Fallimento della democrazia

Aperto da Jacopus, 23 Luglio 2018, 02:48:38 AM

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0xdeadbeef

Trovo sia inessenziale parlare di locale, nazionale o sovranazionale senza aver prima "risolto" il problema ad un
livello più profondo di quello.
Perchè il problema è che la sovranità economica non vuole quella politica (...).
Naturalmente quando si parla di "sovranismo" si intende velatamente il sovranismo nazionale, ma siamo sicuri che se,
invece della dimensione nazionale, si proponesse una dimensione sovranazionale (ad esempio quella dell'intera UE)
i sacerdoti dell'ortodossia economica (e certo non occorrono le virgolette, perchè tali sono) lo accetterebbero non
dico con entusiasmo, ma semplicemente lo accetterebbero?
Ora, la sovranità economica non vuole quella politica essenzialmente per due ragioni.
La prima, banalmente, è perchè si metterebbe in discussione il potere DI CHI detiene le redini dell'economia (ma non
è tanto un discorso sul "chi", cioè non è tanto un discorso sui "poteri forti" o complottismi vari).
No, è anche quello, certamente, ma vi è qualcosa di più profondo e determinante.
L'economia si è strutturata ormai da molto tempo come scienza. Ed essendo la scienza ricostituzione dell'inflessibile,
come accennavo precedentemente, essa, l'economia, ha la pretesa di guidare in maniera ottimale la società umana.
Anzi, non tanto ottimale quanto "esatta"; quanto inconfutabilmente scientifica, appunto.
Chiaramente chi da questo stato di cose trae vantaggio ha tutto l'interesse affinchè le cose non cambino: il
"complottismo" non ha ragion d'essere.
Dunque a parer mio agli, chiamiamoli così, "spiriti consapevoli" non resta che prendere atto della grande profondità
del problema, che si situa in una dimensione filosofica molto prima che in quella politica.
Trovo che affrontare il problema da un punto di vista "minimale" come quello politico non porti davvero da nessuna
parte. Il, per così dire, "lavoro di scavo" da fare è tanto; e non può che cominciare con queste domande: "cos'è
l'economia? Cos'è la politica?
saluti


0xdeadbeef

Posso comprendere la (del resto) facile ironia; ma nella democrazia, ove autentica, il voto di un
premio Nobel deve valere quanto quello di un lavapiatti (o non si può parlare proprio di democrazia).
Come dicevo precedentemente a proposito della connessione (almeno così sembra) della democrazia e
della tragedia, alla "decisione diffusa e condivisa" si arriva forse allorquando nella società vi
è una consapevolezza "tragica"; una insicurezza diffusa che porta ad un "debolismo decisionale" in
cui il parere dell'umile è tenuto nel medesimo conto di quello del sapiente (proprio in quanto si
rende problematico l'individuare un sapere affidabile).
Dicevo: "che bisogno c'è di consultare il popolo quando già si sa qual'è la decisione da prendere?"
(come oggi avviene nella "tecnocrazia").
In realtà, già da molto tempo si sta preparando il terreno alla "autocrazia" (il potere che si "auto-
nomina", e che è l'opposto speculare della democrazia). E, spiace dirlo, lo si sta preparando anche
con queste "innocue" (del resto brillanti) ed ironiche scenette (una volta erano chiamati
"sketches").
Il problema semmai sorge nel momento in cui ci si rende conto che il potere che si "auto-nomina" non
è quello dei "sapienti" (oggi "competenti"...), ma quello di chi ha soldi e/o armi. Come del resto
toccò scoprire amaramente anche a Platone nei suoi viaggi in Sicilia.
saluti

InVerno

Citazione di: 0xdeadbeef il 01 Settembre 2018, 14:11:34 PMIn realtà, già da molto tempo si sta preparando il terreno alla "autocrazia" (il potere che si "auto-
nomina", e che è l'opposto speculare della democrazia).
L'altra parte propone come riflesso all'autocrazia una oclocrazia, cioè dalla padella alla brace. Bisorebbe farsi qualche seria domanda sul maggioritario, ancora peggio sul bipolarismo, che cosa ha combinato nella cultura politica dei paesi dove è stato messo in pratica. La polarizzazione sociale, già montante grazie ai nuovi media, è ora pungolata continuamente da un sistema non rappresentativo che ha avuto come conseguenza il ribaltamento tra esecutivo e legislativo, con un parlamento sempre più incosistente e un governo dirigista. E i due estremi si allontanano sempre di più, per effetto della polarizzazione, e per differenziare il prodotto davanti a una selta binaria. Chiamare situazioni del genere "democrazia" mi pare azzardato? Qualcuno dice "non siamo in democrazia!" ma poi viene eletto e ci ripensa, e il vortice continua a spirale verso il basso.. Hai ragione, solo quelli che hanno affrontato con tracotanza la tragedia potevano pensare un po più in la del loro naso, e ora viviamo di rendita.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Catone

I regimi politici vanno giudicati dai frutti e quelli delle attuali democrazie non sono proprio esaltanti: disoccupazione di massa, crisi endemica, degrado, corruzione, diffusione allarmante di criminalità, elevatissima conflittualità sociale, stress e depressioni, suicidi...c'è davvero poco ormai da vantarsi per "il migliore dei mondi possibili".
Lasciando fuori la spinosa questione dell'immigrazione di massa.
La sensazione è che la democrazia sia un inganno e che non è possibile che il potere sia messo "in palio" ogni 4-5 anni da chi lo detiene.
A questo si deve aggiungere che le democrazie non fanno più partecipare i cittadini al pubblico dibattito: fino al 1989 i partiti svolgevano il ruolo di cintura di trasmissione tra cittadino e potere. Inoltre il fatto che a ciascun partito corrispondesse una ideologia, dava la sensazione di dibattito e pluralismo.
Anche nei media.
Adesso è tutto appiattito al pensiero unico, non c'è più dibattito. Il potere si è completamente allontanato dai cittadini, vivendo una vita separata, mi verrebbe dire di apartheid.
Un tempo i politici, i magistrati, i medici mandavano i figli nelle stesse scuole del popolo, utilizzavano gli stessi ospedali, frequentavano gli stessi punti di aggregazione. Adesso hanno un mondo tutto loro, privilegiato e di quello che accade alla massa non sono toccati.
Se ne fregano.
La democrazia sta morendo? No, si sta solo svuotando: il contenitore lo terranno integro; all'interno però ci sarà il paradiso di pochi e l'inferno di molti. La sensazione è che non abbiamo ancora visto nulla.

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