

anthonyi

Ciao bobmax, non so se lo sai ma Galileo Galilei era anche un teologo.
E poi Cristoforo  Colombo, il vero padre della modernità, dotato di una grande fede che dimostra materialmente che l'avventura verso l'ignoto costruisce opportunità imprevedibili e straordinarie.
Io piuttosto invertirei la tua relazione causale, é la scienza, o meglio la conoscenza, che ha fatto cadere gli dei, e questo è vero fin dall'inizio, da quando messere Colombo fece una scoperta eretica, perché contraddiceva la verità biblica che diceva che c'erano tre continenti e tre razze umane, che oltretutto si incasellavano con l'idea trinitaria.

bobmax

Citazione di: ricercatore il 23 Agosto 2021, 17:45:37 PM
@bobmax
nell'idea che mi ero fatto, alcune grandi scoperte della Scienza sono state guidate da uno spirito "folle" che ha spinto lo Scienziato a credere che c'era qualcosa di possibile nell'impossibile, a vedere qualcosa di concreto dove altri invece non vedevano nulla.
questa attitudine alla ricerca e all'esplorazione dell'ignoto, la vedevo simile allo spirito che anima il Mistico, l'Uomo che cerca Dio (non l'Uomo "superstizioso" che utilizza Dio proprio per zittire i suoi dubbi)
chiaramente poi lo Scienziato deve raccogliere quella follia e con razionalità deve riportarla sui binari del metodo scientifico

quindi, nonostante l'apparente contrasto tra Scienza e Fede, in realtà le vedo più alleate che rivali

Ma non vi è nessun contrasto tra scienza e fede!

Come ho scritto, la fede è indispensabile per la scienza.

Senza fede non vi è scienza.

Fede nel Nulla.
Che è l'unica autentica fede.
Ogni altra... cioè il credere in qualcosa, è solo superstizione.

Dio non esiste, Dio è!
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

ricercatore

@bobmax ora mi è più chiaro il tuo pensiero, grazie per la precisazione


mi resta comunque il dubbio originale: quando anche l'ultimo Dio cadrà, resisterà ancora nella mente degli Uomini quella Fede in qualcosa di impossibile?
oppure l'uomo sarà intrappolato nella "gabbia del solo possibile" perché non crederà più che ci sia qualcosa oltre le Colonne d'Ercole?
perderemo questa capacità?

bobmax

Citazione di: anthonyi il 23 Agosto 2021, 18:18:02 PM
Ciao bobmax, non so se lo sai ma Galileo Galilei era anche un teologo.
E poi Cristoforo  Colombo, il vero padre della modernità, dotato di una grande fede che dimostra materialmente che l'avventura verso l'ignoto costruisce opportunità imprevedibili e straordinarie.
Io piuttosto invertirei la tua relazione causale, é la scienza, o meglio la conoscenza, che ha fatto cadere gli dei, e questo è vero fin dall'inizio, da quando messere Colombo fece una scoperta eretica, perché contraddiceva la verità biblica che diceva che c'erano tre continenti e tre razze umane, che oltretutto si incasellavano con l'idea trinitaria.
Sì, concordo.

Direi che è stata la fede nella Verità, che anima la scienza, alla fine a prevalere.
E così gli dei hanno incominciato a scricchiolare.

Ma questa fede vi è sempre stata. Scaturisce da ciò che siamo.
È fede in ciò che siamo.
Che altro potremmo essere se non Verità?
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

Citazione di: ricercatore il 23 Agosto 2021, 19:54:59 PM
@bobmax ora mi è più chiaro il tuo pensiero, grazie per la precisazione


mi resta comunque il dubbio originale: quando anche l'ultimo Dio cadrà, resisterà ancora nella mente degli Uomini quella Fede in qualcosa di impossibile?
oppure l'uomo sarà intrappolato nella "gabbia del solo possibile" perché non crederà più che ci sia qualcosa oltre le Colonne d'Ercole?
perderemo questa capacità?

L'ultimo Dio sempre cade e ogni volta risorge.

Cade inevitabilmente, perché Dio è insostenibile.

In quanto Essere = Nulla

Sembra di coglierlo, ma non essendo "cosa" si rivela essere nulla.
E allora difficile è non cadere nell'autentico ateismo, l'ateismo mistico. Per il quale il Bene non è!

Questo è il vero ateismo, non quello che nega l'ente Dio, che non è che un gioco di bimbi inconsapevoli.

L'ateismo mistico è la notte oscura di chi non ha neppure l'inferno in cui stare.

Ma il figlio unigenito non può che risollevarsi e riprendere la strada che porta al Padre.
Perché il Padre e il figlio sono Uno.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

ricercatore

@bobmax questi tuoi pensieri sono meravigliosi.
non sempre riesco a cogliere pienamente il senso, ma ne rimango profondamente affascinato.

bobmax

@Ricercatore
Ne sono lieto, è questa la ragione del mio scrivere.

L'esistenza è comunicazione.
Ricerca di noi stessi.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Stavolta ero quasi d'accordo con Bobmax. Ma mi avvedo che anche nella fede nel Nulla tutti i salmi finiscono in gloria.

L'ateismo radicale non sostituisce un idolo con l'altro, Dio con la Scienza. Se in qualche luogo ci fosse una salvezza, almeno dell'anima, solo quell'ateismo radicale ci potrebbe salvare.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#11
Ciao Ricercatore.
Credo che il concetto di impossibilità sia più ricco e complesso di una frontiera ultima da superare, che è il senso in cui mi pare tu lo usi.
Non concordo con E. Fromm, sia perché la scienza non dimostra nulla, sia perché la capacità di credere è a fondamento dell'uomo, e quindi anche della sua scienza.
Diciamo che tendiamo a vedere discontinuità dove non ve ne sono, e su queste la metafisica costruisce i suoi castelli in aria .
In effetti il concetto di impossibilità mi sembra si fondi su quello di verità.
Ad esempio è impossibile che due elettroni di pari spin stiano sulla stessa orbita atomica, ma questo è vero solo se si considera vera la relativa teoria fisica.
Le impossibilità vengono a seguito di una verità e non vivono quindi di vita propria.
Sono i confini che marcano le verità.
Sono le colonne d'Ercole che limitano le verità, non superabili, pena il crollo di quelle verità.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

ricercatore

@iano: si, probabilmente ho usato "impossibilità" in maniera impropria.

se non interpreto male il tuo pensiero, in sostanza il "credere" è una funzionalità innata del nostro cervello che non dipende dalla Cultura (in questa parola ci metto anche le credenze religiose e filosofiche) nella quale siamo cresciuti
il nostro cervello ricerca continuamente connessioni, tenta di individuare caUSalità nella caSUalità e questo è alla base di ogni credenza.

tuttavia mi rimane un dubbio.
l'Occidente, fondamentalmente cristiano, è stato la culla della Scienza: le maggiori scoperte sono state fatte da uomini e donne appartenenti a questa fetta di mondo.
l'Oriente, che filosoficamente invita a stare nel presente (nel qui ed ora) e non guarda al futuro (addirittura sembra che i Cinesi non abbiano nella loro grammatica il concetto di futuro lontano, ma solo di futuro prossimo e che quindi non siano buoni risparmiatori per questo motivo), è stato teatro di un numero inferiore di scoperte scientifiche.
è anche questo un caso (nel quale cerco inutilmente una spiegazione)? oppure è un'osservazione sensata?

iano

#13
Citazione di: ricercatore il 24 Agosto 2021, 11:39:42 AM
@iano: si, probabilmente ho usato "impossibilità" in maniera impropria.

se non interpreto male il tuo pensiero, in sostanza il "credere" è una funzionalità innata del nostro cervello che non dipende dalla Cultura (in questa parola ci metto anche le credenze religiose e filosofiche) nella quale siamo cresciuti
il nostro cervello ricerca continuamente connessioni, tenta di individuare caUSalità nella caSUalità e questo è alla base di ogni credenza.

tuttavia mi rimane un dubbio.
l'Occidente, fondamentalmente cristiano, è stato la culla della Scienza: le maggiori scoperte sono state fatte da uomini e donne appartenenti a questa fetta di mondo.
l'Oriente, che filosoficamente invita a stare nel presente (nel qui ed ora) e non guarda al futuro (addirittura sembra che i Cinesi non abbiano nella loro grammatica il concetto di futuro lontano, ma solo di futuro prossimo e che quindi non siano buoni risparmiatori per questo motivo), è stato teatro di un numero inferiore di scoperte scientifiche.
è anche questo un caso (nel quale cerco inutilmente una spiegazione)? oppure è un'osservazione sensata?
Si, credo che là capacità di credere sia fondamentale per la vita, in genere,  ma noi meglio possiamo parlarne per quel che ci riguarda, come specie umana.
Da essa deriva il senso di realtà, cioè il credere in ciò che vediamo , senza necessariamente aver fatto alcuna professione di fede.
La scienza prevede invece in modo esplicito questa professione di fede, che sia una fede nelle risultanze sperimentali.
La differenza non è sostanziale, se non dal punto di vista psicologico.
Dobbiamo infatti prendere atto che ciò che siamo soliti chiamare realtà , non è in effetti tale, ma è il risultato delle nostre interazioni con la realtà che in un modo cosciente (proprio della scienza) o non cosciente ( proprio della percezione sensibile) poniamo in un quadro sufficientemente coerente da consentirci di agire dentro esso come se  fosse la realtà .
In questo senso, in un era preglobalizzazione , ogni cultura era letteralmente una realtà a se', ognuna adattata a un diverso contesto .
In era di globalizzazione sembra che le diverse culture siano destinate a convergere verso la "realtà occidentale" che però al pari delle altre culture è di fatto "accidentale".
Questa cultura, a differenza di altre, ha spinto sull'individualità, con i suoi pro e i suoi contro.
Immagino che un contro sia dover programmare un futuro a lunga scadenza, necessità meno stringente per chi si sente parte di un tutto, un tutto dove si limita a svolgere la sua funzione "qui ed ora", per la qual cosa basta lo scarso potere decisionale individuale che gli è culturalmente concesso.
Comunque la partita non è ancora finita. Chi vincerà, l'individuo o la comunità?
Il risultato è ancora aperto.
Ma io credo che chiunque vincerà, perderemo tutti.
Credo infatti che la ricchezza potenziale stia nella diversità.
Quindi non tanto nell'individualità in se', ma nella potenziale diversità che questa può produrre.
Oggi siamo sulla strada di perdere tante "culture individuali" che andranno a convergere in una sola.
Non ci sono culture superiori in assoluto, ma culture diverse che concorrono apportando diversi punti di vista e ricchezza di soluzioni.
Se oggi una vince sulle altre ciò è un fatto puramente contingente, ma non più reversibile, come finora è avvenuto, nell'alternarsi continuo di nascite e morti di culture sempre nuove.
La globalizzazione è per sempre.


Magari domani avremo la nuova cultura venusiana e quella marziana , diverse nella misura in cui verrà a ristabilirsi una inerzia comunicativa nel tempo reale.


Concludendo, in un certo senso tuto è vero e nulla è impossibile, ma ogni possibile verità rimane sterile finché non viene condivisa. Cioè finché non vi porremo fede tutti insieme.
La scienza è maestra in ciò, ma difetta su un punto, nel creare un senso di realtà.
Credo che questo sia lo scoglio che l'uomo dovrà superare nella sua evoluzione.
Occorrerà ribaltare i termini della questione.
Una cosa non sarà più vera perché tutti la vediamo, ma la vediamo se tutti la crediamo vera.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Lo sviluppo tecnoscientifico europeo  è dipeso da circostanze ambientali che non hanno nulla di innato o razziale. Particolari condizioni climatiche, densità di popolazione e conseguenti conflitti (la guerra aguzza l'ingegno), avvento di una borghesia produttiva e intellettuale che sgomitando cercava i suoi spazi. La globalizzazione sta spazzando via a velocità luminale tale primogenitura storico culturale ed in particolare l'estremo oriente, dopo il nordamerica (che è ancora in buona parte Europa), sta invertendo i pesi sulla bilancia dell'evoluzione antropologica, relegando l'Europa sempre più ai margini della storia.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri