Fallimento della democrazia

Aperto da Jacopus, 23 Luglio 2018, 02:48:38 AM

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Jacopus

Se leggiamo il concetto di democrazia in connessione con il processo di globalizzazione estremo in atto dalla fine dell'impero sovietico, sorge legittimo il dubbio che la democrazia, come l'abbiamo conosciuta dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, stia volgendo al tramonto.
Il ragionamento è il seguente: la democrazia ha bisogno della massima diffusione di una parte di popolazione critica, competente, capace di vedere i problemi della modernità nella loro complessità, senza farsi soggiogare dalla demagogia o farsi sottomettere da una situazione di bisogno economico. Per circa 50 anni questo obiettivo è stato perseguito nel mondo occidentale, donandoci forse uno dei periodi più fiorenti della storia dell'Europa. Mi ricordo negli anni '70, quando ero bambino, che la Rai trasmetteva trasmissioni fin troppo culturali, per una missione di "pedagogia" universale, che rifletteva gli umori di quel tempo e che in qualche modo doveva rispondere all'opposizione culturale al sistema del "socialismo reale".
Ad un certo punto questo modello di emancipazione, che ha prodotto conquiste importanti in tutto il mondo e in Italia basti ricordare il divorzio, il diritto all'interruzione di gravidanza, la chiusura dei manicomi, lo statuto dei lavoratori (ora emblematicamente soppresso), la riforma sanitaria universale, dicevo questo modello si è spento o più probabilmente è stato spento, quando si è percepito che il sistema sovietico era entrato nella sua fase agonizzante.
La cultura e la visione critica degli eventi è diventata nuovamente appannaggio di una minoranza, di una élite. Impossibile però tornare al vecchio mondo liberale della bella époque e pertanto è stato diffuso un modello culturale "alto", adatto alla élite ed un modello culturale basso, dove gli stessi fruitori possano in qualche modo sentirsi parte attiva di quella cultura e in qualche modo antagonisti della cultura "alta", fatta dai buonisti, dai banchieri, dalla cricca internazionale ebraica e così via.
Contemporaneamente assistiamo alle migrazioni di massa di questi ultimi anni. Migliaia di persone, spesso prive degli strumenti intellettuali necessari per interpretare il mondo moderno vengono scaraventate al centro di quel mondo, che faticano a comprendere e che non li integra o li integra solo parzialmente, non per cattiva volontà (qualche volta c'è anche quella) ma semplicemente perchè è impossibile farlo in modo decente con questi numeri e in questo poco tempo.
Una volta che queste masse in qualche modo raggiungono il diritto di voto, spesso si schierano con il pensiero semplificato dei cosiddetti "populisti" perché appunto non hanno gli strumenti per pensare in modo più complesso e perché leggono quel tipo di messaggi come adatti al loro sentimento di rivolta e di rifiuto delle regole vigenti. Si crea così una "strana alleanza" fra nuovi e vecchi emarginati.
La democrazia moderna non ha incluso, non ha incluso abbastanza ed ora dobbiamo solo attenderci nuovi tipi di potere politico, basati su "slogan semplici", "messaggi emotivamente pieni e intellettualmente vuoti", "creazione ad arte di nemici a cui contrapporre amici". Una sorta di democrazia "plebiscitaria", dove il processo democratico inizia e finisce con l'esercizio del voto.
Dulcis in fundo, la democrazia sempre più svuotata dal materialismo del potere economico, quantificabile e apparentemente razionale. Poter pagare un esercito rende possibile una guerra non una giusta causa.
Ora siamo giunti ad una ulteriore fase di questo processo: gli ignoranti  governati di altri ignoranti, in modo che gli ignoranti elettori non debbano vergognarsi della loro ignoranza perchè sono governati da ignoranti come loro. La funzione migliorativa e pedagogica della democrazia è finita.
La democrazia moderna di fronte a questo doppio attacco, dall'interno, come modifica dei processi di diffusione della cultura, e dall'esterno come ingresso dei migranti, portatori di culture semplici e profondamente condizionate dal colonialismo e dal neo-colonialismo, sta diventando un semplice simulacro? O lo è già diventato?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Ciao Jacopus, secondo me hai una visione parzialmente idealizzata del mondo ante anni 70 riguardo al "controllo critico" che c'era in quegli anni. Io ricordo che la DC, mentre perdeva le battaglie di principio sul divorzio e sull'aborto, continuava comunque a mantenere il controllo di tutte le banche pubbliche, una strana combinazione per un partito fondato su "valori" cattolici.
Quello che è indubbiamente cambiato è che sono cadute le ideologie, e le ideologie si sostituivano in un certo senso al controllo critico, suggerivano alle masse quelle che erano le scelte più opportune.
Oggi le masse votano populista, cioè votano per il progetto politico apparentemente più appetibile perché infarcito di belle parole, ma non hanno gli strumenti per valutare gli effetti di questo progetto. La cosa interessante è che la nuova classe dirigente populista qualche strumento ce l'ha, o comunque lo sta acquisendo, per cui si trova bloccata tra la coerenza con quello che ha detto in campagna elettorale (No al TAP, no alla TAV, no all ILVA, no al Jobs act) e la presa di coscienza che con questa logica condannano l'Italia a un brutto destino. Qualcosa di analogo successe con Tsipras in Grecia, dopo 5 mesi di discorsi illusori e populisti ha messo la testa a posto imponendo ai greci quello che neanche i governi di solidarietà nazionale avevano potuto fare prima.
Quello che è interessante è che Tsipras, pur dopo questo rivolgimento, ha comunque vinto le elezioni, ed anche in Italia M5s si mantiene comunque alto nei sondaggi, nonostante sia evidente che di quello che ha promesso non farà neanche il 5%.
Comunque è la democrazia, il popolo ha sempre ragione.
Un saluto

InVerno

Il grado di istruzione dei nativi digitali è due volte se non oltre quello dei babyboomers, che in confronto sono degli emeriti ignoranti, al di la di tutte le programmazioni RAI possibili che non sono minimamente comparabili con l'accesso a wikipedia da ogni angolo del globo. Continuare a insistere con l'equazione populismo = ignoranza significa spingere verso la guerra civile, la frattura insanabile, come già succede in USA. Buona parte della scorsa generazione ha creduto ai comunisti italiani fino agli anni 90, quando l'URSS era fallita già ventanni prima, se questi sono i modelli di intelligenza antipopulist stiamo freschi.. Davvero rendiamoci conto che certa gente a pancia vuota non ci vuol stare, è inutile chiamarli ignoranti capre idioti, busseranno alla porta prima o poi.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

cvc

Secondo me l'involuzione della capacità critica della democrazia è dovuta per paradosso al tramonto dell'individualismo. Per individualismo non intendo il badare al proprio interesse o il cinismo, questo genere di individualusmo è senz'altro in voga. Intendo la capacità di pensare in proprio, di avere dei gusti personali, di rivendicare un proprio senso morale. La globalizzazione spinge sempre più alla coscienza di massa, e secondo me sarebbe molto di attualità il visionario Le Bon. La massa ha sostituito l'individuo come soggetto della democrazia, e la capacità critica della massa è ben stata descritta nella Psicologia Delle Folle.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

acquario69

Citazione di: cvc il 25 Luglio 2018, 00:31:36 AM
Secondo me l'involuzione della capacità critica della democrazia è dovuta per paradosso al tramonto dell'individualismo. Per individualismo non intendo il badare al proprio interesse o il cinismo, questo genere di individualusmo è senz'altro in voga. Intendo la capacità di pensare in proprio, di avere dei gusti personali, di rivendicare un proprio senso morale. La globalizzazione spinge sempre più alla coscienza di massa, e secondo me sarebbe molto di attualità il visionario Le Bon. La massa ha sostituito l'individuo come soggetto della democrazia, e la capacità critica della massa è ben stata descritta nella Psicologia Delle Folle.

E' vero ma se ci pensi bene e' proprio nella "democrazia" stessa a contenere in se tutte le premesse implicite per quello che ne sarebbe inevitabilmente sfociato.

1) che siamo tutti uguali, il che e' semplicemente irrealistico,oltreche la fonte stessa di tutti gli errori

2) l'egualitarismo che ne consegue non può che portare all'eliminazione delle identità (come credo dici anche tu) e delle sane, quanto ovvie differenze

3) eliminate le identita (ancora pensanti) viene fuori la massa uniforme e omologata (non pensante) e dunque estremamente manipolabile ed eterodiretta...e qui si ha proprio il risultato rovesciato

4) altra tendenza dell'uniformità e dell'omologazione sarà la "discesa"...intesa come livellamento verso il basso..in tutti i sensi possibili

paul11

#5
La democrazia è una forma di rappresentanza e di governo.
Si tratta di capire se è in crisi per
1) natura del concetto astorico, quindi concettualmente superato a prescindere dal tempo storico, quindi come teoria dello Stato.
2) il popolo, (che cosa è cambiato nel popolo dal punto di vista sociologico?)  e la forma indiretta parlamentare è in crisi(chi e come viene eletta la rappresentanza e il governo?)
3) è in crisi la politica(come e cosa si intende oggi per politica, il semplicistico"luogo delle mediazioni e pacificazioni dei conflitti", in quanto rappresentanza di interessi ,più che di cultura?) come capacità di rappresentare nell'agone politico le aspettative del popolo.

L'argomento  è vasto poichè fra individuo e rappresentanza vi è la mediazione dell'associazione partitica.
E' in crisi anche il partito , inteso come libera associazione con caratteristiche di pensiero/azione?

Il rischio di una cattiva analisi è ,come  al solito, di buttare via il bambino con l'acqua sporca.
In epoche di crisi del rapporto individuo/popolo  forma politica di rappresentanza e governo, il rischio
è cadere nella ricerca dell "uomo forte"

Un evidenza della crisi, possono essere i livelli di astensionismo.adatto che il sottoscritto è decenni che non vota più "per dovere civico,
ritengo che la forma democratica indiretta sia in  crisi.

Dipenderà dallo sviluppo della discussione, il grado di approfondimento

acquario69

Citazione di: paul11 il 25 Luglio 2018, 09:00:46 AM
La democrazia è una forma di rappresentanza e di governo.
Si tratta di capire se è in crisi per
1) natura del concetto astorico, quindi concettualmente superato a prescindere dal tempo storico, quindi come teoria dello Stato.
2) il popolo, (che cosa è cambiato nel popolo dal punto di vista sociologico?)  e la forma indiretta parlamentare è in crisi(chi e come viene eletta la rappresentanza e il governo?)
3) è in crisi la politica(come e cosa si intende oggi per politica, il semplicistico"luogo delle mediazioni e pacificazioni dei conflitti", in quanto rappresentanza di interessi ,più che di cultura?) come capacità di rappresentare nell'agone politico le aspettative del popolo.

L'argomento  è vasto poichè fra individuo e rappresentanza vi è la mediazione dell'associazione partitica.
E' in crisi anche il partito , inteso come libera associazione con caratteristiche di pensiero/azione?

Il rischio di una cattiva analisi è ,come  al solito, di buttare via il bambino con l'acqua sporca.
In epoche di crisi del rapporto individuo/popolo  forma politica di rappresentanza e governo, il rischio
è cadere nella ricerca dell "uomo forte"

Un evidenza della crisi, possono essere i livelli di astensionismo.adatto che il sottoscritto è decenni che non vota più "per dovere civico,
ritengo che la forma democratica indiretta sia in  crisi.

Dipenderà dallo sviluppo della discussione, il grado di approfondimento


La democrazia rappresentativa e' una farsa..ma lo e' stata da sempre!

l'unica possibile sarebbe quella diretta, possibile solo all'interno di piccole comunità, anche perché sarebbe quella che in maniera più o meno spontanea ne rispetterebbe naturalmente i principi e cioè che si darebbe il governo ai migliori,ai saggi,ai responsabili, ognuno con le sue competenze specifiche...(esattamente il contrario di cio che avviene in conseguenza a quella rappresentativa) poiché tutti conoscerebbero tutti e sopratutto ognuno ne avrebbe coscenza. 

InVerno

Le democrazie moderne si fondano sulle costituzioni moderne, che hanno una qualità particolare : possono essere lette e capite anche dagli ignoranti. La tecnocrazia è una cosa diversa dalle democrazia costituzionale, è l'elogio della supercazzola, e soprattutto una lingua elitaria che scardina ampie fette di popolazione della vita politica. Parlare "burocratese" è un modo molto gentile per escludere gli schiavi dal processo politico, come era il latino una volta.
Ma tu populista di che ti impicci? Non sai che il montante carpiato rovesciato ambivalente della leva finanziaria ci impone di aumentarti le tasse?
Il problema allora non sono gli "ignoranti" ma i sistemi politici che non ne tengono conto, e vanno aumentando esponenzialmente la complessità del processo decisionale escludendo via via sempre più persone che "non capiscono". La differenza nella sensibilità delle persone sta se "ancora capiscono" ciò che gli viene detto, o se il lessico si è "elevato" ulteriormente e ne sono fuori. Chi capisce la lingua del potere vuole conservare il potere e chiama ignoranti gli altri, per chi non la capisce rimane la "pancia". Il problema è che questa cerchia  si sta restringendo sempre di più, e gli esclusi non hanno alcuna intenzione di farsi scardinare cosi e votano chi parla la loro lingua.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

anthonyi

Citazione di: InVerno il 25 Luglio 2018, 12:36:47 PM
e gli esclusi non hanno alcuna intenzione di farsi scardinare cosi e votano chi parla la loro lingua.

Non c'è alcun dubbio, le chiacchiere sono belle da ascoltare, soprattutto quando sono piene di promesse allettanti, bisogna capire alle parole quali fatti seguono.

0xdeadbeef

Un post davvero molto interessante...
Dunque, l'argomento è di grande complessità e vastità, per cui già un primo approccio diventa problematico...
La prima cosa da chiedersi ritengo sia questa: "che cos'è la democrazia?". Da questo punto di vista la democrazia è
l'opposto della "autocrazia", cioè del potere che si auto-nomina tale (in genere sulla base della forza delle armi o/e
della ricchezza). Quindi la democrazia è, o sarebbe, un potere per così dire "spalmato"; un potere che è tale in virtù
di forme egualitarie fra i membri che compongono lo "stato" (la cosiddetta "res-publica")
Sulla base di questa definizione la prima cosa che personalmente noto è che, nella storia, si sono avute molte forme
di potere "spalmato", pur non potendo in senso stretto parlare sempre di "democrazia". La seconda è che queste forme di
governo si danno allorquando i membri dello stato, il "popolo", presenta delle qualità guerriere.
I casi sono stati molti; ne cito solo alcuni: Sparta, la Roma repubblicana, le comunità barbariche, il primo medioevo,
la società vichinga etc.
Allorquando le suddette qualità guerriere sono venute meno (la tarda grecità, la Roma imperiale, il Rinascimento etc.)
si è in genere assistito ad un oblio delle forme di potere "spalmato" ed all'avvento di oligarchie o principati.
Una caratteristica (singolare) del potere "spalmato" che mi sento di evidenziare mi viene suggerita dal contemporaneo
verificarsi di due eventi: sembra quasi che la democrazia si instauri in quelle società che presentano la forma d'arte
della "tragedia" (persino banale citare la Grecia classica e l'Inghilterra).
Che rapporto può esservi, se c'è?
Forse in certi momenti e in certe società si avverte la necessità di affidarsi al popolo proprio per superare lo stallo
dovuto all'indecisione (celebre da questo punto di vista il processo a Cristo). Forse, bah, un sentimento di "debolezza
decisionale" che pervade società in cui vi è una consapevolezza appunto "tragica". Non so, si tratta di un mio pensiero
liberamente espresso...
Sicuramente, e qualcuno già l'ha osservato, la democrazia "necessita" di un corpo sociale pienamente consapevole e
critico (questo argomento era stato espresso da Kant); di un corpo sociale che, insomma: "sa cos'è bene per lui e sa
come perseguire questo bene" (come disse in senso negativo quel tale di cui non ricordo mai il nome).
Mah, mi sembra che le cose da dire siano davvero tantissime...
saluti

Jacopus

Be' Ox. Anche tu ne dici di cose da sottoporre a seria riflessione. Tragedia e democrazia e' un binomio interessante. La tragedia e' l'impossibilita' di decidere univocamente. La consapevolezza che ogni scelta nasconde un veleno. Avere questa consapevolezza e' pero' gia' un antidoto contro le forme piu' violente di potere, che non si riconoscono nella tragedia ma nella rassicurante netta distinzione paranoica amico/nemico. La tragedia contrapposta al film a lieto fine.

Oggi c'e' stato un intervento molto bello e toccante di Emma Bonino in parlamento. Ha concluso, di fronte agli insulti barbarici di altri deputati dicendo "voi dovete dare l'esempio".
Credo che qui sia un punto saliente della trasformazione della democrazia. I rappresentanti non devono piu' dare l'esempio. Anzi sono adirittura definiti "stipendiati degli elettori". Come se la democrazia del XXI secolo sia una corsa verso il basso, come giustamente fa notare Acquario. E questa discesa tocca in primo luogo le istituzioni culturali. Su questo punto non sono affatto d'accordo con Inverno. I miei figli sanno smanettare sul computer, hanno visto il mondo piu' di me, ma in quanto a capacita' critiche, quella che i tedeschi chiamano weltaschaungen sono dei novellini rispetto alla generazione dei baby boomers. Proprio in un momento storico che necessita di forti capacita' critiche.
Anche il discorso su popoli guerrieri e democrazia e' molto interessante. Ho sempre collegato la coscienza democratica dell'Italia al movimento partigiano e prima ancora al risorgimento. Questo e' un paese dove  vige l'arte di arrangiarsi, dove la morale e' di matrice ambigua e pronta al perdono. "De Franza o de Spagna purche' se magna" e' il detto del popolino seicentesco.
Riconoscere i governanti in coloro che hanno rischiato la vita e' un valore straordinario, che crea un circolo virtuoso. Ora tutto cio' si e' perso dietro il vil danaro. Ma come si puo' sostenere il conflitto? Dovrebbero esserci strade alternative per mantenere e gestire una nuova "res publica".
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

paul11

#11
Ogni forma di potere ha delle controindicazioni.
Se si ritiene che la democrazia sia la migliore, la rappresentanza non può permettersi di avere un habitus sociale e un linguaggio troppo diverso dal popolo che dovrebbe rappresentare.
Il Parlamento non può essere formato soprattutto da professori scolastici ed avvocati, non può rinchiudersi nella gergalicità del
politichese.
Queste forme elitarie, divenute caste, non vogliono bene al popolo, non cercano il bene del popolo, non hanno interesse e volontà
che il popolo maturi politicamente.
Quali virtù deve praticare il rappresentante del popolo. Una è il "buon esempio", e poi?
Per quanto il popolo possa essere ignorante o ritenuto tale, sa riconoscere la virtù in chi governa

Uno dei fallimenti dell'attuale democrazia è il prendere il popolo come " procuratore di interessi economici e sociali".
Significa accettare il tessuto socio economico e culturale, nemmeno lontanamente pensare a forme virtuose di rappresentanze o di governo.
Il Parlamento è l'agone del mercato politico di interessi economico sociali corporativi.
Quando la politica solo prende atto dello status quo esistente, smette di avere un progetto di trasformazione.
La fine delle ideologie, ha praticamente appiattito se non azzerato le dottrine sociali.
Da anni ormai la legge più importante dei governi è "la finanziaria", ma riforme serie e complessive ,sulla giustizia, sulla scuola, sulla sanità? Oggi il problema politico è quanto denaro distribuire a giustizia, scuola, sanità, e così via.
Quando la politica è  spesa dello Stato anche solo per mantenerlo, per "tenerlo in piedi" e si tratta di quali strati di popolazione debbano soprattutto compierlo, il problema si sposta non solo alla crisi della democrazia, ma anche al concetto di
Stato. Cosa è questo "ente mistico" che succhia soldi? Lo stato può essere ritenuto una sovrastruttura come concetto cultural politico, ma è una vera  e propria macchina mangia soldi e a sua volta distributrice di prebende o bastonate.

Se in più aggiungiamo la crisi delle sovranità degli Stati nella fase della globalizzazione economica..........

Ho l'impressione che è la politica, intesa come filosofia e scienza ad essere in crisi.
Vale  a dire che è la cultura che permea come una coltre  l'intera società contemporanea ad essere in crisi: èuna crisi originaria e non contingente o congiunturale

Jacopus

Molte cose che scrivi sono ampiamente condivisibili Paul, soprattutto la conclusione finale, ma in quanto uomini, pragmatici, razionali, dobbiamo schierarci. La democrazia è fallita, è in crisi? Bene. Individualmente consideriamo la democrazia un bene? Oppure un male? Se la consideriamo un male, ben venga la crisi.
Ma se la consideriamo un bene, allora dobbiamo attivarci, o perlomeno cercare una strada  teorica, fra noi frequentatori di questo forum per capire le ragioni di questa crisi (e lo stiamo già facendo) e le possibili vie di uscite.
Personalmente mi schiero fra i difensori di questa imperfetta, casinista democrazia moderna. La libertà che ci permette di esprimerci non ha prezzo. L'altra sera imprecavo un pò sopra le righe contro l'attuale ministro dell'interno. Mio suocero, che da bambino ben si ricorda del fascismo, mi ha detto a mezza voce, che forse adesso non è il momento di parlare in questo modo, che "non si sa mai come potrebbero andare a finire le cose". 
Di questo dobbiamo avere consapevolezza, che la democrazia moderna è un immenso serbatoio di libertà oltre che di altre 3000 inefficienze ma non è data una volta per tutte.
Eppure essa ci sembra scontata, come se si librasse fuori dall'atmosfera terrestre. Ed è forse questa stessa sensazione di intangibilità, come se facesse parte del sistema naturale, a far sì che il senso dello stato sia diventato così vacuo: "posso farmi corrompere, posso non fare il mio dovere, tanto tutto continuerà a scorrere tranquillamente, come sempre".
Su una cosa non sono però d'accordo Paul. Sulla fine delle ideologie. Le ideologie continuano ad esserci e ce n'è una particolarmente fiorente da noi che si chiama ultracapitalismo, ovvero la ricerca esasperante di ogni tipo di profitto, tutto piegato a questa (perversa) logica. Una logica che è stata altrove collegata con la modernità tout-court, dando luogo ad una diversa ideologia, l'integralismo islamico. Non tutti i capitalismi sono uguali o forse mi illudo io in questo senso, ma l'ho già detto altre volte, si è creata da 30 anni a questa parte una situazione paradossale, il capitalismo che fa della concorrenza la sua bandiera, non ha più concorrenti contro i quali gareggiare. Sconfitta l'aristocrazia, sconfitto il potere clericale, sconfitto il potere del socialismo reale. Era ovvio assistere ad un processo di hybris, che tuttora continua.
Su un altro argomento non sono ancora d'accordo Paul. Sul concetto di casta, che come lo descrivi tu sembra quasi un percorso inevitabile. Ricordo che nella mia gioventù lessi un libro davvero formativo, di j.p. Labatut sulle nobiltà europee. Ebbene quella che era davvero una casta, aveva però dei doveri nei confronti dei deboli e doveva sempre dimostrare il proprio valore, la propria cortesia, il proprio coraggio, la propria erudizione. Si nasceva nobili ma occorreva in vita saper dimostrare quella condizione. Altri esempi di élite virtuose nella storia ci sono e riaffiorano sempre nel corso di cicli positivi di una nazione. Personalmente non credo alle democrazie dirette. Almeno allo stato attuale delle cose. Viviamo in una società estremamente complessa. Sfido chiunque a informarsi in modo continuativo e completo su tutti gli argomenti del vivere civile nelle società attuali. Chi vi dice questo mente spudoratamente, probabilmente cercando di ottenere l'appoggio delle masse per i soliti giochini demagogici.
Grazie per la lettura.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

acquario69

#13
Citazione di: Jacopus il 27 Luglio 2018, 00:27:01 AM
Personalmente non credo alle democrazie dirette. Almeno allo stato attuale delle cose. Viviamo in una società estremamente complessa.

Hai ragione, infatti allo stato attuale delle cose e' praticamente impossibile...il punto secondo me non e' tanto quello di provare a modificare un modello già esistente,foss'anche nell'ipotesi pressoché vana di migliorarlo o di illudersi che possano esistere per questo strumenti idonei di adeguamento.

(come se la correzione di un errore possa cambiare la sua intrinseca natura..l'errore rimane errore ed e' al quanto dannoso oltreché inutile rimanerci al suo interno, oppure, che e' piu o meno la stessa cosa, come se dovessimo assurdamente adeguarci all'errore stesso,anziche eliminarlo di sana pianta)

Il punto dicevo sarebbe proprio quello della sua completa eliminazione e per questo vi sarebbe innanzitutto la necessita di una "nuova" visione del mondo e che perciò riguarda in primo luogo le nostre stesse coscienze...era forse...l'oltre uomo cui faceva riferimento Nietsche?..

Citazione
Sfido chiunque a informarsi in modo continuativo e completo su tutti gli argomenti del vivere civile nelle società attuali.
Chi vi dice questo mente spudoratamente, probabilmente cercando di ottenere l'appoggio delle masse per i soliti giochini demagogici.


non so a cosa - o a chi - fai riferimento (Casaleggio e i 5stelle?)
In effetti qui si cela a mio avviso il pericolo più grande...la versione di una democrazia (pseudo) diretta in chiave iper-tecnologica e post-umana (!)...qui si tira in ballo il controllo piu totale e totalizzante che possa mai esistere...(probabilmente il punto più basso di quella discesa che dicevo nel post precedente)
..e In questo caso sarebbe invece l'ultimo uomo

anthonyi

Citazione di: 0xdeadbeef il 26 Luglio 2018, 19:36:02 PM
sembra quasi che la democrazia si instauri in quelle società che presentano la forma d'arte
della "tragedia" (persino banale citare la Grecia classica e l'Inghilterra).

Ciao 0xdeadbeef, appunto interessante, degno di un 3D apposito, e assolutamente vera perché la democrazia vuol dire che i cittadini hanno una visione oggettiva della realtà che appunto è tragica.
Quando invece che si imbottiscono la mente dei sogni della demagogia e del populismo le opzioni sono due, commedia o farsa.
Un saluto.

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